Il Calderone di Severus

Anouk - Neve e Anice Stellato, Tipologia: one-shot Rating: per tutti - Genere: introspettivo, commedia - Personaggi: Severus, Anouk, Xenia - Pairing: nessuno - Epoca: post 7° anno

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view post Posted on 13/1/2021, 15:41
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Titolo: Neve e Anice Stellato
Autore: Anouk
Data: Dicembre 2020
Beta-reader: Xenia
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, commedia
Personaggi: Severus, Anouk, Xenia
Pairing: nessuno
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Prima visita per me a Hogwarts dopo aver bidonato Severus l'anno precedente.

Racconto scritto per l'iniziativa "Invito a sorpresa" del Calderone di Severus, funesto anno 2020

Un ringraziamento speciale a Gabry per il prezioso aiuto nella ricerca di un dettaglio

Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



Neve e Anice Stellato

“Allora? Com'è andata?”.
Prendo un profondo respiro e cerco le parole per cominciare, ma mi esce solo un fastidioso: “Beh...”
Xenia, seduta sul marciapiede accanto a me, mi guarda impaziente e apre le mani come a esortarmi a dire qualcosa.
Io taccio ancora e lei riprova:
“Lui? Com'era?”.
Sospiro. “Immenso”.
“È grasso?!”.
“Non è grasso... è... è... non lo so, ho i pensieri arrotolati”.
Lei ride, ma almeno ho detto qualcosa.
“Prova a partire dall'inizio. Non so, com'è smaterializzarsi?”.
Ancora mi esce un misto tra un gemito e un mugugno.
“Anouk, devo andarci tra qualche giorno, dimmi qualcosa, come funziona, cos'è successo... dammi un indizio almeno!”.
Non dico che lei stia perdendo la pazienza e non è mia intenzione tenerla sulle spine ma non mi è facile fare un resoconto di quello che mi è appena capitato.
In queste ultime ore sono successe cose enormi dentro di me e, se devo dirla tutta, anche in quest'ultimo anno.

La volta precedente non mi ero presentata, praticamente ho paccato Severus, ma tu dimmi se si può. Poi c'era stata la festa del suo compleanno e lì invece avevo rotto il ghiaccio. Al solo pensarci ancora mi emoziono, a quando l'ho visto per la prima volta, a quando mi ha rivolto la parola (cielo, la sua voce...).
Poi durante quest'ultimo anno ho conosciuto meglio le ragazze del forum e un po' mi sono anche lasciata conoscere. E infine è arrivato il ciclone Xenia dal quale proprio non ci si può sottrarre e quando ho visto che era comparsa nuovamente la lettera di invito per Hogwarts sul mio tavolo da disegno, perché avevo temuto che non sarebbe successo una seconda volta, per prima cosa le ho mandato un messaggio.
-Anche a me!!
Mi ha risposto, con un'infilata di smile, cuoricini e fuochi d'artificio.

“Anouk, ci sei?”.
Mi riporta al presente.
“Smaterializzarsi è come avere una vertigine – inizio – tu guardi da una parte ma il tuo equilibrio ti porta altrove, non controlli i tuoi movimenti, ti sembra di cadere, beh, in effetti quasi sono caduta, però dura poco”.
“Non viene da vomitare? Non vorrei arrivare a Hogwarts e vomitargli davanti”.
“No, direi di no”.
Con la mente ripercorro brevemente il momento in cui mi sono trovata là, su un'altura ricoperta di neve, con gli alberi imbiancati, il castello in lontananza e la figura nera e superba di Severus poco distante, in paziente attesa.
“Mi sono scusata per la poca grazia con cui mi sono palesata”.

“Perché ti scusi? Non ci sei abituata, non sei neanche caduta”.
Gli sorrido quasi pietrificata. È lì davanti a me, per la seconda volta se considero la sua festa di compleanno, ma aspettava solo me. Per oggi si dedicherà a me. A me.
“Mi fa piacere che questa volta sei venuta” prosegue gentile.
Non riesco a dire niente di sensato e mi limito a sorridergli di nuovo.
Sto sognando.
“Camminiamo” dice deciso. Sa che ho bisogno di un attimo di tempo per ambientarmi, calmarmi, ritrovare un minimo di equilibrio interiore.
Si muove, lo seguo.
Il castello svetta in tutta la sua bellezza sotto di noi. Ci sono alcune finestre illuminate nonostante sia giorno. Da diversi comignoli esce un filo di fumo bianco, chissà se sono le cucine, i camini delle stanze o magari l'aula professori.
Cerco con lo sguardo di riconoscere qualcosa, l'ingresso, le serre, la Sala Grande, ma non trovo niente. Forse siamo troppo lontani. L'altra volta, al mio arrivo, era già buio e l'agitazione era tale che non ricordo molto.
Lui si ferma per lasciarmi il tempo di contemplare il panorama, la valle dormiente illuminata dal candore della neve e quella costruzione incredibilmente magnetica che non riesco a smettere di guardare.
“Ci si abitua? Voglio dire, a te non farà più effetto guardarlo”.
Mi scruta un istante.
“Oh, dovevo darle del lei, mi scusi, io...” cerco di giustificarmi goffamente.
“No, il tu va benissimo e sì, ci si abitua, almeno in parte. Ma se mi fermo ad osservare non posso nascondere che questo panorama ha sempre il suo fascino”.
Il suo sguardo spazia fin dove può scorgere qualcosa, chissà quali pensieri lo stanno attraversando.
“Hai freddo?” mi chiede senza spostare gli occhi.
“No, sto benissimo”.
“Allora scendiamo a piedi”.
“Perché come altro lo avremmo potuto raggiungere?”.
“Smaterializzandoci fino all'ingresso”.
Che stupida. Ovvio, non ci si può smaterializzare dentro, ma qui siamo fuori dal perimetro.
Lo seguo e ho l'impressione che stia andando piano per consentirmi di non cadere, gli sono grata, i miei stivali non sono adatti alla neve, ho sbagliato anche a vestirmi a quanto pare.

Ad un certo punto si ferma, una nuvoletta bianca esce dalle sue labbra, la temperatura si sta velocemente abbassando, non so da quanto tempo passeggiamo ma inizio a sentirmi padrona della mia felicità.
“Ce la fai?”.
Annuisco stringendomi nelle spalle, ho freddo adesso, ma va bene così, dopotutto quando mi ricapita di passeggiare per una vallata boscosa coperta di neve con Severus Snape? Forse l'anno prossimo se non faccio pasticci.
Sì, sono felice, uno a zero per me.
Ad un certo punto vedo che una carrozza ci aspetta, per fortuna, sono un po' stanca anche se non lo avrei mai confessato. Due Thestral sono lì pronti, già attaccati al mezzo, fanno decisamente impressione devo essere sincera, ma non dico niente.
“Li vedi, giusto?”.
Di nuovo annuisco.
Mi guarda con dolcezza, non ha gli occhi duri che descrivo sempre io, quelli che ho deciso gli devono appartenere. No, ha uno sguardo malinconico, ma anche presente, vissuto e persino dolce, come in questo momento. Non mi chiede niente, niente gli dico, va bene così.

Mi porge la mano e mi aiuta a salire, poi si siede di fronte a me e la carrozza si muove. Non riesco ad evitare di chiedermi perché stia facendo tutto questo mentre sfioro le mie dita come a voler memorizzare il contatto con le sue di poco fa.
“Tra poco saremo arrivati, così potrai scaldarti”.
Sorrido, sto gelando.
Finalmente raggiungiamo il castello ed entriamo, sembra di essere in una fiaba e nonostante sia circondata da mastodontica pietra dall'aspetto apparentemente austero e inospitale, mi sento avvolgere da un dolce abbraccio caldo, Hogwarts mi dà il benvenuto.
Volgo lo sguardo verso il portone della Sala Grande, lì ci sono già stata per il compleanno. Lui lo sa, infatti mi propone una diversa meta:
“Gradisci qualcosa di caldo? Andiamo nel mio studio”.
È una via di mezzo tra una cortese domanda e un ordine.
“Volentieri” rispondo, quasi mi trema la mascella per il freddo, ma tra poco passerà tutto, il clima confortevole mi sta facendo riprendere.

-“E c'è la scala a chiocciola? Dietro al mascherone di pietra? E qual è la parola d'ordine? Zeppole fritte?”.
“Sì, tipico dolce scozzese... non farmi perdere il filo!”.
“Ma la scala si muove da sola? Come una scala mobile?”
“Sì, solo che essendo di pietra non ti aspetteresti che si muova... ma una volta che entri nel castello sembra che tutto diventi possibile, non so come spiegarti, le cose più strane diventano plausibili perché sai di essere lì. Sembra che tutto possa accadere”.

Mi fa strada ed entra nello studio, era lo studio di Silente, suppongo.
Alzo lo sguardo e osservo tutto attorno e mi sembra di essere in un antico palazzo veneziano con la schiera di quadri dei Dogi che hanno vissuto e presieduto quel luogo, solo che osservandoli fanno dei movimenti impercettibili... respirano mentre sonnecchiano.
In realtà non c'è niente di veneziano in quello studio, così come nella foggia dei presidi dormienti, ma è quello che ho pensato quando sono entrata.
Ci sono alcune pergamene arrotolate sulla grande scrivania, l'occorrente per scrivere, alcune buste, diversi documenti, il tutto perfettamente in ordine. Diverse libri impilati da cui escono segnalibri e appunti. Studia sempre quest'uomo, immagino.
“Seguimi” e mi conduce oltre una porta scura dove c'è un'altra piccola stanza con un bel camino acceso e due poltrone posizionate di fronte.
Si toglie il mantello che con un ordine della mano va ad appendersi da solo, lo imito e mi sfilo il cappotto che però mi appallottolo sul braccio.
Con un gesto misurato e che a me sembra elegantissimo, mi fa cenno di sedermi.
L'atmosfera è accogliente, sembra un piccolo rifugio lontano dalle orecchie dei colleghi nei quadri e dal vociare che sicuramente riempie i corridoi e le aule del castello.
Mi immagino Severus prendersi delle pause di quiete in quel piccolo studiolo nascosto.

Compaiono su un tavolino due tazze fumanti e un piattino con dei dolcetti invitanti.
“Adesso mi devi dire se ho indovinato” accenna a un sorriso “riconosci cosa contiene?”.
Prendo la tazza, è piacevolmente calda tra le mani, la avvicino al naso, sprigiona un profumo meraviglioso.
“Anice stellato, ovvio, e spezie, cannella credo. Però è facile, le adoro e lo dico sempre”.
“Poi?”.
“Mmm vediamo...” ne assaggio un sorso, è delizioso. Sento un dolciastro familiare seguito da un leggero ma piacevolissimo retrogusto amarognolo.
“Agrumi?”.
“Troppo generico”.
“Non è bergamotto, né limone...”.
Di nuovo sorride e viene in mio soccorso: “È chinotto, miscelato con un'essenza di mela”.
“Ecco perché mi ricordava lo strudel!”.
Le sue labbra sono piegate in un sorriso cortese, ma ora devo chiederglielo proprio:
“Ma perché fai questo? Di invitarci qui? Insomma, dev'essere una bella scocciatura per te ogni volta”.
“Non ti fa piacere essere qui?”.
“Certo, ma non capisco...”.
“Naturalmente. Non ti basta sapere che puoi farlo, giusto? Hai bisogno di capire”.
Ho come l'impressione di aver sbagliato domanda.
“Ti ho già detto, se non sbaglio che vi trovo interessanti. È notevole questa vostra condivisione, mi diverte leggere quello che fate e scrivete, a volte mi chiedo se siate coscienti di essere tanto... originali. In effetti se la mia intenzione era di aggiornare le conoscenze del mondo Babbano devo ammettere che forse non siete proprio un campione rappresentativo, ma ormai ho iniziato e non voglio rinunciare a questi talvolta sorprendenti incontri. Però davvero non mi spiego tutta questa devozione nei miei confronti, secondo me esagerate”.
-Ma se butti fascino da ogni dove...
“Non mi stai leggendo nella mente, vero?”.
-Cielo, ti prego non farlo!
Il suo sorriso si fa decisamente più aperto e senza scomporsi risponde:
“Non ce n'è bisogno”.
Vorrei sprofondare. Devo cambiare argomento, sarò diventata rossa come un pomo maturo, torno velocemente a quello che ha detto lui.
“Sì, siamo un po' fuori, per questo mi sono trovata bene, probabilmente”.
Amicizia, condivisione, comprensione...
Lui non risponde, quel velo malinconico che mi sembrava di aver visto quando eravamo fuori riaffiora. Ma passa subito.
Chiacchieriamo a lungo, mi sono ambientata, ora non ho più problemi.
La mia timidezza iniziale si è dissolta grazie alla sua incredibile e inaspettata capacità di mettermi a mio agio, certo, mantiene sempre un certo distacco, non è come parlare con un vecchio amico, ma mi sento talmente bene che non vorrei andarmene via più.
Penso che sarebbe bello stare qui qualche giorno, dovrebbero fare un'ala “Vacanze a Hogwarts”, funzionerebbe benissimo!

Poi si alza, è un cortese invito ad andarsene, ma prima mi propone un breve giro del castello.
“Posso vedere anche il laboratorio di Pozioni?”.
“Sì, se ti fa piacere”.
Lo seguo per i corridoi e mi accorgo che il castello è molto più grande e articolato di quanto non appaia dall'esterno, probabilmente c'è qualche incantesimo anche in questo, non riesco a capire come si snoda.
Mi porta nei sotterranei, poi risaliamo e infilo appena il naso nella biblioteca, ci sono alcuni ragazzi dentro, non voglio disturbare, ma ammetto che mi dispiace non farci un giro più lungo, la sola zaffata di libri che inalo mi attira come un magnete, ma lui si sta già spostando altrove.
Mi porta alle serre e altri odori mi attirano, di muschio e terra bagnata più altri profumi che non avevo mai sentito, non tutti così gradevoli per la verità.
Sorride tra sé, evidentemente sa che ci sono delle puzze che non capisco.

Il tempo trascorre sempre troppo velocemente quando sei cosciente di essere fortunata o felice, è una strana alchimia, ma arriva l'ora di andare. Severus mi accompagna al cancello con il garbo e la decisione che ha caratterizzato tutta la visita.
Non voglio lasciarlo, ho passato l'ultima mezz'ora guastando tutto con questo pensiero costante, mi sono persa un pezzetto di felicità anticipando il dolore del distacco.
“Grazie, è stato come avere un attimo di tregua” dico senza sapere bene cosa capirà di questa mia affermazione.
“Lo so, il castello fa sempre questa impressione” mi risponde.
Esatto, ha capito quello che intendevo, anche se non è solo il castello.
Il suo sguardo è ancora dolce e malinconico, ma non avverto peso in questo suo essere, è come se lui avesse trovato un perfetto equilibrio che gli invidio tanto.
“Mi sa che avrò una sorpresa anche quest'anno, eh?” sorride riferendosi evidentemente al suo compleanno.
Sorrido anch'io, non lo era stata neanche l'anno scorso, sapevo che non si può sorprendere Severus Snape.
“Allora ci vediamo al tuo compleanno”.
“Me lo porterai questa volta il ritratto o hai intenzione di accumularli a casa tua?”.
Rido imbarazzata e rispondo: “Promesso, uno decente lo trovo”.
Annuisce comprensivo e ancora mi chiedo come mai elargisca tanto bene senza avere niente in cambio. Ha scritto una pagina incredibile della mia vita così, con semplicità, solo accompagnandomi in giro per Hogwarts e dedicandomi un pomeriggio.
Ogni cosa che ha scelto di farmi fare era perfetta, la passeggiata, la neve, la tisana davanti al fuoco, la collezione di indimenticabili profumi che porterò sempre nella mia memoria. Vorrei dirglielo ma non ci riesco, mi sta venendo un nodo in gola ed è meglio lasciar perdere.
Mi dà due indicazioni per la Passaporta che mi riporterà a casa e con un gesto misurato del capo si congeda.
È così dannatamente regale...

Termino il mio racconto e sento le braccia di Xenia stringermi forte. Mi viene da piangere ma non voglio farlo, nemmeno adesso.
“Ecco adesso che mi hai detto com'è andata ho ancora più paura” mi dice.
“Ci penserà lui a metterti a tuo agio, se c'è riuscito con me, lo può fare con chiunque”.
Annuisce ma so che non è convinta.
“Comunque è un figo pazzesco”.
Xe scoppia a ridere: “Sì eh?”.
"Da morire".

Rientro a casa, mi sono dimenticata di dire a Xenia che al mio ritorno, sul tavolo da disegno, avevo trovato un pacchetto di carta marrone, conteneva la miscela che mi ha offerto, ha un profumo indescrivibile. Davanti, con tratto deciso e sottile, a china nera, c'è scritto “Anouk”.

Edited by Anouk - 21/1/2021, 21:18
 
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