Il Calderone di Severus

Alaide - Un giglio d’acqua, Tipologia: Song Fic - Genere: Introspettivo - Altro Genere: Nessuno Avvertimenti: Nessuno - Epoca: Post Malandrini - Pairing: Nessuno - Personaggi: Altro - Altri Personaggi: Nessuno

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view post Posted on 27/9/2017, 17:24
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Titolo: Un giglio d’acqua

Autore/data: Alaide – giugno 2014
Beta-reader: Chiara53
Tipologia: Song-fic
Rating: Per tutti
Personaggi: Severus Piton
Genere: Introspettivo
Pairing: nessuno
Epoca: Post Malandrini
Avvertimenti: Missing Moment

Riassunto: L’acqua che aveva toccato parlava di purezza, parlava di innocenza, parlava di Lily.
Nota: Storia scritta per la Sfida n. 7 (disciplina Nuoto) e partecipante al Gioco Creativo n. 14 Severus House Cup.

Il giglio d’acqua del titolo è una ninfea, ma ho preferito mantenere assonanza con il nome tedesco (Wasserlilie – simile all’ingleso Waterlily – per motivi che mi paiono facilmente deducibili. Alle volte chiamo il fiore nénuphar, secondo la traduzione francese per dare una maggiore aurea magica.

Il Lied scelto è su testo di Heine (Wasserlilie und Mond, ovvero il giglio d’acqua e la luna), musicato da moltissimi compositori tra cui Hans Pfitzner e Aleksander Zemlinsky.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Parole: 1111, escluso il testo del Lied [1]




Un giglio d’acqua




Il giglio d'acqua, come una snella fanciulla,
guarda sognando in alto dal lago;
e la luna le dà il suo saluto
con luminosa pena d'amore.



Il lago apparve all’improvviso. Era uno specchio d’acqua limpido, circondato da alte montagne che parevano volerlo proteggere e celare agli occhi degli uomini.
Eppure era lì che egli era diretto, perché soltanto in quel luogo isolato sorgeva il prezioso ingrediente di cui aveva bisogno. Aveva studiato a lungo la sua applicazione ed aveva compreso che proprio quella piccola pianta acquatica, dall’aria insignificante, poteva migliorare notevolmente la pozione a cui stava lavorando quell’estate, lontano dal chiacchiericcio degli studenti di Hogwarts.
Lontano dalla sua vera casa.
Lontano dalla presenza di Lily che pareva permeare ogni angolo della scuola.
Ed ogni volta sentiva prepotente salire il senso di colpa.
Ed ogni volta avrebbe voluto raggiungere il Lago Nero e gettarsi nelle sue acque oscure, per porre fine alla sofferenza.
Ma aveva promesso a Silente di proteggere il figlio di Lily, che doveva avere quasi tre anni, in quel momento.
Ma aveva promesso a se stesso di tentare di espiare – o tentare per lo meno di farlo – le colpe che aveva commesso.
Non doveva desiderare le acque del Lago Nero, né quelle limpide di quel piccolo lago di montagna, illuminato dalla luna crescente.
I raggi argentei parevano giocare con l’azzurro dello specchio d’acqua e con le corolle di un fiore di un biancore che, per un attimo, abbagliò Severus.
Era una nénuphar, un giglio d’acqua.
Il fiore pareva raccogliere la sua purezza dalle acque luccicanti del lago, quelle acque che apparivano così pure ed innocenti, ben diverse dall’oscurità della sua anima imbrattata di sangue.
Per diversi istanti rimase a contemplare quel delicato fiore bianco, dimentico dell’anonima pianta acquatica che era venuto a ricercare.
C’era Lily in quel giglio d’acqua che pareva guardare con aria sognante la luna.
E a Severus parve quasi che la luna, così luminosa quella sera, fosse lì unicamente per salutare il fiore, per salutare Lily.
Era come se si trovasse di fronte alla tomba che racchiudeva le spoglie di colei che aveva amato e che avrebbe amato.
Per sempre.
E la purezza di Lily – quella purezza che egli aveva contribuito a distruggere – pareva inondare le acque del lago, quelle acque pure e cristalline che egli non era nemmeno degno di toccare.
Per un attimo gli parve di essere simile alla luna, di star salutando anch’egli la nénuphar, ma il suo era un saluto oscuro, un saluto che proveniva da acque cupe e limacciose, impregnate dal rosso del sangue rappreso.
Quello della luna era un saluto luminoso ed innocente, come le acque limpide del lago, come il candore di quel giglio d’acqua.
Una sola cosa parevano avere in comune lui e la luna: l’amore per la nénuphar.
L’amore imperituro per Lily.

Vergognosa lei abbassa la testa
di nuovo giù verso l'acqua
E qui vede ai suoi piedi
il povero pallido innamorato.



Una nuvola coprì, per qualche breve attimo, la luna ed oscurò il candido fiore, quasi un’ombra fosse discesa sul cielo.
L’ombra della colpa.
L’ombra della morte.
Quell’ombra oscura riscosse Severus, che, seguendo la luce emanata dalla punta della sua bacchetta, si diresse verso le rive del lago, arrivando sfiorarne le acque con il mantello. Trovò l’ingrediente che cercava in poco tempo. Il suo gambo si trovava nell’acqua limpida e, nei brevi istanti in cui raccolse con delicatezza la pianta, sentì la pura freschezza del lago.
Ritrasse rapidamente la mano, quasi si fosse scottato, riuscendo meccanicamente a riporre l’ingrediente senza rovinarlo.
L’acqua che aveva toccato parlava di purezza, parlava di innocenza, parlava di Lily.
Era come se quell’unica nénuphar impregnasse le acque del lago.
O piuttosto erano le acque del lago ad infondere la loro purezza nel fiore.
Si rialzò, la mano ancora umida, ancora bagnata di quell’acqua innocente, di quell’innocenza che egli non era degno di sfiorare.
Forse aveva insozzato con la sua colpa, con la sua anima oscura, le acque limpide del lago, ma quando la nuvola si scostò, non v’era alcuna traccia di lordura nell’azzurro luccicante.
Ed il giglio d’acqua risplendeva ancora luminoso, quasi che nulla lo avesse toccato, nemmeno il sangue che gli macchiava le mani.
Eppure a Severus parve, ora che era più vicino, che vi fosse qualcosa di diverso nel fiore, una sorta di vergogna, forse.
Di timidezza.
Di titubanza.
Era simile a Lily, quando arrossiva imbarazzata.
Era delicato come lei e come lei si nutriva di purezza e limpidezza.
L’acqua del lago era simile alla linfa vitale che aveva dato vita a Lily.
Ed egli aveva macchiato le acque limpide dell’animo di Lily.
Aveva distrutto quel fiore immacolato.
Ne aveva provocato la morte.
Severus indietreggiò di qualche passo, schizzando un po’ d’acqua con il lembo del mantello, creando una piccola onda che si espanse sulla piatta superficie del lago, fino a quando non raggiunse la nénuphar facendola ondeggiare.
Poi tutto fu di nuovo calmo e tranquillo.
E gli parve quasi che il giglio d’acqua lo stesse osservando, che si fosse accorto solo in quel momento della sua figura oscura.
E gli parve che le acque del lago lo stessero fissando, che si fossero rese conto della sua presenza, ben dopo il momento in cui la sua mano ne aveva toccato la superficie.
E gli parve che le acque limpide del lago lo osservassero tramite la nénuphar che da quelle acque prendeva il suo biancore, che a quelle acque donava innocenza, entrambe coscienti della sua oscura presenza.
Del suo volto reso più pallido dalla luce della luna.
Del suo dolore e della sua colpa.
E gli parve che il suo animo fosse spogliato da ogni illusione, da ogni maschera, da ogni sovrastruttura. Era come se si trovasse ai piedi delle acque del lago e della loro nénuphar, in ginocchio.
Chiedendo perdono.
Mostrando il suo rimorso.
Non celando il suo amore.
Ma il giglio d’acqua rimaneva immoto ed indifferente, sul suo puro specchio d’acqua, illuminato dalla dolce luce della luna.
E nulla increspava le acque pure del lago, che luccicavano nel lucore dell’astro notturno.
Erano immobili.
Prive di un qualsivoglia giudizio.
Indifferenti come il fiore a cui davano vita.
Severus fece qualche altro passo indietro.
Non era quello il tempo per il perdono.
E non lo sarebbe di certo stato, se avesse ceduto alla tentazione di gettarsi nelle acque oscure del Lago Nero, le uniche acque che poteva forse sfiorare realmente.
E che avrebbero potuto accoglierlo, nel loro sudario.
Ma non era quello ciò che gli dicevano le acque limpide del lago.
Qualcosa emergeva da quelle acque immote.
Non il perdono, ma una strada da prendere.
Forse il suo perdono sarebbe venuto unicamente quando avrebbe dato tutto se stesso, ogni piccolo brandello della sua anima, per proteggere il figlio di Lily, per sconfiggere l’Oscuro Signore a cui era stato tanto stolto da incatenarsi.
E quella risoluzione parve riverberare sulle acque pure di quel lago dove fioriva una nénuphar che pareva racchiudere in sé la purezza di Lily.





[1] Il testo del Lied è stato usato nella sua interezza.

Die schlanke Wasserlilie
Schaut träumend empor aus dem See;
Da grüßt der Mond herunter
Mit lichtem Liebesweh.

Verschämt senkt sie das Köpfchen
Wieder hinab zu den Well'n --
Da sieht sie zu ihren Füßen
Den armen blassen Gesell'n.




Traduzione

Il giglio d'acqua, come una snella fanciulla,
guarda sognando in alto dal lago;
e la luna le dà il suo saluto
con luminosa pena d'amore.

Vergognosa lei abbassa la testa
di nuovo giù verso l'acqua
E qui vede ai suoi piedi
il povero pallido innamorato.


 
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