Il Calderone di Severus

Ida59 - Orizzonti, Genere: introspettivo, romantico, drammatico Personaggi: Severus, personaggio originale Pairing: Severus/ personaggio originale Epoca: (molto) post 7° anno Avvertimenti: AU

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Orizzonti


Titolo:Orizzonti
Autore/data: Ida59 – idea del 21/8/16 poi sviluppata il 10-12 aprile 2017
Beta-reader: nessuno
Tipologia: racconto in 5 brevi parti
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, romantico, drammatico
Personaggi: Severus, personaggio originale
Pairing: Severus/ personaggio originale
Epoca: (molto) post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Nuovi orizzonti si aprono nel futuro di Severus Piton, una volta lasciata la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Parole/pagine: 4385/11
Nota 1: la storia è stata scritta per l’iniziativa L'affascinante e misterioso giardino di Severus! del Forum “Il Calderone di Severus”.
Nota 2: non sapevo in quale modo affrontare una storia introspettiva al 95% per non renderla troppo noiosa e rischiare di perdere l'immedesimazione dei lettori. Poi mi è venuta in mente Chiara(53), con lo stile in 2a persona da lei preferito e sempre brillantemente gestito, e ho trovato la mia soluzione. La storia, quindi, è dedicata alla mia cara Chiara, sperando che la gradisca.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, ove presente, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 

Orizzonti

Presente
Passato
Nuovi orizzonti
Octavia
Colori e profumi




Presente


Hai ormai cinquanta anni, compiuti da pochi mesi.
I tuoi capelli sono sempre neri; e lunghi, fin quasi alle spalle.
Volano nel vento della Cornovaglia, ali nere nel cielo azzurro intenso, mentre passeggi nel prato che circonda il tuo giardino, protetto da un muretto in vecchia pietra ricolma di antica magia celtica.
Camicia bianca e pantaloni attillati. Non è cambiato molto il tuo abbigliamento.
Solo la severa giacca nera hai lasciato a Hogwarts: troppo dolore nelle sue linee rigide colme di rinunce; troppi rimpianti e rimorsi nel lutto dell'assenza di ogni colore. L'avevi scelta per lei, per ricordarti ogni giorno la sua morte; l'avevi scelta per te, per importi di rinunciare alla vita.
Ma la morte non ti ha voluto e la vita, finalmente, ti ha accolto tra le sue braccia morbide e profumate.
Cammini piano sull'erba folta, e i tuoi occhi neri guardano lontano, oltre la scogliera e la spiaggia candida puntellata di rocce scure, lo sguardo fisso sul mare che scintilla dorato sotto i raggi del sole della primavera avanzata.
Il profumo salmastro giunge a tratti, ma intorno a te l'aria è pervasa da mille altri profumi.
Le aspiri con voluttà, le fragranze intense del tuo guardino, le essenze preziose dai mille vividi colori che distilli con Octavia.
Le tue labbra sottili si distendono appena in un sorriso: è sempre così quando pensi a lei, alla tua donna, alla tua vita finalmente da vivere.
No, non sei morto, quella notte; nonostante il feroce attacco di Nagini. Eri preparato, lo avevi capito dalle parole di Albus che il serpente sarebbe stato un problema grave.[1] Solo che eri convinto che la questione riguardasse il ragazzo: per questo portavi sempre con te l'antidoto che avevi distillato da mesi contro il suo veleno dalle magiche particolarità. Per poterlo aiutare. Per proteggerlo. Come avevi sempre fatto in silenzio per anni, anche se Harry pensava che tu lo odiassi.
Ma quella notte il ragazzo ha capito. Ci ha messo un po' a comprendere le cose fino in fondo, ma alla fine ci è arrivato. No, non era odio, il tuo. Era dolore, e rimorso, e rimpianto. Era una straziante sofferenza ogni volta che lo guardavi negli occhi verdi di Lily, inestimabili gioielli prigionieri nel volto sfacciato e arrogante di James.
Così, l'antidoto che avevi distillato per il figlio di Lily, quella notte ha salvato la tua vita.
Insieme alle lacrime fatate di Fanny.
A Hogwarts chi chiede aiuto lo trova sempre.[2]
Non hai chiesto aiuto, quella notte, ma ne avevi bisogno: non avevi ancora compiuto il tuo dovere fino in fondo, dovevi ancora proteggere il ragazzo.
Silente non si smentisce mai. Neppure da morto. E sei stato tu a ucciderlo. Altro rimorso, altro dolore: un'agonia durata quasi per un anno mentre disperatamente cercavi un mezzo, qualsiasi dannata possibilità per salvargli la vita.
Invece, l'hai rubata con due orribili parole e un raggio verde di morte, la vita del tuo unico amico.
Sospiri, stringi i denti e guardi fisso avanti a te: mare, mare, e mare oltre ai verdi prati che sormontano le erte scogliere.
Ti ricordi di respirare, e il profumo dei fiori del tuo giardino annulla il salmastro che galoppa nel vento; e ti riporta al presente. A Octavia.
Il piccolo sorriso dolce torna sul tuo volto non più pallido, e nemmeno più tanto spigoloso. Il sole ha colorato il tuo pallore mentre lavoravi tra le aiuole, e la cucina di Octavia ha ammorbidito le linee del tuo viso. E non solo quelle: finalmente non sei più pelle e ossa! Ti sfugge una piccola risata leggera: per diventare grasso, però, dovrai vivere come minimo altri 100 anni, come Albus…
Sbatti gli occhi neri nel sole e smetti all'improvviso di ridere da solo come un idiota.
Poi ispiri ancora la fragranza dei fiori: ne hai bisogno per rimanere nel presente, per allontanare il passato che oggi continua a fare capolino nei tuoi pensieri.
Sai bene qual è il motivo: Octavia ha dovuto assentarsi. Doveva restare via solo per un giorno, ma sono già trascorse due notti e ti manca, ti manca come non avresti mai immaginato potesse mancarti.
Ma prima di sera tornerà tra le tue braccia: te lo ha promesso.
E questa notte sarà di nuovo tutta solo per voi, sotto la luna e tra i mille profumi del vostro giardino.

 


[1] Se Lord Voldemort cesserà di mandare Nagini a eseguire i suoi ordini, ma la terrà al sicuro accanto a sé, sotto protezione magica… Frase pronunciata da silente in "Harry Potter e i doni della Morte", capitolo 33 - La storia del Principe.
[2] Frase pronunciata da Silente in "Harry Potter e la camera dei segreti", capitolo 14.

Edited by Ida59 - 15/1/2018, 23:26
 
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Passato


Ti accoccoli tra l'erba; prati e scogliere sono svaniti e vedi solo lo scintillio delle onde.
Chiudi gli occhi e ti distendi: anche l'erba è profumata. Non sai perché, ma ti ricorda Octavia. Forse è l'essenza delle ortensie blu, quella che arriva dal muretto e solletica il tuo olfatto.
Sorridi di nuovo.
Sono le sue preferite, quelle ortensie: amore ardente, profondo e costante; e gratitudine per la comprensione ricevuta. Il tuo amore immenso e appassionato per lei. La sua comprensione dei tuoi silenzi e degli sguardi cupi, a labbra serrate e pugni stretti. Ora non sei più così, lei ti ha cambiato. Ti ha guarito. Adesso non soffri più. Sei felice. Quando Octavia è con te.
Sospiri piano. Ancora poche ore e sarà di nuovo a casa, tra le tue braccia. In questo luogo incantato, perso tra mare e cielo e soffuso di colori e di profumi, che finalmente consideri casa. La tua vera e definitiva casa.
La prima casa, quella della tua infanzia, l'hai voluta dimenticare. Meglio così. Troppo dolore, e urla, e rabbia e delusione. E fiori ed erbe secche nel giardinetto sassoso in cui nulla voleva prendere vita. Anche tu sei venuto su a fatica, pallido e filaccioso come una pianta cresciuta al buio.[3] O senza amore. In fondo, non c'era molta differenza.
Poi c'è stata Hogwarts. Non è mai stata solo una scuola, per te. E sempre stata una casa, fin dal primo giorno. Ma anche in quella casa ci sono state tante, troppe sofferenze, delusioni, rinunce. E dovere, una mole dolorosamente insormontabile di dovere. Anche lì c'era poco sole: non arrivava mai nel tuo sotterraneo, gelida prigione in cui ti eri rinchiuso per punire le tue colpe. Ma i giardini di Hogwarts erano immensi, splendidi e rigogliosi. Anche se tu, forse, conoscevi meglio i pericolosi sentieri impervi della Foresta Proibita, percorsi la notte, il cappuccio del lungo mantello nero calato sul volto ricoperto dalla maschera d'argento, mentre eseguivi il tuo compito di spia.
Eppure, Hogwarts l'hai amata profondamente e a lungo. Sei stato il suo preside per dieci anni. No, l'anno maledetto del preside-Mangiamorte, quello non lo conti. L'anno degli sguardi colmi di odio e disprezzo. Non lo vuoi ricordare. L'hai cancellato. Quasi. Grazie a Octavia e al profumo dei suoi fiori. Dei vostri fiori.
Dieci anni per farne dimenticare uno. Per lavare l'onta dell'uomo che la notte curava e salvava gli studenti vittime dei Carrow, lanciando loro un Oblivion perché il mattino dopo non ricordassero il loro oscuro protettore.
Dopo la notte della Battaglia di Hogwarts, hai ricostruito il castello: torre dopo torre, ogni singola merlatura abbattuta; i vetri delle finestre, gli archi delle bifore e dei portoni. Hai posato la tua mano su ogni singolo muro sbrecciato della tua Hogwarts, e con affetto hai guarito le sue ferite, con l'aiuto di tutti gli altri.  Non erano più carichi di odio i loro sguardi: traboccavano di affetto e riconoscenza per l'uomo che aveva sempre combattuto per loro, che li aveva protetti in silenzio subendone il feroce disprezzo.
Ricordi il sorriso affettuoso di Minerva, a lungo appannato dal senso di colpa per non aver compreso la verità e il tuo lancinante dolore, troppo accecata dalla propria sofferenza per la perdita di Albus.
Non potrai mai dimenticare l'imbarazzo di Harry, che da ragazzo è diventato uomo, e alla fine ha capito. Tutto. L'ha compreso così bene che pretendeva addirittura che tu fossi il padrino dei suoi figli. Naturalmente gli hai detto di no. Però hai conosciuto i suoi figli, e alla fine li hai anche tenuti in braccio. No, non il primo, quello proprio no: l'accoppiata di nomi odiati e i riccioli neri ribelli te lo hanno impedito.
Il secondo, invece, l'hai stretto tra le braccia con delicato imbarazzo. Quello con gli occhi verdi. Quello che porta anche il tuo nome. E poi lei, la piccolina; anche lei con un nome troppo carico di passato. Pessima scelta di nomi in casa Potter-Weasley. La peggiore possibile, probabilmente.
Però la piccola, che mai chiamerai per nome, non somiglia per nulla a Lily. No, Lily è solo nell'innocenza degli occhi verdi di Albus Severus. Povero bambino, condannato a un nome tremendamente solenne… Per fortuna lo chiamano tutti Al. Meglio così.
Per dieci lunghi anni hai diretto scrupolosamente la scuola, con l'aiuto vigile di Minerva; hai visto centinaia di studenti affrontare i G.U.F.O. e i M.A.G.O, l'ombra delle Arti Oscure che ormai non faceva più paura.

 

[3] Harry Potter e l'ordine della fenice, capitolo 28 - Il peggior ricordo di Piton. Si tratta della descrizione del Piton quindicenne visto da Harry nel ricordo del Pensatoio.
 
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Nuovi orizzonti


Poi, all'improvviso, hai sentito forte il bisogno di cambiare, di lasciare per sempre il passato.
Di cercare nuovi orizzonti.
E li hai trovati, eccome se li hai trovati, pensi, sorridendo al cielo sopra di te.
Orizzonti luminosi, per te così a lungo immerso nell'oscurità da credere che ormai facesse davvero parte di te.
Orizzonti felici, per te che avevi solo desiderato di morire, e poi rinunciato a vivere. Per te che eri stato pronto a sacrificare la vita, ma la morte non ti aveva voluto.
Orizzonti profumati di futuro. E di amore.
Da due anni vivi in Cornovaglia, nell'estremo sud-ovest, un posto scelto quasi a caso sulla mappa: l'unica cosa che t'importava era che fosse deserto, lontano da tutti. L'hai scovato durante l'inverno, immerso nella nebbia, il mare che mugghiava contro la scogliera e il nulla intorno alla casa.
Solo con l'arrivo della primavera hai scoperto i resti dell'antico giardino protetto dal muretto pregno di potente magia celtica e hai cominciato a sudare lavorando duro tra le aiuole per ridare loro i colori della vita.
Hai fatto bene a lasciare la tua rigida giacca nera a Minerva: non ti serve mentre curi con attenta pazienza i tuoi fiori traboccanti di tinte e profumi. Non ti era servita neppure durante l'inverno, mentre leggevi accanto al camino o distillavi pozioni. Né ti è poi servita d'estate, mentre l'erica occhieggiava vezzosa intorno al tuo prezioso giardino.
Dopo sei mesi di perfetta solitudine, un mattino di giugno hai deciso di compiere un giro a piedi lungo il sentiero che corre sulla costa: un faro a sud, lontano, e un insignificante gruppo di case a nord-ovest. In mezzo, solo il tuo nulla, invisibile ai Babbani, con tutti i suoi profumi intensi e i vividi colori. Solo per i tuoi occhi. Occhi neri che un tempo amavano il nero e avevano rinunciato alla luce di cui non si ritenevano più degni.
Un giro molto lungo e faticoso, sulla scogliera affacciata sul mare: rocce scure, poi grigie alternate alle chiare, sentiero di terra tra l'erba e la prima erica, salite e discese tra i sassi. Eri accaldato e avevi slacciato la camicia tirandola fuori dai pantaloni, così svolazzava nel vento fustigandoti i fianchi. Piccole ali bianche che sorridono. Un tempo il tuo mantello era una cupa ala nera densa di sofferenza che grondava lacrime di rimorso e rimpianto. Hai lasciato anche quello al castello, a Minerva che l'ha voluto come ricordo. Un ricordo triste. Qui durante l'inverno hai usato un caldo cappotto, ovviamente nero, molto più discreto: non vuoi attirare l'attenzione di nessuno e ci sei perfettamente riuscito. Almeno per i primi sei mesi.
Ti sei lasciato il faro alle spalle e hai camminato guardando alla tua sinistra, verso il mare. Hai camminato a lungo, le gambe che ti dolevano: devi fare del moto dopo sei mesi densi di libri e pozioni.

kynance-cove



Sei sceso verso la baia piccola, dall'altro lato rispetto alla grande scogliera: la spiaggia dalle lente onde lunghe, puntellata di rocce nere, il verde vivido alle spalle e il cielo azzurro intorno. Hai tolto le scarpe e arrotolato l'orlo dei pantaloni al polpaccio, e come un ragazzino sei corso incontro alle onde.
L'acqua è fredda, ma ti piace sentire la sabbia che scorre via tra le dita. Avanzi e arretri seguendo l'onda, irrispettosi schizzi che ti bagnano i pantaloni e qualcuno osa perfino posarsi sul tuo niveo petto. Il vento sta crescendo e le onde si fanno più lunghe, forti e spumeggianti.
Arretri e vai a barricarti su una roccia nera, poi ti spingi avanti, sulla punta, dove le onde s'infrangono con forza crescente. Giochi a sfidarle, e vai sempre più giù, gli schizzi che arrivano anche sul tuo volto pallido e ti bagnano i lunghi capelli neri.
La marea sta montando veloce e sale sulle rocce, ma tu non ci fai caso: proprio come un bambino, quello che non sei mai realmente stato, continui a sfidare le onde e non ti accorgi che, alle tue spalle, il mare alzandosi ti sta precludendo la ritirata. Vento e marea sono invincibili: la tua piccola roccia nera è accerchiata, il tuo immaginario castello invaso dalle onde che ti lambiscono fino alle caviglie prima di ricadere in mille spruzzi iridescenti. La roccia bagnata si fa scivolosa e le onde sono sempre più invadenti: tenti una ritirata strategica, ma metti un piede in fallo e il mare è lì, ad accoglierti vittorioso nel suo freddo abbraccio salato.
Ti rialzi e guadagni la riva sabbiosa, ma sei bagnato come un pulcino e il vento ti fa rabbrividire.

 
 
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Octavia



Avanti, venga qua ad asciugarsi! - grida, mostrandoti un grande asciugamano colorato.
E' comparsa dal nulla: eri certo che non ci fosse nessuno sulla spiaggia, altrimenti non ti saresti certo comportato come uno stupido.
La guardi restando immobile, i piedi nudi ancora nell'acqua fredda e i lunghi capelli corvini che stillano acqua salata appiccicati sul volto.
Si avvicina a te correndo, le braccia allungate a porgerti l'asciugamano.
- Venga fuori dall'acqua, avanti! - ti sprona decisa. - E' freddissima!
Atteggi una superiore indifferenza maschile mentre tenti di reprimere il primo brivido. Non hai molto successo. Lei ride. Una risata cristallina come ti pare di non avere mai udito. Decidi di ignorarla. Però esci dall'acqua: non ha senso congelarti anche i piedi dopo la figura da idiota che hai fatto.
- Lo prenda! - insiste porgendoti l'asciugamano deliziosamente asciutto.
Tuo malgrado lo accetti e ti asciughi il viso strizzandoti i capelli fradici e levandoteli infine dalla faccia.
Lei spalanca gli occhi e la bocca, sorpresa. Manco avesse visto un sirenetto, pensi tu, irritato. Sei tremendamente a disagio. Lei è giovane, avrà come minimo vent'anni meno di te. Ha un viso carino, nonostante il fastidioso stupore, lunghi capelli biondo scuro e gli occhi spalancati sono… dannatamente verdi. E' un verde completamente diverso, per fortuna. Molto più scuro e intenso. Però il tuo cuore ha perso un battito. Ancora una volta.
Ma è stata l'ultima volta, ora lo sai. Adesso il tuo cuore batte solo per lei, per Octavia.
Sorridi di nuovo nel presente e torni al tuo ricordo, al vostro primo incontro.
- Nonostante le apparenze, non sono un mostro marino e non mi cibo di umani. - sibili scortese. - Può quindi chiudere la bocca ed evitare che una mosca ci si infili. - termini stringendoti nell'asciugamano insieme ai tuoi brividi e a rivoli di sgradevole atteggiamento.
Che sarcasmo inutile le hai sputato addosso. Solo perché ha gli occhi verdi. Si vede che hai perso l'allenamento dei tempi migliori, quando le tue battute erano fulminanti.
Octavia obbedisce e chiude la bocca, ma solo per deliziarti con un inatteso sorriso.
Ti guarda e annuisce tra sé, gli occhi verdi e profondi che scintillano; e ti ammaliano al punto che neppure noti il piccolo movimento complicato impresso alla bacchetta per farne fuoriuscire un getto di aria calda che dirige su di te.
Merlino, è una strega!
- No, nessun mostro. Né marino, né altro. - annuisce mentre continua a sorriderti con aria che ti pare maliziosa. - Solo Severus Piton.
La sua voce è dolcissima mentre pronuncia il tuo nome e sei perfino disposto a sorvolare sulla malizia del sorriso. Ma sulla questione mostro avresti parecchio da dire. E non certo a tua difesa. Invece resti in silenzio. E' una strega e sa chi sei. Tocca a lei parlare.
Ti liberi dall'asciugamano: non c'è più bisogno dei rimedi Babbani se c'è la magia e Octavia è così diligente da ripetere l'incantesimo dirigendo su di te la punta della sua bacchetta, comparsa prima da chissà dove.
Ti rendi conto, assurdamente, che è il tuo nome che vorresti sentire ripetere dalla sua voce traboccante di profumata melodia. E l'assicurazione che non sei un mostro. Anche se un tempo lo sei stato, e nessuna magia può cambiare il tuo passato.
- Non credo che esista un mago, o una strega, che non conosca Severus Piton, l'eroica e coraggiosa spia doppiogiochista di Silente, che ha sovvertito l'esito della seconda guerra magica.
Anche il suo sorriso è profumato, e ti inebria.
- L'ho vista più volte mentre lavorava curvo nel suo giardino: le protezioni che ha istallato sono solo anti-Babbano. - spiega accondiscendente.
Anche i suoi occhi verdi sono profumati. Hanno il profumo della vita e del futuro. Il profumo della speranza.
All'improvviso scuoti il capo con forza, spruzzando le ultime gocce di mare dalle punte dei capelli. Come ha fatto, un pozionista accorto come te, a impiegare tutto questo tempo per capire?
- Essenza di hydrangea[4]. - affermi senza tema d'errore. - La pregiata varietà blu.
Octavia sorride, quasi scusandosi:
- La stavo distillando, lassù, - e indica una piccola veranda chiusa affacciata sulla baia, - quando ho notato uno dei tanti distratti che si fanno accerchiare dal mare sugli scogli. - spiega ridendo. - Sapendo come va sempre a finire, mi sono precipitata giù per aiutare.
Ti guarda, e sembra felice di averlo fatto. E non è certo influenzata dall'essenza di hydrangea, lei.
- Solo quando si è tolto i capelli dal viso, ho potuto riconoscerla, Signor Piton.
- Severus. - sussurri.
Ancora oggi non sai come il tuo nome ti sia sfuggito dalle labbra, quel giorno. L'unica cosa di cui sei certo, è che neppure tu eri influenzato dall'inebriante essenza di hydrangea.
- Severus…
Un brivido profumato ti percorre il corpo, e vorresti che ripetesse il tuo nome all'infinito. Sì, forse hai respirato un po' di essenza di hydrangea blu. Doveva essere racchiusa nel tuo nome, la prima volta che era uscito dalle labbra di Octavia.
- Mi dispiace, avrei dovuto lavarmi le mani prima di scendere.
Arrossisce ed è bellissima mentre getta a lato i sandali e si avvicina al bagnasciuga per riparare all'errore.
- No!
Si ferma al tuo richiamo e si volta: i lunghi capelli dalle sfumature biondo scuro volano nel vento e coprono il verde dei suoi occhi. Ma l'incanto permane. E il tuo cuore, incredibilmente, batte, batte forte, batte come non ricordi abbia mai battuto nel tuo petto. Forse, un bagno non previsto nelle fredde acque del Mar Celtico, ai primi di giugno, a un quasi cinquantenne fa male al cuore. O, forse, gli fa solo molto bene.
- Mi piacerebbe visitare il suo laboratorio. Deve essere brava a distillare pozioni, visto il risultato che ha ottenuto con la difficile essenza di hydrangea blu.
Che sfacciato che sei! Le tue parole suonano come uno scontato approccio maschilista e lei si offenderà.
- Davvero? - esclama invece entusiasta. - Detto da un raffinato pozionista come lei, è un complimento bellissimo, Severus!
Ti guarda e ti sorride, e non importa se ha gli occhi verdi. Il tuo nome è sempre più dolce e profumato sulle sue labbra. Al diavolo il salmastro del mare che ti riempie le narici.
- Mi permetterà di vedere anche il suo laboratorio, Severus?
Non riesci a trattenere un sorriso: vecchio orso cinquantenne senza esperienza alcuna in fatto d'amore, ora ti auguri che sia lei a prendere l'iniziativa. Sperando che non desideri, invece, solo perfezionare l'arte delle pozioni.
Da quel giorno avete cominciato a frequentarvi, prima al suo laboratorio e poi al tuo, molto più attrezzato. Poi avete cominciato a trascurare i laboratori e siete passati ai colori profumati del tuo giardino, quindi alle passeggiate mano nella mano sulla spiaggia e ai bagni nel mare dalle acque sempre troppo fredde; e hai cominciato ad apprezzare i modi Babbani per riscaldarsi e asciugarsi, abbracciati stretti sulla sabbia. Infine la luna, candidi raggi a illuminare un amore puro che nasceva con dolce lentezza da un cuore che credevi non fosse più capace di amare.
Invece, quanto amore c'era in quel tuo povero cuore!

 



[4] Nome scientifico dell'ortensia.
 
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Colori e profumi



Ti abbandoni a un lungo e piacevole sospiro nel ricordo di quel primo, dolcissimo bacio, mentre pregusti di avere di nuovo Octavia tra le braccia, tra poche ore.
Riapri gli occhi e ti rialzi dall'erba: hai ancora un sacco di lavoro da fare nel tuo giardino, per soddisfare i tuoi esigenti clienti.
Sorridi nel sole e sfiori piano un petalo rosso, poi uno giallo e uno blu screziato di violetto. Sono incantanti, i fiori del tuo giardino, da una dolce e potente malia d'amore. La tua esatta e delicata arte delle pozioni sa estrarre le più preziose essenze profumate dai fiori che coltivi con infinito amore insieme a Octavia.
Lei, più di chiunque altro, sa comprendere a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente, stregando i sensi...[5]
E tu hai davvero messo un fermo alla tua morte, quella notte, imbottigliando la fama e la gloria che non avevi mai cercato…
Adesso, invece, sei diventato un profumiere esclusivo e molto ricercato: i tuoi raffinati profumi vanno a ruba nel mondo magico come in quello Babbano.
Ti inginocchi vicino ad uno dei tuoi più riusciti ibridi magici: ha la durata di un'orchidea tigrata unita alla vellutata consistenza dei petali di una rosa nera, con l'inebriante profumo del calicanto del lontano oriente e il colore blu intenso delle ortensie tanto amate da Octavia. Però, è fragile al cospetto di quei dannatissimi insetti che ne suggono la linfa.
Potresti liberare i fiori dai parassiti con la magia, ma hai da sempre deciso di farlo con le tue mani, più delicate della più riguardosa magia. Lo stesso è per il giardinaggio: usi la magia solo per creare nuove specie, ma poi le curi con le tue dita sottili, chinando la schiena e inginocchiandoti, rimestando la terra col sudore della tua fronte. Per nulla al mondo rinunceresti alla sensazione delicata dei petali vellutati sotto i polpastrelli. E poi, solo il tuo naso di pozionista esperto può riconoscere il momento migliore per recidere il fiore, quando è al massimo del suo effluvio per ricavarne l'essenza più pregiata, la migliore in assoluto, ineguagliabile per chiunque altro.
Hai cominciato insieme a Octavia a distillare profumi, grazie alle sue conoscenze di compositore di fragranze, alle quali hai presto aggiunto la tua perizia di pozionista.
I colori, poi, sono molto importanti per aggiungere note esclusive e persistenti all'essenza, e tu, l'uomo sempre in nero, che per tutta la vita ha vissuto nell'oscurità dove non esistono i colori, hai scoperto di possedere un'incredibile maestria nel combinare i terricci, aggiungendo a volte il tocco di magia necessario per rendere ancora più blu le ortensie di Octavia. E le rose, e i tulipani, e le magnolie... Così hai dimenticato il nero e hai creato il petalo rosso più vermiglio, la corolla dal giallo più solare, il riflesso violetto più intenso, e hai saputo trasformare in profumi unici le gradazioni colorate della luce che sempre è mancata nella tua vita.
Sempre rimanendo in ginocchio, alzi lo sguardo sul mare di colori scintillanti del tuo giardino, poi lo sollevi oltre, sul blu del mare punteggiato dal candido spumeggiare delle onde e poi in alto, nel cielo azzurro terso.
Orizzonti di colori profumanti. Orizzonti di libertà e di futuro. Orizzonti di felicità e di amore.
Questo ti circonda, sul prato verde in cima alla tua scogliera, mentre lavori e attendi Octavia.
Torni ad abbassare il capo, i lunghi capelli neri a ombreggiarti il viso, e continui il tuo lavoro, in mente solo l'attimo in cui Octavia sarà di nuovo tra le tue braccia. Lambisci gli steli, accarezzi le foglie, sfiori il velluto dei petali e chiudi gli occhi.
Ogni tanto qualche spina ti punge, proprio come in questo istante; tu sorridi e pregusti a fondo l'emozione intensa delle labbra di Octavia sulle tue dita lievemente ferite. Non è nulla, rispetto alle profonde lesioni magiche dei tuoi lontani tempi di spia, ma lei se ne occupa come se la tua vita dipendesse dalle invisibili lacerazioni, e tu la lasci fare, sopraffatto dall'intimo turbamento che solo la tua piccola Octavia riesce a creare in te e nel tuo corpo. Nella tua anima e nel cuore.
La tua bella strega, in effetti, ormai quasi sospetta che qualche volta tu faccia apposta a pungerti, per ottenere le sue tenere attenzioni; non lo ammetteresti mai davanti a lei, ma, in fondo, tu sei un uomo così preciso e accurato che mai una spina potrebbe coglierti impreparato… se tu non collaborassi attivamente. Non saresti mai sopravvissuto, altrimenti, nel tuo ruolo di spia doppiogiochista.
Riapri gli occhi e sorridi; una rossa capocchia di spillo fiorisce appena sul tuo polpastrello: dovrai ravvivarla, quando Octavia sarà tornata; e intanto senti le sue labbra sulla pelle e rabbrividisci di desiderio.
Però ora devi terminare il tuo compito più importante, prima che la tua donna ritorni.
L'olio per massaggiare sensualmente la sua pelle è già pronto e attende tiepido nel laboratorio; devi solo scegliere: il petalo più profumato e dal colore più intenso.
Poi sarà una notte perfetta, dischiusa sull'orizzonte dei tuoi sogni.
 
 


[5] Caso mai qualcuno non le avesse riconosciute, sono le stupende parole pronunciate dal professore di Pozioni, Severus Piton, durante la prima, famosissima lezione di Pozioni in "Harry Potter e la Pietra filosofale".
 
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