Titolo:
Sogni di bimbo, sogni di uomo.Autore: Lonely_Kate
Beta reader: Arwen68, Xe83
Tipologia: one-shot (948 parole)
Data: maggio 2021
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Snape, Eileen Prince
Pairing: nessuno
Rating: per tutti
Epoca: pre-Hogwarts e Hogwarts
Avvertimenti: il racconto contiene un incantesimo da me inventato ai fini della storia.
Riassunto: l’amore di una madre valica i confini del tempo e del sogno.
Alle mie Beta: “Ecco il vostro segreto. È molto semplice: si vede solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi (‘Il Piccolo Principe’ di Antoine de Saint-Exupéry).
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling ed a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Dedicato alla mia mamma 🌷
(che leggendo inizierà a capire un po’ di più la passione che ha travolto questa sua misteriosa figlia).
La sottile e nera ciocca ribelle continuava a cadergli sulla fronte pallida.
Gli occhi, dalle delicate ciglia scure, erano tenuti tenacemente chiusi nel tentativo di trattenere le lacrime; non vi riuscì, ma non un singhiozzo proruppe dalla sua gola.
Le manine di bimbo erano aggrappate alle pieghe di una lunga gonna scura, ruvida e lisa.
L’odore di stufato e zuppa di piselli gli riempiva le piccole narici frementi.
Le urla si erano placate da pochi attimi e ora regnava il silenzio.
Gli unici rumori erano l’eco residua della porta violentemente sbattuta e una voce sottile, roca per il pianto soffocato, che raggiungeva dall’alto le orecchie del bimbo.
Affusolate e callose dita di donna scostarono delicatamente la ciocca ribelle dalla fronte del suo piccolo uomo.
“Severus è finita! È tutto finito! Lui è lontano ora, ci siamo solo io e te”, disse consolante.
Iniziò a intonare un ritornello, come una strana canzone da lei inventata:
“
Apri gli occhi e guarda il cielo,
Il raggio di luce color dell’asfodelo,
Nuvole soffici, vento leggero;
e anche se la notte presto arriverà,
Il regno dei sogni con la sua coperta ti scalderà”.
Il bimbo alzò la testolina e guardò la mamma negli occhi.
“Piccolo mio, con questi tuoi meravigliosi occhi neri, dello stesso colore dei miei, potrai scorgere la luce oltre l’oscurità, vedere dove gli altri non possono, sondare l’animo dell’uomo per difenderti da ogni sofferenza, parlare senza emettere alcun suono, amare senza lacrime e… non ripercorrere i miei passi per imparare dai miei errori…”.
Eileen si fermò, fece un profondo sospiro; non avrebbe pianto di fronte a suo figlio, lo aveva promesso a se stessa da tempo ormai, dall’ultima volta in cui lui aveva osato picchiarla davanti a Severus.
“La tua felicità dipende da te, solo da te tesoro mio. Io ti prometto che andrà tutto bene. Tra pochi anni sarai grande abbastanza per poter andare via, per fuggire da qui: non sono più in grado di difenderti da lui, tutto peggiora sempre di più”.
La mano fredda accarezzò i capelli del bimbo magro ed alto per la sua età.
Severus ora non si stringeva più alle sue vesti ma stava ritto e fiero guardandola attento.
“Vieni, ti insegno una nuova magia, si chiama
Servantia”.
Eileen prese una candela e continuò: “Guarda, accendiamo questo lume: quando pronuncerai la frase
Lumina Servantia, la sua fiamma non si spegnerà più. Ti sarà molto utile quando, di notte, ti rifugi a leggere in soffitta”.
Il bimbo guardò rapito questa incredibile nuova magia. La piccola bocca, dalle sottili e rosee labbra, era già socchiusa a mormorare l’affascinante incantesimo.
Le sue tenere e tonde guance arrossirono quando scoprì la madre fargli un occhiolino.
“Funziona solo con le candele mamma?”, domandò il bimbo con una vocina bassa e sussurrata.
Aveva imparato ad essere sempre silenzioso, a non parlare mai in presenza del padre.
A cinque anni era già bravissimo a fare magie senza pronunciare alcuna formula, alcun suono.
“No tesoro, puoi usarla, vediamo… sì, anche per evitare che i fiori appassiscano, per conservare i loro petali freschi e luminosi”, gli suggerì tenera Eileen.
Il piccino tenne le manine strette l’una con l’altra, avrebbe voluto abbracciare forte la madre ma si trattenne. Fremeva dal desiderio di provare subito la nuova magia.
La madre gli cinse il corpo, lo attirò a sé, un fugace bacio sulla piccola, pallida guancia ancora umida di lacrime.
Severus scappò via. Corse al suo angolino segreto e prese il suo libro preferito. Si fermò un attimo.
Scese giù di corsa le scale per tornare dalla madre in cucina. Lei, con un’espressione divertita, gli porse una candela nuova di zecca. Gli occhi del bimbo brillarono, come due ossidiane appena raffreddatesi dal fuoco che si accende ad ogni nuova scoperta.
*********
La notte è infinita, il sonno non arriva.
L’uomo ha superato da tempo lo sconforto delle innumerevoli notti senza sonno; le preferisce a quelle in cui, vinto dalla stanchezza e dal dolore, si addormenta per piombare in sogni tormentosi, inquieti, che tutto hanno tranne che la caratteristica evanescenza tipica della dimensione onirica.
I suoi sogni sono incubi realistici e terribili.
Improvvisa si affaccia alla mente la filastrocca che gli sussurrava sua madre quando era triste e spaventato:
“…
E anche se la notte presto arriverà,
Il regno dei sogni con la sua coperta ti scalderà”.
No, da tanto tanto tempo il regno dei sogni non è più per lui foriero di calore e conforto.
“Mamma, se sapessi! Mi è così penoso chiudere gli occhi! Quasi non riesco più a vederti, a ricordare il tuo viso. Non ho mai dimenticato quel giorno però! Esso è nitido nella mente. La tua voce che pronuncia quella strana formula è impressa a fuoco nella mia memoria. Ne ho fatto tesoro, lo sai mamma? L’ho usata come mi avevi suggerito tu: molti anni fa ho colto un fiore, delicato e bellissimo, il suo profumo mi ha inebriato il cuore e l’anima. Tra le mie mani di assassino sarebbe subito sfiorito, appassito e morto, ma grazie a te mamma, quel fiore è qui con me, oggi come allora, fresco e meraviglioso coi suoi petali candidi ed i pistilli di rosso infuocati”.
“Grazie alla bellezza del ricordo, ho trovato il coraggio di cambiare la mia vita, di andare avanti e provare a riscattare la mia anima dalle infami colpe che mi straziano il cuore ogni giorno”.
“No, mamma, questi tuoi occhi non mi hanno aiutato a schivare l’oscurità, a difendermi dalle sofferenze, ad amare senza lacrime”.
Le iridi di ossidiana di Severus si posarono su una piccola campana di vetro nascosta alla vista di chiunque avesse accesso al suo laboratorio. All’ interno i nivei petali dell’immortale
Lilium Auratum sarebbero stati custoditi per sempre.
Edited by Lonely_Kate - 22/7/2021, 18:10