Il Calderone di Severus

Gabrix1967 - CHI LA FA, L’ASPETTI!, Tipologia: One-shot Rating: Per tutti Genere: Umoristico Avvertimenti: Nessuno

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view post Posted on 2/7/2021, 17:04
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GabrixSnape

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Titolo: CHI LA FA, L’ASPETTI!
Sottotitolo: Come un avvocato riesca a vendicarsi e ad ottenere anche quello che aveva chiesto inutilmente per mesi…
Autore: Gabrix1967
Data: Giugno 2021
Previewer: Lady Memory
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: Umoristico
Avvertimenti: Il titolo li contiene già tutti.
Riassunto: Non si può fare uno scherzo a Gabri senza aspettarsi una giocosa ritorsione.

Nota: racconto scritto per la sfida Originali n. 3 “I sussurri del bosco” del forum "Il Calderone di Severus".

Disclaimer: Questa storia è di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

CHI LA FA, L’ASPETTI!
- Come un avvocato riesca a vendicarsi e ad ottenere anche quello che aveva chiesto inutilmente per mesi… -

“Gabriii!!!”
L’esclamazione della donna tradiva fatica, sorpresa e una buona dose di ansia. In sottofondo, il cinguettio degli uccelli e il rumore delle foglie e dei rami, calpestati e scossi al suo passaggio, faceva pensare che si trovasse all’aperto, e non in auto o in casa, luoghi dai quali era solita chiamare.

Ma Gabri aveva una fretta indemoniata. Uscita in ritardo dallo studio, ora era di corsa perché mancavano pochissimi minuti all’uscita della figlia da scuola e lei era ancora a tre isolati di distanza.
“Mep!” ansimò, “Sto correndo a prendere la bambina a scuola, ti chiamo appena posso!” esalò con il poco fiato che le rimaneva prima di chiudere senza altri indugi la telefonata. Due anni di sospensione di ogni attività fisica a causa della pandemia avevano ulteriormente compromesso la sua forma fisica.

“Ma Gabri! Non potresti-”
Troppo tardi. La conversazione era stata bruscamente interrotta e Mep tornò, suo malgrado, a esaminare la fitta vegetazione che inaspettatamente le era apparsa intorno.

Un attimo prima era in fila al supermercato, con il cervello occupato a progettare i pasti della giornata e, di colpo, si era ritrovata in un bosco rigoglioso, senza sapere come ci era arrivata. Il pavimento sotto i suoi piedi si era trasformato in un tappeto di terra ed erbe, gli scaffali si erano allungati a dismisura fino a perdere il loro aspetto metallico e ad acquistare rami e foglie, e la gente attorno a lei era di colpo svanita.
Chiunque si sarebbe disperato pensando a un rapimento degli alieni, a una follia improvvisa o a un evento sovrannaturale. Chiunque, ma non Mep, il cui intuito le aveva da subito fatto sospettare il motivo di quella strana situazione. Ma, in attesa di poterlo appurare, alla simpatica signora bassotta e grassotta* non rimaneva altro che cercare una via d’uscita.

Così Mep continuò ad avanzare con difficoltà, facendosi strada nell’intricato intreccio di radici e rampicanti che rallentavano il suo incedere. Mai querce, olmi e aceri le erano apparsi tanto maestosi, e mai avrebbe pensato che a turbarla potesse essere solo l’intralcio ai suoi piani per il pomeriggio.
Certo era piuttosto seccante ritrovarsi nel mezzo di un bosco quando a casa l’aspettavano per il pranzo, ma, in fondo, doveva riconoscere che quella gita inaspettata costituiva una piacevole rottura della pesante routine quotidiana, tutta incentrata su doveri familiari e lavorativi.

Man mano che avanzava esplorando la selva oscura nella quale si era trovata catapultata, gli occhi di Mep si abituarono alla penombra e cominciarono a distinguere le sagome di timidi cerbiatti e leprotti che, tenendosi cautamente a distanza, la osservavano incuriositi.
“Oh, ma perché non vi avvicinate?” implorò Mep, intenerita dagli sguardi attenti degli animali e ansiosa di fare un pezzo di strada in compagnia. Ma quando la sua voce s’impose su quelle del bosco, gli animali fuggirono spaventati.
“E va bene, ho capito: procederò da sola!” esclamò rassegnata la donna, continuando a studiare la situazione mentre il suo pensiero ritornava alla telefonata che Gabri aveva bruscamente interrotto.
Ne era sicura: quella sciagurata c’entrava qualcosa e l’avrebbe appurato non appena si fosse degnata di richiamarla. Già, ma quando?
“Ma guarda cosa mi ha combinato quella seppia malefica!”, esclamò stizzita davanti a un enorme cespuglio di biancospino che le sbarrava completamente la strada. “E ora, come faccio a passare?” si chiese ad alta voce, un attimo prima di accorgersi che, facendo pochi passi indietro, avrebbe potuto imboccare un sentiero che lo aggirava comodamente.

Osservò il fitto groviglio di rami e spine aguzze che si era lasciata alle spalle e sospirò con impazienza. Ora aveva anche fame. Fece ancora un centinaio di metri e, come se il bosco riuscisse a percepire le sue necessità, vide un maestoso cespuglio chiazzato di viola in un cono di luce che, con prepotenza, era riuscito a fendere i rami e le foglie degli alberi.
“More?” esclamò con un sorriso soddisfatto. “Grazie,” disse poi, cercando intorno qualcuno da ringraziare e, fattasi più energica nel passo, scavalcò con grande agilità le radici che le intralciavano il cammino fino a giungere al basso e frondoso arbusto, carico di frutti maturi.
Doveva riconoscerlo: lo spuntino aveva avuto il pregio di smorzare l’appetito e di estinguere la sete. Soddisfatta, sollevò lo sguardo dalla pianta per dirigerlo più in là, in fondo al sentiero, alla ricerca di nuovi segnali e, magari, dell’auspicata via d’uscita.

Giunta al termine del sentiero, impaziente di guardare oltre, Mep si appoggiò esausta a un ampio fusto… e fu in quel momento che la individuò.
“Ma non può essere vero!”, esclamò incredula, riconoscendo i luoghi che aveva descritto nella sua ultima storia con Severus Snape.
“Era arrivata in una larga radura, un posto bellissimo circondato da una cerchia di alberi enormi. La luce del sole si faceva strada tra le loro foglie, creando un’aura incantata. Il silenzio era immenso, e Mep ebbe l’impressione di essere entrata in una cattedrale.” Dalla parte opposta, un grande albero solitario ** attirò il suo sguardo con una forte sensazione di déjà-vu.
Confusa, avanzò verso il maestoso fusto e, quasi a ricalcare i gesti del suo eroe, chiuse gli occhi, “alzò una mano e la poggiò contro l’albero. Lentamente, la sua testa si chinò, come arrendendosi ad una forza superiore, finché rimase appoggiata contro quel tronco vigoroso.” ***
“Ma che scherzo è questo?” strillò subito dopo, staccandosi bruscamente dall’albero, ormai spazientita e scossa dalle emozioni che i gesti di qualche istante prima avevano provocato in lei, proprio come la prima volta in cui li aveva tradotti in parole per il suo racconto.
E allora, quasi a volerle dare una risposta, il bosco “le rivelò vari esemplari di una pianta brutta in modo repellente, dai lunghi steli sgradevolmente deformi”.****
“Ovviamente è Selfrania Irridens,” dichiarò Mep in tono pratico, senza più sorprendersi di averla incontrata sul suo cammino.
Era appena riuscita a estinguere un sorrisetto che le aveva stirato le labbra che il cellulare squillò.
“Quante scrittrici avranno avuto il privilegio di visitare i luoghi che avevano immaginato come scenari dei propri racconti?” si chiese un attimo prima di leggere il nome sul display.

“Gabri!” urlò, impaziente. Quanto tempo era che si stava aggirando in quel bosco? A giudicare dai numeri sul cellulare, almeno un’oretta! Che accidenti aveva fatto Gabri fino a quel momento?
“Mep, perdonami se ti chiamo solo ora, ho dovuto preparare il pranzo e sistemare mia figlia per i compiti,” si giustificò la voce.
“Lascia perdere le scuse!” tagliò corto Mep. “Piuttosto, sai dove mi trovo?” chiese con tono risentito.
“Come potrei saperlo?” replicò Gabri, cominciando a sentirsi a disagio.
“Ah, quindi non ne sai niente” replicò ironicamente Mep, stringendo il cellulare come avrebbe volentieri fatto con il collo di Gabri. “Allora ti spiego,” proseguì con tono mellifluo. “Ero alla cassa del supermercato con il carrello della spesa pieno, quando …”

Ciò che seguì, fu un articolato racconto con un’accurata descrizione dei luoghi e delle emozioni provate.
“Insomma,” concluse Mep, con tono irritato, “sono in un bosco dall’aria straordinariamente familiare e mi stavo chiedendo se TU… se tu, Gabri, sapessi perché mi trovo qui…”
Alla fine aveva detto ciò che quasi subito aveva percepito, cioè che non si trovava in quel luogo per caso. E benché non avesse certezza di chi ce l’avesse spedita, aveva dei forti sospetti.
Dall’altro capo del telefono era calato un silenzio carico di ansia.

“Non capisco,” esalò Gabri, molto preoccupata.
“Cosa non capisci?” la incalzò Mep, ormai sicura di essere prossima a un chiarimento di quella strana situazione.
“Mep, ma non può essere vero!” piagnucolò Gabri, sentendosi impazzire all’idea del racconto dell’amica.
“Ti dico che mi trovo in un bosco, circondata da luoghi familiari, e che non ci sono arrivata da sola!” esclamò Mep, sempre più impaziente. Chissà perché, aveva la sensazione che il bosco la stesse osservando…
“Se prometti di non arrabbiarti con me…” cominciò Gabri con cautela.
“Senti, Gabri, devi tirarmi fuori da qui: parla!” disse Mep, ormai esasperata.
“L’altro giorno, ho aperto la pagina del Forum dedicata alla Sfida del Bosco e ho riletto il tuo racconto,” ammise allora Gabri.
“Quindi?” la incalzò Mep.
“È stato diverso dalla prima volta,” riprese Gabri in tono serio. “Allora, mi ero tanto divertita quando l’avevo letto. Ma l’altro giorno è stato diverso. Tutti quei povera Gabri nei commenti mi facevano sentire a disagio e, mentre accarezzavo la capoccetta di Severus, l’ho sentita …”
“Cosa?” domandò Mep, inquieta.
“La SUA voce,” confessò Gabri, esitando.
“La voce di chi, scusa?” cercò di chiarire Mep, mentre le sembrava di sentire fruscii e sussurri interessati, come se anche le piante stessero in ascolto.
“Di Severus!” sbottò Gabri, esasperata dall’interrogatorio dell’amica. Non si rendeva conto Mep di quanto quella confessione le riuscisse difficile?
“Gabri, mi stai dicendo che il pupazzetto di Severus ti ha parlato?” domandò Mep, che ormai si stupiva solo del proprio stupore.
“Sì,” pigolò Gabri, timidamente.
“E cosa ti ha detto?” chiese ancora Mep con impazienza, ancora incredula del fatto di poter avere quella conversazione.
“Irritante!” tuonò Gabri, evidentemente cercando di imitare la voce che aveva sentito.
“Irritante? Io???” domandò Mep indispettita. “Piuttosto, dimmi il seguito, Gabri: ho una gran fretta di tornare a casa!” sbottò, accorgendosi del silenzio che era improvvisamente calato intorno a lei, quasi che il bosco fosse interessato quanto lei a quelle spiegazioni.
“Ma cosa hai capito? È ciò che ha detto Severus!” chiarì Gabri. “È molto seccato per tutte le sofferenze che deve affrontare per causa tua, come se il trattamento ricevuto dalla Rowling non fosse sufficiente. E comunque è così: era diretto a te,” concluse seccamente, lasciando Mep senza parole.

Gabri provò a illustrare tutte le ragioni del risentimento di Severus, almeno quelle di cui lui le aveva parlato, senza urtare troppo la sensibilità dell’amica.
“Inoltre, era molto contrariato per la tua ultima trovata,” concluse, “Per la Selfrinia qualcosa: la pianta urticante!”
“Selfrania Irridens!” si affrettò a correggerla Mep in tono professorale.
“Quale che sia il nome di quella dannata pianta,” sbottò Gabri, seccata dalla zelante precisione della sua amica, che non si smentiva nemmeno nelle situazioni di emergenza, “Severus è indignatissimo, e io, devi riconoscerlo, è tanto tempo che ti esorto a smettere di tormentarlo e donargli un po’ di meritata leggerezza!” si accorò.

Mep cominciò a riflettere su ciò che Gabri le aveva appena raccontato.
“Bastarda!” concluse tra sé, prima di trovare un tono che non risultasse troppo aggressivo. “E in base a ciò che vi sareste detti,” riprese poi con voce forzatamente condiscendente, “ti ha spiegato cosa dovrei fare per venire fuori da questo bosco?
“Desidera avere più gioie e meno dolori,” abbozzò Gabri.
“Ma è solo una tua idea, o l’ha chiesto espressamente?” chiese scettica Mep, che ora cominciava anche ad avvertire dolore ai piedi, dopo la lunga camminata nel bosco.
“Senti, Mep,” riprese Gabri, abbandonando ogni cautela, “Severus vuole vivere felice, godere della nuova vita che gli regaliamo con i nostri racconti. Se fossi al tuo posto, credo che comincerei a pensare per lui situazioni meno dolorose, e lo farei in fretta. Pensa, Mep. Pensa velocemente a qualche situazione piacevole per il nostro Severus!”
“Ti prometto che, se riesco a venir fuori da questo bosco, prendo il primo treno e corro a strangolarti!” esclamò Mep, stressata. Mai si sarebbe immaginata che “la sua creatura” le si sarebbe rivoltata contro. Ma poi, considerata attentamente la situazione, decise che non c’era altra scelta: doveva fidarsi. “Va bene, voglio dare fiducia al tuo intuito…” mormorò con tono più calmo.

Gli alberi sembrarono inclinarsi verso di lei come a sollecitarla, quando Mep cominciò a parlare ad alta voce di Severus, di quanto gli fosse difficile abbandonarsi ai sentimenti, di come il suo carattere scontroso gli avesse creato nemici a non finire... Dopo una decina di minuti si bloccò. Le piante stormivano impazienti alle sue spalle.
“Gabri, ma sono ancora nel bosco!” esclamò, preoccupata.
“Mep, devi osare, devi concedergli gioia,” dichiarò Gabri con convinzione.
“Sempre la solita!,” pensò Mep stizzita, ma non aveva scelta. Immaginando il sorriso perfido e trionfante di Gabri, Mep si fece forza e riprese a parlare: raccontò delle braccia della strega innamorata che l’avevano accolto. Di lunghe passeggiate sul bagnasciuga. Delle impronte di due amanti che procedevano insieme, ravvicinate, per poi confondersi in quella che sembrava la traccia di un abbraccio. Raccontò di sguardi carichi d’intesa, di sussurri e respiri. E di palpiti.
“Il mago sollevò la mano verso il volto di Hermione, lo sfiorò con dolcezza e, letto negli occhi della strega lo stesso desiderio, la baciò con passio-”
Non fece in tempo a completare l’ultima parola che Mep si ritrovò di nuovo in fila alla cassa del supermercato, circondata dai ripiani degli espositori, la mano serrata sull’impugnatura del carrello colmo di prodotti: proprio quelli che si accingeva a pagare prima di ritrovarsi nel bosco.
“Gabri, ha funzionato!” esclamò con infinito sollievo.
Ma non sembrava che ci fossero chiamate in corso. Sul display del suo cellulare, lesse sbigottita l’ora. Era da poco passata l’una: il momento esatto in cui si trova alla cassa, prima di fare l’inaspettata gita. Ricordava esattamente di aver guardato l’orologio anche in quella occasione.

“Ciao Mariaemilia, contanti o bancomat?” la salutò con cortesia la solita commessa.
“Bancomat… ho la carta della lotteria degli scontrini!” bofonchiò Mep, ancora stravolta per l’avventura, spingendo davanti a sé il carrello del supermercato.


Citazioni per chi non avesse letto o non si ricordasse:
* Cit. da Il bosco
** Cit. cap. VI - Healing Snape
*** Cit. cap. VI - Healing Snape
**** Cit. cap. VIII - Healing Snape
 
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view post Posted on 14/7/2021, 01:44
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Che stupefacente immaginazione, sono emozionata. Davvero complimenti per la complessità della costruzione. Brava.
 
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view post Posted on 14/7/2021, 10:36
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GabrixSnape

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CITAZIONE (Anto67 @ 14/7/2021, 02:44) 
Che stupefacente immaginazione, sono emozionata. Davvero complimenti per la complessità della costruzione. Brava.

Grazie! *^^*
In verità la mia immaginazione in questa storia è stata "solleticata" dal perfido "tiro mancino" giocatomi da Lady Memory nella stessa sfida. :lol:
 
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Giorgy
view post Posted on 14/7/2021, 14:17




CITAZIONE (Giorgy @ 1/6/2021, 10:32) 
CITAZIONE (Gabrix1967 @ 1/6/2021, 10:05) 
Titolo: CHI LA FA, L’ASPETTI!
Sottotitolo: Come un avvocato riesca a vendicarsi e ad ottenere anche quello che aveva chiesto inutilmente per mesi…

Gabri ma è divertentissima🤣🤣 più di una volta mi hai strappato un sorriso. Immagino la povera Mep che girovaga sperduta nel bosco mentre impreca contro di te al telefono🤣 bella trovata!
Comunque non posso che dare ragione al nostro Severus ❤️ Tanti lieti fini! se lo merita 🌹
Complimenti cara 😘
Un abbraccio
 
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3 replies since 2/7/2021, 17:04   58 views
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