Lezione molto, ma molto interessante!
CITAZIONE
- Non modificate il soggetto all'interno dello stesso periodo (frase).
Questo mi risulta alle volte molto difficile, soprattutto quando mi metto a creare periodi lunghi e complessi (che poi semplifico solitamente in fase di rilettura). Però ci sono periodi in cui è quasi impossibile non modificare il soggetto:
Non sapeva se l'assassino avesse....
CITAZIONE
- Mantenete il punto di vista. Esistono regole precise per variare il punto di vista: farlo in modo non corretto confonde il lettore.
Questa è una cosa con cui combatto sempre. Usando dei punti di vista multipli, alle volte mi accorgo di essere passata all'improvviso ad un altro punto di vista. Poi modifico, però il rischio di non accorgermi dell'errore in fase di scrittura rimane.
CITAZIONE
- Black box: significa far morire il protagonista quando è lui a raccontare la storia. Ė impossibile raccontare la propria morte. Salvo per chi è risorto…
L'unico escamotage per far funzionare la cosa, che mi viene in mente, è una scrittura al presente... però concludere il racconto con un
sento il pugnale entrarmi nel cuore avrebbe un effetto più straniante di certi personaggi operistici che affermano gorgheggiando
MuioCITAZIONE
- Non confondete lo scrittore con il narratore: è fastidioso perché rivela che la storia che stiamo leggendo non è reale E questo, nel limite del possibile, non dovrebbe mai accadere perché il lettore deve credere nell’esistenza reale del mondo narrato. Il narratore non è la voce dello scrittore, bensì un personaggio cui è affidato il compito di raccontare una storia. Altro errore è confondere il protagonista con il narratore: ricordate che il protagonista non può mai essere onnisciente.
Credo che, nella storia delle letteratura, soltanto i grandi riescano a giocare tra scrittore/narratore/personaggio senza farlo apparire forzato, straniante o fastidioso.
Una cosa che invece mi infastidisce di certi romanzi - che sembrano promettere bene, ma poi... - è quando c'è un personaggio che ricorda qualcosa del passato - e fin qui nessun problema -, ma non soltanto relativo a ciò che ha fatto o visto, ma anche circa fatti in cui non era presente, il che non ha assolutamente senso.
CITAZIONE
- Descrizioni inefficaci dei personaggi. Quando la descrizione di un personaggio avviene attraverso luoghi comuni. Lo scrittore deve conoscere a fondo il suo personaggio: può quindi fornire al lettore gli strumenti per sviluppare l’empatia e partecipare alla storia seguendo il suo particolare punto di vista.
Ecco sulla descrizione dei personaggi ho sempre dei grandi problemi o, meglio, non sono mai sicura di riuscire a renderli "vivi" agli occhi dello scrittore.
CITAZIONE
- Lʼuso dei cliché spersonalizza lo scrittore: lo rende confondibile e con una scrittura uguale alle altre. Il cliché nella storia sa di già visto, ma non ha lo stesso sapore del deja vu, né la stessa aura di mistero. È segno anzi di poca fantasia, poco sforzo creativo e poco lavoro di revisione.
Concordo. Qualche cliché può essere usato in maniera involontaria, ma ci sono storie che sono fatte di "cliché". Di solito amo quegli scrittori che giocano coi cliché: seguono il cliché fino quasi alla fine e poi lo stravolgono, creando un ottimo colpo di scena.
CITAZIONE
- Show, don’t tell: una regola assillante. Qualche volta è necessario raccontare e non mostrare. Comunque una scena d’azione va mostrata e anche in altri casi funziona più mostrare che raccontare. Del resto, è sbagliato raccontare tutto senza mai mostrare niente. In particolare quando si parla di emozioni, bisogna per forza mostrare. Le emozioni sono più empatiche se visualizzate attraverso i gesti che un personaggio compie.
Tutto perfetto per me - o almeno credo di mostrare e non narrare, tranne ove sia necessario -, tranne che per le scene d'azione, che non riesco mai rendere convincenti... ed è qualcosa su cui devo lavorare.
CITAZIONE
- Abuso di verbi di percezione e di gerundi
Definizione Treccani: verbi che denotano processi percettivi (vedere, sentire, fiutare, ecc.) che hanno luogo in un soggetto esperiente. Rimandando alla sfera sensoriale (specialmente visiva o uditiva), essi si distinguono dai verbi psicologici (➔ psicologici, verbi) i quali, pur riferendosi ugualmente alla conoscenza, rinviano però alla sfera mentale. Tra i più comuni verbi di percezione sono: vedere, guardare, scorgere, notare, osservare, mirare, sentire, ascoltare, udire, intendere, avvertire, percepire, ecc.
Vanno usati senza abusarne, altrimenti si "mostra" poco. Usando meno verbi di percezione, lʼazione diventa più diretta e fa immergere meglio il lettore nella storia.
Stesso discorso sui gerundi: smorzano lʼazione, ma non per questo vanno demonizzati, solo usati con giudizio e quando sono utili.
Sui gerundi devo lavorare molto, perché tendo a usarli spesso. Di solito poi li cancello in rilettura, esplicitando la frase.
Sui verbi di percezione non saprei... dovrei provare a fare un controllo, per vedere la loro ricorrenza.
CITAZIONE
- Conclusione inadeguata
Quando la risoluzione del conflitto avviene in modo brutale e inatteso e non è adeguata ai fatti narrati perché è troppo o troppo poco (Pennablu esemplifica: non puoi dichiarare guerra a uno stato perché un tuo connazionale ha preso una multa per sosta vietata in quella nazione). Occorre quindi che ad azione corrisponda una reazione adeguata e coerente affinché il lettore non sia deluso: un "brutto" finale rovina anche la migliore delle storie.
Ecco perché è importante inquadrare bene il finale di una storia già prima di cominciare a scriverla. In effetti, è come se dovessimo scriverla al contrario: partendo dalla fine e poi risalendo su fino all'inizio.
Ecco questo è uno dei miei timori più grandi: non concludere nel modo opportuno o in maniera efficace.
CITAZIONE
- Blocco dello scrittore, spesso imputabile a una gran confusione mentale che può dipendere dalla mancanza di idee o dal sovraccarico di idee. Può essere evitato programmando bene la storia prima di cominciare a scriverla.
- Mancanza di controllo sulla storia: significa non avere una scaletta cui fare riferimento e faticare a mantenere la coerenza narrativa perché non è stata preventivamente progettata con efficacia la storia. Diventa così difficile dosare fabula e intreccio in modo da tenere sempre alta la tensione e caratterizzare personaggi indimenticabili.
Credo di essere un caso "patologico". Io programmo semrpe tutto in una storia, però vengo presa, alle volte, dal blocco dello scrittore... o forse sarebbe meglio nel mio caso chiamarlo "dramma della pagina bianca". Ed è veramente una brutta sensazione. Si sa cosa si vuole scrivere, ma non si riesce a farlo.