Titolo: Una goccia nel mare
Autore: Silver Doe
Data: settembre 2020 mai pubblicato - rivisto e modificato giugno 2021
Beta reader: Ida59, grazie di tutto!
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico
Avvertimenti: AU
Riassunto: Sei sulla soglia, stai per andartene quando, del tutto inaspettatamente, senti qualcosa, una mano, poggiarsi sul tuo braccio, come a volerti trattenere.
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: nessuno
Epoca: 5° anno
Disclaimer: Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre” (cit.)Una goccia nel mare
È ormai calata la sera, un’altra estenuante giornata volge al termine, e a Grimmauld Place una lunga riunione dell’Ordine della Fenice si è appena conclusa.
La tensione si scioglie, l’atmosfera è diventata più rilassata e il brusio delle chiacchiere pervade la stanza, ma tu eviti di incrociare gli sguardi altrui e, senza farti notare, ti alzi dal tuo posto, quello nell’angolo più in ombra, proprio in fondo al grande tavolo.
La signora Weasley bussa e fa capolino dalla porta annunciando la cena e, con un sorriso gioviale, invita i membri dell’Ordine a unirsi alla famiglia, elencando orgogliosa le deliziose pietanze che li attendono nella sala da pranzo.
È tardi, è già buio e fuori infuria un violento temporale estivo e tutti, sorridendo e ringraziando, accettano con entusiasmo la proposta, attratti dal tepore domestico e dal delizioso profumino proveniente dalla cucina.
Tutti tranne te, che ti tieni in disparte e raccogli in fretta le tue cose, ti avvolgi nello scuro e impenetrabile mantello e ti prepari ad andartene il prima possibile.
Il sorriso scompare dal viso rotondo della signora Weasley, un’ombra di imbarazzo lo attraversa, e lei ti rivolge un breve sguardo interrogativo: “Resta anche lei, professore?”
Ma è palese che si aspetta un diniego: tutti sanno, tu per primo, che quello non è il tuo posto.
Con una scusa qualsiasi ti affretti a ringraziare e a declinare l’invito, saluti velocemente e sgusci fuori dalla stanza.
Subito lei torna a sorridere, in mezzo ai suoi ospiti. Nessuno sentirà la tua mancanza.
I tuoi passi risuonano solitari sullo scalone, in un attimo sei nell’ingresso deserto, la mano sulla maniglia, apri il portone, lasciando entrare una folata di vento, pioggia e foglie secche.
Sei sulla soglia, stai per andartene quando, del tutto inaspettatamente, senti qualcosa, una mano, poggiarsi sul tuo braccio, come a volerti trattenere.
È quella insopportabile ragazzina, la “so-tutto-io”, sbucata da chissà dove.
La guardi allibito e anche un po’ infastidito. Cosa può volere da te?
“Aspetti, professore” balbetta, e arrossisce, palesemente a disagio, “mi chiedevo se...”
Prosegue in fretta, prima che le venga a mancare il coraggio: “La prego, perché non resta a cena, almeno questa volta? Guardi fuori che tempaccio! Professore, ha un’aria tanto stanca, chissà da quanto non mangia, non vada via tutto solo come al solito!”
Non sei stimato nell’Ordine, sei qui solo perché lo vuole Silente, e di certo nessuno desidera che tu ti trattenga oltre il necessario.
Anzi, tutti hanno sempre tirato un sospiro di sollievo quando altre volte hai declinato il freddo e formale invito della signora Weasley e hai sempre cercato di togliere il disturbo il prima possibile.
In tutta la tua vita, nessuno si è mai sinceramente preoccupato per te, nessuno si è mai sognato di rivolgerti una benché minima premura, o un pensiero davvero gentile.
Già, d’altronde non può e non deve essere altrimenti.
Guardi con una strana espressione la ragazzina e, sempre più sconcertato, leggi affetto sincero nei grandi, dolci occhi nocciola.
Per un momento ti mancano le parole, sei stato colto alla sprovvista e non sai cosa dire.
Abbassi gli occhi confuso e d’un tratto ti accorgi che la piccola mano calda è ancora posata sul tuo braccio sinistro, proprio lì, nel punto preciso dove, sotto la manica, hai impresso a fuoco quel segno orrendo.
Lo sai fin troppo bene cosa significa, e ti ricorda senza pietà quello che sei. E quello che non sei.
Un’ombra scura ti attraversa il volto pallido, ti chiedi assurdamente se in qualche modo la sua mano innocente possa percepire, attraverso la pesante stoffa nera, l’infamia che hai marchiata sulla pelle.
Lei si accorge della tua espressione, deve aver intuito qualcosa del tuo dolore, perché la luce del sorriso le si spegne sul viso e abbassa gli occhi imbarazzata, forse già pentita di tanto ardire.
“Non posso” mormori appena, e senti che la tua voce non è ferma come dovrebbe.
Non puoi, non lo meriti, non devi.
In un attimo riacquisti il controllo e diventi duro e tagliente.
“Granger, non essere sciocca, sono molto impegnato. Cosa ti fa pensare che io sia solo stasera, e che non abbia niente di meglio da fare?” rispondi secco e ritiri con decisione il braccio, ti scosti bruscamente allontanandoti da lei, tenera e ingenua creatura.
Quante cose non sai, piccola Granger, cose che ti farebbero inorridire, che ti farebbero scappare via terrorizzata; se solo sapessi, se solo conoscessi anche solo una minima parte della verità, non resteresti qui da sola a intrattenerti con un assassino, non lo avresti invitato a sedersi alla tua stessa tavola.
Torna dentro al sicuro, innocente fanciulla, e chiuditi il portone alle spalle.
Innocente. Molto, molto tempo fa lo eri anche tu, o forse non lo sei mai stato.
Ti volti, sopraffatto dal dolore e dalla vergogna, e non riesci nemmeno a guardarla in viso.
Scendi i gradini di marmo, e ti allontani in fretta a grandi passi, quasi correndo nell’oscurità, incurante della pioggia scrosciante, senza voltarti indietro.
Quando giri l’angolo della strada, con la coda dell’occhio riesci a intravedere lo spiraglio di luce del portone ancora aperto e la piccola figura rimasta immobile sulla soglia.
*****
Il focolare è spento e desolato, la pioggia batte con violenza sulle finestre, e solo il bagliore dei fulmini illumina a tratti la stanza attraverso le imposte chiuse.
Seduto nel soggiorno spoglio e buio, appoggi i gomiti sul tavolino sbilenco e affondi il viso tra le mani.
Inzuppato e infreddolito, non ti sei nemmeno cambiato i vestiti fradici né hai tolto il mantello, che continua a sgocciolare insistentemente sul pavimento.
L’umidità ti è penetrata fin dentro le ossa, il freddo ancor più in profondità.
Sei disperatamente solo, ma, per una volta, qualcuno ha avuto un pensiero per te.
Hai ancora davanti quel sorriso timido e quel paio di occhi dolci, ti sembra ancora di sentire la tenerezza e il calore di quella mano di bambina posata su di te, una carezza che sa arrivare in fondo all’anima.
È soltanto una goccia nel mare, ma un semplice gesto inaspettato ti ha toccato il cuore e ha rischiarato per un breve momento la tua anima tormentata.
Sollevi il volto, i tuoi occhi senza lacrime e senza speranza fissano il buio, nessuno può sentirti, nessuno, nemmeno lei, ma socchiudi le labbra in un impercettibile sussurro.
“Non io. Io non posso, ma grazie, signorina Granger.
Grazie.”
