Il Calderone di Severus

Lady memory - Second Chance, Long-fic Severus; hurt/comfort... decisamente emozionale; Albus Severus, Minerva, e molti altri; No pairing; Next generation

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view post Posted on 10/10/2016, 16:00
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Fondi-calderoni

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Buonasera, Lady Memory--
intervengo per la prima volta (sono nuovissima del forum), ma non posso trattenermi dal ringraziarti per lo splendido racconto che stai condividendo (e ...traducendo).

Lo trovo veramente un lavoro complesso e ricco di emozioni, spunti di riflessione e sfumature.

Riesco a scriverti adesso, dopo aver letto questo incontro, memorabile, Snape-Longbottom (mediato dalla tenera presenza di Albus Severus), che mi ha rincuorato dopo la vaga ansia lasciata dai precedenti momenti con le classi e Zabini.

Non è facile niente, di quello che stai portando avanti, a cominciare da Snape ridotto a quadro, che però esce potentissimo, con una ricchezza di toni, di sentimenti, di contraddizioni, da cui è impossibile non essere conquistati.

Mi piace come stai affrontando il post-war, come tieni conto delle conseguenze, anche di medio raggio, anche quelle altrimenti invisibili e come ci accompagni dentro questa coltre grigia insieme al risvegliato, seppur dimezzato, Snape.

Adoro Minerva, adoro Albus Severus, (mi fai riconciliare perfino con Albus senior) e adoro questa atmosfera (per adesso... :ph34r: ) elegiaca.

ps. E sì! Longbottom ha vendicato il professor Snape!! sempre pensato, sempre un po' sorriso di questo...

ps. E sì!! Altro che Cursed Child... Questo è molto più interessante!!
 
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view post Posted on 10/10/2016, 16:20
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Buca-calderoni

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Grazie!
Sono molto contenta di fare la tua conoscenza attraverso questa storia che mi è carissima.
E sono molto contenta che ti stia piacendo. Ti ringrazio di tutti i complimenti che mi fai, e ti garantisco che questi momenti emozionali che ti coinvolgono tanto, diventeranno ancora più coinvolgenti mano mano che la storia va avanti.

In effetti, storia ed autrice si sono evolute insieme, mano mano che la mia padronanza dell'inglese migliorava e con lei la mia capacità di esternare sentimenti ed emozioni. Forse persino troppo ;)

Grazie ancora, spero di completare presto un'altra traduzione.
 
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view post Posted on 10/10/2016, 17:25
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CITAZIONE (UnforgivenSweetie @ 10/10/2016, 17:00) 
Buonasera, Lady Memory--
intervengo per la prima volta (sono nuovissima del forum), ma non posso trattenermi dal ringraziarti per lo splendido racconto che stai condividendo (e ...traducendo).

Ciao, ci fa piacere che tu sia approdata tra noi.
Ti invito a presentarti QUI aprendo una tua discussione, così potremo conoscerci meglio. :)

chiara53, Moderatore Globale
 
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view post Posted on 14/10/2016, 08:11
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Buca-calderoni

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Parte X


Neville Longbottom era andato via, lasciando soli alunno e professore. Snape guardò il ragazzino che gli sorrideva con tanta fiducia e si chiese se quel bambino sarebbe mai stato in grado di suscitare l’apparizione di un Molliccio. Quale avrebbe potuto essere la peggior paura di un animo così ingenuo e tenero? Quella confortante considerazione fu subito seguita da un rinnovato impeto di gratitudine per Minerva che, consigliando lezioni private dall’alto della sua autorità, aveva offerto a entrambi una soluzione perfetta per la difficile situazione creata dalle scelte di Zabini.

Il mago ritornò al suo abituale tono severo e chiese, “Allora, signor Potter, vuoi davvero continuare a studiare con me?”

Il ragazzo prese un’aria offesa. “Ma certo!” esclamò. “Adesso che lei insegna a James, devo trovare un modo di batterlo. Non fa che vantarsi tutto il tempo per questo nuovo corso.”

Snape si incupì. Era sicuro che James Potter fosse un bulletto presuntuoso e patetico, e le parole di Albus Severus confermavano ancora una volta questa opinione. Comunque, il mago investigò meglio. “Mi sembrava di aver capito che tuo fratello non fosse contento di me.”

“Be’, ecco, era per via dei punti,” spiegò Albus Severus. “Ma è molto fiero di essere stato scelto, e ha già scritto a mamma e papà che io invece non sono stato ammesso.”

Il ragazzo prese un’aria sconfortata, poi esclamò con trasporto, “Ho cercato di fare del mio meglio, Professore! Davvero! Però il Professor Zabini ha detto che non era sufficiente. Mi spiace così tanto!”

Il visetto sembrò raggrinzirsi in una smorfia di comica disperazione, poi si illuminò nuovamente di speranza. “Ma oggi la Professoressa McGonagall mi ha chiamato e mi ha detto che potevo provarci di nuovo, con un piccolo aiuto da parte sua, Professore…”

Di nuovo gioioso al pensiero della fortuna capitatagli, il ragazzo dichiarò col suo bel sorriso, “Vede, James e io dobbiamo batterci alla pari. Onorevolmente. Come faceva lei con mio nonno.”

Colto di sorpresa, Snape trasse un respiro brusco. “Perché dici questo? Chi te lo ha raccontato?”

“Nessuno, signore.” Albus Severus sembrava stupito. “Ma ormai la conosco bene, ecco perché ne sono sicuro.”

Il mago si sentì perso davanti ad un simile immenso candore. Come poteva essersi meritato un’ammirazione così commovente? Per la prima volta in tutti quegli anni, sentì le lacrime salirgli agli occhi e sorrise tristemente a quel pensiero. Un ritratto che piangeva! Chissà se il colore sulla tela si sarebbe liquefatto, sciogliendosi con le sue lacrime e distruggendo così la sua nuova vita? Eppure, che modo meraviglioso di morire sarebbe stato quello di dissolversi confortato da emozioni così pure e rigeneranti, sapendo che questa volta qualcuno l’avrebbe sinceramente rimpianto…

Albus Severus non aveva compreso quei sentimenti, naturalmente. Stava ammirando l’aula, sprizzando energia come ogni normale ragazzo. Curioso, chiese a Snape con il suo tono allegro, “Posso vedere i calderoni, Professore?”

Snape annuì, mentre la commozione ancora gli stringeva la gola impedendogli di parlare, e il ragazzo fece un giro cauto della stanza. Poi, non riuscendo a trattenersi, chiese speranzoso, “Posso... toccarli?

Snape sorrise, e Albus Severus posò reverentemente una mano sul ventre metallico di un grande calderone. Ammirato, il ragazzo fischiò leggermente, poi ritornò velocemente sotto il quadro.

“Certo che James è proprio fortunato!” dichiarò, corrugando la fronte. “Quando possiamo iniziare, Professore? Voglio davvero fargli vedere chi di noi due è il migliore!”

Ce la farai, Albus Severus, pensò Snape. E io ti aiuterò.

Poi si schiarì la voce ed annunciò burberamente, “Domani alle cinque, signor Potter. E ti prego di essere puntuale, altrimenti queste lezioni finiranno prima ancora di essere iniziate.”

“Non sono mai arrivato in ritardo finora!” protestò il ragazzo con la sua voce acuta.

“Rispetto, giovanotto! Io non sono il Professor Longbottom!” Snape replicò aggrottando le sopracciglia. Ma subito dopo, un sorriso paterno mitigò immediatamente l’asprezza di quelle parole, e Albus Severus sorrise a sua volta.

*************

La luna stava splendendo alta in un cielo nero e vellutato quando Snape interruppe le sue riflessioni e decise che era arrivato il momento giusto per ritornare al suo posto nell’ufficio della Preside. La notte era ormai sufficientemente inoltrata da evitargli visite o conversazioni indesiderate mentre si sentiva ancora di umore meditativo. Eppure, appena rientrò nel suo quadro, ebbe l’inaspettata sorpresa di trovare Minerva ancora seduta alla sua scrivania.

La giornata era stata evidentemente troppo faticosa per lei, e l’anziana donna si era placidamente addormentata sul tavolo, con gli occhiali appoggiati di traverso sul naso e le braccia incrociate sotto la testa, proprio come uno dei tanti ragazzini a cui una volta insegnava. Snape capì che lo aveva aspettato fino a quell’ora tarda, e quella prova di affetto rese ancora più doloroso il peso che portava nel cuore.

“Minerva,” la chiamò piano. Ma il sonno dell’anziana strega era troppo profondo, e Snape dovette ripetere la sua chiamata.

“Minerva!” insistette con tono preoccupato, odiando di doverla disturbare, ma sapendo di essere lui il visitatore che la donna aveva aspettato così a lungo.

Reagendo finalmente a quella voce, Minerva si risvegliò e gli sorrise, gli occhi ancora leggermente annebbiati dalla sonnolenza.

“Severus, sei tornato?” lo salutò, massaggiandosi il viso e sistemandosi gli occhiali sul naso. Poi chiese ansiosamente, “Come è andato l’incontro con Zabini? Devi scusarmi per avervi lasciati soli alla fine della lezione, ma ho pensato che poteva essere una buona occasione per tutti e due …”

Si aspettava di essere rassicurata, e Snape esitò. Come poteva annunciarle che il suo incontro con Zabini lo aveva lasciato col desiderio di abbandonare quel ruolo di insegnante appena ritrovato? Come poteva confessare che si era abbandonato a cupe riflessioni per tutto il pomeriggio, e che solo la visita di Albus Severus aveva ridato luce ad una giornata che stava miseramente naufragando nella disperazione? Come poteva ammettere che il suo cuore ancora vibrava di amarezza mentre la sua mente si interrogava dubbiosa?

Minerva lo guardò col suo sguardo penetrante, e una ruga le si increspò sulla fronte. “Tu hai brutte notizie da darmi,” dichiarò, improvvisamente seria.

Snape incrociò la braccia nella sua tipica posa difensiva. “Cosa diresti se io decidessi di rinunciare ad insegnare?” chiese cautamente.

L’anziana strega spalancò gli occhi. “Tu COSA?” esclamò. “ Pensavo che avessimo già discusso questa ipotesi! Come puoi far questo ai ragazzi, Severus?”

“Diciamo che, per esempio, non posso essere considerato un esempio luminoso per molti di loro…” replicò lui con tono vago.

“Che stai dicendo?” Minerva reagì, arrabbiata. “Ho personalmente spiegato, a quei pochi che non ti conoscevano, chi è l’uomo con cui avranno l’onore di studiare Pozioni.”

La donna si alzò in piedi, vibrante di indignazione. “Non voglio più sentire queste sciocchezze!” lo avvisò, puntando l’indice in un gesto di minaccia. Poi tutta la sua compostezza si frantumò. “Cosa è accaduto, Severus? Perché hai cambiato idea?”

Minerva considerò i lineamenti corrucciati dell’uomo nel ritratto, e i suoi occhi si illuminarono per un’improvvisa intuizione. “È stato Zabini, vero?” chiese in tono amaro. “Quell’uomo ci ha creato problemi sin dal primo giorno che è arrivato. Avevi ragione, Severus, non avrei dovuto assumerlo. È arrogante, poco collaborativo e sempre pronto a lamentarsi.”

La strega abbassò il capo in una triste ammissione di sconfitta. “Ero così felice…” mormorò, come parlando a se stessa. “Una nuova opportunità per te. Un eccellente insegnante per la scuola. E… e la mia occasione personale per farmi perdonare. Ma non ha funzionato. Avrei dovuto saperlo.” Poi sospirò profondamente e rimase in silenzio, un doloroso silenzio.

Per la prima volta da quando si era risvegliato in quel lontano corridoio, Snape considerò Minerva con occhi critici, comparando la donna in quella stanza con la donna che aveva conosciuto tanti anni prima: il braccio destro di Dumbledore, l’insegnante severa, la collega affidabile, l’educatrice inflessibile, colei che rispettava sempre le regole anche se ciò poteva voler dire togliere punti alla sua stessa Casa. Leale, sincera, onesta…

Eppure queste splendide qualità erano proprio la ragione per cui Minerva era sempre stata così vulnerabile, e il tempo non aveva migliorato la situazione. Di fronte al quadro di Snape adesso c’era una donna anziana e fragile, con mani grinzose e macchiate dall’età, le cui labbra si stringevano convulsamente in una linea sottile mentre tentava di ritrovare il controllo di sé.

Snape provò improvvisamente un immenso rimorso. Cosa stava facendo? Minerva era l’artefice di questa sua nuova opportunità. Come poteva deluderla, e assieme a lei, come poteva deludere tutti coloro che avevano avuto fiducia in lui?

Sacrificare i suoi veri amici, le sue aspirazioni più nobili, gettare via l’ultima possibilità che la vita gli aveva offerto… questo significava arrendersi, e Severus Snape non voleva arrendersi. Ora, sicuramente Zabini aveva avuto ragione nel formulare le sue accuse: il suo vecchio professore aveva agito male nei confronti di tante persone, e in tanti modi diversi. Ma era accaduto durante una guerra. Un altro posto. Un altro tempo. Un’altra vita.

Snape incrociò lo sguardo ansioso di Minerva e le rivolse uno dei suoi tipici sorrisi bizzarri, cercando allo stesso tempo una risposta che potesse disperdere i dubbi e l’angoscia dell’anziana preside.

“Sei davvero testarda. Testarda come si dice che siano tutti i Grifondoro. Non posso che essere d’accordo con questa opinione, e ovviamente, accetterò tutto quello che deciderai per me.”

Il cambiamento nell’espressione dell’anziana donna fu incredibile, e bellissimo da vedere. Appena colse il vero significato di quella dichiarazione, un immenso sorriso di sollievo le si allargò sul viso. A quel punto, Minerva lo rimproverò affettuosamente. “Ah, Severus! Per grazia di Merlino, stavi solo scherzando! Volevi che ti facessi i complimenti, allora? Era uno dei tuoi trucchi astuti per farti lodare?”

Imbarazzato, Snape abbassò gli occhi mentre lei lo guardava con gioia commovente.

“Sono così felice di averti di nuovo tra gli insegnanti,” Minerva gli confessò allora in tutta semplicità. “Sto diventando vecchia, e le persone anziane amano avere giovani intorno a loro. Specialmente quando questi giovani sono buoni amici da così tanto tempo.”

“Tu non sei vecchia, Minerva!” protestò Snape automaticamente, ma Minerva scosse la testa ed un sorriso sbarazzino le apparve sul viso, facendola sembrare per un attimo la vivace e sottile adolescente che era doveva essere stata tanti anni prima.

“Io SONO vecchia, Severus. Non quanto Albus, naturalmente, ma in ottobre diventerò centenaria,” rispose con una risatina. Le sue guance si arrossarono prendendo quella adorabile sfumatura rosata così tipica delle persone anziane, e Minerva aggiunse, con una specie di timido orgoglio, “Cento anni! Riesci ad immaginarlo? Quante cose sono accadute, e quante ne ho viste accadere! Alcune felici, alcune tristi, alcune brutte, altre bellissime…”

La donna gli sorrise di nuovo, ed una miriade di scintille si accesero nei suoi occhi mentre diceva emozionata, “E da adesso in poi, ci sei di nuovo tu a far parte della mia vita. Che regalo meraviglioso!”

Le lacrime finalmente le scesero sulle guance, e Snape le guardò scorrere, non osando parlare, incapace di esprimere le emozioni che si susseguivano nella sua mente, e sentendo una potente ondata di affetto travolgergli il cuore.

Poi un’idea sconcertante gli illuminò la mente, e il mago dilatò gli occhi per l’intensità di quella intuizione.

*************

La fresca luce del primo mattino rischiarava la nuova aula di Pozioni. Un uomo entrò camminando di buon passo, e si diresse subito verso il quadro dove Snape lo stava aspettando impazientemente, le braccia incrociate e le sopracciglia aggrottate nella sua abituale espressione severa.

“Professor Snape,” l’uomo lo salutò, ansimando come se avesse corso. “Ha chiesto di me?”

“Signor Longbottom,” Snape ricambiò il saluto con un cenno della testa. “Sì, l’ho fatta chiamare. La ringrazio per essere venuto tanto in fretta nonostante un così breve preavviso.”

Seguì una pausa e il ritratto esaminò attentamente l’uomo, che stava stabilizzando il ritmo dei suoi respiri mentre attendeva pazientemente. Poi Snape si decise a parlare. “Ho un’idea, ma ho bisogno del suo aiuto per metterla in atto.”

“Che cosa vuole che faccia?” Neville rispose con grande semplicità, e Snape apprezzò la fiducia implicita in quelle parole.

“Non è niente di complicato, vedrà. Almeno, non per l’uomo che ha ucciso “il serpente gigante di Voldemort,” dichiarò il mago con un sorriso significativo, e molte altre parole seguirono quell’affermazione, componendo una spiegazione concisa ma completa.

Neville ascoltò con grande attenzione, poi sorrise e rifletté, “È un progetto ambizioso. E il tempo non è molto.”

“Ecco perché ho pensato a lei.”

“Suppongo quindi di dovermi sentire onorato della sua preferenza,” Neville rispose gentilmente seppure con una sfumatura di ironia.

Snape incrociò di nuovo le braccia e parlò lentamente, come se stesse suggellando una promessa solenne. “Solo poche ore fa, lei mi ha accusato di non averle mai dato fiducia… e forse aveva ragione. Adesso ho l’opportunità di fare ammenda. Mi affido a lei, signor Longbottom. Sono sicuro che non mi deluderà.”

___________________

Nota dell’autore (2008):

In una delle sue prime interviste, JKR diceva che Minerva aveva circa 75 anni e Albus 150 all’inizio del ciclo di Harry Potter. Quindi, se aggiungiamo i pochi anni necessari alla conclusione della saga e i 19 anni dopo, si arriva più a meno a 100 anni per Minerva.
In ogni caso, se ho sbagliato il calcolo, datemi pure la colpa. Non sono mai stata brava in matematica.
 
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view post Posted on 14/10/2016, 17:09
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Questo capitolo è troppo corto!
Molto bello, la tua Minerva mi piace sempre di più; Severus è più vivo che mai e mi piace l'introspezione continua che dissemini. Insomma mi piace tutto!
Sai, Mariaemilia sei bravissima a creare "ganci" tra un capitolo e l'altro.
Io non ho imparato e temo di non esserne capace, mi immedesimo troppo nella delusione del lettore :lol:
 
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view post Posted on 14/10/2016, 21:39
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Buca-calderoni

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La delusione del lettore?
A cosa ti riferisci? Ai famosi cliffhangers, ovvero le puntate lasciate in sospeso che fanno impazzire di curiosità chi legge?
Su Fanfiction lo facevano tutti gli autori. In un sito così immenso, è uno dei modi per agganciare un lettore e tenerlo incollato alla storia ;)

A questo punto però, non so se prendere il tuo commento per un complimento...

Invece grazie per tutti gli altri pareri positivi. Sono contenta che la storia ti continui a piacere, pur sapendo già più o meno come va a finire. Io devo dire che, rileggendomi, mi trovo molto ingenua. Si vede che a) era uno dei miei primi tentativi in inglese e b) non avevo ancora una conoscenza approfondita dei personaggi.

Il prossimo capitolo è più lungo, ma è anche parecchio antipatico, in tutti i sensi...
A prima o poi (non posso dire presto). :)
 
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view post Posted on 15/10/2016, 05:37
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CITAZIONE (Lady Memory @ 14/10/2016, 22:39) 
La delusione del lettore?
A cosa ti riferisci? Ai famosi cliffhangers, ovvero le puntate lasciate in sospeso che fanno impazzire di curiosità chi legge?
....

A questo punto però, non so se prendere il tuo commento per un complimento...

E' un complimento!
Significa che l'aggancio è riuscito :lol:
Il lettore(io) vuole vedere che succede. :P
 
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view post Posted on 15/10/2016, 16:29
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Buca-calderoni

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Va bene, allora eccoti servita.

Se non te lo ricordi dalla lettura precedente, questa è la scena in cui Snape raggiunge il suo momento più crudele. Molti dei lettori originali si sono (giustamente) indignati con me e con lui, ma poi... poi comincia la risalita. :)

Eccolo:

Parte XI



La prima vera lezione di Snape ai suoi studenti del secondo anno iniziò mentre un violento temporale esplodeva con furia, e l tuoni rimbombavano in un cielo livido e nuvoloso. I pannelli splendidamente decorati delle antiche finestre vibravano e mandavano vividi lampi colorati ogni volta che un fulmine attraversava l’aria. L’elettricità pervadeva l’atmosfera, e gli scoppi dei tuoni faceva sussultare di paura i più impressionabili dei ragazzi. Le torce diffondevano una luce tremula ma intensa. In quel contrasto tra chiaro e scuro, dove le ombre oscillanti davano un effetto ancor più tridimensionale agli oggetti e i calderoni apparivano immensi rispetto alle figurette che si muovevano in mezzo a loro, Severus Snape sembrava stranamente piatto mentre i lampi si riflettevano sulla superficie irregolare della sua tela.

La classe era evidentemente a disagio. Per la prima volta, i ragazzi erano soli col loro nuovo professore, e lo stavano considerando sospettosamente con occhiate furtive. Quelli che avevano raccolto informazioni da genitori o parenti più vecchi si erano precipitati a raccontare agli altri i racconti sulla fama terrificante di Snape come insegnante. Sussurri erano stati scambiati nei corridoi riguardo il suo esser stato un seguace del Signore Oscuro. Alcuni dei Serpeverde erano combattuti tra il sentimento di lealtà alla loro Casa e le diverse sensazioni di sfiducia, rabbia o odio suscitate dal flusso delle informazioni ricevute. Le precedenti spiegazioni della Preside McGonagall erano state quindi cancellate dal torrente di notizie arrivate direttamente dalle case e dalle famiglie. Eppure, nessun genitore si era opposto alla singolare scelta della Preside: nessun padre aveva protestato indignato, nessuna madre aveva mandato un gufo per esprimere la sua preoccupazione. I ragazzi era stati lasciati soli a farsi domande in un mare di dubbi, e la diffidenza adesso faceva incupire i loro visi ed esitare le loro voci, mentre la tempesta infuriava fuori dalle finestre e dentro i loro cuori.

Snape accolse la classe con un freddo sorriso che si trasformò in un’espressione sardonica non appena James Potter apparve sotto l’apertura della porta. Il ragazzo era nervoso, e anche se faceva mostra di un atteggiamento baldanzoso, in qualche modo evitava di guardare direttamente il suo insegnante. Con la sua lunga esperienza, Snape si mise immediatamente in guardia, e la piega sarcastica delle sue labbra si accentuò ancora di più.

Il ritratto si aspettava una sfida. Meglio ancora, non vedeva l’ora che accadesse.

*************

La lezione iniziò con una piccola conferenza, nella quale il mago spiegò alcuni degli errori più evidenti che aveva notato nel loro precedente incontro. Era faticoso correggere abitudini che si erano radicate dopo un anno di pratica, perciò i ragazzi dovevano venir corretti il prima possibile. Snape ebbe un brivido pensando agli studenti più grandi: quanti altri comportamenti sbagliati aveva incoraggiato Zabini con il suo lassismo?

Seguì poi un veloce sondaggio e, mentre faceva domande non troppo impegnative, il nuovo professore in realtà indagava e confrontava le interazioni tra gli studenti: osservava le dinamiche della classe per capire chi erano i capi, chi gli elementi deboli, chi i più entusiasti o preparati, e finalmente, chi potevano essere i potenziali disturbatori.

Presto individuò due gruppi principali: uno faceva capo ai Serpeverde, l’altro si radunava attorno ai Grifondoro. Niente di nuovo in tutto ciò, pensò Snape con un sospiro, ricordando il passato. L’unica differenza degna di nota era che adesso i Corvonero sembravano far squadra con gli studenti verde e argento, e il polo della loro attrazione era indubbiamente Jennifer Avery… Un altro interessante dettaglio che avrebbe richiesto ulteriori investigazioni.

Finalmente, arrivarono all’esercitazione pratica. Col suo solito cipiglio sarcastico, Snape aprì il libro dipinto sulla sua scrivania e cercò una pozione per mettere alla prova i suoi studenti; ma questa volta scelse una preparazione molto difficile, perché era curioso di vedere come i differenti caratteri si sarebbero comportati davanti ad una richiesta così impegnativa.

Almeno, questa era la giustificazione che andava ripetendo a se stesso.

Tuttavia il suo sguardo continuava a posarsi su James Potter, che era spiacevolmente conscio di quell’esame incessante. Il ragazzo stava diventando sempre più nervoso e si guardava intorno come a cercare aiuto, mordicchiandosi il labbro e grattandosi la testa nello sforzo di interpretare il testo. Vicino a lui, ancora più angosciato, Arthur Macmillan si passava le dita tra i capelli, sollevandoli e scompigliandoli continuamente mentre cercava di capire le istruzioni.

Il tuono rimbombava cupamente e la vivida luce dei lampi illuminava l’aula con un effetto sinistro. L’intera classe si dimenava e si contorceva come vermi infilzati su un amo. Il compito era evidentemente troppo difficile per loro. Potevano essere “i migliori”, ma erano i migliori secondo il parere di Zabini, pensò Snape e sorrise freddamente, vedendo James grattarsi il naso perplesso mentre scambiava occhiate preoccupate con i suoi compagni.

Dall’altro lato della stanza, con un sorrisetto significativo molto simile a quello di Snape, Jennifer Avery stava tagliando i suoi vermicoli secchi in piccoli segmenti precisi, tenendo lo sguardo fisso sugli ingredienti che aveva davanti. Le sue mani si muovevano con ritmo regolare, e tutto il suo comportamento tradiva una enorme sicurezza e un contenuto disprezzo per il gruppetto patetico riunito in quella stanza.

Ecco, quello sarebbe stato un altro tipo di problema da affrontare in futuro, considerò Snape aggrottando le sopracciglia.

L’esercitazione fu presto finita. Uno dopo l’altro, i ragazzi abbandonarono l’impresa e guardarono le loro pozioni decomporsi, mentre aspettavano con angoscia di conoscere le reazioni del loro nuovo e terribile insegnante davanti a quel fallimento. James Potter era l’unico del gruppo dei Grifondoro che rifiutava di arrendersi e continuava una lotta ostinata contro le forze oscure nel suo calderone: tuttavia, era troppo nervoso per lavorare correttamente, e anche lui finì per perdere il controllo del suo procedimento. In pochi attimi, la miscela che stava rimestando cambiò colore, passando da un giallo pallido ad un incredibile arancione abbagliante.

Cercando di compensare quell’allarmante trasformazione, James aggiunse subito nuovi ingredienti, ma il calderone emise un gorgoglìo bolloso e parte del suo contenuto schizzò fuori, spruzzando il ragazzo con un liquido disgustosamente viscido.

“Ma che diavolo…” gridò James e fece un balzo indietro, mandando una tazza piena di semi a schiantarsi sul pavimento con un botto fragoroso.

“Stai attento, signor Potter!” esclamò Snape, mentre una gioia feroce gli dilatava il cuore. “Ti ho già avvertito che non siamo su un campo di Quidditich.”

Il ragazzo strinse i pugni e le sue labbra tremarono nello sforzo di controllare la rabbia, mentre raccoglieva i semi sparsi sul pavimento.

Troppo facile, pensò vendicativamente Snape, e come se avesse percepito i suoi pensieri, il calderone vomitò di nuovo un’ondata di liquido sullo sfortunato studente che si era avvicinato per controllare la sua pozione. E questa volta, le parole che sfuggirono a James furono roventi come la miscela che aveva cercato di preparare.

“Signor Potter! Modera quella lingua e pulisci il disastro che hai fatto sul pavimento!” ordinò seccamente Snape.

“Non l’ho fatto apposta!” esclamò il ragazzo indignato, e Snape esplose istantaneamente. “Rispetto, Potter! Quando ti rivolgi a me, devi chiamarmi signore o professore!”

La classe agghiacciò e fece un passo indietro, allarmata. Improvvisamente, quell’insegnante dipinto era diventato molto più vero e terrificante della maggioranza dei suoi colleghi vivi.

Incrociando le braccia nella sua posa favorita, Snape abbassò la voce fino a raggiungere un preoccupante tono gelido. “Quello non è il tuo calderone, Potter?”

“Sì, ma---“

“Niente scuse!” rispose seccamente il mago. “Prenditela con la tua incompetenza, Potter, se hai rovinato la tua preparazione e sbagliato il test. Non dimenticarti che sei in un corso che richiede cervello, non muscoli.”

“Non ho chiesto io di essere ammesso… signore,” rispose il ragazzo, risentito per quelle continue allusioni alle sue prodezze sportive.

“Pulisci quel disastro!” ordinò Snape con un tono che fece rabbrividire tutti gli altri studenti, muti spettatori di quella scena.

“Scriverò a mio padre quello che è successo,” sussurrò rabbiosamente James ad Arthur Macmillan mentre cercava di ripulirsi del liquido disgustoso che aveva addosso. Ma purtroppo per lui, l’udito di Snape era ormai altamente sviluppato dopo tutti quegli anni di insegnamento.

“Ho avuto il piacere di insegnare a tuo padre, signor Potter,” esordì quindi il mago con voce lenta e carica di significato. “Anche lui pensava di poter trasgredire le regole quando era ragazzo, eppure non credo che sarebbe felice di sentire che stai seguendo le sue orme anche in questo. Puoi sempre chiederglielo, naturalmente.”

Snape si interruppe per guardare James negli occhi.

“Ma ti avverto che, in questa classe, l’ultima parola è la mia,” concluse con un sorriso freddo.

“Allora andrò a parlare con la Professoressa McGonagall! Non voglio più stare in questo corso!” sbottò James con infantile risentimento.

Il tuono rimbombò ancora con un ruggito risonante, come se volesse sottolineare quella dichiarazione, e vividi lampi rossi esplosero nella mente di Snape, coagulandosi in piccole macchie vibranti.

“Metti a posto quel caos, Potter, se non vuoi che ti dia una punizione.”

Il ragazzo e il professore incrociarono lo sguardo, fissandosi in una sfida silenziosa.

“NO!” gridò James; poi, ribollendo di collera, girò le spalle al ritratto e cominciò ad avviarsi verso la porta; tuttavia, i suoi passi divennero immediatamente incerti, come se stesse già rimpiangendo quella decisione troppo affrettata, e i suoi occhi lanciarono occhiate in giro, chiedendo mutamente ai suoi compagni di dire qualcosa, di difenderlo, di dargli un qualche supporto. Ma nessuno si mosse, e imitando il loro professore, anche Jennifer Avery incrociò le braccia, ostentando un freddo sorriso sulle labbra.

“Cosa pensi di fare, Potter?” chiese Snape aspramente.

“Me ne vado,” rispose James, con voce tremante resa ancora più acuta dalla tensione.

“Non credo proprio. Auxilium!”

Un cigolio inquietante rispose a questa chiamata. Risvegliandosi dal suo sonno inanimato, una delle armature posizionate agli angoli della stanza si raddrizzò improvvisamente e cominciò a camminare a passi pesanti, con un pauroso suono stridente.

Alcuni dei ragazzi ansimarono di terrore, ma praticamente tutti erano paralizzati e affascinati dalla scena, felici in cuor loro che il professore avesse dimenticato la fine ingloriosa dei loro esperimenti e trovato un così conveniente capro espiatorio.

James impallidì. Era la prima volta che si trovava di fronte un avversario magico così potente, e di certo non aveva pensato che l’uomo nel ritratto potesse avere un simile alleato al suo fianco. Il ragazzo si fermò e studiò il nemico. Poi, con un’espressione determinata, cercò di aggirarlo, usando le varie tecniche che aveva imparato e che funzionavano così bene sul campo di Quidditch.

Si curvò, fece una finta e cercò di superare la statua con un balzo, mentre Snape sorrideva in silenzio, assaporando il momento in cui quel ragazzino viziato sarebbe stato costretto a tornarsene vergognoso al suo posto. Aver stregato quegli impressionanti guardiani – in modo che lui, ormai costretto in un quadro, potesse risvegliarli alla vita quando necessario - era stata una splendida idea.

Ma l’armatura era ancora più risoluta a compiere il suo dovere di quanto potessero immaginarsi sia Snape che James. Dopo un tentativo andato a vuoto, un braccio di ferro inaspettatamente lungo si protese fino ad una dimensione inverosimile e afferrò il ragazzo per la caviglia. Di colpo, James si trovò a testa in giù, con le braccia che quasi toccavano il pavimento, mentre la creatura si girava trionfante verso Snape per presentargli il suo prigioniero penzolante.

“Lasciami andare!” stillò il ragazzo, mezzo soffocato da quella scomoda posizione, e l’intera classe trattenne il respiro, spaventata e allo stesso tempo incapace di reagire.

Un lampo solitario illuminò violentemente la stanza, e gli occhi di Snape si dilatarono, mentre i ricordi lo trascinavano indietro nel tempo. Adesso aveva di nuovo sedici anni e guardava quella scena da una distanza remota, ed era il suo se stesso più giovane, sollevato da un Levicorpus, che gridava e si contorceva per liberarsi… ma nessuno interveniva per aiutarlo. Era stato il nonno di James ad umiliare il giovane Severus davanti ai loro compagni, e un odio improvviso sgorgò bruciante nelle vene di Snape mentre riviveva quell’episodio così disonorevole con rabbia impotente. Emozioni che non avrebbe mai pensato di poter provare ancora si risvegliarono selvagge nelle sue fibre, e per un momento, l’oscurità velò la sua mente.

James indossava calzoni sotto l’uniforme. Almeno gli era stata risparmiata l’umiliazione di mostrare al pubblico la sua biancheria intima. Ma, scivolando fuori da una delle sue tasche, un bigliettino scintillante cadde graziosamente al suolo, e lì, con una piccola esplosione, si trasformò nel ritratto nebbioso di una ragazzina. Nel silenzio improvviso che si era creato, una voce dolce dichiarò, “Ti amo, James!”

La classe esplose in una risata liberatoria, e il ragazzo appeso a testa in giù, mortificato, scoppiò a piangere.

L’intero episodio era durato solo pochi secondo, ma Snape si sentì come se fosse tornato da un lungo viaggio nel tempo. L’amarezza gli strinse il cuore. No, non c’era né gioia né soddisfazione né piacere nell’umiliazione di quel ragazzino i cui occhi rispecchiavano la stessa angoscia che il mago provava nel suo animo.

“Basta!” Snape si scoprì a gridare. Immediatamente, gli studenti fecero silenzio e arretrarono spaventati di fronte alla furia che si stava diffondendo sui lineamenti del loro professore.

“Lascialo andare!” il mago ordinò all’armatura, e la creatura gentilmente depose al suolo James, che si raggomitolò a terra singhiozzando, rifiutando di guardare i suoi compagni.

“Dieci punti in meno ad ogni Casa!” dichiarò aspramente il mago, e gli studenti abbassarono lo sguardo in un silenzio risentito. Poi Snape si rivolse a James.

“Pulirai quel disordine prima di andartene, Potter. Questo è tutto, e spero che non mi darai più motivi per lamentarmi di te,” disse quietamente.

“Ma così arriverà tardi a Trasfigurazione!” Arthur Macmillan, l’unico a non aver riso alla scena precedente, non potè trattenersi dall’esprimere la sua ansia.

“In questo caso, tu lo aiuterai, signor Macmillan. Le punizioni sono molto più sopportabili quando si condividono con gli amici. E poi, subito dopo, avrai una nuova occasione di dimostrare la tua amicizia quando arriverete entrambi in ritardo a Trasfigurazione.”

Arthur abbassò la testa, troppo spaventato per replicare.

“La lezione è finita,” annunciò Snape, e con lo stesso silenzio risentito di prima, i ragazzi presero i libri e lasciarono la stanza. Fuori da quella mura, la tempesta si stava calmando, ma il tuono ancora risuonava in lontananza, come se rispecchiasse le molte contrastanti emozioni che permeavano gli animi.

*************

Non appena fu solo con Arthur, James si rimise lentamente in piedi. Senza dire una parola, chiudendosi dietro un muro di freddezza, cominciò a pulire il pavimento con gli occhi ancora gonfi di lacrime brucianti. Arthur gli andò vicino e cercò di confortare l’amico posandogli goffamente una mano sulla spalla. Ma James si scostò bruscamente, stringendo le labbra. Sconfortato, Arthur fece un respiro profondo, poi, ricordando la loro situazione, si girò a guardare verso il ritratto con una luce di apprensione sul viso. Ma il quadro era vuoto, e i due ragazzi si rilassarono con un sospiro di sollievo.

“Lo odio!” James mormorò, impallidendo sotto la violenza delle sue emozioni. “Lo odio! LO ODIO!!! Hai visto come si è divertito alla scena?”

“Ecco…” disse Arthur a disagio, “ti avevo detto di lasciare il biglietto di Margaret nella nostra stanza…”

“Non parlavo di quello, scemo! Non hai sentito cosa ha detto? Mi odia per via della mia famiglia, perché ho questo nome!”

“Però mi sembra che con tuo fratello vada d’accordo…” provò di nuovo Arthur, deglutendo preoccupato. Non voleva litigare col suo amico, ma James poteva diventare pericoloso in occasioni come quelle.

“Al è uno stupido! L’ho già avvisato! Scommetto che Snape gli farà un brutto scherzo quando meno se lo aspetta. Snape odia tutti i Potter!”

Il ragazzo si fermò per prender fiato e concluse bruscamente, “Prima o poi troverò un modo per fargliela pagare!”

*************

Minerva sorbiva lentamente il suo infuso alle erbe. Ultimamente, si era lamentata di noiosi doloretti alle giunture, e Snape, che era diventato molto protettivo verso la sua vecchia amica, aveva convinto Zabini – be’, effettivamente lo aveva obbligato – a preparare una speciale miscela rinvigorente ogni sera, in modo che le fosse d’aiuto. Poi aveva cominciato a passare le sue serate con lei, godendosi un’ultima chiacchierata prima che la donna si ritirasse nelle sue stanze. Nella cerchia dei suoi nuovi colleghi – sempre molto cauti ed educati in sua presenza – Minerva era l’unica di cui gli importasse veramente, la sola in quella scuola che avesse condiviso con lui così tanti avvenimenti importanti della sua vita.

“Allora,” chiese lei quietamente, “è ancora James Potter, Severus? Non finirà mai questa storia? Dopo tutto, è la terza generazione! Il sangue dovrà pur essersi annacquato dopo tutti questi anni… nonostante l’aggiunta dei cromosomi Weasley.”

Minerva alzò lo sguardo con un sorriso, ma Snape sospirò e rimase in silenzio. Quella mattina, aveva guardato negli occhi i suoi demoni. La scena avvenuta in classe ancora gli rimescolava lo stomaco e non desiderava parlarne. Oltretutto, aveva la spiacevole impressione che Minerva riuscisse a percepire i suoi sentimenti. La sua gentilezza era più dolorosa di un rimprovero.

“E che mi dici di suo fratello?” continuò affabilmente la Preside. “Pensavo che fossi affezionato al giovane Albus Severus…”

Snape sentì un fremito d’angoscia nel cuore. Non voleva pensare al suo studente preferito. Come avrebbe reagito il bambino all’umiliazione inflitta a suo fratello?

“Sono spiacente, Minerva,” si decise finalmente a dire, “ma quel ragazzo meritava un castigo. Comunque, come ti ho già detto, sono sempre disposto a dare le dimissioni.”

“Ma come ti ho già detto, io non posso accettarle,” rispose Minerva con un sorriso e scosse la testa. “Non ce l’hai messa tutta, Severus. E io ho bisogno di te in questa scuola. Perciò, per favore, prova ancora e fai del tuo meglio.”

Minerva finì placidamente di bere, poi inclinò la testa per guardare con affetto il suo compagno così insolitamente imbarazzato.

“Non te la caverai così facilmente questa volta, Severus. Non con me a dare gli ordini.”

Edited by Lady Memory - 15/10/2016, 18:14
 
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view post Posted on 15/10/2016, 16:39
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Mi aggancio a quanto detto da Chiara... il capitolo è troppo corto! <_< :lol:
Ora ci lasci con una tremenda curiosità di sapere che cosa abbia elucubrato Snape, e quale compito di fiducia abbia affidato a Neville.
Tutto bellissimo, Mariemilia, dalle descrizioni degli stati d'animo dei protagonisti, alla loro splendida caratterizzazione e al contesto in cui si muovono e interagiscono. Tutto perfetto!
E poi, grazie per questa adorabile Minerva centenaria che mi ha fatto letteralmente sciogliere :wub: :wub:
 
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view post Posted on 15/10/2016, 16:43
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Buca-calderoni

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Grazie Ele, ma nel frattempo ne ho aggiunto un altro, non hai fatto in tempo a leggerlo, credo ;)
 
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view post Posted on 15/10/2016, 16:47
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Nuuuu... lo hai aggiunto intanto che scrivevo il messaggio, vero? Mi fiondo a leggere :woot:
 
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view post Posted on 15/10/2016, 17:59
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Mi è piaciuto tanto questo ultimo capitolo, Mep, l'ho trovato molto coinvolgente.
Questo Snape che si ritrova a fare i conti con gli antichi demoni è assolutamente perfetto e il passaggio in cui, attraverso il piccolo dramma accaduto in classe, si rende conto di come la sua coscienza non abbia ancora elaborato e risolto un passato di umiliazioni, veramente toccante. Mi è piaciuta un sacco l'idea che hai avuto di permettergli di iniziare il cammino verso la comprensione di quanto gli occorrerà per rimuovere ciò che ancora lo tiene incatenato a un presente infelice. Un gioiello di introspezione!
E che dire del rapporto che si è ricostituito con Minerva, colei sulla quale potrà finalmente e certamente fare totale affidamento? Me sempre più sciolta :wub:
 
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view post Posted on 16/10/2016, 17:00
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Quanto sono contenta che tu abbia aggiunto un altro capitolo!
Ricordavo vagamente questo per la sorpresa provata quando arriva "l'aiutante" :lol:
Tutto il resto oscilla tra il drammatico e il doloroso.
Stupendo il parallelo tra James e Severus...
Come ho già detto le tue invenzioni per far funzionare questo racconto sono stupefacenti e originali.
Comprendo che le voci di corridoio, i rumor siano numerosi e si sovrappongano alle notizie ufficiali.
Se Severus fosse una persona in carne ed ossa il giudizio sarebbe mitigato dalla sua presenza ai pasti, nei corridoi o dai comportamenti quotidiani, ma essere relegato in una tela e presente soltanto alle lezioni gli rende la vita più difficile e il rapporto con i ragazzi limitato.
L'introspezione dei personaggi principali è eccellente, Severus in primis poi Minerva (eccezionale!) .

Tuttavia non ci hai fornito la soluzione del mistero... :D
 
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view post Posted on 16/10/2016, 17:33
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Buca-calderoni

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Grazie a tutte e due, Ele e Chiara, Chiara e Ele (per la par condicio ;))

Sono rientrata anche io in questa storia, che non rileggevo più da parecchio tempo. In un certo senso, la sto riscoprendo con voi.
E tutto sommato, ho scoperto anche che, almeno per questi primi capitoli, l'impegno della traduzione non è eccessivo.

Ci vediamo e grazie ancora :)
 
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view post Posted on 17/10/2016, 16:19
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Per chi volesse leggere i capitoli in fila e dall'inizio QUI, nel primo messaggio,
trovate un comodo indice ;)
 
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293 replies since 17/9/2016, 07:04   4099 views
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