Il Calderone di Severus

Rileggiamo e commentiamo insieme HP 5, I brani relativi a Piton in italiano e inglese

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view post Posted on 22/11/2017, 08:40
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Che significa quella frase?
 
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"I assure you I didnt beg for the job".
Letteralmente è: "Ti assicuro che non ho elemosinato il lavoro".
Direi che Piton gli dice che non è stato lui ad insistere con Silente per avere l'incarico di insegnarli Occlumanzia.
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 22/11/2017, 10:43) 
"I assure you I didnt beg for the job".
Letteralmente è: "Ti assicuro che non ho elemosinato il lavoro".
Direi che Piton gli dice che non è stato lui ad insistere con Silente per avere l'incarico di insegnarli Occlumanzia.

Questa frase, non c'è da nessuna parte, nè nel libro, nè nel film (tanto meno)

Edited by chiara53 - 22/11/2017, 18:43
 
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CITAZIONE (Starliam @ 14/11/2017, 18:10) 
Può essere anche che Severus provasse comunque un po' di soggezione verso Voldemort e verso lo stesso Silente? Mi spiego meglio. Ovviamente, ha dimostrato più e più volte di non temerlo abbastanza da fuggire o da sottrarsi ai suoi doveri di spia; e ha anche dimostrato più volte di essere in grado di batterlo in diversi campi, come quello dell'Occlumanzia/Legilimanzia. Però Voldemort è comunque quello che di fatto ha in pugno la sua vita. Ogni volta che Severus lo vede, potrebbe essere l'ultima, e lui lo sa. E non tiene in pugno solo la sua vita, ma quella di molte altre persone, senza contare il fatto che è il pericolo numero uno per Harry, che Severus ha giurato di proteggere. Tutto questo può causare una sorta di condizionamento, che spinge Severus a rivolgersi a lui in quel modo, anche quando non si trova in presenza di Voldemort.
Stessa cosa per Silente: ha affermato che Silente chiama Voldemort per nome perché lui è "un mago molto potente". Sappiamo benissimo che anche Severus lo è, visto che tutto quello che fa e come è in grado di ingannare Voldemort con l'Occlumanzia. Eppure, lui non si ritiene abbastanza potente da poter chiamare Voldemort per nome. Potrebbe essere, di nuovo, una sorta di condizionamento dovuto ai sensi di colpa che prova, che lo impediscono di apprezzarsi fino in fondo per quello che fa?
Non so, forse è un po' troppa psicologia per la Rowling :D

Non saprei, Stella. Non mi sento di escludere nè la soggezione verso Voldemort (col relativo condizionamento) nè quella verso Silente, quest'ultima soprattutto ove mediata dal proprio senso di colpa.
Però non è che la cosa mi convinca poi tanto... tenuto conto, soprattutto, di quando Severus sia bravo a mentire... e sia abituato a farlo!
 
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CITAZIONE (UnforgivenSweetie @ 16/11/2017, 22:21) 
anche io ho pensato che la spiegazione del libro 7 fosse limitata a quell'ambito e non si allargasse alle situazioni precedenti...

Credo che nella reazione di Severus ci sia un misto di molte cose...

Severus è certamente orgoglioso, e pienamente consapevole delle proprie capacità, ma non si considererebbe mai un mago potente come invece lo consideriamo noi (...! :lovelove: ) dall'esterno, nel senso che purtroppo vive (e mantiene vivo) un disprezzo di sé profondo, doloroso e incessante. Quindi a prescindere non si metterebbe mai sullo stesso piano di Silente e Voldemort. E nello specifico non può aderire alla scioltezza che si prende Albus con il nome d'arte di Riddle.

Poi "Oscuro Signore" è la dizione distintiva del "lessico familiare" dei Mangiamorte, e certo c'è anche la questione della maschera, ma io credo che in realtà qui, più che una strategia di simulazione, valga il fatto che Snape si sa Mangiamorte, sempre per l'odio di sé che prova, per la responsabilità che sente provenire dalle sue scelte di vita e dai suoi errori.
La sua esistenza è definita dall'essere (stato, mi piacerebbe scrivere: ma qui ai suoi occhi non rileva) un Mangiamorte.
La maschera si sfila e si ripone, ma il Marchio non si lava.
Scommetto che Severus non si sente in fondo troppo diverso dai suoi commilitoni del Lato Oscuro: ci sono intorno a lui compagni, rivali, nemici. Non si ritiene certo migliore degli altri. Non si stima probabilmente degno di dissociarsi da questa pratica lessicale, fingendo una superiorità rispetto a Voldemort che non prova.

E poi nello specifico di questa scena c'è la diversità di vissuto e di percezione rispetto ad Harry.
Il giovane Grifondoro reagisce alla tragicità della situazione che sta diventando sempre più cupa con un eccesso di spavalderia, che trae la sua mini ragion d'essere dall'imitazione automatica di un atteggiamento di Silente.
Snape che vive la lacerazione di stare sui due fronti, che vede l'orrore di prima mano, che ha il presentimento (ammettendo che con Silente possa ancora avere, nel quinto libro, la speranza di un rapporto di amicizia o comunque di vicinanza vera) di essere uno strumento prezioso nelle mani di due potenti signori, non può giocare con questo nome. Non può fingere disinvoltura rispetto alla paura che "Voldemort" porta e genera dentro chi ne sente l'appellativo, né tanto meno stigmatizzare il comportamento degli altri che ne hanno timore: perché ne ha fatto parte di questa paura, ne è (stato) agente, ne conosce il peso e la responsabilità.

Ho riletto il tuo esame e le motivazioni che hai portato e che condivido sia nella prima parte che nella valutazione del comportamento di Harry che fai nella seconda parte.
La maschera si sfila e si ripone, ma il Marchio non si lava. Il problema risiede non nell'oggettiva valutazione di noi che amiamo Severus e il suo grande cuore, ma nel giudizio che di se stesso Severus ha, non si ritiene migliore o diverso dagli altri... terribile e amara la valutazione che di sè fa Severus, purtroppo temo che tu abbia colto ampiamente nel segno.

Edited by Ida59 - 29/6/2018, 22:39
 
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view post Posted on 12/12/2017, 14:29
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Era da secoli che devevo rispondere alle tue molto interessanti considerazioni, Marina. Scusami per l'enorme ritardo.
CITAZIONE (UnforgivenSweetie @ 16/11/2017, 22:21) 
Credo che nella reazione di Severus ci sia un misto di molte cose...

Sì, probabilmente questa è l'unica spiegazione vera.
CITAZIONE
Severus è certamente orgoglioso, e pienamente consapevole delle proprie capacità, ma non si considererebbe mai un mago potente come invece lo consideriamo noi (...! :lovelove: ) dall'esterno, nel senso che purtroppo vive (e mantiene vivo) un disprezzo di sé profondo, doloroso e incessante. Quindi a prescindere non si metterebbe mai sullo stesso piano di Silente e Voldemort. E nello specifico non può aderire alla scioltezza che si prende Albus con il nome d'arte di Riddle.

Ci può stare.
Nella mia personale visione, Severus ha superato le insicurezze dell'adolescenza, ed ora è un mago del tutto sicuro di sè e delle sue capacità, altrimenti certo non affronterebbe Voldemort mentendogli spudoratamente e rischiando di rimetterci la vita (ok, che è coraggioso, ma non è scemo e non lo farebbe se non fosse più che certo delle proprie capacità), o non terrebbe testa a Silente come comunque fa.
Però, Severus, con tutta la sua potenza e capacità magiche, si disprezza profondamente perchè è conscio di aver commesso errori tremendi, molto più di qualunque mago da quattro soldi. E questo disprezzo, sì, questo può sicuramente farlo sentire inferiore, a Voldemort e, soprattutto, a Silente, al punto da giustificare la sua frase nei confronti di Silente stesso.
CITAZIONE
Poi "Oscuro Signore" è la dizione distintiva del "lessico familiare" dei Mangiamorte, e certo c'è anche la questione della maschera, ma io credo che in realtà qui, più che una strategia di simulazione, valga il fatto che Snape si sa Mangiamorte, sempre per l'odio di sé che prova, per la responsabilità che sente provenire dalle sue scelte di vita e dai suoi errori.
La sua esistenza è definita dall'essere (stato, mi piacerebbe scrivere: ma qui ai suoi occhi non rileva) un Mangiamorte.
La maschera si sfila e si ripone, ma il Marchio non si lava. Scommetto che Severus non si sente in fondo troppo diverso dai suoi commilitoni del Lato Oscuro: ci sono intorno a lui compagni, rivali, nemici. Non si ritiene certo migliore degli altri. Non si stima probabilmente degno di dissociarsi da questa pratica lessicale, fingendo una superiorità rispetto a Voldemort che non prova.

Questa credo sia, purtroppo, la spiegazione più "forte" e per me convincente. Non è più un Mangiamorte, Severus lo sa benissimo e da tanto tempo: eppure non riesce a lavare da se stesso quell'onta, quel disprezzo che serpeggia sempre e comunque in profondità dentro di sè e rivolto a se stesso. Davvero terribile, povero amore mio :lovelove: : è caduto troppo in basso per poter, adesso, fingere una superiorità che non ha. Del resto, ricordiamo tutti la reazione che ha avuto nel 4° libro quando il finto Moody accenna al Marchio: si tocca il braccio, quasi volesse strapparselo. Ma non può, sa fin troppo bene di non poterlo fare. Perchè se anche riuscisse a toglierselo dal braccio, quel segno maledetto continuerebbe a marchiargli l'anima con le sue colpe. :lovelove: :cry:

CITAZIONE
E poi nello specifico di questa scena c'è la diversità di vissuto e di percezione rispetto ad Harry.
Il giovane Grifondoro reagisce alla tragicità della situazione che sta diventando sempre più cupa con un eccesso di spavalderia, che trae la sua mini ragion d'essere dall'imitazione automatica di un atteggiamento di Silente.
Snape che vive la lacerazione di stare sui due fronti, che vede l'orrore di prima mano, che ha il presentimento (ammettendo che con Silente possa ancora avere, nel quinto libro, la speranza di un rapporto di amicizia o comunque di vicinanza vera) di essere uno strumento prezioso nelle mani di due potenti signori, non può giocare con questo nome. Non può fingere disinvoltura rispetto alla paura che "Voldemort" porta e genera dentro chi ne sente l'appellativo, né tanto meno stigmatizzare il comportamento degli altri che ne hanno timore: perché ne ha fatto parte di questa paura, ne è (stato) agente, ne conosce il peso e la responsabilità.

Anche questo aspetto, di peso e di responsabilità delle colpe commesse, è molto forte e sicuramente può "vincolare" Severus all'utilizzo di un termine che, se pur non sente più come valido, lo obbliga al riconoscimento dei suoi errori. Come dire che, se usa il termine "Oscuro Signore", Severus ricorda a se stesso, e così rinnova nei suoi pensieri, le proprie colpe. Da qui, l'utilizzo di quel termine, come ulteriore colpevolizzazione di sè: non è la potenza magica che gli manca, per poter chiamare Voldemort col nome da ragazzo o con quello che spaventa il mondo magico. E' l'innocenza quella che Severus non ha, la sola che gli permetterebbe di non essere obbligato a riconoscere ogni volta, nell'appellativo Oscuro Signore, le tremende colpe delle sue scelte sbagliate.

Mi sa che mi hai convinta, Marina. :Streghetta:



Edited by Ida59 - 29/6/2018, 22:39
 
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view post Posted on 20/12/2017, 22:50
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CITAZIONE (chiara53 @ 4/12/2016, 17:37) 
«Alzati e prendi la bacchetta, Potter». Harry si alzò, nervoso. Erano uno davanti all'altro, con la scrivania in mezzo. «Puoi usare la bacchetta per tentare di disarmarmi, o difenderti in qualunque altro modo» disse Piton. «E lei che cosa farà?» domandò Harry, guardando con apprensione la bacchetta di Piton. «Cercherò di forzare la tua mente» rispose Piton soave. «Vediamo quanto sei in grado di resistere. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine a opporti alla Maledizione Imperius. Scoprirai che per questo ci vuole un potere simile... ora concentrati. Legilimens!»
[...]
Cho Chang gli si avvicinava sotto il vischio... No, disse una voce nella testa di Harry, mentre il ricordo di Cho si faceva più vicino, questo non lo vedi, non lo vedi, è una cosa personale... Sentì una fitta al ginocchio. L'ufficio di Piton era di nuovo visibile e si rese conto di essere caduto a terra; aveva sbattuto dolorosamente contro una gamba della scrivania. Guardò Piton, che aveva abbassato la bacchetta e si massaggiava il polso, dove si era aperta una brutta piaga, simile a un'ustione. «Volevi scagliare una Fattura Pungente?» chiese Piton, gelido. «No» rispose Harry in tono amaro, alzandosi. «Lo immaginavo» commentò Piton, sprezzante. «Mi hai permesso di andare troppo a fondo. Hai perso il controllo».
«Ha visto tutto quello che vedevo io?» chiese Harry, anche se non era sicuro di voler sentire la risposta. «Delle immagini» rispose Piton, stringendo le labbra. «Di chi era il cane?» «Di mia zia Marge» mormorò Harry, odiandolo. «Bene, per essere un primo tentativo non è poi troppo scarso» disse Piton, alzando di nuovo la bacchetta. «Alla fine sei riuscito a fermarmi, anche se hai sprecato tempo ed energia per urlare. Devi rimanere concentrato. Respingimi con la mente e non avrai bisogno di ricorrere alla bacchetta».
«Io ci provo» ribatté Harry con rabbia, «ma lei non mi spiega come fare!» «Modera il tono, Potter» disse minaccioso Piton. «Ora voglio che tu chiuda gli occhi».
Harry gli scoccò uno sguardo obliquo prima di eseguire. Non gli piaceva l'idea di stare lì a occhi chiusi davanti a Piton con la bacchetta puntata.
«Svuota la mente, Potter» ordinò la sua voce fredda. «Liberati di ogni emozione...»
Ma la rabbia nei suoi confronti continuava a pulsare nelle vene di Harry come veleno. Liberarsi della rabbia? Era più facile tagliarsi le gambe... «Non lo stai facendo, Potter... serve più disciplina... ora concentrati...»

Harry insiste ad accusare Piton di non spiegargli come opporsi alla Legilimanzia, e poi non lo sta ad ascoltare neppure un po'.
Infatti, Piton fin dall'inizio gli aveva spiegato che era una questione di concentrazione e di volontà, esemplificando che il meccanismo era simile a qullo che Harry stesso aveva autonomamente usato contro l'Imperio usato dal falso Moody. E anche in questo caso, contro la Legilimanzia operata da piton, è stata proprio la volontà di Harry di escludere il professore dai ricordi cui teneva di più, che gli ha permesso di respingerlo.
E Piton continua a dirgli di svuotare la mente, gli dice di farlo soprattutto prima di andare a dormire, per evitare che Voldemort penetri mentre dorme... ma, niente, l'odio di Harry verso Piton è così forte che gli impedisce di credere ad una sola parola dettagli dal professore.
Invece, dal Principe Mezzosangue sarà disponibile ad imparare, ed eccome se imparerà...

Inoltre, attenzione, sebbene Piton sia ferito da Harry, capisce che è stata una cosa involontaria e non gli dà il minimo peso (su questo torneremo più avanti) e, in fin dei conti, gli fa anche i complimenti, suggerendogli come fare meglio.
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 4/12/2016, 16:37) 
«Ricominciamo... al mio tre... uno, due, tre... Legilimens!» Un grande drago nero ruggiva davanti a lui... suo padre e sua madre lo salutavano da uno specchio incantato... Cedric Diggory giaceva a terra con gli occhi sbarrati, fissi su di lui... «Nooooooo!»
Harry era di nuovo in ginocchio, il viso tra le mani, la testa che doleva come se qualcuno avesse cercato di strappargli via il cervello. «In piedi!» ordinò Piton aspro. «In piedi! Non ci stai provando, non fai nessuno sforzo. Mi lasci libero accesso ai ricordi che temi, mi offri delle armi!»
Harry si alzò di nuovo, il cuore in gola come se avesse davvero visto Cedric morto al cimitero. Piton era più pallido e arrabbiato che mai, anche se nemmeno lontanamente furioso quanto lui. «Io... mi... sto... sforzando» disse a denti stretti. «Ti ho detto di liberarti delle emozioni!»
«Sì? Be', in questo momento lo trovo difficile» ringhiò Harry. «Allora sarai una facile preda per l'Oscuro Signore!» gridò Piton. «Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente... gente debole, in altre parole... non hanno alcuna possibilità contro il suo potere! Entrerà nella tua mente con una facilità inverosimile, Potter!»
«Io non sono debole» disse Harry a voce bassa, mentre la furia montava così rapida che avrebbe potuto aggredire Piton da un momento all'altro. «Allora dimostralo! Controllati!» sbottò Piton. «Misura la rabbia, disciplina la mente! Proviamo di nuovo! Preparati! Legilimens!»

Un brano semplicemente sublime, in cui Piton non potrebbe essere più rivelatore di se stesso di quanto, in effetti, sia. Peccato che Harry non capisca una cippa...
Io, invece, seppur con ritardo rispetto ad altri lettori, alla fine del 4° libro avevo avuto la rilevazione e qui la comprensione è stata completa.

Se solo il ragazzo sapesse a quali tremende emozioni era sottoposto Piton quando, a soli pochi anni d'età più di Harry stesso, mentiva a Voldemort cercando di proteggere la vita di Lily e di suo figlio! Harry frigna e si lamenta che Piton non gli concede il tempo di concentrarsi... mentre Piton a poco più della sua età rischiava la vita per salvare quella della donna che amava... e certo Voldemort non gli concesse mai nulla.

Piton è chiaramente arrabbiato con Harry perchè capisce benissimo che il ragazzo non si sta affatto sforzando. Certo, in quel momento non c'è in gioco la vita di Harry, e nemmeno quella della ragazza che ama, sebbene poco prima sia riuscito a respingere il professore proprio per non mostragli un momento di intimità con Cho. E' evidente: l'amore di Severus per Lily era totale ed eterno, non solo il capriccio di un momento...
Piton cerca di fargli capire quali rischi Harry corra lasciando libero accesso alla propria mente a Voldemort, ma il ragazzo non sembra proprio comprendere e l'ira del professore è inutile. E anche la sua viva preoccupazione si infrange davanti alla sciocca rabbia infantile di Harry. Severus sa bene che il vero problema sono le emozioni umane, quelle che lui è stato costretto a congelare, a rinnegare. Ma harry sa solo fare i capricci, lamentandosi ancora che sia "difficile".

E qui, Severus erutta. Dichiara se stesso, anche se il ragazzo è mille miglia lontano dallla comprensione. Ma Severus parla di se stesso quando dice questa stupenda frase:
CITAZIONE
Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente

Ogni volta, come la prima volta che ho letto queste parole, mi commuovo, mi viene da piangere, perchè in quelle parole c'è tutta l'umana essenza del mio adorato Severus. :lovelove: Quella che lui nasconde a tutti. Quella che mi ha fatto innamorare di lui. :lovelove:
E' lui che portava il cuore sul bavero, con tutto il suo orgoglio di bambino poco amato, la fede che alimentava il nero scintillio dei suoi occhi. Era lui che bruciava delle emozioni del proprio cuore. Ed è sempre lui che si è lasciato bruciare dalle emozioni dell'anima che credeva di avere per sempre perduto. Lui che da giovane si crogiolava in rimpianti e rimorsi, lui che da ragazzino si lasciava provocare dalle emozioni innescate dalle offese dei Malandrini.
Lui, solo lui. Fragilmente umano. Adorabilmente lui, Severus. :lovelove:
Lui, con le sue scelte sbagliate, le sue colpe e i suoi rimorsi. I suoi rimpianti e il suo dolore infinito. :lovelove:
Lui, il mio meraviglioso Severus. :lovelove:

E lui, Severus, è tremendamente preoccupato che Harry possa cadere vittima inerme dell'Oscuro Signore, come lui stesso un tempo era stato. E di nuovo vi prova, Severus, a dare a Harry i suoi disperati consigli: "Misura la rabbia, disciplina la mente!"... ma è tutto inutile per chi non vuole ascoltare.

:lovelove: :lovelove: :lovelove:


Edited by Ida59 - 29/6/2018, 22:39
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 24/12/2017, 15:54) 

E qui, Severus erutta. Dichiara se stesso, anche se il ragazzo è mille miglia lontano dallla comprensione. Ma Severus parla di se stesso quando dice questa stupenda frase:
CITAZIONE
Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente

Ogni volta, come la prima volta che ho letto queste parole, mi commuovo, mi viene da piangere, perchè in quelle parole c'è tutta l'umana essenza del mio adorato Severus. :lovelove: Quella che lui nasconde a tutti. Quella che mi ha fatto innamorare di lui. :lovelove:
E' lui che portava il cuore sul bavero, con tutto il suo orgoglio di bambino poco amato, la fede che alimentava il nero scintillio dei suoi occhi. Era lui che bruciava delle emozioni del proprio cuore. Ed è sempre lui che si è lasciato bruciare dalle emozioni dell'anima che credeva di avere per sempre perduto. Lui che da giovane si crogiolava in rimpianti e rimorsi, lui che da ragazzino si lasciava provocare dalle emozioni innescate dalle offese dei Malandrini.
Lui, solo lui. Fragilmente umano. Adorabilmente lui, Severus. :lovelove:
Lui, con le sue scelte sbagliate, le sue colpe e i suoi rimorsi. I suoi rimpianti e il suo dolore infinito. :lovelove:
Lui, il mio meraviglioso Severus. :lovelove:

E lui, Severus, è tremendamente preoccupato che Harry possa cadere vittima inerme dell'Oscuro Signore, come lui stesso un tempo era stato. E di nuovo vi prova, Severus, a dare a Harry i suoi disperati consigli: "Misura la rabbia, disciplina la mente!"... ma è tutto inutile per chi non vuole ascoltare.

:lovelove: :lovelove: :lovelove:

Quella frase è l'essenza delle rinunce e della grandezza di Severus.
:cry: :lovelove: :lovelove:

Edited by Ida59 - 29/6/2018, 22:39
 
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Grazie per questi commenti... li ho letti con grande interesse!

Questa parte delle lezioni di Occlumanzia è una delle più intense e riuscite dell'intero ciclo, ed è di quelle che possono essere lette e rilette, anche e soprattutto a saga finita...


CITAZIONE (chiara53 @ 24/12/2017, 18:46) 
CITAZIONE (Ida59 @ 24/12/2017, 15:54) 

E qui, Severus erutta. Dichiara se stesso, anche se il ragazzo è mille miglia lontano dallla comprensione. Ma Severus parla di se stesso quando dice questa stupenda frase:
CITAZIONE
Gli sciocchi che portano il proprio cuore con orgoglio sul bavero, che non riescono a controllare le emozioni, che si crogiolano nei ricordi tristi e si lasciano provocare così facilmente

Ogni volta, come la prima volta che ho letto queste parole, mi commuovo, mi viene da piangere, perchè in quelle parole c'è tutta l'umana essenza del mio adorato Severus. :lovelove: Quella che lui nasconde a tutti. Quella che mi ha fatto innamorare di lui. :lovelove:
E' lui che portava il cuore sul bavero, con tutto il suo orgoglio di bambino poco amato, la fede che alimentava il nero scintillio dei suoi occhi. Era lui che bruciava delle emozioni del proprio cuore. Ed è sempre lui che si è lasciato bruciare dalle emozioni dell'anima che credeva di avere per sempre perduto. Lui che da giovane si crogiolava in rimpianti e rimorsi, lui che da ragazzino si lasciava provocare dalle emozioni innescate dalle offese dei Malandrini.
Lui, solo lui. Fragilmente umano. Adorabilmente lui, Severus. :lovelove:
Lui, con le sue scelte sbagliate, le sue colpe e i suoi rimorsi. I suoi rimpianti e il suo dolore infinito. :lovelove:
Lui, il mio meraviglioso Severus. :lovelove:

E lui, Severus, è tremendamente preoccupato che Harry possa cadere vittima inerme dell'Oscuro Signore, come lui stesso un tempo era stato. E di nuovo vi prova, Severus, a dare a Harry i suoi disperati consigli: "Misura la rabbia, disciplina la mente!"... ma è tutto inutile per chi non vuole ascoltare.

:lovelove: :lovelove: :lovelove:

Quella frase è l'essenza delle rinunce e della grandezza di Severus.
:cry: :lovelove: :lovelove:

brividi... per frase e interpretazione...
e concordo completamente: Severus sta parlando di sé, anzi sta raccontando, molto generosamente e onestamente, di sé: e un pezzo fondamentale della sua storia e di quello che lo ha fatto divenire ciò che è (...come direbbe il mio amato Nietzsche... )

comunque su questi brani: qui si vede, se si presta attenzione, la distanza tra la Potter-visione e quella del/la narratore/narratrice

direi infatti che Severus è molto chiaro come insegnante e prova diversi approcci per farsi capire con Harry, solo che il ragazzo è veramente in una modalità "off" di non-dialogo, il che rende un confronto per definizione un fallimento

si comprende anche benissimo quello che la stessa Rowling ha poi negato nei suoi famigerati twitter sul Potion Master: e cioè che Piton non è affatto né bullo, né vendicativo con Harry (può essere molto arrabbiato, molto critico e molto amaro, questo sì... o al massimo antipatico, soprattutto quando c'è il pubblico della classe, Grifondoro e Serpeverde, da fuorviare)
in questo senso è indicativa la reazione assolutamente di "understatement" alla ferita che Harry gli provoca involontariamente: Severus è calato qui pienamente in relazione con Harry, in maniera aperta e, mi viene da dire, "semplice": sa che stanno esercitandosi, da maestro e da allievo, in una pratica che è anche fisica e come può succedere di farsi male o sbagliare misura mentre ci si allena in due su un ring, una pedana, o si prova uno scambio su un palco, così può capitare nell'Occlumanzia, senza recriminazioni di sorta.
In breve, Severus riconosce il suo partner come tale, cosa che Harry non fa nemmeno per un istante, continuando ad avere in mente il suo personale spauracchio, invece di accorgersi di avere davanti il professor Piton (e per giunta at his best, benedetto ragazzo! :angry: che IO avrei pagato per avere una lezione tête-à-tête così! :severusali: :blush: :sbava: (e penso anche Hermione avrebbe pagato parecchio... ma non divaghiamo... ).

(questo per rimarcare che non è vendicativo)

E non è nemmeno un bullo: secondo me vede più di quello che dichiara ad Harry nella testa del ragazzo. («Ha visto tutto quello che vedevo io?» chiese Harry, anche se non era sicuro di voler sentire la risposta. «Delle immagini» rispose Piton, stringendo le labbra. «Di chi era il cane?» «Di mia zia Marge» mormorò Harry, odiandolo. «Bene, per essere un primo tentativo non è poi troppo scarso» disse Piton, alzando di nuovo la bacchetta. «Alla fine sei riuscito a fermarmi, anche se hai sprecato tempo ed energia per urlare.).
Me lo fa pensare il suo modo di rispondere ad Harry molto contenuto e quella notazione ("stringendo le labbra"), che mi fa pensare che Piton qui comprenda e veda parecchio, ma si stia rapportando al ragazzo di nuovo in una modalità di "understatement".
Insomma, non è per niente "bullo", anzi è molto rispettoso e consapevole della vulnerabilità che la disciplina che stanno esercitando può mettere in luce, e si guarda bene dall'usare quello di cui fa esperienza nella sessione contro Harry o per metterlo in imbarazzo o prenderlo in giro.
Di più: nelle due risposte che dà ("Delle immagini" e "Di chi era il cane?") io vedo un atteggiamento di pudore e discrezione.

ps. ...mi sa che anche Harry (come noi :lovelove: :Streghetta: ) negli anni a seguire la fine della guerra contro Voldemort ha ripercorso più volte nella sua memoria queste potenti lezioni di Occlumanzia, cogliendo molto di più di quello che aveva inteso la prima volta...
(e sicuramente sta ancora cercando il modo per avvicinare il preside Piton e parlargliene: ok, che da quando si è rimesso dalle ferite del morso (e da quelle del mondo magico) la loro relazione è molto migliorata, ma certi argomenti sono ancora a rischio "fattura volante"...)

Edited by Ida59 - 29/6/2018, 22:40
 
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CITAZIONE (UnforgivenSweetie @ 2/1/2018, 15:59) 
Grazie per questi commenti... li ho letti con grande interesse!
Questa parte delle lezioni di Occlumanzia è una delle più intense e riuscite dell'intero ciclo, ed è di quelle che possono essere lette e rilette, anche e soprattutto a saga finita...

Grazie a te per il tuo intervento, che mi è piaciuto moltissimo.

CITAZIONE
direi infatti che Severus è molto chiaro come insegnante e prova diversi approcci per farsi capire con Harry, solo che il ragazzo è veramente in una modalità "off" di non-dialogo, il che rende un confronto per definizione un fallimento

Grazie per aver affermato anche tu che Piton si è comportato correttamente come insegnante di Occlumanzia: con tutto quello che ho sentito urlargli contro per anni e anni, qualche volta mi è persino venuto il dubbio di non essere stata abbastanza obiettiva.

CITAZIONE
si comprende anche benissimo quello che la stessa Rowling ha poi negato nei suoi famigerati twitter sul Potion Master: e cioè che Piton non è affatto né bullo, né vendicativo con Harry (può essere molto arrabbiato, molto critico e molto amaro, questo sì... o al massimo antipatico, soprattutto quando c'è il pubblico della classe, Grifondoro e Serpeverde, da fuorviare)

Grazie, grazie, grazie: le tue affermazioni sono adorabili! Perfetto l'accenno al pubblico da depistare per rafforzare la sua ambigua apparenza di Mangiamorte. Aah... la maschera, la maschera che Piton sempre dolorosamente indossa!

CITAZIONE
in questo senso è indicativa la reazione assolutamente di "understatement" alla ferita che Harry gli provoca involontariamente: Severus è calato qui pienamente in relazione con Harry, in maniera aperta e, mi viene da dire, "semplice": sa che stanno esercitandosi, da maestro e da allievo, in una pratica che è anche fisica e come può succedere di farsi male o sbagliare misura mentre ci si allena in due su un ring, una pedana, o si prova uno scambio su un palco, così può capitare nell'Occlumanzia, senza recriminazioni di sorta.

Sì, esatto, proprio così. Severus non fa una piega (ma la ferita c'è e gli fa male) e non addebita nulla di nulla a Harry. Sono cose che possono capitare, incerti delle lezioni. Ci può stare e Severus accetta, e sopporta, come se nulla fosse.

CITAZIONE
E non è nemmeno un bullo: secondo me vede più di quello che dichiara ad Harry nella testa del ragazzo. («Ha visto tutto quello che vedevo io?» chiese Harry, anche se non era sicuro di voler sentire la risposta. «Delle immagini» rispose Piton, stringendo le labbra. «Di chi era il cane?» «Di mia zia Marge» mormorò Harry, odiandolo. «Bene, per essere un primo tentativo non è poi troppo scarso» disse Piton, alzando di nuovo la bacchetta. «Alla fine sei riuscito a fermarmi, anche se hai sprecato tempo ed energia per urlare.).
Me lo fa pensare il suo modo di rispondere ad Harry molto contenuto e quella notazione ("stringendo le labbra"), che mi fa pensare che Piton qui comprenda e veda parecchio, ma si stia rapportando al ragazzo di nuovo in una modalità di "understatement".
Insomma, non è per niente "bullo", anzi è molto rispettoso e consapevole della vulnerabilità che la disciplina che stanno esercitando può mettere in luce, e si guarda bene dall'usare quello di cui fa esperienza nella sessione contro Harry o per metterlo in imbarazzo o prenderlo in giro.
Di più: nelle due risposte che dà ("Delle immagini" e "Di chi era il cane?") io vedo un atteggiamento di pudore e discrezione.

Anche in questo caso, concordo in pieno.
Severus non è vendicativo, visto che accetta la ferita al polso senza colpo ferire, e non è neppure bullo, perchè se ne guarda bene dall'approfittare delle informazione di cui viene a conoscernza. Anzi, le tratta con pudore, con rispetto totale nei confronti di Harry. Quel rispetto che Harry nei confronti del suo Professore non ha avuto mai.
 
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view post Posted on 20/1/2018, 11:23
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Per prima cosa, un grande apprezzamento, da parte mia, alle stupende immagini che hai inserito nel messaggio.

CITAZIONE (chiara53 @ 4/12/2016, 16:37) 
Era di nuovo a quattro zampe sul pavimento dell'ufficio di Piton; la cicatrice bruciava in modo spiacevole, ma la voce che era uscita dalle sue labbra era trionfante. Si rialzò e vide che Piton lo fissava, la bacchetta levata.
Ma stavolta sembrava che avesse interrotto l'incantesimo prima ancora che Harry tentasse di resistere.
«Che cos'è successo, Potter?» chiese, guardandolo intensamente. «Ho visto... ho ricordato» ansimò Harry. «Ho appena capito...» «Capito cosa?» sibilò Piton.
[...]
Alzò lo sguardo su Piton.
«Cosa c'è nell'Ufficio Misteri?»
«Che cosa hai detto?» chiese Piton a voce bassa, e Harry vide, con profonda soddisfazione, che era innervosito.

Harry è contento di essere riuscito a "innervosire" Piton: se solo immaginasse quanto è invece preoccupato per lui il suo professore! Perchè Harry crede di aver capito: invece è Piton che ha capito che il ragazzo è nei guai!
Inoltre, attenzione, Piton ha intuito molto bene come si sarebbe conclusa la scena, quindi ha immediatamente interrotto l'incantesimo per non fornire informazioni a Voldemort. Altro che aiutarlo, come Ron e Harry continuano a sospettare!

CITAZIONE
«Ho detto cosa c'è nell'Ufficio Misteri, signore?» ripeté Harry. «E perché» chiese a sua volta Piton, lentamente, «mi fai una domanda del genere?»
«Perché» rispose Harry, guardando Piton in attesa della sua reazione, «il corridoio che ho appena visto, che sogno da mesi... l'ho appena riconosciuto... porta all'Ufficio Misteri... e credo che Voldemort voglia qualcosa da...» «Ti ho detto di non pronunciare il nome dell'Oscuro Signore!»
Si guardarono storto. La cicatrice diede un'altra fitta, ma Harry non vi badò. Piton sembrava agitato; ma quando parlò di nuovo, cercò di apparire freddo e distaccato.
«Ci sono molte cose nell'Ufficio Misteri, Potter, poche alla portata della tua comprensione e nessuna che ti riguardi. Sono stato chiaro?» «Sì» rispose Harry, massaggiandosi la fronte che bruciava sempre più forte.
«Voglio che torni qui mercoledì alla stessa ora. Continueremo a lavorare». «D'accordo» disse Harry. Non vedeva l'ora di uscire e cercare Ron e Hermione. «Devi sgombrare la tua mente da ogni emozione tutte le notti prima di dormire; svuotala, rendila piatta e calma. Hai capito?» «Sì» rispose Harry, che ascoltava appena. «E ti avverto, Potter... lo capirò, se non ti sei esercitato...»

Piton è così preoccupato per ciò che ha appena scoperto, che perde per un momento il pieno controllo di sè e perfino Harry capisce che è "agitato". Sa che Voldemort sta cercando di manipolare Harry durante il sonno e quindi, di nuovo, cerca di fargli capire come difendersi. Ma Harry è lontano mille miglia dal voler seguire i consigli del professore...
 
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view post Posted on 11/3/2018, 18:19
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Vi propongo la seconda lezione di Occlumanzia, rammentando a tutti che sono due mesi che Severus cerca di insegnare a Potter qualcosa...
I risultati sono molto modesti, ma qui, in questo brano Harry vede per la prima volta qualcosa dell'infanzia e dell'adolescenza di Piton.

Inoltre Harry pone a Piton la domanda che anche noi ci siamo fatte:
"Perché chiama Voldemort l'Oscuro Signore? Ho sempre sentito solo i Mangiamorte chiamarlo così"
Vi rimando alla discussione che ne è nata, molto interessante da QUI in poi


Pagg. 553-557 Seconda lezione di Occlumanzia, in cui Piton con orgoglio afferma che è suo compito scoprire cosa trama l’Oscuro Signore. Poi vi è la scena in cui Harry, per un istante, penetra nella mente di Piton e vede dei flash dei suoi ricordi. Infine Piton scopre che Harry sogna dell’Ufficio dei Misteri e Harry è stupito che si arrabbi molto più per questo che non prima, quando era penetrato nei suoi ricordi.


[...]
Hermione annuì, sempre immersa nei suoi pensieri. Poi d'un tratto disse: «Ma tu non avresti dovuto vedere tutto questo, Harry».
«Cosa?» fece lui, spiazzato.
«Tu dovresti imparare a chiudere la tua mente a queste cose» disse Hermione, improvvisamente severa.
«Lo so» replicò Harry. «Ma...»
«Be', credo che dovremmo cercare di dimenticare quello che hai visto» lo interruppe Hermione con fermezza. «E tu cerca di mettere più impegno in Occlumanzia, d'ora in poi». La settimana non migliorò. Harry prese due 'D' in Pozioni; era ancora
sulle spine all'idea che Hagrid potesse essere licenziato; e non poteva fare a meno di ripensare al sogno in cui lui era stato Voldemort, anche se non ne parlò più con i suoi amici: non voleva un'altra sgridata da Hermione.
Avrebbe tanto desiderato poterne parlare con Sirius, ma era fuori discussione, perciò cercò di respingere il pensiero in fondo alla mente.
Purtroppo quello non era più il posto sicuro di una volta.
«In piedi, Potter».
Un paio di settimane dopo il sogno su Rookwood, Harry si trovava ancora una volta in ginocchio sul pavimento dell'ufficio di Piton, cercando di schiarirsi la mente. Era appena stato costretto a rivivere un flusso di ricordi molto remoti, che non sapeva nemmeno di possedere ancora, la maggior parte dei quali riguardava le umiliazioni che gli erano state inflitte da Dudley e dalla sua banda alle scuole elementari.
«Quell'ultimo ricordo» disse Piton. «Che cos'era?»
«Non lo so» rispose Harry, alzandosi esausto. Trovava sempre più difficile sbrogliare ricordi distinti dal groviglio di immagini e suoni che Piton continuava a richiamare. «Vuol dire quello in cui mio cugino cercava di farmi entrare in piedi nel water?»
«No» mormorò Piton. «Voglio dire quello con l'uomo inginocchiato nella stanza buia...»
«Non è... niente» balbettò Harry.

Gli occhi scuri di Piton perforarono quelli di Harry. Ricordando che Piton aveva detto che il contatto visivo era essenziale per la Legilimanzia, Harry sbatté le palpebre e distolse lo sguardo. «Come mai quell'uomo e quella stanza si trovano nella tua testa, Potter?»
«È...» disse Harry, guardando ovunque tranne che verso Piton «è... solo un sogno che ho fatto»,
«Un sogno?» ripeté Piton.
Ci fu una pausa, durante la quale Harry fissò intensamente una grossa rana sospesa in un vasetto di liquido viola.
«Tu sai perché siamo qui, vero, Potter?» chiese Piton con voce bassa e minacciosa. «Tu sai perché sto sprecando le mie serate in questo lavoro tedioso?»
«Sì» rispose rigido Harry.
«Ricordamelo, Potter».
«Perché io impari l'Occlumanzia» disse Harry, osservando un'anguilla morta.

«Giusto, Potter. E per quanto tu possa essere tardo...» Harry tornò a guardare Piton con odio, «pensavo che dopo oltre due mesi di lezioni saresti riuscito a fare qualche progresso. Quanti altri sogni hai fatto sull'Oscuro Signore?»
«Solo quello» mentì Harry.
«Forse» mormorò Piton socchiudendo gli occhi neri e freddi, «forse a te in realtà piace fare questi sogni e avere queste visioni, Potter. Forse ti fanno sentire speciale... importante?»
«No» rispose Harry serrando le mascelle, e stringendo più forte la bacchetta.
«Tanto meglio, Potter» disse Piton gelido, «perché tu non sei né speciale né importante, e non sta a te scoprire che cosa l'Oscuro Signore dice ai suoi Mangiamorte».
«No... quello è compito suo, non è vero?» sbottò Harry. Non intendeva dirlo; si era solo abbandonato alla collera. Per un lungo momento rimasero a fissarsi, e Harry fu sicuro di essersi spinto troppo in là. Ma quando Piton rispose, sul suo volto c'era un'espressione curiosa, quasi soddisfatta.
«Sì, Potter» sibilò, con un luccichio negli occhi. «È compito mio. Ora, se sei pronto, ricominciamo».

Levò la bacchetta: «Uno... due... tre... Legilimens!»
Un centinaio di Dissennatori si avvicinavano a Harry attraverso il lago... contrasse il viso per concentrarsi... si avvicinavano... vedeva i buchi neri sotto i loro cappucci.... eppure vedeva ancora Piton in piedi davanti a lui, gli occhi fissi sul suo viso, che mormorava a mezza voce... e in qualche modo l'immagine di Piton si faceva più chiara, e quella dei Dissennatori sfumava... Harry alzò la bacchetta.
«Protego!»
Piton barcollò, la sua bacchetta volò verso l'alto, lontano, e all'improvviso la mente di Harry si riempì di ricordi non suoi: un uomo dal naso adunco che urlava contro una donna che cercava di difendersi, mentre un bambino piccolo coi capelli neri piangeva in un angolo... un adolescente dai capelli unti sedeva solo in una camera buia, puntando la bacchetta al soffitto per ammazzare le mosche... una ragazza rideva mentre un ragazzo ossuto tentava di cavalcare una scopa imbizzarrita...

«BASTA COSÌ!»
Harry sentì una forte spinta sul petto; indietreggiò di vari passi, urtò contro gli scaffali che rivestivano le pareti e sentì qualcosa infrangersi. Piton tremava leggermente ed era molto pallido.
La veste di Harry era bagnata sulla schiena. Uno dei contenitori alle sue spalle si era rotto; la cosa viscida che c'era dentro si agitava in quel che restava della pozione.
«Reparo» disse Piton e il recipiente si sigillò all'istante. «Bene, Potter... questo è stato un vero miglioramento...» Con il respiro un po' affannoso,
Piton sistemò meglio il Pensatolo in cui aveva riposto alcuni pensieri prima della lezione, come per assicurarsi che ci fossero ancora. «Non ricordo di averti insegnato a usare un Sortilegio Scudo... ma senza dubbio è stato efficace...»
Harry non disse nulla; sentiva che parlare poteva essere pericoloso. Era sicuro di essersi intromesso nei ricordi di Piton, di aver appena visto immagini della sua infanzia. Era fastidioso pensare che il bambino che poco prima aveva visto piangere mentre i suoi genitori urlavano ora si trovava di fronte a lui con tanto disprezzo nello sguardo.
«Riproviamo?» disse Piton.

Harry fu percorso da un brivido di terrore; era certo che stava per pagare caro quanto era appena successo. Tornarono in posizione, con la scrivania a separarli, e Harry era convinto che stavolta sarebbe stato molto più difficile svuotare la mente.
«Al mio tre, allora» disse Piton, levando ancora la bacchetta. «Uno... due...» Harry non ebbe nemmeno il tempo di provare a concentrarsi e liberare la mente prima che Piton esclamasse «Legilimens!»
Stava correndo lungo il corridoio dell'Ufficio Misteri, davanti alle pareti di pietra, alle torce accese... la porta nera si faceva sempre più grande; lui correva così forte che ci avrebbe sbattuto contro, era a pochi metri e vedeva la striscia di debole luce azzurra... La porta si era aperta! Era entrato, finalmente, in una stanza circolare con pareti e pavimento neri, illuminata da candele con la fiamma azzurra, e c'erano molte altre porte intorno... ma qual era quella giusta...?
«POTTER!»
Harry aprì gli occhi. Era di nuovo disteso sulla schiena, senza alcun ricordo di come ci era finito; stava ansimando, come se avesse davvero corso lungo il corridoio dell'Ufficio Misteri, avesse davvero oltrepassato la porta nera e trovato la stanza circolare.
«Spiegati!» esclamò Piton, torreggiando su di lui, furioso.
«Io... non so che cos'è successo» disse sinceramente Harry, alzandosi. Aveva un bozzo sulla nuca, dove aveva sbattuto, e si sentiva febbricitante. «Non l'avevo mai visto prima. Gliel'ho detto, ho sognato la porta... ma non si era mai aperta...»
«Non ti impegni abbastanza!»
Per qualche motivo Piton sembrava più arrabbiato adesso che due minuti prima, quando Harry aveva visto i suoi ricordi.
«Sei pigro e sciatto, Potter, e non mi meraviglia che l'Oscuro Signore...»

«Mi dice una cosa, signore?» domandò Harry, accalorandosi di nuovo. «Perché chiama Voldemort l'Oscuro Signore? Ho sempre sentito solo i Mangiamorte chiamarlo così». Piton aprì la bocca in un ringhio... e una donna gridò da qualche parte, fuori dalla stanza.
Piton levò la testa di scatto e guardò il soffitto.
«Che cosa dia...?» mormorò.
Harry sentì dei rumori soffocati provenire, gli sembrava, dalla Sala d'Ingresso. Piton si voltò verso di lui, accigliato.

«Hai visto qualcosa di insolito scendendo, Potter?»
Harry scosse la testa. Da qualche parte sopra di loro, la donna gridò di nuovo. Piton andò alla porta, la bacchetta ancora in mano, e sparì. Harry esitò un istante, poi lo seguì.


In inglese


Hermione nodded, apparently still lost in thought. Then, quite abruptly, she said, "But you shouldn't have seen this at all, Harry."
"What?" he said, taken aback.
"You're supposed to be learning how to close your mind to this sort of thing," said Hermione, suddenly stern.
"I know I am," said Harry. "But -"
"Well, I think we should just try and forget what you saw," said Hermione firmly. "And you ought to put in a bit more effort on your Occlumency from now on."
Harry was so angry with her he did not talk to her for the rest of the day, which proved to be another bad one. When people were not discussing the escaped Death Eaters in the corridors, they were laughing at Gryffindor's abysmal performance in their match against Hufflepuff; the Slytherins were singing Weasley is our King" so loudly and frequently that by sundown Filch had banned it from the corridors out of sheer irritation.
The week did not improve as it progressed. Harry received two more "D"s in Potions; he was still on tenterhooks that Hagrid might get the sack; and he couldn't stop himself dwelling on the dream in which he had been Voldemort - though he didn't bring it up with Ron and Hermione again; he didn't want another telling-off from Hermione. He wished very much that he could have talked to Sirius about it, but that was out of the question, so he tried to push the matter to the back of his mind.

Unfortunately, the back of his mind was no longer the secure place it had once been.
"Get up, Potter."
A couple of weeks after his dream of Rookwood, Harry was to be found, yet again, kneeling on the floor of Snape's office, trying to clear his head. He had just been forced, yet again, to relive a stream of very early memories he had not even realised he still had, most of them concerning humiliations Dudley and his gang had inflicted upon him in primary school.
That last memory," said Snape. "What was it?"
"I don't know," said Harry, getting wearily to his feet. He was finding it increasingly difficult to disentangle separate memories from the rush of images and sound that Snape kept calling forth. "You mean the one where my cousin tried to make me stand in the toilet?"
"No," said Snape softly. "I mean the one with a man kneeling in the middle of a darkened room…"
"It's… nothing," said Harry.
Snape's dark eyes bored into Harry's. Remembering what Snape had said about eye contact being crucial to Legilimency, Harry blinked and looked away.
"How do that man and that room come to be inside your head, Potter?" said Snape.
"It -" said Harry, looking everywhere but at Snape, "it was -just a dream I had."
"A dream?" repeated Snape.
There was a pause during which Harry stared fixedly at a large dead frog suspended in a jar of purple liquid.
"You do know why we are here, don't you, Potter?" said Snape, in a low, dangerous voice. "You do know why I am giving up my evenings to this tedious job?"
"Yes," said Harry stiffly.
"Remind me why we are here, Potter."
"So I can learn Occlumency," said Harry, now glaring at a dead eel.
"Correct, Potter. And dim though you may be -" Harry looked back at Snape, hating him "- I would have thought that after over two months of lessons you might have made some progress. How many other dreams about the Dark Lord have you had?"
"Just that one," lied Harry.
"Perhaps," said Snape, his dark, cold eyes narrowing slightly, "perhaps you actually enjoy having these visions and dreams, Potter. Maybe they make you feel special - important?"

"No, they don't," said Harry, his jaw set and his fingers clenched tightly around the handle of his wand.
That is just as well, Potter," said Snape coldly, "because you are neither special nor important, and it is not up to you to find out what the Dark Lord is saying to his Death Eaters."
"No - that's your job, isn't it?" Harry shot at him.
He had not meant to say it; it had burst out of him in temper. For a long moment they stared at each other, Harry convinced he had gone too far. But there was a curious, almost satisfied expression on Snape's face when he answered.
"Yes, Potter," he said, his eyes glinting. That is my job. Now, if you are ready, we will start again."
He raised his wand: "One — two - three - Legilimensl"
A hundred Dementors were swooping towards Harry across the lake in the grounds… he screwed up his face in concentration… they were coming closer… he could see the dark holes beneath their hoods… yet he could also see Snape standing in front of him, his eyes fixed on Harry's face, muttering under his breath… and somehow, Snape was growing clearer, and the Dementors were growing fainter…
Harry raised his own wand.
"Protego!"
Snape staggered - his wand flew upwards, away from Harry -and suddenly Harry's mind was teeming with memories that were not his: a hook-nosed man was shouting at a cowering woman, while a small dark-haired boy cried in a corner… a greasy-haired teenager sat alone in a dark bedroom, pointing his wand at the ceiling, shooting down flies… a girl was laughing as a scrawny boy tried to mount a bucking broomstick ."

"ENOUGH!"
Harry felt as though he had been pushed hard in the chest; he staggered several steps backwards, hit some of the shelves covering Snape's walls and heard something crack. Snape was shaking slightly, and was very white in the face.
The back of Harry's robes was damp. One of the jars behind him had broken when he fell against it; the pickled slimy thing within was swirling in its draining potion.
"Reparo," hissed Snape, and the jar sealed itself at once. "Well, Potter… that was certainly an improvement…" Panting slightly, Snape straightened the Pensieve in which he had again stored some of his thoughts before starting the lesson, almost as though he was checking they were still there. "I don't remember telling you to use a Shield Charm… but there is no doubt that it was effective…"
Harry did not speak; he felt that to say anything might be dangerous. He was sure he had just broken into Snape's memories, that he had just seen scenes from Snape's childhood. It was unnerving to think that the little boy who had been crying as he watched his parents shouting was actually standing in front of him with such loathing in his eyes.
"Let's try again, shall we?" said Snape.
Harry felt a thrill of dread; he was about to pay for what had just happened, he was sure of it. They moved back into position with the desk between them, Harry feeling he was going to find it much harder to empty his mind this time.
"On the count of three, then," said Snape, raising his wand once more. "One - two -"
Harry did not have time to gather himself together and attempt to clear his mind before Snape cried, "Legilimens!"
He was hurtling along the corridor towards the Department of Mysteries, past the blank stone walls, past the torches - the plain black door was growing ever larger; he was moving so fast he was going to collide with it, he was feet from it and again he could see that chink of faint blue light ."
The door had flown open! He was through it at last, inside a black-walled, black-floored circular room lit with blue-flamed candles, and there were more doors all around him - he needed to go on - but which door ought he to take -?
TOTTER!"
Harry opened his eyes. He was flat on his back again with no memory of having got there; he was also panting as though he really had run the length of the Department of Mysteries corridor, really had sprinted through the black door and found the circular room.
"Explain yourself!" said Snape, who was standing over him, looking furious.
"I… dunno what happened," said Harry truthfully, standing up. There was a lump on the back of his head from where he had hit the ground and he felt feverish. "I"ve never seen that before. I mean, I told you, I"ve dreamed about the door… but it's never opened before."
"You are not working hard enough!"
For some reason, Snape seemed even angrier than he had done two minutes before, when Harry had seen into his teacher's memories.
"You are lazy and sloppy, Potter, it is small wonder that the Dark Lord -"
"Can you tell me something, sir?" said Harry, firing up again. "Why do you call Voldemort the Dark Lord? I"ve only ever heard Death Eaters call him that."
Snape opened his mouth in a snarl - and a woman screamed from somewhere outside the room.
Snapes head jerked upwards; he was gazing at the ceiling.
"What the -?" he muttered.
Harry could hear a muffled commotion coming from what he thought might be the Entrance Hall. Snape looked round at him, frowning.
"Did you see anything unusual on your way down here, Potter?"
Harry shook his head. Somewhere above them, the woman screamed again. Snape strode to his office door, his wand still held at the ready, and swept out of sight. Harry hesitated for a moment, then followed.
 
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view post Posted on 12/3/2018, 18:53
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Waaao, quante belle immagini, come sempre!

CITAZIONE (chiara53 @ 11/3/2018, 18:19) 
«In piedi, Potter».
Un paio di settimane dopo il sogno su Rookwood, Harry si trovava ancora una volta in ginocchio sul pavimento dell'ufficio di Piton, cercando di schiarirsi la mente. Era appena stato costretto a rivivere un flusso di ricordi molto remoti, che non sapeva nemmeno di possedere ancora, la maggior parte dei quali riguardava le umiliazioni che gli erano state inflitte da Dudley e dalla sua banda alle scuole elementari.
«Quell'ultimo ricordo» disse Piton. «Che cos'era?»
«Non lo so» rispose Harry, alzandosi esausto. Trovava sempre più difficile sbrogliare ricordi distinti dal groviglio di immagini e suoni che Piton continuava a richiamare. «Vuol dire quello in cui mio cugino cercava di farmi entrare in piedi nel water?»
«No» mormorò Piton. «Voglio dire quello con l'uomo inginocchiato nella stanza buia...»

Comincio con una brevissima nota per spezzare una lancia, se mai fosse necessario, a favore di Piton e dellla sua estrema correttezza come insegnante e come persona, checchè ne pensi il Trio e i detrattori di Severus.
Nel corso delle lezioni di Occlumanzia, come Harry ci ricorda, Piton ha occasione di vedere moltissimi fatti personali di Harry. Però non si sofferma mai su quei momenti, nè mai approfitta di qualcosa di cui viene a conoscenza per prendersi gioco di Harry o umiliarlo. Resta sempre del tutto corretto e mostra interesse esclusivamente per ciò cui deve interessarsi: Voldemort e l'Ufficio dei Misteri.
Anche in questo caso lo dimostra, passa oltre tutte le immagini confuse del passato di Harry e si ferma solo su un fatto importante. Molto importante, direi, anche se Harry non se ne rende minimamente conto. Ma Piton sa, intuisce benissimo dove si annida il pericolo, e reagisce subito. Per proteggere Harry e tutto il mondo magico.



 
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view post Posted on 27/3/2018, 21:24
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CITAZIONE (chiara53 @ 11/3/2018, 19:19) 
Gli occhi scuri di Piton perforarono quelli di Harry. Ricordando che Piton aveva detto che il contatto visivo era essenziale per la Legilimanzia, Harry sbatté le palpebre e distolse lo sguardo. «Come mai quell'uomo e quella stanza si trovano nella tua testa, Potter?»
«È...» disse Harry, guardando ovunque tranne che verso Piton «è... solo un sogno che ho fatto»,
«Un sogno?» ripeté Piton.
Ci fu una pausa, durante la quale Harry fissò intensamente una grossa rana sospesa in un vasetto di liquido viola.
«Tu sai perché siamo qui, vero, Potter?» chiese Piton con voce bassa e minacciosa. «Tu sai perché sto sprecando le mie serate in questo lavoro tedioso?»
«Sì» rispose rigido Harry.
«Ricordamelo, Potter».
«Perché io impari l'Occlumanzia» disse Harry, osservando un'anguilla morta.

Mentirà Piton dicendo che spreca le sue serate in un lavoro tedioso? Io credo proprio che menta o, meglio, per essere sincero avrebbe dovuto affermare che spreca le sue serate in un lavoro inutile.
E' infatti evidente che Harry non ha alcuna intenzione di opporsi alla Legilimanzia usando l'Occlumanzia che Piton cerca di insegnargli. Infatti, sapendo che il contatto visivo è importante, che fa Harry? Cerca in ogni modo di sfuggire al suo sguardo indagatore e guarda quindi rane e anguille (perdendosi i meravigliosi occhi neri di Severus! :lovelove: Sono sicura che si pentirà di questo in ogni Snarry che si rispetti. :lol: )

Altra nota di colore: ricordo di aver inserito tutto questo scambio, compresa la battuta di Piton sullo spreco delle sue serate, in "Implacabile desiderio"... quando Severus aveva ben altri modi per impiegare molto piacevolmente le sue serate (con Vivian). ;) :lovelove: Avevo seguito fedelmente tutto lo scambio inserendo però anche i pensieri di Severus e ne era venuta fuori una cosa carina. Poi lo cerco e lo inserisco, così dalla Potter-visione si passa alla Ida-visione, che è meglio! ;) :P :lol:


Edited by Ida59 - 29/6/2018, 22:33
 
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