Il Calderone di Severus

Kijoka - Gli occhi di babbo natale, Tipologia: One Shot ( 500) - Genere: Drammatico - Altro Genere: INTROSPETTIVO Avvertimenti: Nessuno - Epoca: HP 6^ anno - Pairing: Nessuno - Personaggi: Severus - Altri Personaggi: PERS.ORIGINALE

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view post Posted on 31/3/2017, 11:20

Buca-calderoni

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Titolo: Gli occhi di Babbo Natale
Autore/data: Kijoka – 16 dicembre 2011
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus, personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: 6° anno
Avvertimenti: missing moment
Riassunto: Quante cose possono succedere la notte di Natale! Anche che Babbo Natale torni bambino.
Parole/pagine: 2878 - 5
Nota: scritta per la sfida FF n. 12 “Il Segreto di Babbo Natale” del Magie Sinister Forum
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Gli occhi di Babbo Natale



Si piegò appena verso la luce.
La finestra era velata da una chiara coltre bianca, proveniente dall'abbondante nevicata dell'ultima notte.
Da piccolo amava moltissimo quel manto morbido che rendeva silenziosa ogni cosa, regalando la pace a un mondo frenetico.
I vetri erano a tratti appannati e la luce che li attraversava era calda e ovattata.
Si sporse ancora un po’.
La stanza era deserta. Non gli piaceva turbare quella dolce calma, ma sapeva di dover entrare. Si sentì a disagio. Era una sensazione senza senso: nessuno lo avrebbe notato, almeno non a quella tarda ora. Di notte. Nero su nero.
Era un fantasma, una sagoma scura nella notte cupa.
La casa era piccola, ma l'atmosfera che sembrava regnarvi gli diede un brivido freddo lungo la schiena: casa sua non era mai stata così.
La dimora emanava il calore di una famiglia unita e piena d'amore. Una casa che non fosse solo un'abitazione ma un vero rifugio dalle brutture del mondo. La sensazione di benessere che poteva donare un luogo pieno di pace e serenità era una novità completa per lui. Non aveva mai avuto niente del genere. Forse in un primo momento anche casa sua era stata così, ma non da quando ne aveva consapevole memoria.
Per un momento invidiò i Babbani che la abitavano.
Il pensiero di casa per lui era sempre stato dolore, umiliazione e paura. Si concentrò su ciò che vedeva.
Le luci dell'albero di Natale erano spente, ma le braci del camino diffondevano un chiarore dorato che faceva brillare gli addobbi della stanza.
Ghirlande di agrifoglio alle finestre e alle porte, statuette di diafani angeli pendevano ai lati del camino e un mazzettino di vischio era appeso sopra la porta che immetteva nella stanza.
Si riscosse dalla sensazione di tenero tepore che gli aveva inondato il cuore in pochi attimi. Doveva muoversi. Si trovava in quel luogo per un motivo preciso.
Tornò concentrato e determinato, freddo e letale come una lama ben affilata.
Si guardò intorno furtivo e, pochi attimi dopo, era in piedi accanto al camino.
Rilasciò i lembi del pesante mantello lasciandosi riscaldare in pochi momenti dal tepore che regnava nella stanza.
Non era abituato al caldo: viveva nel freddo di un sotterraneo, impersonale e polveroso. Quello era diventato il suo rifugio e la sua casa. C’era stato un tempo in cui aveva provato nostalgia per la casa dove aveva vissuto un tempo? Davvero poteva provare rimpianto per i giorni di Natale trascorsi nella sua infanzia?
Basta, Severus! Hai un compito importante da portare a termine!
Tornò al presente, cercando di capire dove potesse essere, osservando i particolari della stanza. Nello stesso momento la tristezza e la nostalgia si riappropriarono del suo cuore, senza che riuscisse a controllarsi.
Ma la rabbia prese il sopravvento. Provò di nuovo a concentrarsi e ricordare esattamente da dove doveva cominciare.
Silenzioso e veloce si aggirò per la stanza, finché trovò il punto di riferimento che stava cercando. Le dita presero a esplorare il muro di mattoni a vista dietro un angolo nascosto accanto al camino.
Allungò la mano e trovò un incavo nella parete. Lo esplorò velocemente trovando un impercettibile interruttore. Premette la protuberanza e una piccola porta si aprì alla sua destra. S’infilò meglio nell'anfratto e si chinò per guardare: l'apertura era vuota.
Un altro brutto tiro di Malaki? Eppure aveva imparato a memoria la descrizione trovata per caso su quell'appunto. Tutto combaciava, ma mancava ciò che doveva trovarsi lì dentro.
Passò il palmo della mano sul piano ruvido nel nascondiglio, solo per ritrovare la sensazione di sconfitta.
E ora? Aveva sperato di riuscire a rintracciare il tesoro nascosto che lo avrebbe aiutato a rimediare al disastro combinato da Silente.
Nella mente ritornò ancora l'immagine della mano dell'amico, nera e immobile lungo il fianco. Aveva tanto sperato di aver trovato finalmente la soluzione e ora... adesso era tutto perduto! Di nuovo!
Strinse gli occhi e serrò con forza la mascella, cercando di combattere con l’ansia che, gelida, gli stava afferrando.
Era la notte di Natale.
Si trovava in una casa sconosciuta e aveva appena scoperto che l’unica soluzione non era più da considerarsi tale. Sarebbe dovuto ritornare sconfitto a Hogwarts per mantenere una tragica promessa. Si era illuso che quelle poche righe nella scrivania di Malaki potessero portare a una soluzione, ma purtroppo si era rivelato l’ennesimo vicolo senza uscita.
Delusione, rabbia, angoscia, impotenza. In un attimo mille sentimenti riempirono ed attraversarono l’anima di Severus.
Era stato tutto inutile.
C’erano momenti nei quali avrebbe voluto essere davvero invisibile. Mille volte aveva desiderato nascondersi alla propria vita, immergersi nelle vite degli altri e poi decidere se rimanervi oppure no. Per dimenticare, per trovare nuove motivazioni? Era sicuro che non fosse paura, forse solo curiosità di conoscere come potesse essere vivere una normale esistenza. A tratti noiosa e senza senso come evidentemente vivevano quei Babbani, ignari e forse troppo ingenui, ma chiaramente felici.
Forse semplicemente non si meritava neanche la possibilità di intuire la felicità. Quella probabilità l’aveva bruciata molti anni addietro, non l’avrebbe più avuta. E poi, anche adesso, la poca luce e il gioco delle ombre lo rendevano in pratica invisibile. Nessuno sapeva che era lì. Nessuno se ne sarebbe accorto. Forse poteva respirare ancora un momento il profumo delle candele spente, accarezzare la seta dei nastri dei regali accumulati sotto l’albero, leggere le letterine appese al mobile del salotto, sgranocchiare un biscotto lasciato nel piattino vicino al camino per rifocillare Babbo Natale dalle fatiche di quella notte che stava piano scivolando via.
Un rumore attutito giunse inaspettato alle sue orecchie.
- Chi c'è?
Si voltò di scatto. Per fortuna il buio dell'anfratto lo nascondeva a sguardi indiscreti.
Si trovò a osservare due occhioni spalancati e un visino con dipinta un'espressione di trattenuto timore.
- Danny, sei tu? Cosa stai cercando lì dentro?
Severus si bloccò con la mano ancora dentro il nascondiglio vuoto e restò immobile, mentre il ragionamento seguiva la velocità del tuono.
Era una bambina. Una piccola Babbana.
Se avesse voluto avrebbe potuto smaterializzarsi con rapidità. Avrebbe potuto rendersi invisibile, ma la sua mente suggeriva qualcosa di più utile: usare la bambina per trovare ciò che cercava, per raggiungere più velocemente l'obiettivo! Forse non tutto era perduto e avevano semplicemente spostato l’oggetto da un’altra parte, in fondo non era così difficile che Babbani curiosi potessero arrivare a quel nascondiglio senza alcuna protezione magica.
Ma certo! Forse lei sapeva qualcosa!
Come fare? Per la bambina poteva già essere abbastanza inquietante una presenza sconosciuta in casa. Il suo aspetto, poi, avrebbe potuto terrorizzarla. Esisteva una soluzione? Doveva pensare in fretta! Doveva trovare una soluzione!
La riservatezza e la rapidità erano la sua arma migliore. I pensieri correvano rapidi.
Il ragionamento prese una via inaspettata, la sua stessa mente gliela presentò quasi immediatamente.
No, non era un piano perfetto. No, non era affatto ciò che voleva, ma se avesse funzionato forse avrebbe accorciato i tempi.
Di malavoglia mormorò l'incantesimo.
Pochi secondi dopo i suoi vestiti si erano tramutati in un completo rosso fuoco, bordato di pelliccia bianca. Il pon pon del cappello gli dava fastidio, ciondolante sulla tempia. Ed ora come poteva uscire da lì con la pancia che gli era cresciuta?
Con fatica scivolò fuori dall'angolo nascosto e si trovò faccia a faccia con la bambina.
Lunghi e inanellati boccoli rossi, pelle chiara che la luce della brace accesa rendeva di porcellana, due occhi verdi che fecero tremare il cuore del mago.
Senza volerlo la sua mente gli mostrò un'altra bimba, poco più grande, che aveva incontrato in quella che gli sembrava un'altra vita.
Lily.
Dalle labbra sottili sfuggì un breve sospiro amaro. La sua vita non poteva avere un decorso diverso, dunque? Sempre gli stessi colori, sempre le stesse situazioni e sempre le stesse persone. Solo il dolore, il suo, si rinnovava ogni volta, senza smettere di essere preciso e penetrante.
Gli occhi neri presero a rovistare la stanza in cerca di un adulto, ma non c'era nessun altro.
La vocina fioca quasi rimbombò nel silenzio della notte:
- Ma... ma sei davvero tu?
Severus d'improvviso si rese conto, frugando gli occhi con gli occhi, di non aver camuffato il viso, dietro la barba bianca. Gli occhi di Babbo Natale potevano essere neri come la brace dell’inferno?
Non fece molta fatica, però, a usare la voce profonda e calma del personaggio che stava incarnando:
- Sì, sono io. Come ti chiami, piccola? - Quell'ultima domanda invece era stato difficile porla, per la paura di ricevere una risposta simile a quella che aveva già avuta, tanti anni prima.
- Amanda. Ma come puoi essere tu? Le mie amiche mi dicevano che non esistevi!
Se voleva cercare di trovare una collaborazione doveva assecondare ogni domanda:
- Non credere mai che qualcosa non esiste se, prima di tutto, tu stessa non ne sei convinta. Come vedi, sono qui!
- Ma... ma... ma mi hanno sempre detto che se ero sveglia tu non entravi!
Severus stava già per arrendersi alla frustrante sensazione di aver fatto una scelta sbagliata, quando la bimba continuò:
- E' da quando lo zio Mal non viene più a trovarci che non succede più niente di magico qui e adesso sei arrivato tu! E io ti vedo, che bello!
Aveva sentito bene? La bimba poteva davvero conoscere Malaki? Prima doveva essere sicuro di un’altra cosa:
- Dove sono mamma e papà, Amanda? - Aveva reso la voce bassa e vellutata. Era così facile essere dolce davanti a quel visetto alzato verso di lui, gli occhi pieni di verde speranza. Una vita da vivere.
E di colpo fu di nuovo bimbo.
Correva lungo il sentiero sterrato all’interno del bosco. Correva verso i suoi minuti di felicità rubata, verso il breve intervallo di pace giornaliera. Gli sembrava che ogni volta durasse un po’ meno. Correva da Lily! Nel loro posto segreto dove passavano ore a fantasticare sul loro futuro di maghi, sulla loro vita piena di successi. Erano due bambini pieni di sogni e il suo cuore era sempre gonfio d’amore. Era l’infanzia che gli faceva sembrare quei momenti, così lontani, tanto spensierati e appaganti?
Capelli rossi dal profumo fresco, boccoli morbidi e inanellati fin oltre le spalle ed ecco di nuovo una piccola Lily davanti a lui. Era ancora come se fosse realmente lì e gli stesse parlando. La compagna di giochi della sua infanzia, quella bimba che era stata e sarebbe sempre rimasta nei suoi ricordi e nel suo cuore. Non era importante che, nel periodo in cui si erano conosciuti, la sua Lily era poco più grande. La sua amatissima amica era altrettanto bella e dolce. E mentre guardava davanti a lui quel fantasma del passato ritrovò l’innocenza di quei sentimenti e quelle speranze.
Fu solo un attimo nel quale Severus Piton ritornò bambino.
Per un solo, breve momento.
La voce della piccola, che lo guardava con gli occhi spalancati, lo riportò al presente:
- Dormono. Mi hanno detto di non venire qui perché altrimenti Babbo Natale non arriva!
Si coprì la bocca con la mano sorpresa di essersi lasciata sfuggire un segreto così ben custodito. Si riprese subito:
- Cosa cerchi lì? Il ciondolo di zio Mal?
Severus si ritrovò senza parole: dunque aveva visto giusto e la bimba era a conoscenza dello scomparto segreto!
- Sì, devo portarlo in regalo... -
Ancora bugie, Severus?
Il pensiero lo investì brutalmente. Lo sguardo di un verde profondo sembrava ponderare le sue parole. Alla fine un lungo sospiro proruppe dalla piccola bocca rosea:
- Ohh, che peccato! Mio fratello ha rotto il ciondolo due anni fa, quando l'ha trovato, per caso...
Severus ripiombò in un momento nel baratro della disperazione:
- Come… come ha fatto? Era un oggetto speciale, lui non avrebbe potuto...
Amanda alzò un pochino la testa, facendo danzare i boccoli rossi:
- Mio fratello fa strane cose, ogni tanto. Sai, riesce a fare le magie! Ma non dirlo a nessuno: è il nostro segreto!
All’improvviso a Severus fu tutto chiaro. Da piccolo aveva provato quella sensazione di onnipotenza troppe volte per non capire cosa gli stesse raccontando la bimba. Ma dentro di sé sorrise: quel piccolo mago incompreso aveva già trovato la sua prima alleata. Per lui la vita sarebbe stata certo più facile: aveva già ottenuto il rispetto incondizionato della sorella. Se il legame non si fosse spezzato con la crescita, forse quella vita sarebbe stata degna di essere vissuta. Forse il piccolo nato nella famiglia di Babbani avrebbe avuto un futuro radioso e felice. Forse…
Silente.
- Avete tenuto il ciondolo? – Domandò, con un ultimo fremito di speranza.
- Sì! Aspetta, vado a prenderlo, magari tu sei capace di aggiustarlo!
Corse fuori dalla stanza. Il mago si trovò a sperare che non facesse troppo rumore, svegliando i genitori. Nonostante il travestimento adottato sarebbe stato difficile giustificare la sua presenza a un adulto.
Amanda tornò poco dopo. Aprì delicatamente la piccola scatola e gli mostrò il contenuto. Con la morte nel cuore a Severus non restò che costatare che la Giratempo non sarebbe stata mai più utilizzabile.
Le lacrime arrivarono all’improvviso a pungergli le palpebre. Anche l'ultima speranza s’infranse sui resti malconci di quello che era stata l'ultima soluzione, l’ultima possibilità. Ora doveva trovare un’altra scappatoia. Ora doveva tornare sui suoi passi, buttare settimane di ricerche e improvvisare, navigare a vista.
Come poteva fare adesso a salvare la vita di colui che reputava l'unica persona che potesse davvero comprenderlo? Il contenuto della piccola scatola poteva significare l’ultimo Natale per Albus.
E per lui? Non aveva mai amato le festività. Era consapevole che, d'ora in poi, le avrebbe ricordate, per sempre, con la stessa sensazione di sconfitta dentro di sé.
Ricacciò indietro le lacrime. Gli occhi neri si alzarono, Severus sperò di riuscire a perdersi nel mare verde smeraldo dello sguardo della bambina.
Amanda aveva la voce piena di pianto quando parlò, quasi avesse compreso, senza saperlo, cosa straziava il cuore dell'uomo:
- Quel bambino resterà senza regalo quest'anno, è una cosa bruttissima! – Gli sfiorò l’avambraccio con la piccola mano – E’ per questo che sei così triste?
Il mago deglutì, chiudendo gli occhi alla fiaba e cercando di ritrovare la freddezza necessaria:
- Non ti preoccupare. – Le rispose con dolcezza. – Troverò una soluzione. Ma adesso ho ancora così tante cose da fare: devo andare!
Richiuse la scatola e la levò delicatamente dalle mani della bambina:
- Tu stai tranquilla. La magia del Natale permetterà che quel bimbo abbia comunque un altro, magnifico regalo!
Sì, ancora altre bugie, Severus!
Silente non sarebbe stato così fortunato: non avrebbe potuto avere l’occasione di cambiare l'avventata scelta che lo stava portando alla morte. Tutto dipendeva, ancora una volta, dalle capacità di Severus Piton.
Carezzò con lo sguardo i boccoli rossi, resi di un colore più brillante dalla luce delle braci ardenti del camino e si chinò verso il visetto di Amanda:
- E tu? Cosa mi hai chiesto come regali? Sai, vero, che non sempre consegno ciò che mi chiedono…
Lily lo guardò attraverso il tempo e lo spazio:
- Ma non lo posso dire o tu non me lo porterai! E poi... tu lo sai cosa ti ho chiesto!
- Già, che sciocco, dimenticavo! Allora te ne farò uno io, in attesa di tutto il resto, va bene?
Il mago sperò che i suoi occhi neri non insospettissero la bambina. Di che colore sono gli occhi di Babbo Natale?
Era una magia semplice, che gli riusciva anche senza bacchetta. Infatti il libro si materializzò alle spalle di Amanda, sul tavolino basso del salotto.
La prese delicatamente per le spalle e la fece girare su se stessa. Poi si accosciò al suo fianco indicandole l'oggetto che aveva appena fatto apparire.
- Ecco. Lo vedi quel libro? E' per te. E' un libro di fiabe un po’ strane, ma vorrei che lo dividessi con tuo fratello. Tu scoprirai qualcosa di nuovo e lui, quando dovrà andare a scuola e se lo leggerà, si sentirà meno diverso dagli altri...
La bimba girò il volto, guardandolo fisso nelle iridi nere:
- In che scuola?
Severus addolcì lo sguardo:
- E' una scuola specialissima, dove potrà imparare a usare meglio ciò che ha ricevuto in dono.
Amanda corse a prendere il libro e poi gli tornò vicino. Inclinò la copertina del libro per farlo illuminare dal chiarore delle braci del camino e compitò il nome dell'autore. Poi alzò lo sguardo e chiese:
- Ma chi è Beda?
- Un uomo che raccontava fiabe. Vedrai che ti piaceranno. - Le carezzò piano una guancia tiepida.
La bimba continuava a fissarlo nelle iridi scure:
-Hai gli occhi strani… ma tanto buoni!
Severus tremò appena:
- Ora devo proprio andare. Buon Natale, Amanda.
Nella sua mente era un altro il nome che terminava la frase.

La notte di Natale non era ancora a metà quando Severus Piton tornò a percorrere a passi veloci il corridoio verso l'ufficio del Preside.
Quella notte Silente stava sicuramente ancora festeggiando, ma non gli avrebbe permesso di rifiutare di nuovo la pozione, per quanto amara potesse essere. Almeno questo glielo doveva.
Doveva farlo per permettergli di avere il tempo di trovare nuove combinazioni magiche per cercare di spezzare la maledizione.
Quella notte il bambino di un tempo era definitivamente scomparso. Ora era solo un uomo disperato che doveva mantenere un disumano impegno.

FINE

 
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