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1 - Nozioni base, errori da evitare e consigli
Introduzione Integrazioni sulla rilettura Approfondimento: l'autore dentro le sue storie Sai cosa vuoi comunicare? Scrittura solare o crepuscolare? Vale la pena raccontare questa storia?
1.1. Introduzione
C'è chi dice che i grandi autori siano ladri abilissimi: prendono quel che gli serve dove gli serve. Ma, attenzione: rubare non vuol dire copiare, altrimenti ricadremmo nell'esecrato plagio (molto presto scriverò un post sul plagio: è una cosa che non sopporto, né comprendo, e che mi irrita moltissimo). Significa invece prendere ciò che serve e farlo proprio. Vuol dire masticarlo, digerirlo, e inserirlo nella propria storia, nel proprio stile, nel proprio mondo. Vuol dire reinventare quello che si è rubato per introitarlo, come se fosse sempre stato nostro. Gli scrittori condividono con generosità le tecniche e i trucchi della loro arte (ecco perché il web pullula di corsi di scrittura creativa e sugli scaffali delle librerie ci sono manuali di ogni peso e misura!) perché sanno molto bene che il vero segreto non lo conoscono nemmeno loro, anche se scrivendo sono diventati famosi. La scintilla, o la ferita, che fa nascere una bella storia è nascosta nel più profondo del loro essere e nutre la loro scrittura. E' magia pura... Questo significa che, purtroppo, non può esistere un manuale di scrittura creativa coerente, con regole semplici e uniformi. È impossibile redigere un codice del perfetto scrittore cui attingere per orientarsi sulle strade dell’ispirazione e della creatività. Alla prova dei fatti, una regola contraddice l’altra, un consiglio smentisce il precedente e un metodo è incompatibile con il successivo. O meglio, quello che funziona ed è utile per una persona, per un'altra può essere inefficace o anche controproducente. Ecco perché scrivere sembra così facile, ma in realtà è così difficile. Si possono seguire cento regole, mille consigli, e sono tutti validi in astratto e se presi singolarmente. Ma l’unica regola vera nel campo della creatività è che non ci sono regole, che le leggi sono fatte per essere infrante (ma solo dopo averle studiate a fondo e comprese bene), rinnovate e reinterpretate; che ogni scrittore inventa le sue tecniche, in base alla propria indole, in funzione delle proprie esigenze e della situazione in cui si trova.
Però un consiglio importante e oggettivamente valido esiste. Per tutti. Rileggere ciò che si scrive. Dobbiamo essere proprio noi stessi il nostro lettore più spietato. Solo così, dopo aver riscritto, corretto, limato, modificato per l’ennesima e con tanta fatica la pagina, potremo esserne soddisfatti, trovarla migliore, finalmente riuscita. Non perfetta. No, la perfezione non esiste. Nei quindici anni trascorsi a scrivere, e leggere, fanfiction, ogni volta inorridivo quando l’autrice di turno esordiva con ottimistico entusiasmo dicendo: l’ho scritta di getto, oggi pomeriggio, e non l’ho nemmeno riletta! Se tu, autore, non hai reputato la tua storia degna di una rilettura (una sola? Ne servirebbero mille e ancora sono insufficienti per scovare il refuso maledetto, nascosto così bene da farti impazzire per trovarlo!), perché mai io dovrei perdere il mio tempo a leggere un testo che, per forza di cose, non può essere né curato né definitivo? Io rileggo più e più volte i miei testi, sia a video (sfruttando tutte le potenzialità del correttore di Word, sottolineature rosse e verdi) sia su carta, dove mi è più facile concentrarmi sulla lettura e individuare gli errori che, nonostante tutto, si ostinano ad annidarsi tra le parole. Però, non rileggo mai subito: lascio passare qualche giorno, anche più di una settimana se non sono pressata da scadenze. In questo modo sono più distaccata dal testo, dalle emozioni e dai ricordi, e mi è più facile trovare gli errori. Rileggo anche ad alta voce: serve a vedere se i dialoghi filano e se le emozioni filtrano bene dal testo. E voi, invece, rileggete? Subito o a distanza di tempo? A video o sulla carta? Conoscete trucchi particolari per scovare refusi, errori, ripetizioni e altro?
Ogni scrittore parte da spunti diversi, ma tutti, nelle loro storie, trasmettono una parte di se stessi e della propria vita. Il genere letterario scelto è ininfluente: in qualsiasi storia l'autore è dentro, in un modo o nell’altro, perché la scrittura esprime ciò che lo scrittore sente e vede, le sue percezioni, sensazioni ed emozioni. I suoi desideri e le sue paure. Perfino i suoi sensi di colpa, e non parlo per sentito dire... Può essere l’autore nella sua interezza, oppure in un piccolo dettaglio, può essere la persona dell’oggi o di un passato lontano che è diventato ricordo. Ma un pezzo dell’anima dell’autore è lì, ben nascosta tra le sue parole. Per migliorare nella scrittura occorre avere il coraggio di essere se stessi, di tirare fuori la propria visione del mondo e della vita. Altrimenti la scrittura, anche quella stilisticamente perfetta, resta fredda, un pezzo di ghiaccio primo d’alcuna forma, priva di stile e personalità. Non è necessario raccontare solo esperienze vissute in prima persona, però è molto utile, soprattutto all’inizio, raccontare di persone e avvenimenti che si conoscono bene, fatti accaduti nel mondo reale e non solo nella fantasia; oppure, emozioni, sentimenti, paure o dolori provati sulla propria pelle, meglio se con grande intensità. Si può partire da un tic nervoso del collega di lavoro, da una mania del proprio compagno o dalle bizzarre abitudini di un vicino di casa. Basta ampliare con l'immaginazione ciò che si conosce, spiare con discrezione ciò che ci circonda e renderlo nella narrazione. Non esiste una facile regoletta da seguire (purtroppo!), ma questo è uno spunto importante per chi comincia a scrivere, per non arenarsi nell’improvvisazione e raccontare storie che nemmeno l’autore conosce. Quando un autore non ha la consapevolezza di ciò che sta raccontando, il lettore se ne accorge sempre. E non è una bella scoperta… Anche io inserisco aspetti personali nelle mie storie: quindici anni fa lo facevo senza nemmeno rendermene conto, mentre adesso il processo è più consapevole, pur se mi capita ancora di scoprire, solo a posteriori, di aver messo una imprevista sfaccettatura di me, magari in qualche personaggio secondario. In effetti, è difficile ritrovarmi nell'eroina della storia, ma talvolta è capitato e me ne sono accorta solo in corso d'opera: era però una Ida davvero molto giovane quella che si è insinuata nel personaggio e come autrice ammetto di aver avuto un occhio molto benevolo nei suoi confronti. E voi, cosa si trova della vostra personalità nelle storie che scrivete? Ci siete o no? Celati in qualche sfumatura o ben esposti nel personaggio principale? E, soprattutto, siete consapevoli di esservi messi a nudo o tutto avviene senza che ve ne rendiate conto?
Aristotele suggeriva di mettere a fuoco il tema e ciò che si vuole comunicare, quindi di rendere il dramma, ovvero tradurre il tema in azioni e conflitti interni. In tal modo si ottiene una storia con picchi narrativi e movimenti interni alla vicenda. Può darsi che il tema centrale della storia diventi chiaro solo dopo aver iniziato a scrivere. Accade quando l’autore inizia a scrivere prima di sapere esattamente dove andare a finire: si può anche fare, l’importante è che, prima o poi, diventi chiaro ciò che si vuole trasmettere con la storia. Chiarendo a se stessi quello che si vuole comunicare, lo si chiarisce anche al lettore. In ogni caso, è importante che il tema che si intende trasmettere sia un tema “forte”, giusto per l’autore e per la sua storia, che lo coinvolga a pieno e lo appassioni a sufficienza da dedicargli un romanzo. Per coinvolgere un lettore in una storia, occorre che l’autore stesso sia, per primo, coinvolto fino in fondo da ciò che scrive! Ecco, questo è un punto davvero difficile. A volte si crede di scrivere di un argomento, ma ciò che preme, il messaggio vero che si vuole dare e che, prepotente, esce dalle nostre parole, è un'altra cosa, magari inaspettata anche per l'autore stesso. Altre volte, invece, si parte con un'idea ben precisa, si sa perfettamente cosa si vuole raccontare e dimostrare con quella storia e tutto è programmato nei minimi particolari fin dall'inizio. E voi, sapete già prima di cominciare a scrivere qual è il vostro messaggio, il tema vero che vi sta a cuore? Oppure lo scoprite solo capitolo dopo capitolo, aggiustando il tiro mentre scrivete e il destino dei personaggi si dispiega nelle vostre parole?
Uno dei metodi migliori per scrivere bene consiste nell'inserire il massimo coinvolgimento ed entusiasmo in quello che si vuole narrare. Bisogna scrivere con entusiasmo per poi entusiasmare il lettore. La scrittura deve trasportare forti emozioni e grandi idee che aiutano a migliorare sia lo scrittore sia il lettore. È una sfida per entrambi. L’autore deve coinvolgere il lettore catturandone l'attenzione. Soprattutto, deve mantenerla alta, proponendo, in ogni pagina, nuove idee, utili strategie e continue sorprese. Il lettore deve sentire che il suo tempo prezioso è ben ricompensato e riempito di bellezza e verità. Ci sono scrittori impulsivi che preferiscono scrivere di getto e quelli riflessivi che desiderano scrivere solo dopo aver meditato a lungo. Quelli che amano una “scrittura solare”, fatta di descrizioni vivaci, di antitesi forti, di argomentazioni contrapposte, di emozioni accese, e quelli che scelgono una “scrittura crepuscolare”, fatta di disegni delicati, di sfumature graduali, di accostamenti silenziosi, di emozioni attenuate, di simboli nascosti. Ognuno può valorizzare nella scrittura il suo modo “particolare” di esprimersi, cercando soprattutto di far emergere il proprio stile, che è la capacità di dare una “forma” molto personale ai propri contenuti.
Una domanda utile da porsi è: vale la pena raccontare questa storia? Si può rispondere in due modi opposti ma entrambi validi. Julio Cortázar[1] sosteneva che un tema valido da raccontare è avvertito dall’autore come molto significativo per sé e per i lettori. Seguendo questa linea, la narrazione assume contorni che andranno oltre al racconto della quotidianità e della semplicità. Altri scrittori sostengono invece che sia più importante il modo in cui si racconta una storia piuttosto che il tema da veicolare. Questo tipo di narrativa racconta storie semplici con uno stile asciutto, storie vicine alla quotidianità della gente comune e trasmettono temi scarni servendosi di tratti leggeri, magari facendo passare tra le righe il senso della vicenda.
Ogni narrazione gravita intorno a due grandi macro-temi dai quali non si sfugge: l’amore e la morte. Ogni narrazione ha a che fare con questi due aspetti, più o meno indirettamente. Tutte le storie nascono per esorcizzare, rimandare o raccontare agli altri queste due grandi esperienze della vita umana in grado di racchiudere tutte le altre. La spina dorsale di un romanzo deve essere una storia. Edward Morgan Forster[2] disse che la storia “in quanto storia può avere un solo pregio: quello di accendere nell’uditorio il desiderio di sapere cosa succederà. E per contro non può avere che un difetto: quello di non accendere il desiderio di sapere che cosa succederà”. Spesso, infatti, uno degli aspetti più scoraggianti delle prime prove di scrittura è l’eccessiva introspezione di personaggi (che poi non sono che il riflesso dell’autore) piuttosto immobili a discapito dell’azione, caratteristica che in gergo si chiama “peccato di eccessiva introspezione”. Al tema del romanzo è più necessaria una storia che le nostre intime considerazioni su di essa o sulla vita in generale e, di certo, alla storia serve una buona architettura di nessi causali per essere più equilibrata, fruibile e avvincente. Occorre combinare come un chimico gli ingredienti di una buona narrazione: sfondo, personaggi e situazioni fino a creare un buon intreccio che sostenga la storia.
Le principali competenze che uno scrittore deve coltivare sono: - la passione; - il desiderio costante di leggere - la conoscenza della lingua (grammatica); - il genere letterario scelto; - la programmazione; - lo stile.
[1] Julio Cortázar (1914 – 1984), è stato uno scrittore, poeta, critico letterario, saggista e drammaturgo belga (nato da genitori argentini) naturalizzato francese, maestro del racconto, particolarmente attivo nei generi del fantastico, della metafisica, del mistero. Stimato da Borges, è stato spesso paragonato a Čechov e Edgar Allan Poe. I suoi racconti non seguono sempre la linearità temporale ed i personaggi esprimono una psicologia profonda. [2] Edward Morgan Forster (1879 – 1970) è stato uno scrittore britannico, autore di brevi racconti, di romanzi e saggi letterari. La sua fama crebbe dopo la morte perché da alcuni dei suoi romanzi furono tratti film di grande successo come Passaggio in India, Camera con vista, Maurice e Casa Howard. Edited by Ida59 - 1/9/2018, 10:48
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