CITAZIONE
«Seduti» disse Piton con voce fredda, chiudendosi la porta alle spalle. Non ci fu bisogno di richiamare nessuno all'ordine: nel momento in cui la classe aveva sentito la porta chiudersi, ogni irrequietezza si era placata. La sola presenza di Piton bastava ad assicurare il silenzio in una classe.
Non posso che cominciare fermandomi qui e riallacciandomi allo spunto offerto da te, Chiara, e dalla discussione a cui fai riferimento, perché questo confronto fra le traduzioni dei termini riferiti a Severus è una cosa che sto osservando anch’io, con grande curiosità, procedendo gradualmente nella lettura dei libri in inglese.
È verissimo ciò che avete a suo tempo rilevato.
I
softly e i
cold, riferiti a Severus hanno delle sfumature, in lingua italiana, che l’inglese non contempla ed è vero anche, come diceva molto bene Federica (se non erro), che i nostri traduttori si sono orientati nella scelta degli aggettivi meno lusinghieri per il personaggio, forse proprio in linea con le dichiarazioni volutamente fuorvianti della Rowling, aggiungo io.
Severus doveva conservare, all’interno della
Potter-visione, dei tratti specifici, neppure lontanamente affascinanti ma neanche del tutto neutrali: dovevano essere selezionati, in altre parole, degli aggettivi adatti a fare da coadiuvante dello sguardo carico di disprezzo di Harry e delle intenzioni (apparentemente) nient’affatto generose che l’autrice mostrava fino a quel momento nei suoi confronti.
Non dimentichiamo, poi, che le traduzioni arrivavano per gradi, man mano che i libri uscivano, e quindi i traduttori non potevano prevedere che la figura di Severus avrebbe compiuto una vera e propria capriola agli occhi i lettori, dimostrando di rappresentare infine l’esatto opposto di ciò che, fino a quel momento, era stato essenziale trasmettere.
Da quanto ho capito, perfino Rickman, che doveva interpretare il personaggio, ha avuto il beneficio di conoscere appena appena qualche indizio dalla Rowling sull’evoluzione di Severus… figuriamoci i traduttori.
CITAZIONE (chiara53 @ 3/3/2015, 16:07)
Questo è quanto emerge dalle definizioni della voce avvalorate dal silenzio che Severus ottiene con la sua sola presenza.
E' un’entrata ad effetto indimenticabile, molto simile a quella del primo libro.
La sua è un’entrata in scena incisiva, indimenticabile, sì Chiara, come in tutti i libri, oserei dire, ma lo è ancor più nel suo territorio, a lezione di Pozioni, forse anche proprio per questa caratteristica particolare: Severus
non ha bisogno di richiamare gli alunni. Come Minerva, li mette in riga con uno sguardo, ma a differenza di Minerva (almeno così fa sembrare) con quello sguardo non lascia loro alcun margine di dialogo o di confronto.
La mia impressione, come hai già sottolineato benissimo tu, Chiara, è stata sempre questa: una componente tra le più affascinanti della corazza che Severus indossa, è proprio nei modi carezzevoli con cui il professore usa la voce, quasi più spaventosi (per gli studenti) di una sonora lavata di capo o un tono troppo alto.
Sono poche le volte in cui perde il controllo o grida e, in genere, queste occasioni sono legate ad Harry o comunque a fatti che riguardano il Prescelto, ma questo è un discorso che va trattato a parte, perché il rapporto con Harry rappresenta un’anomalia ai fini della valutazione del Severus insegnante, anche se gran parte dei lettori lo capisce solo alla fine della storia. Quella tra Harry e Severus, difatti, non può essere considerata come una relazione allievo-docente, o meglio, lo è dal punto di vista pratico, ovvio, ma non dal punto di vista emotivo, per Severus in particolar modo.
Come le capacità professionali di un chirurgo che si trova suo figlio sotto i ferri possono risultare gravemente compromesse dai sentimenti, così anche Severus deve sforzarsi di compiere il suo mandato di professore (e anche molti altri compiti) con un ragazzo che ha un legame talmente intenso e doloroso con le proprie emozioni e con le proprie ferite, da fargli sembrare talvolta impossibile perfino guardarlo in faccia e dovrebbe essere chiaro a tutti (almeno al termine della storia) che, dal punto di vista umano, non potrebbe essere altrimenti. Harry è la prova vivente dei suoi rimorsi, degli errori, del senso di colpa e della vergogna che Severus si porterà dentro per la vita e questo, anche se il lettore comune, ripeto, ci arriva solo dopo il capitolo 33, va considerato fattore di decadenza, tra Severus ed Harry, di un mero rapporto insegnante-studente. Ma con ciò siamo già fuori tema.
Torno alla voce. La voce, che è uno strumento immensamente potente in Severus, una voce che racconta molto di lui.
Lo scudo che divide Severus dal mondo è allo stesso tempo presente e assente in quelle parole sussurrate, nel “dammi solo una scusa” sibilato a Sirius nella Stamberga e così in molte altre occasioni, che sono la prova tangibile di un lungo esercizio di controllo a cui l’Occlumanzia poi fornisce l’ultimo, preciso indizio al lettore.
Un controllo che indubbiamente gli riesce congeniale per carattere e che Severus deve aver raggiunto, nonostante il suo nucleo più profondo trabocchi di sentimento, anche per via dell’esigenza di mortificare del tutto gli impulsi nocivi della rabbia, dell’orgoglio e dell’ambizione sfrenati, che lo hanno trascinato in un baratro in cui lui stesso si è reso conto che non sarebbe mai e poi mai dovuto cadere.
Lo stesso discorso del “cuore sul bavero” ne è la prova: Severus non crede, ovviamente, a parer mio, nella necessità di annullare le emozioni, anche perché, se pensasse una cosa del genere, non sarebbe l’uomo che è e che dimostra di essere… altro che un qualsiasi seguace di Voldemort!
Ha ben compreso, però, con il tempo, che disciplinarle, queste emozioni, non è tanto una questione di forza, quanto di saggezza e prudenza, perché è solo così che può conservarle e preservarle, solo così può proteggere il suo nucleo più intimo, la sua promessa, il suo amore e Harry dalla minaccia di Voldemort e dalla minaccia di sé stesso, del suo passato e delle sofferenze che potrebbero intaccare la sua lucidità e il suo dovere.
Certo, alle volte lo perde comunque il controllo, perché è un essere umano e non una macchina, ma ormai è anche un uomo maturo.
A differenza di Sirius, per esempio, la cui focosa impulsività, lungi dal renderlo più empatico, in realtà gli impedisce di entrare in contatto profondo con i suoi sentimenti e con quelli altrui, in Severus, al contrario, il controllo apparentemente freddo e distante diventa una vera e propria esaltazione del suo cuore sul bavero, del suo sacrificio e dei suoi sentimenti, nonché del suo costante “accorgersi” degli altri, che salva o che non riesce a salvare ma che, comunque, lui non manca
mai di considerare prioritari, anche quando gli basterebbe una ragione appena per consegnarli ai Dissennatori, o quando avrebbe corso il mortale rischio di farsi sospettare dai suoi “alleati” per aver inavvertitamente “sbagliato” mira, colpendo la mano di un Mangiamorte al posto della schiena di Lupin.
La voce e il controllo di Severus in aula con gli studenti, secondo me, fatte salve le ovvie inclinazioni caratteriali, sono anche un altro dei tristi e terribili sintomi dell’eredità di quel ragazzo maltrattato, emarginato e deriso da mezza scuola ai tempi in cui frequentava Hogwarts.
Severus non alzava mai la voce in generale, neppure contro i suoi aguzzini.
Se escludiamo il desiderio di capire quale mistero nascondesse Remus, Severus non ha neppure mai tentato (a quel che ne sappiamo) di punire a sua volta quei compagni irrispettosi. Si accompagnava ai Serpeverde e Lily gli rimproverava la frequentazione di Avery e Mulciber, ma non una volta Severus si è fatto spalleggiare da loro contro i Malandrini e questo lo sappiamo praticamente
per certo perché nessuno degli amici di James ha mai accusato Severus di averlo fatto e nessuno di loro aveva motivo di tacere (per ragioni personali) come non aveva motivo la Rowling di risparmiarsi questa stoccata ai danni di Severus (per ragioni narrative).
Severus ha cercato di scoprire, a sue spese, il segreto di Remus, come dicevo, e non siamo neppure così sicuri che volesse far espellere per davvero James & Co., come sostiene Sirius: da cosa si deduce? A me pare sia solo Sirius a dirlo e Severus, quella notte nella Stamberga, nel terzo libro, avalla la teoria dell’odio imperituro tra ex-compagni di scuola solo perché, come sappiamo, sta celando il vero motivo per cui è lì, convinto com’è che Sirius sia il traditore dei Potter.
Insomma, Severus non alza mai la voce, simbolicamente e neppure materialmente parlando, non si vendica e non organizza spedizioni punitive di malvagi Serpeverde, neppure quando potrebbe farlo o quando dovrebbe averne “l’indole”, visto che poi diventerà un Mangiamorte. E no, non alza mai la voce neanche con gli alunni; forse perché fin da subito, complice la sua cattiva fama, il terrore degli studenti non aveva neppure bisogno di essere suscitato.
Severus era già più che tormentato da una brutta reputazione ed era uscito indenne da un terribile processo unicamente grazie all’apporto di Silente; un fatto, questo, che non può essere passato del tutto inosservato presso la comunità magica. Severus, non si presenta certo con una bella faccia “(ri)pulita”, come quella di un Lucius Malfoy, per esempio, quando il Preside di Hogwarts, per proteggerlo e per dargli una copertura plausibile con Voldemort, gli affida la cattedra di Pozioni (settembre 1980?): all’epoca, infatti, il neo-professore è poco più grande dei suoi allievi all’ultimo anno.
Questo ragazzo di ventun anni, appena diventato professore, è un ragazzo che, come se non bastasse, torna ad Hogwarts circondato da una fama poco lusinghiera e solo appena qualche anno dopo aver concluso il proprio ciclo di studi. Logica vuole che gran parte dei suoi allievi attuali (almeno i più grandi, stando alla matematica) siano entrati ad Hogwarts quando Severus era ancora studente, ed abbiano assistito personalmente alle umiliazioni che i Malandrini solevano infliggere a Severus anche dopo la rottura di quest’ultimo con Lily, come rivelano ad Harry gli stessi Remus e Sirius. I ragazzi più piccoli, invece, devono aver sentito comunque parlare di questi fatti, da fratelli o amici più grandi. Ora, vogliamo mettere che gran parte dell’antipatia e del disprezzo per l’insegnante siano stati provocati da queste voci, unite al ricordo diretto (degli studenti più grandi) che
quel Severus Snape, professore di Pozioni, era proprio il ragazzo umiliato pubblicamente dal gruppetto di Grifondoro di cui faceva parte anche il rinomato James Potter, che è morto in gloria contro Voldemort e il cui figlio è nientemeno che il “Bambino Sopravvissuto”?
Insomma, l’ex-ragazzo “sfigato” e impopolare, è passato dall’altra parte della cattedra e ciò non credo abbia giovato all’amabilità di carattere di un Severus ben consapevole che quegli episodi spiacevoli della propria gioventù avrebbero potuto chiaramente minare la sua autorità.
CITAZIONE
«Prima di cominciare la lezione di oggi» disse Piton, raggiungendo la cattedra e facendo scorrere lo sguardo su tutti gli studenti, «ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame importante, durante il quale dimostrerete quanto avete imparato sulla composizione e l'uso delle pozioni magiche. Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio deficienti, mi aspetto che strappiate un 'Accettabile' al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio... disappunto».
Il suo sguardo questa volta indugiò su Neville, che deglutì.
«Dopo quest'anno, naturalmente, molti di voi smetteranno di studiare con me» continuò Piton. «Io ammetto solo i migliori nella mia classe di Pozioni per il M.A.G.O., il che significa che ad alcuni dovrò dire addio».
I suoi occhi si soffermarono su Harry e le sue labbra si arricciarono. Harry rispose allo sguardo torvo, provando un fiero piacere all'idea che dopo il quinto anno avrebbe potuto piantarla con Pozioni.
«Ma abbiamo un altro anno davanti prima di quel lieto congedo» continuò Piton piano, «così, che intendiate o no cercare di affrontare il M.A.G.O., consiglio a tutti voi di concentrare i vostri sforzi sul mantenimento dell'alta media che mi aspetto dai miei studenti.
Oggi prepareremo una pozione che viene richiesta spesso al G.U.F.O.: la Bevanda della Pace, una pozione che calma l'ansia e placa l'agitazione. Attenti: se esagerate con gli ingredienti infliggerete al bevitore un sonno pesante e qualche volta irreversibile, quindi dovete prestare molta attenzione». Alla sinistra di Harry, Hermione si mise un po' più diritta, ostentando la massima concentrazione. «Gli ingredienti e il metodo» disse Piton, agitando appena la bacchetta, «sono sulla lavagna» (e vi apparvero). «Troverete tutto quello che occorre» e agitò di nuovo la bacchetta, «nell'armadio» (la porta dell'armadio si spalancò). «Avete un'ora e mezza... cominciate».
Come notai già nel caso de
La Pietra Filosofale, la prima lezione di Pozioni di Severus era stata omaggiata dall’autrice con un capitolo (più titolo) a parte, tutto dedicato al professore.
È una merce davvero rara quella dettagliata descrizione della lezione che ci viene fatta, a partire praticamente dall’appello degli alunni; ancor più rara, direi, se si pensa che, in quel capitolo specifico (a parte l’essenziale riferimento al bezoar) non accade niente di particolare ai fini della trama. Tutto ciò che ci viene descritto (in
Potter-visione) riguarda il professore, i suoi gesti, le sue movenze, la sua interazione con gli allievi, il tono della sua voce, la passione con cui parla della sua materia, quando a Binns, Flitwick e McGonagall erano state appena dedicate poche righe. Sulla lezione di Severus, invece, sappiamo praticamente tutto; ogni movimento, ogni parola. Sappiamo, per esempio, che rimprovera Harry di non aver aiutato Neville, mentre più avanti nella storia, come scopriremo, capiterà l’esatto contrario: Severus rimprovererà Hermione per aver aiutato Neville, ed io ho una precisa convinzione in merito. Ma è un discorso che forse farò meglio altrove, perché qui si va fuori tema.
Tutto questo per dire che, fin dall’inizio, come anche qui nel quinto volume, sappiamo più delle lezioni di Severus che di qualsiasi altro professore e che esse ci forniscono più indizi (
Potter-visione permettendo) di quanto possiamo aspettarci; ancora in questo libro, in effetti, nonostante l’intricato sviluppo della trama, la lezione di Pozioni di Severus ha l’indiscusso privilegio di essere messa in rilievo
senza che accada niente di particolare.
Ma allora cos’è che interessa all’autrice?
Da queste lezioni apprendiamo moltissimo del carattere di Severus professore e anche di Severus in generale: sono le situazioni in cui, volente o nolente, deve essere più loquace, perché deve insegnare, le situazioni in cui agisce, reagisce e interviene, le situazioni in cui la sua passione viene fuori senza che vi sia un intollerabile dolore o una terribile tragedia a provocarne lo scoppio.
Solo quando parla della Magia, di pozioni, di calderoni o di Arti Oscure, Severus lascia trapelare le scintille di un trasporto che si sforza di trattenere, forse la sola cosa rimasta intatta e perfetta della sete di conoscenza che in gioventù lo aveva portato troppo oltre e inaspettatamente tradito. Lo si percepisce con chiarezza: la sua è la passione dello studioso puro, che può diventare furia trattenuta senza distinzioni, sia davanti al rischio mortale che le Arti Oscure implicano e da cui esorta i suoi allievi a guardarsi nei modi più astuti e mutevoli, sia, più semplicemente, di fronte all’errore di uno studente impacciato nel mescolare i preziosi ingredienti di una pozione.
Solo a sprazzi, a causa di Harry, come dicevo prima, emerge quello che ha dentro e solo nel chiuso dei suoi ricordi offerti al protagonista, che sarebbero rimasti altrimenti impenetrabili, lo vediamo arguire con Silente, lo vediamo soffrire, restare deluso, piangere, ribellarsi disperato e agire spesso, insomma, tirando fuori i sentimenti.
In Severus la passione è giocata sempre, di volta in volta, secondo etimologia: a metà tra la felicità e la disperazione, tra la bellezza e l’orrore e, ovviamente, sempre sotto stretto controllo.
Nello studio e nella pratica della Magia, soprattutto, che padroneggia fin nei suoi spazi più proibiti e sconosciuti (ma intuibili) per il lettore, Severus ha sentito fin nel profondo la pressione di queste forze opposte e ne ha sondato i recessi in un tempo in cui ha lasciato che la peggiore di queste energie, lo seducesse e lo corrompesse. Una passione che si è tradotta, nella sua vita, con il cuore sempre diviso tra il bavero e il bunker interiore.
In questo contrasto, quindi, da una parte tra il mago straordinario, lo studioso eccellente e talentuoso e, dall’altra, l’insegnante che spiega, assegna compiti e mette voti, sta proprio un’altra delle componenti più affascinanti di Severus, secondo me; la convivenza di questi aspetti che sembrano opporsi e che, invece, rappresentano l’uno per l’altro un reciproco completamento. L’insegnamento imposto come saggia contenzione, come il confine ragionevole e prudente alla furia cieca della passione senza limiti per una conoscenza inebriante e pericolosa come quella magica, che sappiamo bene dove lo ha condotto.
Ad ogni modo, comunque, austerità ed intransigenza a parte, come ho detto prima, Severus è un uomo appassionato del sapere magico. Magari perfino troppo, per gli standard dell’insegnamento scolastico e qui bisognerebbe passare alle “dolenti note” del rapporto controverso tra Severus e i suoi studenti, ma la sede forse non è molto adatta.
CITAZIONE
Proprio come Harry, Ron e Hermione avevano predetto, Piton non avrebbe potuto assegnare una pozione più complicata e insidiosa. Gli ingredienti dovevano essere aggiunti nel calderone nell'ordine e nella quantità esatti; l'intruglio doveva essere mescolato per un preciso numero di volte, prima in senso orario, poi antiorario; il calore della fiamma sul quale sobbolliva doveva essere abbassato esattamente al livello giusto per un determinato numero di minuti prima di aggiungere l'ingrediente finale. «Un lieve vapore d'argento dovrebbe ora sprigionarsi dalle vostre pozioni» annunciò Piton, a dieci minuti dalla fine. Harry, che sudava copiosamente, si guardò intorno disperato. Il suo calderone emanava un'abbondante quantità di fumo grigio scuro; quello di Ron sprizzava scintille verdi. Seamus attizzava in modo febbrile le fiamme alla base del suo con la punta della bacchetta, perché erano lì lì per spegnersi. La superficie della pozione di Hermione, tuttavia, era una nebbiolina fosforescente di vapore argenteo, e passando Piton la guardò senza fare commenti, il che voleva dire che non trovava nulla da criticare. Ma davanti al calderone di Harry si fermò, e lo scrutò con un orribile sorriso mellifluo.
C'è da notare che la difficilissima pozione assegnata, nonostante tutte le congetture sulla malvagità del professore che attraversano la testa di Harry, è stata scelta da Severus perché richiesta molto di frequente agli esami e dunque, ancora una volta, l’insegnante cattivo e senza alcuna vocazione per il suo lavoro, si comporta stranamente come un docente particolarmente coscienzioso.
E che dire del silenzio di Severus che passa accanto ad Hermione senza fare commenti? Un silenzio, da parte sua, è ciò che più si avvicina ad un complimento, e non tanto perché risparmia al soggetto le sue solite battute al vetriolo, quanto perché un bravo insegnante non passa sotto silenzio neppure il minimo errore. Il suo silenzio significa approvazione, significa: “hai eseguito tutto come dovevi. Non ho niente da aggiungere”. E anche se, dato il carattere, la lode gli appare un fronzolo inutile per i suoi standard educativi, il risultato non cambia.
È un bravo insegnante, sì, checché se ne dica.
CITAZIONE
«Dimmi un po', Potter» disse Piton dolcemente, «sai leggere?»
Draco Malfoy rise. «Sì» rispose Harry, le dita serrate attorno alla bacchetta.
«Leggimi la terza riga delle istruzioni, Potter».
Harry guardò la lavagna strizzando gli occhi; non era facile decifrare le istruzioni nella bruma di vapore multicolore che riempiva il sotterraneo. «'Aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antioriario, lasciar bollire per sette minuti, poi aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro'».
Il suo cuore ebbe un tuffo. Non aveva aggiunto lo sciroppo di elleboro, ma era passato alla quarta riga delle istruzioni dopo aver lasciato bollire la sua pozione per sette minuti. «Hai fatto tutto quello che c'era scritto alla terza riga, Potter?»
«No» rispose Harry molto piano.
«Prego?»
«No» disse Harry più forte. «Ho dimenticato l'elleboro».
«Lo so, Potter, il che vuol dire che questa porcheria è del tutto inutile. Evanesco».
La pozione di Harry svanì; lui rimase come un idiota accanto al calderone vuoto.
«Quelli di voi che sono riusciti a leggere le istruzioni riempiano una fiaschetta con un campione della loro pozione, scrivano chiaramente sull'etichetta il loro nome e la portino alla mia scrivania per la verifica» disse Piton. «Compito: trenta centimetri di pergamena sulle proprietà della pietra di luna e i suoi usi nella preparazione di pozioni, da consegnare giovedì».
Mentre tutti attorno a lui riempivano le loro fiaschette, Harry ripose le sue cose, fremente. La sua pozione non era peggiore di quella di Ron, che al momento emanava un odoraccio di uova marce; né di quella di Neville, che aveva raggiunto la consistenza di cemento fresco e che Neville era intento a spalare dal calderone; eppure era lui, Harry, che avrebbe preso zero punti quel giorno.
Confesso di avere avuto sempre l’impressione che la Rowling delle interviste, quando parla sogghignando di quanto è divertente scrivere di quell’essere detestabile che è Severus, si riferisca spesso proprio a queste scenette e, forse, al brivido che le ha dato il divertente paradosso di impegnarsi a tratteggiare l’immagine di un’emerita carogna, al posto dell’uomo che lei sa bene celarsi dietro quella facciata. Io credo che l’autrice abbia provato un entusiasmo incredibile nel descrivere questi battibecchi di Severus con il protagonista, ben sapendo quanto in realtà fossero fatui e inconsistenti nella sostanza.
Lei conosceva l’animo di Severus, anche se ha finto con tutti, fino alla fine (e oltre), facendolo credere un uomo crudele e senza cuore, e nelle scene in cui il povero e maltrattato Harry catturava le simpatie del pubblico con le sue sofferenze adolescenziali di studente vessato dal cinico insegnante, la Rowling deve aver toccato l’apice della soddisfazione personale.
Niente da aggiungere, tranne che i metodi didattici di Severus sono sempre impeccabili.
Ad Harry, che ha dimenticato un ingrediente, non rivela subito di quale ingrediente si tratta; chiede invece al ragazzino di rileggere le istruzioni e lo mette da solo nelle condizioni di rendersi conto in che cosa ha sbagliato e perché. Ovviamente, la
Potter-visione pone l’accento sull’ingiustizia che, secondo Harry, è stata riservata a lui solo, mentre gli altri hanno prodotto pozioni anche peggiori della sua: il problema è che, al posto di enumerarci i pessimi voti che il resto della classe sicuramente prenderà, o al posto di mostrarci un’occhiataccia rivolta ad un altro anonimo studente, che però non occorre conoscere per motivi di trama, la Rowling non resiste e
deve raccontarci, guarda caso, di un Severus
sempre intento a pizzicare Harry Potter. E un Harry sempre pronto a ricambiare il favore, ovviamente. No, non può farne a meno la Rowling, specialmente sapendo che razza di uomo è Severus e quanto vi sia di immensamente più bello, profondo e intenso, dentro di lui, al di là di quegli sguardi obliqui e di quelle parole melliflue.
Qui, come in molti altri casi che riguardano il rapporto di Severus con Silente e con Harry stesso, la “malafede” narrativa della Rowling, che tenta, divertendosi, di confonderci le idee e demolire il personaggio che sta esaltando, beh, secondo me si sente sghignazzare ad un chilometro di distanza.