Il Calderone di Severus

Lady memory - Second Chance, Long-fic Severus; hurt/comfort... decisamente emozionale; Albus Severus, Minerva, e molti altri; No pairing; Next generation

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view post Posted on 17/9/2016, 07:04
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Buca-calderoni

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Buondì.

Ho deciso di farmi del male, e perciò provo a seguire i suggerimenti di Chiara (prima) e di Ida (poi) a proposito di non scrivere storie nuove dato il mio tempo limitatissimo, ma di tradurre quelle che ho scritto in inglese.

Purtroppo le uniche storie che non ho ancora tradotto e postato qui sono le più lunghe, il che comporta parecchio lavoro. La cosa buona è che non devo pensare allo sviluppo della storia. La cosa cattiva è che devo ricreare comunque uno stile, perchè tradurre letteralmente dall'inglese non si può. Quantomeno, non dal mio.

Allora seguo il suggerimento di Chiara per la scelta della storia e inizio con Second Chance, che è quella a cui sono più affezionata nonchè quella di maggior successo su Fanfiction, luogo dove l'ho pubblicata per la prima volta. Permettetemi di dire orgogliosamente che ha ricevuto circa 900 reviews e 700 favorites... che, anche se per me sono grandi numeri, per il fandom in inglese sono bazzecole. Ci sono parecchie storie che hanno più di 20.000 reviews, quindi vedete che io non sono nessuno. Ma nel mio piccolo, sono compiaciuta di vedere che un'italiana è riuscita a raggiungere un minimo successo in una lingua non sua.

Poi seguo il suggerimento di Ida, che mi ha detto di pubblicare un capitolo al mese. Vediamo se ce la faccio. Altrimenti vi avviso che i primi quattro capitoli della storia sono autoconclusivi. Perciò, se mi dovessi rendere conto di non farcela, mi fermerò a quelli.

Bene, fine dei miei abituali deliri e inizio della storia.

Titolo: Second Chance (Seconda Possibilità)
Autore: Lady Memory
Tipologia: Long fic
Genere: hurt/comfort .... decisamente emozionale
Rating: Per tutti
Personaggi: Severus, Albus Severus, Minerva, e molti altri
Pairing: nessuno (spiacente per chi ama le love story)
Epoca: Hogwarts next generation
Avvertimenti: Nessuno (sì, perchè dire spoilers dei Doni della Morte è francamente ridicolo)

Presentazione: Severus incontra Albus Severus. Il passato ritorna in una forma davvero particolare. La mia risposta alla conclusione dei Doni della Morte.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

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INDICE DEI CAPITOLI


Preludio e Parte I in questo post

Parte II

Parte III

Parte IV

Parte V

Parte VI

Parte VII

Parte VIII

Parte IX

Parte X

Parte XI

Parte XII

Parte XIII

Parte XIV

Parte XV

Parte XVI

Parte XVII

Parte XVIII

Parte XIX

Parte XX

Parte XXI

Parte XXII

Parte XXIII



***************


SECOND CHANCE
(Seconda possibilità)


Preludio



“Ciao Al,” disse Hary mentre il figlio lo abbracciava. “Non dimenticare che Hagrid ti ha invitato a prendere il tè venerdì prossimo. Non perdere tempo con Pix. Non sfidare a duello nessuno finchè non avrai imparato. E non farti prendere in giro da James.”

“E se divento un Serpeverde?”

Il sussurro era destinato solo a suo padre, e Harry capì che il momento della partenza aveva spinto Albus a rivelare quanto grande e sincera fosse la sua paura.

Harry si accovacciò in modo che il viso di Albus fosse appena sopra il suo. Albus era l’unico dei suoi figli ad aver ereditato gli occhi di Lily.

“Albus Severus,” mornorò in modo che nessuno sentisse a parte Ginny, e lei con molto tatto finse di salutare Rose, già sul treno. “Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto.”

(I Doni della Morte – Epilogo)


Parte I



La preside McGonagall guardò verso l’alto con un’espressione di scusa.

“E’ solo per un paio di giorni, Severus,” disse gentilmente. “Gli elfi devono ridipingere i muri del mio ufficio. Ma non preoccuparti, tornerai al sicuro al tuo posto non appena avranno finito.” La sua voce divenne un sussurro insinuante. “E, naturalmente, questo potrebbe essere il momento giusto per spostare il ritratto di Albus lontano dal tuo. Ti lamenti sempre del fatto che parla troppo…”

Severus Snape, una volta preside di Hogwarts e ora solo un ritratto in una cornice elaborata, ricambiò lo sguardo di Minerva con occhi disgustati.

“Sai che non posso oppormi alla tue decisioni, Minerva. Quindi, sentiti libera di fare quello che ritieni giusto, specialmente per quel che riguarda Albus.”

“Ti ringrazio, Severus.” L’anziana strega annuì garbatamente mentre un sorriso divertito le illuminava il viso. “Sapevo che saresti stato felice di collaborare…”

***************

Quando aprì gli occhi e si ritrovò nella sua nuova collocazione, Snape ebbe l’impressione di svegliarsi da un lungo sonno. Dopo essere rimasto murato dentro un ufficio per così tanti anni, era piacevole sperimentare finalmente un cambiamento! Si guardò attorno con curiosità. Il corridoio nel quale era stato appeso non veniva usato di frequente. Lui stesso si ricordava di esserci passato solo qualche volta quando era studente. Stava ancora esaminando il posto quando due ragazzi arrivarono di corsa e si fermarono proprio sotto la sua cornice, respirando affannosamente. Il mago li scrutò con attenzione, sentendo il suo sesto senso professionale risvegliarsi in allarme… una sensazione eccitante e famigliare, davvero stimolante dopo tutto quel tempo passato nel limbo noioso della stanza di Minerva.

Allora! Che cosa ci facevano due studenti in quel posto solitario? Inclinò la testa per guardarli meglio. Anche se i loro visi avevano tratti diversi, c’era un’evidente somiglianza tra i ragazzi, e Snape dedusse che fossero parenti: cugini o più probabilmente fratelli. Entrambi avevano i capelli neri, e il più grande era indubbiamente il capo tra i due. Ma guardandoli bene, Snape sentì anche qualcos’altro risvegliarsi nel suo cuore: un’emozione indefinita fatta di sentimenti confusi e amarognoli. Il mago socchiuse gli occhi, cercando di mettere a fuoco quella sensazione.

Non sapendo di essere osservato, il ragazzo più grande posò una mano sulla spalla del più giovane e cominciò a parlare velocemente.

“Adesso tu aspettami qui. Io vado avanti da solo, e quando ho finito, ti faccio sapere. Va bene? D’accordo?” insistette impazientemente di fronte al silenzio rattristato dell’altro.

“Ma perché non posso venire anch’io?” chiese in tono implorante il più piccolo.

“Senti, te l’ho già spiegato. A quelli del primo anno non è permesso partecipare alle selezioni del Quidditch.” gli rispose il più grande. Poi, con deliberato sarcasmo, lanciò la sua frecciata. “Vuoi che ti prendano in giro?”

Davanti a quell’argomento, l’altro ragazzo si arrese, seppure a malincuore, e il primo ordinò, “Allora aspettami qui! Non ti muovere!” E in pochi secondi scomparve. Il piccolo sospirò, guardandosi intorno a disagio. Fu in quel momento che Snape avvertì la prima, terribile scossa interiore.

Quegli occhi! Quegli occhi verdi e quei capelli neri… Il ritratto fremette d’angoscia. Era davvero possibile? Davvero la sua vecchia nemesi gli stava ancora davanti, diciannove anni dopo, reincarnata in quel mocciosetto?

Ma poi Snape scosse la testa con un sorriso cinico. Certo, era ovvio! Perché no? Fuori dal castello, la vita andava avanti, ciclo dopo ciclo. La gente si sposava e aveva bambini in continuazione, e questo era probabilmente proprio quello che era accaduto all‘odioso individuo a cui stava pensando. Snape sospirò mentre guardava il bambino girellare nervosamente nel corridoio sotto di lui, e una serie di amare considerazioni si fece strada nella sua mente: per sua fortuna, Snape era un ritratto. Grazie al cielo, presto sarebbe ritornato al suo posto nell’ufficio della preside. Se tutto andava bene, non sarebbe stato costretto a vedere un’altra piccola peste insopportabile infestare i corridoi… Anche se il ragazzetto non sembrava poi così detestabile… Un cosino tanto serio e silenzioso… Finalmente, il mago ammise la sua curiosità. Quella faccenda sconcertante meritava un’investigazione approfondita.

“Dunque?” Snape chiese col suo sguardo più intimidatorio.

“Signore?” Colto di sorpresa, il bambino si raddrizzò e arrossì violentemente mentre Severus sorrideva sarcastico. La nuova generazione era davvero facile da spaventare!

Il mago intensificò il suo cipiglio. “Che cosa stai facendo qui?”

Il ragazzino arrossì ancora di più. “Mi spiace, signore. Non sapevo che fosse proibito. Vado via subito.”

“Calma, calma, aspetta ancora un momento,” disse Snape, leggermente deluso. Quel bambino sembrava così minuto e indifeso! Un bersaglio davvero patetico per il suo sarcasmo… ma negli anni passati , l’apparenza aveva dimostrato di poter essere molto ingannevole, e il mago si incupì al ricordo.

“Sii gentile, giovanotto, rispondi prima ad una domanda,” chiese quindi con quel tono pericolosamente soave che i suoi vecchi studenti avevano imparato a temere. “Come ti chiami?”

“Potter, signore,” il ragazzo rispose mentre un’espressione preoccupata gli si dipingeva sul viso. Snape si rallegrò dentro di sé. Quindi aveva indovinato! Con un sorriso odioso, l’uomo nel quadro commentò seccamente, “Oh! Davvero incredibile! Finalmente un Potter che conosce l’educazione! Ma vorrei pregarti di essere un pochino più specifico. Qual è il tuo nome, signor Potter? James, suppongo?”

“No, signore,” il ragazzo si affrettò a rispondere. “James è mio fratello maggiore e…” Poi spalancò gli occhi verdi, sorpreso. “Come fa a saperlo?”

Ah! Il suo tentativo era andato a segno. Non che fosse poi così difficile. Era sicuro che Harry Potter, prevedibile com’era, avrebbe scelto quel nome per uno dei suoi figli. E mentre il suo sorriso diventava ancora più odioso, Snape replicò con un tono vellutato, “Come faccio a saperlo? Ma perché ho avuto la gioia di conoscere tuo padre e tuo nonno.”

Una piccola pausa e poi, come se una forza superiore lo costringesse a completare il suo pensiero, il mago aggiunse a scatti, “ E… e… e anche tua nonna.”

Poi Snape deglutì, rendendosi conto di quel che aveva appena detto. Come aveva potuto lasciarsi sfuggire qualcosa di così personale? Ma quegli occhi verdi lo avevano letteralmente ipnotizzato, e ormai la sua emozione stava crescendo in modo intollerabile. Com’era sconvolgente pensare che Lily adesso sarebbe stata nonna! Erano passati così tanti anni, ma lei era sempre giovane nei suoi ricordi… Snape abbassò gli occhi per nascondere la sua commozione, e lottò contro le memorie dolorose che gli avevano improvvisamente invaso la mente.

Se lui fosse stato più attento…

Se lei lo avesse ascoltato…

Se l’Oscuro Signore non fosse mai esistito…

Se…

Se.


Dolore e rimpianto bruciavano intollerabilmente nel suo petto. Chiudendo gli occhi, Snape si costrinse a respingere quelle sensazioni strazianti mentre la terza generazione di Potter lo guardava curiosamente, aggrottando le sopracciglia. Poi il ragazzo sembrò illuminarsi.

“Oh!” esclamò. “Ma allora lei deve essere il Professor Snape! Avrei dovuto riconoscerla.”

Questa volta fu Snape a restare stupito.

“Come mai conosci il mio nome?” chiese lentamente, anche se aveva già indovinato la risposta.

“Perché me lo ha detto papà!” rispose il bambino, proprio come Snape si aspettava, e il mago fece un sorriso storto. Riusciva ad immaginarsi molto bene Harry Potter che raccontava ai suoi figli la storia del famigerato professore che era stato Mangiamorte, traditore, assassino e spia! Poteva esserci racconto più affascinante per un bambino prima di andare a dormire?

Snape fece un respiro profondo, preparandosi a lanciare un commento sarcastico, ma prima che potesse dire una parola, il ragazzino aggiunse candidamente, “Papà mi ha detto che lei è l’uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto.”

Snape rimase a bocca aperta. Questa era davvero l’ultima cosa che si aspettava di sentire! Ma il colpo finale arrivò con l’orgogliosa dichiarazione del ragazzo, “Per questo motivo, papà mi ha chiamato come lei!”

“Tu… tu ti chiami… Dillo di nuovo!” L’uomo nel ritratto si sentiva le vertigini. Non poteva essere vero. Questo non poteva essere il figlio di quel Potter.

“Papà mi ha chiamato come lei,” ripetè esitando il ragazzino. Come mai il grande mago sembrava così sconvolto? “Forse lei non lo sapeva?” osò chiedere timidamente.

“Signor Potter, mi sembra che tu dimentichi che io sono un uomo molto occupato che non può ricordare tutti questi dettagli irrilevanti!” Snape scattò nervosamente, sbilanciato dalle strane emozioni che gli stringevano il cuore. Gli occhi del bambino si velarono di lacrime, e Snape si sentì bizzarramente colpevole a quella vista. Si affrettò a cambiare soggetto… e tono di voce.

“E in che Casa sei stato smistato?” chiese più benignamente, aspettando con grande curiosità la risposta. Chissà che il fato non gli avesse riservato una piacevole sorpresa, assegnando il figlio di Potter alla Casa che il padre aveva così cordialmente detestato?

Con aria rattristata, il ragazzino abbassò la testa e disse lentamente, “Ecco, il Cappello Parlante aveva deciso Serpeverde…”

Snape sentì una gioiosa eccitazione alla notizia, ma venne immediatamente raffreddato dalla frase successiva.

“Il Cappello ha detto,” e il bambino imitò la buffa vocetta del magico strumento, “Almeno un Potter dovrebbe stare a Serpeverde, e tu lo meriteresti più di tuo fratello.

Snape strinse gli occhi. “Ma…?”

Il ragazzo deglutì e sussurrò, “Gli ho chiesto di mettermi in Grifondoro.”

Con un sospirone, il bambino alzò due occhi fiduciosi e disse con sincerità disarmante. “Ho dovuto farlo. Papà non sarebbe stato dispiaciuto, lo so, perché mi aveva detto che anche lei, Professore, era un Serpeverde, perciò non c’era niente di male se lo fossi diventato anche io… ma James mi avrebbe preso in giro per sempre…”

“Tuo fratello deve essere proprio un tipo brillante,” Snape ringhiò acidamente.

Incerto riguardo al vero significato di un simile commento, il ragazzo fece un sorriso esitante. “Be’, sicuramente James è molto brillante!” ammise poi, difendendo il fratello con l’orgoglio del minore per il maggiore. Quindi aggiunse con un po’ di sconforto, “Vorrei essere bravo come lui!”

“E’ così dotato, James Potter?” Snape indagò, alzando il sopracciglio e pronunciando con un sogghigno quel nome detestabile.

“Tutti dicono che è un genio in Pozioni!” disse il bambino.

Oh! Questa era sicuramente un’altra delle caratteristiche di Lily che era stata trasmessa ai suoi nipoti, anche se evidentemente, non al piccolo… Severus? Di nuovo, Snape sentì una strana emozione mentre associava il suo nome alla creaturina di fronte a lui.

Comunque, l’affermazione del ragazzetto apriva molte interessanti possibilità: tanto per cominciare, il problema che lo affliggeva era facilmente risolvibile. Dopo tutto, Snape era un insegnante. Aveva un’immensa conoscenza che ora giaceva inutilmente immagazzinata nella sua mente.

In secondo luogo, le fatiche professorali di Snape potevano portare a inaspettate soddisfazioni. Come avrebbe reagito Harry Potter scoprendo che Severus Snape era il mentore di suo figlio?

E infine, Snape stava cominciando ad assaporare di nuovo la vita, una sensazione così stimolante dopo la monotonia di tutti quegli anni chiuso in un ufficio!

Perso nelle sue considerazioni, il mago si passò lentamente un dito sottile sulle labbra. “Penso che potremmo fare un patto,” disse poi con aria pensierosa. “Tu probabilmente sai che sono stato l’insegnante di tuo padre quando era qui a Hogwarts.”

Il ragazzino si illuminò di nuovo. “Zia Hermione dice che papà imbrogliava, perché l’ultimo anno di scuola aveva trovato un libro con un sacco di suggerimenti e quindi aveva voti migliori dei suoi….”

Il bambino sorrise, un sorriso adorabile. “Ma zia Hermione è sempre stata fanatica riguardo alla scuola e ai voti.”

Snape ebbe la subitanea visione di una piccola mano impaziente che si alzava e si abbassava continuamente in una classe affollata, e un brivido gli attraversò il corpo. Erano passati tanti anni, ma il ricordo di quella fastidiosa so-tutto-io riusciva ancora ad irritarlo.

“Anche tua zia era una ragazzina notevolmente brillante!” commentò nuovamente con tono acido. “Dunque, quali sono le tue difficoltà?”

Il ragazzo si imbarcò in una spiegazione esitante a proposito dell’uso degli strumenti più adatti a miscelare correttamente gli ingredienti e a mantenere il fuoco sotto il calderone alla temperatura giusta. Snape ascoltava attentamente, sentendo una strana nostalgia dentro di sè. La sua esistenza ormai era racchiusa dentro una tela, ma il suo cuore batteva sempre più vigorosamente ad ogni nuova parola del ragazzo.

“Bene, in fondo non vai così male,” si scoprì a dire in tono inaspettatamente incoraggiante. “Hai capito le basi, che sono la cosa principale. Adesso hai solo bisogno di pratica - dopo tutto, sei ancora un principiante – e qualche buon consiglio da parte di un esperto.”

Il bambino guardava ansiosamente verso il ritratto e Severus improvvisamente sorrise, un sorriso stranamente paterno. “Ti piacerebbe se ti dessi qualche lezione?”

“Wow!” Il ragazzino fece un fischio leggero di apprezzamento. “Mi scusi, signore!” si corresse immediatamente dopo con simpatica spontaneità. “Sarei felicissimo se mi insegnasse! Ma… se James poi trova da ridire?”

James Potter! Anche se ora era solo un ritratto, Snape si sentì sfidato, come se il suo antico compagno di scuola fosse ricomparso sotto le spoglie di quel ragazzo che aveva lo stesso nome odioso e di cui Snape non sospettava minimamente l’esistenza fino a qualche minuto prima. Forse la vita gli stava offrendo una seconda possibilità, un modo di prendersi la rivincita? Un piacere tetro si diffuse nelle sue vene mentre immaginava un altro James Potter confrontarsi ancora una volta con un Severus… e questa volta perdendo ignominiosamente.

Guardando il bambino dritto negli occhi, Snape replicò, “Ti ho offerto un aiuto, ma questo non significa che tu debba pubblicizzare la faccenda. In queste cose, cerca di essere Serpeverde come ti avrebbe voluto il Cappello.”

Ma poi Snape osservò quel viso innocente che ricambiava il suo sguardo con tanta fiducia e scosse il capo, irritato con sé stesso. “Non importa, Potter. Vedi di non parlare del nostro accordo a tuo fratello. Ti aspetto qui domani pomeriggio alle cinque. Cerca di essere puntuale. E ricorda, se non potessi venire, sei gentilmente pregato di farmelo sapere perché il mio tempo….”

Si rese conto che stava dicendo qualcosa di assurdo, ma continuò a parlare mantenendo un’espressione impassibile: il ragazzo doveva rispettare il suo insegnante, anche se questo era solo un ritratto.

“Perché il mio tempo è limitato,” concluse quindi un po’ goffamente.

“Grazie, signore!” Il ragazzino stava letteralmente irradiando gioia. Sentendosi stranamente commosso, Snape alzò la mano in un gesto condiscendente.

Poi sentirono un rumore di passi e, inaspettatamente, il ragazzo più grande - James Potter, come aveva ormai capito Severus - ricomparve nel corridoio.

“Al!” chiamò con voce estremamente eccitata. “Al! Ce l’ho fatta! Sono il nuovo portiere dei Grifondoro! Non vedo l’ora di scrivere a papà la notizia!”

Al???

Snape si sentì tradito. Non aveva detto il bambino che il suo nome era Severus? Ma prima che potesse chiedere spiegazioni, Al esclamò gioiosamente, “E’ James! Ci vediamo, Professore!” e scappò a raggiungere il fratello.

Subito dopo, un’altra sconcertante sorpresa colpì spiacevolmente il mago.

“Ciao, zio Albus!” il bambino salutò affettuosamente un altro ritratto, agitando la mano mentre gli passava davanti. Snape spalancò gli occhi. Sul muro davanti al suo, appena pochi passi più in là, Albus Dumbledore sorrideva mite, con gli occhi che luccicavano allegramente dietro gli occhiali a mezzaluna.

I due maghi si squadrarono in silenzio finchè i ragazzi non furono fuori vista. Poi Snape chiese freddamente, “Zio Albus?”

Il mago più anziano si strinse nelle spalle. “Il suo nome completo è Albus Severus… e io ho sempre desiderato un nipotino. Perché non lui?”

Il mago più giovane assunse un’espressione offesa, e Dumbledore non riuscì a frenare una risatina divertita. “Deluso, Severus? Non dovresti. Dopo tutto, ha anche il tuo nome. E avrebbe potuto essere in Serpeverde, da quel che ho sentito.”

Snape capì che Dumbledore aveva ascoltato la loro conversazione, e si sentì immensamente stupido. Poi si sentì assurdamente geloso. E finalmente si rese conto che ancora non sapeva davvero perché Harry Potter aveva scelto Severus come secondo nome per suo figlio. A quel punto, si sentì anche estremamente curioso.

*************

Grazie a chi mi avesse letto. Fatemi sapere se volete che vada avanti.

Edited by Lady Memory - 28/11/2016, 16:04
 
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view post Posted on 17/9/2016, 11:08
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Sei ufficialmente inserita nelle FF in progress, quindi non devi chiedere, devi solo pubblicare. :D :wub:
 
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Buca-calderoni

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Io sono una personcina educata, chiedo sempre permesso prima di disturbare... ;)
 
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view post Posted on 17/9/2016, 13:07
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CITAZIONE (Lady Memory @ 17/9/2016, 12:13) 
Io sono una personcina educata, chiedo sempre permesso prima di disturbare... ;)

Sciocchina, ma quale disturbare????
E' un piacere Mariaemilia.
Sappi che sono stata costretta a leggere questa bella storia con Google traduttore.
Grazie di proporla in italiano :wub:
 
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view post Posted on 17/9/2016, 13:17
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Buca-calderoni

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Me lo ricordo benissimo. Ho pensato che dovevi essere davvero interessata per leggertela con quel pasticcio abominevole che fa Google, intrecciando nomi, verbi e aggettivi in costruzioni improbabili.

Comunque sono io che ringrazio te, perchè sei stata tu la prima a spronarmi a tradurla. Vediamo fin dove arrivo...
 
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view post Posted on 17/9/2016, 14:18
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I ♥ Severus


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Evvai, Mariaemilia! :) I primi capitoli autoconclusivi li avveo già letti, ma non ricordo se te li avevo commentati :medita: : in mancanza, li rileggo volentieri e commenterò oggi ciò che non ho commentato tempo fa...
 
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view post Posted on 17/9/2016, 14:50
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Buca-calderoni

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Sì, Ida, mi avevi mandato qualche breve commento, ma più che altro avevamo discusso alcuni punti della traduzione. Non perderci troppo tempo, via, che hai tanto da fare.
 
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view post Posted on 18/9/2016, 09:16
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Buca-calderoni

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Aggiungo il secondo capitolo, perchè poi inizia una settimana da incubo e non so quanto tempo avrò. Almeno così si comincia a capire qualcosa di più della storia.

Ciao!

***************

Parte II



Le ore passavano con lentezza esasperante, ma per fortuna, mancava solo un giorno; perciò Snape sarebbe tornato presto nell’ufficio di Minerva. Il mago stava già rimpiangendo la sciocca promessa che aveva fatto al piccolo Potter, e davanti a Dumbledore, per di più! Ma oggi l’avrebbe revocata. Figuriamoci, il figlio di Harry Potter! Come se aver insegnato al suo insopportabile padre non fosse già abbastanza!

*****************

Albus Severus arrivò con ineccepibile puntualità, il viso che splendeva dello zelo del discepolo.

“Buon pomeriggio, Professore!” salutò allegramente, e di nuovo Snape si perse nell’ineffabile purezza di quei due occhi verde smeraldo. Poi si rese conto della gioia palese nella voce del bambino, ed una sensazione sconosciuta ma deliziosa gli riempì il cuore.

“Allora, sei arrivato!” esclamò burberamente, dimenticando tutti i suoi cupi propositi. “Spero che tu abbia portato i tuoi libri. Chi è il vostro professore di Pozioni adesso?”

Il ragazzo disse un nome e Snape storse la bocca. “Cosa?! Come ha potuto Minerva assumere… Oh, non importa! Cominciamo subito! Che cosa avete fatto oggi?”

L’ora successiva passò in una dettagliata spiegazione del modo migliore di tagliare le radici di Asfodelo e nei molti usi del piccolo coltello d’argento per estrarre il succo di alcuni semi particolari. Il ragazzino si rivelò inaspettatamente brillante e, alla fine della lezione, Snape sentì l’orgoglio e la soddisfazione del maestro per un apprendista promettente.

Scoppiando di entusiasmo, il bambino gli chiese, “Posso tornare anche domani, Professore?”

C’era una nota speranzosa nella sua voce, e Snape tentò invano di far rinascere l’irritazione e il fastidio di qualche ora prima. Ma i sentimenti che stava sperimentando in quel momento erano troppo consolanti… Sicuramente poteva concedersi un’altra ora di lezione. Quindi disse in tono casuale, “D’accordo, ti aspetterò. Ma cerca di essere puntuale come oggi.”

Minerva arrivò un attimo dopo che il bambino se ne era andato, e salutò il ritratto con un sorriso esitante sulle labbra. Snape sentì una fitta al cuore. Oggi? Era oggi? Sarebbe tornato in ufficio oggi? Merlino, era troppo presto! E immaginò quanto sarebbe stato deluso Albus Severus non trovandolo più il giorno dopo. Il pensiero era stranamente doloroso.

Ma la preside invece disse in tono di scusa, “Sembra che gli elfi abbiano bisogno di più tempo, Severus. Sono terribilmente spiacente, ma temo che dovrai aspettare un’altra settimana. Spero che tu non ti senta troppo a disagio qui.”

Snape lanciò un’occhiata rapida a Dumbledore. Il vecchio mago sorrise, notando la luce implorante così poco caratteristica negli occhi del suo collega più giovane, ma non fece alcun commento. Sollevato, Snape rispose nel suo solito tono distaccato, “Come ti ho già detto Minerva, non posso oppormi alle tue decisioni. Fai come credi meglio. Non sono nella posizione di poter criticare.”

Minerva lo osservò pensosamente, e Snape si mosse nervosamente, imbarazzato da quello sguardo acuto. Ma infine, la strega disse, “Molto bene. Allora vado e lascio qui voi ragazzi.” Sorrise affettuosamente a Dumbledore e si avviò verso il suo ufficio. Il silenzio riempì il corridoio e aleggiò nell’aria fino a quando il mago più anziano alzò il capo per guardare il suo collega più giovane.

“Perché lo fai, Severus?” chiese dolcemente.

Snape sospirò, guardandosi le mani. Perché? Perché Albus doveva sempre impicciarsi?

“Perché mi fa piacere,” rispose rudemente, rifiutandosi di ammettere l’ovvia verità.

“Anche io voglio bene a quel bambino, Severus,” Dumbledore disse con grande tenerezza. “Ma ti prego, stai attento. Non è come suo padre… e ancora meno come suo nonno.”

“Grazie tante, Albus!” sbottò Snape risentito. “Penso di essere in grado di giudicare da me stesso!”

Il silenzio ricadde nel corridoio mentre l’oscurità allargava le sue ali scure sul giorno morente. Le luci pian piano si attenuarono e presto il castello fu avvolto da una quiete pacifica. Eppure, ci fu qualcuno che passeggiò nervosamente per tutta quella notte, cercando inutilmente di trovare riposo.

****************

La seconda lezione fu ancora più soddisfacente. Albus Severus dimostrava di migliorare rapidamente e Snape cominciava ad apprezzare il suo nuovo ruolo sempre di più.

Guardando il suo blocco ora pieno di interessanti annotazioni, il ragazzo osservò pensosamente, con quel suo modo di fare così affettuoso, “Papà diceva che lei era molto severo su voti e disciplina in classe. Io invece non la trovo così terribile.”

“Grazie, Potter!” Snape replicò con esagerata gravità, poi pensò: poteva essere giunto il momento giusto per investigare senza sollevare sospetti? Fece una piccola pausa e aggiunse casualmente, “Suppongo che tuo padre ti abbia raccontato cose orribili su di me.”

“No, signore. Mi ha detto solo che lei ha combattuto nella guerra magica contro Voldemort e che era molto coraggioso.” Il bambino era occupato a riordinare le sue cose, ma improvvisamente si fermò e guardò verso il ritratto con un’espressione incerta.

“Posso… potrei chiederle una cosa, Professore?” tentò, arrossendo per l’imbarazzo.

Snape sospirò. “Hai passato tutta la lezione torturandomi con le tue domande. Una in più non farà differenza.”

“Ma questa… questa è una cosa personale,” Albus Severus balbettò confuso. “Lei ha detto che ha conosciuto i miei nonni… Ma quando… come…”

Di colpo, Snape si sentì orribilmente svuotato. “Come li ho conosciuti? Perché erano tutti e due a Hogwarts con me. Erano Grifondoro come te mentre io ero un Serpeverde, ma avevamo la stessa età e studiavamo le stesse materie nelle stesse classi.”

Tacque per un momento, perso nei ricordi.

“Tua nonna… era bellissima. E’ stata la mia migliore amica per tanto tempo.”

“Oh! E dopo cos’è successo?” chiese il bambino, tutto interessato.

“Lei… ecco, lei ha incontrato tuo nonno. E lui le è piaciuto di più,” Snape sussurrò.

“Ah…” Il bambino sembrò rendersi conto improvvisamente di quanto l’uomo davanti a lui si fosse rattristato, e chiese ansiosamente, “Ma siete rimasti amici anche dopo, vero?”

Snape fece un respiro profondo, sentendo qualcosa di gelido dentro di lui. La curiosità del ragazzo feriva come un bisturi e il dolore era immenso. Non avrebbe dovuto incoraggiare quelle confidenze. Adesso, cosa poteva dire a Albus Severus? Il ragazzo lo guardava con tanta fiducia…. Le scelte sbagliate che Snape aveva fatto gli avevano portato così tanta angoscia e dolore nel passato! Non poteva, non voleva essere giudicato e disprezzato anche da quel bambino.

“Sì,” rispose, e i suoi occhi diventarono assenti. “Siamo… rimasti amici… anche dopo.”

Intuendo che il mago era addolorato, Albus Severus rinunciò a chiedere le altre domande che danzavano curiose nella sua mente. Gli adulti erano strani, pensò, ma sapeva che ci sarebbe stato tempo e modo nei giorni seguenti. Si trattava solo di aver pazienza.

*************

Nei giorni seguenti, i pensieri di Snape si concentrarono sempre più sul ragazzo, e il ritratto si scoprì a girare la testa speranzoso ogni volta che sentiva un suono di passi che si avvicinavano. Ma c’erano anche momenti in cui il mago si interrogava…

Perché Harry Potter non aveva raccontato nulla ai suoi figli? Infatti, per quanto sembrasse incredibile, apparentemente non l’aveva fatto.

Diciannove anni erano un lungo spazio di tempo. Le tristi memorie della guerra si era probabilmente indebolite nelle menti e nelle conversazioni della gente fuori dal castello. Forse gli adulti potevano ancora dedicar loro qualche attimo, ma sicuramente i bambini erano molto più interessati ai loro piccoli problemi quotidiani, ai loro studi e a quel detestabile gioco del Quidditch.

Da quella parte, Severus si sentiva sicuro. Finchè le loro lezioni fossero rimaste segrete, c’era la speranza che nessuno avrebbe commentato e raccontato al ragazzo l’orribile verità sul ruolo che Severus aveva giocato nelle vite dei Potter. Certo, prima o poi il ragazzo l’avrebbe saputo… ma a quel punto, avrebbe anche saputo chi era colui che aveva distrutto la sua famiglia sacrificando poi la sua vita per ripagare i suoi errori.

E in ogni caso, a quel punto, Severus sarebbe stato di nuovo murato, al sicuro nell’ufficio della Preside – come mai questo pensiero lo rattristava tanto? – lontano da altre possibili complicazioni…

E perché Potter aveva scelto il nome di Severus per il suo secondo figlio? Snape presto rinunciò ad ulteriori indagini. Il bambino era lì, e quella era l’unica cosa che importava. La fiducia e la confidenza che brillavano nei suoi occhi, la sua risata contagiosa e la sua ammirazione ingenua ma sincera erano un balsamo confortante per lo spirito ferito di Severus. Le memorie dolorose che infestavano il suo cuore sembravano svanire lentamente mentre un misterioso sentimento di paternità gradualmente sostituiva ira ed amarezza, trasformandole in emozioni pure e luminose.

Rifiutandosi di preoccuparsi del futuro, Severus instancabilmente offriva la parte migliore di sé stesso al nipote di Lily, sperando in cuor suo che questo potesse essere una piccola compensazione per gli errori che aveva commesso in passato, ed una promessa per gli anni a venire.
 
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Terza briciola, e siamo quasi alla fine.

Parte III



Il quinto giorno aggiunsero un nuovo argomento alle loro lezioni. Una delle fiale che il ragazzo aveva preparato durante Pozioni, e che aveva portato via di nascosto per farla vedere a Snape, cadde inaspettatamente a terra, frantumandosi in mille pezzi mentre il liquido si spandeva allargandosi sul pavimento. Albus Severus tremò per l’orrore.

“Allora?” Severus gli chiese severamente. “Sei un mago, Potter. Usa la magia.”

“Ma… io non so cosa fare!” esclamò il bambino.

“Muovi la bacchetta… così! E adesso ripeti: “Reparo!” gli spiegò Snape.

Albus Severus fece come Snape aveva ordinato, ma la miriade di piccole schegge e la pozza di liquido rimasero desolatamente immobili. Dovette provare varie volte prima di riuscire ad ottenere un incantesimo accettabile. Dopo quel pomeriggio, Severus decise di insegnargli anche altri utili sortilegi.

******************

Alla fine della settimana, Albus Severus arrivò con una preghiera negli occhi. “Signore, posso chiederle una cosa prima di iniziare la lezione?”

Di nuovo? Snape temeva le domande del ragazzo, ma non poteva evitarlo, perciò annuì e aspettò con ansia.

Albus Severus guardò il pavimento, poi, raccogliendo il suo coraggio, chiese tutto d’un fiato, “Potrebbe partecipare anche James?”

Snape sbuffò. Questa era una cosa che semplicemente non voleva discutere. “Mi sembrava di essere stato chiaro, Potter; le mie lezioni sono destinate solo a te.”

“Ma perché lui no?” chiese ostinatamente il ragazzo.

Tenendo le mani accuratamente nascoste dietro la cornice, il mago strinse i pugni per reprimere l’irritazione.

“Perché tu stesso hai detto che aveva un grande talento. Allora, perché dovrebbe aver bisogno delle mie lezioni?”

Albus Severus deglutì e abbassò la testa. “James ha un sacco di problemi con Pozioni adesso. Gli allenamenti del Quidditch sono molto esigenti e… e ha bisogno d’aiuto,” confessò.

Snape si irrigidì. “Bene, non l’avrà da me,” replicò freddamente; un sentimento crudele si era improvvisamente risvegliato nel suo cuore. Ricordi di un altro tempo e un altro luogo, dove un altro James afferrava trionfalmente il Boccino con un sorrisetto di scherno.

“Non ho tempo per istruire ragazzini presuntuosi che tengono il Quidditch in così alta considerazione,” continuò il mago in tono di sfida.

“James non è un presuntuoso!” esclamò il bambino.

“Rispetto, giovanotto!” scattò immediatamente Snape, e Albus Severus indietreggiò istintivamente davanti a quello sguardo così inaspettatamente duro. Il mago tacque per un momento interminabile, poi chiese con calma agghiacciante, “Ma aspetta un momento, Potter. Devo presumere che tu abbia raccontato a tuo fratello del nostro accordo?”

Il silenzio riempì il corridoio mentre il bambino, sconfitto, abbassava di nuovo la testa.

La voce di Snape era gelida. “Ti avevo chiesto specificamente di non parlarne con lui. Esigo una spiegazione, Potter.”

Albus Severus rialzò la testa e Snape vide le lacrime luccicare nei suoi occhi.

“Mi spiace,” sussurrò il ragazzo. “Io volevo solo… pensavo che… va bene, grazie, Professore, suppongo che le mie lezioni finiscano qui.”

Si asciugò le lacrime con rabbia e si girò per andarsene, tenendo stretto il suo blocco contro il petto. Snape sospirò e scosse il capo.

“Ascolta, Potter, io sono contento di insegnare a te, ma non a tuo fratello,” disse in tono definitivo.

“Ma perché no?” Albus Severus quasi gridò per la frustrazione. Il mago chiuse gli occhi per evitare lo sguardo del bambino. Si era cacciato in trappola da solo. Non voleva spiegare. Non poteva ritirare le sue parole. In qualsiasi modo la mettesse, la cosa avrebbe ferito il ragazzo. E il pensiero era intollerabile.

“Non posso spiegartelo. Devi fidarti di me. Adesso, se vuoi, possiamo cominciare la lezione,” finì per dire.

IL ragazzo sembrava molto triste. “Va bene, allora, Professore,” sospirò. Ma era depresso e la lezione si concluse molto prima del solito. Non appena Albus Severus se ne fu andato, una voce preoccupata chiamò Snape.

“Severus? Per favore, stai attento con il bambino!”

“Occupati delle tue faccende, Albus!” Snape reagì seccamente. “Hai fatto fin troppi errori per potermi dare consigli adesso!”

Dumbledore sembrò infinitamente addolorato. “Questo è esattamente il motivo per cui ti avverto,” mormorò.

*******************

L’incidente ebbe luogo il giorno dopo. Il ragazzo stava provando una controfattura nel corridoio – avevano aggiunto anche nozioni di Difesa contro le Arti Oscure nelle loro sessioni – quando una testa biondo cenere fece capolino e scomparve subito dopo. Albus Severus richiuse bruscamente il suo blocco ed esclamò arrabbiato, “Deve essere Malfoy!”

“Malfoy?” Sorpreso, Snape ripetè il nome. Erano passati diciannove anni, eppure vedeva ancora i freddi occhi di Lucius Malfoy e il sorriso arrogante di suo figlio Draco. Ma naturalmente, non potevano essere loro…

Ignaro dei ricordi del suo professore, Albus Severus spiegò, rabbuiandosi, “Scorpius Malfoy. E’ un Serpeverde, e sta sempre a spiarmi.”

Sentendosi un po’ a disagio ma cercando di rassicurare il ragazzo, Snape disse brevemente, “Va bene, non preoccuparti. Non è vietato parlare ai ritratti.”

Ma l’atmosfera serena si era definitivamente guastata, e il ragazzo andò via, lasciando Snape con uno strano presentimento in cuore.

****************

Il giorno seguente, Albus Severus arrivò evidentemente sconvolto. Si fermò sotto al ritratto e guardò verso l’alto con un misto di disperazione e di speranza.

“Mi ha detto una bugia?” chiese in un tono di voce tremante, completamente diverso dal solito.

“Prego, signor Potter?” Snape replicò impassibilmente, cercando di mantenere la compostezza anche se il suo cuore batteva freneticamente.

Il bambino strinse i pugni. “Ho parlato con Scorpius Malfoy. Lui… lui mi ha detto che lei ha tradito i miei nonni e li ha venduti al Signore Oscuro. È vero?”

Il mago alzò una mano come per fermare il ragazzo, ma Albus Severus continuò inesorabilmente, “Malfoy dice che lei odiava mio nonno, e questo è il motivo per cui non vuole insegnare a James: perché ha lo stesso nome!”

Di nuovo, Snape aprì la bocca per rispondere, ma non ne uscì alcun suono mentre un dolore visibile si diffondeva sul suo viso.

Scosso da queste evidenti ammissioni di colpevolezza, e tuttavia volendo continuare a credere nell’uomo davanti a lui, il ragazzo presentò la sua ultima accusa. “Lei ha detto che mia nonna era la sua migliore amica, ma Malfoy mi ha raccontato che è stata uccisa per colpa sua…”

I suoi occhi si dilatarono per l’angoscia mentre ripeteva, “È vero?”

Snape esitò, poi abbassò il capo. Stava soffrendo atrocemente.

Albus Severus lo squadrò amaramente. La voce gli si abbassò, caricandosi di disprezzo. “Allora lei è un bugiardo, Professore!”

Con rabbia subitanea, il ragazzo scagliò per terra il suo blocco, quasi strangolato dai singhiozzi che salivano insopprimibili. “Non mi importa se lei è l’uomo più coraggioso della terra. Lei è un bugiardo, e non voglio parlarle mai più!”

E girate le spalle al ritratto, corse via.

Sentendo la bocca diventargli orribilmente secca e il cuore irrigidirsi come una pietra, Snape barcollò indietro. Ma all’improvviso, una nuova voce ordinò imperiosamente, “Albus Severus! Vieni qui!”

Dumbledore si era alzato dentro il suo quadro. Il suo tono e il suo gesto erano così autoritari che il ragazzo si irrigidì in corsa come se fosse stato colpito. Poi rallentò il suo ritmo e, dopo alcuni passi, finalmente si fermò, girandosi con aria di sfida.

“Al!” Dumbledore lo chiamò ancora, e la sua voce era tornata gentile. “Per favore, vieni da me…”

Snape nascose il volto tra le mani mentre il ragazzo ritornava controvoglia verso il ritratto di Dumbledore e incrociava la braccia, guardando il vecchio mago con espressione ribelle.

“Al…” disse Dumbledore, e il suo tono era gentile ma fermo. “Hai ascoltato Scorpius Malfoy. Adesso devi ascoltare il Professor Snape. Perché non gli dai la possibilità di spiegarsi?”

Al si era incupito. Si girò a guardare Snape e il mago gli restituì uno sguardo angosciato. Per la prima volta, il ragazzo notò un’immensa vulnerabilità nell’uomo che gli era sembrato così potente, e improvvisamente, si spaventò.

“Hai ragione…” sussurrò Snape. “Ho tradito i tuoi nonni.”

Il bambino impallidì e si avvicinò a Dumbledore, come cercando aiuto.

Snape continuò a parlare mentre la voce gli diventava roca per il rimorso. “Ma non l’ho fatto apposta, e quando ho scoperto il mio errore, ne sono stato devastato. Ti prego, credimi. Io amavo tua nonna. La amo ancora adesso. Non mi sono mai perdonato il mio errore.”

“Ma lei odiava mio nonno,” Albus Severus dichiarò ostinatamente.

“Detestavo James Potter tanto quanto lui detestava me. Ma non gli avrei mai fatto volontariamente del male, sapendo che questo avrebbe messo in pericolo anche tua nonna,” Snape rispose, aprendo le mani in un gesto di resa.

“Se questo è vero, perché non me l’ha detto quando gliel’ho chiesto?” mormorò il ragazzo, turbato dall’angoscia evidente dell’uomo.

“Perché…” Snape si bloccò, incapace di trovare le parole, mentre la sua anima gridava silenziosamente di dolore. Come poteva dire al ragazzo: perché ho visto Lily nei tuoi occhi, e non volevo ferirti con i miei ricordi?

Come poteva ammettere: perché tu sei stato l’unico che mi ha creduto senza riserve, e io non volevo che tu mi giudicassi?

E soprattutto, come poteva confessare: perché ho fallito così tante volte nella mia vita, e perciò avevo sperato che il destino potesse offrirmi una seconda possibilità?

Snape rialzò il capo con uno scatto. Non poteva esprimere i suoi sentimenti, ma qualcun altro poteva farlo per lui. Per quanto potesse sembrare assurdo, aveva disperatamente bisogno dell’aiuto di Harry Potter … anche se poteva solo sperare che Harry Potter avrebbe accettato di aiutarlo. Ma non c’era altra via di scampo…

“Ti fidi di tuo padre?” Snape chiese all’improvviso. Sorpreso, il ragazzino annuì lentamente. Con una nota implorante nella voce, il mago lo sollecitò, “Allora chiedi a lui. Chiedi a lui, Albus Severus. Ti prego!”

Non appena Snape ebbe finito di parlare, una voce più anziana si fece sentire inaspettatamente.

“E quando avrai parlato con tuo padre, vieni da me, Al,” disse Dumbledore, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. “Perché molto di quello che è accaduto è stato effettivamente colpa mia. E anche io devo chiedere perdono per i miei sbagli.”

Sconcertato, quasi impaurito per le reazioni che aveva suscitato, il ragazzo alzò lo sguardo alternativamente da un ritratto all’altro, poi indietreggiò in silenzio e finalmente si girò e corse via.

Il silenzio scese nuovamente nel corridoio e Snape chiuse gli occhi, aspettando di sentire le accuse di Dumbledore. Ma non venne parola dall’altro ritratto, e alla fine, Snape voltò le spalle al mondo, nascondendosi il viso tra le mani.
 
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Parte IV



Pur sentendosi profondamente inutile, Dumbledore aveva continuato a tenere gli occhi fissi sul ritratto del suo collega più giovane fin dalle prime luci dell’alba. Quando finalmente arrivò il mattino e la luce tremula delle torce illuminò i corridoi, il vecchio mago chiamò dolcemente, “Severus…”

Non ci fu alcuna risposta, e Dumbledore insistette, “Per favore, Severus, parlami. Condividere i nostri pensieri aiuterà tutti e due…”

Lentamente, il mago più giovane si voltò e Dumbledore si lasciò sfuggire un gemito aspro. Nella notte, la pittura del quadro si era aperta in una crepa profonda e irregolare sul petto di Snape, che ora si muoveva con evidente sofferenza. Sotto lo sguardo attonito di Dumbledore, Severus sollevò una mano e la passò lievemente all’altezza del cuore. Le sue dita sfiorarono con delicatezza i bordi della fenditura mentre lui respirava a fatica. Poi Severus chiuse gli occhi e aspettò che Dumbledore parlasse, ma il vecchio mago era smarrito, incapace di contrapporre anche solo una parola a quell’immensa infelicità. Quindi, dopo qualche attimo, Snape voltò di nuovo il capo e fissò stancamente le pareti, chiudendosi nei suoi pensieri tristi.

********
Il pomeriggio era appena iniziato quando arrivò Minerva, tutta festosa.

“Buone notizie!” annunciò con un sorriso radioso. “Presto tornerete a casa. Spero che il cambiamento vi piacerà …” Strizzò l’occhio amichevolmente al mago più giovane. “Specialmente a te, Severus.”

Ma solo il silenzio le rispose e la strega si guardò attorno con aria perplessa. Che stava succedendo? Il giorno in cui Severus Snape le avesse risparmiato qualcuno dei suoi commenti così educatamente sarcastici, il castello sarebbe probabilmente crollato!

“Severus!” lo chiamò, aggiustandosi gli occhiali sul naso per vederci meglio. Quello strano disinteresse era quanto meno sconcertante.

“Severus…” ripetè in tono incerto. “Va tutto bene?”

Il mago non rispose. Avvicinandosi, Minerva si accorse improvvisamente della lunga, orribile crepa sul ritratto.

“Severus!” ansimò, ed esclamò atterrita, “Ma cosa è successo? E’ stato il cambio di posto a causare tutto questo? E’ spaventoso! Perché non me l’hai detto subito?”

Guardò il ritratto tutta agitata, poi sollevò il braccio.

Reparo!” esclamò, con uno svolazzo ansioso della bacchetta. Ma non successe nulla, e la vecchia donna fissò il quadro con stupore terrorizzato. Non aveva mai sperimentato niente di simile nella sua vita, e si sentì sgomenta. Subito dopo però, notò l’insolito comportamento silenzioso dei due uomini e si rivolse a Dumbledore.

“Perché state zitti tutti e due? Albus… Per favore, rispondimi almeno tu!”

“Non puoi far nulla per Severus, Minerva… e non posso neanche io,” il grande mago rispose pianamente.

“Ma perché? Cosa è successo?” la strega esclamò, turbata dalla totale apatia di Snape.

“Per favore, lascia stare Severus. Non puoi far nulla per lui in questo momento, Minerva,” Albus ripetè lentamente.

La donna era molto agitata. “Non posso andarmene abbandonandolo in questo stato,” mormorò, guardandosi attorno come se cercasse un aiuto invisibile.

“Minerva… per favore… lasciaci soli,” la pregò ancora Dumbledore e l’anziana strega lo fissò per un lungo momento. Di certo questa era una questione privata tra i due maghi, ulteriore prova dello stretto legame che li aveva uniti in vita e che ancora li univa adesso. Una battaglia silenziosa di sguardi ebbe luogo, e alla fine, la donna trasse un respiro profondo e si arrese.

“Continuo a non capire, Albus, tuttavia farò quello che mi chiedi.”

“Grazie, Minerva,” il vecchio mago rispose, tenendo gli occhi ansiosamente fissi sul ritratto dell’uomo più giovane che non aveva aperto bocca.

Girandosi per andarsene, Minerva notò improvvisamente un piccolo notes sul pavimento, e senza farsi notare, si chinò per raccoglierlo e lo infilò nella manica.

***************

Albus Severus tornò la mattina dopo.

“Ho parlato con papà,” disse in tono esitante. “Mi ha detto di salutarvi tutti e due.”

Guardò ansiosamente Dumbledore, che gli sorrise incoraggiante. Il ragazzo deglutì e continuò bravamente, parlando a scatti, con frasi brevi, questa volta rivolte direttamente a Snape.

“Papà mi ha spiegato tutto. Ha detto che, ecco, è stata soprattutto colpa sua perché non mi ha mai raccontato cosa è successo veramente. Ha anche detto che è molto contento che lei abbia deciso di insegnarmi, e spera che le nostre lezioni continueranno.”

Qui fece una pausa e scoccò un’occhiata rapida e preoccupata al mago nel ritratto.

“Anch’io spero che le nostre lezioni continueranno…” azzardò timidamente, abbassando la testa subito dopo. “Mi spiace tantissimo, signore. Non avrei dovuto dar retta a Malfoy.”

“E perché no, Potter?” Snape lo interruppe con infinita tristezza. “Ti ha detto la verità.”

Il ragazzo ebbe un attimo di esitazione. “So che non potrà insegnare a mio fratello,” continuò poi tenacemente, ignorando il commento. Evidentemente, era determinato a dar voce ai suoi sentimenti, e per trovare il coraggio necessario, teneva la testa ostinatamente bassa. “Però ho pensato di darle tempo per rifletterci. Forse in futuro deciderà di dare a James una possibilità.
Mio fratello se lo merita, anche se a lei non piace il suo nome…”

Dumbledore sorrise affettuosamente a queste parole, e Albus Severus finalmente rialzò la testa per fissare il ritratto con occhi speranzosi. Così facendo, notò la spaccatura che attraversava crudelmente le vesti di Snape e sussultò. “ Ma lei… lei è ferito!”

“E’ solo una crepa, Potter. I quadri diventano vecchi e aridi… proprio come gli uomini,” disse Snape, appoggiando una mano sul petto per nascondere la spaccatura.

“Ha un aspetto spaventoso! E’ sicuro che non faccia male?” il bambino osservò attentamente l’uomo.

“Non quanto la nostra ultima conversazione,” Severus replicò col suo sorriso amaro.

“Mi spiace.” Il bambino deglutì di nuovo e Snape disse brevemente. “Non scusarti. Non è stata colpa tua.”

Albus Severus rimase in silenzio, evidentemente pensando al modo migliore di esprimere i suoi pensieri. Poi disse, “Forse posso aiutarla.” E senza aggiungere altro, alzò la bacchetta ed esclamò risolutamente, “Reparo!”

Snape sentì un brivido scorrere nelle sue fibre e la crepa si chiuse immediatamente, lasciando una superficie liscia.

“Ben fatto, Al!” esclamò Dumbledore, con occhi luccicanti di tenerezza.

Albus Severus guardò verso l’alto con un’espressione trionfante e chiese rispettosamente, anche se si poteva percepire un velo di soddisfazione nella sua voce, “Va meglio adesso?”

Snape guardò la tela rigenerata e poi guardò il ragazzo. C’era un sorriso affettuosamente birichino su quella faccetta, e il mago incrociò le braccia, sentendo un’emozione improvvisa, meravigliosa e consolante riempirgli l’anima.

“Davvero bravo, signor Potter,” disse poi, chinando la testa in segno di ringraziamento. “Vedo che le mie lezioni non sono andate perdute.”

“Possiamo continuarle, allora?” chiese raggiante Albus Severus.

“Desideri davvero che sia io il tuo insegnante?” chiese lentamente il mago.

“Sì, per favore! E poi, devo convincerla a far lezione anche a mio fratello.”

“Cocciuto, direi, non è vero?” Considerò Snape brevemente, ma c’era un sorriso nascosto in quelle parole, e anche il ragazzo sorrise. Poi il mago aggrottò la fronte. “Suppongo che dovrò rassegnarmi a parlare a tuo fratello uno di questi giorni.”

“Davvero?” esclamò Albus Severus, spalancando gli occhi per la gioia.

“Non saltiamo troppo in fretta alle conclusioni,” Snape replicò fermamente. “Devo pensarci bene.”

Albus Severus sorrise di nuovo, il sorriso sereno e fiducioso di quelli che sanno che la vittoria è dietro l’angolo. “Grazie ancora, Professore. Devo andarmene adesso. Ci vediamo nel pomeriggio.”

Il ragazzo se ne andò e i due maghi si guardarono l’un l’altro. Dumbledore si accarezzava la barba con quel sorriso saputo che Severus detestava cordialmente. Il mago più giovane strinse i pugni.

“Non dire niente, d’accordo, Albus?” intimò.

Dumbledore fece una faccia sorpresa e divertita.

“Non ne avevo l’intenzione.”

***************

La lezione del pomeriggio era appena finita quando Minerva apparve inaspettatamente nel corridoio.

“Mi ero messa d’accordo per far venire un restauratore dalla sezione speciale del S. Mungo per i ritratti, Severus. Ma vedo che sei improvvisamente guarito,” disse, alzando le sopracciglia con un sorriso.

“Signor Potter!” esclamò poi, accigliandosi come si avesse notato il ragazzo solo in quel momento. “E tu cosa staresti facendo qui?”

“Ecco, io…” Albus Severus esitò.

Sorridendo, l’anziana strega gli porse un piccolo oggetto squadrato. “Credo che questo sia tuo.”

Riconoscendo il prezioso blocco che pensava di aver definitivamente perduto, il viso del ragazzino si illuminò di gioia. Poi, comprendendo di essersi tradito, arrossì e confessò onestamente, “Stavo studiando Pozioni, signora preside. Il professor Snape è un insegnante fantastico.”

“Lo so. Ma sfortunatamente le tue lezioni finiscono qui. Il professor Dumbledore e il professor Snape devono tornare al loro posto nel mio ufficio questa sera.”

“Oh!” Albus Severus era molto deluso. “Ma perché?”

“I ritratti dei vecchi presidi devono stare nell’ufficio del Preside, Potter,” Minerva spiegò, osservando attentamente il bambino e Snape.

Albus Severus sembrava molto triste. “Oh…” mormorò. “Allora ci dobbiamo salutare…”

Minerva sorrise gentilmente. “Ma puoi sempre venire a trovarli.”

Il ragazzino si illuminò. “Davvero? Posso davvero? Grazie, professoressa! Ci vediamo lì, allora, Professor Snape. Zio Albus…”

Con un ultimo sorriso dispiaciuto, Albus Severus scappò via di corsa.

Minerva incrociò le braccia.

“Oggi ho ricevuto una lettera davvero strana da Harry Potter, nella quale mi suggeriva di visitare questo corridoio in questo preciso momento del pomeriggio. Dunque, Severus… hai qualcosa da dire?”

“Io… io non voglio tornare nel tuo ufficio.” Gli occhi di Snape la guardavano con diffidenza, ma c’era un tono inaspettatamente implorante nella sua voce.

“Vedo,” la strega rispose pazientemente. “E tu cosa mi dici, Albus? Fai parte anche tu della stessa congiura?”

“No, Minerva, non preoccuparti,” e Dumbledore ammiccò scherzosamente. “Sono troppo vecchio per le avventure, e sicuramente Severus sarà felice di stare alla larga da me. Anche se lui, invece, a me mancherà tantissimo.”

L’anziana strega fissò Snape, in meditazione. Poi disse lentamente, come esprimendo ad alta voce i suoi dubbi, “ L’unico problema è proprio quello che stavo giusto spiegando al giovane signor Potter… che, suppongo, non ha nulla a che fare con la tua decisione, vero, Severus?”

Il mago si era chiuso in un silenzio ribelle. Minerva considerò quel viso così aspro nei tratti e sorrise affettuosamente. “Le regole sono fatte per anche per essere cambiate, a volte. Ti piacerebbe tornare ad insegnare, Severus?”

“Minerva!” Di colpo, Snape era diventato agitatissimo, ma la donna percepiva chiaramente la speranza mescolarsi all’ansia nella sua voce. “Come potrei… come potrebbe Hogwarts ammettere…”

“Oh, andiamo! Abbiamo avuto un mezzo gigante, un centauro, un fantasma ed un lupo mannaro come insegnanti, per non parlare di una veggente fuori di testa. Non vedo perché non potrebbe insegnare anche un ritratto, soprattutto visto che è un eccellente professore.”

Severus chiuse gli occhi mentre il viso gli si imporporava per l’emozione, e Minerva sorrise di nuovo al vedere come stava combattendo per dissimulare la sua immensa gioia. Poi la donna continuò severamente, “Ma questo significa che dovrai accettare anche il giovane James Potter e tutti gli altri ragazzi che vorremo ammettere al tuo corso.”

Snape sospirò e abbassò il capo.

“Questo significa che sei d’accordo?” lo prese bonariamente in giro Minerva, e il mago si accigliò.

“Questa tua quieta astuzia mi ha sempre meravigliato, Minerva. Davvero, avresti dovuto essere smistata anche tu in Serpeverde,” replicò poi sdegnosamente.

“Harry, Minerva e Albus Severus. Tre Grifondoro contro di te, Severus! Penso proprio che tu sia stato sconfitto, “ e Dumbledore lo guardò con un sorrisino soddisfatto.

Ma Snape non rispose a quella gentile provocazione. La sua mente era piena di pensieri e sentimenti confusi e contradditori. Però c’era una cosa che era assolutamente e gioiosamente certo di sapere. La vita gli stava inaspettatamente regalando una seconda possibilità, e questa volta, lui avrebbe fatto il possibile per non sprecarla.

FINE PRIMA PARTE



************

A questi 4 capitoli iniziali ne sono seguiti altri 34, che mi hanno richiesto più di tre anni di lavoro in inglese. Proverò a vedere se riesco a tradurli in tempi accettabili. Ma se vedo che non ci riesco, cancellerò anche questa prima parte.
 
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view post Posted on 26/9/2016, 06:52
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Commenterò tutti e quattro i primi capitoli che sono stupendamente coinvolgenti.

Ho faticato tantissimo per leggere- a suo tempo - questa storia accontentandomi di capire il senso e con difficoltà.
Capisco che i capitoli sono tanti, ma nessuno ti corre dietro, Mariaemilia.
Ti invito a continuare, perchè questo racconto è originale e molto bello, ricco di sentimento. Ci hai messo il cuore.
Non è giusto non regalarlo al forum e a noi. :wub: :wub:
Sei molto brava!!
 
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view post Posted on 26/9/2016, 07:07
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Buca-calderoni

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Ti ringrazio, Chiara. E ti ringrazio di nuovo per aver avuto la forza e la costanza di leggerti 38 capitoli in inglese con il solo aiuto del traduttore. Un'impresa titanica. ;)

Cercherò di tradurre la storia non fosse altro che per te e per i tuoi incoraggiamenti. Putroppo però non posso garantire nulla.
 
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view post Posted on 26/9/2016, 16:50
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view post Posted on 27/9/2016, 14:11
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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CITAZIONE (Lady Memory @ 26/9/2016, 08:07) 
Cercherò di tradurre la storia non fosse altro che per te e per i tuoi incoraggiamenti. Putroppo però non posso garantire nulla.

Hei... non solo per Chiara!!! Anche se lei lo merita indubbiamnete più di me, perchè io mi sono fermata ai primi quattro.
Sono lenta, lo so, ma prima o poi arrivo a commentare anche in questa discussione: abbi fede. ;)
E se sei lenta anche tu... va benissimo! :)
 
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view post Posted on 27/9/2016, 14:15
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Buca-calderoni

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Ah, Ida, sapevo che saresti arrivata a questo messaggio.

E infatti, se ti leggi la risposta che ho dato al commento di Chiara nella mia pagina autore, troverai anche queste parole:

CITAZIONE
se sto facendo questo tentativo è soprattutto per te (e poi per Ida, che se no mi si ingelosisce ;))

Ormai ti conosco :wub: ;)
 
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