Il Calderone di Severus

Severus ikari - Omnia vincit amor, Genere: introspettivo, romantico Personaggi: Severus Snape, Personaggio originale Pairing: Severus/Personaggio originale Epoca: post 7° anno Avvertimenti: AU

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view post Posted on 4/9/2017, 10:54
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Titolo: Omnia vincit amor
Autore/data: Severus_Ikari/ 6 marzo 2013
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, romantico
Personaggi: Severus Snape, Personaggio originale
Pairing: Severus/Personaggio originale
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: “Sorrideva Severus, sorrideva alla vita che correva insieme a quel treno.”

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa poesia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questa poesia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa poesia o una citazione da essa.

Questa poesia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nota: la storia è stata scritta per la Sfida FA n°6 “Severus e le donne” del forum “Il Calderone di Severus”.
Ed è per Chiara perché me l’ha chiesta e inconsapevolmente mi ha messo la pulce che è saltata un giorno grigio-nero mentre ero sul treno.



Omnia vincit amor



Il treno sbuffava in mezzo alla natura e correva veloce.
Correva verso quel futuro che non gli era mai appartenuto, ma che si era affacciato all’improvviso davanti ai suoi occhi.
E correva lasciandosi alle spalle ogni dolore.
Aveva la testa appoggiata al vetro, Severus, e guardava quegli alberi che schizzavano troppo veloci alla sua vista, quelle foglie che si facevano infinite scie verdi, lunghe e mortali come quell’incantesimo che si era impresso a chiare lettere nella sua anima, come un marchio fatto a fuoco che non sanguinava ma bruciava.
E lui non aveva mai visto il sangue, aveva sentito solo ogni singolo patimento dentro di sé.

Il treno continuava la sua corsa, e guardava, Severus, continuava ad osservare.

Alzava gli occhi e osservava il suo riflesso su quel vetro, il suo volto ancora pallido, magro, quello sguardo che aveva ancora tutto il sapore della notte, e si respirava il buio dentro di lui, quelle carezze che pian piano ti sfioravano e poi come abbracci ti avvolgevano in quelle tenebre di cui non avevi timore.

In quel riflesso c’era il suo sorriso e Severus allungò le dita e sfiorò il finestrino, piano, con timore, come se avesse temuto che quella piccola gioia sul suo viso potesse esplodere e svanire al solo suo tocco; ne lambì i contorni, delicato, come se avesse voluto tracciarli lui stesso, come se non avesse creduto che fossero davvero le sue labbra ad essere piegate in quel modo.

Continuava a percorrere quei tratti, mentre portava l’altra mano alla bocca, quella vera, e con le dita la toccava e toccava il suo riflesso.

Sorrideva Severus, sorrideva alla vita che correva insieme a quel treno.
In quei vagoni che aveva visto per la prima volta quand’era bambino e ancora con tutti i sogni nel cuore e le speranze nelle tasche; poi li aveva guardati a malapena quando ormai era stato inghiottito dall’oscurità, e le mani gli tremavano.
Severus, però, in quel momento sorrideva. Felice.

Sentì dei passi avvicinarsi, leggeri ma decisi, troppo composti per essere quelli di uno studente del primo anno ancora spaventato.
La porta dello scompartimento si aprì: «Finalmente ti ho trovato!» gridò una donna con voce piuttosto seccata.
Il mago piegò appena il viso a destra mentre la guardava, ancora sorridente: «Pensavo avessi perso il treno, ritardataria come sei.»
La donna richiuse la porta scorrevole e andò a sedersi vicino a Severus: c’erano solo loro due, un uomo e una donna e i loro riflessi, mentre il treno continuava a correre.
«Non mi hai svegliata, mi hai lasciata dormire» lo rimproverò la strega.
«Non sono la tua sveglia personale. E poi…» lasciò quelle parole in sospeso, tornando per un attimo a guardare il sorriso riflesso nel vetro, il suo volto disteso.
«Poi cosa?»
«Il tuo respiro sereno, i tuoi occhi chiusi, il tuo corpo rilassato… è bello guardarti così, senza nient’altro addosso, senza passati né dolori.»

«Sono così solo quando sono accanto a te, Severus. Averti addosso cancella ogni altra cosa.»
La donna si strinse al corpo di Severus, lasciandosi abbracciare, mentre il vetro rifletteva i loro sorrisi, e il mago sfiorò le labbra di lei impresse sul vetro e impresse nei suoi occhi.
Dipinte nel suo cuore che aveva smesso di sanguinare.

E il treno correva.
 
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