Il Calderone di Severus

Silver Doe - Rose di San Valentino, Genere: romantico Personaggi: Severus, Lily, Sorpresa Pairing: Severus/Sorpresa Epoca: varie epoche Avvertimento:AU

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 25/2/2021, 17:33
Avatar

Buca-calderoni

Group:
Member
Posts:
848

Status:


Rose di San Valentino



Titolo: Rose di San Valentino
Autore: Silver Doe
Data: febbraio 2021
Beta reader: Ida59. Ringrazio Ida di tutto cuore per la pazienza, i suggerimenti, le correzioni.
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: romantico
Avvertimenti: AU
Riassunto: La sua mano fluttuò nell’aria, sicura ed elegante. Una rosa apparve tra le sue dita.
Personaggi: Severus, Lily, Sorpresa
Pairing: Severus/Sorpresa
Epoca: varie epoche

Disclaimer: Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà e occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Rose di San Valentino





“Non ho ancora finito la relazione di Astronomia! E la ricerca di Storia della Magia? È per domani! Oh, Sev, mi aiuterai, vero? I professori ci stanno caricando di compiti questo trimestre!”
Lily stava chiacchierando senza tregua, ma Severus non prestava attenzione e non coglieva che brevi spezzoni di quello che stava dicendo.
Le camminava accanto, inebriato dalla sua presenza, ascoltando il cinguettio della sua voce, sfiorandole casualmente la mano di tanto in tanto, e un brivido gli percorreva la schiena a quel contatto, di cui lei, peraltro, non sembrava nemmeno accorgersi.
“Sev, mi ascolti? Il professor Lumacorno ha sempre detto che sono brava, ma adesso ho qualche difficoltà con quella pozione nuova che dobbiamo studiare, mmh, come si chiama?”
Ogni tanto si fermava e si interrompeva per guardare il ragazzo con aria interrogativa, quasi a sincerarsi che fosse ancora lì, poi senza aspettare risposta riprendeva a chiacchierare gaiamente, scuotendo i lunghi e vaporosi capelli rossi.
“Tutto ciò che desideri Lily, qualunque cosa per te”, aveva pensato Severus, guardandola con occhi adoranti.
Forse era quella la felicità.

Il Lago Nero era più cupo che mai, onde grigiastre si infrangevano sulla riva, e una leggera nebbiolina aleggiava sulle acque. Nuvoloni neri avevano cominciato ad addensarsi nel cielo, e ben presto grossi goccioloni di pioggia avevano iniziato a cadere.
Lily gli aveva afferrato la mano, “Corri, Sev, presto! Sta per diluviare!” aveva gridato, e la sua risata cristallina gli aveva riempito il cuore.
Si erano rifugiati sotto il portico, nel cortile del castello, Lily gli si era stretta addosso, sorridente e tremante di freddo, e lui l’aveva avvolta nel mantello. Quando i loro visi si erano trovati vicini, lei era diventata subito seria e lo aveva guardato con enormi occhi da cerbiatta spaurita.
Severus aveva potuto contare ogni singola pagliuzza dorata che illuminava quell’immenso mare verde.
Fragile sogno di cristallo.
Per un solo folle istante aveva creduto che… Aveva osato sperare.
Un lieve rossore aveva imporporato le sue guance da adolescente, e una rosa si era materializzata fra le sue dita.
“Per me?” aveva mormorato Lily, imbarazzata.
Severus non aveva risposto ma le aveva scostato i capelli dal viso, le dita tremanti per l’emozione a sfiorarle le guance, poi lentamente l’aveva stretta a sé e aveva respirato a fondo il profumo della sua pelle, della rosa, della terra bagnata di pioggia.
Il tempo si era fermato, il mondo intorno a loro si era dissolto e il suo cuore era esploso in mille coriandoli colorati.
Per un unico brevissimo istante erano stati solo loro due, Severus e Lily, e la vita gli era sembrata meravigliosa. Ma era stato solo un attimo e la fredda realtà aveva fatto scoppiare la bolla. Le loro labbra non erano mai arrivate neppure a sfiorarsi.
Lily si era bruscamente ritratta e aveva scostato il viso volgendolo altrove.
“No, Sev, è tardi…” aveva mormorato in fretta senza guardarlo negli occhi, ed era corsa via sotto la pioggia, attraversando il cortile per raggiungere un gruppetto di ragazze che passavano ridacchiando sotto il porticato sul lato opposto. Severus aveva sentito riecheggiare un’ultima volta la voce di Lily, tornata di nuovo allegra e cinguettante mentre chiamava le amiche e si allontanava chiacchierando con loro.
Non si era voltata indietro.
Irraggiungibile, fulgida stella di luce.
Severus l’aveva vista sparire dentro il portone e qualcosa si era spezzato dentro di lui.
Era rimasto solo in quell’angolo a lungo, grondante acqua e incurante del freddo, finché il cielo non era diventato buio, a guardare la rosa penzolare tristemente dalle sue dita, mentre sul volto lacrime bollenti si mescolavano a fredde gocce di pioggia.

****

Lo ricordava bene, quel San Valentino di tanti anni prima.
Nel sotterraneo gelido e solitario il camino era sempre spento, e lui sedeva davanti a una pila di antichi libri aperti sullo scrittoio e a un fascio di pergamene da correggere, in mano la penna intinta nell’inchiostro rosso, maledicendo gli strafalcioni di allievi assai poco studiosi.
Aveva interrotto il lavoro e le lunghe dita sottili avevano esitato prima di girare la chiave nella serratura dell’ultimo e più nascosto cassetto dello scrittoio, quello che non apriva mai.
Sospirò e posò lo sguardo sul contenuto.
Era una rosa, ormai avvizzita, ingiallita e priva di vita.
L’aveva conservata.
Chiuse gli occhi un istante prima di toccarla con le mani, quelle stesse mani macchiate di sangue, del sangue di Lily. Avvolse le dita attorno allo stelo e avvicinò la rosa al viso, illudendosi di poterne respirare ancora il profumo.
Ma tutto era svanito, sogni, speranze, illusioni. E la sua innocenza ormai perduta. Com’era stato sciocco e ingenuo, allora.
Un sorriso amaro increspò il volto tormentato, inciso da troppi anni di dolore.
Rivide il dolce mare verde di quegli occhi che ora non splendevano più.
Quella luce era spenta, lui l’aveva spenta, lui aveva ucciso il suo sorriso. Il corpo di Lily, che quel giorno lontano aveva sentito tremante stringersi al proprio, ora giaceva sotto la terra fredda e nera di un cimitero in un villaggio di campagna.
E adesso, ogni giorno, un altro paio di occhi dello stesso amatissimo verde lo guardavano con disgusto e odio, e ogni volta un pugnale gli si piantava nel cuore.
Odio in cambio di amore, ma era giusto così.
Chinò la testa, schiacciato dal peso insopportabile del rimorso. La colpa era sua, soltanto sua.
Lentamente, come in uno stanco rituale, iniziò a slacciarsi i bottoni della manica, mise a nudo il braccio sinistro e rimase per lunghi istanti a fissare il marchio che gli sfigurava la pelle e l’anima.
Ci sono macchie che non possono essere lavate e colpe troppo gravi per essere perdonate, colpe per le quali non avrebbe pagato mai abbastanza.
Ci sono uomini che non meritano una seconda possibilità.
Mangiamorte, traditore, assassino.
Quelle parole rimbombarono con violenza nella mente e la testa parve scoppiargli.

Continuò a fissarsi il braccio finché non riuscì più a sopportarne la vista, poi dovette arrendersi al dolore, si coprì il volto con le mani e si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, cercando un conforto che lui stesso non voleva darsi.
Da molto tempo i suoi occhi non erano più capaci di piangere.

Da alcuni minuti, il marchio sul braccio aveva preso a bruciare sempre più forte, segno che il Signore Oscuro stava chiamando. L’avrebbe affrontato con coraggio e determinazione, sapeva qual era il suo dovere e l’avrebbe compiuto come sempre, fino in fondo.
Il suo dolore era del tutto irrilevante e non serviva a nessuno. La sua stessa vita non gli apparteneva più.
Sospirò, si alzò, diede un ultimo sguardo alla rosa secca posata sullo scrittoio. Si passò una mano tra i capelli senza guardarsi allo specchio e si strinse nel mantello.
Uscì e a passi veloci percorse i corridoi, passando accanto a ragazzine che bisbigliavano emozionate stringendo tra le mani pacchettini rossi e bigliettini a forma di cuore, a studenti con le divise tirate a lucido che si affrettavano a raggiungere le loro dolci metà. Scorse da lontano una coppietta che amoreggiava in un angolino nascosto, ma fece finta di non vederli.
Si fermò davanti al portone della Sala Grande già piena del vociare allegro ed eccitato che preludeva alla cena e indugiò per un attimo a osservarne l’interno. L’addobbo per San Valentino era grandioso, come sempre nelle occasioni speciali: una pioggia di petali di rosa e coriandoli rossi si riversava sugli ospiti, decine di candele, rosse per l’occasione, fluttuavano nell’aria e una squadra di dispettosi e paffuti putti alati e bendati si dilettava a scoccare insidiose frecce su chiunque capitasse a tiro.
Tutto sommato, a Severus non dispiaceva avere una scusa per non prendere parte all’allegria dei festeggiamenti, anche se la riunione dei Mangiamorte non era certo una prospettiva piacevole.
Si voltò e tirò dritto scendendo i gradini di pietra e uscendo dal grande portone di quercia.

****

Ormai era notte fonda, il castello era silenzioso e immerso nel buio.
Severus era provato e le membra gli dolevano, ma ormai era avvezzo a sopportare quel genere di dolore, e non era certo quello che faceva più male.
I suoi passi risuonavano lenti sui lastroni di pietra grigia, su cui giacevano abbandonati incarti vuoti di cioccolatini, coriandoli rossi e petali di fiori appassiti, tristi resti della festa degli innamorati di poche ore prima. Ah già, San Valentino.
Si sforzò di non pensare, rabbrividendo si strinse ancora di più nel mantello, quasi a cercarne l’abbraccio, e, seppure leggermente malfermo sulle gambe, accelerò il passo; appoggiandosi al muro scese i gradini del sotterraneo.
Era stanco, e aveva bisogno di distendersi sul letto, anche se sapeva che nemmeno il sonno gli avrebbe concesso qualche ora di pace.
Posò la mano sulla maniglia, e il freddo contatto con il metallo sembrò arrivare a gelargli il cuore.

Ma quando aprì la porta della stanza, accadde qualcosa di straordinario e totalmente imprevisto.
Non era più freddo e buio. Dopo alcuni istanti in cui i suoi occhi si adattarono alla luce improvvisa: si accorse che non c’era nulla di ciò che aveva lasciato dietro quella porta soltanto poche ore prima.
Riconobbe il soggiorno di Spinner’s End, la grande libreria, la poltrona lisa, ma c’era qualcosa di anomalo.
Un grande divano sconosciuto, il fuoco stranamente acceso e scoppiettante nel caminetto, tanto per cominciare. E poi, la stanza era ordinata e luminosa, con tendine colorate alle finestre, pareti tinteggiate di fresco: qualcuno aveva apparecchiato con cura una romantica tavola per due, con tanto di candela rossa accesa al centro.
Il tepore di una casa.
Severus era rimasto sulla soglia, paralizzato dallo stupore.
Poi, da quella stessa porta, qualcuno entrò nella stanza, passando attraverso il suo corpo, inconsistente come un fantasma.
Era un uomo… in cui riconobbe sé stesso. Era un altro Severus, un po’ invecchiato, con alcuni fili grigi tra i capelli, qualche ruga in più all’angolo degli occhi e una strana, lunga e vistosa cicatrice sul collo.
Il suo volto era segnato e tuttavia illuminato da un sorriso, un vero sorriso; la sua mano fluttuò nell’aria, sicura ed elegante, e una rosa apparve tra le dita.
Una rosa rossa, fresca e incredibilmente splendente.

“Severus! Sei in ritardo. Buon San Valentino, amore!” esclamò una voce proveniente dall’altra stanza.
In un istante una piccola, evanescente figura femminile, dal volto indistinto, uscì dalla cucina correndogli incontro, accolse tra le mani la rosa che le stava offrendo, gli gettò le braccia al collo e affondò il viso nel suo petto.
L’uomo la baciò appassionatamente e la tenne stretta a sé con immensa tenerezza, a lungo, i profondi occhi neri scintillanti di gioia.
Severus, esterrefatto, era rimasto immobile sulla porta a osservare la scena: nel preciso momento in cui la coppia si abbracciò, sentì, senza ombra alcuna di dubbio, i soffici capelli castani della donna solleticargli gentilmente il naso, e ne assaporò il profumo sconosciuto.
Un profumo fresco di fiori, di rugiada.
Di felicità.

****

Un battito di ciglia e la visione sparì.
Era di nuovo nella sua stanza, a Hogwarts: il camino spento, la vecchia poltrona consunta, i libri sullo scrittoio, le sue poche cose. Buia e fredda come poche ore prima.
Allucinazioni? Forse le incursioni del Signore Oscuro avevano cominciato a far vacillare sua mente? Decisamente no, pensò con orgoglio, non poteva essere, era troppo sicuro di sé, sapeva di essere più forte di lui e di resistergli, come aveva fatto quella sera e come sempre avrebbe fatto.
E la visione? Che assurdità, pensò con rabbia, lui non si era mai concesso simili sciocche, insensate fantasie.
Lui non aveva sogni, non doveva averne.
E no, non era stata una debolezza della sua mente, ma forse un incantesimo, un maleficio oscuro.
Ma adesso non aveva voglia di indagare e si lasciò cadere sulla poltrona davanti allo scrittoio, coprendosi il viso con le mani.
Era stanco, stanco di soffrire.
Poi accadde qualcosa. Ora la stanza non era più completamente buia.
Tra le dita intravide qualcosa brillare nell’oscurità, un bagliore soprannaturale, prima appena accennato, poi sempre più vivido.
Sullo scrittoio era rimasta, là dove l’aveva lasciata poche ore prima, accanto ai vecchi libri e al mucchio di pergamene degli studenti vergate di rosso, la rosa rinsecchita e morta che tanti anni prima Lily aveva rifiutato.
Ma accanto ad essa, ora ce n’era un’altra, che brillava e scintillava di luce argentea, fino a illuminare l’intera stanza.
Una rosa rossa, fresca e incredibilmente splendente.

Severus, incredulo, allungò una mano e la prese fra le dita.
Non era una visione, era una rosa vera e reale, più dell’altra, e viva.
La avvicinò al viso, chiuse gli occhi e ne respirò a fondo il profumo.
Un profumo fresco di fiori, di rugiada.
Di speranza.

Sentì qualcosa sciogliersi dentro di lui, e allora capì.
Il messaggio che aveva ricevuto quella sera era chiaro e inequivocabile, reale quanto la rosa che stringeva tra le dita.
Anche se in quel momento non era pronto e non riusciva a capacitarsene, sarebbe venuto il giorno in cui… avrebbe avuto una seconda possibilità.
E ci sarebbe stato qualcuno nella sua vita, una donna che lui stesso avrebbe scelto, a regalargli ciò che credeva di aver perduto per sempre.
Il suo cuore sorrise e un’unica, preziosa, dolcissima lacrima scese lentamente e gli accarezzò il viso.
 
Top
view post Posted on 25/2/2021, 21:11
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,406
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Complimenti, Barbara: la descrizione della discussione è finalmente perfetta!
 
Web  Top
view post Posted on 25/2/2021, 22:03
Avatar

Buca-calderoni

Group:
Member
Posts:
848

Status:


Che sollievo! Ho passato un’ora a ricontrollare tutto prima di fare invio! :P
 
Top
view post Posted on 25/2/2021, 22:04
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,406
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


^U^ :applauso:
 
Web  Top
3 replies since 25/2/2021, 17:33   73 views
  Share