Il Calderone di Severus

Stella - Nuova lotta, Long-fic Severus; Avventura, drammatico, introspettivo; AU; Personaggi originali, Harry, Ron, Hermione; Severus/personaggio originale; Post 7° anno

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view post Posted on 26/12/2016, 16:20

Buca-calderoni

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Capitolo 3.

George Weasley uscì dal camino spazzandosi i pantaloni con le mani, ma si bloccò nel bel mezzo del gesto, spalancando gli occhi alla vista di tutte quelle persone. E soprattutto, di Severus Piton. Il ragazzo si guardò intorno per un paio di secondi. “Non ho idea di cosa stia succedendo qua”, disse. Guardò Lorenzo, Elena, e di nuovo Severus. “E non sono sicuro di volerlo sapere”.
“Ti spiegheremo tutto, Weasley,” disse Piton, alzandosi e avvicinandosi al ragazzo. “Prima però, dobbiamo chiederti la cortesia di rispondere a qualche domanda”.
“Lei è Severus Piton?” chiese di rimando George.
Piton fece un breve cenno d’assenso con la testa. “Sì, signor Weasley. Sono proprio io”.
George si voltò a guardare Ron. “Oh, avevi ragione, Ron, quando hai detto che dovevo venire subito, ma di non preoccuparmi. Infatti, è tutto normale”.
Ron alzò le spalle, con un’espressione sul volto che sembrava chiedere scusa.
“Loro – continuò Piton indicando i due vampiri – sono Lorenzo e ed Elena, due miei amici”.
George li guardò, ancora più stupito. Harry non lo vedeva spesso, poiché George passava tutte le sue giornate al suo negozio. La morte del fratello lo aveva sicuramente cambiato. Era più serio, e sul volto magro l’espressione sembrava indurita. Si era lasciato crescere i capelli rossi, che adesso gli coprivano l’orecchio mancante.
“Weasley – disse di nuovo Piton, interrompendo le riflessioni di Harry – tuo fratello Ron ci ha appena detto che un uomo è venuto al tuo negozio qualche giorno fra, chiedendo un oggetto magico per un vampiro”.
George aggrottò la fronte. “Sì, è vero. Tre giorni fa”.
Severus annuì. “Bene. Sai chi era questa persona?”
George ci pensò un attimo, scuotendo la testa. “No, non l’avevo mai visto prima. Parlava con un accento straniero, ma non saprei dire di dove”.
“E cosa voleva, esattamente?”
“Mi ha chiesto se avevo in negozio un oggetto magico per vampiri. Ha detto che ha un amico vampiro e voleva fargli un regalo per il compleanno. Cercava qualcosa che avesse il potere di far camminare il suo amico alla luce del sole”.
“E tu cosa gli hai detto?” chiese di nuovo il professore.
“Gli ho detto che non avevo mai sentito parlare di niente del genere. Non volevo scontentarlo, però, e quindi gli ho chiesto qualche giorno per lavorarci sopra. Ho pensato che forse sarei riuscito a trovare qualcosa”.
“Ci sei riuscito?”
“No, non ho trovato nulla. Sinceramente mi è sembrato anche strano che sia venuto nel mio negozio. Voglio dire, non mi sembra proprio il tipo di magia che si può trovare in un negozio di scherzi”.
“Hai ragione, non lo è”, rispose Piton, quasi fra sè e sè. Poi chiese a George se avesse modo di contattare il cliente misterioso.
George annuì. “Sì. Mi ha lasciato il suo indirizzo, dicendolo di mandargli un gufo per avvertirlo di ogni novità”.
Lorenzo, che aveva ascoltato il racconto di George con curiosità, sembrò sobbalzare. “Dobbiamo contattarlo. Dobbiamo farlo venire con una scusa e interrogarlo”.
Piton annuì. “Weasley, puoi mandargli un messaggio dicendogli di venire al tuo negozio? Dobbiamo.. parlargli”.
George aggrottò la fronte, e fissò Piton negli occhi con un’espressione di sfida che Harry non gli aveva mai visto prima. “Lo farò solo se mi spiegate esattamente cosa sta succedendo. Non ho intenzione di tradire la fiducia di un cliente, se non ne conosco il motivo”.
Piton ricambiò il suo sguardo per un secondo, per poi annuire, sempre senza distogliere gli occhi da quelli di George. “Mi sembra giusto. Vieni con me, ti spiegherò quello che sta succedendo. Sono certo che potrai aiutarci in molti modi”. George distolse lo sguardo, per posarlo sul tavolo pieno di cibo. Conoscendo le sue nuove abitudini dedite completamente al lavoro, Harry pensò che non avesse cenato. Lo stesso pensiero lo ebbe Lorenzo che, mentre George gli passava accanto per uscire dalla cucina, seguito da Piton, gli porse un piatto con una grossa fetta di torta di mele. George lo prese, perplesso. “Grazie… amico del mio professore morto”.
Harry vide Piton alzare gli occhi al cielo, ma sembrava avesse un’espressione quasi divertita.
“Allora…” disse Elena quando Piton e George furono usciti. “Per quanto tempo Severus è stato il vostro professore?”
“Per tutti gli anni che siamo stati a scuola,” rispose Hermione.
Elena e Lorenzo si guardarono con un’espressione maliziosa, proprio la stessa che era spesso sui volti dei gemelli Weasley, pensò Harry con una fitta di dispiacere.
“Dovete assolutamente raccontarci qualche aneddoto divertente,” continuò Lorenzo. “Qualcosa che possiamo usare contro di lui per prenderlo in giro”.

Harry si era alzato per andare in bagno, mentre Ron si era lanciato in un racconto su come avevano rubato degli ingredienti da Piton senza che lui se ne accorgesse. Era strano vedere il suo vecchio professore così familiare con altre persone. Era sempre stato un tipo solitario, o così Harry credeva. Gli sembrava chiaro che conosceva Lorenzo ed Elena da molto tempo.
Nel corridoio, sentì le voci di George e Piton provenire dallo studio del professore. Non riuscì a vincere l'impulso di passare oltre, e si fermò brevemente ad ascoltare. Piton stava parlando.
“Signor Weasley… prima di tutto volevo dirti che mi dispiace molto per quello che è successo a tuo fratello. Non si meritava una cosa simile”.
George rimase in silenzio, per un attimo, e poi Harry udì un grande sospiro, come se stesse cercando di trattenere le lacrime. “Grazie, professore… apprezzo le sue condoglianze”.
“Mi dispiace anche per averti tagliato l’orecchio,” continuò Piton. “È stato un incidente”.
“Lo so. Grazie”.
Harry si allontanò, pensando che sì, il mondo che conosceva era definitivamente cambiato. Aveva pensato che fosse cambiato in meglio, dopo la sconfitta di Voldemort. Ma ora non ne era più così sicuro.

Non era stato difficile spiegare a George quello che stava succedendo. Aveva accettato di buon grado le spiegazioni di Piton, ed era sembrato rassegnato (non stupito) all’idea di dover affrontare un nuovo nemico. Quando Ron aveva commentato “Sembrava troppo bella l’idea di aver sconfitto il Male, eh?” George si era limitato ad alzare le spalle, senza mostrare nessun’altra reazione.
Adesso erano tutti nascosti nel retrobottega dei Tiri Vispi Weasley, in attesa che George facesse entrare il misterioso cliente con un trucco. Gli aveva scritto la sera prima, subito dopo l’incontro con Piton, dandogli appuntamento nel negozio quel pomeriggio.
Presto, sentirono la voce di George e un’altra voce maschile, che nessuno conosceva. Il piano era che George chiedesse al cliente di entrare nel retrobottega per vedere i suoi progressi. Una volta lì, lo avrebbero trattenuto e interrogato.
Le voci si avvicinarono, e Harry potè sentire George che diceva: “Non è stato facile, ma…” Proprio in quel momento, un mago con una veste viola chiaro scostò la pesante tenda rossa che faceva da divisorio con il resto del negozio. I suoi occhi si spalancarono, ma non fece in tempo a dire nulla o a tornare indietro, perchè George lo spinse dentro con forza, mentre Lorenzo lo costringeva a mettersi in ginocchio stringendogli una spalla con la mano, ed Elena si abbassò di fronte a lui, per guardarlo negli occhi. “Silenzio,” disse la vampira. “Non dire una parola. Ascolta quello che ti diciamo e rispondi alle domande senza mentire”.
Harry vide che lo sguardo del mago si faceva vacuo, e gli occhi rimasero fissi in quelli di Elena.
Severus annuì rivolto a Lorenzo. Poi il vampiro si mise di fronte al mago, accanto a Elena.
“Per quale motivo ti serve l’amuleto che hai ordinate a George Weasley?” chiese Lorenzo.
“Per i vampiri. Ne hanno bisogno per diventare potenti e uscire alle luce del sole”.
“Quali vampiri?” chiese Elena.
“Tutti quelli coinvolti nel progetto di Klaus”.
Tutti si guardarono. Poi Elena prese di nuovo la parola. “Chi?”
“Klaus. Il vampiro originario. A quanto sembra, è il primo vampiro mai creato. È lui che ha dato il via alla stirpe dei vampiri”.
“Okay”, disse lentamente Elena, con lo stesso tono di voce che si userebbe con un bambino. “E per quale motivo vuole un amuleto del genere?”
“Non lo so,” scosse la testa il mago.
“Quanti vampiri sono coinvolti?” chiese ancora Elena.
“Non so di preciso, ma tanti. Alcuni sono venuti dall’estero. Ne conosco pochi”.
“Va bene, penso possa bastare, per ora. È evidente che non sa molto altro,” intervene Severus.
Lorenzo fissò i suoi occhi in quelli del vampiro, ordinandogli: “Non ti ricorderai niente di quanto successo qui. George ti ha detto che sta lavorando all’amuleto e presto ci saranno novità. Questo è tutto quello che sai. Torna dal tuo capo e cerca di capire qual è il suo progetto”.
Una volta che il vampiro se ne fu andato, tutti rimasero in silenzio per qualche attimo. Silenzio rotto da Ron.
“Chi è Klaus?”
“Non lo sappiamo,” rispose Lorenzo, alzando le spalle.
“E qual è il suo progetto?” Lorenzo alzò le spalle di nuovo.
“Ma…”
“Weasley, ne sappiamo quanto te”, lo interruppe Piton, in tono secco.
Ron rimase in silenzio.

EDIT: ho corretto degli errori di battitura

Edited by Starliam - 19/11/2017, 19:36
 
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view post Posted on 8/4/2017, 17:52
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CITAZIONE (Stella82 @ 20/11/2016, 22:14) 
Bene, allora. Dopo molto tempo, torno a scrivere una storia lunga.
Sono già avanti ti diversi capitoli, e ho preso l'idea da una storia che avevo iniziato molto tempo fa. Questa però è completamente diversa, c'è solo un'idea di base che è la stessa (e il titolo, ma solo perchè non ho molta fantasia con i titoli).

Aaah, ecco, non sono rimbecillita io! Il titolo mi ricordava qualcosa, e leggendo qua e là, arrivata ai vampiri ho ricordato quella vecchia storia... anche se questa è in effetti del tutto diversa.
Ora leggo. Però questa finiscila, eh?!
 
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view post Posted on 8/4/2017, 19:35
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CAPITOLO 1

Bell'inizio che riassume in modo veloce la situazione.

CITAZIONE
Un mese prima aveva però sottoposto al nuovo Ministero un progetto per una piccola scuola di aggiornamento per pozionisti e una libreria, il tutto dedicato a Severus Piton. Riteneva che il compianto professore si meritasse un riconoscimento per il suo ruolo fondamentale nella sconfitta di Voldemort.

Ma che pensiero carino!

CITAZIONE
osservando il suo ex professore che si sedeva di fronte a lui, con l’espressione rilassata di chi è andato a trovare un conoscente per fare quattro chiacchiere.

Hihihi, bellissima la calma serafica contrapposta a stupore e timore!

CITAZIONE
“Ma perchè non ha detto niente? Perchè non ha detto di essere vivo? Le abbiamo fatto il funerale! Le persone hanno pianto per lei!”
Piton sbuffò, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo al tempo stesso. “Oh sì, posso immaginare quanti hanno pianto al mio funerale. Devono essere stati inconsolabili”.

Perfetto sarcasmo DOC di Severus .


CAPITOLO 2

Avendo letto la precedente storia dallo stesso titolo, l'arrivo in scena dei vampiri per me era atteso.

CITAZIONE
e Lorenzo rispose semplicemente: “No, grazie. Ho già mangiato” Poi guardò Harry con un sorrisetto, passandosi la lingua sui denti bianchissimi.

:lol: :lol: :lol:

CITAZIONE
Non mi nutro di sangue umano, solo di animali. E cerco di non uccidere neancche quelli. Quando sei un vampiro impari presto a nutrirti senza lasciare una scia di cadaveri dietro di te. Adesso bevo sangue umano solo quando sono obbligato dalle circostanze. Non posso negare che la mia natura mi abbia spinto, in passato, a fare brutte azioni. Ma non uccido qualcuno da… duecento anni, circa. E anche in quel caso, non avevo scelta”.

Per me Twilight ha aperto una strada stupenda sui vampiri... :) :wub:

CITAZIONE
A quell punto, Lorenzo si rivolse a Piton con un sorriso canzonatorio. “E tu che fai, Severus? Mangi?”
Harry non poté non notare lo sguardo penetrante che Piton rivolse al vampiro. Era lo stesso sguardo che a volte rivolgeva agli studenti prima di rimproverarli. “Sì, grazie. Non ho ancora cenato,” rispose l’ex professore.

E qui il lettore comincia a porsi domande molto serie...

NOTA: ci sono un po' di errori di battitura.
 
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view post Posted on 8/4/2017, 19:43
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CAPITOLO 3

CITAZIONE
George si voltò a guardare Ron. “Oh, avevi ragione, Ron, quando hai detto che dovevo venire subito, ma di non preoccuparmi. Infatti, è tutto normale”.

Un applauso per George: lo merita! ;)

CITAZIONE
George lo prese, perplesso. “Grazie… amico del mio professore morto”.

Secondo applauso per George.

La storia è diversa dalla prima, ma non moltissimo. Era una storia che mi piaceva, e ricordo una cosa molto particolare: vediamo se esce fuori.
 
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view post Posted on 10/4/2017, 16:24

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Oh che bello ricevere nuovi commenti!
Sì sto scrivendo il nuovo capitolo, ma ho un po' di scadenze per tasse, richieste fondi e articoli fino al 15, quindi probabilmente lo pubblicherò nel weekend.
Temo che molti errori di battitura siano dovuti al fatto che uso Word in inglese, devo ricordarmi di cambiarlo in italiano.
Sono contenta che la storia ti piaccia, e spero di essere riuscita a rendere bene i personaggi. Ho sempre paura di fare un involontario OC.
 
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view post Posted on 22/4/2017, 02:06

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CAPITOLO 4

Harry era seduto alla sua scrivania, impegnato a leggere un nuovo libro sulla storia dei vampiri, sperando di ricavarne informazioni utili. Nel bel mezzo di un paragrafo interessante, sentì bussare alla porta. Non si prese il disturbo di guardare dallo spioncino, dando per scontato che si trattasse di Ron o Hermione. Invece, quando aprì la porta, si trovò davanti il suo ex professore di Pozioni, vestito di nero come al solito, e con la solita espressione indecifrabile sul volto. Harry rimase un secondo a guardarlo, spiazzato dalla sua presenza.
Piton attese qualche secondo, poi si decise a parlare. "Non mi fai entrare, Potter?"
"Oh, sì, certo. Venga pure".
Piton fece qualche passo nella stanza, e iniziò a guardarsi intorno.
"E quindi questa è la tua casa, Potter?"
Severus Piton chiaramente non era particolarmente impressionato dal monolocale in cui viveva Harry.
Non c'era molto di cui essere impressionati, in effetti: una piccola stanza con un letto singolo (completamente sfatto), una scrivania, un armadio, una sedia piena di maglie e pantaloni, e poche altre cose. Su un lato, una porta chiusa nascondeva il bagno, e sull'altro lato si trovava una minuscola cucina. Niente caminetto, niente spazio per un divano, niente posto per una libreria. I libri di Harry erano impilati sulla scrivania (scrivania che doveva servire probabilmente anche da tavolo).
"Sì, esatto", rispose Harry, sulla difensiva.
Severus sollevò un sopracciglio. "Avrei pensato che il grande Harry Potter volesse un alloggio molto meno modesto".
Harry alzò gli occhi al cielo. "Questo è quello che posso permettermi, per ora".
Piton lo guardò. "Non ti pagano per il lavoro che stai facendo con il museo e la biblioteca?"
"Sì, un po'. Lo stipendio non è alto e vivere nella Londra Babbana costa molto. Non voglio utilizzare i soldi dei miei genitori se posso evitarlo".
"Quindi niente più desiderio di diventare un Auror?"
Harry guardò il suo ex professore in silenzio per un momento. "No".
Severus annuì quasi impercettibilmente, e Harry riprese a parlare. "Non voglio rischiare di essere scortese, ma è venuto a casa mia per...?"
"Per dirti che tu, i tuoi amici e Lorenzo andrete a cena dagli Weasley stasera. Probabilmente è arrivato il momento di coinvolgere le persone fidate,e quindi avete il compito di far loro sapere cosa sta succedendo".
Harry aggrottò le sopracciglia. Perché non lo aveva semplicemente contattato in un altro modo?
Ovviamente, il suo ex professore sembrò leggergli nel pensiero. "Sono venuto di persona, Potter, perché non mi fido di te".
Harry spalancò gli occhi. "Mi scusi?"
Piton fece un gesto noncurante con la mano. "Non fraintendermi. Non mi fido della tua capacità di seguire le istruzioni. Del resto, non hai mai dimostrato di averne molta. E quindi sono venuto di persona per accertarmi che tu capisca. Prima di tutto, lasciatemi fuori da ogni racconto. Non dite a nessuno che sono vivo".
"Ma..."
"Almeno per il momento. So che la cosa dovrà venire fuori, molto probabilmente a breve, ma vorrei evitare di essere l'argomento di conversazione della serata. Concentratevi su cosa è importante".
"Ma come facciamo a spiegare cosa sta succedendo senza dire che è stato lei a farsi avanti?"
"Direte semplicemente che Lorenzo vi ha contattati perché ha saputo cosa sta succedendo e vi vuole aiutare. Lui sarà con voi e spiegherà tutto".
Harry annuì. "Okay, allora".
"C'è un'altra cosa".
"Cosa?"
Piton rimase in silenzio, come cercando le parole. Poi riprese a parlare. "Sai bene tutto ciò che è successo fra me e molti esponenti della comunità magica. Potrai immaginare, sicuramente, che dopo essere stato trattato come sono stato trattato non ho molta voglia di mettere di nuovo a rischio la mia vita per proteggere quella di chi probabilmente vorrebbe non vedermi mai più. Eppure lo farò, perché so che è la cosa giusta da fare. A una condizione, però".
Harry aggrottò la fronte. "Una condizione? Quale?"
"Voglio che i miei amici vengano trattati con rispetto. Non voglio che Lorenzo ed Elena vengano discriminati o offesi perché sono dei vampiri. Loro non hanno problemi a mescolarsi agli umani, Babbani o maghi che siano, soprattutto in queste circostanze. Ma sappiamo bene come i vampiri sono visti da molte persone della comunità magica. Se necessario, dovrai farti avanti per difenderli. Chiaro?"
"Non credo che nessuno si permetterà di offenderli..."
Piton scosse la testa. "Andiamo, Potter. Sai benissimo di cosa sto parlando. Devo forse ricordarti che il tuo amico Lupin è stato costretto a passare praticamente tutta la vita nascosto per il fatto di essere un lupo mannaro? Devo ricordarti di come è stato cacciato da Hogwarts per lo stesso motivo?"
"Ma...è stato lei a dire a tutti che era un lupo mannaro!"
"Certo, sono stato io. E se per i genitori degli studenti non fosse stato un problema, a nessuno sarebbe interessato e lui sarebbe potuto rimanere. Avanti, Potter. Lupi mannari o vampiri, è la stessa cosa. Alcuni sono buoni e altri sono cattivi, come tu sai bene. Ma molte persone non lo sanno, o non sono interessate a saperlo. E dopo tutto quello che Elena e Lorenzo hanno fatto per me, non voglio che ne paghino le conseguenze. Se qualcuno si permetterà di trattarli in maniera non appropriata, noi tre ce ne andremo e voi vi arrangerete. Chiaro?"
Harry sospirò. "Sì, chiaro".
"Bene. Buona cena". E con questo, Piton si girò e se ne andò.

Harry non avrebbe saputo dire se la cena fosse buona. Sicuramente era strana. Ron aveva avvertito sua madre che avrebbero dovuto parlare di qualcosa di importante, e che avrebbero portato due ospiti. Il cibo preparato da Molly era ottimo come sempre, ma tutti si erano subito distratti dalle questioni più importanti.
“Non finirà mai questa storia?” Molly Weasley si torceva le mani con aria disperata. Suo marito le poggiò affettuosamente una mano sul braccio, mentre gli altri fissavano cupamente il tavolo. L’unica che mancava era Ginny, impegnata ad Hogwarts per il suo ultimo anno. Harry si chiese se sarebbe mai riuscito a parlarle, al di fuori delle lettere che si scambiavano sempre più raramente.
I suoi pensieri vennero interrotti dalle parole disperate della signora Weasley: “Abbiamo appena finito con Voldemort, e ora abbiamo a che fare con vampiri e Mangiamorte”.
“Lo so, cara. Adesso finiamo di ascoltare i nostri ospiti” cercò di tranquillizzarla il signor Weasley.
Lorenzo ed Elena osservavano Molly con un’espressione di pietà. Prima dell’incontro, Harry ed Hermione avevano raccontato ai due vampiri tutti i fatti della guerra, anche se di molti erano già a conoscenza. A differenza di ciò che temeva Piton, l’idea di collaborare con dei vampiri “buoni” non era stata accolta con difficoltà dall’Ordine e dagli Weasley: sicuramente l’idea terribile di affrontare un’altra guerra aveva preso il sopravvento su ogni altro pensiero.
L'unico momento un po' imbarazzante si era avuto al momento di servire la cena. Molly e suo marito stavano portando in tavola un arrosto dall'aspetto gustoso, con pane fatto in casa e svariati contorni. "Mangiate anche voi, vero?" chiese Ron a Lorenzo ed Elena.
"Certo che mangeranno anche loro, perchè non dovrebbero?" rispose Molly, aggrottando le sopracciglia. Lorenzo sorrise. "Signora Weasley, non ve lo abbiamo ancora detto, ma io e mia sorella siamo vampiri".
Molly sobbalzò e per poco non lasciò cadere il piatto di patate che stava portando. Arthur si limitò a spalancare gli occhi e a fare una risata nervosa. "Oh... Mi spiace, non abbiamo..."
Come intendeva continuare? Non abbiamo sangue da offrirvi? Harry finse di pulrsi la bocca per nascondere un sorriso, e vide che Elena faceva lo stesso. I due si scambiarono un'occhiata divertita.
Lorenzo scosse la testa, sorridendo. "Non c'è problema. Ovviamente non mangiamo sangue umano e non facciamo del male a nessuno. E l'arrosto ci piace moltissimo, grazie".
Adesso a distanza di appena una mezz'ora, tutti sembravano preoccupati da ben altro, e si interrogavano su come fare per scoprire cosa stava succedendo. “Al momento non possiamo fare molto” disse Elena con dolcezza. “Dobbiamo solo aspettare e cercare di capire a cosa mirano”.
Harry si guardò intorno, e vide George che spingeva il cibo sul piatto con la forchetta, con aria assente. Tutti dicevano che il passare del tempo lenisce il dolore per la perdita delle persone care, e sicuramente questo era stato vero per Harry ed era vero per molti, ma non sembrava che lo fosse per George.
"Signora Weasley - disse Elena - adesso diobbiamo andare. Grazie molte per la cena. Resteremo in contatto nei prossimi giorni, quando avremo parlato anche con la Preside di Hogwarts e con il Ministro della Magia. Avete un telefono?”
I maghi si guardarono, spaesati. Al che, Lorenzo precisò: “Noi siamo integrati fra gli umani, e usiamo i loro metodi di comunicazione. I metodi magici con noi non funzionano” spiegò, quasi scusandosi.
“Beh, eventualmente potete mettervi in contatto con…” iniziò Ron, ma per fortuna Hermione gli allungò un calciò sotto il tavolo. “Ahia!”.
“Con noi. Potete mettervi in contatto con noi. Ci penseremo noi a portare il messaggio” continuò la sua amica.
Lorenzo si alzò, imitato da sua sorella e dai ragazzi. "Ricordatevi, i vampiri non possono entrare nelle case degli umani se non vengono invitati. Quindi non invitate a entrare nessuno che non conoscete nelle vostre case. Per nessuna ragione".

Dopo la cena, Harry andò con Lorenzo ed Elena a casa loro, dove Piton li stava aspettando per avere un resoconto. A resoconto ultimato, Harry ne aveva approfittato per fare ai suoi nuovi amici alcune domande che lo incuriosivano.
"E l'aglio?"
"Non ci crea nessun problema".
"E ho visto che avete diversi specchi..."
"Non abbiamo nessun problema con gli specchi," rispose Elena, sorridendo.
Harry ed Elena continuarono a chiacchierare, e non fecero caso a Piton, che si spostava nello studio.

L'ex professore di Pozioni aveva radunato alcuni appunti e documenti, e li stava mettendo in ordine. Si era praticamente trasferito da loro subito dopo il suo incontro con Nagini. Lo avevano aiutato a recuperare le forze e lo avevano assistito in molti momenti difficili. In quel momento era impegnato a leggere un documento sulla costituzione di una sorta di società segreta per vampiri, quando sentì Elena alzare la voce in soggiorno. "Harry! Che succede?"
Severus lasciò cadere il documento sulla scrivania, e corse in soggiorno, dove trovò Potter in piedi, pallidissimo e sudato, che respirava affannosamente e teneva gli occhi spalancati di fronte a sé. Elena lo sosteneva per le spalle, e continuava a chiamare il suo nome. Prima che potesse fare qualcosa, Lorenzo intervenne. "Fallo sedere," intimò il vampiro alla sorella, che eseguì l'ordine e portò quasi di peso Harry a una poltrona vicina.
"Che succede?!" esclamò spaventata Elena.
"Ha un attacco di panico," rispose Lorenzo.
Severus aggrottò la fronte. "Un attacco di panico?"
Lorenzo non rispose e si avviò a passi svelti verso il bagno di servizio, tornando dopo neanche un minuto con un asciugamano bagnato. Si chinò su Harry e iniziò a tamponargli il volto sudato. "Non ti preoccupare - disse al ragazzo - non è niente di grave. Presto starai bene".
A poco a poco, il respiro di Harry si fece più regolare e il colore iniziò a tornargli sul volto.
"Che cosa...?" iniziò a chiedere.
"E' stato un attacco di panico, Harry," rispose Lorenzo. "Non ti preoccupare. Succede, a volte. Spesso a persone che hanno avuto traumi o brutte esperienze".
Dopo qualche minuto, Harry sembrò calmarsi. Chiuse brevemente gli occhi, per poi rialzarsi in piedi, tremando appena.
"Voglio andare a casa. E' meglio che vada a letto"
"Tu in quella topaia non ci torni", intervenne Severus, parlando per la prima volta.
Harry lo guardò con espressione contrariata, ancora pallido. "Non è una topaia".
"Non puoi stare con Ron e Herniome?" chiese Elena.
"No, preferisco non rischiare di essere il terzo incomodo. La mia stanza va benissimo".
"Perché non stai qui con noi?" propose Lorenzo. "Solo per qualche giorno, per essere sicuri che tu stia bene".
Harry sembrò esitare, ed Elena ne approfittò. "Lo studio è libero. Non sarà difficile trasfigurare qualcosa in un letto", disse la ragazza, sorridendo.
Harry scosse la testa, tenendo lo sguardo basso. "Va bene. Ma solo per qualche giorno".
"Bene - continuò Elena - Severus e Lorenzo possono andare a casa tua prendere quello che ti può servire".
Prima che Harry potesse rispondere (non gli piaceva davvero l'idea di Piton che frugava fra le sue cose) notò qualcosa di strano: Elena finì la frase appoggiando la mano sulla spalla del suo ex professore, che distolse lo sguardo e sembrò arrossire leggermente.
Forse era ancora scombussolato per l'attacco di panico, ma gli sembrò qualcosa di strano.

Edited by Starliam - 19/11/2017, 19:51
 
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Mi è piaciuto il dialogo tra Piton e Harry (la sua stanza assomiglia a quella di mia figlia! :D ), anche se forse sarebbe meglio chiamarlo monologo (piuttosto amaro) di Severus, che ho trovato del tutto in canone; e sono altrettanto sicura che difenderebbe i suoi amici ad ogni costo. Bello che si tiri indietro e non presenzi alla serata per evitare che si perda tempo a parlare di lui, cosa che, tra l'altro, non gli piacerebbe per niente.
 
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view post Posted on 2/6/2017, 16:40

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Capitolo 5


La mattina dopo, Harry si recò in cucina per fare colazione. Non aveva sentito nessun rumore, e pensava che tutti fossero ancora addormentati. Invece, in sala da pranzo trovò il suo ex professore di Pozioni che stava leggendo un giornale Babbano e bevendo una tazza di tè.
"Buongiorno," lo salutò Harry.
"Buongiorno," rispose Severus, senza alzare gli occhi dal giornale.
Harry non poteva non notare le diverse scatole di cartone appoggiate al muro della sala da pranzo. Guardò dentro una di esse, e riconobbe i suoi libri. In un'altra, i suoi vestiti. Il suo baule era in un angolo. Tutte le sue cose erano state portate lì durante la notte.
"Non si era detto che avrei dovuto rimanere qui solo un paio di giorni?" chiese, rivolto di nuovo a Piton, che sembrò soppesare le parole prima di rispondere. "Sì, si era detto", disse finalmente l'ex professore.
"E perché avete portato qui tutta la mia roba?"
"Perché poi abbiamo cambiato idea".
"Ma..."
"Lascia perdere, Potter. Questa non è casa mia e non decido io. Ho solo eseguito gli ordini".
Harry guardò di nuovo le scatole, poi di nuovo Piton, che era tornato a leggere il giornale.
"Lo sa anche chi si difendeva dalle accuse, dicendo di essersi limitato a eseguire gli ordini?"
"Sì. I nazisti", rispose Piton, senza neanche guardarlo.
"Ecco".
Con quell'ultima parola, Harry sospirò e prese la scatola dei vestiti, per portarla in quella che, a quanto sembrava, era la sua nuova camera.
Piton lo guardò di sottecchi, abbozzando un piccolo sorriso. Non lo avrebbe ammesso neppure sotto Cruciatus, ma iniziava a provare simpatia per quel ragazzino. Per anni lo aveva protetto per un sentimento di dovere verso Lily, per riscattarsi dai suoi errori; ma dopo tutto quello che era successo, le cose erano un po' cambiate. Dopo aver rivelato a Potter i suoi più intimi ricordi durante la battaglia finale, aveva avuto timore che il ragazzo avrebbe potuto metterlo in imbarazzo in qualche modo. Aveva temuto che il loro rapporto potesse cambiare repentinamente, che Potter avrebbe cercato di evitarlo o che, al contrario, avrebbe cercato di parlargli di sua madre e dei suoi sentimenti.
Invece, sembrava che finalmente Potter lo avesse capito per quello che era. Aveva rispettato la sua privacy senza che Severus avesse avuto bisogno di dirglielo, e gli aveva fatto piacere vedere che Potter aveva iniziato il progetto del museo per ricordarlo. Il ragazzo gli aveva mostrato più rispetto in quei pochi mesi che in tutti gli anni precedenti.
Avrebbe dovuto aiutarlo con le scatole, ma prima voleva finire il suo tè.

Sembrava che quella mattina le sorprese fossero destinate a non finire. Una mezz'ora più tardi, Elena e Lorenzo fecero il loro ingresso nella sala da pranzo. Lorenzo aveva in mano una sorta di pergamena.
"Harry, ti piace la tua nuova camera?" chiese Elena, senza preamboli. "Ovviamente puoi arredarla come vuoi. Non preoccuparti, lo studio non ci serve, dopotutto".
"Vi ringrazio, ma avrei preferito essere consultato, prima", rispose Harry, senza riuscire a impedire che una sfumatura di irritazione fosse evidente nella sua voce.
"Hai ragione, avremmo dovuto consultarti," concesse Elena, facendo un cenno di assenso con la testa. "Abbiamo solo pensato che, stando così le cose, sarebbe meglio che nessuno vivesse da solo. Non si sa mai cosa può succedere".
"Va bene. Mi avete spiegato, però, che i vampiri non possono entrare in casa di un umano senza permesso. Quindi sarei in realtà più sicuro a casa mia, visto che questa regola non vale in una casa abitata da vampiri, e chiunque può entrare qui".
"Ed ecco che entra in gioco questo," intervenne Lorenzo, appoggiando la pergamena aperta sul tavolo.
"Che cos'è?" chiese Harry, avvicinandosi.
"E' un documento ufficiale che sposta la proprietà della casa a te. In questo modo, i vampiri non potranno più entrare, e di conseguenza anche noi saremo più protetti".
"Ma... non voglio casa vostra!" esclamò Harry, scioccato.
"Si tratta solo di una soluzione temporanea. E' solo una formalità," spiegò ancora Lorenzo. "Trasferiremo di nuovo la proprietà a noi quando tutto sarà finito".
"Ma perché non può farlo lui?" esclamò di nuovo Harry, indicando Piton.
"Perché lui, Potter, non vuole avere il suo nome su nessun documento", rispose Severus, seccato.
"Ma... non sarà un problema per voi?" obiettò ancora Harry, sorpreso nell'aver notato un rapido lampo di preoccupazione negli occhi di Elena.
"No, rispose Elena". "Dal momento che viviamo già qui, non ci sono problemi per noi. Ma per tutti gli altri vampiri, sì".
"Io non...." iniziò a obiettare Harry.
"Dai, firmalo," lo interruppe Lorenzo. "Ci stai solo facendo un favore".
Con un ultimo sospiro, Harry prese la penna che Lorenzo gli porgeva e firmò la pergamena.
"Bene, adesso dovremmo essere a posto per ogni evenienza", commentò Elena.
Harry aggrottò la fronte. "Ti riferisci a qualcosa in particolare?" chiese.
"Non proprio... diciamo che nel corso dei secoli ci siamo fatti alcuni nemici fra i vampiri, e ci aspettiamo qualche visita".
Harry ancora non lo sapeva, ma non avrebbe dovuto aspettare molto per scoprire a cosa si riferiva la sua nuova amica.

Dopo pranzo, Harry si trovava nella sua nuova camera, a sistemare i vestiti nell'armadio che aveva ricavato trasfigurando una vecchia sedia rotta. All'improvviso, sentì le voci di Lorenzo ed Elena vicino all'ingresso, insieme a una voce femminile che non riconosceva.
Si precipitò a vedere, e si trovò di fronte a una scena inusuale: una ragazza alta e dall'apparenza molto giovane era in piedi di fronte alla porta d'ingresso spalancata, cercando di spingere l'aria con le mani. Era molto bella, con lunghi capelli biondi e grandi occhi chiari, che adesso erano socchiusi in un'espressione furibonda. Era molto magra e vestita in stile Babbano, con jeans neri e una maglia giallo senape dall'aspetto elegante.
"Fammi entrare", sibilò rivolta a Lorenzo, senza degnare di uno sguardo Elena e Harry.
Lorenzo non le rispose, e si rivolse a Harry. "Vedi? Non riesce a entrare. Ti abbiamo fatto firmare il passaggio di proprietà appena in tempo". Lorenzo aveva un sogghigno cattivo sul volto solitamente rilassato, ed Harry poté vedere che anche Elena sembrava furiosa.
La ragazza bionda scosse la testa e si rivolse a Harry. "Quindi tu sei il Ragazzo Sopravvissuto. Bene. Ti suggerisco di lasciarmi entrare, visto che ho delle informazioni utili per tutti voi".
"Puoi parlare da lì," rispose Harry, nel vedere quanto i suoi amici sembravano furiosi per la sola presenza della ragazza bionda.
La misteriosa visitatrice sorrise in maniera strana, e poi parlò di nuovo. "Molto bene. Oh, ciao Severus. Non mi hai ancora salutata".
Harry si voltò verso Piton, che rimase a fissare la ragazza bionda senza rispondere, senza neanche dare segno di averla sentita. Tutto era molto strano.
La ragazza parlò di nuovo. "Non immaginavo di vedervi tutti e due qui. Il fidanzato che mi amava troppo, e quello che non mi amava abbastanza", disse, volgendo la testa prima verso Lorenzo e poi verso Piton. Harry stava per parlare, ma Lorenzo lo interruppe. "Harry, permettimi di presentarti Katherine. Lei è la causa diretta del mio essere vampiro. Ma questa non è la cosa più importante. La cosa più importante è che Katherine è una persona senza il minimo scrupolo. Tutto quello che fa, lo fa per ottenere qualcosa".
Katherine sorrise: un sorriso beffardo, quasi un ghigno. "Ottima presentazione. Ma non mi hai ancora chiesto perché sono qui".
"Forse perché non mi interessa".
Durante lo scambio, Katherine non aveva degnato di uno sguardo Elena, Harry o Piton.
"E invece, forse ti interesserà sapere che sto lavorando con Klaus".
Quel nome spinse tutti a guardarsi, stupiti. Harry non poté non notare che Katherine sembrava compiaciuta per lo stupore che aveva instillato nei suoi amici.
"A giudicare dalla vostra reazione, vedo che avete già sentito questo nome. Ma forse non sapete esattamente di chi si tratta. Allora lasciate che vi spieghi. Klaus è il vampiro originario".
"Cosa..." esclamò Harry, e Katherine lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
"Significa che è il primo vampiro in assoluto. Quello che ha dato origine a tutti gli altri".
"Ma da quanto esistono i vampiri?" chiese ancora Harry.
"Da più di duemila anni", rispose Severus, che non si era alzato dalla sedia.
Prima che Harry potesse parlare di nuovo, Severus pose una domanda alla ragazza. "E se lavori con Klaus, perché sei qui?"
Ancora quel sorrisetto beffardo, che Harry aveva già imparato a detestare. "Severus, Severus. Eppure dovresti conoscermi. Il tuo amico Lorenzo l'ha detto. Sono un'opportunista, no? Io lavoro prima di tutto per me stessa. Non ho la certezza che Klaus vincerà, così come non ho la certezza che vinciate voi".
"Molto meglio tenere il piede in due scarpe, giusto?" chiese Lorenzo con disprezzo.
Katherine lo guardò, leggermente stupita. "Beh, sì. In questo modo, ho la certezza di restare a galla qualunque cosa succeda".
"E se noi non volessimo collaborare con te?" chiese stavolta Elena.
Katherine la degnò di uno sguardo sprezzante, con un sopracciglio alzato.
"Non c'è problema. Vorrà dire che me ne andrò portando con me le informazioni che volevo darvi".
Tutti si guardarono per un attimo, e Katherine riprese a parlare senza attendere una risposta. "Klaus sta cercando un incantesimo in grado di riportare in vita i vampiri deceduti nel corso dei secoli. Si tratta, ovviamente, solo di vampiri malvagi. La sua speranza è quella di creare una sorta di esercito numeroso, in grado anche di sopportare grosse perdite".
"Come ha intenzione di fare una cosa del genere?" chiese Lorenzo, stupito.
"Sta lavorando proprio su questo".
Piton si alzò e si avvicinò alla porta, rimanendo a osservare Katherine. "Chi è che sta lavorando all'incantesimo?"
Katherine smise per un attimo di sogghignare, e ricambiò lo sguardo duro di Piton. "Questa è un'informazione troppo importante. Ve la dirò solo in cambio di qualcosa".
Con sorpresa di Harry, Piton annuì. "Va bene. Cosa vuoi?"
"Voglio la certezza che, una volta che voi avrete vinto, anche grazie alle mie informazioni, io sarò salva. Voglio la certezza che non verrò imprigionata, uccisa o costretta a scappare".
Piton sembrò dubbioso. "Nient'altro?"
"Nient'altro".
"Molto bene. I nomi, adesso".
Katherine sembrò pensarci sopra. "Richard McCoy e Andy O'Malley. So che ci sono altri maghi che collaborano con Klaus, ma non so chi siano".
"Questi nomi non mi dicono niente", fece presente Piton, con disappunto.
Katherine alzò le spalle. "Non so che farci. Volevi i nomi, e io te li ho dati".
"Bene,"disse di nuovo Piton, con l'aria di chi voleva chiudete la questione. "Se è tutto, puoi andare. Torna quando avrai altre informazioni".
"Altre informazioni avranno un altro prezzo".
"Io non credo".
"Bene, allora..."
"Allora niente. Perché forse vinceremo, e forse no, ma se non collabori con noi, faremo in modo che Klaus sappia che tu lo hai tradito. Non lo conosco, ma immagino che non la prenderà bene. Quindi, se vuoi avere una speranza di rimanere in vita, ti consiglio di portarci tutto quello che hai".
Katherine sembrò perdere la calma per un attimo. Strinse le labbra rosse in una linea sottile, e i suoi occhi lampeggiarono di rabbia. Poi, senza un'altra parola, girò i tacchi e se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle.
Per un momento, tutti rimasero in silenzio. Finché Harry decise di cercare di avere delle risposte.
"Ma questa Katherine..."
"Non ora, Potter", sbottò Piton.
"Ma..."
"Potter, sono solo le 9 del mattino ed è già la giornata più lunga di sempre. Non ti ci mettere pure te".
Harry stava per replicare a tono, ma Severus continuò a parlare. "Abbiamo diverse cose da fare. Dobbiamo scoprire chi sono questi maghi, McCoy e O'Malley. Non sono ex Mangiamorte, a meno che non abbiano cambiato nome. Potter, contatta Hogwarts e le altre scuole di magia in Europa, e fatti dare gli elenchi degli studenti. Inventati che stai facendo una ricerca o che so io. A te daranno quello che vuoi. Fatti aiutare dai tuoi amici, se credi. Io farò delle ricerche sui miei libri per vedere di trovare qualcosa su questo incantesimo. Elena e Lorenzo, contattate tutti i maghi e le streghe che conoscete e di cui vi fidate. Inglesi, italiani, americani... qualunque contatto può essere prezioso. Chiedete se conoscono questi due tizi".

EDIT: Ho corretto degli errori di battitura

Edited by Starliam - 19/11/2017, 20:09
 
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view post Posted on 2/6/2017, 21:08
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I ♥ Severus


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Che dire... la trama sta iniziando a svilupparsi e, a parte le reminescenze dalla sfida "Se Severus non fosse mai morto", sono curiosa!
 
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view post Posted on 8/8/2017, 16:35

Buca-calderoni

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Capitolo 6

Furono due giorni intensi, durante i quali ognuno ebbe un sacco di cose da fare. Ma nel pomeriggio del secondo giorno, Hermione contattò Harry e gli altri, chiedendo loro di vedersi quella sera a cena, in quanto stava lavorando a una pista importante.
E, a giudicare dall'espressione emozionata della sua amica quando entrò con Ron in casa di Lorenzo ed Elena, aveva trovato delle informazioni essenziali.
Tutti erano già presenti: Piton, Lorenzo, Elena, Harry e George. Elena e Lorenzo avevano cercato ci convincere George ad andare a stare con loro oppure con Ron ed Hermione, ma lui aveva rifiutato categoricamente. Preferiva continuare a vivere vicino al suo negozio di scherzi, anche se significava stare da solo.
Una volta che furono tutti seduti intorno al tavolo con del cibo da asporto, Elena informò gli altri di avere anche lei delle novità. "Ho scoperto qualcosa su questo Richard McCoy. Prima di tutto, è il suo nome vero. E' americano, ma di origine scozzese. Il motivo per cui quasi nessuno lo conosce è che è rimasto fuori dal sistema magico per molti anni. E' figlio di Babbani, e i suoi hanno rifiutato di mandarlo alla scuola di magia di Ilvemorny. Volevano che il figlio vivesse come un Babbano, e temevano che ricevere un'istruzione esclusivamente magica lo avrebbe escluso dal mondo in cui era abituato a vivere. Hanno però accettato che fosse istruito a casa da un mago anziano, in modo da poter controllare i suoi poteri. Non dubito che i suoi genitori pensassero di fare il bene del figlio... Il fatto è che, nonostante la guida del mago che lo istruiva, il fatto di trovarsi a vivere da mago in un mondo quasi esclusivamente Babbano ha portato Richard a contatto più facilmente con la magia oscura. Non so esattamente come, ma la strega che mi ha dato queste informazioni ha detto che lo ha conosciuto a un convegno di maghi, ed è stato lui a dirle tutte queste cose, compreso il suo interesse per le Arti Oscure. Lei non ci ha fatto caso più di tanto, le sembrava che il suo fosse un interesse come tanti. Non sembrava pericoloso. Ma a quanto pare..."
"Un mago oscuro non istruito nel modo convenzionale può fare molti più danni di uno istruito," commentò Piton. "Sai il nome del mago che gli faceva lezioni?"
"Sì, si chiamava Jeremiah Silverstone. Era un mago che insegnava Incantesimi a Ilvemorny. Era già in pensione quando dava lezioni a Richard, e adesso è morto".
"Lo conoscevo di nome", disse di nuovo Piton. "Era molto stimato, sono sicuro che lui non c'entra con la conversione del ragazzo alle Arti Oscure".
"Molto bene," intervenne Lorenzo. "Credo che anche Hermione avesse delle informazioni importanti".
"Sì," iniziò Hermione, con un largo sorriso. "Ho delle informazioni su Andy O'Malley. In realtà Harry ha fatto il grosso del lavoro, in quanto ha ottenuto il registro delle iscrizioni di Durmstrang. Il nome di un tale Andrew O'Malley risulta fra gli iscritti del 1985. Poi basta. Non sapevamo se fosse lo stesso, così ho fatto delle ricerche in più. Non sappiamo quasi nulla della sua famiglia, ma lui si è avvicinato ai Mangiamorte Alecto e Amycus Carrow. E' stato loro amico per un po'. Questo, unito al fatto che non sappiamo veramente nulla di lui, né chi siano i suoi, né dove viva adesso o che lavoro faccia, mi fa pensare che possa essere proprio il mago che sta lavorando con Klaus".
Piton annuì con aria di approvazione. "Molto interessante. Ha ottenuto un'educazione formale a Durmstrang. Questo può aiutarci. Alecto e Amycus conoscevano moltissimi incantesimi oscuri, temo che possano averglieli insegnati. Signorina Granger, come hai ottenuto queste informazioni?"
Hermione esitò. "Beh... visto che non risultava nessun documento ufficiale a parte l'iscrizione a Durmstrang... ho pensato di chiedere a qualcuno che conosco. Ho chiesto a Draco Malfoy se ne avesse sentito parlare".
"A chi?" esclamò Ron, voltandosi di scatto a osservare Hermione. La ragazza sostenne il suo sguardo, ripetendo in tono fermo: "A Draco Malfoy".
Ron sembrò scioccato, ma non disse niente. Si limitò ad arrossire, cosa che per Harry non era buon segno. Piton fece finta di non aver notato la reazione del ragazzo, e si limitò a commentare: "Bene, immagino che Draco abbia chiesto qualcosa a suo padre. Molto bene, sono tutte informazioni preziose. Non dobbiamo sottovalutare questi due maghi. Come ho già detto, il primo non è stato istruito in modo convenzionale. Forse non conosce i propri limiti, ed è più portato a rischiare. L'altro ha subito il fascino dei Mangiamorte e conosce molti incantesimi oscuri. Il che ci porta proprio all'incantesimo". Così dicendo, Piton aprì il grosso libro rilegato in pelle marrone che aveva di fronte. "Forse, e sottolineo forse, ho trovato l'incantesimo che Klaus intende usare per riportare in vita i vampiri".
Tutti si sporsero in avanti a osservare il libro. Sembrava scritto a mano, con una calligrafia quasi illeggibile, e corredato di strani disegni. "Questo è un Libro delle Ombre," spiegò Piton, notando la curiosità di tutti. "Si tratta di una sorta di diario in cui i maghi e le streghe, soprattutto nei tempi più antichi, scrivevano le proprie ricerche e gli incantesimi su cui lavoravano. Veniva utilizzato soprattutto da chi viveva a stretto contatto con i Babbani, per non farsi scoprire. Di solito questi diari venivano protetti da incantesimi in modo che apparissero ai Babbani come comuni libri di ricette o altro. Questo libro in particolare apparteneva a una strega americana e alla sua famiglia. Viene da Salem". Piton si guardò intorno, con aria quasi compiaciuta nel vedere lo stupore sui volti dei ragazzini, specialmente quando aveva nominato Salem, città famosa per la caccia alle streghe. "L'ho acquistato io stesso molti anni fa, quando... quando ero un Mangiamorte. Speravo di trovarci incantesimi che potessero servirmi. Non ricordavo di questo incantesimo in particolare. Comunque, eccolo qui".
L'ex professore girò il libro in modo che anche gli altri potessero vedere chiaramente. Non si riusciva però a capire cosa ci fosse scritto, salvo qualche parola. "Beh, che dice?" chiese George, impaziente.
"E' un incantesimo che serve per 'sollevare momentaneamente il velo fra vivi e morti', come dice qui. Non è permanente e ha una durata molto breve, il che sicuramente gioca a nostro favore. E' anche molto difficile da realizzare, e stando a quello che viene spiegato in questo libro, nel corso dei secoli è stato tentato solo due volte, e solo una volta è riuscito; ma non viene detto quando e con quali conseguenze. Comunque, la parte più importante dell'incantesimo è un sacrificio umano".
Hermione trattenne il respiro, e Piton si voltò a guardarla, per poi guardare anche Harry, Ron e George. "Purtroppo non si tratta di una cosa così strana, nelle Arti Oscure. Questo mi permette di dare un consiglio a voi giovani maghi. Il sangue viene spesso utilizzato in questo tipo di incantesimi: se mai vi troverete di fronte, in futuro, a un incantesimo che richiede sangue umano fra gli ingredienti, statene alla larga. Salvo rarissime eccezioni, si tratta di Magia Oscura".
Piton osservò i ragazzi con attenzione, come ad accertarsi che il messaggio fosse arrivato. Soddisfatto, riprese la spiegazione. "Comunque, da quello che sappiamo, Klaus ha bisogno di questo incantesimo non per riportare in vita persone generiche, ma vampiri, e solo quelli che vuole lui. Immagino quindi che i due maghi di cui parlavamo prima stiano cercando un modo per modificare l'incantesimo, perché possa essere usato a questo scopo".
"E quindi non sappiamo a che punto sono", intervenne Harry.
"Esatto," rispose Piton. "Noi sappiamo solo che ci stanno lavorando. Potrebbero finirlo fra una settimana, fra un mese o potrebbero averlo finito proprio oggi. Il che significa..."
"Che dobbiamo contattare di nuovo Katherine," terminò la frase Lorenzo, con un sospiro.
"Che dobbiamo contattare di nuovo Katherine," ripeté Piton, annuendo con aria grave.
Lorenzo sbuffò, ed Hermione intervenne. "Noi questa Katherine non l'abbiamo ancora vista".
"Non ti sei persa niente," ribatté secco Piton, prima di iniziare a parlare di una possibile strategia. "Tu Lorenzo contatterai Katherine. E' più facile che risponda a te che ad altri. Io inizierò a esaminare la possibilità di un contro-incantesimo per bloccare quello su cui lavorano gli scagnozzi di Klaus".
"Le serve una mano, professore?" chiese Hermione.
Piton sembra pensarci su. "Sì, perché no. Potremmo tirare fuori qualche buona idea".
"O, se non ti viene in mente niente, potrai sempre chiedere al tuo amico Draco," intervenne Ron, alzandosi. "Scusate, ho promesso a George che lo avrei aiutato a sistemare il negozio".
George osservò stupito il fratello, ma alzò le mani scuotendo la testa, e lo seguì fuori dalla porta.
"Ron!" esclamò Hermione, prima di uscire di corsa anche lei.
"Hermione, aspetta," la chiamò Elena, finendo per seguire i ragazzi fuori dalla porta.
Lorenzo, Piton ed Harry si trovarono quindi da soli, prima ancora di rendersene conto.
"Ah, che bella cosa l'adolescenza," disse Lorenzo con un sogghigno. "Non posso dire che mi manchi".
Piton scosse brevemente la testa. "Sì, eri un ricco e nobile giovane nella Firenze del '500. Non riesco neanche a immaginare quanto sia stata dura la tua adolescenza", disse con un mezzo sogghigno.
Lorenzo finse un'espressione offesa. "Scherzi? Tutte le sere una festa da ballo diversa... una tortura!"
Piton scosse la testa di nuovo, ma Harry notò che sembrava divertito.
"Va bene, è ora che vada a contattare Katherine..." disse poi Lorenzo.
"No, aspettate un attimo," disse Harry.
Lorenzo, che aveva iniziato ad alzarsi, si rimise lentamente a sedere, mentre Piton si limitò ad osservare Harry con aria stanca.
"Adesso che siamo noi tre da soli, vorrei parlarvi, se possibile".
Piton e Lorenzo si guardarono, ma non dissero niente, ed Harry continuò.
"L'altro giorno, quando Katherine è venuta qui, ha fatto un accenno a una storia passata. Vorrei sapere cosa c'è sotto".
"Potter, sono cose personali," disse Piton stringendo gli occhi.
"Lo so bene, ed è per questo che ho aspettato che fossimo da soli. Non voglio mettere in imbarazzo nessuno, ma non voglio ripetere l'esperienza dell'Ordine della Fenice, quando tutti sospettavano di tutti per la possibilità che ci fosse una spia".
"Tutti sospettavano di me, vorrai dire".
"Beh, è uguale", rispose Harry, sentendosi un po' in imbarazzo. "Non possiamo rischiare di avere sospetti su nessuno. Se questa Katherine può avere un secondo o terzo fine che potrebbe danneggiarci, vorrei saperlo".
Di nuovo, nessuno parlò. Harry si fece nuovamente coraggio. "Lorenzo, quando mi hai raccontato la tua storia, hai detto di essere diventato vampiro per una ragazza, che non ti meritava. Era Katherine, vero?"
Lorenzo sorrise. "Ottima deduzione. Sì, era lei. La storia che ti ho raccontato era vera, ho solo omesso il suo nome. Ero in viaggio d'affari e ho conosciuto questa bellissima ragazza che viaggiava da sola, con solo una serva, cosa inusuale per il 1500. Ne rimasi subito affascinato. Era una vampira, e quando l'ho scoperto la cosa non mi ha spaventato, anzi, mi ha affascinato ancora di più. Mi sono lasciato convincere a diventare vampiro. Mi sembrava di vivere un sogno: la vita eterna di fianco al mio unico amore? Chi avrebbe detto di no? Ma non ci ho messo molto a scoprire chi era la vera Ketherine: manipolatrice e assetata di potere, non era veramente innamorata di me, e presto di stancò del giocattolo nuovo. La lasciai, ma ho continuato a subire il suo fascino a fasi alterne. L'ultima delle quali riguarda anche Severus".
Piton scoccò un'occhiata a Lorenzo, prima di cominciare la sua parte di racconto. "Ero ancora un Mangiamorte, ma già collaboravo con Silente. Katherine arrivò un giorno dal nulla: a quanto pare cercava di farsi benvolere da Voldemort passandogli le informazioni che poteva avere, per essere al sicuro e per avere una fetta della torta in caso di una vittoria dell'Oscuro Signore. Anche allora, aveva un secondo fine. Comunque, per qualche motivo si invaghì di me. Io mi lasciai andare, un po' per carpirle eventuali informazioni, e un po' per curiosità. Non avevo mai avuto una ragazza, e come sai bene, stavo ancora cercando di dimenticare... una certa persona", concluse con un sospiro. "In ogni modo, mentre io provavo per lei solo attrazione, lei perse la testa per me. Non ho idea del perché, ma qui entra in gioco Lorenzo: fu lui a contattarmi e a farmi capire che tipo di persona fosse Katherine".
"Avevo appena vissuto una di quelle fasi di cui ti parlavo prima," riprese il racconto il vampiro. "Katherine era tornata dopo molti anni, ed era riuscita a riconquistarmi, seppur brevemente. Di fronte al suo nuovo tradimento, ho conosciuto Severus, il suo nuovo interesse amoroso, e l'ho messo in guardia. L'ho fatto per vendicarmi di lei, ma poi io e lui siamo diventati amici".
"Non abbiamo potuto tenere contatti strettissimi in questi anni," continuò l'ex professore di Pozioni, "a causa della mia attività di professore a Hogwarts e di spia. Ma siamo sempre rimasti legati, e Lorenzo e sua sorella mi hanno salvato la vita".
"Tornando a Katherine," disse di nuovo Lorenzo,"Una cosa che forse ci può essere utile è il fatto che sembra sempre interessata a Severus. Anche se l'altro giorno non lo ha quasi guardato... credo che sia per il fatto che, appunto, Severus è stato uno dei pochi a non perdere la testa per lei".
"Ecco che cos'era quell'accenno al fidanzato che non la ha amata abbastanza", commentò Harry, quasi sottovoce.
Severus sorrise con un angolo della bocca. "Ottimo spirito d'osservazione, Potter".
"E naturalmente io sono il fidanzato che l'amava troppo," concluse Lorenzo con un sorriso amaro. "Ma non ha importanza ormai".
"Ed Elena in tutto questo cosa ha fatto?"
"Oh, Elena aveva capito fin da subito che tipo fosse Katherine", rispose Lorenzo. Ha cercato di mettermi in guardia più volte su di lei, ma io non l'ho ascoltata subito, purtroppo. Abbiamo anche smesso di parlarci per un po'. Per questo Katherine la odia. Ma no, Elena ha avuto anche lei le sue esperienze amorose fallimentari, come tutti, ma lei sa riconoscere le persone degne di essere amate". Lorenzo concluse la frase guardando fisso Piton, e Potter notò che l'ex professore abbassò lo sguardo, con le tempie che si coloravano di un rosso mattone.
"Bene, vado a contattare Katherine," disse di nuovo Lorenzo, alzandosi. "Nel caso in cui si mostri restia a collaborare farò cadere il nome di Severus dall'alto, e magari si scioglierà un pochino". Con un occhiolino a Piton e un gesto di saluto a Harry, Lorenzo si alzò. Piton lo imitò, senza occhiolini o gesti di saluto; ma prima che potesse allontanarsi dal tavolo, si sentì afferrare per un braccio da Potter. Si voltò, stupito, e per vedere il ragazzo che lo fissava negli occhi. Prima che Piton potesse dire o fare qualunque cosa, Harry chiese, a bassa voce: "Lorenzo ha detto che più volte si è lasciato abbindolare da Katherine. Non crede che possa succedere di nuovo, vero?"
Piton ricambiò lo sguardo per un secondo, poi si liberò il braccio con uno strattone. "No", rispose secco, per poi voltarsi e andarsene.

La pace in casa di Hermione e Ron era tornata in fretta. Ron aveva chiesto scusa alla sua ragazza: aveva detto di sentirsi insicuro, in quanto non era riuscito ad aiutare Hermione con la sua ricerca. Il fatto che si fosse rivolta a Draco aveva aumentato la sua insicurezza. Adesso i due innamorati, in compagnia di Harry, stavano giocando a un gioco da tavola Babbano seduti sul tappeto intorno al tavolino da caffè nel piccolo soggiorno di Ron ed Hermione, parlando del più e del meno. "Sapete, penso che ci sia qualcosa fra Piton ed Elena," disse Harry.
Ron fece una smorfia. "Ma dai! Non ce la vedo".
"Non so," continuò Harry, tirando i dadi e muovendo la sua pedina blu. "L'altro giorno lei gli ha toccato la spalla e lui è arrossito. E oggi Lorenzo ha fatto un accenno al fatto che lei riconosce chi merita di essere amato o cose così, e guardava dritto in faccia Piton. E anche stavolta lui è arrossito".
"Boh, non saprei. Non credo che potrebbe durare, comunque," rispose Ron.
"E perché mai?" intervenne Hermione.
"Beh, lei è una vampira. Insomma, lei rimarrà giovane per sempre, Piton no. Possono stare insieme per un po', ma poi... Che faranno fra 50 o 60 anni, quando lei dimostrerà ancora 20 anni e lui sarà vecchio? Anzi, potrebbe anche essere già morto di vecchiaia, a quel punto".
Hermione guardò Ron per un attimo e aprì la bocca come a voler rispondere. Ma non disse niente.

EDIT: Ho corretto degli errori di battitura

Edited by Starliam - 19/11/2017, 20:23
 
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Capitolo 7.

Adesso si entra nel vivo! Grazie per la pazienza :D



La mattina seguente, Lorenzo si trovava in cucina, a godersi una tazza di caffè. Era uno dei pochi piaceri Babbani che si concedeva ancora: il suo organismo di vampiro non ne aveva bisogno, ma il gusto gli piaceva e non ne avrebbe fatto a meno. Si stava rilassando leggendo la pagina pettegolezzi di un giornale Babbano: sembrava che alla fine il Principe Carlo avrebbe sposato Camilla Parker Bowles. Interessante...
"Ieri Potter mi ha chiesto se possiamo fidarci di te".
Lorenzo si girò di scatto. Si stupiva sempre della capacità del suo amico di arrivargli alle spalle. Eppure i suoi sensi avrebbero dovuto essere più acuti.
"Davvero?" chiese Lorenzo con un sorriso.
"Non proprio con queste parole," rispose Severus, sedendosi accanto al suo amico, "ma mi ha chiesto se c'è il rischio che tu possa ricadere nella rete di Katherine di nuovo".
Il sorriso di Lorenzo si fece ancora più largo. "Mi piace quel ragazzo, è sveglio".
Severus assunse un'aria dubbiosa. Lorenzo continuò. "E si vede che si fida molto di te".
Severus scosse la testa, sbuffando. "Ma se mi ha odiato per tutta la durata della scuola..."
"Certo, forse ti ha odiato all'epoca. Ma adesso si vede che è cambiato. Lo sa tutto quello che hai fatto per lui, non è stupido. Ecco perché è venuto da te con i suoi dubbi su di me".
"Sì, sicuramente è vero. Ma in questi casi lavorare con i ragazzi può essere problematico".
"In che senso?" chiese Lorenzo, sfogliando il quotidiano.
"Hai visto anche tu quanti problemi abbiamo avuto in pochi giorni. George Weasley non ha chiaramente superato il trauma per la morte del fratello, e ho paura che non sia pronto per una battaglia. Men che meno Potter, che ha anche avuto un attacco di panico. Figuriamoci cosa può succedere. Ron Weasley è così insicuro che sarebbe capace di mandare a monte una missione solo per dimostrare qualcosa alla sua ragazza. La Granger è l'unica che sembra avere sale in zucca a sufficienza".
Lorenzo sorrise. "Sei il solito disfattista".
"Forse perché mi sono trovato diverse volte ad affrontare le conseguenze di comportamenti non miei".
"Lo capisco. Ma mi sembra che i ragazzi abbiano salvato la situazione contro Voldemort, no? Avranno i loro problemi, ma non puoi negare che non siano coraggiosi". Lorenzo chiuse il giornale e lo mise da parte. "George ha perso il suo gemello e compagno di molte esperienze. Sono passati pochi mesi, è normale che non lo abbia ancora superato. Gli serviranno anni, se mai lo supererà. Ron è semplicemente un ragazzino cresciuto con troppi fratelli, che si sente insicuro e ha paura di perdere la sua ragazza, che ama più di ogni altra cosa. E Harry... con tutto quello che gli è successo, mi stupisco che soffra solo di attacchi di panico, onestamente".
Severus sembrava ancora dubbioso, e Lorenzo continuò. "E di noi che dovremmo dire? Siamo adulti e dovremmo avere più esperienza, eppure a volto facciamo errori più gravi dei loro!"
"Questo è vero," concesse Piton.
"Ascolta. Ci stiamo organizzando bene. Abbiamo l'appoggio del Ministero, di Hogwarts, di maghi in Europa e in America... Andrà tutto bene. E se andrà tutto male, non credo che dipenderà dal fatto che Ron è insicuro o che George non ha superato la morte del fratello".
"Hai ragione. A volte mi preoccupo troppo."
"Ti capisco. Ma già che ci sei, parlando di adulti, emozioni ed errori..."
Severus alzò le mani con un gesto difensivo, ma questo non bastò a fermare Lorenzo.
"Non so esattamente cosa sta succedendo fra te e mia sorella, e non voglio intromettermi troppo. Ma so che lei tiene molto a te, e tu tieni molto a lei. E mi sembra anche di aver capito che ci sia stato qualcosa di... fisico, se così posso dire".
Il color mattone che si dipinse sulle guance di Severus fu una risposta sufficiente.
"Come immaginavo," continuò Lorenzo. "Conosci mia sorella. Non si merita di essere messa da parte o ignorata".
Severus alzò di nuovo le mani. "Non è quello che sto facendo, credimi. Ho solo... bisogno di tempo".
Lorenzo annuì. "Lo capisco. Non voglio metterti fretta. Ma come ho detto prima tengo a te e voglio aiutarti, se posso. Ti ho visto essere infelice da tanto tempo. Praticamente da quando ti conosco. Non voglio vederti buttare via un'occasione per trovare un po' di felicità, finalmente. Non te lo meriti".
Severus rimase in silenzio, con lo sguardo abbassato sul tavolo. Lorenzo riprese a parlare, in tono più dolce: "Lily è morta, Severus. Da tanto tempo. Non è giusto che tu continui a punirti per ciò che hai fatto. Hai salvato suo figlio, più di una volta. Harry è vivo grazie a te. Adesso ti meriti di essere felice anche tu. Non ho mai conosciuto Lily, ma da ciò che mi hai detto di lei, sono certo che sarebbe d'accordo con me".
Severus rimase in silenzio per un attimo, prima di rispondere, senza alzare lo sguardo: "Non potrei sopportare... di perdere anche lei".
Lorenzo rimase in silenzio per un attimo, come sorpreso da quella confessione. "Capisco. Severus, non posso prometterti che mia sorella non morirà mai, ovviamente. Ma davvero vorresti privarti di ogni possibilità di essere felice per ciò che potrebbe succedere? E se morisse adesso che non state insieme, soffriresti di meno perché non siete ufficialmente una coppia? Io credo di no. Tutti perdiamo delle persone che amiamo, Severus. Lo sai bene. Guarda me, che ho quasi 500 anni! Sai quante persone ho perso? Ma non possiamo farci niente. Possiamo solo cercare di essere felici finché ne abbiamo la possibilità".
Severus guardava con attenzione il suo amico. "Un'altra guerra sta per arrivare, Lorenzo. O forse è già arrivata, non lo sappiamo neanche noi. Le possibilità di essere uccisi aumentano, in questi casi".
"E per cosa combattiamo queste guerre, Severus? Non lo facciamo anche per poter continuare a vivere liberi e felici? Altrimenti, che senso avrebbe? E che senso ha se poi, dopo tutti questi sacrifici, buttiamo al vento la possibilità di essere finalmente felici?"
Severus si alzò. Era arrivato il momento di tornare a lavorare. "Va bene. Grazie della chiacchierata. Hai avuto notizie da Katherine?" Il suo tono di voce era tornato fermo.
Lorenzo scosse la testa. "Non ancora. Proverò a riscriverle".


"Ciao, siediti". Elena non si aspettava di vedere Severus quel pomeriggio: sapeva che era andato a Spinner's End a fare delle ricerche. E invece era entrato nel soggiorno, proprio mentre lei era impegnata a passarsi sulle unghie delle mani uno smalto rosso acceso.
"Adesso penserai che è stupido perdere tempo con tali vanità quando sembra che stia per scoppiare una guerra", disse la ragazza con un sorriso.
Severus guardò la giovane dai lunghi capelli castani e dal volto sottile, concentrata su quello che stava facendo. "No, per nulla," disse il mago. "Anzi, penso che sia perfettamente normale cercare la bellezza delle piccole cose quotidiane, quando ci sentiamo in pericolo. Forse si apprezza anche di più".
Elena ridacchiò, guardando Severus con occhi scintillanti. "Bene, non sapevo che avessi questi gusti. Spero che questa tonalità di rosso ti piaccia," disse, passando scherzosamente la boccetta dello smalto a Severus.
Il gesto strappò un sorriso all'ex professore, la cui espressione tornò però a farsi di nuovo seria.
"Elena..."
"Severus," lo interruppe la ragazza, prima che lui potesse dire altro. "Non c'è bisogno di parlarne ancora. So che hai bisogno di tempo, e per me va bene così. Posso aspettare".
Poi guardò Severus, stringendo gli occhi. "Aspetta un attimo. Scommetto che hai parlato con mio fratello, vero?"
Severus annuì.
"Accidenti!" esclamò Elena. "Gli avevo detto di starne fuori!"
"No, no, non importa," rispose Severus. "Lui è solo preoccupato per te. E per me. E anzi, è stata una chiacchierata molto utile, per me".
Elena sembrò calmarsi. Il suo volto assunse un'espressione rassegnata. "E quindi?"
Severus sospirò leggermente. "Non voglio che tu ti senta tradita o ignorata. Ho solo bisogno di un po' di tempo. Non sono abituato a parlare dei miei sentimenti così liberamente, ma voglio che tu sappia che sto prendendo tempo solo per essere totalmente sicuro. Io voglio... essere felice. Non pensavo che l'avrei mai detto, ma di recente ho scoperto che c'è una speranza per tutti, anche per me. Ma per me è una sensazione nuova. Non credevo che sarei sopravvissuto alla guerra contro Voldemort, e non mi ero mai fermato a pensare alla mia felicità. Tutto quello che ho fatto in questi anni, l'ho fatto per l'obiettivo finale della vittoria. Adesso le cose sono diverse, ed è come se dovessi abituarmi. Voglio iniziare una storia con te, ma non voglio che ci sia nulla fra di noi che la possa rovinare. Sicuramente non un fantasma," concluse l'ex professore, abbassando gli occhi.
L'espressione di Elena si fece amara. "Non pensavo che un giorno sarei stata gelosa di una morta".
"No, non hai motivo di esserlo," disse ancora Severus. "In tutti questi anni non ho mai avuto ragione di dimenticarla. Adesso ce l'ho".
Elena guardò Severus. "Non la devi dimenticare. Sei diventato quello che sei anche grazie al suo ricordo e a quello che significa per te. Devi però essere in grado di metterla da parte quel tanto che basta da poter andare avanti".
Severus sorrise appena. "Grazie. Non sai quanto sia contento per la tua pazienza e l'amore che mi dimostri. E mi dispiace farti aspettare".
"Aspettare non è un problema per me, Severus. Non è un problema se, come in questo caso, so che stai lottando per noi. Anch'io voglio quello che vuoi te, e anch'io vorrei iniziare una relazione senza fantasmi fra di noi".
Severus annuì, e si alzò. Si avvicinò a Elena e la baciò sulla fronte. "Grazie ancora".
"Grazie a te. Attento a non rovinarmi lo smalto fresco", rispose la ragazza, sogghignando.
Prima che Severus potesse rispondere, la porta del soggiorno si aprì di scatto.
"Severus!"
Piton si voltò, e so trovò di fronte Lorenzo. Era pallido, sudato e con gli occhi spalancati.
"Che è successo?" chiese Piton, mentre Elena si alzava di scatto dalla sedia.
"Katherine ha risposto. Klaus farà l'incantesimo stasera!"


Erano da poco passate le 6 di sera, ma il sole era già calato. Era buio e faceva freddo, ed Harry si tirò su il cappuccio della felpa grigia, cercando di ripararsi il collo il più possibile. La radura buia nel bosco che avevano scelto per il contro rituale era illuminata solo dalle candele disposte a cerchio. Severus Piton stava lavorando febbrilmente per preparare tutto l'occorrente per l'incantesimo, aiutato da Elena e Lorenzo. Non avendo poteri magici, l'unica cosa che i due vampiri potevano fare era aiutare nelle fasi pratiche dell'incantesimo: in questo momento stavano tagliando degli ingredienti. Ron stava sbucciando delle radici, mentre Harry stava scrivendo una complicata formula magica in latino su dei foglietti, da distribuire a tutti. Doveva stare attento per essere certo di non sbagliare, ma era quasi surreale vedere tutte quelle persone, così diverse, lavorare insieme.
"Ma dove sono?" chiese Piton, irritato.
Come in risposta, due figure alte e bionde si materializzarono accanto a lui. Allo scopo di avere più possibilità di riuscita, Piton aveva radunato tutti coloro che erano stati in grado di arrivare con così poco preavviso: fra le persone contattate, c'erano anche Draco e Lucius Malfoy, che a quanto pare erano a conoscenza del fatto che Piton fosse sopravvissuto, poiché non avevano avuto bisogno di molte spiegazioni.
"Scusa il ritardo," disse Lucius. "Abbiamo avuto delle difficoltà nel trovare cosa hai chiesto".
"Ma ce l'hai?"
"Sì, ecco qua". Lucius porse a Piton un sacco scuro, ed Harry si chiese cosa ci fosse dentro. Forse non lo voleva sapere.
Il nuovo Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, aveva portato molte innovazioni. Aveva cambiato radicalmente la prigione di Azkaban, rendendola molto più umana, e aveva impedito l'utilizzo dei Dissennatori. Aveva cambiato radicalmente il codice penale, mostrando finalmente un ministero più umano e nessuna disparità fra i maghi Purosangue e gli altri. Ma non solo: aveva anche mostrato umanità nelle pene verso i Mangiamorte arrestati, soprattutto coloro che si erano pentiti e avevano fornito informazioni utili al ministero. Lucius Malfoy e sua moglie Narcissa erano tra questi: avevano aiutato gli Auror a catturare altri Mangiamorte, avevano fornito informazioni chiave e il Ministero li aveva perdonati, anche in considerazione del fatto che dovevano occuparsi del figlio Draco, il quale aveva rischiato di finire sulla brutta strada, e trovarsi lontano dalla famiglia avrebbe potuto causargli conseguenze più gravi.
A quanto pareva, il Ministero aveva fatto bene, visto che entrambi i Malfoy erano lì, dalla loro parte. Era anche strano vedere il Ministro in persona prendere ordine da Piton: "Tieni, pulisci questi calderoni", gli aveva intimato Severus non appena era arrivato; e adesso Kingsley era impegnato a lucidare due piccoli calderoni già scintillanti.
Ma le sorprese non erano finite, perché un'altra forma apparve dagli alberi che circondavano la radura: Harry sentì chiaramente la bocca che si spalancava, quando riconobbe la figura della professoressa McGranitt. Anche lei, a differenza dei Malfoy, sembrava sorpresa, e osservava Piton con malcelata curiosità e qualcosa che a Harry sembrava sollievo. Non c'era tempo per ulteriori spiegazioni, però, e Piton si rivolse subito a lei, con una gentilezza che non aveva mostrato quando aveva dato ordini agli altri. "Minerva, hai portato le candele che ti ho chiesto?"chiese. La professoressa prese da sotto la pesante veste scura un sacco marrone, e ne tirò fuori diverse candele giallastre. "Sì, Severus, Eccole. Sono le più antiche che erano presenti nella riserva di Hogwarts".
Piton annuì. "Molto bene, saranno perfette. Per favore, ognuno ne prenda una".
"Professore", disse Hermione con voce bassa e timida, mentre Piton distribuiva rapidamente le candele. "Sì?" disse lui, senza guardarla.
"Sappiamo che Klaus e i suoi hanno intenzione di sacrificare qualcuno, per l'incantesimo. Come faremo a salvare questa persona?"
Piton si voltò a guardarla di scatto, ma non rispose. La professoressa McGranitt lo fece al posto suo. "Non possiamo salvarla, signorina Granger".
Hermione spalancò gli occhi e la bocca. "Ma..."
"Non sappiamo dove hanno intensione di effettuare il loro... rito," continuò la professoressa. "La vostra informatrice non è riuscita a stabilirlo. Non possiamo intervenire in alcun modo, possiamo solo sperare che il contro-incantesimo che stiamo per fare annulli gli effetti del loro".
Hermione abbassò gli occhi, e non rispose.
"Abbiamo chiesto a Katherine, signorina Granger," disse Piton, adesso intento a mescolare qualcosa in uno dei piccoli calderoni. "Ma a quanto pare Klaus non si fida di nessuno. Non ha voluto dire dove avrebbero fatto l'incantesimo, e lei è venuta a sapere che sarebbe stato stanotte solo per caso, parlando con qualcun altro. Non possiamo fare altro. E' anche probabile che la vittima sia stata uccisa nei giorni scorsi, perché solo il sangue è richiesto".
Hermione annuì, sempre senza parlare.
Piton si voltò verso Lorenzo. "Hai il sangue di Babbano?"
"Sì, eccolo," rispose il vampiro, porgendo a Piton una boccetta chiara piena di sangue scuro.
"Ehi, non ho ucciso nessuno," disse Lorenzo in tono difensivo, sentendosi addosso gli sguardi degli altri. "Sono un vampiro, so come trovare il sangue che mi serve".
Piton estrasse dalla tasca una boccetta vuota. "Mi servirà anche del sangue di vampiro," disse, porgendola a Lorenzo.
"Agli ordini", rispose Lorenzo, con un piccolo inchino. Subito dopo la boccetta era piena di sangue, e il morso che il vampiro si era autoinflitto sul polso stava già guarendo.
Piton guardò rapidamente il cielo, per osservare la posizione della luna. "Mi serve del sangue di mago o strega".
"Usa il mio," si fece avanti Kingsley, tendendo la mano. Severus annuì rapidamente, e praticò un piccolo taglio sulla mano di Kingsley, riempiendo un'altra boccetta, Poi, con un rapido gesto della bacchetta, Piton chiuse il taglio sulla mano del Ministro. A Harry, impegnato a copiare gli ultimi fogli (Piton aveva intimato a tutti di non usare la magia per i loro compiti, per evitare che gli oggetti e gli ingredienti potessero essere contaminati da altri incantesimi) sembrò strano: avrebbe pensato che Piton avrebbe usato il suo sangue, senza chiedere a qualcun altro di ferirsi. Questo era ciò che aveva fatto Silente con lui, anni fa. Ma le sue elucubrazioni vennero interrotte da Ron.
"Ma il sangue..."
"Sì, ho detto di non usarlo mai, Weasley, è vero," rispose Piton. "Ma stiamo cercando di contrastare un incantesimo di Magia Oscura. Non possiamo farlo senza altra Magia Oscura. Spero che il Ministero capisca che si tratta di una circostanza eccezionale," concluse, guardando Shaklebolt.
Il Ministro fece un gesto con la mano, facendo capire che non c'erano problemi.
"Professore, la luna!" esclamò Hermione; e Piton guardò di nuovo il cielo e disse qualcosa sottovoce, che probabilmente era un'imprecazione.
"Svelti!" ordinò l'ex professore. "Formate un cerchio. Potter, hai finito con quei foglietti?" sbottò Piton, rivolto a lui.
"Sì, eccoli," rispose Harry, porgendoli a Hermione, che ne prese uno e passò gli altri a Ron.
"Chi non ha poteri magici è pregato di farsi da parte adesso!" esclamò di nuovo Piton, che si era posto al centro del cerchio, con i due calderoni e gli ingredienti. Elena e Lorenzo si fecero da parte, sistemandosi in piedi a pochi metri di distanza. "Quando vi farò un gesto con la mano, dovrete leggere ad alta voce l'incantesimo sul foglio che vi è stato dato. Cercate di non sbagliare!" ordinò di nuovo Piton, con lo sguardo rivolto in alto.
"Ci siamo", disse sottovoce.
Harry lo vide fare un grande respiro, e poi Piton iniziò a recitare una sconosciuta formula magica in quello che sembrava latino. Con rapidi e delicati tocchi della bacchetta, Piton iniziò ad accendere le candele che tutti tenevano in mano e, come ultima cosa, fece apparire un piccolo fuoco verdastro sotto il calderone più grande, già colmo di ingredienti che iniziarono a sobbollire quasi immediatamente.
La voce del suo ex professore continuava a cantilenare in latino, creando un effetto quasi ipnotico mentre, con gesti eleganti e accurati, versava il contenuto delle boccette di sangue nel calderone più piccolo, seguito da alcuni ingredienti estratti dal sacco portato dai Malfoy. Lentamente, Piton iniziò a girare intorno al calderone che bolliva, agitandovi sopra la bacchetta magica. Poi prese l'altro calderone, e ne versò il contenuto nel primo. Delle scintille si alzarono con violenza dal calderone, e Harry trasalì. Ma Piton non si scompose, e continuò a recitare le formule magiche, agitando la bacchetta sul calderone sempre più velocemente. Dopo qualche minuto, l'ex professore alzò la mano destra, vi agitò sopra la bacchetta e una fiammella vi comparve sopra, gialla e brillante. Piton la osservava con espressione concentrata, e la lanciò nel calderone, il cui contenuto prese fuoco. Harry aveva la bocca e gli occhi spalancati: avrebbe voluto guardarsi intorno, per vedere se tutto era a posto, se Elena e Lorenzo erano ancora lì: ma non ci riusciva, tanto era ipnotizzato dalla vista di Piton. In quel momento, capì perfettamente come mai alcuni maghi e streghe avevano subito il fascino delle Arti Oscure: nel cerchio di candele e illuminato solo dal piccolo fuoco, con gli occhi scuri scintillanti nella notte e le formule magiche in una lingua sconosciuta, per la prima volta Piton gli sembrò davvero potente. Non più il professore che lo aveva terrorizzato nell'aula di Pozioni, non più un personaggio da evitare; ma un mago potente che aveva in mano il loro destino e le loro vite.
I pensieri di Harry vennero interrotti dal perentorio gesto che Piton fece con la mano. Adesso toccava a loro. Harry alzò il foglietto vicino alla candela, inclinandola leggermente. Una goccia di cera bollente gli cadde sulla mano, ma non ci fece caso e iniziò a leggere ad alta voce le misteriose parole in latino. Adesso riusciva a vedere i volti degli altri. La professoressa McGranitt non leggeva neanche, conosceva le parole a memoria. Tutti erano concentrati, e i volti di Ron e Draco lasciavano trasparire timore. Lo stesso timore che doveva essere sul suo, pensò Harry, quando vide un'altra goccia cadergli sulla mano. Stavolta non era calda, ma freddissima. Stava iniziando a piovere. Rapidamente, la pioggerellina si trasformò in pioggia battente, e il cielo si colorò di fulmini. Un tuono fece trasalire Hermione, e Harry per poco non lasciò cadere il foglietto, ormai inutile a causa dell'acqua. Le candele e il fuoco sotto il calderone erano ormai spenti, ma Piton era ancora al centro, impegnato a recitare la solita cantilena in latino. Improvvisamente, ci fu un tuono più forte degli altri, ed Harry si trovò sbalzato a terra prima ancora di accorgersene.

Severus si mise a sedere lentamente, guardandosi intorno. La pioggia era cessata. Dov'erano tutti? Non sapeva dove fosse finito. Era come se l'incantesimo li avesse dispersi. Aveva funzionato? Piton prese la bacchetta e mormorò "Lumus". Una figura passò di fronte a lui, guardandolo ma senza fermarsi. Poi un'altra, e un'altra ancora, con addosso abiti di un'altra epoca. Piton capì istintivamente di cosa si trattava. Morti. Gli spiriti dei morti erano visibili. L'incantesimo aveva fallito? Piton si alzò in piedi, passandosi una manica fradicia sugli occhi, nel vano tentativo di asciugarli. Aumentò l'intensità della luce sprigionata dalla bacchetta, doveva capire dove si trovasse per scoprire cosa era accaduto agli altri. Si voltò e scrutò verso est. Si vedevano le luci della città, quindi non doveva essere lontano. Prima che potesse alzarsi in piedi, si sentì chiamare.
"Severus..."
Piton avrebbe riconosciuto quella voce fra un milione. Anche a distanza di tanti anni, era in grado di fargli saltare il cuore in gola.
Si voltò lentamente, e si trovò davanti una giovanissima e bellissima donna dagli occhi verdi e dai capelli rosso fuoco, che gli sorrideva. Lily era venuta a cercarlo.

EDIT: Ho corretto degli errori di battitura

Edited by Starliam - 19/11/2017, 20:37
 
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view post Posted on 11/8/2017, 16:28
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Evvaiiiiiiiiiiiii.
Grande, Stella!
Questa storia mi ha preso e quando sono arrivata all'ultima riga ho maledetto le fiction in progress.
Bella la trama, i nuovi personaggi stanno prendendo via via spessore e quelli vecchi li hai tratati e gestiti bene.
Insomma mi piace e voglio il seguito a costo di inseguirti in America.
p.s. Piton è sempre il migliore ovviamente
 
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view post Posted on 11/8/2017, 16:44

Buca-calderoni

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Grazie!
Sono contenta che ti piaccia. Ho sempre un po' di paura a trattare Piton, perché non avendo molti termini di paragone mi viene difficile immaginarlo in una storia con qualcuna che non è Lily. Ho sempre paura di "snaturarlo", ma vediamo un po' che succede dopo :D
 
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view post Posted on 17/8/2017, 16:33

Buca-calderoni

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Capitolo 8.

"Severus," ripeté Lily, con un sorriso ancora più largo e gli occhi umidi.
Piton si alzò in piedi, guardandosi intorno alla luce della bacchetta.
"Non preoccuparti, l'incantesimo è riuscito," disse Lily. "Nessun vampiro è tornato in vita. Sei riuscito a contrastare il rituale di Klaus".
Piton non parlò. Voleva dire qualcosa, ma non sapeva neanche lui cosa. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
"Non abbiamo molto tempo," continuò Lily. "Io e gli altri spiriti siamo visibili solo per poco, grazie al tuo incantesimo. Klaus è riuscito solo a sollevare momentaneamente il Velo, senza riportare nessuno in vita. Quindi il suo rituale è stato inutile".
"Mi... mi dispiace", riuscì finalmente a dire Severus, con un filo di voce.
"No, non devi dispiacerti. Ecco perché sono venuta da te. Sono qui per ringraziarti per tutto quello che hai fatto per Harry. Lo hai protetto e stai continuando a farlo. Sono io che sono dispiaciuta per quello che ti ho fatto".
Severus scosse brevemente la testa. "Tu non mi hai fatto niente".
"Sì, invece," rispose Lily, in tono amareggiato. "Se solo avessi saputo quello che stavi passando... non avrei mai smesso di essere tua amica. Non ti ho capito".
"Non so se sarebbe bastato".
"Forse no. Ma avrei potuto provarci. Eravamo molto giovani, e abbiamo fatto degli errori che hanno avuto delle grosse conseguenze. Ma ora è il momento di andare avanti".
"Se io non avessi..."
"Non è più il momento di fare questi pensieri," disse di nuovo la ragazza. Ormai quello che è stato è stato. Qualunque errore tu abbia fatto, ti sei riscattato grazie a tutto ciò che hai fatto per mio figlio. Continua a proteggere Harry, ti prego. Di te mi fido".
Severus deglutì il groppo che sentiva in gola. "Sai che lo farò".
Lily sorrise ancora.
"Sei stata felice?" chiese all'improvviso Severus. "Per... quello che è durata... sei stata felice, con James, e con la tua famiglia?"
Il sorriso di Lily si fece ancora più luminoso. "Sì, Severus. Sono stata felice".
"Allora lo sono anch'io".
"Ma io non voglio che tu sia felice per me. Io voglio che tu sia felice per te. So che c'è una ragazza," continuò Lily con un sorriso sbarazzino," a cui tu tieni molto, e che tiene molto a te. Non fare l'errore di perdere quest'occasione".
Severus sorrise. "Hai ragione. Non devo farlo".
"Molto bene. Adesso vorrei andare da Harry, per il tempo che rimane. Tu vai da quella parte, verso le luci. La città non è lontana".
Severus guardò le luci, e poi di nuovo Lily. Non sapeva come avrebbe fatto a lasciarla andare. Lily gli si avvicinò e, senza attendere un segnale da parte sua, lo abbracciò.
Severus chiuse gli occhi e la strinse, sentendo ancora il profumo del balsamo che usava per i suoi capelli setosi, e quello della sua pelle. Calde lacrime iniziarono a scorrergli sul volto, e quando aprì gli occhi, Lily era scomparsa.

Era arrivato al limitare della foresta, sul ciglio di una strada illuminata dai lampioni. Nonostante non fosse ancora tardi, non passavano molte macchine in quella zona. Severus si sentiva stanco come non mai. L'incantesimo aveva richiesto molta energia, e la testa gli faceva male. Non aveva fame, ma sapeva che aveva bisogno di mangiare e bere. Per fortuna aveva abbastanza forza per Smaterializzarsi. Prima però si sedette sull'erba umida, sul ciglio della strada, per riprendere fiato. Aveva deciso di camminare fin lì perché aveva avvertito la necessità di stare un po' da solo per pensare, e una camminata nel bosco buio e fresco era proprio quello di cui aveva bisogno. Ma adesso doveva accertarsi che tutti stessero bene, anche se non era particolarmente preoccupato: il contro rituale era andato bene, come gli aveva detto Lily.
Lily... non si sarebbe mai aspettato di vederla. Era contento che lei stessa avesse deciso di andare da lui, con così poco tempo a disposizione. Era quello di cui aveva bisogno. Non sapeva come sentirsi. L'unica parola che gli veniva in mente era "svuotato". Aveva avuto una conclusione. Dopo tanti anni, non aveva più niente di aperto con Lily. Lei lo aveva perdonato e gli aveva detto di andare avanti. Gli aveva affidato ufficialmente suo figlio. Era felice e voleva che anche lui lo fosse. Ma poteva esserlo? Quasi tutta la sua vita era stata dedicata al rispetto della memoria di Lily. Tutto ciò che aveva fatto, lo aveva fatto per lei. E adesso? Nel freddo della sera, sentì calde lacrime che gli scendevano dalle guance. L'ultima volta che aveva pianto era stata diversi mesi prima, e sempre per Lily. Dopo qualche minuto, una macchina Babbana arrivò lungo la strada e lo oltrepassò senza fermarsi. Probabilmente al buio non lo avevano visto, nonostante i fari; ma Severus decise che era il momento di andarsene da lì, prima che qualcuno chiamasse la polizia. Si allontanò di qualche passo e si smaterializzò di fronte alla casa di Lorenzo ed Elena. Le luci erano accese, il che era un buon segno.
Avvicinandosi alla porta, poteva sentire le voci all'interno. Non capiva cosa si dicessero, ma c'erano sicuramente Potter e Lorenzo. Ed Elena. Il cuore di Severus saltò un battito, e il mago sospirò prima di aprire la porta. "Severus!" esclamò Elena, correndogli incontro. "Dove sei stato? Dobbiamo davvero darti un cellulare Babbano!" La vampira scherzava come sempre, ma Severus riuscì a vedere il sollievo nei suoi occhi.
"Scusate, mi sono fermato a controllare alcune cose e devo aver perso il senso del tempo. Notizie dagli altri?"
"Stanno tutti bene," intervenne Lorenzo. "Sono tutti a casa loro. Anche Ron ed Hermione".
Severus annuì e si voltò a guardare Potter. Il ragazzo era tranquillo ora, ma poteva vedere che aveva pianto. Lily aveva detto che sarebbe andata da lui, e sicuramente lo avevano fatto anche suo padre e Black. Vedendo che Severus lo guardava, Potter distolse lo sguardo. "Pensi che l'incantesimo abbia funzionato, Severus?" gli chiese Lorenzo. Piton ci pensò su un paio di secondi. Non voleva rivelare di aver parlato con Lily, anche se Potter probabilmente lo sapeva. "Penso di sì. Gli spiriti sono tornati per poco tempo, il che significa che nessuno è riuscito a tornare in vita. Dovrò fare delle ricerche per esserne sicuro". Prima che qualcuno parlasse di nuovo, Harry si alzò. "Vado a casa di Ron e Hermione," disse. "Ron e George erano molto scossi, dopo aver visto Fred. Penso che sia meglio che passi un po' di tempo con loro".
Severus notò che Harry lo guardava, come se si aspettasse il suo permesso. L'ex professore annuì quasi impercettibilmente, e il ragazzo prese la giacca e uscì, con un cenno di saluto a Lorenzo ed Elena.
Severus andò in cucina per prendere dell'acqua, e rimase quasi sorpreso quando Elena lo abbracciò stretto. "Sono contenta che tu stia bene".
Severus ricambiò l'abbraccio, mormorandole all'orecchio: "Scusa, non volevo farti preoccupare. Avresti potuto chiedere a Harry di mandarmi un Patronus".
Elena si staccò da lui e sorrise appena, scuotendo la testa. "Harry era davvero sconvolto. Così come Ron e Hermione. Volevo aspettare prima di chiedergli qualcosa".
Severus annuì. "Ho molte cose da dirti," disse, accarezzando la guancia di Elena. "Ma prima devo riposarmi un po'. Quell'incantesimo era molto difficile, e adesso ne sto pagando le conseguenze".
Era stanco, sì, ma aveva anche bisogno di stare solo per un po'. Purtroppo, il suo desiderio non sarebbe stato accontentato.
Aprendo la porta della camera degli ospiti che occupava ormai da tempo, Severus sobbalzò nel vedere un uomo in piedi, che guardava fuori dalla finestra. L'uomo si voltò, mostrando la stessa sorpresa presente sul volto di Piton. Dopo un paio di secondi passati a guardare l'intruso, Severus riuscì a dare voce alla sua sorpresa. "E tu che ci fai ancora qui? Gli effetti dell'incantesimo sono finiti da un pezzo!" disse il mago.
"Pensavo di essere tornato invisibile ai vivi," rispose l'altro, guardandosi intorno con aria nervosa. "Tu riesci a vedermi?"
"Certo che riesco a vederti!" sbottò Severus. "Ti sto parlando!"
Mentre l'altro continuava ad avere un'espressione confusa, Severus si ricompose rapidamente, e si avvicinò all'intruso, come per guardarlo meglio. In quel momento, sentì i passi di Elena e Lorenzo che salivano le scale, forse attirati dalle loro voci.

EDIT: Ho corretto degli errori di battitura

Edited by Starliam - 19/11/2017, 20:45
 
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view post Posted on 14/10/2017, 22:38
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