Capitolo 7.
Adesso si entra nel vivo! Grazie per la pazienza La mattina seguente, Lorenzo si trovava in cucina, a godersi una tazza di caffè. Era uno dei pochi piaceri Babbani che si concedeva ancora: il suo organismo di vampiro non ne aveva bisogno, ma il gusto gli piaceva e non ne avrebbe fatto a meno. Si stava rilassando leggendo la pagina pettegolezzi di un giornale Babbano: sembrava che alla fine il Principe Carlo avrebbe sposato Camilla Parker Bowles. Interessante...
"Ieri Potter mi ha chiesto se possiamo fidarci di te".
Lorenzo si girò di scatto. Si stupiva sempre della capacità del suo amico di arrivargli alle spalle. Eppure i suoi sensi avrebbero dovuto essere più acuti.
"Davvero?" chiese Lorenzo con un sorriso.
"Non proprio con queste parole," rispose Severus, sedendosi accanto al suo amico, "ma mi ha chiesto se c'è il rischio che tu possa ricadere nella rete di Katherine di nuovo".
Il sorriso di Lorenzo si fece ancora più largo. "Mi piace quel ragazzo, è sveglio".
Severus assunse un'aria dubbiosa. Lorenzo continuò. "E si vede che si fida molto di te".
Severus scosse la testa, sbuffando. "Ma se mi ha odiato per tutta la durata della scuola..."
"Certo, forse ti ha odiato all'epoca. Ma adesso si vede che è cambiato. Lo sa tutto quello che hai fatto per lui, non è stupido. Ecco perché è venuto da te con i suoi dubbi su di me".
"Sì, sicuramente è vero. Ma in questi casi lavorare con i ragazzi può essere problematico".
"In che senso?" chiese Lorenzo, sfogliando il quotidiano.
"Hai visto anche tu quanti problemi abbiamo avuto in pochi giorni. George Weasley non ha chiaramente superato il trauma per la morte del fratello, e ho paura che non sia pronto per una battaglia. Men che meno Potter, che ha anche avuto un attacco di panico. Figuriamoci cosa può succedere. Ron Weasley è così insicuro che sarebbe capace di mandare a monte una missione solo per dimostrare qualcosa alla sua ragazza. La Granger è l'unica che sembra avere sale in zucca a sufficienza".
Lorenzo sorrise. "Sei il solito disfattista".
"Forse perché mi sono trovato diverse volte ad affrontare le conseguenze di comportamenti non miei".
"Lo capisco. Ma mi sembra che i ragazzi abbiano salvato la situazione contro Voldemort, no? Avranno i loro problemi, ma non puoi negare che non siano coraggiosi". Lorenzo chiuse il giornale e lo mise da parte. "George ha perso il suo gemello e compagno di molte esperienze. Sono passati pochi mesi, è normale che non lo abbia ancora superato. Gli serviranno anni, se mai lo supererà. Ron è semplicemente un ragazzino cresciuto con troppi fratelli, che si sente insicuro e ha paura di perdere la sua ragazza, che ama più di ogni altra cosa. E Harry... con tutto quello che gli è successo, mi stupisco che soffra solo di attacchi di panico, onestamente".
Severus sembrava ancora dubbioso, e Lorenzo continuò. "E di noi che dovremmo dire? Siamo adulti e dovremmo avere più esperienza, eppure a volto facciamo errori più gravi dei loro!"
"Questo è vero," concesse Piton.
"Ascolta. Ci stiamo organizzando bene. Abbiamo l'appoggio del Ministero, di Hogwarts, di maghi in Europa e in America... Andrà tutto bene. E se andrà tutto male, non credo che dipenderà dal fatto che Ron è insicuro o che George non ha superato la morte del fratello".
"Hai ragione. A volte mi preoccupo troppo."
"Ti capisco. Ma già che ci sei, parlando di adulti, emozioni ed errori..."
Severus alzò le mani con un gesto difensivo, ma questo non bastò a fermare Lorenzo.
"Non so esattamente cosa sta succedendo fra te e mia sorella, e non voglio intromettermi troppo. Ma so che lei tiene molto a te, e tu tieni molto a lei. E mi sembra anche di aver capito che ci sia stato qualcosa di... fisico, se così posso dire".
Il color mattone che si dipinse sulle guance di Severus fu una risposta sufficiente.
"Come immaginavo," continuò Lorenzo. "Conosci mia sorella. Non si merita di essere messa da parte o ignorata".
Severus alzò di nuovo le mani. "Non è quello che sto facendo, credimi. Ho solo... bisogno di tempo".
Lorenzo annuì. "Lo capisco. Non voglio metterti fretta. Ma come ho detto prima tengo a te e voglio aiutarti, se posso. Ti ho visto essere infelice da tanto tempo. Praticamente da quando ti conosco. Non voglio vederti buttare via un'occasione per trovare un po' di felicità, finalmente. Non te lo meriti".
Severus rimase in silenzio, con lo sguardo abbassato sul tavolo. Lorenzo riprese a parlare, in tono più dolce: "Lily è morta, Severus. Da tanto tempo. Non è giusto che tu continui a punirti per ciò che hai fatto. Hai salvato suo figlio, più di una volta. Harry è vivo grazie a te. Adesso ti meriti di essere felice anche tu. Non ho mai conosciuto Lily, ma da ciò che mi hai detto di lei, sono certo che sarebbe d'accordo con me".
Severus rimase in silenzio per un attimo, prima di rispondere, senza alzare lo sguardo: "Non potrei sopportare... di perdere anche lei".
Lorenzo rimase in silenzio per un attimo, come sorpreso da quella confessione. "Capisco. Severus, non posso prometterti che mia sorella non morirà mai, ovviamente. Ma davvero vorresti privarti di ogni possibilità di essere felice per ciò che potrebbe succedere? E se morisse adesso che non state insieme, soffriresti di meno perché non siete ufficialmente una coppia? Io credo di no. Tutti perdiamo delle persone che amiamo, Severus. Lo sai bene. Guarda me, che ho quasi 500 anni! Sai quante persone ho perso? Ma non possiamo farci niente. Possiamo solo cercare di essere felici finché ne abbiamo la possibilità".
Severus guardava con attenzione il suo amico. "Un'altra guerra sta per arrivare, Lorenzo. O forse è già arrivata, non lo sappiamo neanche noi. Le possibilità di essere uccisi aumentano, in questi casi".
"E per cosa combattiamo queste guerre, Severus? Non lo facciamo anche per poter continuare a vivere liberi e felici? Altrimenti, che senso avrebbe? E che senso ha se poi, dopo tutti questi sacrifici, buttiamo al vento la possibilità di essere finalmente felici?"
Severus si alzò. Era arrivato il momento di tornare a lavorare. "Va bene. Grazie della chiacchierata. Hai avuto notizie da Katherine?" Il suo tono di voce era tornato fermo.
Lorenzo scosse la testa. "Non ancora. Proverò a riscriverle".
"Ciao, siediti". Elena non si aspettava di vedere Severus quel pomeriggio: sapeva che era andato a Spinner's End a fare delle ricerche. E invece era entrato nel soggiorno, proprio mentre lei era impegnata a passarsi sulle unghie delle mani uno smalto rosso acceso.
"Adesso penserai che è stupido perdere tempo con tali vanità quando sembra che stia per scoppiare una guerra", disse la ragazza con un sorriso.
Severus guardò la giovane dai lunghi capelli castani e dal volto sottile, concentrata su quello che stava facendo. "No, per nulla," disse il mago. "Anzi, penso che sia perfettamente normale cercare la bellezza delle piccole cose quotidiane, quando ci sentiamo in pericolo. Forse si apprezza anche di più".
Elena ridacchiò, guardando Severus con occhi scintillanti. "Bene, non sapevo che avessi questi gusti. Spero che questa tonalità di rosso ti piaccia," disse, passando scherzosamente la boccetta dello smalto a Severus.
Il gesto strappò un sorriso all'ex professore, la cui espressione tornò però a farsi di nuovo seria.
"Elena..."
"Severus," lo interruppe la ragazza, prima che lui potesse dire altro. "Non c'è bisogno di parlarne ancora. So che hai bisogno di tempo, e per me va bene così. Posso aspettare".
Poi guardò Severus, stringendo gli occhi. "Aspetta un attimo. Scommetto che hai parlato con mio fratello, vero?"
Severus annuì.
"Accidenti!" esclamò Elena. "Gli avevo detto di starne fuori!"
"No, no, non importa," rispose Severus. "Lui è solo preoccupato per te. E per me. E anzi, è stata una chiacchierata molto utile, per me".
Elena sembrò calmarsi. Il suo volto assunse un'espressione rassegnata. "E quindi?"
Severus sospirò leggermente. "Non voglio che tu ti senta tradita o ignorata. Ho solo bisogno di un po' di tempo. Non sono abituato a parlare dei miei sentimenti così liberamente, ma voglio che tu sappia che sto prendendo tempo solo per essere totalmente sicuro. Io voglio... essere felice. Non pensavo che l'avrei mai detto, ma di recente ho scoperto che c'è una speranza per tutti, anche per me. Ma per me è una sensazione nuova. Non credevo che sarei sopravvissuto alla guerra contro Voldemort, e non mi ero mai fermato a pensare alla mia felicità. Tutto quello che ho fatto in questi anni, l'ho fatto per l'obiettivo finale della vittoria. Adesso le cose sono diverse, ed è come se dovessi abituarmi. Voglio iniziare una storia con te, ma non voglio che ci sia nulla fra di noi che la possa rovinare. Sicuramente non un fantasma," concluse l'ex professore, abbassando gli occhi.
L'espressione di Elena si fece amara. "Non pensavo che un giorno sarei stata gelosa di una morta".
"No, non hai motivo di esserlo," disse ancora Severus. "In tutti questi anni non ho mai avuto ragione di dimenticarla. Adesso ce l'ho".
Elena guardò Severus. "Non la devi dimenticare. Sei diventato quello che sei anche grazie al suo ricordo e a quello che significa per te. Devi però essere in grado di metterla da parte quel tanto che basta da poter andare avanti".
Severus sorrise appena. "Grazie. Non sai quanto sia contento per la tua pazienza e l'amore che mi dimostri. E mi dispiace farti aspettare".
"Aspettare non è un problema per me, Severus. Non è un problema se, come in questo caso, so che stai lottando per noi. Anch'io voglio quello che vuoi te, e anch'io vorrei iniziare una relazione senza fantasmi fra di noi".
Severus annuì, e si alzò. Si avvicinò a Elena e la baciò sulla fronte. "Grazie ancora".
"Grazie a te. Attento a non rovinarmi lo smalto fresco", rispose la ragazza, sogghignando.
Prima che Severus potesse rispondere, la porta del soggiorno si aprì di scatto.
"Severus!"
Piton si voltò, e so trovò di fronte Lorenzo. Era pallido, sudato e con gli occhi spalancati.
"Che è successo?" chiese Piton, mentre Elena si alzava di scatto dalla sedia.
"Katherine ha risposto. Klaus farà l'incantesimo stasera!"
Erano da poco passate le 6 di sera, ma il sole era già calato. Era buio e faceva freddo, ed Harry si tirò su il cappuccio della felpa grigia, cercando di ripararsi il collo il più possibile. La radura buia nel bosco che avevano scelto per il contro rituale era illuminata solo dalle candele disposte a cerchio. Severus Piton stava lavorando febbrilmente per preparare tutto l'occorrente per l'incantesimo, aiutato da Elena e Lorenzo. Non avendo poteri magici, l'unica cosa che i due vampiri potevano fare era aiutare nelle fasi pratiche dell'incantesimo: in questo momento stavano tagliando degli ingredienti. Ron stava sbucciando delle radici, mentre Harry stava scrivendo una complicata formula magica in latino su dei foglietti, da distribuire a tutti. Doveva stare attento per essere certo di non sbagliare, ma era quasi surreale vedere tutte quelle persone, così diverse, lavorare insieme.
"Ma dove sono?" chiese Piton, irritato.
Come in risposta, due figure alte e bionde si materializzarono accanto a lui. Allo scopo di avere più possibilità di riuscita, Piton aveva radunato tutti coloro che erano stati in grado di arrivare con così poco preavviso: fra le persone contattate, c'erano anche Draco e Lucius Malfoy, che a quanto pare erano a conoscenza del fatto che Piton fosse sopravvissuto, poiché non avevano avuto bisogno di molte spiegazioni.
"Scusa il ritardo," disse Lucius. "Abbiamo avuto delle difficoltà nel trovare cosa hai chiesto".
"Ma ce l'hai?"
"Sì, ecco qua". Lucius porse a Piton un sacco scuro, ed Harry si chiese cosa ci fosse dentro. Forse non lo voleva sapere.
Il nuovo Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, aveva portato molte innovazioni. Aveva cambiato radicalmente la prigione di Azkaban, rendendola molto più umana, e aveva impedito l'utilizzo dei Dissennatori. Aveva cambiato radicalmente il codice penale, mostrando finalmente un ministero più umano e nessuna disparità fra i maghi Purosangue e gli altri. Ma non solo: aveva anche mostrato umanità nelle pene verso i Mangiamorte arrestati, soprattutto coloro che si erano pentiti e avevano fornito informazioni utili al ministero. Lucius Malfoy e sua moglie Narcissa erano tra questi: avevano aiutato gli Auror a catturare altri Mangiamorte, avevano fornito informazioni chiave e il Ministero li aveva perdonati, anche in considerazione del fatto che dovevano occuparsi del figlio Draco, il quale aveva rischiato di finire sulla brutta strada, e trovarsi lontano dalla famiglia avrebbe potuto causargli conseguenze più gravi.
A quanto pareva, il Ministero aveva fatto bene, visto che entrambi i Malfoy erano lì, dalla loro parte. Era anche strano vedere il Ministro in persona prendere ordine da Piton: "Tieni, pulisci questi calderoni", gli aveva intimato Severus non appena era arrivato; e adesso Kingsley era impegnato a lucidare due piccoli calderoni già scintillanti.
Ma le sorprese non erano finite, perché un'altra forma apparve dagli alberi che circondavano la radura: Harry sentì chiaramente la bocca che si spalancava, quando riconobbe la figura della professoressa McGranitt. Anche lei, a differenza dei Malfoy, sembrava sorpresa, e osservava Piton con malcelata curiosità e qualcosa che a Harry sembrava sollievo. Non c'era tempo per ulteriori spiegazioni, però, e Piton si rivolse subito a lei, con una gentilezza che non aveva mostrato quando aveva dato ordini agli altri. "Minerva, hai portato le candele che ti ho chiesto?"chiese. La professoressa prese da sotto la pesante veste scura un sacco marrone, e ne tirò fuori diverse candele giallastre. "Sì, Severus, Eccole. Sono le più antiche che erano presenti nella riserva di Hogwarts".
Piton annuì. "Molto bene, saranno perfette. Per favore, ognuno ne prenda una".
"Professore", disse Hermione con voce bassa e timida, mentre Piton distribuiva rapidamente le candele. "Sì?" disse lui, senza guardarla.
"Sappiamo che Klaus e i suoi hanno intenzione di sacrificare qualcuno, per l'incantesimo. Come faremo a salvare questa persona?"
Piton si voltò a guardarla di scatto, ma non rispose. La professoressa McGranitt lo fece al posto suo. "Non possiamo salvarla, signorina Granger".
Hermione spalancò gli occhi e la bocca. "Ma..."
"Non sappiamo dove hanno intensione di effettuare il loro... rito," continuò la professoressa. "La vostra informatrice non è riuscita a stabilirlo. Non possiamo intervenire in alcun modo, possiamo solo sperare che il contro-incantesimo che stiamo per fare annulli gli effetti del loro".
Hermione abbassò gli occhi, e non rispose.
"Abbiamo chiesto a Katherine, signorina Granger," disse Piton, adesso intento a mescolare qualcosa in uno dei piccoli calderoni. "Ma a quanto pare Klaus non si fida di nessuno. Non ha voluto dire dove avrebbero fatto l'incantesimo, e lei è venuta a sapere che sarebbe stato stanotte solo per caso, parlando con qualcun altro. Non possiamo fare altro. E' anche probabile che la vittima sia stata uccisa nei giorni scorsi, perché solo il sangue è richiesto".
Hermione annuì, sempre senza parlare.
Piton si voltò verso Lorenzo. "Hai il sangue di Babbano?"
"Sì, eccolo," rispose il vampiro, porgendo a Piton una boccetta chiara piena di sangue scuro.
"Ehi, non ho ucciso nessuno," disse Lorenzo in tono difensivo, sentendosi addosso gli sguardi degli altri. "Sono un vampiro, so come trovare il sangue che mi serve".
Piton estrasse dalla tasca una boccetta vuota. "Mi servirà anche del sangue di vampiro," disse, porgendola a Lorenzo.
"Agli ordini", rispose Lorenzo, con un piccolo inchino. Subito dopo la boccetta era piena di sangue, e il morso che il vampiro si era autoinflitto sul polso stava già guarendo.
Piton guardò rapidamente il cielo, per osservare la posizione della luna. "Mi serve del sangue di mago o strega".
"Usa il mio," si fece avanti Kingsley, tendendo la mano. Severus annuì rapidamente, e praticò un piccolo taglio sulla mano di Kingsley, riempiendo un'altra boccetta, Poi, con un rapido gesto della bacchetta, Piton chiuse il taglio sulla mano del Ministro. A Harry, impegnato a copiare gli ultimi fogli (Piton aveva intimato a tutti di non usare la magia per i loro compiti, per evitare che gli oggetti e gli ingredienti potessero essere contaminati da altri incantesimi) sembrò strano: avrebbe pensato che Piton avrebbe usato il suo sangue, senza chiedere a qualcun altro di ferirsi. Questo era ciò che aveva fatto Silente con lui, anni fa. Ma le sue elucubrazioni vennero interrotte da Ron.
"Ma il sangue..."
"Sì, ho detto di non usarlo mai, Weasley, è vero," rispose Piton. "Ma stiamo cercando di contrastare un incantesimo di Magia Oscura. Non possiamo farlo senza altra Magia Oscura. Spero che il Ministero capisca che si tratta di una circostanza eccezionale," concluse, guardando Shaklebolt.
Il Ministro fece un gesto con la mano, facendo capire che non c'erano problemi.
"Professore, la luna!" esclamò Hermione; e Piton guardò di nuovo il cielo e disse qualcosa sottovoce, che probabilmente era un'imprecazione.
"Svelti!" ordinò l'ex professore. "Formate un cerchio. Potter, hai finito con quei foglietti?" sbottò Piton, rivolto a lui.
"Sì, eccoli," rispose Harry, porgendoli a Hermione, che ne prese uno e passò gli altri a Ron.
"Chi non ha poteri magici è pregato di farsi da parte adesso!" esclamò di nuovo Piton, che si era posto al centro del cerchio, con i due calderoni e gli ingredienti. Elena e Lorenzo si fecero da parte, sistemandosi in piedi a pochi metri di distanza. "Quando vi farò un gesto con la mano, dovrete leggere ad alta voce l'incantesimo sul foglio che vi è stato dato. Cercate di non sbagliare!" ordinò di nuovo Piton, con lo sguardo rivolto in alto.
"Ci siamo", disse sottovoce.
Harry lo vide fare un grande respiro, e poi Piton iniziò a recitare una sconosciuta formula magica in quello che sembrava latino. Con rapidi e delicati tocchi della bacchetta, Piton iniziò ad accendere le candele che tutti tenevano in mano e, come ultima cosa, fece apparire un piccolo fuoco verdastro sotto il calderone più grande, già colmo di ingredienti che iniziarono a sobbollire quasi immediatamente.
La voce del suo ex professore continuava a cantilenare in latino, creando un effetto quasi ipnotico mentre, con gesti eleganti e accurati, versava il contenuto delle boccette di sangue nel calderone più piccolo, seguito da alcuni ingredienti estratti dal sacco portato dai Malfoy. Lentamente, Piton iniziò a girare intorno al calderone che bolliva, agitandovi sopra la bacchetta magica. Poi prese l'altro calderone, e ne versò il contenuto nel primo. Delle scintille si alzarono con violenza dal calderone, e Harry trasalì. Ma Piton non si scompose, e continuò a recitare le formule magiche, agitando la bacchetta sul calderone sempre più velocemente. Dopo qualche minuto, l'ex professore alzò la mano destra, vi agitò sopra la bacchetta e una fiammella vi comparve sopra, gialla e brillante. Piton la osservava con espressione concentrata, e la lanciò nel calderone, il cui contenuto prese fuoco. Harry aveva la bocca e gli occhi spalancati: avrebbe voluto guardarsi intorno, per vedere se tutto era a posto, se Elena e Lorenzo erano ancora lì: ma non ci riusciva, tanto era ipnotizzato dalla vista di Piton. In quel momento, capì perfettamente come mai alcuni maghi e streghe avevano subito il fascino delle Arti Oscure: nel cerchio di candele e illuminato solo dal piccolo fuoco, con gli occhi scuri scintillanti nella notte e le formule magiche in una lingua sconosciuta, per la prima volta Piton gli sembrò davvero potente. Non più il professore che lo aveva terrorizzato nell'aula di Pozioni, non più un personaggio da evitare; ma un mago potente che aveva in mano il loro destino e le loro vite.
I pensieri di Harry vennero interrotti dal perentorio gesto che Piton fece con la mano. Adesso toccava a loro. Harry alzò il foglietto vicino alla candela, inclinandola leggermente. Una goccia di cera bollente gli cadde sulla mano, ma non ci fece caso e iniziò a leggere ad alta voce le misteriose parole in latino. Adesso riusciva a vedere i volti degli altri. La professoressa McGranitt non leggeva neanche, conosceva le parole a memoria. Tutti erano concentrati, e i volti di Ron e Draco lasciavano trasparire timore. Lo stesso timore che doveva essere sul suo, pensò Harry, quando vide un'altra goccia cadergli sulla mano. Stavolta non era calda, ma freddissima. Stava iniziando a piovere. Rapidamente, la pioggerellina si trasformò in pioggia battente, e il cielo si colorò di fulmini. Un tuono fece trasalire Hermione, e Harry per poco non lasciò cadere il foglietto, ormai inutile a causa dell'acqua. Le candele e il fuoco sotto il calderone erano ormai spenti, ma Piton era ancora al centro, impegnato a recitare la solita cantilena in latino. Improvvisamente, ci fu un tuono più forte degli altri, ed Harry si trovò sbalzato a terra prima ancora di accorgersene.
Severus si mise a sedere lentamente, guardandosi intorno. La pioggia era cessata. Dov'erano tutti? Non sapeva dove fosse finito. Era come se l'incantesimo li avesse dispersi. Aveva funzionato? Piton prese la bacchetta e mormorò "Lumus". Una figura passò di fronte a lui, guardandolo ma senza fermarsi. Poi un'altra, e un'altra ancora, con addosso abiti di un'altra epoca. Piton capì istintivamente di cosa si trattava. Morti. Gli spiriti dei morti erano visibili. L'incantesimo aveva fallito? Piton si alzò in piedi, passandosi una manica fradicia sugli occhi, nel vano tentativo di asciugarli. Aumentò l'intensità della luce sprigionata dalla bacchetta, doveva capire dove si trovasse per scoprire cosa era accaduto agli altri. Si voltò e scrutò verso est. Si vedevano le luci della città, quindi non doveva essere lontano. Prima che potesse alzarsi in piedi, si sentì chiamare.
"Severus..."
Piton avrebbe riconosciuto quella voce fra un milione. Anche a distanza di tanti anni, era in grado di fargli saltare il cuore in gola.
Si voltò lentamente, e si trovò davanti una giovanissima e bellissima donna dagli occhi verdi e dai capelli rosso fuoco, che gli sorrideva. Lily era venuta a cercarlo.
EDIT: Ho corretto degli errori di battitura
Edited by Starliam - 19/11/2017, 20:37