Dopo il sesto memo che mi appiccico in giro fra camera e post it del pc, riesco ad abbozzare il commento a questo capitolo.
Essendo ancora più contorto del solito, in alcune parti ci si capirà meno del solito, verosimilmente, oltre che lungo in maniera assurda.
Capitolo che per me è difficile, onestamente, essendo divisa in due parti.
Da una parte capisco lo snervamento di Severus e come sia tragica la situazione, dall’altra capisco Harry.
Aiut-
Inizio non ufficialmente con un gigantesco Shame On Me:
CITAZIONE
La settimana non migliorò. Harry prese due 'D' in Pozioni; era ancora
sulle spine all'idea che Hagrid potesse essere licenziato; e non poteva fare a meno di ripensare al sogno in cui lui era stato Voldemort, anche se non ne parlò più con i suoi amici: non voleva un'altra sgridata da Hermione.
Avrebbe tanto desiderato poterne parlare con Sirius, ma era fuori discussione, perciò cercò di respingere il pensiero in fondo alla mente.
Purtroppo quello non era più il posto sicuro di una volta.”
In questo pezzo mi ci rispecchio molto, purtroppo.
Capisco cosa possa provare, avere mille pensieri in testa, essere preoccupati e non poterne parlare con nessuno, non avere nessuno con cui parlare di ciò che si sente, sapere che in cambio della confessione si avrà solo una ramanzina – anche se meritata – e non anche supporto o conforto, non potersi sentire “a casa” nel posto che dovrebbe esserlo.
Sentirsi soli a combattere qualcosa più grande di te.
Ed Harry è pur sempre un ragazzo, cresciuto solo, senza affetto vero e si sente “sballottato” ovunque e da chiunque.
Silente, che fin da subito l’ha preso sotto la sua ala, ora lo respinge e nemmeno lo guarda in faccia; lo lascia solo in ogni situazione senza nemmeno un cenno – come all’udienza, quando in gioco c’era “solo” qualcosa di “piccolo” come l’espulsione. Arthur Weasley viene aggredito e ad Harry non viene fornita nessuna spiegazione, dopo aver avuto le informazioni volute Silente lo ignora di nuovo - immagino quanto possa essere destabilizzante ciò per Harry.
Malgrado la paura cocente che ha di essere posseduto ancora, di star diventando come Voldemort, non viene informato di nulla, è all’oscuro di tutto e può solo ipotizzare e congetturare, creando mille scenari diversi e tentando di raggruppare indizi come può – si, anche tramite quei sogni.
Qui si rafforza la mia teoria che Silente sia solo un abilissimo burattinaio che fa leva sui punti deboli delle persone per portarle dalla sua parte, facendole agire per i suoi scopi, e muovendole ad uso e consumo.
Fine Shame on Me.
Si inizia col botto, Hermione che fa ciò che noi tutte vorremmo fare: rampognare Harry perché è uno zuccone egotista che non si impegna per infantilismo.
Harry vorrebbe parlare di ciò che prova ma non lo fa perché sa che verrebbe sgridato per le sue mancanze e allora tace.
Così facendo però, non condividendo, peggiora solo le cose.
Tuttavia il comportamento di Harry lo trovo comprensibile, ma non giustificabile.
Aldilà delle preoccupazioni e del senso di solitudine e abbandono, è solo l’odio verso Piton a minare il suo impegno in qualcosa che, su stessa ammissione del Professore, è in grado di fare.
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CITAZIONE
Gli occhi scuri di Piton perforarono quelli di Harry. Ricordando che Piton aveva detto che il contatto visivo era essenziale per la Legilimanzia, Harry sbatté le palpebre e distolse lo sguardo. «Come mai quell'uomo e quella stanza si trovano nella tua testa, Potter?»
«È...» disse Harry, guardando ovunque tranne che verso Piton «è... solo un sogno che ho fatto»,
«Tu sai perché siamo qui, vero, Potter?» chiese Piton con voce bassa e minacciosa. «Tu sai perché sto sprecando le mie serate in questo lavoro tedioso?»
«Sì» rispose rigido Harry.
«Ricordamelo, Potter».
«Perché io impari l'Occlumanzia» disse Harry, osservando un'anguilla morta.
«Giusto, Potter. E per quanto tu possa essere tardo...» Harry tornò a guardare Piton con odio, «pensavo che dopo oltre due mesi di lezioni saresti riuscito a fare qualche progresso. Quanti altri sogni hai fatto sull'Oscuro Signore?»
«Solo quello» mentì Harry.
«Forse» mormorò Piton socchiudendo gli occhi neri e freddi, «forse a te in realtà piace fare questi sogni e avere queste visioni, Potter. Forse ti fanno sentire speciale... importante?»
«No» rispose Harry serrando le mascelle, e stringendo più forte la bacchetta
Harry, di fronte ad una possibile, non manifesta Legilmanzia, nemmeno
prova a chiudere la mente come da istruzioni reiterate per ben due mesi, ma semplicemente, codardemente (ma esiste l’avverbio?) e colpevolmente distoglie lo sguardo.
Uno dei segni base per capire se qualcuno mente, l’indizio più semplice da cogliere, è osservare se l’interlocutore sostiene il nostro sguardo.
Nel tempo necessario per confermare e/o ideare una menzogna, il cervello e l’interlocutore hanno la necessità “d’inventare” e per questo lo sguardo si sposta altrove – ovviamente i bravi bugiardi o i bari professionisti non lo fanno. È tipo una cosa da bambini…
Harry Sa di essere nel torto, non doveva fare quel genere di sogni, non doveva ignorare le istruzioni e gli ordini di Piton, non doveva comportarsi come si è comportato.
( Capisco che in date situazioni si vorrebbe una sorta di scappatoia, o anche un approccio diverso, ma non è sempre possibile e tocca arrangiarsi con ciò che tocca in sorte, anche se il “metodo” ci “nuoce”.
Discorso più per me, che per le dinamiche Harry/Severus HP5, forse.)
Severus ribadisce il suo ruolo e lo scopo delle lezioni; e per come vanno le cose quelle serate sono davvero tempo sprecato; due mesi in cui Harry non ha imparato niente di niente, anzi, visto che nella prima(?) lezione riesce a bloccare l’attacco.
Peggiora pure.
Tediose non penso, potrebbero, ma sicuramente frustranti.
Qui lo svicolare lo sguardo di Harry, assume per me un altro significato.
Non è più “costruzione di una bugia” o un segno di colpa.
Diventa una mancanza di rispetto.
Una persona, suo superiore, lo ammonisce o comunque gli parla, ed il minimo che potrebbe fare è dimostrargli rispetto osservandolo negli occhi.
(O così mi hanno sempre insegnato; e mettiamoci pure che io ho una fissa per i gesti, li analizzo, li studio, ci ragiono sopra e li codifico. Sia dal vivo che nei racconti.
Non fateci caso…)
Invece lui, infantile ed immaturo, costretto a stare col suo odiato professore che sacrifica il suo tempo, osserva un’anguilla morta. (rip anguilla)
Nemmeno lo degna d’attenzione.
Ci credo che Severus abbia oramai la “miccia corta e non poi tanto”.
Si ritrova davanti ad un ragazzino che lo sminuisce nel ruolo che ha, non gli riconosce il dovuto rispetto, fa orecchie da mercante alle sue istruzioni ed indicazioni, non dà la giusta importanza a ciò che per lui è
vitale, non fa un singolo miglioramento
ma nemmeno prova a farloPerché non è che Harry ci prova con tutta l’anima e niente, più di tot non riesce a fare però ci prova e riprova (tipo Neville, che poi trova la valvola di sblocco, la motivazione per superarsi), Harry nemmeno quello.
Anzi, addirittura si rammarica di non aver scoperto di più sui sogni – grazie russare di Ron.
Continuo però a pensare che se avesse avuto informazioni in più da Silente le cose sarebbero andate diversamente, forse, ma vabbè, è un altro discorso.
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CITAZIONE
«Tanto meglio, Potter» disse Piton gelido, «perché tu non sei né speciale né importante, e non sta a te scoprire che cosa l'Oscuro Signore dice ai suoi Mangiamorte».
«No... quello è compito suo, non è vero?» sbottò Harry. Non intendeva dirlo; si era solo abbandonato alla collera. Per un lungo momento rimasero a fissarsi, e Harry fu sicuro di essersi spinto troppo in là. Ma quando Piton rispose, sul suo volto c'era un'espressione curiosa, quasi soddisfatta.
«Sì, Potter» sibilò, con un luccichio negli occhi. «È compito mio. Ora, se sei pronto, ricominciamo».
Levò la bacchetta: «Uno... due... tre... Legilimens!»
Un centinaio di Dissennatori si avvicinavano a Harry attraverso il lago... contrasse il viso per concentrarsi... si avvicinavano... vedeva i buchi neri sotto i loro cappucci.... eppure vedeva ancora Piton in piedi davanti a lui, gli occhi fissi sul suo viso, che mormorava a mezza voce... e in qualche modo l'immagine di Piton si faceva più chiara, e quella dei Dissennatori sfumava... Harry alzò la bacchetta.
«Protego!»
Piton barcollò, la sua bacchetta volò verso l'alto, lontano, e all'improvviso la mente di Harry si riempì di ricordi non suoi: un uomo dal naso adunco che urlava contro una donna che cercava di difendersi, mentre un bambino piccolo coi capelli neri piangeva in un angolo... un adolescente dai capelli unti sedeva solo in una camera buia, puntando la bacchetta al soffitto per ammazzare le mosche... una ragazza rideva mentre un ragazzo ossuto tentava di cavalcare una scopa imbizzarrita...
«BASTA COSÌ!»
Harry sentì una forte spinta sul petto; indietreggiò di vari passi, urtò contro gli scaffali che rivestivano le pareti e sentì qualcosa infrangersi. Piton tremava leggermente ed era molto pallido.
La veste di Harry era bagnata sulla schiena. Uno dei contenitori alle sue spalle si era rotto; la cosa viscida che c'era dentro si agitava in quel che restava della pozione.
«Reparo» disse Piton e il recipiente si sigillò all'istante. «Bene, Potter... questo è stato un vero miglioramento...» Con il respiro un po' affannoso,
Piton sistemò meglio il Pensatolo in cui aveva riposto alcuni pensieri prima della lezione, come per assicurarsi che ci fossero ancora. «Non ricordo di averti insegnato a usare un Sortilegio Scudo... ma senza dubbio è stato efficace...»
Harry non disse nulla; sentiva che parlare poteva essere pericoloso. Era sicuro di essersi intromesso nei ricordi di Piton, di aver appena visto immagini della sua infanzia. Era fastidioso pensare che il bambino che poco prima aveva visto piangere mentre i suoi genitori urlavano ora si trovava di fronte a lui con tanto disprezzo nello sguardo.
«Riproviamo?» disse Piton.
Severus ribadisce il concetto, ad Harry si chiede – apparentemente – solo una cosa, imparare Occlumanzia, mentre gli adulti, gente esperta e competente, scoprono ciò che macchina Voldemort.
Nello specifico, Severus deve scoprire ciò.
Severus, la spia, il doppiogiochista, l’equilibrista sul filo dell’Avada, l’uomo che per via del suo ruolo non è amato da nessuno, condannato ed auto esiliato nella solitudine.
E quella soddisfazione, l’orgoglio per ciò che è e fa, trapelano dai suoi occhi solitamente insondabili, benchè profondi.
Da essi traspaiono solo le emozioni più vivide e potenti, ciò che Severus ha a cuore, quel cuore accuratamente celato e protetto…
Sì, Severus Piton è stato un Mangiamorte.
Sì, Severus Piton è un (ex) Mangiamorte redento.
Sì, Severus Piton è una spia.
Sì, Severus Piton eccelle in Occlumanzia.
Sì, Severus Piton riesce a mentire al Signore Oscuro grazie ad essa.
<i>Tutto ciò che rappresentano, significano per lui l’Occlumanzia ed il ruolo da spia, Harry lo calpesta senza pietà, nemmeno arriva a concepire o pensare che per altri ci sia qualcosa di grosso in ballo.
Gli altri forse non rischiano, spiando e facendo propaganda? Non possono perire in un duello? A quanto pare no – o almeno finchè Harry non ci sbatte il muso contro perdendo Sirius per colpa della finta visione dovuta al mancato apprendimento.
Harry però non capisce e non vuole capire.Non penso però che sia la motivazione asserita da Severus, ciò che frena Harry dal bloccare i sogni.
In base all’idea che mi sono fatta, Harry cerca di capire cosa accade attraverso i sogni, cerca un quadro della situazione, non perché si creda importante o speciale.
Sono sogni così raccapriccianti ed inquietanti che dietro il bisogno di sognarli e capirli ci dev’essere per forza una motivazione forte – ben più della fama.
Harry vuole sapere ciò che accade per dimostrare che è in grado di combattere, che non va messo da parte, che si può rendere utile – fin da piccolo i Dursley lo hanno cresciuto con lo scopo di essere utile a qualcosa – che è il Salvatore del Mondo Magico e tutto il pacchetto.
C’è anche una componente da “sindrome dell’eroe” ma non penso sia solo quello a muoverlo.
Harry trova un modo, una leva. La rabbia.
Non sarà corretto politicamente, ma è qualcosa che lo spinge a muoversi, qualcosa che supera l’insofferenza verso il suo Professore.
Per una volta, finalmente ci riesce.
È così forte da riuscire persino a disarmare Severus.
Ed ha accesso ai suoi ricordi.
Ricordi dolorosi, di un’infanzia non vissuta, negata, infelice e misera, un bambino indifeso e non voluto che non ha una
casa o una famiglia. (Harry, noti qualche affinità, per caso?)
Severus si ritrova senza maschera, non è più austero ed inviolabile come al solito, ma è pallido e trema leggermente.
Come chiunque si ritrovi violato nella più privata e dolorosa intimità, visto che la Legilmanzia è rivivere i ricordi, rivederli ex novo.
Severus rivive e rivede ogni singolo ricordo, le stesse sensazioni, il “pericolo” di saperli in mano a quello schiacciasassi di Potter.
In queste frasi Severus è vivo, umano, tridimensionale, ha reazioni fisiche lampanti e ben visibili
C’è. Si vede tutto di lui.
Trema, è pallido, ha la voce affannosa.
Controlla i suoi ricordi come per timore di averli perduti o danneggiati, li vuole al sicuro.
Senza ricordi una persona non è una persona, senza il suo vissuto che l’ha reso ciò che è.
Atteggiamenti che, durante le sue descrizioni, non sono assai frequenti, non in tale misura.Reagisce anche piuttosto pacatamente, vista la situazione, avrebbe potuto tranquillamente Schiantarlo e con giusta causa. Assoluzione.
Invece spinge via Harry e cerca di recuperare il contegno, di dominarsi, sistemando il contenitore (rip cosa viscida all’interno) ed il Pensatoio.
In questo caso il compiere altri gesti, concentrarsi altrove ha un valore difensivo e non oltraggioso, il tempo necessario per ricostruire almeno superficialmente la maschera.
Harry prova fastidio.
E perché, Harry, testa di carciofo? Pungola il sapere, il capire, il comprendere, avere l’epifania del fatto che il tuo odiato professore è umano? Ha ricordi, emozioni, sentimenti, un passato?
Un passato non felice?
Che non è solo la figura odiosa e untuosa che vuole vedere?
Disprezzo. Ci può stare benissimo.
Un passato del genere, difficile da confessare e narrare in condizioni normali a persone amanti e amate, spiattellato in faccia ad un ragazzino del genere, uno schiacciasassi che nemmeno gli mostra il dovuto rispetto in quanto insegnante.
Severus non ha mai usato i ricordi infelici di Harry contro di lui.
Severus non può però essere certo del fatto che Harry, irriverente e sfrontato e maleducato come James, faccia lo stesso, tutelandolo, rispettandolo e passando oltre.
Si aspetta di essere umiliato e deriso in qualche modo, una replica crudele del passato.
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CITAZIONE
Harry fu percorso da un brivido di terrore; era certo che stava per pagare caro quanto era appena successo. Tornarono in posizione, con la scrivania a separarli, e Harry era convinto che stavolta sarebbe stato molto più difficile svuotare la mente.
«Al mio tre, allora» disse Piton, levando ancora la bacchetta. «Uno... due...» Harry non ebbe nemmeno il tempo di provare a concentrarsi e liberare la mente prima che Piton esclamasse «Legilimens!»
Stava correndo lungo il corridoio dell'Ufficio Misteri, davanti alle pareti di pietra, alle torce accese... la porta nera si faceva sempre più grande; lui correva così forte che ci avrebbe sbattuto contro, era a pochi metri e vedeva la striscia di debole luce azzurra... La porta si era aperta! Era entrato, finalmente, in una stanza circolare con pareti e pavimento neri, illuminata da candele con la fiamma azzurra, e c'erano molte altre porte intorno... ma qual era quella giusta...?
«POTTER!»
Harry aprì gli occhi. Era di nuovo disteso sulla schiena, senza alcun ricordo di come ci era finito; stava ansimando, come se avesse davvero corso lungo il corridoio dell'Ufficio Misteri, avesse davvero oltrepassato la porta nera e trovato la stanza circolare.
«Spiegati!» esclamò Piton, torreggiando su di lui, furioso.
«Io... non so che cos'è successo» disse sinceramente Harry, alzandosi. Aveva un bozzo sulla nuca, dove aveva sbattuto, e si sentiva febbricitante. «Non l'avevo mai visto prima. Gliel'ho detto, ho sognato la porta... ma non si era mai aperta...»
«Non ti impegni abbastanza!»
Per qualche motivo Piton sembrava più arrabbiato adesso che due minuti prima, quando Harry aveva visto i suoi ricordi.
«Sei pigro e sciatto, Potter, e non mi meraviglia che l'Oscuro Signore...»
«Mi dice una cosa, signore?» domandò Harry, accalorandosi di nuovo. «Perché chiama Voldemort l'Oscuro Signore? Ho sempre sentito solo i Mangiamorte chiamarlo così». Piton aprì la bocca in un ringhio... e una donna gridò da qualche parte, fuori dalla stanza.
Piton levò la testa di scatto e guardò il soffitto.
«Che cosa dia...?» mormorò.
Harry sentì dei rumori soffocati provenire, gli sembrava, dalla Sala d'Ingresso. Piton si voltò verso di lui, accigliato.
Severus contrattacca, magari un po’ pure per vendetta, ma anche perché Harry ha alzato l’asticella respingendo l’attacco.
Si capisce come quanto precedentemente fatto da Harry sia qualcosa di fortuito, ora che il terrore si è sostituito alla collera non riesce a fare niente.
Gli serve del tempo per concentrarsi, svuotare la mente, qualcosa che oramai dovrebbe essere abituato a fare visto che lo dovrebbe imparare da due mesi.
Progredisce con la visione, si aggiunge un tassello.
Anche se Harry ignora la gravità dell’accaduto – che novità – non lo fa Severus.
È consapevole di quanto accaduto, del passo indietro fatto da loro e del passo avanti fatto da Voldemort, che ha acquisito un nuovo particolare.
Ed è comprensibilmente furioso.
Spiattella in faccia ad Harry i suoi difetti e le sue mancanze, l’insuccesso che non può permettersi.
Harry è la solita testa di carciofo egocentrica e non riesce a capire come mai Piton non abbia reagito a quel modo una volta rivelati parte dei suoi ricordi – e sarebbe stato comprensibile – reazione messa da parte di fronte a quel probabile miglioramento.
Un altro sacrificio per la causa.
Harry si ferma su una minuzia, in quel frangente.
Un epiteto.
Si concentra più sul cercare indizi e contraddizioni in Severus che sul comprendere la gravità di quanto accaduto, di quanto sia necessario il suo impegno.
Un possibile pericolo – qualcuno che urla non è mai un buon segno – e Severus è subito nei panni dell’uomo pronto all’azione ed alla battaglia, bacchetta in pugno e sensi all’erta.
Mi fermo qui, per vostra gioia, chè scrivo da due ore ed è un commento lungo sei pagine di Word. Mammamia…
EDIT: sostituite le (pesanti) sottolineature con delle citazioni (visibili ma non disturbanti)Edited by Ida59 - 3/4/2018, 17:42