3. Il peso delle maschere
Quando Severus rialzò lo sguardo, si accorse subito dello stupore e della confusione che regnavano sul viso di Potter e si chiese se il ragazzo cominciasse finalmente ad essere colto da dubbi che potessero in qualche modo minare le ferree certezze che aveva sempre avuto nei suoi riguardi.
Forse era giunto il momento in cui poteva parlargli e compiere fino in fondo il proprio dovere rivelandogli ciò che Albus gli aveva confidato l’anno precedente.
Ma prima ancora che il mago potesse cominciare a parlare, un'altra voce rimbombò nella penombra della Stamberga illuminata solo dalla fioca luce del
Lumos che scaturiva dalla punta della bacchetta di Harry: una voce acuta e fredda che proveniva dal nulla e sembrava uscire dalle sbilenche pareti di legno. Severus si irrigidì e strinse forte la bacchetta nel pugno.
- So che vi state preparando a combattere.Harry spalancò gli occhi: era la voce di Voldemort!
- I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago.Harry guardò Piton: non sembrava preoccupato da quelle parole, ma il suo volto pallido era indubbiamente colmo di disgusto che non cercava per nulla di mascherare..
-
Consegnatemi Harry Potter, - proseguì la voce di Voldemort,
- e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati.Sul volto di Piton, ora, oltre al disgusto Harry poteva leggere un odio intenso e feroce, a fatica trattenuto: il mago stringeva la bacchetta nel pugno così forte che le nocche erano divenute bianche.
- Avete tempo fino a mezzanotte.[1]Harry arretrò e strinse la bacchetta: che reali possibilità aveva di difendersi contro un mago con il livello di esperienza e di potenza di Piton?
Eppure, aveva vinto il duello anche contro Voldemort. La prima volta nel cimitero, quando il mago oscuro era riuscito ad avere di nuovo un corpo, e poi mentre fuggiva da Privet Drive, con la copertura dei sette Potter. Però, in entrambi i casi, in effetti era stata la sua bacchetta con l’anima di piuma di fenice a combattere per lui e a salvarlo. La prima volta dando luogo al
Prior Incatatio e la seconda prendendo vita praticamente di propria iniziativa e distruggendo quella di Voldemort. Ora, però, non aveva più la sua bacchetta che si era rotta a Godric Hallow, nello scontro con Nagini: adesso aveva solo la bacchetta di biancospino di Draco. Sarebbe stata sufficiente?
Chissà, forse aveva qualche speranza anche contro il suo ex professore di pozioni, anche se il loro precedente duello dopo la morte di Silente non era certo un ricordo incoraggiante: Piton non aveva avuto la più piccola difficoltà ad arginare i suoi incantesimi d’attacco e non gli aveva fatto alcun male solo perché, come il professore stesso aveva ricordato all’altro Mangiamorte che lo stava cruciando
“Potter appartiene al Signore Oscuro... dobbiamo lasciarlo stare!”.[2] In ogni caso, Harry non aveva altra possibilità che provare: meglio farsi uccidere in duello da Piton che permettergli di consegnarlo a Voldemort!
- Se crede che sia arrivato il suo momento di gloria, si sbaglia! - esclamò in un impeto di coraggio disperato, brandendo la bacchetta dalla cui punta la luce del
Lumos svaniva e puntandola con decisione contro il petto del mago. - Non le permetterò di portarmi vivo da Voldemort!
Un impercettibile sorriso incurvò le labbra del mago davanti al coraggio del ragazzo che, con tutta evidenza, ancora non aveva capito nulla di ciò che stava accadendo. Avanzò di un passo, con lenta tranquillità:
- Ancora non hai capito che non ho alcuna intenzione di consegnarti all'Oscuro, Potter, né vivo né morto? - chiese, una lieve vena di incredulità che si faceva largo nella voce profonda. - Avrei potuto ucciderti più volte, questa notte, scaraventandoti a terra mentre ero in volo o dandoti in pasto ai Dissennatori.
Ma non l'ho fatto. - statuì sollevando ironico un sopracciglio. - Questo dovrebbe significare qualcosa perfino per te, Potter, anche senza la Granger a suggerire. - concluse provocatorio.
Nella penombra polverosa della Stamberga Strillante Harry fissò incerto il suo ex professore di Pozioni e di Difesa dalle Arti Oscure, la bacchetta sempre stretta nel pugno e puntata sul suo petto. Da quando lo aveva "rapito" al castello, in effetti erano accadute alcune cose molto strane.
Aveva parlato di Albus Silente con immenso rispetto ed ammirazione, con una voce intensa e commossa che non aveva mai sentito da lui e che gli era quasi sembrata pervasa di affetto. Perché l'assassino di Albus parlava in quel modo del vecchio preside, rendendogli onore più di chiunque altro? Inoltre, ne era assolutamente certo, aveva letto un immenso dolore nei suoi occhi neri, lo stesso dolore che, chissà perché solo ora gli tornava alla mente, gli aveva già visto sul volto proprio la notte subito dopo l'assassinio, mentre lo inseguiva e gli dava del codardo.
In un attimo il ricordo di quella notte terribile riempì la sua memoria e per la prima volta si ritrovò a valutarlo con occhi limpidi e privi di pregiudizio: Piton non lo aveva mai attaccato, durante il loro duello, e si era sempre limitato solo a difendersi; anzi, aveva perfino trovato l'opportunità, nel suo solito modo scostante e scortese, di impartirgli una lezione pratica sui duelli magici, ricordandogli l'importanza degli incantesimi non verbali e la potenza dell'Occlumanzia. E, ben lungi dal cruciarlo, come invece all'inizio lui aveva creduto, lo aveva liberato con rabbiosa sollecitudine dalla
Cruciatus dell'altro Mangiamorte.
All'improvviso Harry realizzò che anche quella notte, prima con la professoressa McGranitt e poi con gli altri professori, Piton si era sempre limitato esclusivamente a difendersi, anche quando quella tattica, in così schiacciante inferiorità numerica, avrebbe potuto causare la sua sconfitta. E qualcosa, invece, diceva con certezza a Harry che Piton era perfettamente in grado, non solo di attaccare, ma anche di uccidere e sconfiggere ben più di un avversario per volta.
E poi... poi c'era stato il Patronus che il mago aveva lanciato guardandolo negli occhi con quella espressione così strana e intensa: quella Cerva luminosa e potente che aveva riempito d'argento la notte e respinto con forza i Dissennatori. La stessa Cerva dolce e rassicurante – e non aveva alcun dubbio su questo - che alcuni mesi prima lo aveva guidato fino allo specchio d'acqua ghiacciato dove aveva recuperato la Spada di Grifondoro. La Cerva d'argento che il suo cuore, non sapeva bene il perché, aveva intimamente collegato a sua madre, forse per quello sguardo lucente colmo d'amore. Ma perché Piton lo aveva aiutato a recuperare la Spada di Grifondoro, quella vera, dopo aver messo al sicuro alla Gringott quella falsa? E perché il Patronus di Piton gli faceva pensare a sua madre?
Mille altre domande si accavallavano tumultuose nella sua mente: davvero il suo ex professore aveva importanti informazioni per lui? Da parte di Silente, poi? Proprio lui che lo aveva spietatamente ucciso davanti ai suoi occhi?
Eppure, Piton aveva anche affermato che stavano dalla stessa parte,
da sempre, e lo aveva anche enfatizzato. Per non parlare dell'odio feroce che gli aveva letto in volto mentre guardava il Marchio: era rimasto profondamente scioccato dal gesto con cui sembra volersi strappare via la carne incisa dall'orrido teschio col serpente! E l’odio verso i tre Mangiamorte che Piton stesso aveva bollato come crudeli assassini, bestie feroci e carnefici di innocenti? E lo aveva detto proprio lui, assassino e carnefice di Silente e di chissà quanti altri!
Sopra ogni altra cosa, però, era innegabile il fatto che Piton avrebbe avuto molte occasioni per ucciderlo ma, come aveva ben detto,
non lo aveva fatto. Anzi, si era prodigato a salvargli la vita quando era precipitato mentre erano in volo, così come aveva fatto anche a scuola, durante la partita di Quidditch coi Serpeverde nel corso del primo anno.
Perché lo aveva promesso, così gli aveva detto. Ma a chi mai Piton poteva aver promesso di proteggerlo? E, soprattutto,
perché? Harry tornò al presente, la bacchetta ancora puntata sul mago che lo stava fissando con sguardo penetrante, in apparenza del tutto rilassato e in paziente attesa della sua mossa, perfino l'ombra di un sorriso sulle labbra sottili. Non era il suo solito sorriso di scherno, era qualcosa di diverso, di sconosciuto, che non gli aveva mai visto sulle labbra. Harry ebbe subito la spiacevole sensazione che in quel momento Piton stesse liberamente leggendo nei suoi occhi ogni pensiero, ogni dubbio, ogni domanda.
- Vedo che ci sono molte domande importanti nella tua mente, Potter, domande alle quali solo io posso rispondere. - scandì il mago con fare quasi provocatorio. – Ma tu devi avere la buona volontà di starmi ad ascoltare…
Le parole di Piton erano la inesorabile conferma del suo sospetto: il suo ex professore riusciva ad accedere liberamente ai suoi pensieri. E adesso, cosa sarebbe accaduto?
All'improvviso Piton fece qualcosa che Harry non avrebbe mai immaginato: con un gesto lento e misurato gli buttò tra i piedi la propria bacchetta e poi rimase a fissarlo in silenzio, l'ombra di quello strano sorriso sempre sulle labbra sottili.
Nella penombra della Stamberga Harry guardò sbalordito il legno magico e poi l'enigmatico sorriso di Piton; infine si decise a chinarsi per raccogliere da terra la bacchetta del mago e cominciò a rigirarsela tra le dita, senza saper cosa fare e dire, sotto lo sguardo quasi divertito del professore.
A un certo punto si fermò e fissò di nuovo Piton, interrogativo:
- E... cosa dovrei fare?
- Puoi uccidermi, se vuoi. - rispose molto serio il mago. - Nessuno più di me lo meriterebbe. -concluse in tono grave e cupo.
Rimasero a fissarsi in silenzio, a lungo, finché Harry si accorse che stava ancora puntando la propria bacchetta contro il petto del mago: l'abbassò lentamente tornando ad illuminarne la punta con un
Lumos, quindi scrollò confuso il capo:
- Non riesco a capire più nulla... - mormorò sconcertato dagli avvenimenti.
Piton annuì:
- Sì, é molto evidente. - disse in tono neutro, per una volta del tutto scevro da qualsiasi sarcasmo. Il silenzio continuò tra loro mentre continuavano a fissarsi alla luce del
Lumos, Harry sempre più stupito dal comportamento inusuale del suo professore e Piton che sembrava quasi incerto sul da farsi finché si decise a parlare:
- Bene, chiarito finalmente che non intendo ucciderti né consegnarti all'Oscuro Signore, - affermò sollevando lievemente un sopracciglio, - credi di essere finalmente in grado di starmi ad ascoltare con mente sgombra dall’odio e dai pregiudizi che in questi anni hai accumulato contro di me?
A dire il vero, il mago sapeva benissimo di avere a lungo coltivato l’odio del figlio di Lily, perché solo odio meritava da lui, da quegli occhi verdi che non aveva mai smesso di amare.
A Harry sfuggì un lieve sospiro tinto di amara incertezza: chissà, forse i suoi erano davvero pregiudizi; in fin dei conti Silente aveva piena fiducia nel mago che gli stava di fronte. Ma era anche altrettanto vero che Piton aveva ucciso Silente. A Harry sembrò che la sua mente stesse andando a fuoco: più cercava di ragionare e meno capiva cosa stava accadendo.
Piton lo fissava con una strana espressione, molto seria e ben diversa dalla solita gelida impassibilità: Harry ebbe addirittura l'assurda impressione che il mago fosse quasi a disagio davanti a lui e questo aumentò ancor di più la sua confusione.
- C'è una domanda che ti preme più delle altre, Potter, - chiese il mago squadrandolo con i penetranti occhi neri, - qualcosa da cui ti pare che tutto dipenda?
Harry si sentì nudo peggio di un verme: ancora una volta Piton stava liberamente girovagando per i suoi pensieri e lui non riusciva ad impedirglielo. Già, forse se avesse messo in pratica i suggerimenti del professore, così come aveva fatto con quelli del Principe Mezzosangue, magari ora avrebbe saputo difendersi da quelle sgradevoli intrusioni!
Ad ogni modo, Piton voleva sapere qual era la domanda di cui più gli premeva la risposta? Bene, lo avrebbe subito accontentato!
- Perché ha ucciso Silente? – chiese a bruciapelo.
Già, perché era proprio quella la chiave di volta dell’inestricabile situazione. Silente si fidava completamente di Piton e voleva a tutti i costi che Harry lo rispettasse: quante volte gli aveva ricordato che doveva riferirsi a lui col dovuto titolo di Professore? Cosa che lui non aveva mai fatto…
Però, Piton aveva ucciso Silente e lo aveva fatto proprio sotto i suoi occhi: non poteva esistere nessun dubbio su questo fatto.
Era in un dannatissimo vicolo cieco dal quale non era capace di uscire in alcun modo.
Il mago fissò il ragazzo.
Si aspettava quella domanda. Era la domanda più logica, ma anche la più difficile. Quella che forse gli faceva più male e riapriva una ferita che ancora bruciava terribilmente.
Eppure Severus doveva rispondere, e nel modo più completo e sincero, se voleva essere creduto. Perché ora il mago aveva un dannato bisogno che il ragazzo gli credesse e che avesse fiducia in lui.
Impresa impossibile, forse.
Salvo svelargli tutto. Tutta la tremenda verità.
Il suo più prezioso segreto.Severus sapeva che doveva mettersi a nudo davanti al figlio di Lily, davanti a quegli occhi verdi che lo avrebbero giudicato e, con tutta probabilità, lo avrebbero inesorabilmente condannato.
Com’era giusto che fosse. Ma doveva farlo, subito, perché il tempo era ormai agli sgoccioli: come Albus aveva previsto, era arrivato il momento in cui l’Oscuro Signore teneva Nagini al sicuro accanto a sé, sotto protezione magica.
Severus, però, aveva scoperto anche ciò che il vecchio preside non gli aveva mai rivelato: Nagini era un Horcrux.
L’ultimoHorcrux, se il giovane Potter era riuscito a svolgere fino in fondo il compito che Albus gli aveva affidato prima di morire.
4. Oltre la maschera
Harry vide il professore impallidire appena e trarre un cupo sospiro, il dolore che di nuovo invadeva il suo sguardo nero e sembrava quasi distorcere i lineamenti tesi, proprio come quella notte davanti alla capanna di Hagrid che andava a fuoco.
- È stato per il Voto Infrangibile, vero? Solo per non morire lei, - aggiunse Harry con disprezzo, -perché, io l’ho visto, Draco: non ce l’avrebbe mai fatta ad uccidere Silente…
- Non sono così vigliacco come ti ostini a credere, Potter. – rispose Piton cupo. – Sarei morto mille volte al posto di Albus, se solo fosse servito qualcosa.
Se solo me lo avesse permesso.C’era qualcosa, nell’intensità del tono di voce del mago, che diede i brividi a Harry: era sofferenza, un dolore tremendo ed infinito, misto alla disperazione più angosciante. Era quasi impossibile dubitare della vibrante verità di quelle parole che trasudavano una pena indicibile.
Ma come poteva essere? Perché?
Si fissarono a lungo, infine Piton ruppe quel greve silenzio denso di interrogativi:
- È stato Albus ad ordinarmelo. – aggiunse in un sofferto sospiro. – Io… non volevo, mi sono più volte ribellato…
La voce del mago si incrinò e si interruppe per un breve istante, mentre Harry, del tutto impreparato, vedeva ondate di lancinante sofferenza susseguirsi sempre più potenti nello sguardo e sul volto del professore, pallido come un morto. Continuò a fatica, la voce roca:
- Ma Albus lo dava per scontato…
Harry all’improvviso ricordò ciò che gli aveva raccontato Hagrid sul litigio origliato tra Silente e Piton al limitare della Foresta Proibita. Le parole risuonarono limpide nella sua mente:
“ho solo sentito Piton che diceva che Silente dà tutto per scontato e che forse lui – Piton – non voleva farlo più… Comunque Silente ci ha detto chiaro e tondo che aveva accettato di farlo e basta. E’ stato molto deciso. “[3]- Non volevo farlo, come potevo ucciderlo… proprio lui…- mormorò Piton con voce rotta dal dolore, le parole che uscivano a fatica dalle labbra sottili, - ma Albus è stato irremovibile e ha preteso che io mantenessi la mia parola…
Harry lo fissava con gli occhi spalancati, sbalordito.
Piton socchiuse un attimo gli occhi sospirando:
- La mia anima…
La voce del mago tremò e si spense mentre lui piegava il capo ed i lunghi capelli neri gli coprivano il volto dal mortale pallore.
L’assassinio spezzava l’anima, Harry lo sapeva. E Piton, un Mangiamorte, un assassino, sembrava preoccuparsi per la propria anima. Com’era mai accettabile un tale folle pensiero? E se il mago, invece, fosse davvero
sempre stato dalla loro parte, come aveva affermato all’inizio di quell’inconcepibile serata? Se avesse davvero obbedito all’ordine di Silente? Ma perché mai il vecchio preside avrebbe dovuto impartire quell’ordine senza senso?
Piton riaprì gli occhi neri soverchiati dalla sofferenza ed a fatica riprese a parlare:
- La mano annerita di Albus, la ricordi?
Harry annuì.
- È stata una maledizione potente a bruciargliela. Una maledizione inarrestabile. – spiegò il mago in un sofferto sussurro. – Ho provato in ogni modo a debellarla, ma non ci sono riuscito. Ho fallito.
Dolore, angoscia e disperazione investirono ancora Harry.
- Albus era condannato a morire. – continuò Piton. – Sapeva che gli rimanevano ormai solo pochi mesi…
La voce del mago si spense di nuovo soffocata da un lungo sospiro. Poi con sforzo riprese vigore:
- È stato l’anello. – scandì lentamente. – Sai di quale anello parlo, vero Potter?
Harry annuì in silenzio. Questa volta era sicuro che il mago non avesse letto assolutamente nulla nella sua mente.
- Era un Horcrux e la maledizione è uscita quando Albus ha spezzato la pietra con la Spada di Grifondoro.
Harry trattenne il fiato per non urlare.
- La spada alla quale il mio Patronus ti ha guidato quella notte nella foresta di Dean.
Questa volta il ragazzo non riuscì a trattenere un’esclamazione di stupore:
- Lei sa… sa degli Horcrux?
Fu la volta di Piton ad annuire.
- Silente l’ha detto anche a lei?
Il mago scosse il capo stizzito:
- No, il vecchio aveva mille segreti per tutti. Anche per me. Temeva che essendo io troppo vicino all’Oscuro Signore, lui potesse scoprilo.
- E allora...?
- L’ho compreso da solo, e non è questo il momento per dirti come, Potter. - rispose il mago asciutto. – Sta di fatto che so tutto, e che colui che crede ancora d’essere il mio padrone, - spiegò con voce venata di profondo disgusto, - invece, non ha scoperto mai nulla frugando nella mia mente.
Gli occhi neri di Piton scintillarono di orgoglio come mai Harry aveva visto prima:
- So mentire all’Oscuro Signore, Potter, - affermò a testa alta, - e sono l’unico che riesce a farlo! – concluse con voce traboccante di fierezza.
Harry non sapeva più a cosa credere.
- Se ho capito bene dagli strilli isterici di Bellatrix, - proseguì il mago, di nuovo quello strano sorriso soddisfatto sulle labbra sottili, - dovresti aver sottratto un Horcrux dalla sua camera blindata alla Gringott.
Harry cercò di rimanere impassibile e di proteggere la mente con tutte le sue forze. Piton sorrise, palesemente soddisfatto:
- Bene, Potter, vedo che hai finalmente imparato a occludere la mente.
- E… e lei ne è contento?
- Certo, anche se noto che la cosa ancora ti stupisce.
Vedere Piton che gli sorrideva soddisfatto era un’esperienza molto difficile ed inusuale da affrontare per Harry. Ed era ancor più difficile credere che stesse realmente accadendo perché era riuscito ad impedirgli di accedere ai propri pensieri.
Per il mago non fu difficile giungere alla conclusione che doveva scoprirsi maggiormente se voleva che Harry gli credesse:
- Se non ho fatto male i conti, tenuto conto dell’errore di Lucius cinque anni fa con il diario che tu hai distrutto, dell’anello cui ha pensato Albus, con l’Horcrux che hai sottratto a Bellatrix e quello che hai distrutto con la Spada di Grifondoro che ti ho fatto gentilmente trovare, - enumerò il mago, gli occhi neri scintillanti e un’ombra della vecchia beffarda ironia che risuonava ancora nella voce profonda, - dovrebbero esserne rimasti solo due.
Harry rimase muto. Ancora non poteva fidarsi di lui.
Piton annuì, il sorriso soddisfatto che sembrava non voler proprio lasciare le sue labbra sottili.
- Va bene, Potter, giochiamo a carte scoperte. – lo affrontò a bruciapelo. - Tu ti occupi di distruggere l’Horcrux su cui non ho informazioni, - disse facendo una lieve pausa ad effetto, - ed io elimino Nagini.
Harry sgranò gli occhi: Piton sembrava sapere tutto, ma come poteva fidarsi di lui?
- Ancora non ti fidi di me, vero Potter?
Il ragazzo lo fissò senza rispondere, ma il mago non aveva bisogno di parole. Sapeva che doveva andare fino in fondo e che sarebbe stato necessario togliere anche l’ultima maschera per conquistare la fiducia di quel figlio che non sarebbe mai stato suo, ma che aveva sempre protetto e per il quale era pronto a dare la vita.
- Eppure sai che ti ho sempre protetto.
Harry annuì:
- Silente mi ha detto che lo ha fatto per mettersi in pari con mio padre…
Il volto pallido di Piton si irrigidì:
- Abbiamo già discusso una volta di questo, Potter. – lo interruppe in un pericoloso sibilo il mago. – Quello scherzo avrebbe comportato la mia morte se tuo padre all'ultimo momento non avesse avuto paura delle conseguenze per lui stesso e i suoi amici. Checché ne pensasse Silente, o, meglio, - precisò con aria minacciosa, - qualunque cosa Silente volesse farti credere per i suoi scopi in quel momento, no, Potter, non è per rimettermi in pari con tuo padre che ho trascorso gli ultimi sette anni della mia vita a proteggerti.
- Lei odia mio padre!
Piton rimase immobile, quindi trasse un lungo respiro ed infine ammise:
- Sì, Potter, è vero. Odio tuo padre ed ho un motivo ben preciso…
- E me lo vuole dire?
Il mago lo fulminò con lo sguardo:
- Ogni cosa a suo tempo. – rispose a labbra strette, conscio che di tempo, ormai, ne rimaneva invece ben poco. - Torniamo ad Abus, alla maledizione dell’anello e all’ordine che mi ha impartito di ucciderlo cui ti è tanto difficile credere.
Harry annuì di nuovo: ormai nulla più di ciò che Piton diceva lo stupiva dopo aver scoperto che sapeva tutto degli Horcrux e lo aveva aiutato a distruggere il Medaglione di Serpeverde guidandolo alla Spada di Grifondoro.
- Quella notte tu e Silente eravate andati a recuperare un Horcrux.
Harry cercò di rimanere impassibile, la mente schermata da ogni intrusione.
Piton sorrise ancora, un velo di soddisfazione sulle labbra sottili per quella dimostrazione di volontà da parte del ragazzo:
- Il medaglione di Serpeverde, per essere precisi. – aggiunse condiscendente. – Quello che hai poi distrutto nella Foresta di Dean.
Doveva assolutamente riuscire a conquistare la fiducia del ragazzo. Con ogni mezzo.
Fosse anche stato il mettere a nudo il proprio cuore davanti al figlio di Lily, se proprio non poteva fare altro.Aveva un dovere da compiere, da cui non poteva e non
voleva sfuggire.
- Quella notte Albus ti ha dato lo stesso pazzesco ordine che aveva già impartito a me quasi un anno prima. – aggiunse con intensità.
Harry lo fissò senza comprendere.
- Prima di partire ti ha fatto giurare di eseguire qualunque suo ordine, ricordi? – chiese
Harry rabbrividì: sì, certo che ricordava, non avrebbe mai potuto dimenticare ciò che era accaduto nella caverna e tutti i suoi tremendi sensi di colpa per quello che aveva fatto. Si era profondamente odiato quando forzava Silente a bere la pozione nel bacile; aveva provato un infinito disgusto per se stesso mentre spingeva il calice verso le labbra del preside obbligandolo a bere il veleno; ricordava con ribrezzo tutte le menzogne che aveva dovuto raccontargli per adempiere all’ordine che il vecchio mago gli aveva impartito prima di partire.
- Mentre obbedivi al suo ordine, c’erano odio e disgusto sul tuo volto. – spiegò Piton sospirando. – Lo stesso odio e disgusto che erano sul mio volto quando sono stato costretto a pronunciare quelle due terribili parole di morte. – concluse in un sofferto sussurro.
Harry spalancò gli occhi, colpito nel profondo da quell’affermazione: sì, ricordava bene anche l’espressione di odio e disgusto incisa nei duri lineamenti di Piton mentre lanciava l’
Avada. Possibile che avesse frainteso tutto e il motivo fosse invece lo stesso? Che anche il suo professore si odiasse per ciò che stava facendo quella notte sulla torre e provasse un tremendo disgusto per l’azione che doveva compiere, proprio come era accaduto a lui nella grotta poche ore prima? Ma, allora, se così fosse stato…
- E lei come fa a saperlo? – esclamò d’un tratto il ragazzo, memore che il professore non avrebbe dovuto sapere proprio nulla di ciò che era accaduto nella caverna dell’Horcrux.
Piton sollevò un sopracciglio con la sua solita aria di beffarda superiorità, le labbra sottili stirate nel ben conosciuto sorriso obliquo.
Già, come sempre quel bastardo aveva frugato nella sua mente. Solo che, forse, Piton non era proprio il bastardo che aveva sempre creduto… Ma quando diavolo lo aveva fatto? Non si erano più rivisti da quella notte orribile!
- Lei non dovrebbe continuare a leggere ciò che vuole nella mia mente! – gridò Harry ribellandosi.
- Mi sembra di averti già spiegato, Potter, - intervenne il mago con durezza, - che la Legilimanzia è qualcosa di molto più complesso e raffinato della cosiddetta lettura del pensiero di cui cianciano i Babbani.
- In ogni caso, lei non…
- In ogni caso, - ripeté il professore interrompendolo, - tu continui a mentirmi, Potter, quindi non ho altra scelta che andarmi a cercare la verità frugando nella tua mente. – concluse secco.
Harry abbassò il capo e deglutì amaro: in fondo, non poteva neppure escludere d’essere stato lui stesso ad uccidere Silente con quel veleno, già prima che Piton gli lanciasse
l’Avada.
Severus si accorse subito che il ragazzo era preda dei sensi di colpa per ciò che gli aveva appena detto: il mago, del resto, era un vero esperto in sensi di colpa che gli avevano rovinato la vita, e non era certo quello che voleva per il figlio di Lily.
- No, non pensarlo: non sei stato tu ad uccidere Albus!
Le parole di consolazione gli erano sfuggite dalle labbra prima ancora che se ne rendesse conto:
- Albus era già condannato da quella maledizione e, in ogni modo… - la voce del mago tremò, - sono stato io che l’ho ucciso… obbedendo al suo ordine, proprio come hai fatto tu. – concluse, il dolore che con una nuova ondata sommergeva il pallore del suo viso.
Severus sospirò chinando il capo e scrollandolo piano, i lunghi capelli neri che gli coprivano il volto sofferente:
- E mi è costato tutto il mio coraggio, la mia forza, la mia determinazione…
Harry rimase ad osservarlo in silenzio, di nuovo travolto dalla sofferenza che permeava a fondo le parole ed i gesti del mago. La stessa sofferente angoscia che gli aveva visto sul volto pallido in quella fatidica notte, quando lo aveva insultato e gli aveva dato del codardo…
Harry sospirò, dispiaciuto. Sì, forse aveva tremendamente sbagliato a giudicare il suo professore…
Infine Piton sollevò il capo e vi era una nuova fierezza nel suo sguardo nero e scintillante:
- Volevo bene ad Albus. – disse con voce traboccante di inatteso e caldo affetto. – È stato come un padre per me. Mi ha concesso una nuova possibilità, dopo la mia tragica scelta sbagliata, si è fidato di me, nonostante tutto…
La voce del mago si incrinò e si ruppe di nuovo e i suoi occhi neri erano lucidi alla fioca luce del
Lumus che proveniva dalla bacchetta di Harry, quasi come se delle lacrime premessero per uscire.
5. Via la maschera
- Perché mi ha sempre protetto? – chiese Harry a bruciapelo, rompendo il silenzio carico di sofferenza che non riusciva più a sopportare.
Era quella, adesso, la nuova domanda chiave.
Se Piton, davvero, stava dalla loro parte e aveva ucciso Silente su suo espresso ordine, era essenziale conoscere per quale motivo si fosse sempre prodigato a proteggerlo e perché lo stava facendo ancora anche in quel momento estremo, dopo l’ultimatum di Voldemort.
Severus sospirò profondamente guardando in quegli amati occhi verdi che, per la prima volta, lo stavano osservando scevri da odio e pregiudizi, quell’odio che aveva fatto di tutto per coltivare nel ragazzo che non era suo figlio.
Dirgli la verità,
tutta la verità, gli sarebbe costato ancora più coraggio di quello che gli era servito per uccidere Albus. Doveva rivelare il suo segreto più prezioso, l’amore che da tanti anni teneva nascosto nel profondo del proprio cuore.
- Potrei dirti che l’ho promesso a Silente. – disse piano, in un lento sussurro. – Non sarebbe certo una menzogna, - aggiunse sospirando appena, - ma non sarebbe neppure la verità, la
mia verità più vera… e dolorosa.
Il mago lo fissò in profondità negli occhi verdi e Harry lo guardò con aria interrogativa, incapace di comprendere il significato di quelle parole misteriose. Anche se qualcosa di strano si agitava nel suo intimo come se… come se avesse la precisa sensazione che la rivelazione che stava per arrivare avrebbe cambiato ogni sua precedente percezione della realtà.
- Posso riavere solo per un attimo la mia bacchetta? – chiese il mago con un’inattesa gentilezza che mise a disagio Harry.
Il ragazzo gliela tese: ormai era sicuro che il professore non gli avrebbe fatto del male. Del resto,
non gliene aveva mai fatto.
-
Expecto Patronum! La Cerva illuminò d’argento la penombra polverosa della Stamberga Strillante.
- L’ho promesso a…
lei! – sussurrò dolcemente il mago. – Anche se lei non lo ha mai saputo… - terminò con voce tremante, gli occhi lucidi e scintillanti d’amore.
Harry non aveva mai visto un Patronus così solidamente corporeo.
La Cerva si avvicinò a Piton che si inginocchiò al suo fianco e, con un gesto colmo di incredibile e delicata dolcezza che mai Harry avrebbe immaginato possibile da parte del suo professore, le accarezzò piano il muso rimirandola con amore, una lacrima che brillava negli occhi neri, a fatica trattenuta dalla ciglia.
- L’ho amata fin dal primo istante che la vidi. – disse in un ardente sussurro, la voce traboccate d’amore. – L’ho
sempre amata e l’amerò per
sempre!Harry era completamente sconvolto: Piton, sì, proprio l’odiato Piton, gli stava confessando di amare sua madre! E in quella confessione Harry era sicuro che ci fosse tutta l’anima del suo professore, dell’uomo che aveva odiato così tanto e a lungo e che, invece, l’aveva sempre protetto…
perché amava sua madre!In un istante riconobbe l’enfasi che il mago aveva posto sulla parola
sempre: era lo stesso tono intenso che aveva usato quando aveva affermato di essere
sempre stato dalla loro parte e, naturalmente, Harry non gli aveva creduto.
All’improvviso, le parole che Silente gli aveva detto la sera prima di partire alla ricerca dell’Horcrux assunsero finalmente un significato chiarissimo:
non hai idea del rimorso che provò il professor Piton quando capì come Lord Voldemort aveva interpretato la profezia, Harry. Credo che sia il rimpianto più grande della sua vita e la ragione per cui tornò...[4]Quella sera di un anno prima l’odio lo aveva accecato: aveva appena scoperto dalla Cooman che era stato Piton a origliare la profezia e a riferirla a Voldemort condannando così a morte i suoi genitori. Era sicuro che lo avesse fatto apposta, per vendicarsi perché odiava suo padre, e che non avesse mai provato alcun rimorso…
Harry chiuse gli occhi e un lungo brivido percorse il suo corpo.
E invece… non aveva mai capito nulla. Aveva ragione Silente, come sempre. Era vero che aveva una ragione di ferro per fidarsi di Piton. E si era fidato così tanto di lui che gli aveva perfino affidato la propria morte!
Harry rabbrividì ancora e riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere il mago asciugarsi furtivo la lacrima che brillava sulla guancia pallida, illuminata da un tetro raggio di luna che filtrava dalle assi divelte della finastra da cui erano entrati. I suoi occhi neri incredibilmente scintillavano d’un amore puro e intenso, mentre seguiva con lo sguardo la Cerva svanire piano nella notte che tornava a farsi scura; le sue labbra sottili erano appena dischiuse, tremanti, come in un muto sussurro d’amore, in un intenso e sofferente anelito del cuore.
Harry si sentì stringere il petto in una morsa.
Il professor Piton amava sua madre e per tutti quegli anni era stato tormentato dal senso di colpa per aver causato la sua morte!- È per questo che odiava mio padre…
Harry non sapeva come quelle parole fossero uscite dalle sue labbra. Erano parole stupide. Inutili.
Severus si girò lentamente a guardarlo, gli occhi neri ancora scintillanti d’amore che si specchiavano in quel verde tanto amato: gli aveva rivelato il suo segreto, il suo amore, la sua colpa tremenda. Il ragazzo avrebbe capito o era ormai troppo tardi?
- Me l’ha portata via… - disse in un sussurro tremante, gli occhi ancora immersi nel verde di Lily che risplendeva negli occhi di suo figlio.
- Li ha traditi,li ha dati in pasto a Voldemort!
Harry non riusciva a controllare le parole che gli uscivano di bocca: era come se, rotto l’argine, tutto ciò che per un anno gli era rimasto nel cuore ora uscisse senza poterlo in alcun modo trattenere.
Piton annuì, il dolore che come un’ombra oscura era di nuovo calato nei suoi occhi neri. E Harry infine comprese anche quello: non erano gelidi e vuoti, gli occhi del suo professore, non erano tunnel immersi nel buio.
Erano abissi colmi di indicibile sofferenza!- Non sapevo, non potevo saperlo… - mormorò il mago con voce roca scuotendo piano il capo ed abbassando lo sguardo.
Era come se quasi non si sentisse degno di fissare ancora quegli occhi verdi che, per la prima volta dopo tanti anni, non stillavano più odio nei suoi confronti. Perché negli occhi del ragazzo, in quel momento, c’era
comprensione. Lo stava guardando come non lo aveva mai guardato prima, come se solo adesso lo vedesse veramente.
- È la mia colpa più grande, il mio più tremendo rimorso. – aggiunse in un angosciato sussurro sollevando di nuovo lo sguardo colmo d’infinito dolore. – Il mio inesauribile tormento…
La voce del mago si incrinò e gli occhi neri tornarono a farsi lucidi di lacrime da troppi anni mai piante:
- La mia implacabile condanna…
- Perché ha deciso di rivelarmi tutto proprio ora? – chiese Harry, incapace di sopportare lo sterminato dolore di quello sguardo.
- Perché devi riuscire ad avere fiducia in me, per credere a ciò che ti dirò. – rispose il mago a fatica. - La stessa fiducia che avevi nel Principe Mezzosangue.
- Era sempre lei…
Piton annuì:
- È stata una delle solite strambe idee di Albus, farti avere quel libro. – spiegò il mago, una vaga ombra di sorriso sulle labbra sottili. – Pare che abbia funzionato…
- Sì, direi di sì. – rispose Harry ricambiando il sorriso dell’uomo che solo quella notte aveva imparato a conoscere.
- Credo di essere pronto ad ascoltare quello che ha da dirmi, Professore.
Il ragazzo sorrise tra sé: alla fine, Silente era riuscito ad ottenere che trattasse Piton con rispetto.
Harry sapeva perfettamente che in quel modo stava sfuggendo da ciò che il mago gli aveva appena rivelato, ma aveva bisogno di tempo,
molto tempo, per accettare l’idea che Piton avesse amato sua madre… e che continuasse ad amarla,
soprattutto.
Qualsiasi altra rivelazione avesse avuto da fargli sarebbe andata benissimo, ne era certo.
Piton annuì in silenzio. Gli era facile comprendere che il ragazzo stesse sfuggendo alla realtà che gli aveva appena rivelato, ma sapeva anche che la successiva rivelazione sarebbe stata altrettanto difficile da accettare. Se non addirittura peggio. Salvo che Silente si sbagliasse; e Severus lo sperava con tutto se stesso, con quel suo cuore che, contro il suo volere, continuava a battere e a fargli provare sentimenti che lo dilaniavano: nonostante un anno prima lo avesse ancora recisamente negato, si era affezionato al ragazzo.
E non solo perché aveva gli stessi occhi di Lily.Il fatto che Harry avesse smesso di chiamarlo assassino e traditore e usasse di nuovo rispetto nei suoi confronti, però, era già di per sé un ottimo segnale: la Cerva d’argento era riuscita a far breccia nel cuore del ragazzo proprio come Severus aveva sperato. E raccontargli tutta la verità, mostrando il suo povero cuore straziato, per quanto fosse stato tremendamente difficile e gli fosse costato ogni briciola d’orgoglio, era stato fondamentale per ottenere la fiducia del ragazzo che era elemento essenziale per raccontargli tutto il resto.
E sconfiggere l’Oscuro Signore, finalmente.Piton annuì e fece cenno a Harry di sedersi sulle sedie sgangherate e ricoperte di polvere: sarebbe stata una lunga spiegazione. Il ragazzo obbedì in silenzio ed abbassò un poco la punta della bacchetta illuminata dal
Lumos levandola così dagli occhi del professore.
- Silente aveva una tesi circa quanto è accaduto la notte in cui l’Oscuro Signore ha ucciso…
La voce gli mancò per un instante.
- … i tuoi genitori. – proseguì stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. – Albus riteneva che quando ha cercato di ucciderti e…
Il mago strinse con forza le mascelle e per un attimo Harry temette di sentire lo scricchiolio dei denti che si frantumavano.
- … e Lily…
La voce del mago era un sussurro dolcissimo ed i suoi occhi scintillavano di lacrime trattenute:
- … Lily ha interposto la sua vita fra di voi… - proseguì con uno strenuo sforzo, la voce roca, - come uno scudo d’amore…
Piton trasse un lungo sospiro prima di continuare, pensando per l’ennesima volta quanto avrebbe voluto essere stato lui a sacrificarsi pur di salvare Lily.
- L’
Avada gli è rimbalzato addosso grazie alla protezione che Lily che ti aveva dato con il suo sacrificio… - una lacrima brillò tra le ciglia del mago, - e un frammento della sua anima, ormai troppo lacerata dagli assassini, si è agganciata a te, il solo essere ancora vivente in quella casa.
Harry sbarrò gli occhi, incredulo e spaventato:
- Io… io sarei un Horcrux di Voldemort? – chiese con voce tremula.
- Sì. - rispose Piton annuendo, la voce ferma. – Questo è ciò che credeva Albus.
- Quindi… significa che se io non muoio… neppure Voldemort potrà mai morire?
Il professore fece un secco cenno affermativo:
- Esatto.
Quindi prese un lungo respiro e continuò:
- Albus riteneva necessario che tu… - la voce del mago tremò appena, indice dell’affetto che ormai provava per il ragazzo, - ti sacrificassi… e che fosse l’Oscuro in persona ad ucciderti.
- Ma lei… lei non lo crede, vero? – chiese di nuovo Harry, aggrappandosi disperatamente alla tenue fiammella della speranza che le parole di Piton gli offrivano.
- No, non lo credo. – rispose Piton sicuro. – Conosco molto bene le Arti Oscure: Il sortilegio per creare un Horcrux è troppo complesso perché possa avvenire senza la volontà del mago.
- Ma… Silente aveva detto che c’era uno strano legame tra me e Voldemort… - mormorò Harry temendo il peggio, - la cicatrice… forse è davvero successo…
- No, lo escludo. – ribadì il mago con voce ferma. – Nelle Arti Oscure una forte e determinata volontà è essenziale per la riuscita del sortilegio e l’Oscuro Signore in quel momento non ha avuto alcuna la possibilità di esercitarla.
Gli occhi neri di Piton scintillavano nella penombra della Stamberga Strillante rischiarata solo dalla tenue luce del
Lumus proveniente dalla bacchetta che in quel momento Harry puntava desolatamente a terra.
- Però tra noi esiste un legame… - mormorò Harry in cerca di sicurezze.
- Questo è indubbio. Un brandello della sua anima può davvero essersi aggrappato a te…
- Ma allora Silente ha ragione…
- Non mi interrompere, Potter, e ascolta bene quello che dico. – sibilò Piton. – Il fatto che un insignificante brandello della sua anima sopravviva in te non ti trasforma automaticamente in un Horcrux, se l’Oscuro Signore non ha esplicitamente manifestato la volontà di costituirlo, cosa di cui dubito assai.
Harry rimase immobile e muto. Forse c’era ancora una speranza per lui, se Piton aveva ragione. E il mago sicuramente conosceva bene le Arti Oscure, probabilmente meglio di quanto le conoscesse Silente. O, almeno, così Harry aveva disperatamente bisogno di credere.
- Esiste sicuramente un legame tra voi: conosci il Serpentese, - cominciò a enumerare il professore, - e c’è un collegamento tra le vostre menti, che entrambi avete sfruttato. Ma nulla più. Tu non sei un suo Horcrux.
Harry rimase a lungo in silenzio fissando il suo professore. Infine parlò:
- E quindi…
- Quindi non è necessario che tu ti sacrifichi.
Vi era una densa penombra scura nella Stamberga Strillante, il
Lumos a rischiarare solo le assi impolverate del pavimento, ma Harry ebbe l’impressione che Piton gli sorridesse.
Ed era un bel sorriso.
Paterno, quasi.
[1] Questa e le tre precedenti battute di dialogo (in corsivo) sono tratte dal capitolo 31 – La battaglia di Hogwarts di “Harry Potter e i doni della morte”
[2] Parole pronunciate da Piton in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, nel capitolo 28: La fuga del Principe.
[3] Sono le parole che Hagrid riferisce ad Harry relative al “litigio nella foresta” tratte da Harry Potter e il Principe Mezzosangue, pag. 372-3
[4] Harry Potter e il principe mezzosangue, Capitolo 25 – La veggente spiata.