Il Calderone di Severus

Invito a sorpresa

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 2/1/2019, 22:28
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,393
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Nessuno segue l'invito ricevuto da Severus in persona?
 
Web  Top
view post Posted on 5/1/2019, 11:47
Avatar

GabrixSnape

Group:
Moderator
Posts:
3,200

Status:


ECCOMI!!!

Titolo: Andare dall’altra parte
Autore/data: Gabrix1967 – 04.01.2019
Beta-reader: Lady Memory
Tipologia: one-shot
Rating:per tutti
Genere: introspettivo, sentimentale
Personaggi: Severus, Gabrix1967
Pairing: nessuno
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti:AU

Nota 1: Ringrazio infinitamente la mia Beta-reader, Mariaemilia, per la sua attenzione, disponibilità e pazienza, per i preziosi suggerimenti senza i quali il racconto sarebbe risultato (ulteriormente) appesantito dalla mia prolissità, per le modifiche proposte che hanno aggiunto al componimento altra magia.


Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

ANDARE DALL’ALTRA PARTE

Memento: il corpo di un adulto è costituito per il 60% circa da acqua, diffida di chi ti dice diversamente.
“Perché non ci si preoccupa del residuo 40%?”
Io m'interrogo continuamente sull'argomento ed ho trovato una risposta che si addice perfettamente almeno al mio corpo, così credo: il restante 40% è costituito da ansia e stanchezza che, a seconda della loro combinazione, facendomi altalenare da una timorosa apatia ad una frenetica vertigine, mi portano a dubitare in ogni istante anche delle evidenze.

Non può quindi stupire che ieri sera, quando, dopo aver letto le notizie di politica interna, di economia e del tempo con monotona prevedibilità, inaspettatamente lo speaker del TG è passato a quelle relative alle selezioni dei candidati per la visita ad Hogwarts, io abbia dovuto faticare tanto per accettare che ciò che stavo ascoltando era davvero reale e non frutto della mia immaginazione.

"... Ed ora, per pochi eletti, notizie dal mondo magico...," ha detto.
Ho ancora negli occhi, come se stessi vivendo un'esperienza extracorporea, l'immagine di me che, al rallentatore e quasi trattenendo il respiro, con occhi sgranati lascio il canovaccio che avevo in mano, e mi giro verso la televisione alla ricerca di una smentita. Invece no. Lo speaker è serissimo, e prosegue leggendo dai suoi appunti e sorridendo in camera. "Anche quest'anno il Professor Piton selezionerà un ospite che avrà l'occasione di incontrarlo e visitare i luoghi di Hogwarts. I criteri di selezione sono come al solito assolutamente discrezionali; il Professore ci comunica che l'ospite verrà individuato tra tutti coloro che gli hanno sempre dimostrato fiducia ed apprezzamento."

Mentre la mia mente vacilla ed io provo a cercare conferme del mio stato di veglia, lo speaker mi fa l’occhiolino e passa alle notizie dall'estero.

Sono sola, lo stomaco serrato da una morsa dolorosa di ansia (tanto per cambiare), la pubblicità che blatera di un nuovo sgrassatore, e quelle parole che mi rimbombano nella testa: "Anche quest'anno il Professor Piton selezionerà..."
Il primo pensiero va ai miei compagni di avventure fantastiche del Forum. Quelli che condividono con me la stessa passione. Avranno sentito la notizia? Come si staranno preparando all'evento?
Ciò che scrivono nei loro racconti è frutto di fantasia o sanno già che Severus è ancora vivo ed è reale? E l'ultima ipotesi mi ferisce, facendomi sentire esclusa. Ma sono arrivata da così poco tempo che, in fondo, tacere notizie di tale portata mi sembra un'opportuna misura precauzionale.

Severus è vivo ed è reale, dunque. Non è solo un rifugio sicuro per il mio cuore. Quest'idea mi martella in testa e mi mette addosso una dolorosa frenesia.

Non posso perdere anche questo treno, penso con rammarico. Ho l'opportunità di dirgli quanto l'ammiri e quanto ami il suo coraggio, la sua capacità di rimanere fedele alla causa nonostante tutto, nonostante il dolore che la sua cieca dedizione gli ha procurato.
Ho già fatto spegnere le parole di amore che serbavo nel cuore per mio padre, per difendermi dal dolore che provavo all'idea della sua perdita. Poi lui è morto e quelle parole si sono gonfiate nel petto e stanno lì, come un macigno. Tante volte gliele spedisco in cielo, tante volte mi ritornano indietro a ricordarmi che ho fatto prevalere il mio dolore sull'amore, a ricordarmi che non ho una seconda possibilità, non l'ho più, non l'avrò mai più.
Ma questa volta no, non rimarrò compressa nella mia incapacità di comunicare. “Voglio essere scelta, voglio raccontarti tutto il mio amore, voglio dirti quanto riesca a capire il dolore di un errore irreparabile, quanto comprenda il logorio di un tarlo che non vuole abbandonarti,” penso.

"Severus, scegli me!" sussurro, sperando che possa accadere.
Poi il terrore mi assale. "Se davvero scegliesse me, cosa potrei dirgli che lui già non sappia?" penso con angoscia.

Davvero, io sono molto brava ad osservare e a nascondermi, ma non ho la risposta pronta e se dovessi trovarmi di fronte a lui, probabilmente non riuscirei neppure a parlare. Se avesse con me l'atteggiamento scostante e critico che ha riservato a qualcuno dei suoi studenti, potrei solo scoppiare in lacrime o litigarci subito.
Di parlare delle sue gesta con toni osannanti non sarei capace. Procurerei sia a lui che a me un grande disagio. Da sempre sfuggo alle lodi perché, non ritenendo di meritarle, le sento false. Né sono in grado di formularle, perché preferisco dimostrare diversamente il mio apprezzamento.
Di puntare sul mio aspetto fisico e flirtare con lui, non se ne parla. Non mi piaccio e non ho sex appeal, non sarei credibile. Inoltre rido all'idea di poter indossare un abito elegante e scarpe con il tacco: in inverno, in Scozia, passerei il tempo a battere i denti e a barcollare.
Accidenti, detesto essere così disabituata al freddo. Fossi nata in qualche località montana sarei forse più temprata, invece no.
La mia prospettiva è quella di incontrare, in tuta da neve e moon boot, un uomo per il quale sento, oltre che una grande ammirazione, anche una forte attrazione.
Grandioso! Così, quello che non potrà la mia timidezza, esasperata dal fatto che mi piace tanto, lo farà l'impedimento dovuto al paludamento da piuma d'oca.

"Severus, ti prego, non scegliere me, non mettermi in questa situazione imbarazzante!" penso, mentre l’entusiasmo che ha accompagnato la notizia è ormai stato inghiottito e digerito dai miei dubbi.
In effetti il mondo è pieno di persone brillanti che sarebbero all'altezza della situazione. Io no, non credo che potrei sopravvivere ad un evento tanto stressante.
Raggiungo amareggiata il letto. "Ho sognato tutto!" concludo. E il sonno arriva subito. Un sonno agitato che non mi ristora.

*******

Mi sveglio più stanca e stressata di quanto non fossi la sera prima. Quando suona la sveglia, la spengo e mi giro dall'altra parte.
"Oggi non ho proprio voglia di alzarmi," penso, allungando un piede fino a spingerlo fuori dal letto ed affondando una mano sotto al cuscino. Ed è in questo momento che la sento. Non ho certo bisogno della luce per riconoscere una busta di carta, ne seguo i contorni con il polpastrello.
Mi metto a sedere di scatto e accendo la lampada sul comodino. Lotto con l'improvvisa luminosità che mi acceca, vinco e finalmente posso vederla: una lettera. Sul dorso, con una grafia sottile ed elegante, è scritto il mio nome. La busta è chiusa con un sigillo di ceralacca verde scuro, con impresso lo stemma di Hogwarts.

Il mio respiro si è fatto veloce e corto, le mani mi tremano quando apro con delicatezza la busta per non danneggiarla ed estraggo il foglio che vi è ripiegato dentro.
Sul foglio di pergamena leggo: "Lei è stata selezionata per trascorrere una giornata ad Hogwarts. Avrò il piacere di farle da guida e soddisfare le sue curiosità". Poi mi sposto a leggere la firma, è proprio la sua: Severus Piton.
Il foglio mi scivola lentamente dalla mano e finisce sul tappeto al lato del letto.

"Come faccio a tirarmi indietro?" mi chiedo sconsolata. "Come gli comunico che non posso andare?".
Mi alzo per recuperare la lettera. Ci sarà pure qualche indicazione sul modo in cui comunicare la risposta. Invece no. In calce alla lettera, in un breve post scriptum, poche altre parole: "La visita inizierà tra un'ora".
Guardo di scatto l'orologio. Sono le sette del mattino. Ho solo un'ora per decidere tutto.

Mi tuffo sotto la doccia. Qualche minuto per asciugare i capelli, mettere una crema idratante su tutto il corpo e un po' di profumo.
"Piacerà a Severus il mio profumo?" mi domando mentre me ne spruzzo un po' sul collo, sui polsi e sulle gambe.
Corro quindi all'armadio cercando qualcosa che non amplifichi il mio disagio, impacciandomi ulteriormente. Il mio sguardo si ferma sul mio jeans preferito. Forse non è sexy, ma indossandolo sarò senz'altro autentica. Recupero dal cassetto il mio maglione nero, ampio e lungo. Calzo i miei anfibi neri. I piccoli cerchi di oro bianco alle orecchie e nient'altro.

Mi ricordo che presto sarà il compleanno di Severus. Voglio donargli qualcosa di personale, che sento profondamente mio. Corro verso la libreria e recupero, dallo scaffale degli scrittori francesi, la mia edizione in lingua originale de L'Etranger di Albert Camus. Amo quel libro; come Mersault sono da sempre perseguitata da un doloroso senso di inadeguatezza e da una profonda indifferenza nei confronti di aspetti della vita che, invece, al resto del mondo sembrano stare particolarmente a cuore: le apparenze, gli alibi, le giustificazioni. Amo quel racconto apparentemente scarno che, con poche parole, riesce a scavare nel profondo del mio cuore.
"Per te, Severus!" penso, infilando il libro nella borsa. Indosso il cappotto e lego al collo un foulard di seta.

L'orologio segna le sette e cinquantotto. "Sono in perfetto orario," penso.
Poi il cucù dalla cucina mi segnala che sono le otto. Mi guardo intorno e continuo a vedere i miei oggetti tutti al loro posto. Corro alla finestra alla ricerca di qualche segnale.
“Deve essermi sfuggito qualcosa!” esclamo nel panico, constatando che la lancetta dei minuti è ormai arrivata alla seconda tacca.
Estraggo la lettera dalla borsa, esasperata dall’aspettativa, fino a quel momento delusa, che accada ciò che deve, e tutto intorno a me comincia a girare sempre più velocemente.
“Una Passaporta!” ho il tempo di realizzare prima che i contorni del mio appartamento svaniscano.

Quando ho di nuovo coscienza di me, sono davanti al cancello del castello. Intorno, uno spesso strato di neve ricopre il terreno, i tetti, gli alberi ed ogni superficie sulla quale è riuscito a depositarsi.
Sento freddo. Un freddo pungente che mi penetra fino alle ossa e una nausea fortissima. Non ho il tempo di soffermarmi su tutto quel disagio che Severus mi appare: una sagoma nera che si dirige verso di me, percorrendo il sentiero che unisce il castello all'ingresso con il grande cancello. Ho il desiderio di scomparire. Mi giro dalla parte opposta del castello.
"Lo ammetto: sto cercando una via di fuga!" Ma l'ansia non mi permette di mettere a fuoco i luoghi. Benché nei film siano stati perfettamente riprodotti, in quel momento stento a riconoscerli. Mi giro ancora verso la sagoma nera. "Come ha fatto a percorre tutto il sentiero in così poco tempo?" mi chiedo in silenzio.
Io, la mia nausea ed il mio naso rosso (per il freddo) non abbiamo ancora avuto il coraggio di guardarlo in faccia, quando lui ci rivolge la parola.

"Hai fatto buon viaggio?" mi chiede con tono sorprendentemente amichevole.
Gestisco lo stupore e, facendo uno sforzo inumano, provo a non far tremare la voce, rotta dal freddo e dall'emozione. Sollevo il mio sguardo verso il suo e, fortunatamente, prima di avere la piena consapevolezza di ciò che sta accadendo, sfodero una risposta quasi brillante. "Se non altro è stato veloce!" dico con un mezzo sorriso.
Ma quasi immediatamente sento mancarmi il respiro. I suoi occhi, neri e profondi, sono nei miei. Sento che sta studiando la situazione. "Starà leggendo nei miei pensieri?" mi domando spaventata, mentre lo stupore riprende velocemente il sopravvento.
Lui è stupendo, esattamente come l'ho sempre immaginato. Ha le sembianze che l'attore che l'ha interpretato aveva alla sua età, solo che è bruno con gli occhi neri. Ma ciò che mi colpisce di più è il fatto che la sua presenza mi fa sentire al sicuro. Ho la sensazione di essere a casa da quando è apparso.

"Avrai bisogno di scaldarti. Entriamo?" mi dice, interrompendo la mia contemplazione. Quindi allarga un braccio e mi invita a seguirlo dentro il castello.
Percorro il sentiero al suo fianco, incapace di pronunciare anche solo un'esclamazione di stupore, ma lo guardo incedere con passo sicuro lungo il sentiero innevato, con il mantello che ondeggia sinuosamente ad ogni movimento. La sua figura nera ed elegante spicca sul paesaggio imbiancato.

Se svenissi ora, sarebbe costretto a prendermi in braccio. Potrei appoggiare la testa contro il suo petto ed ascoltare il battito del suo cuore. Se invece decidesse di farmi lievitare fino all'infermeria, non avrei raggiunto lo scopo di quel contatto tanto desiderato. Sospiro sconsolata e assorta nei miei pensieri quando lui impugna la bacchetta e, con un ampio gesto del braccio, la ruota davanti a sé. A quel movimento, il portone del castello si apre, cedendoci il passo.

Severus si gira a guardarmi, e con aria consapevole, si sofferma a gustare la mia espressione di stupore, poi incredibilmente accenna un lieve sorriso traverso e mi guida per i corridoi del castello. Ancora un guizzo di bacchetta e la porta davanti a noi si apre, rivelandoci le meraviglie della Sala Grande.
Abbraccio con lo sguardo l'intera immensa area di quell'ambiente. Mi soffermo con gli occhi su ogni oggetto che mi passa accanto. Guardo in alto le candele che sembrano fluttuare in cielo.

Lui mi conduce in un angolo della sala dove un piccolo tavolo tondo è stato apparecchiato con cura per il tè. In un vassoio d'argento, una teiera fumante e due tazze con piattino. Sul tavolo, due vassoi con biscotti e pasticcini, una coppetta con delle fettine di limone, un bricco di latte ed una zuccheriera.
Dal camino, poco distante dal tavolo, dei tizzoni incandescenti irradiano un piacevole tepore.
Severus mi fa cenno di sedermi.
Faccio scivolare verso il basso la lampo del mio piumino, sfilo le maniche e mi giro per cercare qualcosa su cui appoggiarlo. Lui mi guarda, fa un movimento quasi impercettibile con la mano destra ed il piumino si allontana da me, fluttuando nell'aria e raggiungendo una poltrona addossata al muro, poco distante dal nostro tavolo.
Torno a guardarlo e mi sento sciocca per lo stupore appena provato.

Mi accomodo a sedere e, complice il naso che, avendo ripreso calore, mi sembra finalmente riapparso al suo posto, cerco di reagire a tutto quell'imbarazzo sfoderando la mia massima intraprendenza e formulando finalmente, di mia iniziativa, una frase di senso compiuto.
È una domanda.
"Posso versarti del tè?" Gli chiedo, mentre mi assale il dubbio di aver esordito con una sciocchezza. "A lui basterebbe agitare leggermente la bacchetta per avere il suo tè!" mi rimprovero sottovoce. Il cuore mi galoppa veloce nel petto; rallenta per poi riaccelerare. Ma lui mi dà tregua, fa un gesto con il capo ed io capisco che posso versare il tè bollente nella tazza. Poi solleva leggermente la mano e il bricco del latte vola verso di lui.
"Ne vuoi?" mi domanda con aria leggermente beffarda.
"Ero convinta che lo gradisse amaro," penso, osservandolo incuriosita ed ignorando quella prima schermaglia tra mondo magico e mondo Babbano.
"Al mattino mi piace macchiarlo leggermente con latte," mi dice come se avesse potuto ascoltare la mia considerazione. "Ma dal pomeriggio, lo prendo solo amaro," aggiunge, con un'espressione che rivela tutto il suo divertimento per il mio interesse a particolari che evidentemente ritiene insignificanti.


Sgrano gli occhi e provo a dirmi che con la Legilimanzia non si può leggere nella mente, e che è un caso che, per la seconda volta in poco tempo, Severus sembra avere intuito esattamente i miei pensieri.
Ma lui mi previene ancora. "Credo che sia meglio che cominci a rilassarti; quando ti agiti i tuoi pensieri diventano piuttosto chiassosi," mi dice sorridendo piuttosto imbarazzato, e a me sembra quasi volersi scusare della propria abilità.
“Il mio Severus è abile anche nella lettura della mente, o sono io ad essere troppo prevedibile?”, mi chiedo per niente confortata da entrambe le opzioni.
Ovviamente non considero affatto di assaggiare qualcosa dai vassoi. Ho lo stomaco stretto in una morsa di freddo e ansia, non sopporterei nient'altro oltre questo squisito tè, che bevo in un imbarazzata ed adorante contemplazione del mio eroe, troppo presto interrotta dalla mia guida.

"Hai pensato a ciò che ti piacerebbe fare in questa giornata ad Hogwarts?" mi chiede con gentilezza.
"Non dirgli che vuoi visitare il suo appartamento. Non dirgli che vuoi visitare il suo appartamento. Non dirgli che vuoi visitare il suo appartamento!" penso, sforzandomi di non arrossire e cercando qualcosa di divertente da dire, per distrarlo dai miei pensieri. Ma non mi viene niente di divertente da dire. Per tutta risposta riscontro uno strano rossore sulle sue guance. Non ci vuole un provetto Legilimante per capire che può aver letto davvero i miei pensieri e che l'ho messo in imbarazzo.

"Devo riuscire a controllare meglio la mia emotività," penso mentre gli dico che mi farebbe immensamente piacere visitare l'aula di pozioni e, magari, provare a prepararne una.
Sgrana gli occhi.
"Sono forse riuscita a sorprenderlo?" mi chiedo gongolando.
"D'accordo. Se questo è il tuo desiderio, correrò il rischio," mi risponde con tono allusivo. E la gioia di quel primo trionfo s'infrange davanti alla consapevolezza che aveva sgranato gli occhi non perché la mia richiesta l'avesse sorpreso, ma per il timore della mia inettitudine.

Lo seguo sconsolata verso i sotterranei. I gradini della scala che stiamo percorrendo hanno profondi avvallamenti nel centro.
"D'altronde il castello è piuttosto antico," considero in silenzio un attimo prima di mettere un piede in fallo e abbattermi su di lui.
Ora non saprei spiegare esattamente come sia accaduto. Di certo, cadendo ho cercato l'appiglio a me più vicino ed ho incontrato il suo braccio destro, visto che procedevo alla sua destra. Lui ha compiuto una veloce rotazione sul piede destro, voltandosi verso di me. Così, me lo sono trovato di fronte, un gradino più in basso rispetto al mio, il suo braccio sinistro prontamente avvinto a me per sorreggermi.
Credo che, in uno dei miei racconti, quella fortunata circostanza sarebbe stata la partenza per un bacio romantico. Ma io ero davvero lì, tra le sue braccia, avvilita per la figuraccia fatta, imbarazzata per l'insperato quanto desiderato contatto. La faccia affondata nel suo petto ed il suo profumo nel naso. Pur avendo come unico insopprimibile desiderio quello di rimanere così per il resto della giornata, ho recuperato il mio equilibrio ed ho spostato il mio sguardo dagli adorati bottoncini sul petto al suo viso.
Non mi è servito uno specchio per capire quanto fossi rossa in viso; sentivo le guance bruciarmi per il repentino afflusso di sangue. Il suo sguardo era distaccato ed io mi sono sentita morire dalla vergogna. Ho provato ad articolare una frase di senso compiuto per scusarmi, ma dalla mia bocca è uscita una sola parola. "Scusami!" gli ho detto in un sussurro quasi impercettibile, sperando che riuscisse a cogliere il mio dispiacere per l'increscioso incidente.

Quante volte ho sognato di trovarmi fra le sue braccia. Ma nei miei sogni accadeva quando lui, superata ogni riserva, desiderava la stessa cosa. Oggi no. Oggi questo contatto da me tanto desiderato lui l'ha subito per evitarmi una rovinosa caduta per le scale.
Soffocata dal mio solito senso di inadeguatezza, ho percorso il tragitto fino all'aula. L'ho visto ancora una volta agitare la bacchetta per aprire la porta. E finalmente mi sono trovata nell'aula di Pozioni. I soffitti a botte, gli scaffali pieni di ampolle, piante essiccate, animali in formalina, polveri colorate, minerali. Ogni barattolo di vetro un colore. Molti odori pungenti hanno inizialmente ferito le mie narici, poi ci ho fatto l'abitudine e mi sono sentita meno disturbata.
Severus ha interrotto la mia osservazione del luogo annunciandomi che avremmo preparato il Distillato della Morte Vivente.

"So che è una pozione difficile, ma anche che è molto nota per essere stata realizzata durante una delle lezioni di Pozioni descritta nel film,” ha detto con tono spicciativo e freddo.
In effetti, da quando abbiamo varcato la soglia dell'aula di Pozioni, il suo atteggiamento nei miei confronti è radicalmente cambiato. Al premuroso ospite si è sostituito l'intransigente professore.
"Sono molto brava in cucina,” ho detto, senza sapere bene perché stessi pronunciando quelle parole, visto che capisco perfettamente che la preparazione di una pozione richiede una precisione ed una esattezza che in cucina, in fondo, non sono indispensabili.
Mi ha guardata come si guarda una macchia sulla parete appena imbiancata, e quando ho visto il suo sopracciglio destro sollevarsi leggermente mentre il suo viso rimaneva ostinatamente impassibile, ho capito di aver perso un'ottima occasione per continuare a tacere.
Si è girato per prendere qualcosa da uno scaffale, dandomi le spalle. Quando si è nuovamente voltato verso di me, ed ho visto ciò che mi stava porgendo, ho quasi lanciato un urlo per l'emozione.

Tra le mie mani stringevo la copia del libro di Pozioni del Principe: nella prima pagina interna la sua firma, con scrittura elegante e sottile; ai bordi delle pagine successive, fitte annotazioni.
Non so se lui abbia sentito i battiti accelerati del mio cuore; di certo io nelle orecchie avevo solo quelli.
Ho cercato l'indice ed ho aperto il libro alla pagina della Pozione da realizzare. Davanti ai miei occhi, l'elenco degli ingredienti, e al bordo della pagina, i preziosi suggerimenti del Principe. La pozione era stata realizzata nel film, quindi sapevo perfettamente come fare uscire dal Fagiolo Soporoso il suo succo. Per questo ho avvicinato a me il tagliere che era sul banco, ho impugnato il coltello, e con il piatto della lama ho schiacciato il fagiolo sul tagliere. Ma accidenti invece di vedere il succo allargarsi sul tagliere, ho visto il fagiolo stesso sfuggire alla pressione della lama e, ad una velocità impressionante, colpire un barattolo provocandone l'istantanea rottura e tornare indietro, con la stessa velocità, per colpire con forza la fronte di Severus.
Lui non si è scomposto. Di certo non aveva sottovalutato la mia imperizia.
Ho provato a scusarmi per l'accaduto, ma sono solo riuscita a balbettare sillabe senza senso. Ben consapevole di quella che avrebbe potuto essere la sua reazione, mi sono irrigidita chiudendo gli occhi. Ma nessuna parola sgradevole è uscita dalle sue labbra, e quando ho riaperto gli occhi, non ho incrociato il suo sguardo contrariato. Anzi, lui non era più davanti a me.

Ho avvertito la sua presenza alle mie spalle.
"Impugna il coltello,” mi ha comandato con voce ferma. Ed io ho eseguito il suo ordine e ho preso il coltello in mano. Ho sentito sulle mie spalle il calore del suo petto ed ho visto il suo braccio destro scivolare accanto al mio fino ad afferrare la mano nella quale stringevo il coltello.
"Non devi schiacciare il fagiolo troppo velocemente altrimenti, non essendo piatto, scivolerà via, esattamente com’è accaduto ora,” mi ha detto mentre la sua mano guidava i miei movimenti. "Vedi, devi dargli il tempo di assecondare la tua spinta e solo dopo poi aumentare la pressione.” Così dicendo, ho sentito che la mia mano veniva portata dalla sua ad esercitare una pressione graduale sul fagiolo e, finalmente, ho visto il liquido verdastro allargarsi sul tagliere.
Prima che potessi sentirmi sollevata per non aver provocato disastri, lui ha aggiunto, scrollando il capo come quando si ribadiscono concetti del tutto evidenti, “In ogni caso, è sempre meglio continuare a respirare durante la distillazione delle pozioni, specie se si vuole evitare di assumere un innaturale colorito bluastro." E solo in quel momento, come continuando a rispondere ai suoi comandi, ho buttato fuori, con un sospiro rumoroso, tutta l'aria che fino a quel momento avevo trattenuto.

Ho abbassato gli occhi verso la mia mano destra. Era sempre lì. Il contatto con la mano di Severus non l'aveva modificata ed era ancora congelata. Invece le mie gambe sembravano aver raggiunto lo stato liquido per quanto mi sembravano deboli, e le guance, ancora una volta, stavano andando a fuoco.

“Dovresti esercitarti di più nel controllo delle tue emozioni,” ha detto come inseguendo un pensiero. “Una mente ben disciplinata e organizzata difficilmente perde di vista il suo obbiettivo,” ha aggiunto, annuendo e constatando la correttezza della sequenza in cui stavo aggiungendo gli ingredienti della pozione nel calderone. Poi, mentre pensavo che l’esecuzione della pozione fosse la sua unica preoccupazione e che non avesse altro da aggiungere al suo discorso, si è portato dalla parte opposta del banco ed ha proseguito.
“Non è facile, lo so bene, ho lottato molto per riuscirci. Nei miei anni da studente ad Hogwarts l’ambizione, la gelosia e la solitudine mi hanno portato ad un punto di non ritorno, dal quale è stato molto difficile venir fuori. Immagino che tu sappia a cosa mi riferisco,” ha detto con tono conclusivo nel quale ho però letto un desiderio di condivisione.
“Ma ci sei riuscito, accidenti, e a quale prezzo!” ho detto d’un fiato. “Una vita - la tua - per ogni vita sacrificata, per ogni vita che non sei riuscito a salvare!” ho aggiunto con enfasi, sentendo un insopportabile calore che si irradiava dalle guance e dalle orecchie verso tutto il corpo.

Ho visto il suo sopracciglio destro impennarsi e trascinare verso l’alto il corrispondente angolo della sua bocca.

“Ecco il segnale di conclusione delle confidenze,” ho pensato mentre la nota maschera del sarcasmo scendeva sul suo bel volto espressivo. Ma il mio momento magico era quello, come avrei potuto tornare alla realtà senza viverlo fino in fondo a costo di rischiare il conflitto?
“Perché vuoi chiudere questa conversazione?” gli ho chiesto con disappunto, assumendo un’infantile aria imbronciata. “È o non è la mia giornata, questa? Ho vinto solo un fantastico tour nel mondo magico o posso dire finalmente qualcosa da cui si evinca che non sono solo un’adorante ammiratrice? Preferisci forse che si continui a calcare sul lato romantico delle vicende narrate nei libri, a credere che sia stata la tua amica Lily a muovere i fili della storia?”
“Vedo che hai recepito subito il discorso di poc’anzi sulle emozioni,” ha detto con tono secco voltandomi le spalle, mentre io, avendo ormai perso ogni controllo, non sono riuscita a non urlare “Non voltarmi le spalle, guardami!” un attimo prima di realizzare che sì, tutto il discorso sulle emozioni era stato inutile e che mai, neppure in un’altra vita, avrei potuto mettere in atto quell’insegnamento, affrontare le situazioni con equilibrio senza nascondermi o bruciarmi.
“Perdonami, è difficile accettare i tuoi muri,” ho detto cercando di recuperare un tono di voce pacato. “Nella mia quotidianità ho un dialogo fittissimo con te ed è complicato scegliere gli argomenti di cui parlare, ora che ti ho finalmente davanti,” ho aggiunto sperando di riuscire a spiegare la mia confusione.
Mi ha osservata con attenzione; di certo ha compreso la mia sincerità perché, invece di rispedirmi a casa, mi ha detto, “Hai ragione, questa è la tua giornata speciale ed è forse la prima volta da quando sei arrivata che il tuo corpo esce dal contegno delle convenienze per esprimere la sua verità; quindi, prosegui pure…”
Ho ricambiato il suo sguardo accondiscendente col mio, sconsolato e rassegnato.

Sì, l’argomento era definitivamente chiuso, quel flusso di sincerità e condivisione definitivamente interrotto. Il suo sguardo cortese era freddo, come quello che intuivo in tante situazioni da lui già vissute.
L’ho osservato avvicinarsi al calderone fumante ed annuire compiaciuto alla vista del liquido che ancora vi sobbolliva.
"È andata meglio di quanto sperassi!" La voce di Severus è tornata a distrarmi dalle mie considerazioni. "E ora?" ha aggiunto indicandomi la porta, mentre si affrettava a riporre il libro di Pozioni su uno scaffale della libreria.
Mi sono voltata di nuovo verso l'aula nel tentativo di fissarne meglio il ricordo e gli ho chiesto, "Puoi condurmi a visitare il castello?", facendo appello al mio entusiasmo da bambina, mentre, varcando la soglia, la delusione cocente per il rifiuto oppostomi mi faceva sentire svuotata e priva di forze.
"Ma certo, sono la tua guida oggi!" mi ha risposto con una voce distaccata e priva di colore, che mi ha fatta sentire ulteriormente a disagio.

"Dovevo immaginare che si sarebbe presto annoiato con me. Perché non ho rifiutato questo invito?" ho cominciato a pensare.
La mia mente, completamente incapace di resistere a quel flusso di pensieri negativi, si è abbandonata alla sua corrente, convincendomi che avrei dovuto liberarlo presto dalla mia presenza. Ma come?
"Ti vedo pensierosa," mi ha detto, osservandomi con attenzione. "Hai cambiato idea?" ha aggiunto, sollevando ancora il sopracciglio.
"Ho il timore che tu sia stanco di questa visita!" gli ho risposto, senza nascondere i miei dubbi. Lui mi ha guardata e, ritrovando nello sguardo la stessa dolcezza con la quale mi aveva accolta, ha aggiunto, “Devo ancora abituarmi all’entusiasmo che mi viene dimostrato; non è niente, solo che non credo di meritarlo!”
“Io credo che tu lo meriti,” ho detto arrossendo ancora una volta. “Hai rinunciato alla tua stessa esistenza per cercare di rimediare al tuo unico grande errore. Nessun conforto per te, mai. Almeno adesso, dopo aver dato tanto, tutto!, credo che sia giunto il momento di accettare qualche attenzione,” ho aggiunto, consapevole del fatto che anche al “nuovo” Severus tutte quelle parole avrebbero creato molto imbarazzo. Poi, per sottrarmi al suo sguardo, fattosi nuovamente duro, ho ripreso il cammino osservando i quadri nel corridoio.

La visita al castello è durata per oltre tre ore, ma io me ne sono accorta solo perché uscendo dall’appartamento di Severus ho guardato l’orologio ed ho visto che erano da poco passate le due del pomeriggio.

Ebbene sì, alla fine ho potuto visitare anche il suo appartamento, ma l’esperienza non è stata entusiasmante come immaginavo.
Nelle mie fantasie ho sempre pensato a me che sfioravo tutti i suoi oggetti personali, spiavo in ogni cassetto, aprivo il suo armadio. Ma quando sono finalmente entrata in quel luogo tanto agognato, il mio sguardo sugli oggetti si è fatto frettoloso ed inquieto. C’è stato un momento, quando Severus ha aperto la porta, in cui ho percepito il suo disagio e questo ha smontato ogni mia intraprendenza.
“Sei stato molto gentile e comprensivo, Severus,” gli ho detto tenendo lo sguardo sul pavimento. “Possiamo andare altrove,” ho aggiunto, girandomi nella direzione opposta.
Ma lui ha posato una mano sulla mia spalla e mi ha trattenuta. “Oggi sono qui per te,” mi ha sussurrato. “Questo è il tuo sogno,” ha aggiunto con tono rassicurante.

Ho ceduto alle sue parole, al mio desiderio, alla mia curiosità. Sono entrata in quello che per me è il “Tempio Sacro” di Hogwarts e non mi sono stupita della semplicità ed austerità degli arredi.
Una imponente poltrona di pelle ed un piccolo tavolino a tre piedi posizionati di fronte al camino. Sotto la finestra uno scrittoio. Un’ampia libreria piena zeppa di libri di ogni dimensione, rilegatura, lingua ed argomento. Sopra al camino, un piccolo dipinto del castello di notte, preceduto dal lago.
Nessuna foto o traccia di un passato familiare.
“Da questa parte c’è la camera da letto,” mi ha detto con distacco, cedendomi il passo. Ed io sono passata nell’ambiente che mi era stato indicato.
All’ampia stanza da letto sembrava mancare giusto la parete di fronte alla porta. L’affaccio era su una rupe scoscesa aspra ed innevata. Singolare come quel panorama fosse così simile all’uomo che era stato in quella che potrebbe definirsi la sua prima vita.
“È solo un incantesimo,” mi ha detto leggendo nei miei occhi un profondo disorientamento. “Dall’esterno i muri del castello sono integri, ma io preferisco gli spazi aperti se non devo lavorare, inoltre mi piace svegliarmi al sorgere del sole.” Ha aggiunto queste informazioni con estrema naturalezza, quasi avesse piacere ad aver suscitato il mio stupore.
Ed io l’ho guardato interdetta.
“C’è ancora qualcosa che non si sa di me,” ha proseguito con tono pacato ma sarcastico.
“Immagino che tutto quello che è consentito sapere sia solo ciò che permetti sia divulgato,” ho replicato, confusa dal suo sarcasmo, consapevole che anche la mia presenza qui in questo momento era una fastidiosa violazione della sua privacy.
“C’è stato un tempo in cui nascondermi è stato fondamentale. Troppe vite dipendevano dal mio silenzio e dalla mia capacità di celare la verità,” ha proseguito in tono pacato. “Ora è diverso, non è più necessario che io mi nasconda; ma, vedi, le abitudini di una vita sono difficili da abbandonare; l’animo umano viene plasmato dagli eventi, il passato è sempre là e nessun affaccio sul mondo può ristorare gli anni di tenebre che hanno oscurato i tuoi giorni.”
“È proprio così: è impossibile sfuggire al passato, ci è concesso solo venirne a patti,” ho pensato mentre lui continuava a guardarmi ed insieme raggiungevamo quella che dall’interno appariva come un’enorme vetrata.
“Davvero una vista mozzafiato!” ho mormorato.

Sulla parete alla destra della vetrata era appoggiato un armadio, e di fronte, un ampio letto affiancato da un comodino sormontato da una bassa lampada dal piede in ottone e la campana verde.
Guardando il suo letto, non ho potuto evitare di arrossire ancora. Credo non gli sia sfuggito, ma era altrettanto imbarazzato e non ha usato quell’occasione per prendermi in giro.
Sul comodino ho visto un libro dal quale spuntava un segnalibro; era appoggiato sulla prima di copertina e non riuscivo a leggerne il titolo sul dorso. Non ho resistito: ho preso in mano il libro e l’ho voltato.
“Un romanzo Babbano?” gli ho chiesto, voltandomi a guardarlo con stupore, mentre stringevo tra le mani una copia de “La nausea” di Sartre.
“Nella mia seconda vita, ho imparato ad apprezzare la letteratura Babbana. Rifuggo dall’eccessivo sentimentalismo, ma l’esistenzialismo francese è davvero notevole,” mi ha risposto senza esitazioni.
“E già… Lo sai, mettersi ad amare qualcuno è un'impresa. Bisogna avere un'energia, una generosità, un accecamento… C'è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai più,” ho recitato sottovoce e tutto d’un fiato.
“Piace anche a te?” mi ha domandato, scrutando sul mio volto ogni traccia di emozione e rossore.
“Cosa?” gli ho chiesto con apprensione.
“Sartre,” mi ha risposto con naturalezza.
“Ah, sì!... ‘La Nausea’ è uno dei miei romanzi preferiti, secondo solo a questo,” gli ho detto riappoggiando il suo libro sul comodino e porgendogli la mia copia de ‘L’Etranger’ di Camus, estratta dalla borsa. “È un regalo per il tuo compleanno; desideravo donarti qualcosa a cui tengo particolarmente,” ho aggiunto con incontrollabile imbarazzo, evidentemente contagioso, visto il rossore diffuso che aveva colorato anche le sue guance.
“Sei molto gentile,” mi ha detto, prendendo tra le sue mani il volumetto consunto che gli stavo porgendo. “Questo non l’ho ancora letto, ma sono sicuro che saprà stupirmi. Ed ora, possiamo proseguire la visita?” mi ha quindi chiesto con tono leggermente canzonatorio, avendo evidentemente superato il suo momento di disagio.
“Ma certo, scusami, sono stata invadente,” gli ho risposto, affrettandomi ad uscire.

Una volta chiusa la porta, Severus mi ha domandato se avessi fame, ma con il suo solito atteggiamento ironico. “Sei l’unica Babbana che non tocca cibo?” ha esclamato sorridendo e guardandomi con uno sguardo di incoraggiamento.
In effetti erano passate le due ed io non toccavo cibo dalla sera prima; ma chi penserebbe al pranzo davanti a Severus?
“Immagino sia da considerare scortese deludere gli elfi!” mi ha detto riconducendomi nella sala grande, dove un tavolo era stato apparecchiato solo per noi. Abbiamo preso posto a tavola e mentre lui mi parlava del nuovo assetto della Scuola, delle cariche, dei nuovi insegnanti, le portate si sono susseguite nei nostri piatti.
Non so esattamente se io sia riuscita effettivamente ad ingerire qualcosa. Ricordo distintamente solo il calore di una squisita zuppa di verdure e poi solo la sua voce ed i suoi occhi, pieni di entusiasmo e calore. “I due tunnel vuoti e neri non ci sono più,” ho pensato, osservando l’innumerevole gamma di espressioni che si alternavano in essi. “Hai trovato l’amore, Severus?” mi sono sorpresa a domandarmi, inseguendo un pensiero che come un tarlo ha cominciato a perseguitarmi da quando avevamo abbandonato il suo appartamento. Già! Il suo appartamento che non tradisce tracce della presenza di un compagno… Ma lui è finalmente sereno, svelato, non reticente, seppure non incline a discorsi di carattere intimo e quasi incuriosito dalla mia presenza…

“A cosa pensi?” mi ha chiesto all’improvviso, facendomi riemergere impallidendo dal labirinto di considerazioni, nel quale mi ero invischiata. Ed ancora, approfittando della mia incapacità di riprendermi prontamente da quel turbamento, con malizioso piacere ed un irritante sorriso sarcastico, ha aggiunto, “Ti stai domandando se ho una compagna?”
“In effetti, sì!” ho ammesso frettolosamente, ottenendo in cambio l’ennesima alzatina di sopracciglia.
“Tu cosa pensi?” ha rilanciato lui impietosamente.
“Penso che è rassicurante l’idea di saperti completamente appagato. Penso che te lo meriteresti, che sarebbe giusto, se lo desideri,” ho risposto con sincerità.
“Ogni tanto leggo le vostre storie…” ha aggiunto, sottolineando le sue parole con un sospiro sarcastico.
“Tu COSA???” ho esclamato in preda al terrore, cercando di ricordare tutto ciò che di sconveniente aveva prodotto la mia mente.
“Beh, anche ad Hogwarts c’è la connessione internet da quando il mondo magico e quello Babbano si sono reciprocamente rivelati. Trovo che sia un modo efficace di divulgazione,” ha concluso, lasciandomi a bocca aperta.

Quando abbiamo terminato il pranzo, mi ha chiesto di pazientare qualche minuto perché gli avevano annunciato un Gufo che lo attendeva nel suo studio, e mi ha indicato una porta, al di là della quale avrei trovato un bagno.
Un bagno! Non avevo un contatto visivo con i miei capelli dalle prime ore del mattino. Recuperare un po’ di ordine e una pausa per fare appello alle mie residue capacità mentali, messe a dura prova dall’emozione e dallo stress, era esattamente quello che mi serviva.
Fuori dal bagno ho ritrovato Severus a colloquio con Gazza.

“Il nostro Guardiano mi ha appena comunicato che la carrozza è pronta. Se ti fa piacere, posso condurti a visitare i territori intorno al Castello,” mi ha comunicato con tono formale ma gentile.
“Mi piacerebbe molto!” ho esclamato, voltandomi a cercare con lo sguardo il mio piumino sulla poltrona sulla quale era volato qualche ora prima. Ma quello era già sospeso in aria, diretto verso di me. L’ho indossato e Severus mi ha scortata nel cortile esterno.

L’emozione e lo stupore sono cresciuti ancora quando ho visto che ad attenderci fuori c’era un’elegante carrozza legata a due enormi Thestral. Mi sono avvicinata con cautela ed un po’ di timore ad uno di loro, ed ho teso la mano verso il suo muso. La creatura ha piegato il collo verso il basso, offrendomi la possibilità di toccargli la testa. Ho allungato il braccio e gliel’ho accarezzata mentre l’altra creatura appoggiava il muso sulla mia spalla. Quel momento di profonda ed intima tristezza è stato interrotto dalla voce profonda di Severus.
“Li vedi?” mi ha chiesto con tono pacato.
“Sì,” gli ho risposto con l’intenzione di tagliare corto.
“Chi?” mi ha incalzata, guardandomi negli occhi con intensità.
“Ho raccolto l’ultimo respiro e l’ultima carezza di mio padre,” ho risposto, sputando fuori con tono conclusivo il dolore più grande mentre l’elenco delle persone che ho visto morire scorreva lento nella mia mente, come i titoli di coda di un film, ed io speravo di riuscire ad evitargli le mie lacrime.
Ma di certo lui non aveva bisogno di altre parole per conoscere il mio dolore e questo mi ha consentito di dare tregua alle mie emozioni.

Mi ha portata a visitare Hogsmeade dove, dopo una lunga ed eccitante passeggiata con tappe presso tutti i noti esercizi commerciali, abbiamo gustato un ottimo succo di mirtillo rosso ai Tre Manici di Scopa.
La carrozza sulla strada del ritorno verso il Castello è passata all’altezza della stradina che s’inerpica fino alla Stamberga Strillante. Non sono riuscita a non guardarla mentre transitavamo ai suoi piedi. Ho voltato la testa per osservare quella struttura sinistra sentendo il gelo infondersi in tutto il mio corpo.
“Vuoi visitare anche quella?” mi ha chiesto la mia guida con tono asciutto e distaccato.
“Preferisco non avvicinarmi di più,” gli ho risposto senza esitazioni.
Lui mi ha guardata con attenzione, forse per intuire il mio vero desiderio, poi, con un gesto della mano ha fatto apparire un bellissimo plaid scozzese a fasce verdi e blu.
“Non sei proprio abituata a queste temperature,” mi ha detto con tono canzonatorio, ritrovando un sorriso.
“Proprio no. Nella mia città le temperature scendono sotto i 10° per non più di una quindicina di giorni all’anno,” ho replicato. E nella mia mente una vocina ha tuonato, “Sei sola con Severus e gli parli del tempo. Ma sei scema?”

Lui ha sorriso senza neanche provare a nascondersi.
“Non vale leggere continuamente i miei pensieri!” ho protestato con voce di rimprovero. Ma in verità, ero felicissima che in qualche modo potesse sapere ciò che non ero in grado di confessargli.
La carrozza è scivolata lungo il perimetro del lago, quando il sole era ormai tramontato ed uno splendido spicchio di luna brillava nel cielo, rimirandosi nello specchio liquido del colore della
notte.
La stanchezza di quella lunga giornata piena di intense emozioni aveva ridotto ogni mia capacità di reagire agli stimoli esterni ed il freddo pungente della notte scozzese mi provocava un’intensa sonnolenza.
Ho visto Severus appoggiare il braccio sul bordo della carrozza, alle mie spalle. Ho percepito più intensamente, vicino al mio, il calore del suo corpo ed il suo profumo. Mi sono voltata verso di lui e l’ho guardato a lungo, con uno sguardo riconoscente che lui ha ricambiato con un sorriso dolce. I miei occhi hanno abbandonato i suoi e, accarezzando con un’ultima occhiata le sue labbra, si sono fermati sui bottoncini della sua giacca: quelli all’altezza del petto. Lì, incapace di resistere oltre alla stanchezza e al sonno che mi attanagliavano, ho poggiato la testa ed ho chiuso gli occhi. Ho sentito la sua mano accarezzarmi i capelli, indugiare tiepida sulla mia guancia, sfiorare le mie labbra. Poi il buio completo.

Mi sono risvegliata nel mio letto ed ho istintivamente portato una mano alla guancia.
Non so se tutto questo sia veramente accaduto o sia stato solo il frutto della mia immaginazione. Me lo chiedo ancora mentre rifaccio il letto e nelle orecchie sento ancora il battito del suo cuore, come una dolce melodia d’amore.

Edited by Gabrix1967 - 5/1/2019, 15:51
 
Top
view post Posted on 5/1/2019, 15:31
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,393
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Evviva!!!
Ma è lunghissima... quindi devo stamparla, per cui ci vuole un pochino di tempo per la lettura. ma sono molto curiosa.
 
Web  Top
view post Posted on 5/1/2019, 15:36
Avatar

GabrixSnape

Group:
Moderator
Posts:
3,200

Status:


CITAZIONE (Ida59 @ 5/1/2019, 15:31) 
Evviva!!!
Ma è lunghissima... quindi devo stamparla, per cui ci vuole un pochino di tempo per la lettura. ma sono molto curiosa.

Non lo "mollavo" più!!! 😂😂😂
 
Top
view post Posted on 5/1/2019, 15:38
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,393
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


CITAZIONE (Gabrix1967 @ 5/1/2019, 15:36) 
CITAZIONE (Ida59 @ 5/1/2019, 15:31) 
Evviva!!!
Ma è lunghissima... quindi devo stamparla, per cui ci vuole un pochino di tempo per la lettura. ma sono molto curiosa.

Non lo "mollavo" più!!! 😂😂😂

Non sai quanto ti capisco!!!
 
Web  Top
view post Posted on 9/1/2019, 11:09
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,393
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


Invito_a_sorpresa


Anche per quest'anno l'iniziativa si chiude, ma questo non significa che sia proibito scrivere un altro capitolo della storia...

Intanto, ecco l'indice aggiornato.



Invito a sorpresa

Prologo (Ellyson)
1 - Sotterraneo, alcuni mesi prima (Ida59)
2 - Un Pezzo di te (Ellyson)
3 - Ritornerò (Chiara53)
4 - Una notte di magia (Ele Snapey)
5 - Sotterraneo, oltre un anno dopo (Ida59)
6 - Un viaggio inaspettato (Ania_DarkRed86)
7 - Aspetterò (Chiara53)
8 - Long John Silver (UnforgivenSweetie)
9 - In un altro sogno (Ida59)
10 - A letter for a dream? (PandaNemo)
11 - Andare dall’altra parte (Gabrix1967)



:lovelove: Gli auguri per il compleanno di Severus potete farli cliccando QUI! :lovelove:



Edited by Ida59 - 9/12/2019, 15:35
 
Web  Top
view post Posted on 13/1/2019, 10:11
Avatar

Buca-calderoni

Group:
Professore
Posts:
1,314
Location:
seconda stella a destra

Status:


Cari tutti, incredibilmente alla fine ce l’ho fatta, anche se posto con un ritardo notevole approfittando del fatto che Ida ha lasciato aperta la possibilità anche per noi sciagurati ritardatari sempre in corsa.

Solo due parole di spiegazione: questa storia è effettivamente molto personale. Quando l’ho iniziata, ho ripensato a tutta una serie di avvenimenti che mi hanno coinvolta a partire dal 6 libro. Eh sì, a differenza di tante qui dentro, io ho forse iniziato (ma guarda un po’! Chi l’avrebbe mai detto?) in ritardo…

E allora non ho potuto fare a meno di ricordare quegli anni così particolari e ormai così lontani. Per forza di cose quindi, i miei ricordi non possono essere chiari a tutti. Ma, volendo rendere omaggio agli inizi, ho voluto comunque inserirli. Per coloro che fossero interessati a saperne di più per farsi del male, ho aggiunto un paio di note a fine storia.

Chiara, che mi ha fatto l’onore di leggerla in anteprima proprio ieri, giorno del suo compleanno, mi ha detto che comunque le è piaciuta. Ecco perché arrischio e posto.


UNA VISITA A SORPRESA

L’autrice osservò con aria infelice il foglietto di pergamena abbandonato sul tavolo.

Sic transit!” pensò con un’alzata di spalle. Le dispiaceva non aver potuto accettare l’invito e non aver partecipato alla storia ideata da Ellyson, anche perché questo significava non solo non tornare a Hogwarts - dove peraltro era stata già varie volte - ma, soprattutto, non rivedere Severus. Ma tant’è! Il destino ha i suoi piani, e questi piani prendevano sonoramente a martellate i desideri dell’autrice. La quale, a questo punto, si lasciò sfuggire un lieve sospiro di resa e si chinò di nuovo sul computer, dove le traduzioni la aspettavano pazientemente.

Non fece in tempo a correggere due o tre frasi che la porta Intramundi in mezzo al corridoio si illuminò debolmente. “Oh oh,” pensò l’autrice preoccupata. Guai in vista? A quale creatura di quale altro mondo era saltato il ticchio di passare in un’altra dimensione?

Non dovette aspettare molto per saperlo. Un bagliore diffuso, e un attimo dopo, una figura nera con un mantello sempre nero avvolto attorno alle spalle entrava stizzosamente nella stanza.

“Ebbene?” chiese con voce glaciale la figura. E in un crescendo tempestoso, continuò, “Non si usa più rispettare gli impegni? Mi sono dovuto sobbarcare un viaggio davvero fastidioso! Oltretutto, nel vostro mondo la pioggia bagna in un modo che definire seccante è dire poco! Ci vorranno ore perché la carta si asciughi!”

L’autrice sospirò. “Perfetto, Severus,” disse poi con voce stanca. “Hai fatto la tua entrata teatrale.”

Il professor Snape la fulminò con un’occhiataccia. “Allora, sono sempre io a dover chiedere?” bofonchiò poi nervosamente, guardandosi in giro.

“Ah, scusa,” realizzò subito l’autrice, arrossendo lievemente e girandosi verso il mobile alle sue spalle. “Vediamo, ho del vino elfico, del Whisky Incendiario, forse un paio di Burrobirre avanzate dopo la visita di Harry…”

Gli occhi del professor Snape si illuminarono per un attimo. Poi incrociò le braccia e scosse la testa. “Indubbiamente questi liquori mi tentano, ma non sono il motivo primario di questa visita. Posso sperare che il tuo pur limitato cervello ci arrivi da solo, o devo spiegarmi come se mi trovassi in una classe di primi anni ad Hogwarts?”

L’autrice rimase muta. Aveva capito benissimo, e anche se era lusingata da quell’interesse, non poteva, o meglio, non voleva rispondere. Cosa avrebbe potuto dire?

Snape avanzò, liberandosi dal mantello. “D’accordo,” disse poi con quel tono setoso che lo contraddistingueva e che nessuno era capace di riprodurre… eccetto ovviamente Alan. “Offrimi del whisky e parliamone con calma.”

“Severus, non c’è molto da dire. Posso sapere perché sei venuto?” disse l’autrice, aprendo lo sportello del mobile bar e contraddicendo con quelle parole la sua (finta) aria disinteressata.

Severus afferrò un boccale che fluttuava a mezz’aria e si sedette in attesa. “Sono venuto perché non sei venuta tu,” spiegò poi amabilmente. “Non è giusto che tutte le altre abbiano partecipato alla storia e tu invece abbia deciso di passarla liscia.”

“Ma io…” balbettò debolmente l’autrice.

“Niente scuse!” ribattè Severus. “E visto che hai voluto sottrarti, sarò io stesso a interrogarti. E ti assicuro che a me dovrai rispondere, se non vuoi che usi la Legilimanzia.”

“Per carità!” esclamò terrorizzata l’autrice, immaginando Severus che frugava senza pietà nei suoi ricordi. “Che cosa vuoi sapere?” chiese affannosamente.

“Eh, questa minaccia funziona sempre!” sogghignò Severus, per poi ritornare serio in volto. Meditò per qualche momento, appoggiando le lunghe dita pallide alle labbra sottili. Era così Severus in quel gesto che l’autrice si incantò a contemplarne la perfezione.

“Dunque, vediamo un po’,” disse poi il mago, inclinando la testa con fare professorale. “Innanzitutto, perché non mi spieghi come mai sei stata coinvolta in tutto questo?”

“Scusa?” balbettò nuovamente l’autrice.

“La fanfiction, ragazza! La fanfiction e soprattutto queste fanfiction! Quelle che chiamate il Potterverse,” la sgridò Severus, bofonchiando poi con aria disgustata, “Potterverse, poi… come se lui avesse fatto… Va bene, lasciamo perdere…”

L’autrice rimase timidamente in piedi mentre Severus, essendosi ormai sfogato, si versava un bicchiere di whisky.

“Ecco,” disse la donna con aria ansiosa, “In realtà è nato tutto dal sesto libro…”

“Per favore!” esclamò Severus pestando un pugno sul tavolo. “Ne ho abbastanza di sentirmi dare dell’assassino!”

“Ma no, aspetta, scusami!” si affannò l’autrice. “È proprio perché speravo che tu non lo fossi che ho cominciato a girare il web alla ricerca di ipotesi, commenti, spiegazioni… Vedi, all’inizio non mi importava molto di te. Eri simpatico – io ho sempre adorato i cosiddetti cattivi; senza un cattivo, come procede la storia? – e poi eri un personaggio ambiguo, con tante ombre e tanti segreti che ci venivano svelati col contagocce. Ovviamente la mia curiosità era stimolata, ma non così tanto come… come dopo…” esitò, tirando in lungo la frase.

“L’assassinio,” concluse seccamente lui. “E quindi dopo cosa è successo? Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Ecco, ho scoperto che non volevo che tu fossi un assassino. Per la verità, facevo fatica a crederci, ma la cosa continuava a torturarmi il cervello… e allora, leggendo qua, sbirciando là –la rete è un’ottima risorsa - ho trovato un sito*… e tu sai benissimo qual era. Ti ricordi che storie bellissime, emozionanti, piene di particolari psicologici, di dettagli rivelatori che non avevo mai considerato mentre leggevo i libri? Quante cose ho imparato su di te in quei primi mesi del 2007, mentre cercavo una risposta! E quanta gente che si era innamorata del tuo personaggio, e che cercava di sottrarti a quel destino che ti attendeva bieco! Ti ricordi?”

Contrariamente a quel che lei si aspettava, Severus annuì.

“Era davvero un periodo incredibile,” continuò l’autrice illuminandosi tutta. “Storie meravigliose che venivano alla luce tutti i giorni, e sussurravano, offrivano, creavano, tentavano… e io sono così debole! E quindi ci sono caduta. Ho deciso di provarci anche io.”

“Lo so,” mormorò lui, e appoggiò il mento sulle mani giunte, con aria d’attesa.

“Vedi?” quasi gridò l’autrice. “Sapevo che ti saresti ricordato! Era tutto così vibrante, così ricco di emozioni…”

“E TU allora cosa hai pensato di fare?” chiese Severus, con un sorriso amaro. “Hai provato a scrivere, e mi hai venduto al lato oscuro, e alla collera di Voldemort.”**

L’autrice rimase a bocca aperta. “Io… io…” articolò a stento. “Io non sapevo ancora bene come utilizzare il tuo potenziale. Eri un personaggio incredibile, che offriva così tante interpretazioni in quel momento! Ho scelto di lasciarti decidere.”

“E indubbiamente ci sei riuscita, visto che, anche se l’hanno selezionata come Storia del Mese, nessuno ha mai compreso come finisse quel racconto,” disse lui, cupamente. “Dimmi la verità, sei stata contenta di tutto quel successo, vero?”

“Be’,” rispose lei guardinga, “Capisci, volevo scrivere da tanto tempo. Mi piace parlare. Mi piace chiacchierare. Ma soprattutto, mi piace raccontare. E tu eri perfetto. Alla fine mi sono innamorata anche io.”

“Davvero?” ringhiò lui. “Ebbene, questa è una cosa che IO non ho mai capito.”

“Cioè?” chiese l’autrice, intrecciando le dita con aria preoccupata.

“La parola ‘innamorata’. In realtà tu non sei come le altre. Le altre mi amano, delirano per me e farebbero follie per portarmi a letto… o perlomeno, per avere una storia d’amore con me. Tu invece sei… sei strana. Sei diversa. Dici di esserti innamorata ma in realtà, tu… tu mi hai respinto!”

“Severus!” esclamò l’autrice a bocca aperta. “Non dirmi che stai ancora pensando a quella volta che sono venuta a Hogwarts con Zen Lady!”***

“E invece sì!”

“Come… come eri buffo!” non riuscì a trattenersi l’autrice. “Avevi un pigiama di raso nero,” continuò sfacciatamente. “E te l’aveva consigliato Dumbledore!!!”

Poi, mentre un sorrisetto le stirava un angolo della bocca, aggiunse divertita, “Sai che ricordo ancora quel che mi hai detto quando sei entrato in camera da letto?”

La donna e il mago si guardarono e recitarono insieme: “Here I am, a gift to you and to your lascivious intentions!”

A quel punto, entrambi scoppiarono a ridere, e risero tanto che dovettero asciugarsi gli occhi. Sollevata, l’autrice pensò che la sonora risata baritonale di Severus era qualcosa di meraviglioso da ascoltare, così come era bello vedere l’allegria nei suoi occhi neri.

“Ti ricordi com’è andata a finire, vero?” disse subito, cercando di continuare a farlo sorridere.

“Sì,” disse lui alzando un sopracciglio. “Hai fatto credere a Sibilla che tu fossi una mangiauomini, quando invece tutto quello che è successo dopo è stato – “

“Shhhht!” lo interruppe subito l’autrice. “Non si deve sapere! Ho promesso!”

“D’accordo,” disse Severus, “ma questo non cambia il fatto che tu non mi hai voluto. Allora adesso fammi capire. Pensi che io sia brutto, vero?”

“Severus!” gridò l’autrice. “Non ho mai pensato che tu fossi brutto. Ma non ho mai neanche voluto cambiarti. Sei stato descritto in un certo modo, ed anche se sono sicura che nel primo libro la cara Joanne abbia fatto di tutto per renderti antipatico, tu per me sei quello che sei. Io so, Severus, che ”non si vede bene che col cuore”, ed il mio cuore non ha bisogno di cambiarti volto.”

Il mago sembrò improvvisamente turbato da quelle affermazioni, e la donna sperò di essere riuscita ad esprimere quello che provava. Poi però Severus riprese ostinatamente.

“Va bene, allora perché tu no?”

L’autrice si fermò e lo contemplò con profondo affetto. “Perché io, come te, sono monogama, Severus,” disse poi con dolcezza. “Quello che abbiamo donato non è più nostro da donare ancora. Ti ricordi? Ho fatto dire queste parole a Cornelia in Second Chance.”

Severus sospirò profondamente. “Capisco…” mormorò lentamente. “Capisco e ti ringrazio.”

Poi alzò la testa e di nuovo l’autrice vide comparire quello scintillio divertito che le rallegrava il cuore.

“Ma se la pensi così,” chiese il mago, “allora perché continui a rifilarmi la Granger per tenermi compagnia?”

“In effetti…” balbettò l’autrice, arrossendo vivamente.

“Io credo, mia cara, che ci sia una leggera forma di contraddizione in quel che pensi,” dichiarò Severus alzando il bicchiere e guardandolo in controluce. “Oppure è una sorta di scambio per pacificare la tua coscienza?”

“in che senso?” chiese l’autrice frastornata, mentre rigirava i termini del dilemma nella sua mente e cercava di capire come uscirne fuori.

“Diciamo che tu non vuoi essere coinvolta, e allora scegli il personaggio più adatto a prendere il tuo posto,” osservò Severus con un sorriso diabolico mentre continuava ad esaminare il whisky che luceva invitante nel suo bicchiere. Poi lo alzò in un gesto di brindisi.

“Alla tua salute, carissima, e alla tua indubbia capacità di illuderti,” sogghignò soddisfatto.

Be’, quella era una sfida che l’autrice non poteva rifiutare.

“Ho scelto Hermione perché la ritenevo una buona compagnia per te. Avete tante cose in comune!”

“Quindi per te vale il fatto che sei monogama, mentre per me è solo un accidente passeggero?” chiese incupendosi il mago.

“Assolutamente no!” rispose l’autrice senza avere la benché minima idea di come cavarsela. “Ho solo pensato che… che…”

Poi i suoi occhi incrociarono quelli di lui e la donna improvvisamente capì.

“Volevo che tu fossi felice,” disse piano. “Forse ho sbagliato, ma credimi, è stato bello immaginare per te un futuro più felice.” Poi, alzando una mano, lo prevenne. “Lo so, non tutte le mie storie lo sono. Neanche io sono sempre perfettamente felice. E quello che ho messo nei miei racconti è soprattutto comprensione.”

Severus la guardava in silenzio.

“Ho cercato di capire e di esplorare i tuoi sentimenti perché sono tanto simili ai miei. Perché tu sei un essere vivente con pregi e difetti, e tutto questo fa di te un personaggio incredibile. Anzi, forse la parola giusta è proprio “credibile”. Sei umano, ti arrabbi, sbagli e poi cerchi di riparare, ma non sempre ci riesci. Hai pregiudizi, un brutto carattere, sei irascibile, beffardo e pungente, ma sei leale e coraggioso, e sai combattere e sacrificarti per quelli che ami.”

L’autrice si fermò e guardò il mago con un sorriso enorme mentre gli occhi le luccicavano in modo sospetto.

“Severus, come si fa a non volerti bene?” sussurrò piano.

Severus inclinò la testa per guardarla. Parve all’autrice che anche il mago stesse cercando di nascondere un sorriso. Allora, senza pensarci, gli tese la mano. Severus la prese e se la portò alla labbra.

Le sue dita erano forti e leggermente raspose, come di coloro che hanno usato le mani senza risparmio, sporcandole e rovinandole con un lavoro faticoso.

Le sue mani riflettevano tutto di lui, pensò l’autrice, e si sentì commuovere profondamente da quel gesto.

“Sono diventata tanto più grande di te, Severus,” mormorò asciugandosi gli occhi. “Spero che le mie ultime storie ti siano piaciute e ti abbiano messo a tuo agio.”

Poi, tenendo stretta la mano di lui, continuò impetuosamente. “Ormai per me sei un amico amatissimo ed un fratello minore. Cercherò di avere cura di te in tutte le storie che dovessi ancora scrivere.”

“Ti ringrazio,” disse Severus con il suo bellissimo timbro baritonale. Quella rimaneva la voce di Alan, pensò l’autrice. I libri non specificavano niente a proposito se non la capacità del mago di usare toni e parole in modo magistrale, quindi lei non si sentiva in colpa per immaginarsela così. Suadente, morbida, vellutata, carezzevole…

Ma Severus interruppe la litania di aggettivi che le si stava dipanando nella mente, chiedendole col suo sorriso ironico, “Posso sperare che parlerai tu con Ronald Weasley, allora?”

“C-come?” chiese l’autrice, risvegliandosi bruscamente e liberandogli la mano. “Cosa c’entra Ron, adesso?”

“Sai, non passa giorno che non arrivi una storia in cui lui ed Hermione si lasciano,” spiegò Severus con una luce furba negli occhi. “E indovina un po’ con chi si mette Hermione dopo?”

“Ma Hermione che ne pensa?” indagò l’autrice, divertita e incuriosita a questo punto.

“Eh, le donne!” rispose placidamente Severus. “Non vorrai farmi credere che non sai quello che pensa la Granger!”

In effetti, pensò l’autrice, sapeva benissimo quel che pensava Hermione. E non poteva darle torto.

“D’accordo,” disse allegramente.

“E adesso che ne dici di festeggiare degnamente questo incontro?” chiese Severus, indicando il mobile di fronte a lui. La donna si girò. Improvvisamente, in mezzo alle bevande magiche spiccava uno splendido spumante italiano, imperlato di goccioline e dall’aspetto invitante.

“Direi che hai avuto un’ottima idea!” convenne l’autrice. Ed anche se era astemia, si affrettò a riempire due calici del liquido dorato e frizzante.

“Alla tua salute, Severus!” dichiarò, sollevando il calice. “Possa tu continuare a vivere in eterno nelle nostre storie!”

“Alla salute del Calderone!” rispose il mago, toccando il calice di lei col suo e bevendone un sorso subito dopo. “Che le sue autrici possano continuare a scrivere in eterno e soprattutto, che siano felici!”

E con queste parole di commiato, Severus scomparve, lasciando l’autrice a fissare il calice mezzo vuoto, con un sorriso malinconico ed uno sguardo nostalgico negli occhi.

“A presto, Severus!” mormorò la donna, e riaprì con un sospiro il suo computer. Le traduzioni erano sempre lì, e la guardavano con facce stizzite. Ma ecco, tra i tanti file ne spuntava uno, con un titolo intrigante che sembrava farle l’occhiolino…

“Penso che con voi continuerò dopo,” disse l’autrice, chiudendo di scatto la cartella traduzioni. Poi, con un sorriso, si rivolse al file.

“Credo che ci rivedremo molto prima di quello che pensi, Severus!” sussurrò allegramente.

------------------------

Note per chi vuole farsi del male:

* Il sito era Sycophant Hex, che purtroppo in questi giorni ormai langue quasi dimenticato in un angolo del web.

** Qui Severus fa riferimento alla mia prima storia in assoluto, The Plan, un racconto in 6 capitoli in cui facevo un’ipotesi di quello che poteva essere accaduto al nostro beneamato mago dopo l’assassinio di Dumbledore. E non erano cose belle, purtroppo. Voldemort scopriva che Severus aveva fatto il doppio gioco e lo marchiava con un incantesimo che gli impediva di essere libero. Ma la novità del fatto era che Severus in realtà faceva il doppio gioco con entrambi i suoi padroni. Questa ambiguità ha intrigato moltissimo i miei lettori, e alla fine la storia è stata scelta come Featured Story del mese su Petulant Poetess. Ma tutti hanno continuato a chiedermi come diavolo andasse a finire, perché si concludeva con un finale aperto.

*** Qui invece le cose sono molto più leggere. Nel 2007 sono stata invitata a Hogwarts da un’altra autrice, appunto Zen Lady, che era rimasta intrappolata in un vortice spazio-temporale ad Hogwarts. Dato che serviva l’aiuto di un’altra autrice per andarsene, lei ha chiamato in soccorso me.

Lì scoprivamo che Dumbledore sapeva tutto della fanfiction e riteneva gli autori come noi dei pericoli enormi, data la loro voglia di stravolgere le vite canon dei personaggi con le loro invenzioni letterarie. Quindi cercava di neutralizzarci, sfruttando le ormai arcinote debolezze delle autrici per alcuni personaggi in particolare. E visto che a Zen Lady piaceva Sirius, inviava a me Severus per una notte di seduzione.

Severus, poveretto, mi compariva davanti con un meraviglioso pigiama di raso nero, un vassoio di antipasti ed una bottiglia di champagne. Però io rifiutavo le sue avances - non approfitto di poveri maghi indifesi che, si vede bene, lo fanno solo perché si stanno immolando per Hogwarts - e lui ci restava malissimo. Infatti, mi chiedeva di non parlarne in giro per non rovinare la sua fama di tombeur d’autrici. Poi l’episodio andava avanti, ma ve lo risparmio. Vi dico solo che nascevano un sacco di malintesi per cui Sibilla finiva per odiarmi pensando che io fossi una terribile femme fatale. Io!!!!!!!!!

Ah, by the way: la traduzione della frase in inglese è proprio quella che avete sicuramente capito, e cioè: Eccomi qui, un dono per te e per le tue lascive intenzioni.
 
Top
view post Posted on 14/1/2019, 11:42
Avatar

GabrixSnape

Group:
Moderator
Posts:
3,200

Status:


Meraviglioso racconto MEP. Capisco pienamente, solo dopo averlo letto, il suggerimento a proposito di non perdere l'occasione di far dire o rivelare al personaggio qualcosa di importante. Il vostro dialogo è così intimo e l'indagine psicologica dell'animo dei "protagonisti" è così approfondita, da avermi fatta sentire invadente a leggere il racconto fino in fondo. ;) Ma ovviamente, non avrei mai perso l'occasione di gustarlo tutto! :P E' evidente che io sia ancora nella fase "estatico-contemplativa". :lol: Amo Severus, ma riesco a "maneggiarlo solo con molta cura" e poca originalità. Mi è piaciuto particolarmente il fatto che sia venuto lui da te. E' una trovata sorprendente e divertente. Ma il tuo racconto è anche delicato e offre la bella opportunità di capire come, ed in quale misura, sia cambiato il tuo punto di vista nei confronti del personaggio. Sulla qualità dello scritto, non mi dilungo, ho già avuto modo di dirti che mi piace molto il tuo stile asciutto e preciso. In questo componimento, in particolare, noto delle punte di autoironia che mi conquistano.

Edited by Gabrix1967 - 14/1/2019, 13:40
 
Top
view post Posted on 14/1/2019, 12:49
Avatar

Buca-calderoni

Group:
Professore
Posts:
1,314
Location:
seconda stella a destra

Status:


Che posso dire?
Grazie di nuovo, Gabri, mi riempi sempre di complimenti. :blush:
Poi ci sentiamo per PM, dai, se no qui mi imbarazzo.
 
Top
view post Posted on 14/1/2019, 14:07
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,393
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


CITAZIONE (Gabrix1967 @ 5/1/2019, 11:47) 
Titolo: Andare dall’altra parte
Autore/data: Gabrix1967 – 04.01.2019

Come avevo previsto, mi sono divertita molto a leggere ma, anche, sono stata colpita a fondo al cuore. Cosa che mi piace molto...
Grazie. Anche perché ho scoperto molti nuovi e interessanti aspetti di Gabri, spesso in forte contrapposizione con la sua apparenza da Grifondoro... e quindi adesso mi piaci molto di più! Qui sul forum sono l'unica persona che ha avuto l'opportunità di conoscerti: devi assolutamente cogliere al più presto l'occasione per farti conoscere anche dalle altre. Mi è piaciuto molto ritrovare (in piccola parte) la Gabri che ho conosciuto; mi è piaciuto ancor di più conoscere la Gabri che avevi tenuto nascosta al nostro primo incontro... quella che credo sia la più vera e che hai deciso di rivelare qui. Di nuovo grazie!
Le premesse lette nelle prime righe attraggono e rendono interessante l'inizio della lettura, con la storia che entra subito nel personale (un grande abbraccio!) e mostra molta sincerità (apprezzata). E poi, chi mai non desidererebbe svenire (fintamente) tra le sue braccia?
La lettura continua tra risate, slanci del cuore, sbuffi di sincerità e sottile ironia. Poi i brividi, quando Severus si avvicina alle spalle per una lezione pratica su come schiacciare quei maledetti fagioli. Sì, in effetti dovevo essere immedesimata al 100%... Stupenda l'ironia di Severus... ma a tutti capita di non respirare davanti a lui! Deve farsene una ragione! Ad ogni modo, oltre all'ironia, è bellissima anche la sincerità di Severus, ancora non abituato all'apprezzamento/entusiasmo che gli viene dimostrato. Dal sorriso si passa alla dolcezza, ad intimi e dolorosi ricordi, con una crescente intensità.
Un sogno meraviglioso e vero, Gabri.
Sei stata bravissima: una lunga e dolcissima storia autentica.
Non so esattamente quale sia stato l'apporto di Mep, ma la ringrazio per il betaggio, soprattutto sapendo quanto è sempre impegnata.
 
Web  Top
view post Posted on 14/1/2019, 19:16
Avatar

GabrixSnape

Group:
Moderator
Posts:
3,200

Status:


CITAZIONE (Ida59 @ 14/1/2019, 14:07) 
Come avevo previsto, mi sono divertita molto a leggere ma, anche, sono stata colpita a fondo al cuore. Cosa che mi piace molto...

Non devo dirtelo che il tuo apprezzamento mi fa piangere, tu lo sai già, vero?

CITAZIONE
Grazie. Anche perché ho scoperto molti nuovi e interessanti aspetti di Gabri, spesso in forte contrapposizione con la sua apparenza da Grifondoro... e quindi adesso mi piaci molto di più!

:D :D :D Davveroooo? Credo che l'unico Grifondoro a cui davvero assomiglio un po' sia Neville Paciock e non quello dell'ultimo capitolo della Saga!!! :P Io mi sono sempre sentita uno strano incrocio tra Neville e Luna, con un anima da Severus. ^_^

CITAZIONE
Qui sul forum sono l'unica persona che ha avuto l'opportunità di conoscerti: devi assolutamente cogliere al più presto l'occasione per farti conoscere anche dalle altre. Mi è piaciuto molto ritrovare (in piccola parte) la Gabri che ho conosciuto; mi è piaciuto ancor di più conoscere la Gabri che avevi tenuto nascosta al nostro primo incontro... quella che credo sia la più vera e che hai deciso di rivelare qui.

E qui non tengo più la curiosità. Per una insicura come me, sarebbe prezioso sapere qual è stata la prima impressione che hai avuto incontrandomi. Magari un giorno me lo rivelerai. ^_^
In effetti, il nostro incontro è stato un po' disturbato dai miei censori: mio marito su tutti. Di certo incontrare te e le altre senza "osservatori estranei" mi renderebbe più "autentica" ed anche io lo desidero tantissimo. :wub:

CITAZIONE
Di nuovo grazie!

Sono io che continuerò a ringraziare te per avermi accolta.

CITAZIONE
Le premesse lette nelle prime righe attraggono e rendono interessante l'inizio della lettura, con la storia che entra subito nel personale (un grande abbraccio!) e mostra molta sincerità (apprezzata). E poi, chi mai non desidererebbe svenire (fintamente) tra le sue braccia?
La lettura continua tra risate, slanci del cuore, sbuffi di sincerità e sottile ironia.

Davvero sono riuscita a suscitare tutto questo? Con sincerità anch'io ho riso molto per tutti i pasticci combinati. :lol: Tu hai potuto sperimentare quanto sono confusionaria, quindi sono certa che avrei potuto davvero farle tutte quelle corbellerie descritte.

CITAZIONE
Poi i brividi, quando Severus si avvicina alle spalle per una lezione pratica su come schiacciare quei maledetti fagioli. Sì, in effetti dovevo essere immedesimata al 100%...

Che dire, qui sì che siamo proprio nei "miei sogni" ... opportunamente censurati! :P

CITAZIONE
Stupenda l'ironia di Severus... ma a tutti capita di non respirare davanti a lui! Deve farsene una ragione! Ad ogni modo, oltre all'ironia, è bellissima anche la sincerità di Severus, ancora non abituato all'apprezzamento/entusiasmo che gli viene dimostrato. Dal sorriso si passa alla dolcezza, ad intimi e dolorosi ricordi, con una crescente intensità.
Un sogno meraviglioso e vero, Gabri.
Sei stata bravissima: una lunga e dolcissima storia autentica.

Grazie, grazie, grazie! Davvero tutti questi complimenti mi fanno un immenso piacere e mi scaldano il cuore. :wub:

CITAZIONE
Non so esattamente quale sia stato l'apporto di Mep, ma la ringrazio per il betaggio, soprattutto sapendo quanto è sempre impegnata.[/color]

L'apporto di MEP è stato determinante. Innanzitutto, ha "favorito" il taglio di almeno quattro, se non cinque, pagine di introduzione, in cui descrivevo ciò che stavo facendo in cucina alla lettura della notizia, la conseguente telefonata a mia madre ed una serie infinita di ridondanti descrizioni. Credo che senza di lei non sareste arrivati con me ad Hogwarts perché vi sareste addormentati prima! :lol:
Poi mi ha suggerito alcune "trovate" magiche (come la lettera Passaporta), senza le quali i passaggi tra mondo Babbano e mondo Magico sarebbero stati più laboriosi.
Inoltre, in tutti i dialoghi (o in una gran parte) la punteggiatura era sballata e lei pazientemente l'ha corretta. Poi mi ha dato preziosi consigli stilistici e soprattutto mi ha "costretta" a guardare la mia guida non come l'ennesimo arredo del castello, ma come un vero interlocutore: cosa che non mi riesce facilissimo. Se il mio invito non è stato solo una "gita al castello" il merito è suo. ^_^
Sicuramente dimentico qualcosa, ma le sono davvero molto grata per il tempo e la pazienza che ha avuto con me. :wub:
 
Top
view post Posted on 14/1/2019, 21:25
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,393
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


CITAZIONE (Lady Memory @ 13/1/2019, 10:11) 
UNA VISITA A SORPRESA

La storia è bella e interessante, e certo non è una sorpresa, venendo da te, Mep. Peccato non conoscere le storie cui fai riferimento, perchè 4/5 della bellezza del racconto vanno irrimediabilmente perduti, nonostante le note.
Però, la storia non rispetta le regole di "Invito a sorpresa": non sto a spiegarti perchè, visto che sono certa che lo sai benissimo.
La storia può restare nella discussione ma non la inserirò nell'indice.
 
Web  Top
view post Posted on 6/8/2019, 00:34
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
13,840
Location:
Dalla luna...

Status:


E' scritta veramente di getto stanotte... domani la rileggo meglio, ok?
Però ci tenevo a postarla ora.


Tanti auguri a me

Il caldo era torrido, asfissiante.
I bambini dormivano e così anche il marito, era rimasta in piedi solo lei.
Lei e la sua insonnia. Compagna di tante notti passate a contare le macchie sul soffitto.
Era sul balcone, unico luogo della casa dove si respirava un poco di aria fresca.
Il panorama era scarso, desolato, una manciata di case, la linea della metropolitana a qualche chilometro, era ormai tardi e non passavano più neppure i treni. Sollevò lo sguardo al cielo, unico angolo di quel mondo cittadino a non cambiare drasticamente per mano dell’uomo.
Le stelle non erano brillanti, ma le andavano bene così, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.
Invecchiava quella notte, anche se dentro si sentiva vecchia più di quanto ci fosse scritto sulla carta d’identità.
Forse era stupido, forse si sentiva solo stranamente nostalgica.
In fin dei conti se ripensava a se stessa da bambina sapeva che nel suo futuro c’era sempre stata una casa, una famiglia, un orrido lavoro in ufficio. Sorrise nel ricordare che da piccola giocava a fare la segretaria… nella sua immaginazione era decisamente un lavoro più eccitante.
Scosse il capo, pure i suoi giochi da bambina le sembravano improvvisamente tristi, eppure non aveva motivo di esserlo realmente.
Cercò di mettere da parte la tristezza.
Era tardi, la mattina dopo si sarebbe svegliata presto, non tanto per desiderio di iniziare il giorno del suo compleanno alle sei di mattina, ma obbligata da una piccola peste che si sarebbe intrufolata nel loro letto e poi l’avrebbe buttata giù per preparargli la colazione.
Rientrò in casa e chiuse la porta finestra, il suo sguardo fu catturato dalla vetrinetta.
Si bloccò con gli occhi puntati sul vetro, allungò la mano e l’aprì. Tra la statuetta di Severus e la riproduzione della Giratempo c’era un piccolo bottone nero.
Piccola perla che la riportava in dietro a quando era stata invitata nel castello di Hogwarts, quasi due anni prima.
Sapeva che a Gennaio alcune delle sue amiche erano tornate, Severus le aveva incontrate, ma lei non aveva avuto il coraggio di vederlo di nuovo.
Aveva paura del suo giudizio, aveva paura di vedere il suo sguardo deluso, forse aveva solo paura di non essere più capace di tornare alla sua vita che, a tratti, sentiva stretta.
Negli ultimi anni aveva un pochino accantonato Severus e tutto il mondo che gli ruotava attorno.
Si sentiva tremendamente in colpa.
Oh lo sentiva sempre nella sua mente come un fastidioso, petulante Grillo Parlante; ci litigava, sentendosi giorno dopo giorno pazza.
Una vecchia pazza.
Se invece dei figli avesse avuto un sacco di gatti sarebbe stata la perfetta immagine della gattara fuori di testa.
Aveva così il terrore di incontrarlo che non aveva toccato quel bottone per tutto Gennaio e, per essere certa che non iniziasse a brillare, neppure per Febbraio e Marzo.
Ma era Agosto, era quasi mezzanotte, poteva sfiorarlo un pochino, solo per un momento, per ricordarsi quel meraviglioso viaggio nel suo mondo preferito, per ricordare Severus che le passava un fazzoletto di Frozen mentre piangeva davanti alla Stamberga Strillante. Un istante in cui avrebbe rivissuto il momento in cui lui aveva strappato con la magia quell’unico bottone e glielo aveva donato come prova tangibile che tutto quello che aveva visto era vero e non un parto della sua folle mente.
Si mordicchiò il labbro inferiore e allungò titubante la mano.
La punta dell’indice sfiorò il bottone.
Trattenne il respiro un po’ più a lungo come in attesa qualcosa… ma non accade nulla.
- Scema… - borbottò prendendo il piccolo oggetto – cosa diavolo doveva succedere?
Mentre teneva la piccola perla nera tra indice e pollice sentì come una fastidiosa sensazione all’ombelico, come un debole solletico, come quando Rebecca o Enea si presentavano un camera da letto in piena notte e per svegliarla non la chiamavano, ma la sfioravano con un dito spaventandola a morte.
Abbassò lo sguardo appena in tempo per sentire uno strattone e tutto le vorticò attorno.
Fu una sensazione orribile, non aveva peso, non appoggiava i piedi da nessuna parte, attorno a lei tutto ruotava, si rimpiccioliva e si allungava.
Fu costretta a chiudere gli occhi mentre si sentiva strattonata e sballottata a destra e sinistra.
Aveva già provato quell'orrida sensazione e sperò di non vomitare neppure questa volta una volta atterrata.
Capì che stava per arrivate a destinazione quando si accorse dietro le palpebre chiuse che la luce attorno stava cambiando.
Cercò di sistemarsi meglio con la gambe, sperando di atterrare in modo dignitoso e sul morbido.
Ma la sua vita era scandita dal tema mai-una-gioia e, ovviamente, atterrò pesantemente su un pavimento duro come pietra.
- Cazzo! - sbottò in modo molto poco femminile.
Aprì gli occhi, ma la vista era ancora un poco offuscata per essersi smaterializzata senza preavviso.
Era giusto parlare di smaterializzazione quando si usava la Passaporta?
Pensò che al ritorno avrebbe guardato sulla guida per esserne sicura, odiava non ricordarsi bene i termini tecnici del mondo che considerava virtualmente la sua seconda casa.
Tastò con le mani il terreno dov’era precipitata e si rese conto che non era semplice terra, come quella davanti alla Stamberga, ma sembrava pietra levigata, fredda, quasi come un pavimento.
Era in una stanza.
Hogwarts?
- No. - borbottò cercando di capire se le sue gambe la reggevano – Non ci può smaterializzare a Hogwarts. Lo sanno tutti. Anche le teste vuote del primo anno. O comunque tutti quelli che hanno letto i libri o Storia di Hogwarts.
- Ma essere Preside comporta dei vantaggi.
Sgranò gli occhi nell'udire quella voce calda e vellutata che le faceva accapponare la pelle. Si alzò di scatto e picchiò il ginocchio contro quella che sembrava la gamba di un tavolo.
- Porca putt…
Attorno a lei si levarono un sacco di borbottii e qualche risatina.
Le lampade della stanza si illuminarono di colpo accecandola.
Durò comunque poco, la vista si abituò in fretta alla luce e riuscì a mettere a fuoco la stanza circolare dove si trovava.
I Presidi ritratti nei quadri la fissavano visibilmente incuriositi, alcuni sembrano non apprezzare il suo modo di esprimere i concetti in modo così colorito, ma non gliene fregava nulla.
Alle sue spalle sentiva qualcuno ridacchiare, ne dedusse che fosse Silente.
Non era certa di volerlo scoprire.
Ma, al momento, non era quello che la preoccupava, ma era il mago vestito di nero che aveva di fronte.
Aveva le braccia conserte, l’espressione adirata e la fissava con visibile fastidio.
Cielo sentiva il suo fastidio direttamente sulla pelle.
Se possibile la pelle d’oca aumentò su tutto il corpo.
Si poteva avere la pelle d’oca sotto i piedi?
Per poco non gli scoppiò a ridergli in faccia mentre formulava quella domanda nella sua mente.
Lo fissò per un lunghissimo istante, poi sospirò.
- Sei senza mantello. - disse di punto in bianco cogliendolo di sorpresa.
- E allora?
- L’espressione incazzata ti esce meglio con il mantello. Ti conferisce un’aria più autoritaria.
Severus sollevò un sopracciglio nero abbassando lo sguardo sul suo abbigliamento.
- Quello sulla maglietta…
- E’ Newt Scamander, esatto. - confermò – Ne ho anche una con la tua faccia, ma é da lavare. Sempre meglio del pigiama peloso con su la faccia gigante di un coniglio.
- Come… no...- si affrettò ad aggiungere - non credo di volerlo sapere.
Si portò due dita alla radice del naso e se lo massaggiò chiudendo gli occhi.
Le sembrò che stesse trattenendo un sospiro esasperato.
- Come ci sono arrivata qui?
- Hai toccato la Passaporta. - le spiegò semplicemente senza aprire gli occhi – Mi sembra logico, anche per una testa di legno Babbana.
- Come sei acido...- sbuffò – lo so come sono arrivata qui. Quello che vorrei sapere é il perché.
- La risposta é sempre la stessa.
- Lo fai apposta?
Aprì gli occhi neri.
- Sei tu che sei ambigua nel fare le domande.
Picchiò un piede a terra esasperata.
Si sentiva così stupida.
- Perché la Passaporta si é attivata adesso? Non si attivava a Gennaio?
- Non lo so.
- Allora perché tu eri già qui quando sono arrivata?
- E’ il mio ufficio.
- Eri qui al buio? - improvvisamente lo fissò inorridita – Non é che ti ho interrotto mentre facevi pensieri osceni su qualche donna?
Severus sgranò gli occhi, le sembrò che arrossisse.
Poteva arrossire per l’imbarazzo Severus Piton?
- Salazar! La vuoi smettere di dire scemenze? Ho avvertito della magia improvvisa e sono venuto a controllare! Le mie stanze sono qui vicine, non dormo più nei sotterranei. E poi perché mi giustifico con te? Sei tu che sei piombata qui dopo due anni, con il tuo linguaggio da scaricatore di porto e il pigiama con la faccia di un Tassorosso!
- Sei geloso?
Il mago sussultò.
- No!
- Credi che scriva di Newt e non di te?
- NO!
- Allora…
- Perché non sei venuta a Gennaio?
Questa volta fu il suo turno di sussultare colta alla sprovvista.
- Volevi che ti cantassi tanti auguri?
Celare i sentimenti dietro il sarcasmo e le parolacce.
Erano trentacinque anni che si allenava in quello sport. Guardò l’orologio appoggiato sulla mensola sopra il camino spento.
Mezzanotte.
Trentasei anni.
- Tanti auguri a me. - mormorò a voce alta.
- E’ il mio turno di cantare tanti auguri?
Lo fissò e scoppiò a ridere.
La situazione era ridicola, tutta quella discussione era surreale.
Rise così forte che si appoggiò al piano della scrivania, la stessa che le aveva distrutto il ginocchio quando si era alzata.
Rise più forte.
Aveva le lacrime agli occhi.
- Noi… noi...- cercava di respirare – nella mia testa… litighiamo così tutti i giorni… é… é bello sapere che non sono pazza.
- Forse lo sei.
Riprese a ridere.
- Sì, forse sì.
Severus non si scompose, rimase fermo immobile nell’ufficio circolare a fissarla mentre rideva come una malata mentale reggendosi alla sua scrivania così meticolosamente ordinata.
- Avevi ragione, Severus.- disse Silente – Lei é decisamente la più strana.
Sentì arrivare un altro attacco di risa, ma cercò di calmarsi prima di svenire nell’ufficio circolare di Severus Piton.
Aveva i muscoli facciali tutti indolenziti per colpa di quella risata isterica, ma si diede un contegno.
Ci provò almeno, non era certa di riuscirci.
Lei seria?
Non lo era neppure ai funerali.
- Avevo paura.- ammise infine.
- Di me?
Fece spallucce.
- Mi sento di averti tradito nell’ultimo anno. Ti ho accantonato e ho scritto altro.
- Ma litighiamo comunque.
- Nella mia testa dici? Sì, quasi tutti i giorni. Ovviamente hai sempre ragione tu.
- Mi sembra il minimo.
Restò in silenzio senza sapere più che dire. Si guardò attorno trovando tutto esattamente come l’aveva lasciato.
Forse era un sogno… per questo nulla sembrava cambiato da quando aveva lasciato quella stanza due anni prima.
- Adiamo. - disse il mago rompendo il silenzio – Abbiamo due compleanni da festeggiare.
Lo guardò senza capire.
Severus alzò gli occhi al cielo.
- In cucina ci sono dei vini, facciamo un brindisi.
- Vuoi farmi bere?
- Sei astemia?
- Ho due figli piccoli, Severus. Un lavoro frustrante e una suocera che non sta a casa sua e vuole dirmi come vivere la mia vita e come crescere i miei figli. Se fossi astemia avrei già dato i numeri da tempo.
- Mi sembra giusto.
Si guardò i vestiti che indossava.
- Sei molto gentile, Severus, ma non posso girare per il castello con la faccia di Newt Scamander sulla maglietta. Non indosso neppure le scarpe! Per casa vado in giro a piedi nudi! Non possiamo farci portare qui la bottiglia da un elfo?
- Devi anche mangiare qualcosa, altrimenti al ritorno vomiterai.
La bacchetta nera quasi si materializzò tra le sue mani, con un movimento fluido e deciso i suoi vestiti cambiarono di colpo.
Ora indossava una vesta nera e verde, semplice e senza troppi fronzoli.
- Grazie.
Lui rispose solo con un cenno del capo e si incamminò verso la porta.
Alzò un poco la gonna della veste e fece qualche passo, bloccandosi poi di colpo per guardasi i piedi.
- Perché indosso delle pantofole pelose gialle e nere?
Il mago era già sparito oltre la porta.
- Davvero uno scherzo infantile, Severus Piton!

* * * *



Atterrò sul morbido questa volta.
Niente colpi sul pavimento o ginocchiate ai tavoli.
Si ritrovò sul divano del suo salotto, nel silenzio della sua casa.
Aprì gli occhi un po’ stordita dal viaggio e un po’ dal vino che aveva bevuto.
Sorrise nel buio, si alzò piano e si diresse in camera da letto, passò accanto allo specchio appeso alla parete, c’era un po’ di luce che filtrava dalle finestre.
Guardò il suo riflesso: indossava di nuovo il pigiama con la faccia di Newt e ai piedi delle pantofole pelose dei colori di Tassorosso.
- Tanti auguri a me.

Edited by ellyson - 6/8/2019, 22:14
 
Top
view post Posted on 6/8/2019, 07:32
Avatar

GabrixSnape

Group:
Moderator
Posts:
3,200

Status:


Che dolce racconto, Ellyson! Tantissimi auguri di buon compleanno! I tuoi "viaggi" sono sempre divertenti e piacevoli, mai scontati e solo apparentemente "leggeri".
 
Top
view post Posted on 6/8/2019, 08:43
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
13,840
Location:
Dalla luna...

Status:


Grazie!
Stanotte ero solo io, il PC e la musica nelle orecchie.
saltano fuori questi piccoli scleri. Severus ne paga le conseguenze. :lol:
 
Top
180 replies since 8/12/2016, 19:19   4508 views
  Share