Il Calderone di Severus

1.9 - Errori più comuni da evitare, Lezione 1 - Nozioni base, errori da evitare e consigli

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view post Posted on 1/4/2018, 21:38
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I ♥ Severus


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Lezione 1 - Nozioni base, errori da evitare e consigli


1.9. Errori più comuni da evitare


Errori comuni (1)
Errori comuni (2)
I monosillabi (dalla A alla Q)
I monosillabi (dalla R alla Z)




Errori comuni (1)



- L’articolo “un” non si apostrofa mai davanti ad un sostantivo maschile che comincia per vocale.
Un uomo e non un’uomo; un albero e non un’albero.)
- Il "" affermativo va accentato per distinguerlo dal si pronome.
- “Su qui e su qua l’accento non va, su e su l’accento ci va.”
- Su “va” l’accento non va mai.
- “Sta” (del verbo stare) e “fa” (del verbo fare) non vogliono né accento né apostrofo.
- Il pronome "" va accentato salvo quando seguito da "stesso/a", "medesimo/a" e simili, caso in cui l’accento si può tralasciare.
- Ne/né: l'accento si mette solo sulla negazione (né l'uno né l'altro) e non sulla particella (non ne voglio più) che può avere diversi significati (partitivo, avverbio di luogo, pronome
- Ce/c'è. Per non parlare di quelli che scrivono “non C’É la posso fare”. NOI non “ce” la possiamo fare!
- Centra/c'entra: centra senza apostrofo è la voce del verbo centrare; c'entra con l'apostrofo indica l’unione del pronome "ci" col verbo entrare.
- “Un po'" si scrive con l'apostrofo, non con l'accento. E’ la forma apocopata di “un poco” e l’apostrofo in questo caso è una troncatura.
- “Qual è” non si apostrofa, rappresenta un troncamento e non un’elisione.
- Normalmente le tastiere prevedono un tasto per tutte le vocali accentate: usate quello invece di aggiungere l’apostrofo dopo la vocale.
- Di/dì. La prima è una preposizione semplice; con l'accento è l'imperativo del verbo dire.

- "In fondo/infondo" si scrive staccato (salvo sia la voce del verbo "infondere"), mentre "infine" e "incinta" si scrivono attaccati.
- "A fondo/affondo" si scrive staccato (salvo sia la voce del verbo "affondare").
- “A fianco/affianco” è la prima persona singolare del presente indicativo del verbo affiancare. Per esprimere qualcosa che è al lato, si scrive “a fianco”.
- “A posto/apposto“ è la forma del participio passato del verbo apporre (es.: “Ho apposto la mia firma per la petizione”). Se vogliamo intendere “tutto in ordine”, dobbiamo scrivere tutto "a posto" staccato. Se invece dobbiamo dire “L’ho fatto apposta” ricordatevi che non si scrive “a posta”.
- L’aggettivo “dorata” non si scrive con l’apostrofo, altrimenti “luce d’orata” diventa una luce di proprietà di un pesce!
- Si scrive sono d’accordo (con l'apostrofo), e non sono daccordo.
- "Glielo/gliel'ho": il primo è un pronome formato da gli+lo (significa "a lui"); il secondo è un pronome seguito dal verbo avere.
- “Accelerare” si scrive con una sola elle e con due ci.
- “Uscire” è un verbo intransitivo per cui non regge il complemento oggetto. In parole semplici, non puoi “uscire le cose dalla borsa”, ma puoi uscire da un ingorgo o uscire con Lucia. Per cui, “esci le valigie” evitatelo come la peste!
- Capi/capii/capì. Il primo è un sostantivo maschile plurale; il secondo e il terzo sono il verbo capire ( rispettivamente: prima e terza persona singolare del passato remoto).
- Chiacchiera al plurale mantiene la i, quindi: chiacchiere.

- Se non siete sicuri di come si scrive una parola (Word la sottolinea in rosso se è un errore di ortografia o in verde se è un errore di grammatica/coerenza/concordanza)  e vi propone sempre delle alternative corrette, anche se il programma non è infallibile) andate a guardare sul vocabolario.




Edited by Ida59 - 13/1/2019, 20:41
 
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view post Posted on 3/4/2018, 18:13
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CITAZIONE
- L’aggettivo “dorata” non si scrive con l’apostrofo, altrimenti “luce d’orata” diventa una luce di proprietà di un pesce!

Questa è davvero fantastica :lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 3/4/2018, 23:31
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Le corporazioni delle orate protestano vivamente; vogliono anche loro delle proprietà, abiti, luci, capelli, sole...

Grazie anche per questa utile lezione, Ida, piena di annotazioni divertenti e pungenti.
Un argomento che non mi ha fatto venire l'ansia - in senso buono-
Ora, quando scrivo, parto in automatico con "sarà infodump?" "ci saranno emozioni sufficienti? "sto usando un buon linguaggio, adatto al personaggio?"
Le tue lezioni danno frutti, Ida, prima non me ne curavo così tanto, erano tutte cose da controllare post scrittura, nella rifinitura dei capitoli.
La grammatica era già una mia fissa originale - una delle tante - uso e abuso di dizionari online o cartacei, anche se di errori di ortografia purtroppo ne faccio, oppure mi metto a ripetere vari tempi verbali.
Chiunque legga sa bene che, quando si notano frasi con errori del genere e magari ripetuti, viene voglia di interrompere la lettura all'istante.
Leggo tantissimi "in cinta" "pò" et simili.
Da "scrittrice" so che i refusi capitano sempre, specie se si scrive di getto, e che rintracciarli successivamente è una faticaccia.
Si nascondono, si mimetizzano, e sembrano scritti correttamente.
Il mio punto debole è "accelerare" ci metto sempre la doppia L, e la pronuncio anche.

Domanda Semi OFF Topic: ma errori del genere, ad esclusione della fretta, a che altro possono essere dovuti?
Perchè li noto abbastanza spesso, specie nelle cose che leggo online, dalle fanfic o ai post, ma anche ad articoli vari.
Sarà vero che, come molti dicono, stiamo diventando ignoranti?
 
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view post Posted on 4/4/2018, 09:28
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CITAZIONE (PandaNemo @ 4/4/2018, 00:31) 
Ora, quando scrivo, parto in automatico con "sarà infodump?" "ci saranno emozioni sufficienti? "sto usando un buon linguaggio, adatto al personaggio?"

Vuoi il mio parere in monosillabi (argomento della prossima lezione)? No, sì, sì. Magari sarà necessario del tempo, ma convincitene: il tuo stile di scrittura non concede nulla all'infodump, sai far sgorgare con forza le emozioni e il linguaggio dei tuoi personaggi è adorabilmente appropriato.

CITAZIONE
Leggo tantissimi "in cinta" "pò" et simili.
Da "scrittrice" so che i refusi capitano sempre, specie se si scrive di getto, e che rintracciarli successivamente è una faticaccia.
Si nascondono, si mimetizzano, e sembrano scritti correttamente.
Il mio punto debole è "accelerare" ci metto sempre la doppia L, e la pronuncio anche.

I due errori che hai citato, non sono refusi, sono errori e basta.
I refusi sono cosa diversa: l'errore di battitura, l'errore che commetti quando correggi una frase e lasci un articolo, una proposizione o un pezzo di frase di troppo, la troppa diligenza del correttore di Word e così via.

CITAZIONE
Domanda Semi OFF Topic: ma errori del genere, ad esclusione della fretta, a che altro possono essere dovuti?
Perchè li noto abbastanza spesso, specie nelle cose che leggo online, dalle fanfic o ai post, ma anche ad articoli vari.
Sarà vero che, come molti dicono, stiamo diventando ignoranti?

La fretta secondo me non c'entra nulla: ignoranza, si tratta solo ed esclusivamente di ignoranza. Ora riscrivo questa frase con tre errori: un refuso e un errore vero e proprio ripetuto due volte.
Ignioranza, si tratta solo ed esclusivamnete di ignioranza.
Mentre è facile riconoscere nell'inversione "esclusivamnete" l'errore di battitura dovuto alla fretta e alla mancata rilettura, non sono disposta a credere (neppure sotto tortura) che la "i" di troppo nella parola "ignoranza" (tra l'altro ripetuta due volte) sia dovuta a qualcosa di diverso dall'ignoranza stessa.
La differenza tra il refuso/errore di battitura e l'errore ortografico è enorme, benchè siano entrambi fastidiosi.
Refusi ed errori di battitura si eliminano con una attenta rilettura, magari con l'aiuto del correttore di word che sottolinea in rosso l'errore grave ed evidente (errore ortografico e di battitura) e in verde quello meno grave (incoerenza, sintassi, concordanze verbali). Si può anche abilitare su Word l'opzione di correttura automatica, inserendo gli errori che si compiono più spesso (perchè-perché, mnete/mente e così via).
Gli errori di ortografia si evitano solo imparando la corretta grafia ed eliminando quindi la sottostante ignoranza, talvolta imputabile anche a forme dialettali. Anche in questo caso il correttore automatico di Word può venire in aiuto (quore/cuore, coscenza/coscienza e altri orrori simili).
In ogni caso, leggere e rileggere è utile, soprattutto se lo si fa a distanza di tempo da quando si è scritto il brano, cosicchè lo si sia in un certo qual modo dimenticato. Io, ad esempio, leggo solo dopo aver stampato: non so perchè, ma sulla carta vedo bene gli errori che non individuo invece con la lettura a video.
Infondo, in cinta e altre amenità indicate nella lezione spesso non sono segnalate da word perchè, a seconda del contesto, possono anche essere corrette. In questo caso, l'unica cosa possibile è agire a monte rimuovendo l'ignoranza. E, sì, stiamo davvero diventando progressivamente più ignoranti, purtroppo. :cry:
 
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view post Posted on 8/4/2018, 10:24
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Errori comuni (2)



- Dopo il punto, punto esclamativo e punto interrogativo va messa la maiuscola, anche all’interno dei dialoghi. La maiuscola va sempre usata con i nomi propri, mentre in italiano (a differenza dell’inglese) non si usa con i nomi dei mesi e dei giorni della settimana, né con i sostantivi di nazionalità.
- Ricordate di andare a capo ogni tanto, così il lettore tira il fiato e non si formano monoblocchi infiniti. Se siete all’interno di un dialogo, andate a capo quando cambia il personaggio che parla.
- Lo spazio va sempre inserito dopo il segno di punteggiatura e mai prima.
Fanno eccezione parentesi e virgolette: lo spazio va prima dell’apertura e dopo la chiusura, salvo sia seguita da un altro segno di punteggiatura.
Esempio: I puntini di sospensione (che vanno esclusivamente a gruppi di tre) sono spesso inutili.
Non esagerate con l’uso delle parentesi: spesso vengono erroneamente usate al posto di frasi incise.
Altri esempi: Garibaldi, “l'eroe dei due mondi”, era un uomo…; Garibaldi è detto “l'eroe dei due mondi” perché…
Nel primo caso non c’è lo spazio dopo la chiusura delle virgolette perché sono seguite da una virgola che non vuole mai lo spazio prima di sé.
Anche l’apostrofo fa eccezione: non vuole mai lo spazio, né prima né dopo se congiunge due parole (l’albero), mentre vuole lo spazio dopo se serve a troncare una parola (un po’).
Un’altra eccezione é data dal trattino che, se usato negli incisi, vuole lo spazio sia prima che dopo.
- I tre punti esclamativi/interrogativi di seguito ("!!!"), o loro mix vari (?!?!) non rappresentano un corretto uso della punteggiatura.
- I puntini di sospensione, che vanno esclusivamente a gruppi di tre, sono spesso inutili, tolgono il fiato a chi legge e possono essere meglio resi con altri segni di punteggiatura (“due punti”, “punto e virgola”, “virgola” e “punto”). Lo spazio va solo dopo i tre puntini e mai prima.
- I numeri di norma vanno scritti in lettere e non in cifre, soprattutto se sono “piccoli”. (Eccezioni: percentuali, orari su ventiquattr'ore, date: giorni e anni, ecc.)

- Soggetto e verbo non vanno mai separati dalla virgola (salvo che non ci sia una frase incisa).
- Il vocativo deve sempre essere separato dal resto della frase da un inciso, con le virgole (che non devono essere tralasciate). Esempi: "Ascolta, Giorgio." - "Giorgio, dimmi la verità!" - "Quello che devi scoprire, Giorgio, è cosa ho..."
- Ricordate le concordanze maschile/femminile e singolare/plurale (attenzione ai nomi collettivi) con i sostantivi, aggettivi, verbi (ricordate che i participi passati dei verbi attivi non hanno maschile/femminile) e anche nei pronomi. “Gli ho detto”, se è un maschio, ma “le ho detto” se è una femmina e “ho detto loro” se sono più di uno.
- Non abusate degli avverbi in -mente: appesantiscono la frase e possono creare rime fastidiose.
- Attenzione alle rime involontarie, con effetto filastrocca (es.: era seduta a destra, vicino alla finestra). Lo stesso effetto si crea con due participi passati troppo ravvicinati (es.: sono andato e ho trovato…).
- Non esagerate con l'uso dei pronomi personali (lui/lei) e possessivi (mio, suo, nostro) che appesantiscono la frase e spesso possono essere impliciti (la mia gamba è per forza solo mia!). Anche i pronomi relativi, seppure molto utili, se abusati appesantiscono la frase.
- I verbi servili (dovere, volere e potere) sono spesso inutili (soprattutto potere): il senso della frase resta invariato anche togliendo il verbo servile (es.: seguo il corso di scrittura creativa per potere scrivere un romanzo).
- Non cambiate il tempo verbale all’interno della stessa frase (e in generale nel paragrafo, capitolo, storia) se non ci sono dei motivi ben precisi.
- Evitate di usare sempre le stesse parole o di fare ripetizioni utilizzando la stessa radice nel sostantivo/verbo/aggettivo: nella lingua italiana esistono moltissimi sinonimi e il Thesaurus di Word può esservi molto utile (tasto destro del mouse per un aiuto rapido).


…e ricordate che:

Una virgola salva la vita!
“Vado a mangiare nonna” è diverso da “Vado a mangiare, nonna”.
:lol:







 
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view post Posted on 8/4/2018, 17:01
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Ho imparato sulla mia "pelle" molte di queste regole che sono la base per rendere scorrevole la lettura. Utili anche per non appesantire la frase.
Una rinfrescata fa sempre benissimo.
 
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view post Posted on 8/4/2018, 19:11
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Avverbi in -mente, con loro ho un serio problema.
Li uso fin troppo spesso, metà della revisione consiste infatti nel sostituirli con altri sinonimi o giri di parole.
E ho problemi anche con gli incisi all'interno delle frasi.
Anche di questi faccio largo uso.
Come si possono evitare o sostituire?

Un trucco che ho adottato per le virgole, è leggere a voce alta la frase o il paragrafo "problematico".
In questo modo riesco a capire meglio se e dove sia necessario togliere o aggiungere.

Praticamente quando scrivo sembro 'na matta: parlo da sola, provo i dialoghi, mimo le pozioni o i gesti dei personaggi...
 
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view post Posted on 9/4/2018, 13:23
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CITAZIONE (PandaNemo @ 8/4/2018, 20:11) 
Avverbi in -mente, con loro ho un serio problema.
Li uso fin troppo spesso, metà della revisione consiste infatti nel sostituirli con altri sinonimi o giri di parole.
E ho problemi anche con gli incisi all'interno delle frasi.
Anche di questi faccio largo uso.
Come si possono evitare o sostituire?

Sugli avverbi in -mente non ho suggerimenti: anche io li adoro e ne abuso. Poi li tolgo nelle revisioni, soffrendo tantissimo mentre mi obbligo a eliminarli. Sono così romanticamente e tragicamente efficaci, in quella particolarità solo loro di rallentare il ritmo di lettura grazie a una parola particolarmente lunga! (Tre, ne ho usati ben tre in una sola, breve frase!)
Riguardo agli incisi, una possibilità è costruire frasi più corte spezzandole con tanti punti. Ma sono così belle, seppure un poco involute, le frasi con tanti incisi! Però, è vero, non sono particolarmente chiare, soprattutto per lettori non propriamente scafati. (E anche qui, due avverbi due!!! :lol: )[/QUOTE]
CITAZIONE
Praticamente quando scrivo sembro 'na matta: parlo da sola, provo i dialoghi, mimo le pozioni o i gesti dei personaggi...

Lo stesso anche per me... ma credo che le pozioni siano posizioni. ;)
 
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view post Posted on 11/4/2018, 07:28
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Anch'io ho problemi con gli avverbi in -mente (e riesco ad accumolare forcement e ineluttabilmente il problema in due lingue ;) ).
Ma ora il mio vero incubo sono le spaziature dopo/prima della punteggiatura. Dovendo scrivere dei TD per alcuni esami di storia a Rennes, ovviamente in francese, mi devo ricordare delle diversità grafiche quando passo da una lingua all'altra. Quindi scrivere, per esempio:
- L'uomo disse: «Buongiorno»
- L'homme dit : « Bonjour »
 
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view post Posted on 14/4/2018, 09:09
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I monosillabi (dalla A alla Q)


I monosillabi (estratto dalla lista elaborata dal sito www.literary.it)




a | prep. sempl. atona (nei testi antichi si trova anche accentato, à);
a’ | troncamento per ai, prep. art., di uso poetico: “a’ carri fóschi” (G. Carducci, Alla stazione);
ah | interiezione; certi autori scrivono ha, sconsigliato perché, oltre a modificare il suono, si confonde con la 3a pers. sing. ind. pres. del verbo avere (v. à)



bah | esclamazione; esprime incertezza o rinuncia; meno comune ba, atono, o ba’, apocope per bada (Zing. 113);
be | voce onomatopeica per indicare il belato, atona; si pronuncia con accento grave (); invece be pronunciata con accento acuto () equivale alla seconda lettera dell’alfabeto (b) per esteso, più nota come bi;
be’ | interiezione, può avere tono conclusivo o interrogativo; apocope di bene; si scrive pure beh, meno accettabile ; anche apocope poetica davanti a consonante per bei o belli: “e be’ costumi onesti” (G. Carducci, Alla B. Diana Giuntini);
bla | atono, ripetuto bla bla: chiacchiericcio;
blu | atono; con accento (blù) è forma scorretta, ma ovviamente non come finale di parola composta, es. rossoblù.
boh | interiezione che esprime incertezza, insofferenza; meno bene la grafia bo;



ce | a. pronome pers. atono; b. nome disusato della lettera c (ci);
che | congiunzione e pronome, sempre atoni;
ché | aferesi di perché: “Padre mio, ché non m’aiuti?” (Inf. XXXIII,69); “Ché se ’l conte Ugolino aveva voce” (ib., 85);
chi | pronome invariabile, atono;
ci | pronome pers., idem;
co | a. variante dialettale di capo; meglio senza accento, ma si può apostrofare come se fosse apocope di capo, o più esattamente sincope - c[ap]o (co’): “In co del ponte” (Purg. III,128); b. apocope di come; c. caduta della n nella prep. con;
co’ | (con o stretta) prep. articolata; troncamento di coi e col (con i); per l’uso di co e co’ riportiamo due esempi tratti dal Carducci: “Co ’l tremolar de’ raggi” (Il termeno), “Co’ suon del prisco orgoglio” (Canto di primavera);
cri | voce che imita il canto del grillo (Card. I,343);
cro | id. per il gracchiare del corvo (Fanf. 429);
cu | onomatopea ripetuta per imitare il verso del cuculo (anche cuccù).



da | prep. semplice, atona;
dà |
3a pers. sing. ind. pres. del verbo dare (sempre accentata);
da’ | troncamento, o meglio apocope della prep. articolata dai (si noterà che per una effettiva distinzione sia necessario porre i segni paragrafematici);
de | ant. prep. semplice per di; oggi si usa nell’indicare titoli di opere che si vogliono citare per intero, es. A. Manzoni è l’autore de “I promessi sposi”; L’Accademia della Crusca sconsiglia l’uso della particella de, preferendo, nel caso citato: A. Manzoni è l’autore dei “Promessi sposi”;
de’ | prep. artic. dei, apocopata; es. “De’ galantuomini lungo le vie” (G. Carducci, Prologo in Juvenilia);
deh | interiezione, si ritiene abbreviazione di deus meus; “Deh, quanti, o misero” (G. Carducci, op. cit.);
di | prep. semplice;
| sost. dall’antico die, giorno; sempre con l’accento;
di’ | 2a pers. sing. imperativo pres. del verbo dire;
din | rappoppiato dindìn, suono onomatopeico di campanello o simile; così pure don (dondòn); se si vuole esaltare il timbro si può mettere l’accento, dìn;
do | a. nota musicale; b. 1a pers, sing. ind. pres. del verbo dare, talora accentata () per non ingenerare confusione con la nota;
, do’ | a. apocope di dove; b. id. di donde; sono forme ormai obsolete, ma (punto a) si possono ritrovare nel parlato;



e | 1. congiunzione, atona; può essere eufonica (ed) oppure obsoleta (et); 2. art. masch. pl. gli;
è | 3a pers. sing. indicativo pres. del verbo essere; obbligatorio l’accento;
eh | interiezione con una vasta gamma espressiva;
ehm | ìndica reticenza, ma come eh può avere più significati; si pronuncia con e grave (èhm) ma l’accento non va segnato;
es | parte della psiche riferita all’istinto; atona, può scriversi con la maiuscola (Es);
ex | preposizione latina ancora in uso nell’italiano.



fa | 1. IV nota musicale; 2. 3a pers. sing. ind. pres. del verbo fare, meglio atona ( è d’uso antiquato);
fa’ | 2a pers. imperativo pres. di fare; è apocope di fai [tu]; a volte si trova accentata () o atona (fa);
far | troncamento di fare;
| apocope di fede; è consigliabile l’accento acuto, anche se si trova con il grave () o con l’apostrofo (fe’), es. “della fe’ caduta” (Far. X,119); la cantata HWV158a-c di Händel viene riportata con accento grave o l’apostrofo: “Se pari è la tua fè [fe’]”;
fe’ | apocope di fece, pass. remoto di fare, 3a pers. sing. (anche );
fez | copricapo di origine araba.
fra | 1. prep. semplice, atona; 2. apocope di frate; ugualmente bene, anche se meno ricorrenti, le forme frà e fra’;
fra’ | prep. articolata e univerbata di fra i per evitare incontri cacofonici; v. anche fra 2;
fru | ripetuto fru fru, fruscìo o sbattere d’ali; la forma univerbata frufrù va ovviamente accentata;
fu | 1. sia la forma verbale (3a pers. sing. del pass. remoto di essere) che l’aggettivo (il fu) vanno atoni; è forma disusata; 2. erba detta anche valeriana; ripetuto fu fu vuol dire sommossa, subbuglio.



già | av. con dittongo ascendente;
giù | av. cfr. già;
gli | 1. art. masch. plurale; 2. pronome di terza persona; av. per , perde l’accento;
glò | 1. ripetuto (glo glo o gloglò, pure con trattino glo-glo), onomatopea di liquido che esce da una bottiglia, da un fiasco o altro recipiente, o che defluisce; fare glo glo, bere: ‘Quando il vino dal fiasco fa glo glo’ (Pers. Poesie di Parigi, p. 207); 2. id. verso del tacchino (cfr. glu);
glu | ripetuto quasi sempre staccato (glu glu), meglio atono; ved. glò 2.;
gni | ripetuto gni gni si dice di chi essendo balbuziente inizia a parlare senza concludere;
gre | ripetuto e senz’accento (gre gre): “un breve gre gre di ranelle” (G. Pascoli, La mia sera, v. 4);
gru | sia che significhi 1. trampoliere; 2. macchina con braccio girevole per sollevare pesi – va sempre atona (tuttavia il Pianigiani p. 649 l’accenta: grú);
gulp | interiezione che imita la deglutizione a vuoto, per paura o sorpresa;



ha | 1. 3a pers. sing. ind. pres. del vr. avere (più raro à); 2. onomatopea di risata, ripetuta ha ha – spesso preferita ad ah ah – che si confonde con la voce verbale; 3. simbolo dell’ettaro; 4. con valore di interrogativa, es. ‘Avevo bisogno io di tue favole, ha?’ (Fanf. 724);
hi | 1. interiez. che esprime una vasta gamma espressiva: stupore, noncuranza, stizza, disprezzo, schifo; ripetuta (hi hi) vuol riprodurre una risata sarcastica o un pianto stizzoso; 2. voce per incitare le bestie da soma, spec. asini e simili, anche ih;
hip | voce inglese, soltanto nella locuzione (dove si ripete tre volte) hip hip hip urrà; segno di gioia, esultanza o augurio;
ho | 1a pers. sing. ind. pres. del vr. avere;
hu | interiez. esprimente meraviglia;
hum | interiez. che denota incertezza, dubbio o sospetto; ripetuto (hum hum) per indicare il suono di colpi di tosse o raschìo di gola; a volte con le sole consonanti, hm.



ics | consonante x;
id | in psicanalisi, l’inconscio o Es; puntato (id.) vale idem;
ih | interiezione, v. hi;
il | 1. art. sing. masch.; 2. un tempo si usava al posto del pronome lo: ‘pietosa il trasportò’ (A. Manzoni, Il Cinque Maggio); 3. egli;
in | 1. prep. semplice; 2. ingl. dentro, nel significato di ‘alla moda’: essere in; 3. raramente al posto della prep. per;
in- | prefisso, in genere con funzione negativa: esistente, (in)esistente;



la | 1. art. f. sing.; 2. pron. personale, anche come soggetto, es ‘la venga con me’ (di uso toscaneggiante); 3. sesta nota musicale nella scala di do: tutte forme atone; la maiuscola nella nota musicale (La) è superflua;
le | 1. art. determinativo f. plurale; 2. pron. personale, anticamente anche al pl. f.;
li | 1. ant. gli; si ritrova ancora nel burocratese premesso alla data, es ‘li 3 di luglio’ (poi divenuto av. di luogo, ); 2. pron. personale; 3. simbolo del logaritmo integrale;
lo | 1. art. m. sing.; 2. pronome;



ma | 1. congiunzione; 2. sostantivo, es. ‘il ma e il come’; 3. v. mah; 4. per mi, nota musicale (Card. II, 46);
mah | 1. interiezione che esprime incertezza, dubbio, perplessità; la grafia ma’ è indicata come erronea in Sandron (ed. 1984, p. 1111); 2. dea mesopotamica, signora degli dei (v. );
mal | 1. tr. di male, perlopiù in posizione proclitica e non di rado univerbato, es. malcostume; 2. tr. di malo; 3. tr. di malamente (avv.);
man | 1. tr. di mano, sconsigliabile; corretto invece nella locuzione man mano o in man salva; 2. nome di due isole, una in Costa d’Avorio e l’altra presso la Gran Bretagna (Man);
mar | 1. tr. di mare: ‘nel suo castello al mar’ (Carducci, Il re di Tule, v. 16); si usa spesso davanti al nome proprio, es. mar Tirreno;
marc’ o marsc’ (anche march, masch) | interiezione, comando che dà l’ordine di marciare: avanti marsc’;
me | (con accento acuto che non va segnato) 1. pronome di 1a pers. sing.; 2. particella pronominale; 3. compl. di termine;
me’ | 1. apocope di meo (mio): ‘allor disía ’l me’ cor drudo avere’ (Cavalcanti); 2. apocope di meglio: ‘se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono’ (Inf. II,36); 3. apocope di mezzo: ‘in me’ la bocca’ (Angiolieri) / ‘per me’ la porta che entra chiostro’ (Esequie Michelang. 16);
mel | vale me lo;
men | troncamento di meno, specialmente in posizione proclitica;
mi | 1. pron. pers. (atono); 2. terza nota musicale della scala di do: 3. dodicesima lettera dell’alfabeto greco ();
mi’ | apocope di mio, mia, miei, mie: sempre in posizione proclitica, es . ‘ciò a mi’ padre, che mi tien sì magro’ (Angiolieri);
| v. mo’ 3;
mo’ | 1. avv. dialettale o antico: ora, adesso; ‘e mo’ che faccio?’; 2. dialettale, un po’: ‘guarda mo’ qui’: 3. troncamento di modo, si usa soltanto nella locuzione a mo’ di: ‘a mo’ di sciarpa’; raddoppiato (mo’ mo’, anche mo mo e ma mo’) equivale a or ora, in questo punto;



ne | 1. particella pronominale; 2. pronome personale: ci, noi; 3. prep. semplice, un tempo separata dall’articolo, es. ne la (nella) e denominata analitica; 4. per mantenere l’integrità di un titolo, es. ne ‘I promessi sposi’, soluzione però che la Crusca sconsiglia;
| congiunzione con funzione negativa; va sempre accentata;
ne’
I 1. apocope della prep. articolata nei; 2. davanti a vero, locuzione avverbiale: ne’ vero (nevvero);
neh
| (con e grave nèh) anche ne’ (non è): interiez. dal tono interrogativo; esprime dubbio, possibilità, o richiede conferma; è forma contratta a univerbata di non è; cfr. ne’;
nei, nel | (néi, nél) 1. prep. articolata pl. e sing.; 2. specie di flauto (néi) usato dai turchi (Pagn. II,198).
ni |
1. tredicesima lettera dell’alfabeto greco; 2. né sì né no (incrocio o crasi di no e );
no | (pronuncia ) avv. atono;
no’ | troncamento di noi (nói); pron. pers. in antico anche nui: ‘nui | Chiniam la fronte al Massimo | Fattor, che volle in lui’ (A. Manzoni, Il Cinque Maggio vv. 32-34);
nol
| per eufonia davanti a lo (non lo), forma poetica;
non | (nón) v. no;



o | 1. congiunzione (ó); 2. interiezione che indica stupore o meraviglia; cfr. oh;
od
| (ód) forma eufonica di o; si usa solo davanti a parola che inizia per vocale, specialmente se o; es. ‘chiaro od oscuro’;
oh
| (óh, òh) interiezione che esprime una vasta gamma di sentimenti a seconda dell’intonazione;
OK
| equivale a ‘va bene, sì’; sigla che pare provenga dal nome del comitato Old Kinderhook club (1840);
or
| 1. troncamento dell’avverbio ora; ‘ch’or è se de la Magna? (B. Latini, Tesoretto Pr. 14); 2. tr. di oro; ‘Dio dell’or, del mondo signor’ (Faust di Gounod, atto II); 3. raro, tr. di orto;



pa | 1. tr. di padre; lo si trova anche accentato (pà); 2. tr di paio; 3. per scherzo o scherno o disprezzo, quando un ragazzo fa qualcosa che a un altro dispiace: ‘Bellino, pa’; 4. scherzoso, a un uomo considerato come un bambino; fare pa, accarezzare mollemente con la mano aperta;
paf
| (anche pàffete) voce onomatopeica che indica il suono di uno schiaffo o un colpo dato con la mano aperta o di un corpo che cade a terra; cfr. Piff, paff, G. Meyerbeer: Gli Ugonotti, atto I;
pag.
| abbreviazione di pagina; al pl. pagg, anche p. e pp.;
pah
| interiezione che denota meraviglia e si usa con ironia o dileggio;
pam
| voce onomatopeica per indicare: a) uno sparo di pistola o fucile; b) il rumore di qualcosa che sbatte o cade;
pan
| 1. tr. di pane, spec. se seguito da altra parola, es. p. grattato; p. di serpe, aro; 2. (Pan) divinità delle selve e dei pascoli; 3. (pan-) prefisso dal gr. pân neutro di pâs, tutto; in parole composte, es. panteismo; diventa pam davanti a bilabiale, es. pamplegia;
par | 1. tr. della voce verbale pare; ‘Mi par d’udire ancora’ (Bizet: I pescatori di perle, atto I); 2. tr. dell’avverbio pari; ‘Bianca al par di neve alpina’ (Meyerbeer: Gli Ugonotti, atto I); 3. nel golf (in ingl. norma), regola che indica il numero ottimale di colpi – variabili, a seconda del percorso – per mandare la palla in buca;
| 1. dial. piede; 2. tirata di fumo di pipa o sigaro; 3. tr. (anche pe’) di per o pei; giocare o fare a pè, far voltare una moneta tenuta sul palmo soffiando; la voce nasce dal suono che fa quello sbuffo;
pel | 1. tr. (secondo il Pagnoni, sincope) di pelo; P. di Carota, romanzo di J. Renard (1894); 2. crasi di per il; un apax, perl;
per | 1. preposizione semplice; 2. segno di moltiplicazione (X); 3. (per-) prefisso con valore intensivo, es. perdurare; o rafforzativo, es. (in med.) pertosse; in chimica, per indicare che un certo carattere si trova in quantità superiore riguardo alla norma, es. perossido;
plop
| interiez. onomatopeica per riprodurre il suono d’un oggetto che cade in acqua o altro liquido;
po | (Po) il principale fiume italiano; va senza accento;
po’ | 1. apocope di poco; 2. tr. di poi; sconsigliabile la grafia ; una rara forma – pò’ – con accento superfluo in Bol. VI-54; cfr. pure in Petr. 929 a indicare il suono grave;
poc’ | elisione di poco, come nella locuzione avverbiale poc’anzi;
poh | (pòh) interiezione che esprime disprezzo, indifferenza sdegnosa, disgusto; per Petr. 930 può indicare asserzione;
pre | prefisso (pre-) che indica anteriorità temporale; es. preannuncio; o per forme evolutive, es. preominide; et. dal lat. prae, innanzi, prima;
pre’ | apocope di prete;
pro | 1. prefisso (pro-) usato per ascendenti e discendenti; es. prozio; nel significato di ‘al posto di’, es proconsole; per oltre, es. pronunciare; et. dal lat. pro- ‘che sta davanti’; 2. a vantaggio di; es. pro Loco; sost. m. (prò) inv. utilità vantaggio; es. ‘Cicero pro domo suo’ a favore della propria casa (dall’orazione di Cicerone tornato dall’esilio);
pró
| (pro’ - ant. pro) 1. apocope di prode; 2. av. coraggiosamente, valorosamente;
prof. (prof) | abbr. di professore, sia maschile che femminile; es. il prof, la prof; al pl. proff;
prov. | abbr. di Provincia;
| v. puh; suono di aborrimento di cosa fetènte o malvagia o abominevole (Fanf. 1194);
puf | 1. adattamento di pouf, sgabello imbottito, basso, generalmente a forma di cilindro; et. voce fr. di origine onomatopeica, propr. tonfo;2. anche cuscino rotondo; 3. rigonfio posteriore nella sottana delle donne; 4. molletta o gancetto per tenere sollevate le vesti femminili; 5. modo di acconciare i capelli delle donne; 6. debito (termine scherzoso); 7. v. puff; ripetuto (puf puf) rumore del motore di automobile (Zing. VI, 1222);
puff | interiezione (anche puf) a imitazione di un tonfo soffice, spesso con l’esclamativo (puff!); ripetuto, imita lo sbuffare di una macchina a vapore; cfr. puf 7;
pum
| voce onomatopeica che imita il rumore di un tonfo, o di uno sparo, o di una esplosione;
pur | tr. di pure;
pus | 1. et. dal lat. pus-putis, marciume (cfr. puh); liquido che si forma in presenza di infezione; 2. marcia del vaccino da inoculare sull’uomo; 3. scherzoso o ir. per P.S.U. Partito Socialista Ufficiale (cfr. Zing. VI,1229);



qua | 1. av. di luogo, atono, ma in testi ottocenteschi si trova pure accentato; 2. nella frase lat. ‘conditio sine q. non’ che vale ‘condizione indispensabile’;
qua’ | tr. di quale, anche al pl.;
qual | tr. di quale; va sempre troncato, anche davanti a nome f. ess. q. era; q. ombra (non bene qual’ombra);
que’ | apocope di quegli o quei;
quel | tr. di quello, solo davanti a nome o ag. maschile; es. q. nome; invece: quell’uomo, quell’idea;
qui | 1. av. di luogo, atono; cfr. qua; 2. lat. ‘q. pro quo’ per errore o sbaglio; 3. il primo dei tre nipotini di Paperino; gli altri sono quo e qua;
quid | 1. dal lat. chi? che cosa? si riferisce a qualcosa di indeterminato; 2. certa somma di denaro, es. un q. per spese varie; 3. il perché;
quo | 1. vedi qui 3; 2. in lat. ‘statu q.’ nello stato presente;



 
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view post Posted on 21/4/2018, 09:27
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I monosillabi (dalla R alla Z)


I monosillabi (estratto dalla lista elaborata dal sito www.literary.it)




ra-| prefisso che equivale a ri- (v.); es. raccappricciare, raffinare; si ha in genere il raddoppiamento fonosintattico.
rap | specie di musica nata nei quartieri neri degli Stati Uniti: ha ritmo uniforme e sincopato su cui ci si scandisce un monologo; ingl. letteralmente ‘colpo’;
ras | 1. sost. m. alto dignitario che regge talune province in Etiopia; dall’aramaico ‘testa, capo, sommità’; 2. per est. chi esercita la sua autorità arbitrariamente e con modi dispotici; 3. promontorio;
rat | dal fr. topo / r. musquè, pelliccia di topo muschiato, color bruno con sfumature e pelo assai morbido;
re | (pron. ré) 1. monarca; 2. seconda nota della scala di do, dalla sillaba iniziale del 2° verso dell’inno latino di S. Giovanni ‘resonare fibris’; 3. simbolo del renio (Re);
re- | prefisso di verbi o derivati che presuppone ripetizione, ritorno, reciprocità o movimento in senso opposto;
rev. | 1. abbr. di reverendo; rev.mo, reverendissimo; 2. abbr. di revisione;
rhum (rum) | ingl. et. incerta; liquore che si ottiene dalla distillazione del succo dello zucchero di canna;
ri- | prefisso di verbi e derivati; si può trasformare in ra- se seguito da a; es. ravvivare; indica: a) reduplicazione o ripetizione in senso continuo, es. rivedere, rifare, ecc.; b) intensità, es. rifinire; c) funzione derivativa, es. ribassare, rilegare, ricavare;
rin- | ha la stessa funzione di ri- per talune voci, es. rincalzare, rinchiudere, rincorrere;
ron | 1. onomatopea, ripetuto per indicare il russare; 2. (Ron) nome d’arte del cantautore Rosalino Cellamare.

sa| 1. 3a pers. sing. indicativo pres. del vr. sapere; va atona; accentata () su testi antichi; 2. sigla di ‘senza anno’ (s. a.); 3. sincope per sua (raro e antico);
sac | dal composto cul-de-sac (fr.); 1. via senza uscita; 2. cavità anatomica a fondo cieco;
sal | 1. tr. di sale; ‘sì come il s.’ (Bol. XIII,3); 2. isola dell’arcipelago del Capo Verde (Sal);3. tr. della 3a pers. sing. indicativo pres. del vr. salire; ‘Chi troppo in alto s.’; 4. apocope di salvo;
san | forma tronca di santo; si usa davanti a consonante, es. san Leopoldo; davanti a vocale si elide, es. sant’Antonio; davanti a s impura mantiene la forma intera, es. santo Stefano;
sci | (pure schi, norvegese ski) attrezzi per scivolare sulla neve; il Palazzi, purista della lingua italiana, proponeva scivoli;
sdò | 1a pers. sing. ind. pres. del verbo sdare (rifl.); 1. cessare di dedicarsi a qualcosa; 2. fare qualcosa con grande impegno; 3. avvilirsi o anche impigrirsi; si può omettere l’accento (sdo); nella voce specifica, stesso discorso vale per la 3a pers. (sdà o sda); poiché si tratta di composto (s-dare) non esiste come nel verbo originario la confusione tra voce verbale e preposizione semplice ( | da);
se | 1. congiunzione, sempre atona; 2. particella pronominale, id.;
| pronome pers. di terza pers., sia f. che m. con accento, che spesso viene omesso quando seguito da stesso; è consigliabile accentarlo sempre;
se’ | tr, della 2a pers. sing. ind. pres. del verbo essere (forma completasei);
sec | rif. a liquori, secco; demi s, semi-secco; voce fr.;
selz (seltz) | acqua da bere gasata artificialmente; dal nome della città di Seltz (in ted. Selters), nota per le sue acque minerali; l’apparecchio per produrre tale acqua si chiama seltzògeno;
ser | forma tronca di sere, signore; dal lat. senior; / s. potta, modo di dire derisorio per indicare persona presuntuosa o saccente;
set | 1. nel tennis, partita; 2. in cinematografia, scena allestita un teatro di posa; 3. corredo; / un s. di valigie; dall’ingl. nelle varie accezioni;
sfa | 3a pers. sing. ind. pres. del vr. sfare, sia atono che accentato (sfà);
sfo | 1a pers. ind. pres del vr. sfare, meglio senz’accento;
si | 1. particella pronominale atona di 3a pers. sing. e pl., sia per il m. che per il f.; 2. settima nota musicale della scala diatonica;
| avv. sempre accentato, per distinguerlo dal pronome (particella);
sic | lat. così; fra parentesi si scrive, a volte con l’esclamativo, accanto a parola o frase ritenuta incomprensibile o errata, ma riportata dall’originale;
sig. | abbrev. di signore, al pl. sigg.;
sigh | interiez. dei fumetti per indicare dispiacere, rammarico, e simili; dall’ingl. sospiro, voce onomatopeica;
sin | 1. tr. della preposizione sino; si tronca specialmente davanti a consonante, es. sin quando; 2. av. perfino;
sin- | prefisso che indica unione o contemporaneità, es. sinfonia, sincronico;
sir | titolo onorifico, da premettere a nome e cognome, di cavalieri e baronetti inglesi; dal fr. antico sire; cfr. ser;
ski | v. sci;
slip | sost. m. inv. al pl. Mutandine molto succinte e aderenti usate come indumento intimo o da bagno; dall’ingl. to slip, scorrere, scivolare; di. Slippino;
smack | interiez. che imita il rumore di un bacio con lo schiocco; voce onomatopeica di origine ingl.;
smog | (pron. smòg) 1. coltre nebbiosa, spec. nelle grandi città industriali, composta da goccioline d’acqua, fumo e altri prodotti di combustione; 2. per ellissi, inquinamento; et. ingl., composto di smoke (fumo) e fog (nebbia);
sniff | 1. interiez. che imita il rumore fatto con il naso da chi annusa; 2. figur. l’azione di chi sta indagando o ricercando; ingl. sost. annusata, fiutata;
snob | sost. m. e f. inv. al pl. 1. chi vuole apparire raffinato e alla moda; 2. chi mostra gusti fuori del normale; 3. agg. inv. es. gusti s.; voce ingl. dalla frase latina s(ine) nob(ilitate):
so | 1. 1a pers. sing. indicativo pres. del vr. sapere; 2. per sincope, ag. suo: ‘Il veriloquio so [suo] dianzi lo gladio’ (v. Bol. II-1958); 3. apocope di sotto;
so- | prefisso col significato di sotto o con funzione attenuativa; es. sorreggere, sorridere; dal lat. sub sotto;
son | 1. tr. di sono (són), ind. pres. della 1a pers. sing. e 6a pers. pl. del vr. essere; 2. tr. del sost. sono (suono) (sòn); 3. abbr. di Sonata (Son.);
sor | (sór) sost. m. 1. voce popolare per signore, che si antepone specialmente al nome, es. s. Profenna (cfr. Marc. 1955); 2. (Sor) J. F. musicista spagnolo; 3. voce ant. per su, v. sur;
sor- | prefisso di parole composte, col significato di sopra; es. sormontare, sorvegliare;
sott- | prefisso per sotto in univerbazioni del tipo sottintendere;
speck | varietà di prosciutto crudo, senz’osso, salato e affumicato; voce ted. propr. lardo;
spett. | abbr. di spettabile, perlopiù nella corrispondenza indirizzata a enti o ditte;
st! | (anche sst!) interiez. per imporre silenzio;
sta | 1. 3a pers. sing. ind. pres. del vr. stare; 2. voce con la quale si intima silenzio all’uditore (D’Alb. VI,451);
’sta | aferesi (segnalata dall’apostrofo) del pronome questa; l’apostrofo si può omettere (sta); si univerba in parole come stasera, stanotte;
sta’ | 1. 2a pers. imp. pres. del vr. stare, anche stà o sta; 2. tr. di staio; 3. tr. di state (vr.);
stan | 1. tr. della 3a pers. pl. ind. pres. del vr. stare; 2. nome d’arte (Stan Laurel) dell’attore britannico A. Stanley Jefferson;
star | 1. tr. del vr. stare; / s. del credere, obbligazione di un commissionario nei riguardi di un committente; 2. sost. f. attore o attrice di grande fama; 3. per est. qualsiasi personaggio che abbia notevole rilievo in qualche attività; 4. piccola imbarcazione a due posti; voce ingl. stella; / S. Trek, fortunata serie di fantascienza;
’ste | aferesi del pronome queste (anche senza apostrofo: ste);
’sti | aferesi del pronome questi (anche senza apostrofo: sti);
to | 1. 1a pers. sing. ind. pres del vr. stare (pron. stò); non va accentata; 2. aferesi di questo, v. ’sto;
’sto | aferesi del pronome questo (pron. stó), anche senza apostrofo;
stock | sost. m. 1. quantità di merci come scorta per le vendite o immagazzinate prima di subire ulteriori lavorazioni; 2. per est. grossa quantità di merce venduta o acquistata in blocco; 3. fondo di magazzino; 4. in econ. la disponibilità di un patrimonio in un dato momento; 5. liquore tipo cognac; / s. 84; et. ingl. propr. blocco, tronco; 6. ted. bastone, cfr. alpenstock;
stra- | suffisso dal lat. extra fuori; può indicare il significato originario, es. straripare; per eccesso, es. stravizio; come superlativo, es. stravecchio;
strass | 1. cristallo ricco di piombo; 2. per est. e pop. monile o altro oggetto simile di ornamento; dal nome dell’inventore austriaco J. Strasser;
su | 1. preposizione semplice (atona); 2. avv. per sopra, pure atono; tuttavia per distinguerlo dalla prep. talvolta viene accentato (); menar su, portare in prigione (Serg. 1160);
su’ | 1. tr, della prep. articolata sui; è d’uso toscano o letterario; 2. tr. di suo, sua, suoi e sue: d’uso pop. toscano;
sub | sost. m. abbr. di subacqueo, chi pratica immersioni in apnea o con l’autorespiratore;
sub- | prefisso che può indicare: 1. posizione sottostante o adiacente, es. subordinato; 2. attenuazione, es. subnormale; 3. derivazione, es. subaffitto; et. dal lat. sotto;
sud | m. 1. punto cardinale opposto al nord; 2. zona meridionale di un territorio; 3. nel bridge, posizione del giocatore (Sud) che sta di fronte al Nord, col quale fa coppia; et. ant. ingl. suth;
sud- | in geografia, prefisso col significato di ‘meridionale’, es. sudafricano;
sur | 1. prep. che si usa con funzione eufonica, spec. davanti a u, es. ‘sur una tempia’ (Manzoni); ‘sur uno sgabello’ (Ex. VIII,2);
sur- | prefisso che vale sopra, in composti come surclassare; cfr. sor;

ta’ | tr. fior. di tali;
tab | 1. abbr. di tabella; 2. sulla tastiera, abbr. di tabulatore;
tac | 1. voce che imita un suono secco (scatto, rottura, ecc.), es. ‘quindi: tac, uno scatto’ (Mastronardi); nell’orologio: tic-tac; 2. sost. f. sigla della tomografia assiale computerizzata (TAC);
taf | 1. sost. m. adattamento di forma tigrina che corrisponde a quella amarica adattata in teff (anche taff); 2. t. o tàffete, onomatopea di rumore o colpo improvviso, col senso di: ecco lì, sùbito (Zing. 1625);
tal | tr. di tale; in uso spec. nella locuzione ‘tal dei tali’, persona nota di cui non si vuol fare il nome o che non è specificata;
tam | rip. tam-tam (anche tan-tan), con o senza trattino; 1. strumento a percussione di origine cinese; 2. grande tamburo di legno, spec. africano; 3. per est. il suono prodotto da tali strumenti; 4. fig. sistema elementare o clandestino per diffondere notizie;
tav. | abbr. di tavola, senso di prospetto o tabella;
te | 1. pronome personale (atono, pron. ); 2. particella pronominale (atona, pron. );
| sost. m. inv. pianta di origine asiatica; anche the, in tal caso superfluo l’accento (thè); talora senz’accento (te); cfr. D’Alb. VI,596;
te’ | interiez. per ‘tieni, prendi’ (anche tie’), di uso dialettale o popolare; ‘te’ questo lume’ (Boccaccio);
tek | (pron.tèk) 1. adattamento di teak, albero delle verbenacee; meno frequente la grafia teck; 2. legno ricavato da tale albero; et. dal malese tekka;
tel | (pron. tèl) 1. abbr. di telo; 2. univerbazione di te lo;
ter | ag. inv. che si ripete tre volte; / Treno t., che segue a breve distanza e con lo stesso percorso del Treno bis; dal lat. ‘tre volte’;
test | 1. esperimento o prova che deve fornire dati utili a conoscere un determinato problema; 2. in psicologia, serie di domande che permette una valutazione del soggetto in esame; 3. per est. prova d’esame con domande abbinate a un gruppo di risposte; et. dal lat. testu, vaso di coccio nel quale gli alchimisti saggiavano l’oro;:
the | v. ;
tic | 1. interiez. che imita un suono secco e breve; cfr. tac 1; 2. sost. m. inv. piccolo rumore secco e breve (cfr. tic 1); 3. contrazione improvvisa e involontaria, con un certa frequenza, di un muscolo, generalmente facciale; / t. nervoso; 4. gesto o movimento abitudinario; 5. per est. ripetizione insistita; voce onomatopeica;
tilt | sost. m. inv. nel flipper, interruzione della partita causa un errore o scotimento eccessivo dell’apparecchio; si usa pure in senso figurato: andare in t.; dall’ingl. colpo, inclinazione;
tin | 1. interiez. ripetuta (tin tin) di suono squillante, prodotto da campanello o bicchieri che si toccano fra loro; ‘tin tin sonando con sì dolce nota’ (Par. X,153); 2. sost. m. suono squillante e argentino;
to’ | 1. interiez. (pron. , anche toh) familiare che invita a prendere qualcosa; 2. come richiamo ad animale: ‘to’, Fido, vieni qua’; 3. esclamazione di meraviglia, sorpresa, o simili: ‘to’, chi si vede!’; 4. apocope di togli: ‘to’, c’è la cosa seco’ (Buon. Tanc.);
tôr | sincope e tr del vr. togliere;
tot| (pron. tòt) ag. indef. inv. 1. nel senso di tanti, tante, senza specificare; 2. al posto di tale (Sand. 2011 ne sconsiglia l’uso); / il giorno t.; 3. sost. m. inv. quantità indeterminata; dal lat. tanti (di numero);
tra | prep. semplice, con lo stesso significato di fra (v.); atona, si usa in alternativa a fra per evitare cacofonie o allitterazioni; es. ‘tra fratelli’ meglio ‘fra fratelli’;
tram | abbr. 1. di tranvai, dall’ingl. tram veicolo, e way via; 2. complesso di linee, impianti e vetture di tale mezzo;
tran | rip. tran tran, monotona ripetizione di atti o situazioni; sin. di routine; voce onomatopeica, anche univerbata (trantràn);
trans | abbr. di transessuale;
trans- | prefisso che significa oltre o attraverso; es. transoceanico; et. dal lat. ‘oltre a’;
trar | tr. del vr. trarre;
tras | prefisso praticamente uguale a trans- (v.); es. trasferire, dal lat. trans (oltre a) e ferre (portare);
tre | (pron. tré) 1. agg. numerale cardinale inv.; 2. dopo un sost.: posto occupato da una serie di elementi; atono, ma unito ad altri numeri va accentato, es. ventitré; 3. come sost. per. ellissi, il numero tre; 4. segno grafico che lo rappresenta; et. dal lat. tres;
tri- | prefisso di origine greca o latina o di recente formazione, nel significato ‘di tre’ o ‘composto da tre’, es. trisillabo (di tre sillabe), triangolo (che ha tre angoli); dal lat. tres;
tric | interiez. onomatopeica a imitazione di scricchiolio o incrinatura; tric-trac, nome pop. della battola, strumento formato da due tavolette di legno;
tris | sost. m. inv. 1. in taluni giochi di carte, tre carte di ugual valore; es. t. d’assi, tre assi; 2. id. espressamente nel poker; 3. in ristorante, come t. si intende perlopiù tre assaggi, ad es. t. di primi;
troll | (pron. tròll) demone o folletto che può assumere l’aspetto di nano o gigante; cfr. A. Boito; et. dall’ant. nordico;
tu | pron. pers. m. e f. sempre atono;
tuff | (anche tùffete) interiez. 1. imitazione del rumore d’un corpo che cade in un liquido; 2. ripetuto, imita gli sbuffi di una macchina, spec. una locomotiva; voce onomatopeica;
tum | interiez. per rumore cupo; come sost. m. rumore cupo e sordo; il t. dei tamburi, spec. reiterato;

uff| (anche uffa, auff, auffa) interiez. che esprime impazienza, fastidio o noia; voce espressiva; spesso con esclamativo: uff!;
uh | interiez. per esprimere spavento, fastidio, stupore, dolore; voce espressiva;
uhm | interiez. per indicare soprattutto dubbio o perplessità;
un | forma tronca di uno; 1. ag. numerale cardinale; 2. pronome indefinito; sempre tronco davanti a vocale, es. un uomo; invece davanti a taluni digrammi come s +altra consonante va la forma intera, es. uno spirito, uno squalo, uno sciocco, uno sbadato, uno gnomo, ecc.; il pron. una invece si può elidere, es. un’alba;

va| 1. vr. andare, ind. pres. 3a pers. sing., sempre atono; 2. sigla di Varese (VA); 3. sigla di valore aggiunto (v. a.);
| vr. andare, imp. 2a pers. sing., più raramente va, meglio va’ (v.);
va’ | 1. vr. andare, imp. 2a pers. sing.; è la forma più corretta essendo tr. (o apocope) di vai; 2. (anche vah) interiez. per esprimere stupore, stizza o sim.;
val | 1. apocope di valle; 2. tr. della voce verbale vale: ‘ma nulla val, io credo’ (Bol. V-57); 3. abbr. in chimica di valina (Val); 4. in economia, abbr. di valuta (val.);
vamp | sost. f. inv. donna dal fascino aggressivo; abbr. dall’ingl. d’America di vampire;
| 1. apocope di vedi; 2. v. ve’ (veh);
ve’ | (anche veh) 1. interiez. che esprime stupore o ammirazione; / ‘ve’ che non par che luca’ (Purg. V,4); è apocope di vedi; 2. rafforzativo: Sto bene, ve’ (Manzoni); ammonitivo: attento, ve’;
ved. | abbr. di vedere; vedi si abbrevia in genere con v. o vd.;
vel | 1. tr. di velo; / ‘circonfusa di un candido vel’ (Coraegus, 60); 2. univerbazione tronca per ve lo;

wow| 1. interiez. che esprime meraviglia, entusiasmo o sim.; 2. sost. m. inv. fluttuazione di frequenza di un suono inciso su supporto, es. disco o nastro;

zac| colpo dato anche di taglio;
zaff | 1. interiez. imitante un rumore secco e improvviso dato di taglio; 2. in modo scherzoso: l’atto di chi porta via qualcosa con rapidità e destrezza;
zar | sost. m. inv. titolo imperiale usato spec. in Russia; dal lat. Caesar; anche csar, czar, tsar;
zen | 1. sost. m. inv. dottrina e scuola religiosa buddista; 2. ag. inv. arte z.;
zic | interiez. suono d’un piccolo colpo dato di taglio o che taglia; voce onomatopeica;
zip | 1. chiusura lampo; dall’ingl. voce onomatopeica; 2. ZIP: acronimo di Zona Industriale Padova;
zum | interiez. che imita la grancassa, i piatti e i tamburi, in genere nelle bande militari.
 
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view post Posted on 21/4/2018, 16:54
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Pozionista sofisticato

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Questa pagina serve a tutti. Chi non ha avuto un dubbio nel discorso diretto?
Anche su tè e the spesso mi è capitato di dubitare come sulle forme di esclamazione : hi o ih che ho scoperto essere uguali :lol:
Insomma questo è un vocabolario completo a cui rivolgersi mentre si scrive.
 
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view post Posted on 21/4/2018, 17:03
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Proprio così: c'è un comodo elenco alfabetico per risolvere ogni dubbio.
Basta che uno i dubbi se li faccia venire, però! ;)
 
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12 replies since 1/4/2018, 21:38   187 views
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