I. I ritratti dei reali di Francia
La ritrattistica reale francese – e poi quella imperiale, per finire con quella repubblicana – è particolarmente ricca. Questa ricchezza è dovuta a ragioni puramente storiche: il Regno di Francia è uno dei più antichi dell’Europa medievale, che inizia ufficialmente con la presa del potere da parte di Ugo Capeto, per quanto ai francesi piaccia definire loro primo re Clodoveo, il quale però era re dei Franchi e non aveva alcuna idea di cosa fosse la Francia.
L’incoronazione di Ugo Capeto nel 987 non porta però ad un affermarsi immediato del regno di Francia, che si rafforzerà gradualmente, per poi diventare un vero stato-nazione (per quanto il termine sia anacronistico, ma rende bene l’idea) poco prima dello scatenarsi della cosiddetta Guerra dei Cent’anni.
Non è quindi un caso, se i primi ritratti individuali pittorici risalgano proprio al XIV secolo, quindi in pieno conflitto anglo-francese. È il momento – ma lo spiegherò meglio nelle lezioni di storia medievale – in cui il potere reale diventa più solido.
1. Il ritratto di Giovanni il Buono
Anonimo, Ritratto di Giovanni II il Buono, prima del 1350, Parigi, Musée du Louvre
Il ritratto di Giovanni il Buono (le Bon nel francese medievale non vuol dire il buono inteso nel senso corrente del termine, ma piuttosto il Coraggioso) è il primo ritratto indipendente di un sovrano medievale, su supporto dipinto, giunto fino a noi.
Questo fattore lo rende particolarmente interessante per uno storiografo e per uno storico dell’arte. Esistono, antecedentemente al ritratto di Giovanni II di Francia, raffigurazioni pittoriche di sovrani in qualità di donatori in quadri di natura religiosa o nei libri miniati.
Anonimo, Filippo VI di Francia, dettaglio della miniatura relativa al processo di Robert d’Artois, verso 1336, Parigi, Bibliothéque Nationale de France
I ritratti reali presenti nei libri miniati tendono, come si può vedere dall’esempio qui sopra, a mostrare un’immagine idealizzata del sovrano. Dalla miniatura – che ha lo scopo di illustrare un libro – non emerge l’aspetto fisico, né quello psicologico di Filippo VI, padre di Giovanni II, ma piuttosto la sua funzione. Filippo ci appare con i classici attributi della regalità: la corona e il manto blu con i gigli di Francia. La postura è quella di un re sul trono, che sta esercitando una delle sue prerogative: amministrare la giustizia.
Se si osserva, invece, il ritratto del figlio, si nota immediatamente l’assenza di qualsiasi attributo regale immediato. Questo fattore può essere collegato sia alla datazione, come ad una volontà programmatica.
In primo luogo, la scritta posta sopra il ritratto del re (Jehan roi de France) è con ogni probabilità posteriore. Gli storici dell’arte tendono a datare il dipinto prima del 1350, quindi prima dell’ascesa al trono di Giovanni, in un momento in cui è Duca di Normandia ed erede al trono. Essendo la scritta posteriore potrebbero sorgere anche dubbi sull’identità del soggetto, ma le descrizioni fisiche che possediamo di Giovanni II corrispondono con quello che ci mostra il ritratto: un uomo sulla trentina, dai capelli e dalla barba biondi, dal naso pronunciato. Anche il fondo d’oro, tipico della pittura religiosa, può sostenere l’identificazione con Giovanni II (ed è infatti con questa dicitura che è visibile al Musée du Louvre). Ricordo che il re di Francia viene consacrato a Reims, assumendo quindi caratteristiche "sacrali" e conseguentemente è degno di essere rappressentato su uno sfondo proprio della rappresentazione sacra.
È proprio l’età approssimativa del soggetto a far propendere per un’esecuzione avvenuta prima dell’incoronazione, forse intorno al 1349, quando l’allora Duca di Normandia si reca in visita ad Avignone, dove si trovava la corte papale e dove era attivo Simone Martini.
Al di là dei dubbi sull’identificazione – ma come detto si è abbastanza certi della cosa – e sulla datazione, il ritratto di Giovanni II mostra sicuramente un atteggiamento regale e l’anonimo ritrattista è riuscito a cogliere, attraverso l’espressione dello sguardo, la psicologia del personaggio. Il ritratto di profilo si richiama ai ritratti posti sulle monete, consuetudine che si mantiene intatta nel passaggio tra antichità e medioevo… d’altronde, e lo spiegherò nelle lezioni di storia medievale, non fu percepita nessun rottura tra il mondo romano ed il mondo dei primi regni romano-barbarici, tanto che, per esempio Clodoveo fu nominato console dall’imperatore di Bisanzio.
Analizzando l'abito e ipotizzando invece una datazione coeva all'incoronazione, si potrebbe rintracciare un altro simbolo regale oltre all'atteggiamento e al fondo d'oro. L'abito nero - tra l'altro il nero è un colore molto prezioso all'epoca e diventerà colore proprio della nobiltà qualche secolo più tardi, in ragione della sua rarità - con la bordura bianca potrebbe rimandare ad un abito religioso, da chierico. Il che non vuol assolutamente dire che Giovanni abbia mai preso i voti. Come erede al trono, il suo destino era imparare a diventare un buon re. Si tratta piuttosto di un richiamo al sacre: come re consacrato, Giovanni ha le stesse prerogative di un uomo appartenente al clero.
Ovviamente tale lettura cade se si accetta una datazione precedente all'incoronazione.
Il ritratto di Giovanni II porta con sé anche una leggenda: tradizione vorrebbe situare la sua esecuzione nel 1364, durante la prigionia a Londra (siamo in piena Guerra dei cent’anni), dove il re morirà quello stesso anno. Si tratta ovviamente di una narrazione non provata e piuttosto improbabile, dato che comporterebbe che un pittore sia stato fatto entrare nella prigione – sia pure confortevole, in considerazione del suo stato – di Londra per poi uscirsene con un ritratto. Non si sa nemmeno quando nasca la leggenda legata al quadro, né dove fosse conservato, prima di averne una prima attestazione ufficiale nelle collezioni di Roger de Gaignières (1642-1715). Dopo la morte di Gaignières il dipinto entra a far parte delle collezioni reali.
Concludo la lezione, lasciandovi due ritratti: il primo è di Luigi I d’Anjou, quarto figlio di Giovanni II (il nostro ha avuto, dalle due mogli, un totale di 14 figli, di cui la metà ha raggiunto l’età adulta) e uno di Carlo VII, di cui Giovanni II sarebbe il bisnonno (non ci sono pervenuti altri ritratti della famiglia reale francese).
Anonimo, Ritratto di Luigi I d’Anjou, XVII secolo, probabile copia di un originale scomparso, Parigi, Bibliothéque National de France
Jean Fouquet, Ritratto di Carlo VII di Francia, 1445-1450, Parigi, Musée du Louvre
Ed ora passo a voi la parola: osservando i tre ritratti reali – escludete la miniatura di Filippo VI – provate a trovare le differenze (alcune sono subito visibili) e ciò che, secondo voi, fa di questi ritratti dei ritratti regali (ci sono degli oggetti che mancano: primo fra tutti la corona). Andate anche seguendo le vostre sensazioni.
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Molte delle informazioni sul quadro, sono presenti sul sito del Musée du Louvre.