Il Calderone di Severus

Shanimaya - Frammenti, Genere: Drammatico - Altro Genere: Introspettivo Avvertimenti: Nessuno - Epoca: HP 5^ anno - Pairing: Nessuno - Personaggi: Pers. Originale - Altri Personaggi: Nessuno

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 28/5/2017, 11:03

Buca-calderoni

Group:
Professore
Posts:
859

Status:


- Frammenti –
 
Autore e data: Shanimaya, 23/02/2010
Betareader: Ailinen
Tipologia: One Shot Rating: Per tutti
Genere: Drammatico/introspettivo
Personaggi: Severus, personaggio originale. Pairing: nessuno
Epoca in cui si svolgono i fatti: 5° anno
Avvertimenti: vi sono pochi accenni di linguaggio colorito, che mi aiutano a delineare meglio e in maniera efficace il carattere in un personaggio.
 
Premessa: Questa One Shot è stata scritta per partecipare al gioco creativo n° 7 “Immagini di Parole” organizzato da Magie Sinister Forum.
L’immagine ispirante è la n° 2, creata da  Ellyson e qui sotto riportata.




 
Riassunto: - Ascoltami - la donna riprese a parlare, lentamente, e le sopracciglia del professore si aggrottarono ancora di più - Il ragazzo appartiene alla tua casa; se c’è qualcuno che ha il dovere di scoprire il perché dei suoi strani comportamenti… …
L’uomo vestito di nero alzò una mano:
- Fammi indovinare Minerva, sono io?- Riprese la penna d’aquila con l’altra mano - Mi dispiace, ma non ho tempo  da perdere per stare dietro alle stranezze di un ragazzino viziato di buona famiglia. Per quanto mi riguarda può essere messo in punizione come le altre volte -
 
 
 
 
Disclaimer:  I personaggi  ed  i  luoghi  presenti  in  questa  storia non  appartengono  a  me bensì, prevalentemente,  a  J.K.  Rowling  e  a  chi  ne  detiene  i  diritti.  Il  personaggio  originale  Angus Swordmaster, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
 
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 

 
FRAMMENTI
- 1 -
 

- Un cavallo? -
La Professoressa McGranitt sospirò e annuì, le braccia incrociate al petto, e le dita a tamburellare sugli avambracci:

- Esattamente. Stavolta si tratta di un cavallo -
 
 Il Professor Piton inarcò un sopracciglio, appoggiando la penna d’aquila accanto alla pergamena che stava correggendo, un piccolo foglio pieno di scritte nere e di segnacci rossi. Le mani grandi erano semicoperte dai polsini ricamati della camicia che indossava, di un bianco candido a parte una minuscola macchia di inchiostro su un polso, accanto ad un bottone:
- Vorrei sapere che cosa passa per la testa di quel ragazzo - sbuffò dopo un momento, con voce irritata, passandosi  una mano tra i capelli neri come l’ala di un corvo - Il mese scorso era un cucciolo di lupo, quello prima ancora uno schiopodo sparacoda, e quello prima ancora… -
- Quello prima ancora era un puledro di unicorno! Al nostro guardiacaccia stava per venire un attacco di  convulsioni! - Lo interruppe la professoressa, e appoggiò le mani sulla scrivania di Severus, che le guardò poi lentamente alzò lo sguardo su di lei; le sue sopracciglia si aggrottarono appena.
- Ascoltami - la donna riprese a parlare, lentamente, e le sopracciglia del professore si aggrottarono ancora di più - Il ragazzo appartiene alla tua casa; se c’è qualcuno che ha il dovere di scoprire il perché dei suoi strani comportamenti… -
L’uomo vestito di nero alzò una mano:
- Fammi indovinare Minerva, sono io?- Riprese la penna d’aquila con l’altra mano - Mi dispiace, ma non ho tempo  da perdere per stare dietro alle stranezze di un ragazzino viziato di buona famiglia. Per quanto mi riguarda può essere messo in punizione come le altre volte -
La professoressa McGranitt non sembrava disposta a lasciar perdere la questione, perché in un batter d’occhio   Severus si ritrovò a fissare la propria mano vuota; Minerva aveva sfilato la penna dalle sue dita, e ora la stava puntando verso di lui come se fosse stata una bacchetta:
- E’ ben più di una stranezza, Severus! - Esclamò, e la sua voce vibrò di una nota spazientita - Ci siamo accorti tutti che quel ragazzo ha il carattere di un troll infuriato col mondo intero. Forse è perché ha perso da poco sua madre, ma sono sicura che c’è qualcos’altro sotto. E’ un Serpeverde, è minorenne ed è affidato alle nostre cure fino alla fine dell’anno scolastico! -
- E va bene! - Severus balzò in piedi, riprendendosi la penna d’aquila con un gesto veloce - Mi occuperò di lui, ma  non garantisco che non continuerà a prendere la scuola come se fosse una fattoria personale! -
 
Minerva sorrise, mentre il professor Piton usciva dal suo stesso ufficio a grandi passi, facendo svolazzare il sobrio mantello nero sulle sue spalle. 

- 2 -

La  prima  cosa  che Severus vide,  aprendo  la  porta del  dormitorio  maschile di  Serpeverde,  fu qualcosa che luccicava per terra. Istintivamente si chinò per raccoglierlo, e riconobbe uno specchio rotto,  che  rifletteva  la  sua  immagine  insieme  con  le  luci  di  molte  candele  che  rischiaravano l’ambiente; alcuni frammenti erano sparsi attorno, come se l’oggetto fosse stato lanciato da lontano. Non riuscì a distogliere lo sguardo da quello specchio, scrutando il proprio viso distorto dalla lastra rotta e mancante in alcuni punti; la carnagione era pallida, e le labbra  tanto serrate da sembrare esangui. I capelli neri e appena ondulati sfioravano il mento, e due profonde rughe  solcavano la pelle ai lati del naso e delle guance; ma quando lo sguardo di Severus corse agli occhi riflessi nello specchio, il professore girò di scatto la testa.
 
 
- Cerca qualcuno, professore? -
Piton sobbalzò e si raddrizzò frettolosamente; un ragazzo era seduto sul primo letto della fila, e lo stava osservando.
Indossava la divisa regolamentare, ma la camicia era sbottonata quasi per metà e le maniche erano arrotolate fino ai gomiti; c’erano tracce di terra sui pantaloni, all’altezza del ginocchio destro, e tutta la sua persona emanava un leggero  odore di fieno e di stalla.
Angus Swordmaster era l’unico rampollo maschio di un’importante famiglia purosangue, ma si mormorava che fosse un figlio illegittimo di Lucius Malfoy, ed osservandolo non si poteva evitare di notare la somiglianza; aveva i  capelli biondi chiarissimi, lisci e tagliati corti, e occhi grigio- azzurri. La pelle era bianca, e i lineamenti del viso stavano perdendo la morbidezza dell’infanzia, indurendo appena le curve del mento e degli zigomi; era bello, non c’era alcun dubbio.
Purtroppo, aveva un sorrisetto di arrogante sufficienza perennemente stampato sul viso, e Severus non lo sopportava. Quel ragazzo assomigliava fin troppo a Lucius Malfoy:
- Siamo impertinenti come sempre, vero Signor Swordmaster? –
Angus rimase in silenzio, ma si alzò in piedi e tentò di fare un passo indietro:
- Oh  bene  -  Aggiunse  Severus  osservando  con  molta  attenzione  le  sue  movenze  -  non  solo impertinenti, ma anche sulla difensiva -
- Non ho paura di lei- Rispose il ragazzo. Aveva un tono di voce grave, quasi adulto:
- Non ho detto che hai paura, ma solo che sei sulla difensiva - Ribattè il professore:
- Senta – l’allievo s’avvicinò ad un baule appoggiato ai piedi del letto, con l’aria noncurante - La smetta di trattarmi  come se avessi cinque anni. La professoressa McGranitt mi ha già detto che verrò punito, quindi si spicci a comunicarmi che cosa devo fare e mi lasci in pace -
- Ti piacerebbe, vero? - Piton cominciò a fissare Angus - Per tua sfortuna, non sono dello stesso avviso. Prima mi racconterai che cosa stai combinando, e poi ti comunicherò la tua punizione -
Il ragazzo voltò il viso, e aggrottò le sopracciglia. Il sorrisetto arrogante sul suo viso scomparve, e la bocca assunse una piega irritata:
- Non capisco che cosa intende -
- Gli animali, signor Swordmaster. - Severus fece scattare il braccio destro, tendendolo verso il muro; fu un movimento repentino, seguito dal gesto, più controllato, incrociare le braccia al petto -
Per un motivo a me sconosciuto, ma sono certo del tutto idiota, ti ostini a portare all’interno delle mura della scuola ogni tipo di animale, pur sapendo che il regolamento lo vieta. Oggi si tratta di un cavallo, domani di chissà quale altra bestia. Stai giocando al “Piccolo Veterimago” oppure ti diverti a trasformare Hogwarts in uno zoo? -
Angus s’inginocchiò, e dopo aver aperto il baule cominciò a spostare oggetti dentro e fuori da esso. Severus attese in silenzio un paio di secondi, poi sciolse le braccia e velocemente chiuse il baule e sbattè il coperchio, lasciando ad Angus giusto il tempo di sfilare le mani:
- Ma che cazzo! -
- Modera il linguaggio! –
Il ragazzo guardò sbalordito il professore:
- Che cavolo fa! - Sbottò e saltò in piedi - E’ impazzito?! -
- No, voglio che tu mi ascolti e che risponda alle mie domande - Il ragazzo sbuffò, e l’uomo socchiuse gli occhi:
- Come hai detto? –
- Uffa, e va bene! Colleziono animali perché mi piacciono! Contento? –
- Nient’altro? –
Il giovane biondo si guardò le mani, e le nascose dietro la schiena; a Severus sembrò quasi che fosse imbarazzato:
- Danno più affetto degli esseri umani, e non chiedono niente in cambio. Sono molto meglio degli uomini –
L’uomo dai capelli neri rimane impassibile:
- Sono commosso –
- Che spiritoso – borbottò l’allievo.
Il professor Piton riportò le braccia conserte al petto, con un gesto lento e misurato:
- Bene, Signor Swordmaster; da questo momento in poi considerati in punizione; riporterai quel cavallo dove l’hai preso e righerai dritto per farmi un piacere -
- Ho già liberato il cavallo, che in realtà era una giumenta; era solo ferita, l’ho riportata  ad Hogsmeade da dove l’avevo presa –
- Che cuore generoso; faccio affidamento su di te dunque, per non essere nuovamente disturbato dalle lamentele degli altri professori –
- Non abbia timore – rispose Angus, e fece un sorrisetto impudente, ma Severus non scorse felicità nei suoi occhi - presto non le darò più fastidio –
Il Professor Piton inarcò un sopracciglio e rimase in silenzio, in attesa, ma Angus non aveva l’aria di voler spiegare che cosa intendesse, quindi sbuffò e sibilò:
- Senti un po’, ragazzino viziato, se pensi di poter minacciare qualche sciocchezza per avere un po’ di compassione, hai proprio sbagliato persona! -
- Io non minaccio un cazzo, ehm, un bel niente! Che cosa ha capito?! – sbottò il giovane, cacciando una mano in tasca  e tirandone fuori un pezzetto di pergamena tutto accartocciato e macchiato di scuro – Legga qua, invece di fare il superiore! –
Piton afferrò la pergamena dalla mano calda e sudaticcia del ragazzo e l’aprì, cominciando a scorrere velocemente le parole scritte; la calligrafia era molto elegante, quasi affettata,e la firma al fondo della pergamena era un ghirigoro svolazzante.
 
“Angus,
ora che non c’è più tua madre, non vedo il motivo di farti continuare un corso di studi che io, lo sai benissimo, disapprovo completamente.
Verrò a prenderti l’ultimo giovedì di questo mese, ti prego vivamente di preparare le tue cose.
Tuo padre”

 
Severus richiuse la pergamena e fissò il ragazzo, che impassibile ricambiò lo sguardo:
- Non è possibile ti abbiano ritirato; se fosse avvenuto, il Preside avrebbe avvertito gli insegnanti, e cercato di far cambiare idea a tuo padre –
- Col cavolo – gli occhi di Angus si erano fatti duri come la pietra – mio padre non si scomoda a cambiare idea per me. E comunque è scritto lì, verrò ritirato –
- La tua istruzione viene prima di ogni altra cosa, e sebbene personalmente nutra forti dubbi sul fatto che possiamo cavare qualcosa di buono da una testa di legno come la tua, il Preside è sempre disponibile ad aiutare gli studenti. Tu non conosci Silente, Signor Swordmaster –
- E lei non conosce mio padre, Professor Piton –
Severus sospirò, restituendo al ragazzo la pergamena con un secco gesto del polso:
- Che giorno è domani? –
- L’ultimo giovedì del mese –
- Forse siamo ancora in tempo; scriverò io stesso a tuo padre. Come direttore della tua Casa, ho il dovere di esprimere la mia opinione –
Angus scosse il capo, e infilò le mani in tasca; d’improvviso parve ingobbirsi, come se avesse un grande peso sulle spalle. Gli occhi sfuggirono quelli del professore, vagando per la stanza intorno a loro:
- Non servirà a niente; le ho già detto che mio padre non cambia idea –
- Ti arrendi così facilmente? Non pensavo che fossi una femminuccia –
 
Il ragazzo guardò Severus di sbieco; all’improvviso urlò con tutto il fiato che aveva in gola, ed esplose; si avventò su di lui, ringhiando come un lupo mannaro e spintonandolo con la forza di una locomotiva a vapore. Non era molto robusto, ma la furia che aveva in quel momento non proveniva dal suo corpo.
Severus riconobbe quella forza: era odio, disperazione e impotenza; ebbe il suo daffare per tenersi in piedi, e se lo ritrovò tra le braccia mentre arretrava e veniva colpito sul petto e alle spalle. Sembrava che si fosse rotta una diga, ed  un fiume in piena erompesse a valle con tutta la sua potenza distruttiva:
- Femminuccia?! - il ragazzo gridava, stordendolo con la sua voce e soprattutto con l’amaro dolore che ne traspariva. Severus quasi si stupì di non vederlo scoppiare in lacrime – La vuol piantare di parlarmi come se non sapessi nemmeno da che cazzo di parte sono girato?! Può evitare di partire prevenuto, e ascoltare che cosa dico?! –
Piton si ritrovò con le spalle contro il muro, mentre la furia di Angus non pareva volersi placare. Il ragazzo aveva il viso paonazzo e gli occhi lucidi per lo sforzo e lo sconvolgimento:
- Ho avuto sedici anni per imparare che quando mio padre prende una decisione non cambia idea. Sa cosa vuol dire?  – l’incalzò, ma non gli diede il tempo di rispondere - Vuol dire che se sono d’accordo, bene, altrimenti sono cazzi miei! Se provo a ribellarmi, sono botte! Se provo a dire di no, sono botte! Anche se apro bocca, sono botte!-
- Non posso credere che tuo padre sia capace di fare una cosa del genere - Severus parlò piano e lentamente, sperando in tal modo di farlo calmare:
- Lo creda pure! Non le racconto balle! – Angus l’interruppe, e la sua voce si fece amara – Sa che cosa si dice in giro vero? – lo guardò negli occhi neri – Ma certo che lo sa, è un professore no? Si dice che mia madre abbia avuto me dopo aver messo le corna a mio padre con Lucius Malfoy, e porca miseria è la pura verità! -
Severus tacque stavolta, e si limitò a sostenere il ragazzo, che smise di colpirlo e si aggrappò alle sue spalle, chinando il capo:
- Naturalmente Lucius Malfoy non ne vuol sapere di infangare il buon nome della sua famiglia, quindi ha dato il benservito a mia madre e non sa nemmeno che faccia ho! – Fece spallucce – E se al mio vero padre non frega un cazzo di me, può immaginare come la pensa il legittimo marito! Sono cresciuto sentendomi dare del bastardo a colazione, pranzo e cena, con contorno di qualche schiaffo giusto per farmelo ricordare bene; se non fosse stato per la mamma, a quest’ora sarei in orfanotrofio, ma chissà, magari sarebbe stato meglio. Ora che è morta, il signor Swordmaster non intende sborsare un galeone in più  per mantenere uno che non è figlio suo. Chi lo farebbe, non crede? Non crede?! –
 
Severus ascoltava le parole del ragazzo, e frase dopo frase il suo stomaco si contraeva; gli sembrava quasi di vederlo, un bambino terrorizzato che riparava il viso dalle percosse di suo padre, mentre sua madre cercava di frapporsi; o forse era se stesso che vedeva.
Si ritrovò a posare una mano su quel capo reclinato e tremante di rabbia, e quei capelli lisci e morbidi che, ora capiva, ben poche persone avevano accarezzato:
- Non è possibile che tuo padre voglia farti continuare gli studi a casa, sotto la guida di un precettore? – Mormorò il professore, e Angus sospirò:
- Sarà quello che racconterà in giro dopo avermi ritirato, ma non lo farà. Sono un peso per lui. Non vede l’ora di sbarazzarsi di me –
Il giovane alzò il viso, e le lacrime finalmente rigarono il suo volto. Appoggiò il volto sul petto del professore, e cominciò a singhiozzare.
Piangeva in silenzio, come un bambino che cerca di non farsi sentire, da solo nel buio della sua cameretta; Severus chiuse gli occhi, continuando tenere la mano sui soffici capelli biondi.
 
Più tardi, quando uscì dal dormitorio maschile della casa di Serpeverde e salì le scale che portavano al pianterreno, Severus aveva la testa vuota e il cuore pesante; Angus si era staccato da lui, e senza una parola aveva riaperto il baule e ricominciato a spostare il suo contenuto dentro e fuori.
Piton sapeva che quando un genitore decideva di ritirare il proprio figlio da Hogwarts, nessuno poteva  impedirglielo, e mille domande gli affollavano la mente: che avrebbe fatto quel ragazzo dopo il ritiro da scuola? Chi si sarebbe preso adeguata cura di lui?
In un breve istante gli passarono nella mente mille possibili risposte, e altrettante soluzioni. Scosse il capo e si passò una mano sul viso. Angus se la sarebbe cavata da solo, decise; e se non se la fosse cavata, ebbene non sarebbe stato né il primo né l’ultimo.
Severus non era uomo da farsi trasportare dai sentimenti; sapeva qual era il suo dovere, e non avrebbe permesso a se stesso nemmeno un po’ di aiuto ad un ragazzo sfortunato; avere legami con qualcuno significava condannarlo a morte.
 
Si fermò davanti ad un’ampia finestra decorata, i cui vetri colorati baciati da sole del pomeriggio proiettavano sul pavimento strane ombre dalle tinte pallide.
C’era una frattura, una crepa causata da quell’impedito di Neville Paciock: aveva lasciato cadere una pianta di mandragore appena rinvasata, che oltre ad aver fatto svenire metà degli studenti che passavano in quel momento con  il suo pianto indiavolato, aveva spaccato il vetro. Strano che la professoressa McGranitt non fosse corsa a ripararlo, era sempre così precisa e solerte; Severus vi si specchiò, e gli parve che non solo la sua immagine riflessa, ma  anche la sua anima, fossero fratturate. 

- 3 -

Era notte fonda, ma il professor Piton non riusciva a dormire; appena chiudeva gli occhi, vedeva un
ragazzo che piangeva in silenzio; si era rivoltato più volte nel letto, mentre le immagini di Angus si mischiavano e sovrapponevano ai suoi stessi ricordi:
- Lux! – borbottò irritato afferrando la bacchetta sul comodino. Sì alzò scalciando le coperte, e si sedette su una poltroncina consunta davanti al camino, in cui ancora ardeva qualche brace; bastò un colpetto con la bacchetta per accendere tutte le candele della camera, e Severus stava per richiamare a sé un fascio di pergamene arrotolate sul tavolo, quando venne distratto da alcuni colpi alla porta. Sbuffò e andò ad aprire, imprecando silenziosamente nello scorgere proprio Angus davanti a sé; il giovane biondo non si era cambiato, e i capelli spettinati e la camicia spiegazzata gli suggerirono che era andato a letto vestito e si era rigirato varie volte prima di alzarsi; cercò di non assumere un’aria sorpresa, e non potè fare a meno di usare un tono scostante:
- Se non riesci a prender sonno, signor Swordmaster, ti consiglio le fiabe di Beda il Bardo; sono abbastanza semplici da capire anche per una zucca vuota come la tua, e soprattutto la loro lettura evita le visite notturne a coloro che cercano di dormire –
Il ragazzo sorrise appena, e il suo sorriso non era né impudente né arrogante; anzi, era delizioso:
- A casa mia non si va a letto con tutte le candele accese, professore. Se qualcuno dormiva in quella camera, certamente non era lei –
- Posso sapere che cosa ti porta qui a quest’ora? –
Angus frugò all’interno della camicia, tirandone fuori una bacchetta; era lunga all’incirca dieci
pollici, fatta di un legno chiaro che sembrava molto flessibile:
- Tenga – Disse, piazzandola in mano a Severus.
- Cosa dovrei farmene di questa? –
- Per favore, la tenga lei – il ragazzo distolse lo sguardo – Sono sicuro che non appena arriverò a casa, mio padre me la farà spezzare. Non voglio che accada; la prego, la prenda –
- Non se ne parla nemmeno. Questa è tua -
- Può, per un momento, smettere di ragionare da professore e far finta di essere un amico? – Angus si passò nervosamente la mano tra i capelli.
Passarono lunghi istanti prima che Severus rispondesse; professore e allievo si guardavano negli occhi, scrutandosi attentamente e trattenendo il fiato:
- Molto bene – disse infine l’uomo dai capelli neri, asciutto, serrando le lunghe dita sulla bacchetta
– Non credo che possa avere una qualche utilità come fermacarte, ma può andar bene per ripescare le lumache dal fondo del barile –
Il giovane biondo sorrise; lentamente, allungò le braccia verso il collo di Severus e lo strinse.
Il professor Piton rimase immobile, spiazzato da quel tenero gesto; era incapace di fare qualsiasi cosa:
- Ora torno al dormitorio – mormorò il ragazzo staccandosi da lui – Non la dimenticherò mai –
Severus rimase in silenzio, mentre il suo allievo si allontanava nel buio.
 

- 4 -

Quando il signor Swordmaster, un uomo grande e grosso dall’aria elegante, scese dalla carrozza, Angus lo stava già aspettando davanti al portone. Il cocchiere scese dalla cassetta e si affrettò a caricare il baule  del  ragazzo sul tettuccio della carrozza, mentre un gruppetto di studenti si era fermato a curiosare.
Il ragazzo allungò una mano per accarezzare uno dei cavalli bianchi che tiravano la carrozza, ma suo padre gliela  colpì con il suo bastone da passeggio, e con un brusco cenno del capo gli fece segno di salire in vettura.
Angus non guardò nessuno mentre entrava nell’abitacolo, seguito da suo padre. La carrozza si mosse con uno scossone, e i cavalli, invitati al trotto vivace dalla voce del cocchiere, uscirono dal cancello principale di Hogwarts, che con un lieve cigolio si richiuse dietro di loro.
 
 
Severus aveva osservato la scena attraverso la vetrata rotta. Le sue mani si serrarono, ben nascoste sotto il mantello, e quando la carrozza svoltò un angolo e sparì alla vista, il cuore fece un doloroso balzo nel suo petto.
 
 
 
 
 
 
 
 
Top
0 replies since 28/5/2017, 11:03   32 views
  Share