Il Calderone di Severus

ellyson - Aishiteru, Tipologia: one shot - genere: introspettivo, generico - epoca: post 7 anno - avvertimenit: AU - Rating: per tutti - pairing: Severus / Hikari, - personaggi: Severus, Hikari

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view post Posted on 12/2/2021, 16:11
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Dalla luna...

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Titolo: Aishiteru
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Hikari
Pairing: Severus/ Hikari
Epoca: post 7 libro
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Si avvicinava San Valentino e sapeva che per le ragazze questa era una festa molto importante, la loro opportunità, probabilmente l’unica senza sembrare troppo sfacciate per la mentalità riservata giapponese, di dichiararsi apertamente ad un ragazzo. Preparavano dolci da donare al ragazzo di cui erano innamorate, sperando che loro ricambiassero.
Note:
Scritta per la sfida di San Valentino – edizione speciale 2021

Piccole precisazioni:
In questa storia (se non conoscete Hikari andate a leggervi – se ne avete voglia - Mezame, l’altra one shot in dove presento il personaggio) viene narrato un altro pezzetto di vita di Severus in Giappone.
Siccome non volevo dilungarmi troppo sulle tradizioni giapponesi vi lascio un link dove troverete un articolo molto corto e molto semplice su come si festeggia San Valentino in Giappone.
Oltre a questo, ho aggiunto in questa storia molto sulla famiglia numerosa di Hikari. Per non farvi andare in confusione con i nomi vi scrivo un piccolo schema, così capite chi è chi (schema che uso pure io perché mi si confondo tra nomi e facce a volte)
Hikari ha tre fratelli:
Keniji, il maggiore, di 50 anni.
Sposato con Ichi della stessa età.
Hanno tre figli.
Il figlio maggiore Aki di 20 anni, poi c’è Takesi 18 anni e infine Maya di 16 anni.

Il secondo fratello è Masu, di 45 anni, sposato con Umeko di 40 anni.
Loro hanno due figlie: Naru di 15 anni (segretamente innamorata di Severus) e Yoko di 13 anni.

Shun, di 42 anni, è sposato con Masako (anni 40), hanno una figlia Yodo di 5 anni.

Infine c’è Hikari che è coetanea di Severus.
E per non farvi mancare nulla, se cliccate sul nome troverete un’immagine che li rappresenta, giusto per darvi l’idea di come sono fisicamente.
Siete confuse?
Benissimo questo è lo spirito con cui iniziare a leggere la storia.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Aishiteru



C’era trambusto quel pomeriggio.
Il mago sedeva nel piccolo salotto che durante la sua permanenza in quella casa aveva capito chiamarsi ima.
Leggeva un libro in giapponese, molto semplice, ma che lo aiutava ad abituarsi alla lettura in verticale.
Hikari era molto severa come insegnante: ogni volta che finiva un capitolo lo interrogava parlando così veloce da confonderlo.
E non si limitava a libri che potevano stuzzicare la sua mente avida di sapere, magari sulla storia, sulla magia o sul mondo giapponese in generale. erano libri di ogni genere che spaziavano dalla saggistica ai ricettari di Ichi. Una volta, solo per punizione perché si era lamentato dei libri che lo costringeva a leggere, gli aveva dato un fumetto, un manga l'aveva chiamato, di Naru che parlava di amori adolescenziali.
Quando aveva fissato il fumetto con il sopracciglio sollevato, Hikari non aveva fatto una spiega: glielo aveva sbattuto sul petto, costringendolo a leggere dalla prima all’ultima pagina.
Quel pomeriggio aveva avuto pietà di lui e gli aveva dato uno dei suoi libri di testo: precisamente il suo vecchio manuale di pozioni.
Era interessante trovare nuovi spunti in un libro che, tutto sommato, aveva letto anche lui a scuola.
Esattamente come aveva fatto lui da adolescente, c'erano molte annotazioni a margine del volume. Probabilmente all'epoca era stata rimproverata da severi professori per aver scritto sui libri di testo. Tra alcune pagine, dove i margini erano stati ormai del tutto occupati, c'erano dei foglietti. Aveva riscritto alcune formule cambiando i passaggi e modificando gli ingredienti.
Sorrise nel leggere un minuscolo appunto a lato di un ingrediente: banale, scontato e lo capirebbe anche una capra.
Non faticava ad immaginare la sua amica china sul libro a scrivere, con quell’espressione indignata che spesso le aveva visto sul volto durante i tornei di pozioni.
Un sorriso naturale gli increspò le labbra sottili. Si era ritrovato a sorridere spesso ultimamente e sempre quando Hikari era vicino o se i suoi pensieri si perdevano nel contemplarla mentre parlava con qualcuno al tempio, o mentre era occupata nel laboratorio dove lui, da bravo assistente, l’aiutava con le preparazioni; puliva il laboratorio e imparava dagli antichi rotoli che appartenevano alla sua famiglia da dinastie.
A volte, mentre si ritrovava a pulire un calderone con acqua tiepida e succo di limone, unico detergente che Hikari usava per pulirlo bene senza alterare la superficie di peltro, si era sentito come uno studente in punizione.
Ma era sempre stata bravo ad imparare e raramente commetteva lo stesso errore due volte quando si trattava di pozioni. Ovviamente, se si doveva parlare della sua vita privata era un maestro del fallimento.
Specialmente nella sua vita sentimentale era un vero professionista nel reiterare sempre lo stesso sbaglio.
Appoggiò il libro sul tavolo e sospirò, cercando di non farsi sentire troppo: erano quei momenti di calma che lo torturavano più di qualsiasi altra cosa.
Cercava di impegnarsi più che poteva al tempio, chiedeva a Kenij di poter svolgere qualsiasi tipo di lavoro, poi aiutava Hikari in laboratorio, a volte facendo lavori di fatica del tutto superflui.
Leggeva testi, oltre quelli che Hikari gli passava, complicati, spesso senza capirci più di qualche riga, fino a quando gli occhi non bruciavano e la testa scoppiava.
Tutto pur di tenere la mente impegnata, lontana dalla sua amica che dormiva nella stanza accanto, lontano da lei con la pelle bianca come il latte, profumata come le erbe che usava per i suoi preparati. Qualsiasi cosa pur di non pensare a quelle mani che lavoravano veloci e precise, ma con delicatezza come a voler accarezzare ogni ingrediente, ringraziando gli dei per ogni foglia, radice, fiore o parte di animale che andava ad utilizzare.
Non doveva, nel modo più assoluto, pensate a quelle labbra che sembravano avere il colore dei petali delle rose. Non doveva immaginarle mentre sussurravano incantesimi o mentre si torturava l’angolo del labbro inferiore con i denti, tic che affiorava sempre quando era concentrata o perplessa su un procedimento da seguire.
Non doveva pensare a tutte queste cose o sarebbe impazzito.
Ed era già successo.
Era già impazzito per la sua migliore amica e aveva rovinato tutto quel poco di buono che c’era nella sua misera vita di ragazzo.
Non avrebbe commesso, nuovamente, lo stesso immenso, madornale errore.
Questa volta non avrebbe avuto alcuna via di fuga.
Kyoto era diventata la sua casa.
Quel tempio era la sua casa, anche se più volte aveva detto che se ne sarebbe andato per non arrecare ulteriore disturbo, ma, ogni volta, l’avevano convinto a restare.
Tra poco Hikari avrebbe ripreso ad insegnare a Mahoutokoro e lui avrebbe dovuto capire, di nuovo, cosa fare della sua vita.
Non avrebbe potuto seguirla, l’insegnamento in quella scuola era precluso ai non giapponesi.
Hikari l’aveva tranquillizzato dicendogli che avrebbe potuto continuare i suoi lavori sperimentali, avrebbe aiutato lui a conoscere meglio le sue preparazioni e lei avrebbe avuto più tempo da dedicare agli studenti data la lunga assenza.
Era una buona idea, ma si sentiva a disagio in quel laboratorio senza di lei. Gli sembrava di intrufolarsi come un ladro nei suoi spazi senza chiederle il permesso.
Cacciò via ogni pensiero sul futuro incerto, sulla pelle e sulle labbra di Hikari e riprese il libro cercando di recuperare la concentrazione perduta.
Mente rileggeva la prima riga, un urlo arrivò dalla cucina.
Si alzò di scatto e camminò veloce fino alla stanza dall’altro capo del corridoio ed entrò, quasi sbattendo la porta scorrevole.
In cucina c’erano Hikari con addosso un grembiule bianco a rosso. Takesi, il secondo figlio di Keniji era appoggiato al piccolo bancone della cucina con sguardo divertito mentre Maya e Yoko, le due figlie di Masu, si disperavano davanti ad una teglia di biscotti bruciati e rotti.
- Sono immangiabili! - piagnucolò Naru portandosi le mani ai lunghi capelli neri.
- Magari con la glassa il sapore di bruciato si sentirà meno. - ridacchiò Takesi prendendo un biscotto rotto e annusandolo – O forse ti conviene andare al centro commerciale e comprare della cioccolata. Non vorrai avvelenare quel povero ragazzo, come hai detto che si chiama? Sojuro? - schioccò le dita come colto da un’improvvisa folgorazione - Magari non ha avrà il senso del gusto!
- Stai zitto, baka! - urlò Naru prendendo un mestolo sporco di cioccolato – O non ti darò neppure un biscotto.
- Non ho intenzione di beccarmi un mal di pancia per colpa tua. - dichiarò il giovane alzando lo sguardo su di lui - Ma forse potresti chiedere a Severus-sama se ne vuole uno.
Naru si voltò verso la porta della cucina e sgranò gli occhi.
Hikari nascose una risatina dietro la mano.
- Io… io… - balbettò Naru arrossendo. A Severus ricordarono le orecchie di Weasley - Erano delle prove. Yoko mi ha distratto con la ricetta.
- Ehi! - protestò la ragazzina pestando un piede a terra - Non dare la colpa a me! Sei tu che sei una frana!
Il mago fece un sorriso e si avvicinò alla teglia. I biscotti erano a forma di cuore. Dovevano essere al cioccolato, ma erano così scuri che probabilmente il sapore del cacao non si sarebbe sentito. Prese quello che sembrava meno bruciacchiato e se lo portò alle labbra sotto lo sguardo imbarazzato della ragazza. Soffiò sul biscotto e lo morse.
Era disgustoso.
Il sapore di bruciato copriva tutto il resto, ma da brava ex spia mantenne un'espressione neutra mentre lo finiva.
Fissò Naru il cui volto aveva raggiunto una sfumatura rossastra che se fossero state le orecchie di Weasley avrebbero iniziato anche a fumare.
Lanciò un'occhiata veloce a Hikari e, curiosamente, anche lei era leggermente arrossita. Le fece un lieve occhiolino e gli sembrò che arrossisse ancora di più.
Ne prese un altro e fece un lieve sorriso.
- Non sono male. - mentì - Devono solo cuocere meno.
Il volto di Naru sembrò illuminarsi.
- Davvero, Severus-sama?
- Cuocili meno e saranno deliziosi. Sojuro ne sarà felice.
Se pensava che Naru non potesse imbarazzarsi ancora di più si era sbagliato.
Naru si voltò in fretta per ripulire la teglia., Gli ricordò la protagonista di quel fumetto che Hikari l'aveva costretto a leggere.
- Vi lascio cucinare.
Tornò nel salottino e si sedette sul tatami. Si avvicinava San Valentino e sapeva che per le ragazze questa era una festa molto importante. Lla loro opportunità, probabilmente l’unica senza sembrare troppo sfacciate per la mentalità riservata giapponese, di dichiararsi apertamente ad un ragazzo. Preparavano dolci da donare al ragazzo di cui erano innamorate, sperando che questi ricambiasse.
Sì domandò se anche Hikari avesse mai cucinato biscotti per un ragazzo. Se il suo cuore avesse mai battuto forte per qualcuno.
Sapeva molto della sua vita e della sua famiglia, ma conosceva ben poco della sua vita sentimentale.
Una volta aveva accennato ad un collega che le aveva fatto una corte spietata per un lungo periodo e che lei aveva sempre ritenuto solo un amico.
Si ritrovò improvvisamente geloso di un uomo di cui non conosceva neppure il nome e che non era mai stato nulla per lei se non un collega.
Gelosia. Altro errore da evitare.
Tornò al libro di pozioni e cercò di recuperare la concentrazione persa.
Non ci riuscì molto bene e, quando Hikari entrò nel salottino con il té, la perse del tutto.
Con eleganza si sedette accanto a lui e gli versò la bevanda.
- Questo ti aiuterà a toglierti quel saporaccio dalla bocca.- sorrise porgendogli la yunomidecorata con delicati fiori di ciliegio - Hai risollevato il morale di Naru. Ti ringrazio.
- Arigatou. - mormorò chinando la testa - Un té si accetta sempre volentieri.
Si portò la tazza alle labbra e bevve un lungo sorso. Era completamente diverso dal the inglese e gli piaceva, puliva il palato e gli lasciava la bocca fresca.
Hikari sorrise e bevve un sorso con gli occhi chiusi permettendogli di osservarla con tranquillità. Profumava di erbe e biscotti, non c'era più traccia dell'imbarazzo di prima. Forse era stato il caldo del forno ad imporporarle le guance.
- Hai mai cucinato dei biscotti per qualcuno, Hikari -san?
La domanda gli uscì da sola dalle labbra.
La strega sgranò gli occhi sorpresa.
Probabilmente era stato troppo diretto.
- Scusami, Hiraki-san. Io…
Scosse il capo.
- Da ragazzina l’ho fatto una volta sola, ma non sono mai riuscita a consegnare il mio regalo. Alla fine avevo mischiato quei biscotti ai cioccolatini che avevo comprato per i miei fratelli e per mio padre.
- Hai trovato il coraggio poi?
Lei restò in silenzio bevendo un sorso, poi lo fissò.
- Quante volte ti sei dichiarato a Lily?
La domanda lo colse alla sprovvista.
La fissò negli occhi neri incapace di mentirle, in fin dei conti Hiraki conosceva bene lo strazio della sua anima. Gli aveva detto più volte che il fantasma di quell'amore l'avrebbe avvelenato e lui si sentiva esattamente come una persona guarita da un veleno ben più tossico di quello di Nagini.
- Senza che lei mi sentisse moltissime volte. - rispose amaramente.
- Ti capisco bene.
La fissò confuso. Lei lo capiva?
- Severus… io…
- BAKA!! - si udì dalla cucina
Hikari sospirò appoggiando la tazza ancora mezza piena sul vassoio.
- È meglio se torno di là. Ichi potrebbe farmi pulire senza magia se quelle due combinano un disastro. Non c'è nulla di peggio che degli adolescenti agitati per San Valentino.
Fece un mezzo sorriso guardandola uscire dalla stanza.
Finì il the lentamente, assaporando ogni sorso caldo.
Quando appoggiò la yunomi sul tavolino si accorse di un piccolo pacchettino vicino alla teiera di ghisa. Era così concentrato su di lei che non l’aveva notato prima.
Una confezione rettangolare, azzurra senza scritte se non un piccolo cartoncino con il suo nome.
Guardò la porta come per volersi assicurare che non arrivasse nessuno e allungò la mano verso l'inatteso regalo.
Un regalo per lui.
Per San Valentino.
Aprì la scatolina trovandosi dentro un dolce. Sembrava una piccola torta di cioccolato rotonda con qualche fiorellino rosa.
Non era di certo una torta da pasticceria, i bordi non erano perfetti, i fiori erano di grandezza diversa e un po' storti, ma quello che lo stupì ancora di più era la scritta in glassa bianca che spiccava sul colore della cioccolata.

Suki da yo*


Non aveva dubbi su quella grafia.
Anche se fatta con la glassa, su una torta non proprio perfetta, avrebbe riconosciuto la scrittura di Hikari tra mille.

****


Ci aveva pensato molto.
Sapeva quanto fosse costato a Hikari consegnargli quel dolce.
Avrebbe voluto andare da lei immediatamente ed aprirle il suo cuore. Donandole la sua anima martoriata, rinata sotto le sue delicate cure.
Ma attese, rispettando le tradizioni a cui era legata.
Così le aveva detto che avrebbe voluto portarla in posto.
Di mattina presto si erano incontrati all'ingresso del tempio.
Nessuno dei due aveva menzionato il dolce, mai, neppure per errore.
Hikari era severa con se stessa tanto quanto lui e, anche se sapeva che si sentiva in imbarazzo per quello che aveva fatto, non aveva mai accennato a nulla. Aveva atteso la sua risposta, con pazienza e calma.
Erano giorni che preparava quella giornata.
Aiutato in segreto da Shun, che non perdeva occasione di punzecchiarlo con battute che Hikari fingeva di non udire.
Cosa che nessuno in Inghilterra avrebbe mai osato fare. Forse solo Silente.
Ma non era più in Inghilterra. Non viveva più all'ombra di promesse che avvelenavano il suo animo, non aveva più un paio di occhi verdi da ricercare in ogni volto di donna che incrociava il suo cammino.
Si era lasciato tutto alle spalle.
Anche i suoi errori più grandi.
Uno strano sorriso salì sulle sue labbra, sorriso insolito che in pochi avevano potuto vedere sul suo volto tirato da anni di solitudine, mentre aspettava Hikari davanti all'entrata del tempio.
Indossava un lungo cappotto color glicine e una sciarpa che le copriva parte del volto.
Senza dirle nulla si erano incamminati verso la stazione, il treno arrivò puntuale e si sedettero vicino al finestrino.
Restarono in silenzio per un po’. Era un silenzio piacevole, dove poteva guardarla senza preoccuparsi di nulla, sentendosi libero per la prima volta di contemplarla come meritava.
Era un appuntamento, entrambi lo sapevano.
- Sto pensando di cercare un appartamento tutto mio. - le disse – Tornerai ad insegnare molto presto, non voglio essere un peso per tuoi fratelli.
- Non sei un peso, Severus-san. Non lo sei mai stato.
- Lo so, ma sento il bisogno di trovare il mio ruolo nella comunità giapponese. Ci sarà qualche lavoro che posso svolgere.
- Masu potrebbe aiutarti.
- Sì, lo pensavo anch’io. Altrimenti potrei sempre intraprendere la carriera di guida turistica per inglesi.
La strega ridacchiò.
- Oh ci ti vedo proprio…. seguito da un gruppo di inglesi armati di macchina fotografia e tu con in mano un lungo ombrellino.
- Mi stai prendendo in giro, Hikari–san?
Ridacchiò ancora attirando l’attenzione di qualche altro passeggero.
- Sarò la benvenuta nella tua nuova casa, Severus-san?
Allungò la mano sfiorando le sue dita. Le guance di Hikari si imporporarono in modo delizioso.
- Non sarebbe casa senza di te, Hikari.
Lei sorrise, la guance divennero ancora più rosse.
Le loro dita di incrociarono, sentì anche lui improvvisamente caldo, non era abituato a dichiararsi in questo modo.
Restarono in silenzio per tutto il resto del viaggio.
Scesero ad Arashiyama e continuarono a camminare restando sempre vicini. Le loro mani si erano staccate solo per scendere dal treno per poi intrecciarsi di nuovo non appena avevano preso il cammino verso la foresta di bambù.
Arrivati all’entrata del percorso, si fermarono per ammirare il panorama: il sentiero sembrava infinito, costeggiato dalle alte canne di bambù da dove filtrava la luce dal sole rendendo l’atmosfera magica.
Il vento faceva vibrare gli alti steli, era come se attorno al loro l’intera natura stesse cantando.
Sapeva che quello era uno dei posti preferiti di Hikari. Lui l’aveva visto solo una volta, anni fa, quando era solo un giovane professore e l’amore per Lily tormentava il suo cuore.
- E’ sempre bellissimo. - sussurrò al suo fianco.
- Non lo ricordavo così. - ammise lui – E’ molto suggestivo.
- Ascolta…. - si mosse e gli chiuse gli occhi con le mani – Ascolta questa melodia. - le mani di Hikaru erano calde e morbide, chiuse gli occhi anche se non ne aveva davvero bisogno – La senti, Severus?
Aveva abbandonato ogni formalità nel chiamarlo per nome.
- Sì, la sento. Sembra una dolce melodia.
- Mi piace pensare che questa sia la voce degli dei.
Respirò piano sentendo il profumo della foresta di bambù, il profumo delle pelle di Hikaru, il suo calore, il suono della sua voce mischiata alla melodia della natura.
- Aishiteru.**
La parola uscì da sola dalle sue labbra.
Sentì il tremito delle mani di Hikaru mentre le abbassava, sollevò le palpebre lentamente, come se avesse timore di quello che avrebbe visto una volta tornato alla realtà.
Hikari aveva gli occhi lucidi, lo fissava come se non avesse ben compreso quella piccola parola che conteneva il suo cuore e la sua anima rattoppata.
Conteneva tutto.
- Severus…
- Aishiteru, Hikari-chan.
Lo ripeté di nuovo.
Quelle sottili labbra dal colore dei petali di rosa si distesero in un largo sorriso.
Un sorriso che gli fece battere il cuore all’impazzata.
Si avvicinò per assaggiare quelle labbra.
Avevano il colore dei petali delle rose, erano dolci come un dolce forse non perfetto, ma unico.

FINE


* Mi piaci
** Ti amo
 
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view post Posted on 9/3/2021, 17:04
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Cara Ellyson, l’imperdonabile ritardo con cui scrivo sulla tua storia per la sfida di San Valentino, spero verrà ripagato dalle mie parole di assoluto appagamento e beatitudine che ho provato nel leggerla.
Grazie per il suggerimento di accompagnare la lettura di Aishiteru con quella di Mezame. Avere un’immagine panoramica e dettagliata, in grado di farti letteralmente immergere in un mondo a migliaia di Km dal nostro, è stato fondamentale per aiutarmi a capire, immedesimarmi ed apprezzare, infinitamente, la magia del Giappone, l’anima di Hikari.
Ogni cosa sembra avvolta nella pace, nel silenzio; il tutto cadenzato da movimenti lenti, fluidi, a rasserenare ed ammorbidire l’anima tormentata e spigolosa di Severus. La tua Hikari è assolutamente meravigliosa, delicata e luminosa come un fiore di ciliegio.
La parola che mi risuonava nella testa, mentre leggevo i due racconti, è 'risoluzione'. In medicina, indica il superamento della fase acuta di una malattia, spesso di un’infezione: il senso di colpa che ha corrotto, infettato, l’anima di Severus per tanti anni della sua vita, ha trovato cura, redenzione e conforto.
Scrivi presto un seguito di queste storie. <3
 
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