Capitolo 2.
NOTA: In fondo al capitolo c'è una nota
Non la scrivo qua per non fare spoiler
Harry non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Quella giornata era talmente strana che in più momenti aveva creduto di sognare. Dopo avergli detto che veniva a portare brutte notizie, Piton si era rifiutato di dargli altre spiegazioni, dicendo che gli avrebbe detto tutto più tardi, e gli aveva dato appuntamento dopo un paio d’ore in una tavola calda vicina a Spinner’s End. Adesso, Harry si trovava seduto al tavolo di quello che sembrava un pub, di fronte al suo ex professore di Pozioni che aveva creduto morto fino a poche ore prima e a un’altra persona, che Severus gli aveva presentato come Lorenzo, un suo amico. Già l’idea che Piton avesse degli amici era forse la cosa più strana che era successa durante il giorno. E poi, Lorenzo? Che nome era? Sembrava italiano.
Questo Lorenzo era seduto proprio di fronte a Harry. Sembrava molto giovane (più giovane di Piton) ed era vestito in stile Babbano, ma sempre di nero. Pantaloni neri, maglia nera e giubbotto di pelle nero. Anche i capelli erano neri, e gli occhi azzurri sembravano avere un’espressione fra il divertito e l’annoiato.
“Quindi…. Lorenzo, è un nome italiano?” disse Harry, cercando di fare conversazione.
Il ragazzo misterioso annuì. “Sì. Vengo da Firenze, precisamente. Anche se non vivo lì da… più o meno 500 anni”.
Harry si limitò a fissarlo. Che cavolo stava succedendo?
Piton prese il controllo della conversazione. “Il mio amico Lorenzo è un vampiro, Potter. Per questo è ancora vivo e giovane dopo 500 anni”.
Forse Piton stava cercando di dare una spiegazione plausibile, ma il tutto aveva ancora meno senso, per Harry. Aveva sempre pensato ai vampiri come creature pericolose, che stavano per conto loro e non in compagnia di maghi e streghe. E adesso Piton era amico di uno di loro? Da quanto? E perchè?
“Non ti preoccupare,” continuò Piton, probabilmente notando la sua perplessità. “Lorenzo non è pericoloso. È qui per aiutarci. Di fatto lui è la persona che mi ha aiutato a guarire dopo che sono stato morso da Nagini”.
Harry annuì, ancora senza parole. Prima che qualcuno potesse parlare di nuovo, una giovane cameriera venne a prendere l’ordinazione. Tutti ordinarono del tè, e la cameriera chiese se volevano del cibo. Harry aveva perso l’appetito (probabilmente per sempre), e Lorenzo rispose semplicemente: “No, grazie. Ho già mangiato”. Poi guardò Harry con un sorrisetto, passandosi la lingua sui denti bianchissimi. Harry sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Piton scosse la testa, guardando il suo amico con un sorriso appena accennato e alzando gli occhi al cielo, con la stessa espressione che Hermione usava a volte con Harry e Ron. “Non spaventare il ragazzo”, ammonì il professore.
Il vampiro si schiarì la gola. “Hai ragione. Scusami, Harry, ma a volte non resisto a giocare piccolo scherzo alle persone che incontro per la prima volta. Il mio senso dell’umorismo è un po’ strano. Come Severus ha detto prima, non sono pericoloso. Non mi nutro di sangue umano, solo di animali. E cerco di non uccidere neanche quelli. Quando sei un vampiro impari presto a nutrirti senza lasciare una scia di cadaveri dietro di te. Adesso bevo sangue umano solo quando sono obbligato dalle circostanze. Non posso negare che la mia natura mi abbia spinto, in passato, a fare brutte azioni. Ma non uccido qualcuno da… duecento anni, circa. E anche in quel caso, non avevo scelta”.
“Cosa sai sui vampiri, Potter?” chiese Piton.
Harry scosse la testa. “Quasi niente, signore”.
“Beh, immagino quindi di essere il tuo primo amico vampiro,” intervenne Lorenzo. “Ne sono onorato. E presto conoscerai anche mia sorella. È una vampira anche lei. Non poteva essere qui, oggi, ma forse la vedrai più tardi. Tu e i tuoi amici potete farci tutte le domande che volete”.
Harry sentiva di avere già delle domande per lui. Troppe. Cosa voleva da lui? Perchè Piton glielo aveva presentato? Cos’era quell riferimento ai suoi amici? E perchè dovevano conoscere lui e sua sorella?
“Prima però”, continuò il vampiro, “è meglio inziare con il motivo per cui sono qui”. Lorenzo guardò Piton, che annuì e riprese a parlare. “Mi piacerebbe poter dire che dopo la sconfitta di Voldemort, anche il male è stato sconfitto. Purtroppo, come ormai avrai imparato, Potter, le persone malvagie esistono sempre. Questo è ciò che mi ha portato a contattarti di nuovo. Voldemort è stato sconfitto, ma alcuni dei suoi… seguaci, possiamo chiamarli, stanno organizzando qualcos’altro”.
“Pensavo che tutti i Mangiamorte fossero stati arrestati”, comment Harry.
Piton annuì. “La maggior parte sì. Ma Voldemort aveva molti seguaci, non solo in Gran Bretagna, ovviamente. Molti sono rimasti anonimi, e trovarli e arrestarli è quasi impossibile. Molti di loro non hanno neanche il Marchio Nero. Per farti capire bene dobbiamo fare un passo indietro. Se è vero che molti Mangiamorte erano assolutamente fedeli a Voldemort, ciò non è però vero per tutti. Sai tutto della cudeltà di Voldemort, e ti puoi immaginare come molti, anche fra i Mangiamorte, non fossero contenti all’idea di essere governati da un sadico assassino libero di ucciderli o torturarli a piacimento. Quindi, alcuni Mangiamorte e altri seguaci senza il Marchio Nero hanno iniziato a sviluppare un piano alternativo, prima ancora della sconfitta di Voldemort”.
“Quindi i Mangiamorte volevano ribellarsi a Voldemort?” A Harry sembrava impossibile.
“Non tutti,” rispose Piton. “Solo alcuni. Ma questi hanno cercato appoggio fra i seguaci delle Arti Oscure sparsi per tutta Europa, sfruttando proprio un’idea di Voldemort, che aveva inviato alcuni Mangiamorte a cercare appoggio in altre zone fuori dalla Grn Bretagna”.
“Ma… Voldemort è stato sconfitto. Quindi cosa…”
Piton interruppe Harry. “Il loro piano era restare fedeli a Voldemort fino a che non avesse vinto la guerra. A quel punto, lo avrebbero rovesciato e preso il potere”.
“E… chi sarebbe stato il capo?”
“Questa è una delle cose che ancora non sappiamo”.
“Quindi, quello che sta cercando di dirmi è che queste persone stanno ancora lavorando al loro piano per prendere il potere?”
“Precisamente,” annuì Piton. “Ovviamente le loro ambizioni non si sono placate solo perché Voldemort ha perso. Hanno semplicemente cambiato strategia. Non conosco i dettagli, in quanto non posso più fare la spia, ma so che stanno ancora tramando per rovesciare il Ministero della Magia”.
Harry rimase in silenzio. Non si aspettava niente del genere. Dopo la vittoria su Voldemort, non c’era assolutamente niente che facesse pensare a una sorta di rivolta sotterranea. Il Ministero funzionava bene, le vecchie e antiquate leggi erano state cambiate a tempo di record, tutti stavano lavorando per creare una nuova società. Ma Harry non ebbe il tempo di digerire queste informazioni, perchè adesso toccò a Lorenzo prendere la parola.
“E qui, come se questo non fosse abbastanza, entrano in gioco i vampiri. Quando Voldemort ha inviato alcune spie in giro per trovare nuovi “soldati” e nuove risorse, ha trovato l’appoggio di alcuni vampiri. Hai detto di non sapere molto sui vampiri, ma sicuramente sai che storicamente tendono a stare da soli, senza cercare la compagnia di Babbani o di maghi. Quello che forse non sai è che, in parte, questo atteggiamento è dovuto al rifiuto dei vampiri da parte della società, probabilmente causato dalla paura verso di loro. Il che è comprensibile, considerate che i vampiri sono… beh, vampiri. Comunque, i Mangiamorte hanno trovato il modo di far leva sul desiderio di rivalsa di alcuni vampiri, promettendo loro un posto al comando della nuova società, senza doversi più nascondere, liberi di poter mangiare umani come volevano. Questi Mangiamorte, però, erano in realtà coloro che tramavano contro Voldemort stesso. Quello che hanno deciso insieme ai vampiri era di rovesciare Voldemort una volta che avesse vinto, come ha detto Severus. Adesso che, invece, ha perso ed è stato ucciso, abbiamo motivo di credere che il loro piano di conquistare il potere sia comunque ancora in essere”.
“Okay…” disse Harry. “Quindi, se ho capito bene, alcuni Mangiamorte stanno pensando di prendere il potere con alcuni vampiri? Siete sicuri che si tratti di una minaccia reale e non, forse, di persone insoddisfatte che non hanno modo di essere veramente pericolose?”
Piton e Lorenzo si guardarono. Fu l’ex professore a parlare per primo. “Ci abbiamo pensato, ma le informazioni che abbiamo ci portano a credere che la minaccia sia reale”.
“Del resto – intervenne Lorenzo – sottovalutare un pericolo di questo tipo è proprio ciò che ha sempre causato problemi. Sia nella storia magica che in quella Babbana”.
“Sì. Sì, è vero,” dovette ammettere Harry, dopo un attimo di riflessione.
“Negli ultimi mesi è stata riscontrata una presenza sempre più massiccia di vampiri in diverse città della Gran Bretagna,” disse ancora Piton. “Molti di loro non fanno sforzi per nascondersi”.
A riprova di ciò che stava dicendo, estrasse dalla tasca alcuni fogli di giornale e li mise sul tavolo di fronte a Harry. Si trattava di pagine di diversi giornali locali, che riportavano la notizia di animali attaccati e uccisi, forse da cani randagi o volpi. In due casi, le vittime erano persone, che erano state ricoverate con profonde ferite alla gola. Non ricordavano cosa fosse successo, e la conclusione dei giornali era che si fosse trattato di un’aggressione a scopo di rapina.
“Si tratta di attacchi di vampiri?” chiese Harry.
“Sì,” annuì Lorenzo. “Le modalità sono quelle”.
“Pensiamo che non si tratti di una coincidenza,” disse ancora Piton. “Per anni non si sono registrati attacchi di questo tipo. E questi sono solo alcuni esempi. Ci sono altre notizie di attacchi simili”.
Harry inspirò profondamente. “Okay. Che dobbiamo fare?”
“Dobbiamo parlare con i tuoi amici,” disse Lorenzo. “Dobbiamo mettere al corrente il nuovo ministro di cosa sta accadendo. Abbiamo pensato che tu non avrai difficoltà a chiedergli un incontro. Accetterà sicuramente di parlarti. E dobbiamo parlare con la nuova Preside di Hogwarts. Anche in questo caso, la tua presenza sarà essenziale”.
Harry sospirò. “Speravo di aver finito di lottare. Speravo di poter avere un po’ di pace”.
Piton alzò un sopracciglio. “Tutti lo speravamo, Potter. Non sempre le cose vanno come vogliamo”.
“Sì, beh, nel mio caso non vanno mai come voglio”.
“Oh, ma guardatevi,” intervenne Lorenzo con la voce strascicata da un sorriso beffardo. “Vi siete appena ritrovati e già state battibeccando. Beh, io devo andare. Ci vediamo più tardi, immagino. Harry, chiama i tuoi amici”.
Dopo quello strano incontro, Harry era tornato a casa. Si era steso sul letto, con la testa che gli pulsava dolorosamente. Forse era la mancanza di cibo: non aveva mangiato nulla, quel giorno. Forse era il whisky a stomaco vuoto, non era abituato a bere. Rimase nella penombra, a fissare il soffitto bianco per diverso tempo, riflettendo sugli avvenimenti della giornata.
Non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Aveva cercato di contattare Ron e Hermione, ma non ci era riuscito, e aveva lasciato loro un messaggio sul telefono fisso. Per qualche motivo, Ron amava usare il telefono Babbano, anche se non aveva capito come fare; e voleva sempre che Harry lo contattasse in quel modo. Il che per lui era più facile, perché il suo minuscolo appartamento non aveva un camino da collegare alla Metropolvere.
Dopo l’incontro con Piton e Lorenzo, Harry si sentiva svuotato. Non riusciva ancora a credere all’idea che Piton fosse sopravvissuto, che fosse diventato amico di un vampiro (di due vampiri, a quanto sembrava) e che ci fosse una nuova minaccia, forse anche più pericolosa di Voldemort, da combattere. Il suo stomaco brontolò, e Harry pensò che doveva davvero mangiare qualcosa. Ma al tempo stesso, non voleva alzarsi, e sapeva che il frigorifero era vuoto, con l’eccezione di qualche barretta al cioccolato. Doveva andare a fare la spesa, prima o poi. Chiuse gli occhi.
Harry si svegliò probabilmente dopo ore, con il telefono che suonava a ripetizione. Allungò una mano sul comodino e biascicò un “pronto?” solo per essere accolto da silenzio totale dall’altra parte, prima che cadesse la linea. Ron, probabilmente. Si guardò intorno e accese la luce, si era fatto buio. Il telefono squillò di nuovo.
“Pronto?”
“Pronto? Harry?” la voce di Ron.
“Ron, attacca! Ho risposto io!” Questa era Hermione. Harry non capiva perchè avessero installato due telefoni, quando Ron non sapeva usarne neanche uno.
“Harry! Come stai? Hai detto nel messaggio di volerci parlare. Va tutto bene?”
“Sì… direi di sì. Ma devo parlarvi di persona. Vengo da voi fra un’ora”.
Il tempo di fare una doccia e di mettersi un paio di barrette al cioccolato nello stomaco.
“Harry, tutto questo è incredibile”, disse Hermione, sistemando i piatti sul tavolo. I tre ragazzi erano seduti al tavolo alla cucina di Spinner’s End, con di fronte diverse confezioni di cibo da asporto. Avevano fame, e avevano quindi pensato di comprare cibo in abbondanza. Non era chiaro se i vampiri mangiavano anche cibo “classico”, e probabilmente Piton non avrebbe voluto mangiare con loro comunque, ma Hermione aveva insistito che era un modo per dimostrarsi amichevoli. Avevano anche comprato diverse bottiglie di bevande analcoliche e vino (“Forse il vino piace ai vampiri?” aveva chiesto Hermione).
Piton e Lorenzo entrarono dopo qualche minuto. A quanto sembrava, anche il vampiro aveva avuto la loro idea, e aveva in mano una scatola che sembrava provenire da una pasticceria. Dietro di lui entrò una ragazza, alta e con i capelli lunghi castani, dai profondi occhi marroni. Era molto bella, e assomigliava molto a Lorenzo. Chiaramente era sua sorella, e si presentò con il nome di Elena, sfoderando un gran sorriso.
Come Hary aveva previsto, Hermione si diresse rapida verso Piton, fermandosi a poca distanza da lui, e guardandolo dritto negli occhi. “È un piacere vedere che è sopravvissuto, signore”, disse la ragazza, parlando con voce ferma.
Piton la osservò in silenzio per qualche secondo, e poi annuì. “Grazie, signorina Granger”.Hermione annuì di nuovo, e poi si diresse verso il tavolo, presentandosi a Lorenzo ed Elena.
“Abbiamo preso del cibo da asporto,” spiegò Hermione. “Non sapevamo se potete o volete mangiare…”
“Oh, grazie del pensiero,” disse Elena. “Sì, prenderò qualcosa”.
A quel punto, Lorenzo si rivolse a Piton con un sorriso canzonatorio. “E tu che fai, Severus? Mangi?”
Harry non poté non notare lo sguardo penetrante che Piton rivolse al vampiro. Era lo stesso sguardo che a volte rivolgeva agli studenti prima di rimproverarli. “Sì, grazie. Non ho ancora cenato,” rispose l’ex professore.
Harry pensò che si trattasse di uno strano scambio. Ma presto la conversazione si fece animata, e lui si concentrò sulle domande che i suoi amici stavano rivolgendo ai due vampiri.
“Sì, possiamo mangiare cibo classico,” stava dicendo Elena a Hermione. “Ma il nostro nutrimento principale deve essere sangue. Anche animale va bene”.
“Come si diventa vampire?” chiese ancora Hermione.
“Beh, non è tanto semplice,” rispose Lorenzo. “È necessario morire dopo aver bevuto sangue di vampiro. Se si muore con del sangue di vampiro in corpo, allora ci si risveglia vampiri”.
“E voi come lo siete diventati?” chiese Ron.
I due vampiri si guardarono brevemente. “Ron! Forse è una domanda troppo personale, non credi?” intervene Hermione.
“Non c’è problema, “ rispose Lorenzo. “Sono diventato vampiro nel 1500. Ero in viaggio d’affari e ho conosciuto una ragazza. Mi sono innamorato, e ho perso la testa. Lei era una vampira, e mi sono lasciato convincere a… diventare come lei, per poter passare insieme l’eternità. Ovviamente non abbiamo passato insieme neanche un anno”.
“E quindi tu ti…” comment Ron.
“Sì. Ho bevuto il suo sangue e poi mi sono ucciso”, terminò il racconto Lorenzo, con il sorriso beffardo che Harry aveva ormai imparato a conoscere.
“Oh”.
“Per me invece è stato un incidente,” iniziò Elena. “Sono rimasta gravemente ferita, e mio fratello, che era già un vampiro, ha cercato di salvarmi facendomi bere il suo sangue. Dovete sapere che il sangue di vampiro può essere usato per curare gli umani feriti. Nel mio caso però era troppo tardi, e sono morta con il suo sangue nel mio corpo. Come abbiamo detto prima, questo è il modo in cui inizia la trasformazione”.
“Avete dei poteri?” chiese Hermione.
“Non esattamente,” rispose Elena. “Dopo la trasformazione diventiamo simili agli altri predatori, e quindi sviluppiamo al massimo i nostri sensi. L’olfatto, l’udito e la vista sono molto più sviluppati. Come potrebbero essere quelli di un animale selvatico”.
“E possiamo modificare la memoria dei non vampiri”, continuò Lorenzo.
“Cioè?” chiese Ron.
“Possiamo impiantare una breve memoria, sostituendola con un’altra. Per esempio, adesso potrei guardarti negli occhi e convincerti a pensare che stasera sei arrivato qui due ora fa e hai catalogato i libri con Harry invece di fare quello che hai fatto fino a ora. Possiamo modificare solo piccolo ricordi, ma è utile nel caso in cui ualcuno scopra la nostra identità”.
“E c’è un modo per evitarlo?”
“Verbena,” rispose Piton, intervenendo per la prima volta. “La verbena rende immune da questo tipo di cose. È velenosa per i vampiri. Assumerne un po’ ogni giorno impedisce che la memoria possa essere modificata, o che i vampiri possano bere il proprio sangue”.
Elena annuì. “Tutti devono cominciare ad assumerla. È un modo molto efficace per proteggersi”.
“E quella cosa del sole? È vera?” chiese ancora Ron. Lorenzo rispose con un sogghigno. “Se per ‘quella cosa’ intendi che non possiamo esporci ai raggi solari, sì, è vera. I vampiri possono uscire solo la notte, per evitare di bruciarsi”.
“Ma… oggi sei uscito dal pub di giorno”, commentò Harry.
“Grazie a questo,” Lorenzo alzò la mano destra, mostrando un anello argentato all’anulare. Elena fece lo stesso: anche lei aveva lo stesso anello. “Si tratta di una magia molto potente. La nostra famiglia a Firenze era ricca e potente, e fra le proprie conoscenze aveva una strega. Una strega molto esperta, che ha potuto realizzare per noi questi anelli. Se li portiamo, possiamo camminare alla luce del sole. Altrimenti, no. Questo sicuramente è un vantaggio che abbiamo sopra gli altri vampiri: una magia di questo tipo è molto rara, e non pensiamo che siano molti ad avere questo tipo di anelli”.
“Aspettate un attimo!” esclamò Ron. Tutti si voltarono a guardarlo. “Mio fratello l’altro giorno mi ha detto una cosa. Nel negozio è venuto un mago a chiedere se fosse possibile realizzare qualcosa per permettere a un suo amico vampiro di camminare fuori di giorno, anche solo per un po’. Era un regalo che voleva fargli per il suo compleanno, ha detto”.
Piton, Lorenzo ed Elena si guardarono, allarmati. “Che tipo di negozio ha tuo fratello?” chiese Elena.
“Un negozio di scherzi,” rispose Ron. “Lui e… l’altro mio fratello hanno creato molti degli scherzi che vendiamo. Ma si tratta soprattutto di cose da ragazzi, come… non so… caramelle che causano un’emorragia dal naso per saltare la lezione, cose così”.
“Sì, me le ricordo quelle dannate cose,” commentò Piton, guardando in cagnesco Ron.
“Ma non abbiamo mai fatto niente come quello che ci ha chiesto questa persona. Per questo a George è sembrata una richiesta strana”.
“Quindi non vendete qualcosa di questo tipo?” chiese Elena.
“No, assolutamente no. Mio fratello ha detto al cliente che ci avrebbe lavorato sopra per vedere di riuscire a creare qualcosa del genere, ma poi non credo che l’abbia fatto”.
“Dobbiamo parlare con lui,” intervenne Lorenzo, alzandosi dalla sedia. “Dov’è tuo fratello, adesso?”
“A casa sua, credo”.
“Chiamalo,” disse Harry. “C’è ancora della metropolvere vicina al camino”.
NOTA: Visto che l mia fantasia è molto limitata, ho preso le descrizioni degli anelli magici e di come si diventa vampiri dalla saga "I diari del vampiro", della scrittrice Lisa J. Smith. L'autrice accetta che si scrivano fanfiction sulle sue opere.
EDIT: ho corretto degli errori di battitura
Edited by Starliam - 19/11/2017, 19:29