Il Calderone di Severus

Lonely_Kate Il blu è il nuovo nero, Genere: fluff, commedia – Personaggi: S. Snape, S. Cooman, M. McGonagall, altri personaggi - Rating: per tutti - Avvertimenti: AU

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view post Posted on 21/6/2021, 15:44
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Titolo: Il blu è il nuovo nero
Autore: Lonely_Kate
Epoca: maggio-giugno 2021, scritto per la sfida “FA+FF n7 Severus e le stagioni: estate”
Beta reader: Xe83
Tipologia: one-shot (3337 parole)
Genere: fluff/commedia
Rating: per tutti
Personaggi: Severus Snape, Sybill Trelawney, Minerva McGonagall, altri personaggi
Pairing: nessuno
Epoca: HP ad Hogwarts
Avvertimenti: AU
Note: piccolo OOC alla fine del racconto, non sono riuscita a farne a meno.
Riassunto: Non ricordava un’estate così calda negli ultimi dieci anni.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling ed a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

A Xenia: “Una sola parola, forse logora, ma che brilla come una vecchia moneta: Grazie!” (Pablo Neruda)


Prologo
Si fa presto a dire blu…


L’afa era terribile.
Non ricordava un’estate così calda negli ultimi dieci anni.
La caligine, l’immobilità dell’aria, e un tasso d’umidità straordinario per quelle latitudini, conferivano al mondo che lo circondava un aspetto diafano, come ricoperto da uno strato di vapore che ne faceva disperdere i contorni.
Era innegabile che, col suo carattere e stile d’abbigliamento, l’uomo fosse agli antipodi rispetto alla stagione in corso.
Ma fino a quell’estate non era mai stato un grosso problema.
Quell’anno, l’eccezionale congiunzione climatica intervenuta con dirompente potenza, era un oltraggio diretto a lui. Sì, proprio a lui che non riusciva a trovare refrigerio neppure nelle sue amate segrete.
Come se non bastasse, le estenuanti ore di ripetizione di Pozioni, per gli studenti rimandati, erano diventate insopportabili e pericolose: coi calderoni accesi a quelle temperature esterne, potevano scoppiare incendi ed esplosioni incontrollate ad ogni gesto maldestro.

La sera rientrava nelle sue stanze con l’abito nero incollato al corpo, diventato quasi blu per l’umido e il sudore che lo impregnavano.
L’unico desiderio, in quei momenti, era strapparsi di dosso i suoi vestiti: mai impresa fu più ardua!
Adorava gli innumerevoli bottoncini della sua redingote che gli fasciavano l’abito al corpo, ma erano tanti, troppi! Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterli sostituire con una assurda, ma efficiente, chiusura a zip Babbana.
Ah, che meraviglia potersi rapidamente liberare di quella elegante ma torrida prigione, di quello scudo del suo colore preferito che non mancava anch’esso di contribuire a rendere spiacevole la bella stagione: il nero attirava come una calamita tutto lo spettro luminoso del visibile, infrarossi inclusi!
Insomma, se malauguratamente si avventurava fuori in pieno giorno, diventava una torcia umana, un calderone ribollente con braccia e gambe su cui si sarebbe potuto cuocere un uovo in camicia.
Non ne poteva più.


1° giorno
Blu pavone: pomeriggio


Il Professore si spostò, con innaturale lentezza, tra i corridoi del Castello diretto verso la sua serra personale che, a quell’ora del giorno, non era più investita in pieno dal sole.
Desiderava prepararsi in fretta una dissetante e rinfrescante bevanda con zenzero e foglie di menta, ma la stoffa del pantalone e le falde della sua redingote erano come intrise di calore e vapore.
Impossibile mantenere la sua proverbiale falcata sostenuta, si sentiva impantanato nei suoi stessi vestiti!
In un attimo di profonda disperazione, con le forze che sembravano venir meno, si nascose dietro un arco di pietra, sbottonò la lunga fila di bottoncini della giacca e una nuvola di vapore si disperse a rivelare la candida camicia che indossava sotto: bianco non era più il suo colore, piuttosto un tenue rosa perlaceo tendente al pervinca corrispondente al pallore della pelle che traspariva sotto la stoffa fradicia di sudore.
Il quel momento tra lui e l’Hogwarts Express non vi era alcuna differenza!
Guardandosi intorno con circospezione, si appoggiò col corpo ad una parete, e decise di rimanere nascosto giusto il tempo di recuperare un minimo di lucidità e respiro; non poteva rischiare di essere visto da chicchessia così trasandato, discinto!
Ma lui non era un uomo fortunato.

Appena aveva iniziato a respirare con più calma, udì una strana cantilena provenire dai corridoi.
Sbirciò dietro l’angolo del muro dove si era eclissato.
Sybill Trelawney si profilò all’orizzonte.
Si drizzò rapidamente, e con tutto il coraggio di cui era capace, riabbottonò alla massima velocità l’abito e recuperò il suo proverbiale contegno.
Non poteva evitarla.
Per non perdere altro tempo in futili convenevoli e vaniloqui, sfoderò la sua arma migliore: le rivolse uno sguardo di ghiaccio… ma non servì, il caldo aveva reso inefficace anche quello.
“Severus, buon pomeriggio”, lo salutò lei con un sorriso… solare.
La donna indossava una lunga veste che sembrava essere stata decorata da un artista pazzo: irregolari chiazze di colore verde, di varie sfumature, si sovrapponevano fra loro e si abbinavano a un lungo gilet della stessa inconcepibile fantasia; una camicia dalle ampie maniche a sbuffo completava il tutto e non mancavano le solite decine di collane e bracciali.
Il viso della Trelawney appariva smunto, gli occhi, dietro le ampie lenti, ancora più grandi del solito.
Gli sembrava di aver incrociato una rana in una palude tropicale.
“Ero andata nella tua serra perché credevo vi avrei trovato del tè, ho finito il mio e dalla Sprout non ce n’era”, proseguì rapida lei, incoraggiata dallo sguardo stranamente meno freddo del solito di Severus.
“Non coltivo tè, Sybill”, le rispose il mago, con una voce gelida che il calore esterno vaporizzò all’istante.
“Oh, mi dispiace, non ne hai un po’ nel tuo studio? Lì di sicuro è più fresco e potresti offrirmene una tazza. Potrebbe essere una buona occasione per fare due chiacchiere”.
“Chiacchierare e bere del tè bollente sono le ultime due cose che farei al mondo in questo momento, Sybill. Se non ti dispiace, ho da fare”.
“Ma, Severus, io e te non abbiamo mai occasione di parlare un po’, vorrei tanto leggerti i fondi del tè”.
“L’unico fondo che vedrai oggi”, sibilò Snape, portando il suo viso a pochi centimetri da quello della povera donna, ora rosso e imperlato di sudore, “è quello di questo corridoio. Percorrilo tutto e in fretta, allontanati da qui, fa caldo!”.
La verde ranocchia si diresse, lesta e a testa bassa, fuori portata da quello scontroso del suo collega.
Dopo essersi scrollato dalla mente quella umida e appiccicosa visione, Snape riprese a marciare verso la serra.

L’unica parte di sé che non sembrava risentire della costrizione fisica imposta dalla calura era la sua mente. I pensieri vorticavano veloci, forse nel tentativo, vano, di creare essi stessi un refolo di vento per il cervello.
No, il suo cervello non si fermava mai.
Per arrivare al suo personale orto, e non rischiare altri incontri indesiderati, dovette passare accanto ai vivai di fiori della Sprout.
Un improvviso, penetrante odore gli invase le narici, ebbe un altro capogiro.
L’aria calda e l’intenso profumo smaterializzarono la sua mente trasportandola a un lontano e doloroso passato.
L’estate era stata per lui una stagione spensierata, quando, all’età di quasi nove anni, aveva stretto amicizia con una deliziosa bambina dal volto ricoperto da una miriade di lentiggini e con gli occhi verdi più belli dell’universo. Erano inseparabili, due creature tanto diverse, ma affini tra loro per un dono che condividevano: erano magici e stavano scoprendo insieme, passo dopo passo, le potenzialità dei loro poteri.
Dopo i primi anni alla scuola di magia le cose cambiarono in modo drastico.
Da quel maledetto momento ogni estate per lui era solo una serie di giorni noiosi che trascorrevano invariabilmente in solitudine e sembravano non finire mai.
Ora Severus si sentiva così, spento, sopito, come se ogni emozione si fosse ‘’congelata’’; un’immobilità necessaria per risparmiare energie, per non farsi abbattere dall’onda termica che gli cuoceva il corpo, ma non gli scaldava l’anima.
E ci mancava Sybill Trelawney per fargli rimpiangere ancora la spensieratezza di quegli anni lontani.
Nella sua serra privata raccolse erbe, radici e germogli; si rifiutò di annusare ognuno di essi, non voleva sostituire quel profumo che ancora avvertiva nelle narici.

Blu oltremare: vespro


Giunse la sera, ma non portò con essa la tanto bramata frescura.
A cena avrebbe dato qualsiasi cosa per poter avere uno di quegli strani oggetti rotanti che Ron Weasley stringeva tra le mani. Di sicuro un manufatto Babbano rubato alla collezione del padre.
Si chiedeva perché mai gli immensi finestroni della Sala Grande non potessero essere spalancati per consentire all’aria di entrare. Per giunta, la volta della Sala avrebbe almeno potuto mimare un cielo blu oltremare in piena tempesta o una tormenta di neve! Chissà se la suggestione poteva essere d’aiuto.
Doveva assolutamente chiederlo ad Albus!
Il vecchio Preside era tutto preso a conversare con la McGonagall. Entrambi indossavano strane tuniche di un’impalpabile stoffa che lui sapeva chiamarsi raso di cotone: quella di Albus era blu reale e decorata con astri e costellazioni, quella di Minerva con bianche nuvole sul corpetto e gabbiani sulla gonna. Mah!
Guardò da entrambi i lati del lungo banco dei docenti, nessuno sembrava soffrire il caldo!
Tutti gli insegnanti, con l’arrivo della bella stagione, modificavano i propri abiti scegliendone di più freschi, intessuti di stoffe più leggere: la Sprout, sempre ‘rustica’, indossava un’improbabile completo di lino composto da un pantalone corto alla caviglia e da una camicia color verde bosco; la Professoressa Sinistra aveva sostituito la sua routinaria veste decorata a motivi astronomici con un abito di una strana stoffa a strati, quasi trasparente, tinta in vari toni di celeste e azzurro.
Gli studenti poi, non ne parliamo: pantaloni corti, gonne svolazzanti e camicette quasi inesistenti.
Nessuno vestiva di nero, nessuno era coperto più del necessario.
Insomma l’apoteosi del cattivo gusto!
Eh no, lui, per Salazar, odiava quel vezzoso sfoggio di vestiti, quel copiare l’assurda abitudine del mondo Babbano di variare l’abito più volte durante la giornata, a ogni cambio di stagione, o ad ogni occasione mondana. Il massimo che giustificava era un abbigliamento più elegante per il Ballo del Ceppo a Natale.
Non riusciva a vedersi con indumenti diversi, e perché poi? Era così a suo agio nella sua elegante redingote, che mai e poi mai si sarebbe visto con indosso una tunica, o uno chemisier o come per Merlino si chiamava quello strano vestito lungo.

Blu cobalto: notte


Quella notte non riuscì a chiudere occhio. Non per il caldo, come nelle notti precedenti, ma per uno strano senso di solitudine e di diversità che si stava facendo largo nella sua mente, già intristita dal tuffo nel passato di quel pomeriggio.
Rimase così a contemplare il soffitto delle sue ex-gelide stanze nei sotterranei del castello: un tenue riflesso blu cobalto colorava i mattoni disposti ad arco.
Era consapevole che, nei momenti di malinconia, l’essere umano ha bisogno di vicinanza, di amicizia; ma lui perché non cedeva a questa tentazione?
Se avesse trascorso anche pochi minuti con Sybill, sarebbe riuscito a fuggire dal tedio di quel periodo?
Niente da fare. No, e poi no!
Preferiva stare solo piuttosto che ascoltare le deliranti predizioni di quella raganella che, tuttavia, doveva ammetterlo, era anche totalmente inoffensiva.
Tuttavia decise che, dopo la consueta riunione coi colleghi del mattino seguente, si sarebbe recato in Sala Grande accontentandosi del vociare allegro degli studenti, i pochi rimasti al Castello intenti a ripetere le lezioni delle materie per loro più ostiche.
Forse qualcuno, dotato di una buona dose di coraggio, si sarebbe avvicinato per chiedergli spiegazioni.
Però c’era sempre il rovescio della medaglia: i più coraggiosi, di solito, erano Grifondoro (occhi al cielo), esasperante!
A lui di pazienza ne era rimasta un’ombra fumosa, anzi, vaporosa.
Quel caldo soffocante lo stava rammollendo, non si riconosceva più!
I momenti di prostrazione fisica e annebbiamento della mente erano diventati un assillo molesto e inopportuno.
Basta, la misura era colma… del suo sudore!

2° giorno
Blu zaffiro


L’alba di un nuovo giorno lo colse nudo, steso sul pavimento dello studio, caldo, umido e appiccicaticcio, grazie anche alla condensa creata dai calderoni.
Ebbe l’impressione di essere diventato un tutt’uno con i grossi lastroni di pietra.
Incredibile!
Per la prima volta nella vita dovette dare fondo a tutta la sua forza di volontà per alzarsi e vestirsi.
Bramava il refrigerio dell’acqua fresca della doccia… ma per chissà quale perfido sortilegio, quel mattino c’era solo acqua calda!
Ma quando mai!?

Verso l’ora di pranzo, inappetente per il caldo, si rinchiuse nella sezione della Biblioteca che conteneva i testi più antichi di incantesimi e pozioni.
Tra i vecchi saggi di magia doveva pur esserci un rimedio a quella tortura meteorologica!
Sfogliò, cercò, provò.
Giunse il crepuscolo.
Un pesante libro dal dorso in legno gli cadde in testa. Non era riuscito a pronunciare correttamente l’incanto per tirarlo giù dallo scaffale.
Era sicuro, qualcuno voleva punirlo.
Se fosse mai esistita un’entità superiore che governava e piegava il mondo al suo volere, avrebbe di certo scelto l’estate per ottenere i suoi scopi nei confronti di fedeli recalcitranti.
Era sfinito e, in più, si ritrovava con un bernoccolo in testa per un’improvvisa perdita di lucidità.
Per Salazar!
Tutte le sue ricerche ed elucubrazioni non gli avevano ancora risolto il problema nella sostanza: aveva caldo, un caldo terribile che gli procurava incresciosi capogiri. Non poteva permettersi di avanzare barcollando nei corridoi o, peggio, commettere errori tanto stupidi da fargli perdere tutta la sua autorità agli occhi degli studenti.
Doveva trovare una soluzione, in fretta.

Con l’irrefutabile evidenza che, cercando tra libri di magia, non avrebbe trovato nulla di utile al suo scopo, decise di avventurarsi in una delle sezioni proibite in cui mai si sarebbe infilato: ‘Usi e costumi dei popoli Babbani’.
Per lui sarebbe stato più corretto definirle sezioni ‘impudiche’, ma si era convinto che maghi e streghe usassero indossare abiti troppo stravaganti per potersi anche lontanamente considerare freschi e leggeri. Bastava guardare Minerva e Silente, loro avevano adottato un’equilibrata unione tra abbigliamento da mago e tenute Babbane.
Documentarsi su tipi di stoffe, usi e costumi di altri popoli divenne, così, la sua ossessione che riuscì a distoglierlo anche dalle sue amate pozioni.
Iniziò a sfogliare volumi su volumi, ricchi di immagini e foto esplicative: bermuda, pantaloni a pinocchietto, kaftani, costumi da bagno.
Immaginò tutti i suoi colleghi in tenuta da spiaggia, con prendisole e ampi cappelli dalle larghe falde.
Chissà perché pensò subito a Sinistra o alla Trelawney vestite in quel modo.
Il caldo faceva strani scherzi.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero inatteso e molesto.
Provò, allora, ad immaginare se stesso indossare uno di quei bizzarri modelli…
No, no, era impossibile, inorridiva al solo pensiero!

Lo sconforto per essere ormai certo di non avere alcuna alternativa gli procurò un sudore freddo che prese a colargli sulla fronte… un po’ di fresco!
Trasferì sulla scrivania, che aveva scelto per leggere in pace, un grosso volume.
Il libro, a contatto col tavolo, non sollevò neppure una microscopica particella di polvere, segno che veniva consultato di frequente.
Questo volume, dall’elegante rilegatura in pelle blu zaffiro, aveva attirato la sua attenzione: occupava l’intero ripiano in uno scaffale defilato.
Iniziò a leggere.

3° giorno
Blu di Prussia


L’indomani mattina si alzò di buon’ora. Voleva andare ad Hogsmeade, o, se non fosse bastato, anche a Londra.
Una borsa a tracolla conteneva un vecchio stradario della capitale, un ampio fazzoletto di stoffa per tergersi il sudore, e una borraccia piena della sua bevanda rinfrescante.
Partì.

Dopo ore di peregrinazioni inconcludenti, finalmente trovò il negozio che cercava; era stata un’impresa ardua.
Il commesso lo guardò in tralice e con un’espressione interdetta.
“Come posso aiutarla… signore?”
“Ho bisogno di un abito come questo”, Severus mostrò una foto che aveva ritagliato dal libro della biblioteca (un vero delitto, ma era allo stremo delle sue risorse).
“Ah, ho capito”, gli rispose il commesso, che tornò a guardare, da sopra i suoi pince-nez, lo strano ed inquietante uomo che aveva davanti. “Se mi consente una domanda, come mai acquista questo capo così in anticipo?”
“In anticipo per cosa? “, rispose secco e già infastidito Severus. Aveva fretta di tornarsene al Castello, proprio non si sentiva a suo agio a Londra e, per di più, avvertiva la schiena zuppa di un sudore bollente e appiccicoso.
Il tipo, facendo spallucce, sparì dietro una spessa tenda di panno blu di Prussia, posta alle spalle del bancone.
Severus, nel frattempo, si azzardò a guardarsi intorno. Ebbe un sussulto!
Immagini orrorifiche di stravaganti e inconcepibili abiti facevano bella mostra di sé nelle vetrine alle pareti del negozio.
“Ma questo è il peggio del peggio!”, esclamò tra sé.
Notò anche un abito che ricordava molto il suo: “Ah, bene, c’è ancora qualcuno che ha gusto nel vestire al giorno d’oggi! “, disse serafico a voce alta.
Un pesante fruscio di stoffa indicò il ritorno del commesso: tra le braccia aveva il suo abito nuovo!
“Vuole provarlo, signore?”
“No, lo prendo, mi dica quanto le devo”.
Improvvisamente si ricordò che non aveva con sé monete Babbane, -Per Salazar, sto proprio perdendo colpi, questo maledetto caldo! - , imprecò tra sé.
Si risolse allora nell’ennesima decisione sbagliata di quella giornata: -devo obliviare quest’uomo, non posso tornare a casa senza l’abito -.
Non poteva usare la bacchetta perché, per forza di cose, non l’aveva portata.
Provando a concentrarsi, lanciò l’incantesimo in forma non verbale.

Al Castello di Hogwarts, quella sera a cena, quasi non mangiò: non stava nella pelle (anzi non stava nei vestiti) all’idea di indossare subito il suo nuovo abito, ma mantenne la calma. Di sera sarebbe stato inutile, lui doveva provarlo in pieno giorno, sotto il solleone!
Una volta a letto imputò la sua immutabile insonnia non al caldo, ma all’eccitazione della novità.

Epilogo
Blu indaco


L’intenso blu fiordaliso del cielo di quel mattino faceva già presagire una giornata più torrida della precedente perché, già a quell’ora, l’afa gli impediva di vedere il mondo a più di due metri dalla piccola finestra della sua camera.
Si fece portare la colazione fin nei sotterranei dagli elfi delle cucine.
Puntuale, alle otto si recò nell’aula dei professori, dove si sarebbe tenuto il collegio docenti per pianificare le lezioni dell’anno successivo.
Severus era distratto, fissava la clessidra sulla scrivania accanto alla finestra; spesso Minerva dovette richiamarne l’attenzione.
Lui doveva essere pronto per l’appuntamento.
L’ora si avvicinava.

Alle undici e trenta tornò nel suo studio.
Spalancò le porte del piccolo armadio che aveva in camera da letto.
Eccolo.
Ora sperava solo di riuscire ad indossare il suo nuovo abito nel modo corretto.

Con passo spedito si diresse verso il cortile centrale del Castello: l’esperimento aveva inizio.
Alle dodici in punto, nel cortile della scuola, una figura vestita di uno strano completo, pantaloni e ampia casacca completati da mantello, aveva iniziato a camminare avanti e indietro, fare strane rotazioni su se stesso, quasi danzare.
Improvvisamente il vociare che si udiva tutt’intorno si arrestò.
Decine d’occhi si voltarono tutti nella stessa direzione.
Qualcuno della casa dei Grifondoro, spaventato, corse a chiamare la Professoressa McGonagall.

“Signore?”, chiamò Minerva, arrivata a far parte del numeroso pubblico. “Mi scusi, chi è lei? Ha bisogno d’aiuto?”
L’uomo si voltò verso la donna, “Minerva sono io”.
“Io chi?”, chiese dubbiosa la Professoressa di Trasfigurazione, avvicinandosi cauta. Quella voce l’aveva già sentita…
“Minerva sono io, Severus.”
La McGonagall si portò entrambe le mani al volto. “Severus?? Tu? Ma, ma, come sei vestito?”.
“Cos’ho che non va? Non sono certo abbigliato peggio di te che indossi questa strana, svolazzante, camicia dai colori di dubbio gusto”.
“Il rosso e l’arancio sono colori meravigliosi, Severus! Allora, spiegami cos’è questo coso che hai in testa, mi pare si chiami turbante, e questo abito poi … “.
“Questo coso, come lo chiami tu, Minerva, si chiama tagelmust, e quest’abito viene indossato da centinaia d’anni da alcuni popoli Berberi per difendersi dal sole del deserto. Trovo che abbia un taglio confacente alla mia personalità e al mio stile, inoltre, mi protegge dal sole”.
“Ho seri dubbi che tu possa continuare ad indossare questo… vestito, senza incorrere nelle canzonature degli studenti, Severus”, replicò con voce sommessa Minerva per non farsi udire dal folto gruppo di ragazzi che li circondavano.
Stizzito dalla reazione di quella che credeva un’amica, Severus bofonchiò un’esclamazione incomprensibile, girò sui tacchi e se ne tornò nel suo laboratorio nei sotterranei.

Si liberò, con non poca difficoltà, del suo copricapo, svolgendo vari metri di stoffa di un lucente e profondo color blu indaco. Nel mentre si guardò in un piccolo specchio…
Come era possibile che il suo vestito non fosse di gradimento? Il colore gli donava particolarmente e, doveva ammetterlo, con indosso la tagelmust i suoi occhi risaltavano ancora di più nel pallore della pelle, in tutto il loro fulgido e tenebroso splendore.
Stava per farsi passare sopra la testa anche il resto dell’abito, ma, arrivato alla scrivania, notò che vi era poggiata una lettera in carta blu polvere indirizzata al “Castello di Hogwarts, Mr Severus Snape”.

“Gentile Signore, non è stato facile rintracciare Lei e il suo indirizzo.
La prego, cortesemente, di saldare il conto del costume da Tuareg prima della prossima settimana.

Distinti saluti

Mr. Lippincott,
Costumi per carnevale e feste in maschera"


3D_SevTuaregRimbaud



* non sono riuscita neppure a fare a meno di tentare una creazione in CG. Questa è la lezione n°1... e si vede :ph34r:
Ho un coraggio da 🦁

Edited by Lonely_Kate - 26/10/2021, 18:49
 
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view post Posted on 24/6/2021, 18:42
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Giorgy
view post Inviato il: 9/6/2021, 22:49

Carissima Kate, ho divorato la tua storia in pochi minuti. È STUPENDA🤣🤣🤣 prima di tutto ti faccio i miei complimenti per aver caratterizzato alla perfezione Il nostro Severus. ❤️
Andando avanti nella lettura ero sempre più curiosa🤣 e il finale è stato esilarante! Sono scoppiata dalle risate!!!!! Me lo immagino tutto felice e “fresco” , mentre passeggia per Hogwarts senza rendersi conto dell’abbigliamento poco consono🤣 Ti ringrazio con tutto il cuore ❤️ ne avevo bisogno.
Infine, la lettera dal negozio di costumi per Carnevale è stata la ciliegina sulla torta! ^U^ ^U^

CITAZIONE
Gabrix1967
view post Inviato il: 11/6/2021, 13:45

Carissima Kate, mi sa che hai proprio ragione: un incantesimo "refrigerante" non esiste. Ne ricordo uno congelante, ma refrigerante no. Ovviamente potrei sbagliare, chi mi conosce sa che tendo a dimenticare presto. :D Magari potremmo proporre a Severus di metterne a punto uno efficace, chissà che non torni utile anche a noi Babbane.
Ma questo è l'aspetto meno importante del tuo racconto "fondente", che mi ha costretta, dall'inizio alla fine" ad una lettura "ghignante". :lol:
Questo Severus che evapora nel suo sudore, che cerca refrigerio sulle pietre del pavimento e che studia un nuovo abbigliamento per combattere il caldo estivo, infatti, mi ha fatto tanto sorridere. Ma mi ha fatto anche tanta tenerezza, e, nonostante il taglio umoristico del racconto, ci hai restituito il personaggio con le sue fragilità e la sua solitudine.
Un racconto diverso e delle trovate deliziose.
Complimenti.

CITAZIONE
Anouk
view post Inviato il: 11/6/2021, 14:43

La scelta cromatica per nominare i capitoli è una cosa stupenda, adoro il blu in tutte le sue gradazioni (beh, quasi tutte).
Come ha detto bene Gabry è una storia umoristica che non nasconde però la solitudine di Severus.
Alla descrizione della Cooman come "una rana in una palude tropicale" mi hai fatto morire dal ridere e per tutto il tempo del racconto ho sentito addosso tutto il calore patito dal povero professore, sarà che non amo l'estate e il caldo nemmeno io, ma mi sentivo molto coinvolta nel suo tormento...
Sai prenderti gioco di lui in un modo tutto tuo, a te l'arduo compito di farti poi perdonare dal suddetto professore (non voglio essere in zona!)

CITAZIONE
Xe83
view post Inviato il: 13/6/2021, 23:09

Cara Kate, ho riletto più volte e con grande piacere il tuo bellissimo racconto. Hai creato una storia simpaticissima e tanto godibile. Mi piace molto il tuo modo raffinato e garbato di scherzare, di "giocare" assieme a Severus, trasmettendo però sempre grande amore che provi per lui.
Sì, tu sai scherzare in modo intelligente, brillante ed è una dote rara.
Il tuo racconto mi ha fatto sorridere di gusto e mi ha accompagnato in un divertentissimo viaggio.
Le sfumature di blu che hai ricamato su questa stupenda storia sono deliziose e hai avuto un'idea geniale. Hai ideato un sottile filo blu umoristico e lucente capace di prendere per mano il lettore e farlo divertire un mondo in modo estremamente garbato ed elegante.
Bravissima, cara Kate. Ci hai regalato un racconto esilarante e tenero al tempo stesso. 🧡😀

CITAZIONE
Arwen68
view post Inviato il: 13/6/2021, 23:32

Cara Kate, dopo quanto scritto da Xe non mi rimane da dire altro che concordo in pieno con quanto asserito lei.
La tua storia è divertente e originale. Ho riso molto nel vedere il povero Severus alle prese con il caldo e i suoi tentativi per risolvere il problema. Finale fantastico: mi ha fatto piegare.
Complimenti, Kate, anche per la fluidità dell'italiano.

CITAZIONE
Ele Snapey
view post Inviato il: 16/6/2021, 17:36

Una goduria, Kate, una vera goduria declinata nelle varie tonalità del blu (che per altro è il mio colore preferito) che si snoda in un delizioso crescendo di situazioni spassose e quasi surreali, orchestrate in maniera mirabile ^U^

Fantastico il confronto con Sibilla, personaggio che anch'io mi sono divertita spesso a far interagire con lui, essendogli così diametralmente opposta da diventare il suo lato contrapposto per eccellenza: il loro scambio verbale è un vero piacere da leggere! 3_3
E poi irresistibile quella sua cocciutaggine, tipica e perfettamente IC, con cui resiste alla provocazione derivante dai colleghi vestiti in maniera consona alla stagione. A un certo punto anch'io ho pensato, sentendomi male per lui: su, tesoro, e indossare qualcosa di più leggero come fanno tutti gli altri, invece di crepare di caldo sotto il completo nero di flanella? XD
Ma lui no, ostinatamente fedele alla propria immagine e quindi al proprio modo di essere, (che poi è anche uno dei motivi principali per cui lo amiamo tanto) fino al finale che strappa l'ennesima risata e chiude in modo strepitoso la godibilissima avventura dalle sfumature zaffiro, indaco, cobalto, prussia... Aaaah che meraviglia, mia cara, questo tuo ultimo bel colpo di genio! :lol: <3

A costo di apparire stucchevole, vi ringrazio ancora tutte
<3 <3 <3 <3 <3 <3

 
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Giorgy
view post Posted on 24/6/2021, 20:09




Complimenti più che meritati dolce Kate❤️🌹
 
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view post Posted on 20/10/2021, 16:33
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I ♥ Severus


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Una storiella davvero piacevole e godibile, sostenuta da una umoristica ironia, che è cosa davvero rara. Quindi complimenti, Cate (o preferisci Cati? o Kate all'inglese?) Lonely_Kate
Chiudo gli occhi sull'OOC del turbante che in fondo è poca cosa: a parte la Rowling, che ha affermato che mai Snape indosserebbe un turbante (con riferimento al fatto che mai Severus avrebbe potuto avere Voldemort sulla nuca, avvolto dal turbante come Raptor), chi altro può sostenere, libri alla mano, che Severus non lo indosserebbe?
Note da beta-reader.
Non puoi usare il nome originale della Sprout, della McGonagall e di Snape se poi usi la traduzione per Siblilla Cooman, Sinistra e Silente. Ė una questione di coerenza interna della storia: o nomi originali inglesi (tutti) oppure le traduzioni italiane (tutte).
Sono una rompicoglioni. Sì, lo so, ma tale rimango. E più una storia è bella e merita, più rompo le palle per farla avvicinare alla perfezione.
Non sembra, ma ti ho appena fatto un complimento. Di quelli che fa Snape.
 
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view post Posted on 20/10/2021, 22:46
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CITAZIONE (Ida59 @ 20/10/2021, 17:33) 
Una storiella davvero piacevole e godibile, sostenuta da una umoristica ironia, che è cosa davvero rara. Quindi complimenti, Cate (o preferisci Cati? o Kate all'inglese?) Lonely_Kate
Chiudo gli occhi sull'OOC del turbante che in fondo è poca cosa: a parte la Rowling, che ha affermato che mai Snape indosserebbe un turbante (con riferimento al fatto che mai Severus avrebbe potuto avere Voldemort sulla nuca, avvolto dal turbante come Raptor), chi altro può sostenere, libri alla mano, che Severus non lo indosserebbe?

Neppure mi sognerei di accostare Severus a Raptor, Row o non Row, ma un giorno nella mia mente si era formata l'immagine del nostro amato mago, con gli occhi neri bistrati, e il volto incorniciato dall'incantevole blu indaco della tagelmust dei Tuareg.
Non ho resistito.

CITAZIONE
Note da beta-reader.
Non puoi usare il nome originale della Sprout, della McGonagall e di Snape se poi usi la traduzione per Siblilla Cooman, Sinistra e Silente. Ė una questione di coerenza interna della storia: o nomi originali inglesi (tutti) oppure le traduzioni italiane (tutte).
Sono una rompicoglioni. Sì, lo so, ma tale rimango.

Ida, sarò sincera, me ne sono accorta dopo (molto dopo) aver pubblicato. Nonostante rilegga più volte il testo, dopo aver postato una storia scopro sempre dei difetti. Questa volta il racconto era già stato letto e mi è sembrato scorretto riaprire e rettificare. Merito la 'tirata d'orecchi' perchè la coerenza è anche uno dei miei principi.

CITAZIONE
E più una storia è bella e merita, più rompo le palle per farla avvicinare alla perfezione. Non sembra, ma ti ho appena fatto un complimento. Di quelli che fa Snape.

E allora non potevi farmi complimento più bello! Grazie <3

Caterina o Cati vanno benissimo ;)
 
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4 replies since 21/6/2021, 15:44   145 views
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