Il Calderone di Severus

Lady memory - Second Chance, Long-fic Severus; hurt/comfort... decisamente emozionale; Albus Severus, Minerva, e molti altri; No pairing; Next generation

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view post Posted on 28/9/2016, 16:30
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Buca-calderoni

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Allora, ho provato a fare un tentativo e ho tradotto il quinto capitolo, che però è corto, solo cinque pagine. Ma quelli successivi arrivano tranquillamente a 15-16 pagine. Che dire?
Vediamo come va...

Eccolo:

**************


Parte V



La sala riunioni era silenziosa. I professori aveva appena ascoltato un annuncio sorprendente, e adesso guardavano la Preside con espressioni vagamente perplesse. Minerva sorrideva ironicamente, stringendo le labbra in quell’espressione determinata che il suo staff conosceva così bene e che significava che non c’era nient’altro da dire o da fare: la sua decisione era definitiva.

Infine, un uomo magro e imbarazzato alzò una mano, sistemò i suoi occhiali, si schiarì la voce e chiese, in tono leggermente incredulo, “Quindi, se capisco bene, Preside, da adesso in poi dovrò condividere il mio incarico con un… un quadro?”

“È esattamente quello che ho detto. Non è un concetto difficile da comprendere, credo. Qualche altra domanda inutile?” Il tono di Minerva faceva chiaramente capire che era pronta ad affrontare una lite.

L’uomo si guardò intorno cercando supporto, ma i suoi occhi incontrarono solo i sorrisetti divertiti dei suoi colleghi. Percependo la domanda che non le veniva rivolta, Minerva piegò le labbra in un’espressione fredda. L’uomo di fronte a lei era stato uno studente brillante anche se arrogante, ma adesso era solo un professore mediocre. Assumerlo era stato un errore, dovette ammettere tristemente con se stessa, ma sembrava che nessun altro fosse disponibile all’epoca, e la manipolazione non proprio nascosta del Consiglio da parte dei Malfoy era stata l’ultima spinta verso una decisione inevitabile. Comunque, la situazione stava per cambiare, e possibilmente per il meglio. Ricambiò fermamente lo sguardo dell’uomo, e tutti i presenti trattennero il fiato, sperando che fosse l’inizio di una bella litigata. Ma l’uomo rimase silenzioso; perciò, dopo un’ultima occhiata significativa, la Preside continuò a parlare con calma.

“Molto bene. Domani inizieremo con due classi sperimentali che includeranno solo un numero ristretto di studenti del primo e del secondo anno. In questo modo, saremo in grado di monitorare le lezioni e verificare i progressi.”

L’anziana donna fece una pausa e poi proseguì determinatamente. “Questo ci permetterà anche di interrompere il corso in tempi brevi - se dovesse risultare inadeguato - senza creare troppe difficoltà agli studenti.”

Fece un’ulteriore pausa, poi aggiunse con deliberata gravità, “Sarà compito mio e del nostro attuale professore di Pozioni prendere una decisione finale. Tuttavia, ritengo che non ci saranno problemi, conoscendo – come entrambi conosciamo – l’eccellente reputazione del… quadro.”

I suoi occhi si strinsero con calcolata severità mentre si rivolgeva all’uomo, che si mosse a disagio sotto quello sguardo.

Soddisfatta per la reazione suscitata, Minerva continuò fermamente, “Se invece il test avesse successo, penso che potremmo estenderlo agli studenti più grandi e magari creare due differenti livelli di difficoltà, Pozioni e Pozioni Superiori. In questo caso, io penserei di rovesciare le età e di permettere solo agli studenti del sesto e del settimo anno di frequentare questo corso speciale.”

La Preside si guardò attorno. Nessuno osava parlare e Minerva sospirò di sollievo dentro di sé. Quindi sciolse la riunione con un breve cenno; allo stesso tempo, alzò una mano per fermare l’uomo che stava preparandosi ad andarsene con un’espressione offesa.

“Solo un’ultima parola, Professore,” gli chiese, controllando rapidamente che nessuno fosse a portata d’orecchio. L’uomo non potè nascondere la scintilla di speranza che gli si era accesa negli occhi e, finalmente, la donna gli diede l’informazione che lui desiderava così intensamente sentire.

“Penso che lei sarà felice di sapere che... il quadro” – e una amara ironia vibrò nella voce di Minerva mentre ripeteva ancora una volta quella definizione – “non ha, ovviamente, necessità di uno stipendio; questo significa che non le verrà richiesto di dividerlo con lui. Spero che questa sia la risposta che attendeva per por fine ai suoi dubbi.”

Il professore di Pozioni si rilassò per un attimo poi si irrigidì di nuovo, con un’aria di orgoglio offeso. Ma era troppo tardi per un commento. La Preside gli aveva già girato le spalle, dirigendosi alla porta. La stanza adesso era vuota, e gli altri professori camminavano nei corridoi, discutendo le nuove interessanti notizie e sbirciando con aria canzonatoria l’uomo rimasto solo.

**************


Minerva risalì nel suo ufficio. Grazie al cielo, l’incontro era stato più facile da gestire di quello che aveva previsto. Comunque, si sentiva esausta. Il suo incarico diventava sempre più faticoso di anno in anno, eppure non poteva neanche immaginare di rassegnare le dimissioni. La sua vita sarebbe stata vuota senza la scuola… che cosa avrebbe fatto, confinata nella decadente casa di famiglia di cui era l’unica occupante? Bere tè, mangiare biscotti e chiacchierare con… chiacchierare con chi? Ormai erano talmente tanti gli amici che se ne erano andati o avevano lasciato l’incarico, mentre altri erano morti, e altri semplicemente non erano più in contatto con lei da anni.

Sentendo le lacrime salirle agli occhi, la Preside incrociò le braccia sul tavolo e vi appoggiò il capo, abbandonandosi all’immensa tristezza che le riempiva il cuore. Quell’arrogante, frivolo… idiota! Come poteva parlare di Severus con un simile atteggiamento di sufficienza? Come poteva anche solo pensare di essere in grado di insegnare in un luogo che aveva avuto Horace Slughorn come Maestro di Pozioni e Severus Snape come suo ancor più degno successore?

Con un singhiozzo lieve, Minerva sollevò leggermente la testa per asciugarsi gli occhi. Durante la riunione si era sentita così vecchia e sola! Praticamente tutti i suoi precedenti colleghi erano stati sostituiti da una nuova generazione di insegnanti.

Sprout, Sinistra, Vector, persino Sibilla… uno dopo l’altro se n’erano andati, rinunciando all’incarico poco dopo la morte di Dumbledore e la sconfitta di Voldemort, come se Hogwarts non fosse più la stessa, come se non fosse più una casa per loro.

Bene, lei era rimasta. Lei e l’anziano, fragile professor Flitwick. Preside e Vice-Preside, quelli che gli ex-studenti andavano a salutare con una luce particolare negli occhi e con un sorriso speciale, quando presentavano i loro figli. Ma Flitwick era diventato sempre più vecchio e stanco. Negli ultimi tempi, aveva praticamente vissuto al St. Mungo, dato che stava ancora faticosamente rimettendosi da un grave attacco di influenza presa dai suoi studenti più giovani. Era stato necessario assumere temporaneamente un professore di Incantesimi per sostituirlo nelle lezioni… e, a questo punto, Minerva poteva soltanto sperare che la malattia di Flitwick fosse solo temporanea.

Ancora una volta, si sentì terribilmente sola e inutile. Nella sua devozione al dovere, non aveva mai avuto figli suoi: solo generazioni e generazioni di studenti, i cui nomi e visi adesso le vorticavano nella memoria come in un carosello…

“Minerva!” una voce bassa, dai ricchi toni baritonali, la chiamò, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Sorpresa, la donna rialzò la testa, massaggiandosi gli occhi umidi dietro le lenti degli occhiali.

“Severus?” balbettò, arrossendo confusa. Guardandola gravemente dall’interno di un quadro incorniciato, un uomo vestito di nero le fece un cenno di saluto.

“Minerva…” Il suo tono era più morbido adesso, quasi una carezza. Mai Minerva aveva udito una simile commovente tenerezza in quella voce quando il suo proprietario era vivo! Le lacrime cercarono nuovamente di forzare un’uscita, e la donna battè le palpebre per ricacciarle indietro. Cercando di nascondere la sua emozione, l’anziana strega si alzò dalla sedia e si affrettò a offrire una spiegazione.

“Scusa, non avevo notato che eri qui,” disse, arrossendo ancora di più ed evitando lo sguardo dell’uomo in nero. “Sai, sono così stanca e… e i miei occhi non funzionano più tanto bene, ultimamente. Penso che dovrò mandare un gufo a Poppy per chiederle un consiglio… o forse una visita al St. Mungo, sai, sono sempre così-“

“Minerva!” La rimproverò affettuosamente Severus. “Non cercare di ingannarmi. Capisco che sei agitata. Anche se adesso sono solo un dipinto, posso percepire facilmente le tue emozioni. Ti conosco fin troppo bene.”

Snape aveva incrociato le braccia e adesso la guardava, aggrottando le sopracciglia con la sua tipica espressione severa. Minerva si sentì colpevole, come una bambina colta a rubare la marmellata, e intrecciò le dita, imbarazzata: ma, subito dopo, non potè trattenere un sorriso tremulo nonostante le lacrime che le salivano agli occhi. Un rimprovero di Severus Snape! Non era assurdo? Aveva insegnato a quell’uomo quando era solo un marmocchio, e lo aveva persino messo in punizione!

Studiandola attentamente con il suo sguardo indagatore, Snape continuò a bassa voce, “Sapevo che non sarebbe stato semplice tenere la riunione sotto controllo. Non era difficile immaginare le reazioni che avresti suscitato! Comunque, puoi sempre ritirare la tua offerta, sai? Non posso oppormi e non protesterò…” Una leggera esitazione. “Dopo tutto, sono solo un quadro.”

Dolorosamente sorpresa, la Preside protestò, “Chi ti ha raccontato quello che è successo? Albus ti ha parlato prima di me? Gli avevo chiesto di non intromettersi, ma non ho pensato di controllare ogni dipinto della stanza.” Sospirò stancamente. “Suppongo che fosse presente in incognito, come fa sempre…”

Poi, con uno scatto improvviso, esclamò incollerita, “Comunque, se fosse stato onesto, avrebbe dovuto dirti quel che ho risposto a quello sciocco!”

“No, Minerva, questa volta sei ingiusta con Albus. Non so se era presente alla riunione. E comunque, non è venuto a parlarmi; sono state le tue parole a rivelarmi quello che è successo. Quindi, c’è stato effettivamente uno scontro?” Stranamente, Severus sembrava piuttosto divertito per quell’esplosione di collera.

“Solo un commento inutile da parte di uno sciocco, come ti ho detto. Ma l’ho rimesso subito al suo posto!” rispose Minerva fieramente, irritata per essere caduta nella trappola di Snape e per essere stata di conseguenza costretta ad ammettere che non c’era stato un accordo totale. Snape inclinò la testa.

“Allora ti ringrazio per esserti battuta così valorosamente,” replicò in tono serio.

“Oh, andiamo, Severus! Sono solo una vecchia signora…” protestò Minerva, confusa e compiaciuta allo stesso tempo.

Le labbra di Snape si curvarono in un sorriso. “La più valorosa e amabile vecchia signora che abbia mai conosciuto,” dichiarò, e la solennità di queste parole venne addolcita da uno sguardo stranamente affettuoso.

Minerva alzò i suoi occhi arrossati per fissarlo incredula. Come le era sembrato giovane mentre pronunciava quelle parole! E con una fitta dolorosa, la donna pensò che sarebbe sembrato così giovane per sempre: nessuno avrebbe mai visto il viso di Severus diventare grinzoso né i suoi capelli imbiancare con gli anni. Chiuso in un quadro, condannato a trascorrere la mera parvenza di una vita, mentre avrebbe meritato così tanto di vivere l’esistenza reale che un destino malvagio gli aveva crudelmente sottratto!

Impulsivamente, Minerva alzò una mano come se volesse toccarlo. Ma subito dopo, con un’espressione di scusa, fermò quel gesto, sentendo le labbra tremare per le emozioni che le attraversavano il petto. Una lacrima riuscì a sfuggire, scivolò lungo il naso sottile e infine cadde a terra. Snape adesso la fissava con aria preoccupata, mentre i suoi occhi sembravano porle una silenziosa domanda. Minerva abbassò la testa, cercando di dominare il tremito delle sue labbra.

“Mi dispiace,” disse dolorosamente. “Mi spiace così tanto, Severus. Vorrei aver capito. Vorrei non essere stata tanto pronta a giudicarti. Vorrei poter fare qualcosa di più significativo che offrirti semplicemente delle scuse. Tu sei stato il vero eroe, mentre io ho solo-“

“No, Minerva!” la interruppe lui con un sorriso amaro. “Non biasimare te stessa per essere stata leale e degna di fiducia; quello che per te è sempre stato spontaneo è qualcosa che io invece ho dovuto imparare, e con molto dolore.”

Snape esitò, come se si sentisse imbarazzato da quelle parole così impetuose. Poi, lentamente, quasi timidamente, ripetè l’azione della donna, alzando una mano verso di lei e presentandole il palmo aperto.

Minerva lo guardò confusa, cercando di indovinare cosa Severus si aspettava da lei. Poi, avendo improvvisamente capito, anche lei alzò la sua mano e mise delicatamente il suo palmo contro quello di lui. La tela era ruvida sotto le sue dita, e Minerva sperò che almeno una parte delle sue emozioni riuscisse a raggiungere l’uomo imprigionato in quella cornice e lo consolasse.

Si guardarono in silenzio per qualche secondo, assaporando il contatto delle loro mani e delle loro anime. Infine, Snape accentuò il suo sorriso e disse brevemente, “Ci vediamo domani, Minerva. Grazie ancora. Passa una buona nottata.”

E prima che lei potesse fermarlo, svanì dal suo quadro con un movimento rapido.

Lentamente, Minerva trasse indietro la mano, lo sguardo ancora dolorosamente fisso sul vuoto improvviso nel dipinto. Come sembrava desolato adesso il suo ufficio, senza la presenza di Severus!

Con un movimento sgraziato, appesantito dagli anni, la donna sedette nuovamente sulla sedia e si perse nei suoi pensieri. Sì, era vecchia e stanca, e il passato non poteva più essere cambiato; ma il presente poteva essere trasformato in un futuro più felice, e questo sarebbe stato il suo impegno per i giorni a venire.

Specialmente per il giorno dopo.

L’indomani, Severus avrebbe iniziato le sue lezioni. Una speranza gioiosa fiorì dolcemente nel cuore di Minerva, e lacrime gentili scorsero, non più trattenute, sulle sue guance.

***********

Fatemi sapere se ci sono errori o suggerimenti, grazie. Non posso rifinire la traduzione come vorrei, e ciò è fonte di dispiacere.

Edited by Lady Memory - 2/10/2016, 15:21
 
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view post Posted on 28/9/2016, 16:35
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CITAZIONE (Lady Memory @ 28/9/2016, 17:30) 
Allora, ho provato a fare un tentativo e ho tradotto il quinto capitolo, che però è corto, solo cinque pagine. Ma quelli successivi arrivano tranquillamente a 15-16 pagine. Che dire?
Vediamo come va...

:wub: :wub: :wub:
Con calma e senza fretta, non preoccuparti, ma intanto adesso leggooooooooooooooooooooo
 
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view post Posted on 28/9/2016, 23:04
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Sto leggendo anch'io, Mep! Ma che delizia... come potevo perdermi un gioiello simile? :wub:
Grazie per avermi riportato tra le mura di Hogwarts, e per aver ridato autorevole voce a personaggi adorati. Bello, bello, bello e senz'altro meritevole di un commento più articolato e approfondito, che ti assicuro arriverà al termine della storia.
Io, per il momento, continuo a seguire la vicenda con sommo piacere e famelico interesse. ;) E tu aggiorna non appena puoi! :wub:
 
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view post Posted on 29/9/2016, 06:08
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Buca-calderoni

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Be', che dire?
Come sempre, mi spiazzi con i tuoi commenti così gentili e affettuosi, Ele. Grazie! :wub: :wub: :wub: :wub:

Vedrò di andare avanti, anche se l'effetto in italiano in alcuni punti è terribile... Non so come facciano le traduttrici professionali. ;)
 
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view post Posted on 29/9/2016, 08:40
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Buca-calderoni

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OK, visto l'incoraggiamento vado avanti, anche perchè è un altro capitolo corto. Dopo però cominciano i guai...

Parte VI



La stanza era confortevolmente spaziosa. Il suo ornamento più degno di nota era un dipinto a grandezza naturale di Severus Snape seduto alla sua scrivania; il quadro era posizionato sulla parete opposta alla porta d’ingresso, come se attendesse di dare il benvenuto a coloro che sarebbero entrati. Su entrambi i lati della stanza, altri splendidi dipinti decoravano i muri, tutti attentamente scelti per mostrare solo paesaggi.

Molti banchi e calderoni erano disposti in file ordinate. Vicino ad ogni calderone c’era una corta colonna, e sopra ad ogni colonna era poggiato un piccolo quadro, leggermente inclinato ad un angolo che permetteva una perfetta visione dell’interno del calderone.

Svariati armadi capienti, ovviamente pieni di tutti gli ingredienti e gli attrezzi necessari, erano appoggiati contro le pareti; quattro imponenti armature erano state posizionate agli angoli della stanza, e sembravano sorvegliare il posto con il loro aspetto intimidatorio. La luce del primo mattino entrava piacevolmente filtrata dai vetri di una grande finestra a mosaico. Minerva si illuminò di gioia.

“Pronto per la tua prima lezione, Severus?” chiese.

“Questa non è la mia prima lezione,” Snape le fece notare quietamente, e Minerva sorrise interiormente nel vedere la sua sicurezza.

“Che ne dici?”, chiese ancora, indicando la stanza con un gesto pieno di orgoglio, “Penso che abbiamo seguito tutte le tue istruzioni.”

Per quella che era probabilmente la centesima volta, Minerva ricapitolò tutti i dettagli del posto. “Il quadro in cui tu sei adesso è il tuo ufficio. All’interno, abbiamo fatto dipingere una scrivania, sedie, piume, inchiostro e tutto quello che è necessario per scrivere, correggere, dare voti... insomma, tutto ciò che serve quando si insegna.”

L’anziana donna si fermò come colta da un dubbio. “Spero che tu abbia controllato il contenuto dei cassetti,” chiese ansiosamente. Snape fece cenno di sì con un’aria grave ma divertita. Rassicurata, Minerva continuò la sua descrizione.

“Alle tue spalle, c’è il tuo calderone, ed un armadio con ingredienti e attrezzi. Abbiamo anche fatto dipingere una libreria con tutti gli abituali libri di testo, più molti altri titoli specializzati. Se te ne dovessero servire ancora, fammi sapere i nomi e li farò aggiungere. Comunque, non penso che per il momento sia necessario altro materiale.”

“È tutto perfetto, grazie.” Snape annuì di nuovo con un gesto di apprezzamento, mentre le sue sopracciglia si aggrottavano automaticamente, come se stesse inconsciamente provando la sua espressione.

Assaporando l’approvazione sottintesa in quella voce, la Preside continuò. “Poi, come hai richiesto, il tuo ritratto è collegato con questi quadretti vicino ai calderoni, così potrai entrarvi e uscirne a tuo piacere per controllare il lavoro degli studenti.”

“Eccellente,” rispose lui nel suo modo asciutto e conciso, e ancora una volta, Minerva si sentì immensamente compiaciuta di vederlo rientrare nel suo ruolo, e così agevolmente. La Preside prese un respiro profondo. Finalmente, il momento magico era arrivato.

“Se sei soddisfatto, possiamo presentarti i tuoi nuovi alunni adesso,” Minerva disse con un sorriso d’attesa. Ma una voce adulta e inaspettata dietro di lei la fece trasalire.

“Anche io stavo aspettando di essere presentato al Professor Snape, anche se spero che non ci sia effettivamente bisogno di una presentazione tra noi. Sono davvero onorato di averlo come collega, avendo personalmente sperimentato il suo grande talento come insegnante.”

Un uomo era entrato nella stanza; le sue labbra erano piegate in un sorriso cordiale, ma dietro gli occhiali, i suoi occhi erano freddi e vigili. Minerva arrossì, a disagio, avendo improvvisamente capito che, nella sua ansia, aveva mancato di delicatezza verso il suo attuale professore di Pozioni. Ma Snape chinò la testa in un cenno di riconoscimento e rispose con cauta educazione.

“Signor Zabini! Felice di vederla di nuovo a Hogwarts. Mi era già stato detto che era lei l’insegnante di Pozioni. Bene, non è un piacere inaspettato? Avevo sempre pensato che la sua abilità ed ambizione l’avrebbero indirizzata verso carriere molto diverse da questa. Ma a volte la vita ha i suoi piani, suppongo.”

Seguì una pausa, mentre i due uomini si scrutavano con reciproca circospetta curiosità.

Guardando Zabini, chiaramente sbilanciato da quel ricco accento che evocava così tanti ricordi, Minerva ricordò in un lampo i tragici momenti che l’uomo aveva passato dopo la caduta di Voldemort. La sua famiglia, sua madre e lui stesso non avevano fatto mistero delle loro simpatie. Come risultato, la disgrazia aveva invaso le loro vite, devastandole economicamente e socialmente. Dopo la caduta di Voldemort, un cupo spirito di vendetta aveva spiegato le sue oscure ali sul mondo magico: vari esponenti del partito dei vincitori erano stati pronti a cogliere l’occasione e ad utilizzare il potere nuovamente riguadagnato per livellare svantaggi sociali, distruggere potenziali carriere, ed occasionalmente, persino rivalersi su nemici personali. Di conseguenza, nessun mago influente aveva aperto la sua porta al figlio della bella avventuriera. Anche il patrigno di Blaise – l’ultimo di una lunga serie – aveva precipitosamente tagliato ogni legame con la moglie, abbandonando lei e il suo ragazzo al loro sfortunato destino.

Slughorn era stato l’unico a provare una scintilla di compassione. Il vecchio professore si era ritirato ed era diventato ancora più grasso e pigro negli ultimi anni, ma si era compiaciuto di recitare il ruolo del benefattore, dato che, come aveva notato, la sua reputazione non veniva danneggiata quanto piuttosto rafforzata da questi atti di generosità così apertamente esibiti.

Alla fine, Blaise era andato a lavorare per il suo vecchio insegnante, imparando tutto quello che poteva di un mestiere che aveva sempre detestato. Anche i Malfoy avevano tenuto un occhio su di lui, pronti come sempre ad aiutare un compagno Serpeverde. Avevano cercato di trovargli un’opportunità, e la possibilità si era presentata non appena il precedente insegnante di Pozioni a Hogwarts aveva lasciato l’incarico. Così, quello era il secondo anno di Blaise a scuola, e anche se non era molto amato dai suoi colleghi e dagli studenti, era lentamente diventato parte del meccanismo.

Mentre queste considerazioni passavano veloci nella mente di Minerva, Snape sembrava studiare anche lui il suo interlocutore, e la donna percepì i suoi pensieri. Il ragazzo che una volta era stato suo studente era cresciuto fino ad arrivare ad una totale maturità, mentre Severus era bloccato, imprigionato in una tela e condannato ad essere uno spettatore perpetuo del mondo esterno. Confrontando i ricordi con la vita reale, Minerva provò di nuovo un’immensa tristezza. Poi, inaspettatamente, Snape inclinò la testa, stringendo gli occhi.

Improvvisamente, Zabini barcollò all’indietro, mentre una fitta di dolore gli alterava il viso. Sorpresa, Minerva sollevò le sopracciglia. L’uomo era visibilmente impallidito, ma non c’era nulla che potesse giustificare una simile violenta reazione; eppure, Zabini sembrava decisamente sconvolto… cosa poteva essere successo? Un dubbio allarmante si insinuò nella mente della Preside: poteva un ritratto essere ancora in grado di esercitare la Legilimanzia? E Severus avrebbe potuto essere ancora capace di percepire i pensieri di chi aveva davanti leggendone gli occhi?

Mentre Minerva si poneva silenziosamente queste domande, Blaise si tolse gli occhiali e li ripulì nervosamente, cercando di riprendere il controllo di sè. Poi alzò il viso e incontrò lo sguardo indecifrabile di Snape. Con un gesto irritato, l’uomo si rimise gli occhiali sul naso e rispose freddamente, “Sì, Professore, la vita è piena di sorprese, ma non tutte sono piacevoli come vorremmo che fossero.”

Blaise inclinò la testa in un cenno di sfida, come uno spadaccino prima di un duello, poi si rivolse a Minerva, che stava osservando la piccola schermaglia molto a disagio.

“Se me lo consente, Preside, sarei lieto di presentare i ragazzi.” Per un momento, una nota strana vibrò nella sua voce: circospezione, e qualcosa di più oscuro, un sentimento che Minerva interpretò come rimpianto per essere stato escluso e desiderio di riaffermare i diritti del suo ruolo di fronte ai suoi due interlocutori.

Senza aspettare una risposta, Zabini si diresse alla porta, la aprì e fece cenno a qualcuno invisibile al di fuori di essa. Seguendo il suo invito, una fila ordinata di ragazzini e ragazzine entrò nella stanza, salutando con voci chiare e argentine e guardandosi attorno con curiosità.

“Professor Snape,” annunciò Zabini, “questi sono i miei migliori studenti del secondo anno.”

Edited by Lady Memory - 2/10/2016, 15:30
 
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view post Posted on 29/9/2016, 11:15
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Wow, mi ricordavo questo capitolo. :woot:
A suo tempo avevo ammirato la tua fantasia.
Il commento di entrambi i capitoli prestissimo.
 
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Buca-calderoni

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Grazie Chiara, ma prenditela comoda. I capitoli non scappano ;)
Hai notato la montagna di errori che c'erano? Mamma mia! Tradurre alle 6 del mattino è destabilizzante. :lol:
 
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view post Posted on 1/10/2016, 14:08
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Buca-calderoni

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Parte VII




Imbarazzato, curioso o intimidito, ogni studente salutò rispettosamente Snape, mentre Zabini dichiarava nomi e Case.

"Frederick Abbott, Tassorosso… Jennifer Avery, Serpeverde… Margaret Finch-Fletchley, Corvonero…

Snape provò un’emozione inaspettata; c’erano così tanti nomi che riconosceva tra quelli dei ragazzi, e i ricordi cominciarono a risvegliarsi nella sua mente. Erano trascorsi diciannove anni, eppure sembrava che il passato fosse improvvisamente ritornato in vita. Meccanicamente, il mago rivolse un’occhiata al registro dipinto sulla sua scrivania senza vederlo. Nel frattempo, guidati da Minerva, uno dopo l’altro gli studenti prendevano posto vicino ai calderoni, alzando il viso con espressione di attesa mentre la presentazione continuava.

"Arthur Macmillan, Grifondoro… Jasmine Montgomery, Tassorosso… James Potter, Grifondoro…"

Quel nome! Quel nome odioso che aveva ancora il potere di ferirlo come una pugnalata! Aggrottando la fronte, Snape guardò James Potter, e James Potter ricambiò lo sguardo con una mescolanza di timidezza e sfacciataggine. Snape lo scrutò ancor più severamente, ma il ragazzo non abbassò gli occhi; invece, le sue sopracciglia e labbra sembrarono piegarsi in un’espressione di sfida. Sentendo ribollire la rabbia per un simile inaccettabile comportamento, Snape tenne gli occhi fissi sul ragazzo finchè James non abbassò la testa, evidentemente a disagio.

“Vedo,” mormorò minacciosamente il mago dopo un’ultima occhiata intimidatoria. Poi, ritornato nuovamente se stesso dopo quel muto scambio di sguardi, il professore dipinto si rivolse al suo collega vivente.

“Grazie, Professor Zabini. Presumo che gli studenti siano stati informati delle caratteristiche speciali di questo corso, incluso… me?"

Zabini annuì rigidamente, e Snape sembrò dimenticare il mondo attorno a lui: con un movimento fluido, si alzò e passò davanti alla sua scrivania per rivolgersi ai ragazzi. Quale era stato il suo discorso di introduzione, tanti anni prima? Sorrise tetramente mentre le frasi cominciavano a scorrere.

“Non sprecherò parole per descrivere qualcosa che ormai dovreste conoscere fin troppo bene. Pozioni è una materia eccezionalmente difficile, e solo quelli di voi che sono particolarmente dotati possono aspirare a rimanere in questo corso. Quindi, mi auguro che non deluderete il Professor Zabini, che vi ha offerto questa possibilità, e – ancora più importante - spero che non deluderete me. Presto vedrete che non è facile raggiungere i livelli che ho fissato… Tuttavia, io ricompenso generosamente coloro che sono disposti a rischiare e che riscuotono la mia approvazione. E adesso, cominciamo!”

Gli studenti, che si erano scambiati occhiate preoccupate durante il discorso, presero un’aria ancora più atterrita quando Snape annunciò, “Metteremo alla prova la vostra preparazione con la Pozione del Rilassamento. Questa pozione è inclusa nel programma del primo anno, perciò ognuno di voi dovrebbe essere in grado di darmi una favorevole impressione di sé.”

Seguì una pausa minacciosa. “Ma attenti: solo a coloro che supereranno il test verrà permesso di rimanere in questa classe.”

Come si aspettava, gli sguardi di orrore si modificarono gradatamente a queste parole, qualcuno trasformandosi in entusiasmo, altri in panico, altri ancora nel rilassamento istintivo di quelli che sperano di fallire e di conseguenza, di venire risparmiati dal combattere ulteriori battaglie. In un silenzio impressionante, ragazzi e ragazze aprirono i loro libri, controllarono cosa era necessario alla preparazione della pozione, e quindi si diressero agli armadi per prendere ingredienti e strumenti, incrociando i loro percorsi in una danza disordinata.

Snape notò immediatamente che, come sempre, le ragazze erano le più determinate. Poi colse uno sguardo di incertezza sul viso di James Potter, e il suo cuore ebbe un fremito di gioia. Il test era l’ultimo stratagemma a cui aveva pensato per evitare di insegnare a quell’insopportabile ragazzo senza disubbidire apertamente a Minerva, e molto più importante, senza deludere Albus Severus. Aveva tenuto segreto il suo piano fino all’ultimo, sapendo che, quando avrebbe annunciato la sua idea, Minerva non avrebbe mai contraddetto un professore di fronte ai suoi studenti.

E infatti, anche se chiaramente irritata per quel sotterfugio, la Preside incrociò le braccia ed emise un sospiro di esasperazione, guardando Snape da sotto in su con aria indignata. Ma Snape rifiutò di abbassare gli occhi. Se quella era la sua classe, era lui quello che ne era responsabile, e doveva essere libero di decidere come comportarsi.

Anche Blaise Zabini stava osservando quell’ordinata confusione, ma c’era una mescolanza di attesa e di ira controllata sui suoi lineamenti. I suoi occhi, persi in contemplazione, rivelavano i suoi sentimenti: stava sperando in un fallimento… E Snape sorrise sardonicamente. Essere un ritratto aveva i suoi vantaggi: c’era un’unica autorità suprema a cui si sarebbe inchinato, anche se a malincuore, e questa era Minerva. Tutti gli altri possibili oppositori dovevano essere pronti a dar battaglia, incluso il suo così poco entusiasta ex studente.

Ah! Finalmente James Potter si stava muovendo! Dopo aver preso un mestolo con un gesto molto teatrale, il ragazzo strizzò l’occhio al giovane Arthur Macmillan che stava lavorando vicino a lui, e che gli sorrise con aria complice. Osservando il piccolo Arthur, Snape si chiese se fosse per caso il figlio di Ernie Macmillan. A giudicare dal viso, sembrava probabile, ma il giovane Arthur non si comportava come il suo estremamente cerimonioso padre; il ragazzetto aveva un sorriso da monello che rispecchiava quello di James mentre i suoi occhi si illuminavano divertiti. E, sottolineando ancora di più la differenza con il padre, che era stato un Tassorosso rispettoso, Arthur era stato smistato a Grifondoro, una delle seccanti sorprese che ogni tanto il Cappello Parlante riservava agli insegnanti. Quindi, sembrava proprio che anche “questo” James Potter avesse un amico devoto, e che questo amico fosse altrettanto insopportabile: una situazione che Snape trovò immediatamente sgradevole.

Bene, era il momento di vedere come questo nuovo duo temerario sarebbe riuscito a completare il test…

L’orgoglio per la sua Casa fece infine dirigere lo sguardo di Snape sui Serpeverde. Sentendosi osservati, i ragazzi alzarono gli occhi e gli sorrisero timidamente, sperando nella sua benevolenza. La giovane Avery sembrava particolarmente impegnata nel suo lavoro. Aveva già aperto gli armadi almeno dieci volte, scegliendo gli ingredienti con gran cura e dividendoli in mucchietti. Stava ovviamente cercando di fare una buona impressione… ma meritava un cenno di approvazione, perciò Snape alzò le sopracciglia, incoraggiandola silenziosamente.

Gradualmente, la classe prese forma davanti ai suoi occhi. Gli studenti apparivano preparati, ma la loro preparazione mancava di regole. Sembrava che ognuno avesse sviluppato un approccio individuale e originale alle tecniche di lavoro, invece di seguire un metodo. Il risultato era una confusione creativa di tecniche che il mago contemplava con labbra sdegnosamente serrate. Cercando di cogliere le varie diseguaglianze, l’attenzione di Snape si spostava senza sosta da studente a studente… ma ritornava poi costantemente a James. Il ragazzo sembrava divertito dalla curiosità del suo nuovo insegnante. Dopo quel primo momento di panico ben simulato – che era stato chiaramente una finta – James adesso lavorava abilmente, tagliando i suoi ingredienti, aggiungendoli alla miscela, piegandosi per controllare il fuoco sotto il calderone, e finalmente asciugandosi la fronte con un sorriso di sincera gioia diretto al suo amico.

Snape sentì stringersi il cuore. Quella era esattamente l’espressione con cui Lily gli sorrideva quando partecipavano ad una gara in classe… un sorriso in cui amicizia, divertimento, birichineria ed affetto erano mescolati in una tale adorabile combinazione! Snape chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. L’emozione era stata troppo forte. Entrambi i ragazzi Potter avevano qualcosa nei loro lineamenti che ricordava troppo dolorosamente la loro nonna… ma, all’improvviso, quest’ultima tremula impressione venne cancellata dal sogghigno che aveva inaspettatamente sostituito il sorriso. Intollerabilmente compiaciuto, quel sorrisetto soddisfatto riempì Snape di un profondo disgusto, persuadendolo che, esperto o incompetente, James Potter altro non era che un discolo maleducato, insopportabile e presuntuoso come suo nonno.

Jennifer Avery emise un piccolo grido di sorpresa quando Snape apparve nel quadretto sospeso sul suo calderone. Ma la ragazzina ritrovò immediatamente la sua compostezza e sorrise - un vero sorriso da Serpeverde – mentre attendeva il giudizio del professore.

“Ottimo, signorina Avery,” rispose Snape alla sua muta domanda. La ragazza arrossì di orgoglio, e lui scomparve per entrare, uno dopo l’altro, negli altri quadretti. Gli studenti non si aspettavano una tale vicinanza. Spaventato, uno dei piccoli Tassorosso lasciò cadere una tazza colma di semi quando il suo professore gli apparve accanto. Snape lo rimproverò brevemente, e il ragazzino si chinò a ripulire il pavimento mentre le lacrime gli gocciolavano dagli occhi. Minerva lanciò un’occhiata a Zabini. L’uomo aveva serrato i pugni e guardava la scena con ira repressa. La Preside sospirò.

Finalmente, il test fu completato. Gli studenti trattennero nervosamente il respiro mentre Snape faceva un ultimo giro dei quadretti per controllare il risultato finale. In un silenzio carico di attesa, il mago annunciò il suo responso, stando molto attento a scegliere le parole.

“Direi che tutti voi avete passato il test, un risultato che onora le molte ore che il Professor Zabini vi ha dedicato. In particolare, sia la signorina Avery che il signor Potter hanno preparato una pozione perfetta.”

Snape fece una pausa, assaporando la soddisfazione che si stava lentamente diffondendo sui lineamenti di James. Poi andò a fondo spietatamente.

“Tuttavia, assegnerò cinque punti a Serpeverde, dato che la signorina Avery è stata la prima a completare l’incarico che vi avevo affidato.”

James Potter ebbe un lieve scatto incontrollato, e Snape fu pronto a notarlo.

“Qualche problema, signor Potter? Non siamo su un campo di Quidditch adesso, quindi per favore comportati correttamente.”

Il ragazzo incrociò le braccia con uno sguardo cupo, ma rimase in silenzio. Fu Zabini invece a rispondere, dando sfogo alla sua esasperazione.

“Avevo capito che il test non sarebbe stato ricompensato con dei punti, Professor Snape.”

“Ebbene, allora aveva capito male, Professor Zabini,” Snape ringhiò in risposta. I due uomini si scambiarono un’occhiata di sfida, e Minerva intervenne subito, rivolgendosi agli studenti.

“Molto bene, ragazzi, la lezione è finita. Sono molto contenta di constatare che il test è stato un successo. Adesso per favore, raggiungete l’aula della vostra prossima lezione. Vi faremo sapere gli orari del nuovo corso appena saranno pronti.”

I ragazzi uscirono, in parte sollevati, in parte perplessi; Jennifer Avery raggiava di gioia mentre James Potter camminava alzando scontrosamente le spalle in risposta alle parole che gli andava sussurrando Arthur Macmillan. Appena furono fuori portata d’orecchio, la Preside si rivolse ai due professori in tono duro.

“Non tollererò, ripeto, non tollererò mai più un simile comportamento di fronte agli studenti. Sono stata chiara?”

I due uomini si scambiarono un’occhiata senza rispondere, quindi Minerva insistette incollerita, “Professor Zabini? Professor Snape?”

Serpeverde nella sua strategia, Zabini fu il primo ad arrendersi. Con un sorriso di scusa, si inchinò all’anziana strega e disse, “Sono spiacente, Preside, ma ho dovuto parlare in difesa dei miei studenti.”

“Grazie, Professor Zabini,” replicò Minerva. “Sono sicura che il Professor Snape comprende ed apprezza la sua preoccupazione, esattamente come me. Tuttavia, sono altrettanto sicura che il Professor Snape sappia come comportarsi con i suoi studenti, data la sua lunga pratica.”

Chiamato in causa in modo così deciso, Snape non potè rifiutarsi di borbottare un ironico, “Grazie per questo gentile apprezzamento, Minerva.”

“Basta così,” rispose la donna severamente, fermando sul nascere ogni altro commento. “Il test è stato superato, quindi penso che possiamo far partire un corso regolare. A questo proposito, posso chiederle di lasciarci, Professor Zabini? Vorrei scambiare qualche parola col Professor Snape per definire meglio i dettagli.”

La tempesta sarebbe sicuramente scoppiata non appena Zabini fosse uscito, e l'uomo non potè trattenere un sorriso carico di sottintesi. Si inchinò di nuovo a Minerva e rispose cortesemente, “Come desidera, Preside.”

“Professor Snape,” salutò quindi, e Snape rispose con un freddo cenno del capo. Zabini se ne andò, lanciando un ultimo sguardo trionfante al ritratto. Poi la porta si chiuse, e l’anziana strega fu libera di sfogare la sua frustrazione, esclamando incollerita, “Mi aspettavo di meglio da te, Severus!”

Snape la guardò, a braccia conserte. “Perché l’hai assunto, Minerva?”

“Questi non sono affari tuoi!” gli rispose lei, ancora più arrabbiata. “Invece, perché gli hai risposto in quel modo, e per di più davanti ai ragazzi?”

“Tu non lo conosci come lo conosco io,” la rimbeccò Snape.

“Ma certo!” dichiarò Minerva indignata. “E siamo sicuri che il giovane James Potter non abbia avuto una parte in questa tua reazione infantile? Insomma, Severus, perché hai dovuto umiliarlo e dare punti alla signorina Avery? Quello di oggi era solo un esperimento!”

“Avevo le mie ragioni, Minerva!” rispose Snape con inaspettata violenza. Poi, sembrando improvvisamente e stranamente vulnerabile, il mago aggiunse, abbassando la voce, “Ma capirò se adesso mi chiederai di rinunciare ad insegnare.”

La Preside lo scrutò con occhi angosciati. Snape stava fissando il muro con aria scontrosa, tormentando con le dita le pagine del suo registro nuovo.

“No, Severus,” sospirò la donna alla fine, scuotendo la testa. “Desidero ancora che tu insegni. Ma per favore, controlla il tuo carattere.”

Minerva girò le spalle e si avviò verso la porta. Tuttavia dopo alcuni passi, si fermò, esitante, e si girò di nuovo verso il ritratto, solo per scoprire che il quadro era adesso desolatamente vuoto. Depressa, Minerva strinse le labbra e si massaggiò il naso sotto gli occhiali con un gesto di sconforto.

“E questo avrebbe dovuto essere un giorno di gioia…” mormorò amaramente.

Una voce ben nota la chiamò. “Minerva? Per favore, non essere troppo dura col ragazzo. Ha sofferto tanto… ha bisogno di imparare di nuovo a vivere.”

“Albus!” esclamò l’anziana strega, comprendendo che Albus Dumbledore la stava guardando da una delle pareti. Il vecchio mago era confortevolmente seduto in uno splendido quadro che mostrava i giardini di Hogwarts in tutto il loro splendore.

“Albus…” Minerva ripetè, scuotendo la testa sconcertata, ma sorridendogli comunque con affetto. “Come sempre, sei riuscito a intrometterti?”

“Suvvia, suvvia, Minerva! Volevo solo vedere come se la cavava il ragazzo, e sapevo di non poter contare su un tuo invito. Comunque, hai scelto bene il posto. Ho fatto una fatica infernale per riuscire a trovarlo! La prossima volta, ti prego, sii gentile ed informami prima, va bene?”

Minerva non rispose. Le sue mani si stavano aprendo e chiudendo con un movimento convulso che tradiva la sua angoscia. Poi mormorò con sguardo assente, “Ho preso la decisione sbagliata? Ho fatto un errore, permettendo a Severus di insegnare di nuovo?”

“Minerva!” la rimproverò gentilmente Albus. “Adesso non essere troppo dura con te stessa! Gli hai fatto il più bel regalo che si potesse immaginare. Ma adesso hai bisogno di imparare come devi comportarti con lui. Ci vorrà un po’ di tempo. Cerca di essere paziente.”

“Grazie, Albus,” mormorò l’anziana strega, improvvisamente esausta. Silenziosamente, come persa in un sogno, riprese a camminare verso la porta.

“E, Minerva? Severus è un amico leale. Ascoltalo, ti prego,” aggiunse Dumbledore con un’espressione preoccupata.

Ancora una volta, Minerva fece un cenno col capo, stancamente, senza fermarsi. Poi uscì, chiudendo la porta dietro di lei. Albus rimase immobile per un po’, guardando la stanza vuota sotto di lui con occhi pensierosi. Quindi, dopo un lungo sospiro, scomparve dal suo quadro.

************

Scusate l'orrida traduzione...

Edited by Lady Memory - 4/10/2016, 16:29
 
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view post Posted on 4/10/2016, 15:28
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Buca-calderoni

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Ed ecco anche l'ottavo capitolo. Finora ho avuto fortuna, ma più la storia va avanti, più diventerà complessa. E mancano ancora 30 capitoli...

Ah, una precisazione forse utile. Questa storia è datata 2008, (e finita nel 2010). Ecco perchè forse troverete alcune cose un po' "strane", rispetto alle storie più moderne. Il settimo libro era uscito da poco, e noi portavamo in cuore la tristezza di quella fine assurda.

******************

Parte VIII


Il giorno successivo, la scena nell’aula pozioni sembrò la ripetizione di quello che era già accaduto, eccetto che per un dettaglio: l’umore nella stanza era cambiato, passando da un’attesa gioiosa ad un velato disagio, e i tre protagonisti principali dispiegavano una gamma completa di emozioni che rispecchiavano questa trasformazione.

La Preside aveva un’aria preoccupata, e rivolgeva occhiate ansiose a Blaise e Severus.

Zabini sembrava in attesa di qualcosa. Aveva la fronte aggrottata in quell’espressione scontrosa tipica di coloro che pensano di essere stati ingannati. Tuttavia, si comportava con fredda educazione, come sempre.

Snape…. Be’, Snape era il vero mistero. Ritornando nel suo ufficio la notte prima, Minerva aveva sperato di scambiare qualche parola con lui in modo da chiarire i loro rispettivi punti di vista. La Preside si era sentita in pena tutto il giorno per la miserabile fine di quella prima lezione, desiderata e programmata con così tanta cura! Ma Severus non era nel suo quadro, e l’anziana strega ne aveva dedotto che stesse deliberatamente evitando la sua presenza. La cosa, ovviamente, l’aveva amareggiata ancora di più.

Tuttavia, quando Zabini annunciò l’arrivo dei suoi migliori studenti del primo anno, Minerva poté finalmente vedere una scintilla d’interesse illuminare il viso di Snape, immediatamente dissimulata sotto la sua abituale maschera impassibile.

Questa volta, una fila non troppo ordinata di maghi e di streghe in miniatura entrò nella stanza, guardandosi in giro con visi rossi di imbarazzo. Gli studenti erano silenziosi e intimiditi, tanto che un impaziente Zabini dovette ricordare loro di salutare i due importanti personaggi che erano lì in attesa. I ragazzi si girarono ubbidienti verso Minerva e poi verso l’alto, per osservare il grande ritratto; alcuni sorridevano timidamente, altri spalancavano gli occhi con ingenua curiosità, altri ancora mostravano un’evidente trepidazione.

Come il giorno prima, vennero presentati nomi e Case, e ancora una volta, tanti di loro riportarono alla luce vivide memorie del passato.

"Stephen Bootes, Tassorosso… Martha Corner, Corvonero… Scorpius Malfoy, Serpeverde… Rupert Warrington, Serpeverde… Rose Weasley, Grifondoro…"

Minerva notò subito che Severus aggrottava la fronte durante l’enunciazione, come se stesse aspettando qualcosa. E infatti, quando Zabini ebbe concluso la sua litania di nomi, il ritratto sembrò riflettere per un momento, poi chiese, “Che ne è del signor Potter? Mi era stato detto che anche lui sarebbe stato incluso nel corso.”

“Lo ha incontrato ieri mattina, non si ricorda, Professore?” rispose Zabini con tono beffardo. “Lo ha punito perché si era permesso di arrivare secondo.”

“Parlavamo del giovane Albus Severus,” intervenne subito Minerva, nel tentativo di evitare lo scoppio d’ira che prevedibilmente sarebbe seguito a quella dichiarazione così informale.

“Oh!” replicò a quel punto Zabini con esagerata sorpresa. “Adesso capisco, Professore… Avrebbe voluto avere in classe entrambi i figli della nostra passata celebrità! Ma sfortunatamente, il ragazzo non raggiunge i livelli richiesti per questo corso.”

“Ulteriore motivo per ammetterlo, allora, “ringhiò Snape irragionevolmente, dimenticando la prudenza, e Zabini si accigliò, abbandonando ogni pretesa di cortesia.

“Lei ha chiesto i migliori,” replicò risentito. “I migliori sono questi.”

Gli studenti si stavano agitando, a disagio durante quella schermaglia, e Minerva corrugò la fronte per l’amarezza. L’odiosa scena del giorno prima si stava ripetendo, nonostante il suo ammonimento. No, non poteva permettere che Severus si comportasse così, e neppure che Zabini lo provocasse continuamente.

Nel frattempo, il mago nel quadro stava dichiarando a denti stretti, “Io avevo chiesto di…”

Intercettando lo sguardo di avvertimento di Minerva, Snape si interruppe con uno sforzo, strinse i pugni e disse seccamente, “Potremmo scambiare una parola in privato, Preside?”

Mantenendo un’espressione impassibile, Minerva replicò, “Sarò felice di parlare con lei non appena la lezione sarà finita, Professor Snape.”

Zabini sorrise freddamente.

****************


Non c’era scampo, e Snape aggrottò le sopracciglia, adirato. Poi cominciò a parlare ai ragazzi. Gradatamente, sembrò entrare nel suo ruolo e dimenticare la tensione che ancora aleggiava nella stanza. Questa volta, agli studenti venne richiesto di preparare un composto molto semplice. Dopo tutto, avevano avuto solo una settimana o due di pratica, e Snape fu contento di notare che il gruppo era promettente, e che le capacità dei ragazzi, ancora fresche, non erano state guastate da cattive abitudini.

Scorpius Malfoy presto trovò un momento per parlare con il nuovo docente.

“Mio padre le manda i suoi saluti, Professore. Mi ha detto che lei è sempre stato il suo insegnante preferito. Spero di riuscire a diventare bravo come lui.”

Tipicamente Malfoy quella soave adulazione: ma Scorpius era il ritratto di Draco, e Severus sentì una strana sensazione mentre lo guardava. Il ragazzo era rispettoso e ansioso di fare bella figura, eppure percepiva un’inquietudine, forse addirittura del risentimento, dentro di lui.

“Grazie, signor Malfoy,” Snape replicò automaticamente, perdendosi in quelle nuove insolite considerazioni; ma ne venne presto e bruscamente risvegliato da una mano alzata, a cui era seguita una domanda. La ragazzina che aveva parlato stava aspettando, i vividi occhi nocciola rivolti verso di lui nel viso incorniciato da boccoli ramati. Di nuovo, Severus reagì automaticamente.

“Parla più forte, signorina Granger. Non ho sentito quello che mi hai chiesto.”

Per un attimo, la ragazzina sembrò sconcertata, poi rispose.

“Mi scusi, Professore,” ed un sorriso sbarazzino apparve e scomparve immediatamente sulle sue labbra, “il mio nome è Weasley, Rose Weasley. Granger era il nome di mia madre prima di sposarsi.”

Anche Minerva sorrise, e Snape si sentì stupido. Eppure un motivo per sbagliarsi c’era. Quella ragazzina somigliava in maniera impressionante alla madre, nonostante il marchio rosso dei Weasley sui suoi capelli! Inconsciamente, si guardò intorno, quasi aspettandosi di trovare Harry Potter e Ronald Weasley seduti in qualche angolo della classe, e smarrendosi ancora una volta in se stesso e nelle sue memorie; la sua espressione mutò così tanto in quei pochi attimi che la ragazza e i due adulti si scambiarono uno sguardo sconcertato.

“Dunque, signorina Weasley… avevi una domanda da farmi?” Snape sembrò finalmente reagire dopo una lunga pausa.

La ragazza espose il suo dubbio: la sua era una domanda piena di buon senso, che rivelava un’intelligenza vivace ma, ahimè! anche le mancanze del suo insegnante precedente. Snape scoccò un’occhiata a Zabini e rispose concisamente, evitando di girare il coltello nella piaga. Percepiva una sensazione inquietante che diventava sempre più forte, e di colpo, si sentì agitato.

Cercando di tenere l’ansia sotto controllo, Snape entrò nei quadretti per verificare il lavoro degli studenti. Questa volta si era degnato di avvisare la classe, perciò ci fu solo una grande attesa e nessuna reazione allarmata al suo andare e venire.

I ragazzi erano evidentemente eccitati, orgogliosi di essere stati scelti per quel corso, disposti a fare del loro meglio per superare il test, e pronti ad essere sorpresi da altre incredibili meraviglie incantate. Erano studenti del primo anno, naturalmente, e il mondo magico aveva appena cominciato a rivelarsi alle loro menti ingenue. Per un momento, Snape si sentì bizzarramente commosso, e ancora una volta pensò che anche per lui le cose sarebbero potute andare diversamente, se solo lui non fosse stato così…

La fitta al cuore fu dolorosa, e il mago emise un sospiro, mentre un’onda improvvisa di ricordi si rovesciava su di lui.

Nascondendo la sofferenza sotto le sopracciglia increspate, Snape controllò, fece domande, commentò e finalmente graziò gli studenti con un verdetto favorevole. La classe reagì con un’esplosione di gioia. Un sorriso divertito aleggiò sulle labbra di Minerva, felice di vedere l’entusiasmo con cui gli studenti avevano accolto quella lezione - e impartita da un così temibile insegnante!

*****************



I ragazzi vennero congedati ed uscirono scambiandosi sussurri eccitati, mentre i tre adulti si ritrovavano nuovamente soli nella stanza deserta. Ma questa volta Minerva colse di sorpresa sia Snape che Zabini annunciando che c’era un piccolo contrattempo, e che sarebbe tornata nel giro di pochi minuti. Nel frattempo, i due professori erano gentilmente invitati a scambiarsi le loro opinioni.

Snape la guardò uscire, e il suo viso si alterò in un’espressione cupa. Quello era sicuramente un espediente per costringere lui e Zabini ad avere un chiarimento. Sentendosi tradito, rivolse lo sguardo al suo collega più giovane, e Zabini ricambiò quello sguardo incrociando le braccia con un movimento sdegnoso. I due uomini rimasero rigidamente in silenzio per qualche momento, ognuno attendendo che fosse l’altro a fare la prima mossa.

E infine Snape decise di porgere un ramoscello d’ulivo.

“Signor Zabini,” disse col suo tono più razionale, “Noi siamo entrambi Serpeverde. Anni fa sono stato il suo insegnante, oltre che il capo della sua Casa, e lei allora si fidava di me. Perché adesso invece mi è così ostile? Cosa è accaduto che io non so?”

Zabini strinse i pugni e fece un passo indietro per contemplare meglio il ritratto.

“Da dove vuole che inizi, Professore?” chiese amaramente. “Forse dal suo tradimento? Si è dimenticato che ci ha cresciuto nell’odio e nel disprezzo, mentre lei era invece segretamente dedito ad una missione totalmente diversa?”

L’uomo si fermò per riprendere fiato, lasciando che le sue parole si incidessero a fondo nell’anima di Snape. Poi continuò, la voce piena di risentimento. “Ha mai pensato ai suoi studenti mentre recitava così bene la sua parte, oppure ci ha sempre considerato solo pedine che potevano essere sacrificate ad uno scopo superiore? Si è mai chiesto che cosa sarebbe avvenuto di noi e delle nostre famiglie, oppure era troppo impegnato nel suo compito eroico per prestare attenzione a simili insignificanti dettagli?”

Per un momento, la sua voce vibrò di sofferenza, e Snape chiuse gli occhi per nascondere la sua angoscia. Ancora una volta, i fantasmi dei suoi errori erano inaspettatamente riemersi dal passato, larve crudeli ricomparse per torturarlo dopo tutti quegli anni. Le ferite che aveva creduto chiuse erano state brutalmente riaperte, e proprio da qualcuno che lui aveva sperato di poter considerare un amico. Quanti altri uomini, quante altre donne aveva contribuito a ferire o a danneggiare per colpa dei suoi sbagli e della sua missione? Negli anni oscuri della sua vita, non aveva mai pensato che le conseguenze delle sue azioni si sarebbero allungate così in là nel tempo, invadendo il futuro e marchiandolo per sempre… Quando, oh quando! avrebbe trovato tregua per i suoi peccati?

La voce di Zabini continuava implacabile.

“Potter ha detto che lei ha ucciso Dumbledore per salvare Draco. Bene, allora Draco è stato l’unico di noi di cui lei si sia davvero curato. Ma io, loro… tutti gli altri… per noi non c’è stata speranza, dopo!”

Le labbra di Blaise tremavano incontrollabilmente, tuttavia con uno sforzo, l’uomo riuscì a recuperare il controllo, e proseguì con frasi secche e spezzate, come se solo il dolore lo stesse costringendo a parlare.

“Ho bisogno del mio impiego, Professore. Lei è morto con onore ed è diventato un eroe. Ma io… io sono ancora vivo, e mi serve un lavoro per poter sopravvivere. Vuole privarmi anche dell’unica risorsa che mi è rimasta?”

Zabini sollevò il capo, e Snape vide la disperazione che gli alterava il volto. Ma c’era anche qualcos’altro, qualcosa di molto più allarmante…

Poi si sentì un tocco leggero alla porta, e Minerva entrò nella stanza, con un sorriso speranzoso sul viso. Zabini allora richiuse di nuovo le sue emozioni dietro un muro, e Snape sentì un rimorso amaro mordergli il cuore… seguito da una gelida sensazione di paura.

 
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view post Posted on 4/10/2016, 17:29
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view post Posted on 5/10/2016, 11:50
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I ♥ Severus


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Anticipo in modo informale che tra pochi mesi la gestione di Magie Sinister Storie cambierà completamente e che le storie potranno essere di nuovo pubblicate sul forum. A questo punto, non ha più alcun senso cancellare le discussioni delle storie in progress né, tanto meno, spostare i messaggi con i commenti.
Pertanto, chi vuole commentare la storia può tranquillamente farlo in questa stessa discussione.
 
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view post Posted on 8/10/2016, 08:05
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Buca-calderoni

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Ecco il capitolo 9 in arrivo.
Come prevedevo, diventano sempre più lunghi e complessi. Dovete pensare che, mentre la storia si elaborava nella mia testa, migliorava anche il mio inglese, e riuscivo così a creare costruzioni grammaticali sempre più complesse.
Che poi sono un casino da tradurre in italiano.

Infatti, praticamente sto riscrivendo la storia, ma che importa? L'autore sono io.... (ah ah ah, risata del gorilla della pubblicità del Crodino quando fa la battuta finale e cade dalla sedia).

OK, momento di follia.
Ecco il capitolo (ovviamente, i nomi sono rimasti in originale. Mi rifiuto di tradurre Longbottom con Paciok o Dumbledore con Silente, anche se quest'ultima è una delle traduzioni che non mi dispiacciono):

Parte IX



La classe era vuota e silenziosa. Passando attraverso i vetri a mosaico della finestra, il morbido chiarore del pomeriggio creava giochi di luce colorata, che danzavano gaiamente sul pavimento e sulle pareti. Severus Snape sedeva immobile nel suo quadro, perso in contemplazione di quella vista gioiosa… eppure non c’era alcuna gioia nei suoi occhi. Il suo sguardo continuava a vagare instancabilmente su tutti gli oggetti disseminati nella sala sotto il suo ritratto: le cose che avrebbero dovuto essere il simbolo della sua rinascita, ma che adesso un’angoscia segreta stava lentamente trasformando in repellenti caricature.

Chiudendo gli occhi in un gesto di sconforto, Snape ripensò a quello che era accaduto negli ultimi due giorni. Quella mattina, le rivelazioni di Zabini avevano lasciato un segno profondo nella sua immaginazione. L’orrore di scoprire che le conseguenze delle sue azioni avevano ancora delle ripercussioni sulla vita di coloro che lo circondavano era stato immenso. Eppure, non c’era nulla che Severus potesse fare.

Vernice. Era soltanto vernice. Vernice e tela. Anche se magicamente imbevuto di una straordinaria testardaggine e di una feroce determinazione, ormai era solo un ritratto, condannato per il resto dei suoi giorni a contemplare il mondo da una parete, ricambiando lo sguardo di coloro che lo guardavano in un bizzarro gioco di specchi.

Considerazioni dolorose emergevano ed esplodevano come bolle nella sua mente, scivolando lungo le fibre della sua tela per poi condensarsi in domande amare. Quanti altri accusatori pronti a rinfacciargli le sue azioni avrebbe incontrato nel suo nuovo incarico? Quanti dei suoi studenti lo stavano già disprezzando per aver tradito i loro genitori o i loro parenti? Come poteva affrontare quegli sguardi e trovare le parole per rispondere a quelle mute accuse? Ricordò improvvisamente gli occhi diffidenti del giovane Malfoy: anche quel ragazzo lo stava condannando silenziosamente, nonostante le parole adulatorie che gli aveva rivolto in classe?

Diciannove anni erano sembrati un intervallo lungo a sufficienza per dimenticare il passato… Ma forse la reclusione nell’ufficio di Minerva aveva anestetizzato la sua coscienza e ricoperto di polvere i suoi sentimenti? La sua determinazione cominciò a vacillare. Chi era Severus Snape? Un impostore travestito da insegnante. Che speranze, che sogni, che aspirazioni aveva Severus Snape? Nessuno. O meglio, non gliene era rimasto nessuno. Perciò, per qual motivo doveva essere concesso a Severus Snape di ricoprire un incarico così delicato come quello di insegnante?

Una vecchia voce gentile interruppe inaspettatamente queste cupe riflessioni.

“Un soldino per i tuoi pensieri, Severus…”

Risvegliato dal suo incubo angoscioso, Snape si strofinò gli occhi, rispondendo irritato, “Come ho potuto credere che saresti rimasto per sempre nell’ufficio di Minerva? Avrei dovuto chiederle di sigillartici dentro con un Incarceramus!”

Poi sospirò, rassegnato, e si guardò intorno, cercando il suo indesiderato compagno. “Dove ti sei nascosto, Albus? Hai dimenticato che siamo entrambi bidimensionali? Non posso vederti quando sei di fianco.”

“Io sono sempre al tuo fianco quando mi cerchi, Severus. Ma oggi, devi solo sollevare i tuoi occhi… e il tuo spirito.”

Severus alzò il capo fino a quando il suo sguardo incrociò quello sorridente di Dumbledore, che lo stava guardando dal quadro di un bellissimo panorama, appeso più in alto sulla parete opposta.

“Questi dipinti sono così rilassanti, non credi?” dichiarò il grande mago con tono casuale, mentre i suoi vecchi occhi acuti rimanevano fissi sull’uomo più giovane. “Devo ammettere che Minerva ha avuto una splendida idea quando ha fatto allestire questa stanza.”

Severus alzò le spalle. “Perché non ammetti semplicemente che trovi sempre un modo per impicciarti?” chiese, richiudendosi nella sua amara contemplazione.

“Sarò lieto di ammettere quello che preferisci, se questo ti farà rispondere alla mia domanda iniziale.”

“Non c’è niente da dire…” replicò scontrosamente Severus, “eccetto che rassegnerò le mie dimissioni questa sera stessa.”

“Questa è una decisione inaspettata e molto triste, ragazzo mio. Posso chiederti perché?

Il vecchio mago non era evidentemente intenzionato a lasciarlo in pace, e Snape reagì incollerito, “Non essere seccante, Albus. Ho solo scoperto che… che…”

Ma non riuscì ad andare avanti, così Dumbledore sospirò a sua volta. “Non lasciare che le parole di un piccolo uomo amareggiato oscurino il tuo coraggio e la tua lealtà, Severus.”

“Hai ascoltato la nostra conversazione!!!” Snape reagì indignato, e dopo una piccola pausa, Dumbledore annuì in silenzio.

Profondamente irritato per quella tranquilla ammissione, il mago più giovane alzò la voce. “Quel piccolo uomo amareggiato – come ti piace definirlo – una volta era uno dei miei studenti. All’epoca si fidava di me, mentre oggi mi ha accusato di averlo tradito!”

“Tuttavia, tu hai giustificazioni che lui non ha,” replicò mitemente Albus. “Non caricare le tue spalle con le scelte sbagliate che altri hanno fatto, Severus.”

Snape considerò il suo vecchio mentore con uno sguardo freddo, poi scosse la testa ostinatamente.

“Il passato non può essere cambiato. Sperarlo è stato inutile.”

“Non è mai inutile sperare, figlio mio,” sussurrò la vecchia voce, ed un colpo vigoroso alla porta sembrò sottolineare questa affermazione, facendo sussultare entrambi i maghi per la sorpresa.

“Avanti,” Snape invitò con riluttanza, aspettandosi di vedersi comparire davanti Minerva e preparandosi per una discussione. Ma questa volta, la sua supposizione era sbagliata. La porta si aprì, ed uno sconosciuto entrò nella stanza, camminando a passi decisi e sorridendo con un’espressione cordiale e sincera sul viso rotondo.

“Buon pomeriggio, Professor Snape!” lo sconosciuto salutò cortesemente, e per un attimo, solo il silenzio rispose a quella voce.

“Signor Longbottom!” Snape finalmente ansimò, rendendosi improvvisamente conto di chi fosse quel visitatore; poi, sbalordito, aggiunse “Bene, questo… questo non me lo aspettavo davvero!”

*************



“Sono felice che lei si ricordi di me, Professore,” rispose allegramente Neville Longbottom. “La Preside McGonagall oggi ci ha detto che lei è stato reintegrato nel suo ruolo, quindi sono venuto a congratularmi con lei.”

Il suo sorriso diventò ancora più luminoso. “Non so se lo sa, ma adesso siamo colleghi.”

Confuso, Snape considerò l’uomo che aveva di fronte, cercando di recuperare quell’informazione dalla massa di notizie che si era accumulata nel suo cervello durante quei lunghi sonnolenti anni nell’ufficio di Minerva.

“Colleghi?” ripetè cautamente.

“Io insegno Erbologia, Professore,” si affrettò a spiegare Longbottom. “Madama Sprout è stata così gentile da raccomandare il mio nome tempo fa, quando ha deciso di dare le dimissioni. Perciò, come vede, sono passato dall’altra parte, e devo dire, non è stato facile. Durante questi pochi anni di insegnamento, ho potuto riflettere sui miei trascorsi da studente, e se me lo permette, vorrei scusarmi per la mia incredibile ottusità di allora. Ha davvero dovuto usare tutta la sua perseveranza con me!”

“Che non significa pazienza…” e Snape sorrise ironicamente.

“Direi proprio di no!” confessò l’uomo con una risata. “Devo ammettere che lei non è mai stato famoso per la sua pazienza tra noi studenti. Ma scommetto che lo sapeva bene e che l’idea la divertiva.”

“Signor Long… volevo dire, Professor Longbottom, come mai adesso riesce a sostenere una conversazione con me con tanta facilità?” chiese impazientemente Snape, cercando di capire il vero significato di quella visita. Di sicuro, Neville Longbottom non poteva essere considera un amico affezionato e neanche un nostalgico appartenente alla sua stessa Casa. “Avevo la sensazione che lei semplicemente odiasse persino il suono della mia voce.”

“Quel tempo è passato, Professore,” rispose quietamente Neville, e i suoi occhi ebbero un lampo. “Siamo tutti cresciuti e abbiamo saputo quello che lei ha fatto per il mondo magico. Ma io non l’ho mai ringraziata come avrei dovuto. E neppure le ho mai detto grazie per le punizioni con Hagrid che ci ha assegnato negli ultimi mesi in cui lei è stato preside. Adesso so che stava cercando di proteggerci tutti.”

Snape sentì un dolore improvviso. Le sinistre facce di Alecto e Amycus Carrow erano improvvisamente apparse nella sua mente, e con loro un flusso di spiacevoli, orridi ricordi. La vita reale poteva essere così… così crudele. L’aveva dimenticato.

Ma Longbottom stava già proseguendo, mentre un sorriso sbarazzino gli illuminava di nuovo il viso. “Vede, Professore, lei non mi spaventa più. Ho osato sfidare Voldemort stesso, e mi spiace deluderla, ma lei non ha lo stesso potere intimidatorio.”

Snape considerò quella risposta aggrottando la fronte. C’era qualcos’altro che avrebbe voluto sapere… ma prima che potesse chiedere, la porta si aprì di nuovo e un ragazzo entrò, quasi correndo.

“Professor Snape! Oh! Finalmente ho trovato il posto!” esclamò esultante Albus Severus Potter.

Notando che c’erano altre persone nella stanza, il ragazzino si interruppe di colpo, imbarazzato. Poi, riconoscendo un viso familiare, si rilassò e raggiunse Neville sotto il quadro.

“Buon pomeriggio!” disse con la sua vocetta festosa, sorridendo allegramente all’uomo e al ritratto.

Snape scoccò una rapida occhiata al più anziano dei suoi visitatori. Se Longbottom si era stupito di vedere uno studente – e per di più, un “Potter” – salutare con tale entusiasmo un insegnante terrificante come Snape, era comunque riuscito a nascondere la sua sorpresa senza difficoltà. Ma forse era già stato informato di questa amicizia recente? Dopo tutto, Longbottom era un vecchio amico di Harry Potter… o era stato come al solito Albus con le sue buone intenzioni?

Albus Severus invece, nella sua grande innocenza, semplicemente non era sorpreso di trovare Neville lì. E perché avrebbe dovuto? Pensò Snape. Cosa poteva esserci di più naturale per uno studente che vedere due dei suoi professori chiacchierare amichevolmente? Oh, come sarebbe stato turbato se invece avesse saputo la verità…

Sentendosi un pochino teso, Snape inclinò il capo in un saluto. Aveva provato una grande felicità rivedendo il ragazzo dopo tutto quel tempo, ma riservato come era per quel che riguardava i suoi sentimenti, cercò di mantenere la sua compostezza davanti a Longbottom.

“Signor Potter. Sono felice di rivederti,” dichiarò quindi con grande dignità, mentre Neville rivelava la sua amicizia di lunga data esclamando cordialmente, “Salve, giovanotto! Che bella sorpresa!”

“ Salve, Professor Longbottom,” rispose il bambino un tantino goffamente.

“Ehi! Puoi chiamarmi Neville in questa stanza. Al Professor Snape non importa. Stavamo giusto ricordando i vecchi tempi.”

Snape si accigliò a quel comportamento informale, ma si sentiva ancora troppo insicuro per reagire di fronte al ragazzo. Perciò Neville continuò tranquillamente a parlare. “Ti stai divertendo a Hogwarts?”

“Oh sì!” rispose Albus Severus con immenso entusiasmo. “È tutto fantastico qui!” E cominciò a descrivere una lista delle meraviglie che avevano colpito in particolare la sua immaginazione. Snape osservava la scena, ed una amara sensazione di rimpianto lo strinse al cuore. Davvero avrebbe rinunciato a tutto questo per seppellirsi di nuovo in un ufficio?

Senza volerlo, emise un sospiro profondo, e Albus Severus interruppe immediatamente la sua descrizione. Il ragazzo si voltò verso il ritratto, ansioso di giustificare il suo ritardo. “Mi spiace di essere arrivato così tardi, Professore, ma James non ha voluto dirmi dove era l’aula… è un po’ arrabbiato con lei.”

Snape aggrottò le sopracciglia, e il ragazzino si rese conto con orrore di aver rivelato i sentimenti non precisamente rispettosi del fratello. Perciò, cercò di correggersi, riuscendo soltanto a peggiorare la situazione, “Ecco, lui… lui è in disappunto per i punti, vede.”

Neville sorrise al gioco di parole involontario, ma Snape ringhiò minacciosamente, “Tuo fratello dovrebbe imparare le buone maniere, prima di lamentarsi inutilmente.”

Cercando di aiutare entrambi i ragazzi, Neville dichiarò gentilmente, “Sono sicuro che James migliorerà molto in fretta con un simile insegnante. E che mi dici di te, Al: anche tu segui il nuovo corso di Pozioni?”

“No, purtroppo non sono stato ammesso… almeno, non ancora,” replicò il ragazzo con rammarico, vergognandosi un po’. Ma poi, illuminandosi in viso, annunciò l’effettiva e importantissima ragione della sua visita e della sua gioia. “Però la Professoressa McGonagall mi ha detto che posso ancora fare lezioni private col Professor Snape… se lui è d’accordo, naturalmente.”

Sorpreso per la speranza così evidente nella voce del ragazzino, Neville si girò per scrutare Snape con aria interrogativa. Imbarazzato, il mago più anziano cercò di nascondere la sua emozione chiedendo con uno sguardo minaccioso, “Che cosa ha detto esattamente la professoressa, signor Potter?”

Albus Severus si precipitò a riferire, “Ecco, ha detto che non c’era bisogno di diffondere la notizia, ma se tenevo la cosa per me e facevo la richiesta nel modo giusto… oh!”

Il ragazzino era improvvisamente inorridito. “Non dovevo dire questo a lei! Cioè, la professoressa ha detto che io…”

Rendendosi conto che ogni parola in più lo stava portando sull’orlo del disastro, Al arrossì intensamente. Commosso da quell’evidente desolazione, Neville andò alla riscossa, parlando come se le parole del ragazzo fossero riferite a lui.

“Non dirò una sola parola, prometto. Anche perché io ho molta paura del Professor Snape.”

“Davvero?” Sconcertato da quell’affermazione inaspettata, Albus Severus lo guardò stupito.

“Be’, vedi, come studente, ero un fallimento completo a Pozioni. E quindi il professor Snape mi dava punizioni e diceva che ero un asino. Era molto severo, sai.”

Neville guardò di nuovo Snape mentre un sorriso malizioso cominciava a formarglisi sul viso, poi abbassò di nuovo la voce fino ad un promettente sussurro e disse al ragazzino, “Ti rivelerò un segreto… anche se penso che il Professor Snape lo conosca già. Però devi promettermi che non lo racconterai a nessuno.”

Dimenticando la sua ansia, il ragazzo fece segno di sì, incuriosito, mentre l’improvviso ricordo di un avvoltoio impagliato su un cappello faceva raggelare Snape di orrore.

“Signor Longbottom!” esclamò bruscamente. Ma ignorando lo sguardo minaccioso del ritratto, Neville continuò con una strizzatina d’occhi, “Per me, lui era un Molliccio. Sai che cos’è un Molliccio, vero?”

“Una creatura spaventosa… mormorò il ragazzo, chiaramente affascinato dall’idea, e considerò l’irritatissimo Snape (che pure si era rincuorato per la mancanza di dettagli di quella confessione) con rinnovata ammirazione… e una totale mancanza di timore. Seguì una pausa meditativa, e incoraggiato da quella testimonianza, Al dichiarò orgogliosamente, “Io non ho mai avuto paura di lui.”

“Ecco, vedi? Tu sei molto più coraggioso di me,” commentò Neville con un sorriso.

“Ma tu SEI coraggioso!” protestò il ragazzo. “Papà mi ha detto che hai tagliato la testa del serpente gigante di Voldemort. Perché non mi hai mai raccontato QUELLA storia prima?

Cercando sostegno alla sua dichiarazione, Albus Severus si girò a guardare Snape. Ma il ritratto era visibilmente impallidito, e i suoi occhi erano spenti, persi nei ricordi. Abbassando il capo, il ragazzo si scusò, “Mi spiace. Non ho pensato… so quello che le ha fatto il serpente…”

Snape respirò lentamente. Quelle memorie, così inaspettatamente richiamate alla mente, avevano prodotto un’emozione devastante. Ma le rivelazioni del ragazzo aveva suscitato anche un’altra reazione, ancora più sconvolgente della prima. Nessuno si era mai preoccupato di informare il ritratto dei tanti altri eventi che avevano portato alla distruzione del Signore Oscuro… oppure era stato lo stesso Snape che aveva rinunciato ad interessarsene, indifferente come era diventato verso il mondo e i suoi abitanti ancora in vita? C’era uno spazio vuoto nella sua conoscenza che premeva per essere riempito, perciò il mago ordinò seccamente, “Signor Longbottom! Che cosa significa tutto questo? Aspetto una spiegazione!”

Neville fece una faccia imbarazzata come quando era studente.

“Come è possibile che lei non lo sappia?” mormorò sconcertato. Poi rispose, “Sì, ho ucciso io il serpente. Harry mi aveva chiesto di farlo, prima di lasciarci per il suo ultimo incontro con Voldemort.”

Lo stupore di Snape era totale, e lui ripeté lentamente, “Lei avrebbe fatto questo? Lei! Neville Longbottom!”

“Con queste mani e la spada di Grifondoro…” replicò fermamente Neville. Poi, fraintendendo la reazione di Snape, aggiunse con tono amaro, “Suppongo che non mi creda. D’altra parte, non ha mai avuto fiducia in me. Perché dovrebbe essere cambiato qualcosa nel frattempo?”

Snape guardò il viso di Neville, ancora così sconcertantemente infantile, come se lo vedesse per la prima volta, mentre cercava di tenere sotto controllo le sue molte confuse emozioni. Voleva parlare, ma la voce si rifiutava di uscire. Nello stesso tempo, Neville aveva incrociato le braccia osservando Snape con uno sguardo risoluto e ferito allo stesso tempo.

Fu Albus Severus a trovare le parole giuste, quelle che solo i bambini sanno dire.

“Vedi? Tu SEI davvero coraggioso! Hai vendicato il Professor Snape, anche se ti sgridava tutto il tempo e ti diceva che eri un asino!”

Neville guardò il ragazzo e non riuscì a trattenere un sorriso. “Be’, non avevo pensato a questo, quel giorno. Ma tu hai ragione, e adesso ne sono felice.”

Scompigliò affettuosamente i capelli scuri di Al, poi guardò il ritratto con occhi nuovamente sereni. “Spero che continuerà ad insegnare a molti altri asini per tanti e tanti anni ancora.”

Snape si sentì disarmato e stranamente in pace. “Grazie, signor Longbottom, “ rispose burberamente.

Poi il mago alzò il viso e si guardò intorno cercando Dumbledore. Ma non c’era segno di lui in nessuno dei dipinti lì intorno, e Snape osò sperare che, una volta tanto, Albus non fosse rimasto ad ascoltare di nascosto. A volte, era molto più difficile condividere la gioia piuttosto che il dolore…

***********

Tradurre la parola "dunderhead" non è stato il massimo. Questa parola è ripetuta costantemente nei libri originali, e vuol dire "zucca vuota, tontolone, zuccone, somaro" e altre locuzioni del linguaggio studentesco per indicare non solo chi non studia, ma anche chi per di più non è neanche fornito di cervello per farlo. Io alla fine ho scelto asino, perchè è una parola che ancora usano i nostri bambini, ma se vi viene in mente qualcosa d'altro, accetterò il suggerimento ben volentieri.

Da adesso in poi, i capitoli prenderanno molto più tempo per comparire qui. Ma tanto, nessuno di noi ha fretta, vero?


Edited by Lady Memory - 8/10/2016, 21:25
 
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view post Posted on 8/10/2016, 16:14
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Ho letto adesso. Che bella sorpresa è stato trovare questo capitolo! :D
No, certo che nessuno ha fretta, ma quando pubblicherai sarà un bel regalo.
L'incontro Neville/Snape è... dolce e profondamente commovente.
Il commento più ampio sarà presto :wub:
 
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view post Posted on 8/10/2016, 18:20
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Grazie Mariemilia per avermi ricondotto per mano a Hogwarts! Un mondo a cui sono affezionatissima e che avrei tanto voluto ritrovare da qualche altra parte, reso esattamente in questo modo dalla Rowling, ad esempio, e che invece assaporo qui, con i suoi personaggi (a proposito, grazie anche per averne conservato i nomi originali!) gestiti da parte tua in modo intelligente e appropriato, con la sua atmosfera fantastica, le ambientazioni straordinarie che ancora e sempre tu hai saputo rendere tali con grande accuratezza e un pizzico di deliziosa vena magica.
Questa tua straordinaria abilità ha saputo ridare a tutto quanto ho letto finora (e leggerò certamente ancora nel proseguo di questa splendida storia) l'indimenticabile, vero sapore di prodigio che si respira tra le mura di Hogwarts.

Ti confesso, poi, che quest'ultimo capitolo mi ha emozionata, e anche tanto.
Neville che finalmente può confrontarsi con il suo ex professore da pari, e lo rende partecipe di come siano realmente andate le cose alla fine della battaglia è una chicca preziosa che JK avrebbe potuto anche pensare di scrivere, se avesse voluto rendere davvero onore al suo personaggio migliore.

Invece lo hai fatto tu, con infinita sensibilità, e grandi amore e rispetto verso un Professor Snape di straordinaria statura e carisma anche ora che è costretto a rapportarsi con il mondo da una cornice, ma che è lo stesso autentico, meraviglioso, tormentato, dignitoso, monumentale Severus Snape di sempre e al quale hai saputo ridare una nuova opportunità attraverso l'elaborazione di un'idea incredibile che da vita a una trama davvero avvincente. Complimentissimi, Mep!

E grazie anche per la solita impareggiabile Minerva, il consueto Albus impiccione che si sposta da un quadro all'altro, :lol: per il piccolo, incantevole Albus Severus, e per tutto quanto stai facendo magistralmente girare attorno a questo nostro bellissimo, irrinunciabile mondo di fantasia.

Adesso non farò altro che mettermi pazientemente in attesa che arrivino i prossimi capitoli. :lol: :wub:

 
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view post Posted on 9/10/2016, 20:42
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Buca-calderoni

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Grazie, Chiara e Ele, e scusate la brevità di questa risposta, ma sono come al solito un pochino nel caos.
D'altra parte, mi spiaceva far passare troppo tempo senza mandarvi almeno un saluto, quindi sarò breve e dirò soltanto che siete entrambe troppo buone. :)

Rileggendo questa storia, mi rendo conto di come emerga dalle profondità del tempo. Quante cose sono cambiate durante gli anni, e come la metafisica potteriana si è evoluta nel tempo...
Il mio racconto è pieno di emozioni e buona volontà, ma traducendolo, mi rendo conto di quanto sia ingenuo.
Perciò grazie per essere così gentili da leggervelo nonostante tutto; io gli sono molto affezionata e per me rimane un caposaldo della mia narrativa, ma questo non significa che debba valere qualcosa anche per gli altri.
:wub:
 
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293 replies since 17/9/2016, 07:04   4099 views
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