Il Calderone di Severus

Rileggiamo e commentiamo insieme HP 5, I brani relativi a Piton in italiano e inglese

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Minervina
view post Posted on 30/1/2015, 20:06 by: Minervina




Bene, riprendiamo i commenti da dove eravamo rimasti. Grazie Chiaretta!
Ho aspettato un po’, perché di carne al fuoco in questi mesi ne abbiamo avuta davvero tantissima, ma ora che avete già meravigliosamente rotto il ghiaccio (e io mi sono ricordata della discussione!) non potevo star zitta a lungo… sul quinto volume, poi!
Cerco di andare per gradi, perché questo esordio lo trovo particolarmente denso.

CITAZIONE
«Peccato, avevo proprio voglia di scoprire che cosa sta combinando il vecchio Piton».
«Piton!» esclamò Harry. «È qui?»
«Sicuro» disse George, che chiuse cautamente la porta e si sedette su uno dei letti; Fred e Ginny lo imitarono. «Fa rapporto. Top secret».
«Idiota»disse Fred pigramente.
«È dalla nostra parte, adesso»osservò Hermione in tono di rimprovero.
Ron sbuffò. «Questo non gli impedisce di essere un idiota. Come ci guarda, quando ci vede...»
«Non piace nemmeno a Bill» disse Ginny, come se questo sistemasse la faccenda.

Ecco qui, a mio avviso, il primo cambiamento, molto significativo, nel cliché degli incipit della Rowling: questa volta Severus non fa la sua prima apparizione in carne ed ossa ad Hogwarts, nell’atto di accogliere i ragazzi a scuola la sera del Banchetto, bensì ci viene anticipata, per bocca d’altri, solamente la sua presenza in Grimmauld Place il giorno in cui Harry viene condotto per la prima volta nel Quartier Generale e gli viene svelata l’esistenza dell’Ordine della Fenice, di cui il suo professore fa parte.
All’inizio del nuovo anno, non ritroviamo dunque Severus nell’ambiente neutrale della scuola, ma proprio ben collocato nello schieramento di Silente e con un ruolo di spicco, come confermano le parole di George. Una cosa notevole, direi: lo scorbutico professore, sgradito e sospettato, viene introdotto, in questo caso, direttamente nel covo dei “buoni”, come il personaggio di punta della riunione segretissima dell’Ordine che lotta contro Voldemort. Per chi non lo avesse capito…
Harry, dal canto suo, si mostra stupito con gli amici nell’apprendere la notizia che l’insegnante di Pozioni si trova sotto il suo stesso tetto ed è buffo che il ragazzo non immagini neppure quanto si trovino per davvero sotto lo stesso tetto, ad un livello ben più profondo di quello si possa pensare. È significativo che la prima menzione di Severus venga sottolineata proprio così, attraverso l’incredulità di Harry e, poco più avanti, stemperata dall’ostilità e dalla confusione del colloquio che intavolano i ragazzi, utile a mischiare le carte della lealtà del mago che, in questo esordio di volume, l’autrice ha quasi imperdonabilmente messo dalla parte “giusta”.
Per molti versi, quindi, il breve battibecco citato io l’ho trovato illuminante e scandito da tre passi importanti: la domanda di Harry, il secco “idiota”, pronunciato da Fred, e il rimprovero di Hermione, che esemplificano non solo la posizione dei personaggi, ma anche e soprattutto quella dei lettori.
Ora, George dice che Severus sta “facendo rapporto. Top secret”. Presumibilmente, il professore si trova dunque nell’atto di riferire dell’incontro con Voldemort, avvenuto appena qualche mese prima, dopo la scena dell’infermeria, e non c’è da stupirsi che il colloquio con i membri dell’Ordine si protragga ormai da parecchio tempo, come ci viene fatto intendere. Lui, il personaggio più importante di questo consesso (come si nota più avanti anche dal fatto, meramente visivo, che Severus si trova al centro del gruppo fermo sul pianerottolo), possiede evidentemente delle informazioni così vitali che i convenuti hanno pensato bene di incantare perfino la porta (“Niente da fare con le Orecchie Oblunghe, [Molly] ha gettato un Incantesimo Imperturbabile sulla porta della cucina” (p.83)) di un luogo già assai protetto, segreto e nascosto, e c’è da credere che i rischi non vengano soltanto da un manipolo di adolescenti che origlia dai piani superiori.
Un lettore attento lo capisce con chiarezza già dal quarto libro che Severus sta facendo la spia esponendosi ad un gravissimo rischio, fin dalla scena del Marchio nel volume precedente, ma l’autorità della Potter-visione non può essere disconosciuta ed ecco qui le parole dei fratelli Weasley. La Rowling, attenta come sempre ai termini e alle descrizioni, non manca di ricondurre l’attenzione su Severus nel più becero dei modi: un secco “idiota”, per bocca di Fred, spalleggiato dal fratello Ron, ci restituisce subito alle antiche certezze sul personaggio e Ginny chiude il cerchio, limitandosi ad affidarsi all’autorità di Bill, che non sopporta nemmeno lui il professore.
E ora mi riallaccio un momento a te, Chiara, alla tua osservazione che cito qui:

CITAZIONE (chiara53 @ 23/1/2015, 16:12) 
Harry è colui che più di tutti riceve la protezione e le attenzioni di Severus, possibile che non lo sfiori mai un dubbio?
Purtroppo sembra di sì...

Davvero ti dà questa impressione, Chiaretta? Lo dico perché qui, a me, pare quasi l’inverso.
Ti spiego: io noto che Harry, a parte la domanda iniziale, non dice nulla. La Potter-visione in questa fase, è affidata agli amici. Harry si limita ad ascoltare gli altri e, più avanti, a desiderare di saperne qualcosa di più. Un desiderio che sovrasta la rabbia per essere stato all’oscuro di tutto durante l’estate e anche per la scocciatura di dover vedere lo sgradito professore fare avanti e indietro, come fa anche Minerva, per Grimmauld Place.
A me, però, sembra quasi che in questo desiderio di sapere e in questo tacere ogni insulto nei confronti di Severus da parte del protagonista in prima persona, sia rimasto qualcosa di importante e di significativo dell’ultimo sguardo che Harry si è scambiato con Severus, alla fine del quarto libro; le domande e i dubbi, per esempio, sempre più assillanti e sono proposti in modo neutro, senza infierire da parte del ragazzo. Lo fanno solo i fratelli Weasley, al suo posto; lui no.
Non è un caso, io credo, che il volume precedente si chiuda con un Harry che si pone dei precisi interrogativi sul suo professore e che si riapra il sipario, nel quinto, con quella domanda sbalordita del protagonista, seguita poco dopo dalla successiva attestazione della volontà del ragazzo di sapere cosa faccia Severus per l’Ordine. Esattamente gli stessi contenuti, le stesse domande, la stessa incredulità. No, per me non è un caso; c’è come un rimando, un’assonanza piuttosto evidente tra i due momenti. A livello cronologico, tra l’altro, è passato anche poco tempo a dire il vero.
La diffidenza, certo, c’è sempre, e pure nessuna voglia di incrociare il professore fosse pure per caso, nei giorni successivi, quando i ragazzi lo sentono andare e venire furtivamente, in silenzio, come se fingesse di non esistere, conscio del disagio che causa la sua presenza, ma in Harry si fa anche strada una voglia di sapere che è più forte di ogni altra remora ed è, per di più, reiterata dalla sua autrice, in chiusura e in riapertura di due volumi centrali della saga per quel che riguarda la conoscenza del personaggio di Severus.

CITAZIONE
Al centro del gruppo Harry vide la testa scura e unticcia e il naso prominente dell'insegnante di Hogwarts che meno amava, il professor Piton. Si sporse un po' di più. Voleva proprio sapere che cosa faceva Piton per l'Ordine della Fenice…

Che Severus sia l’insegnante meno amato di Harry è ormai come una certezza, un dato quasi scontato, un ritornello noto, eppure il protagonista è incerto e, più che incerto, curioso. Si sporge per sentire meglio, evita di parlare a vanvera e si pone in ascolto, cerca risposte, proprio come aveva fatto poco tempo prima, a fine anno scolastico. Si fa strada in Harry, come dicevo, quel dubbio che è rimasto insoluto alla fine del volume precedente. Dubbio supportato, non a caso, dall’unica voce davvero discordante, tra quelle dei coetanei: Hermione.
La ragazza, come continuerà a fare poi nel corso di tutto il romanzo, non smetterà mai di ricordare ai suoi compagni di scuola che Severus ora è dalla loro parte e che ci sarà pur sempre un motivo se Silente si fida di lui. E si consideri, come ben sappiamo, che Hermione, Potter-visione permettendo, è una voce molto autorevole e degna di stima nell’ottica del lettore comune e non è un caso che, fin da subito, intervenga con tono di rimprovero nei confronti degli amici in difesa di Severus. Del resto, Hermione è un personaggio chiave della storia, non solo per il ruolo di co-protagonista, ma anche perché è posta dall’autrice sul difficile crinale che sta tra la Potter-visione e l’oggettività, ed è per questo che, secondo me, il suo contributo su Severus diventa mille volte più prezioso di quanto appaia.

CITAZIONE
Sentirono la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi.
«Piton non cena mai qui» disse Ron a Harry, piano. «Grazie al cielo. Andiamo».

Qui, Ida e Chiara, inutile dire che io sono pienamente, assolutamente d’accordo con voi.
Si potrebbero scrivere interi racconti a tema missing moments, su queste due tragiche righe.
Da notare, inoltre, che l’originale inglese, in modo ancor più preciso, si riferisce a tutti i pasti in generale e non solo alla cena.
E certo non è difficile immaginare con che animo Severus arrivi e faccia rapporto in quella casa (che in più è la casa di Sirius), dove entra da alleato eppure anche da nemico, che vive le ore che passa lì come in un non-luogo, in un posto che non è mai davvero accogliente come lo è per gli altri, mai caldo e sicuro come lo è per chi è confortato dalla presenza degli amici, un posto di cui la sua sola presenza incupisce l’affiatato gruppo di persone che siede intorno allo stesso tavolo, una casa della quale Severus conosce solo gli angoli tetri e i silenzi ostili, ma non lo scoppio di una risata, i profumi della cucina di Molly, due chiacchiere innocue. Certo che farebbe fatica a partecipare, ed è certo anche che non vivrebbe niente con la leggerezza con cui, anche se temporaneamente, gli altri sarebbero forse in grado di distrarsi. Ma non c’è niente, nemmeno un’ora, o un minuto, che possa offrirgli un brandello di pace, che possa farlo respirare per un momento fuori dall’apnea in cui la sua esistenza si svolge; fra nemici che disprezza e amici che lo odiano.

CITAZIONE (chiara53 @ 23/1/2015, 16:12) 
E' strano come poche parole creino un mondo di immagini, emozioni e rispetto per un grande eroe a tutto tondo...

Vero. Verissimo. In queste righe, la solitudine dell’anima trova eco nella solitudine di luoghi; luoghi di transito, dove non ci si ferma mai né col corpo, né col cuore. La metafora più azzeccata di un uomo che, in effetti, non ha una casa affettiva, tranne che ad Hogwarts, almeno prima della morte di Silente. Che vive la sua isolata non-appartenenza nel silenzio che si spegne fuori dall’uscio di un quartier generale dove gli alleati non si fidano di lui e non vedono l’ora che vada via; che prosegue nel buio atroce di un luogo imprecisato (forse Casa Riddle?) in cui incontra Voldemort e i Mangiamorte; che finisce nell’oscurità desolante di Spinner’s End.
La casa, quel luogo magico, reso ancor più magico da chi lo abita e lo rende amorevole, Severus non la conosce.
È vero, forse Molly, unica fra tutti, deve averlo talvolta pregato di restare, con cortesia, ma con la speranza di sentirlo declinare, perché la sua presenza, in fin dei conti, è una presenza estranea alla “famiglia” e a quell’insieme armonioso di persone che non si ritroverebbe insieme con la stessa allegria e spensieratezza avendo lui come commensale.
Lui che non conoscono davvero; lui che è capitato lì fra loro e lavora con loro senza essere con loro, come un intruso impacciato e distante fra cose che invece si somigliano; lui, con il quale si fa fatica a parlare; lui, che mette soggezione con la sua austerità e terrore per le ombre che gravitano sul suo passato. Lui, che sembra non c’entri niente, che non abbia niente in comune con il loro amore, solo perché la fiamma che gli brucia dentro è così nascosta che la sua luce e il suo calore non riescono, né vogliono, mai venire in superficie, rischiando di restare agghiacciate da quel gelido vento di disprezzo che lui, per primo, soffia senza pietà su sé stesso.
Ecco, questo è ciò che ferisce di più: Severus ha la sensibilità giusta per farlo, per rifiutare l’invito. Fa male immaginare il suo rifiuto garbato, il suo sguardo scintillante di fierezza e di dolore che, come quando dice “lo sono”, si rende pronto anche a questa prova, a sopportare la pena umiliante della sfiducia di coloro che sta proteggendo. La sua capacità di compiere tutto quello che un normale essere umano esiterebbe a compiere, brilla di silenziosa abnegazione: andare da Voldemort quando sa che deve è come lasciare i suoi alleati quando sa che non non è più gradito, per esempio. Più che con Voldemort e i suoi interrogatori o le sue torture, probabilmente Severus sente il peso di questi momenti lacerargli l’animo con maggior crudeltà e rammentargli senza tregua l’incessante solitudine di una vita che non ha mai trovato il suo “luogo” e che forse, paradossalmente, il materno sguardo incerto di Molly scatena in tutta la sua devastante potenza. E chissà se Molly, come Silente, avrà mai notato quello scintillìo… o avrà mai guardato per un attimo, dalla finestra, quella figura solitaria attraversare la strada ed avviarsi cauta lungo il marciapiede opposto, cercando il momento giusto per smaterializzarsi lontano da sguardi indiscreti. Nessuno a guardarlo andar via, nessuno ad alzare una mano in segno di saluto, nessuno a chiedersi che ne sarà di lui, come quella volta in infermeria.
Chissà se, almeno Molly, anche una volta soltanto, avrà provato a chiedersi perché Silente si fidasse così tanto di quell’uomo così enigmatico e solo, con quello sguardo strano e immenso negli occhi.

CITAZIONE
(…)«Personalmente, avrei accolto con gioia un attacco di Dissennatori. Una lotta mortale per la mia anima avrebbe interrotto piacevolmente la monotonia. Tu credi che ti sia andata male, ma almeno hai potuto uscire e andare in giro, muovere le gambe, buttarti in qualche rissa... io sono chiuso qui dentro da un mese».
«Come mai?» chiese Harry, accigliato.
«Perché il Ministero della Magia mi sta ancora cercando e Voldemort ormai saprà che sono un Animagus, Codaliscia gliel'avrà detto. Così il mio brillante travestimento è inutile. Non c'è molto che possa fare per l'Ordine della Fenice... o almeno è ciò che pensa Silente».
Qualcosa nel tono piatto con cui Sirius pronunciò il nome di Silente disse a Harry che anche lui non era molto soddisfatto del Preside. Harry provò un improvviso trasporto verso il padrino.
«Almeno tu sai che cosa sta succedendo» disse incoraggiante.
«Oh, sicuro» replicò Sirius sarcastico. «Ascolto le relazioni di Piton e mi tocca incassare tutte le sue subdole allusioni al fatto che lui è fuori che rischia la vita mentre io sto qui seduto comodo a divertirmi... e poi mi chiede come vanno le pulizie...» [….]

Che razza di valore offensivo avranno mai quelle sciocche allusioni alle pulizie casalinghe che Sirius lamenta con Harry di doversi sorbire da Severus, come se fosse un ragazzino di quindici anni lui stesso, infastidito, come il figlioccio, da un’estate passata chiuso in casa e lontano dalle “grandi imprese”? Cosa sono quelle parole di blanda provocazione, per bocca di Severus, se paragonate alla sostanza? E la sostanza è che non c’è mai un insulto per Sirius, mai una mancanza di rispetto, nonostante tutto. Quasi un tentativo di dialogo, invece, freddo e urticante, certo, ma anche intriso di vita, di una sottile ansia di sfida, del barlume di un Severus inedito, un Severus che “osa” scherzare, che osa indossare un’altra maschera, solo per un istante, un Severus che sperimenta una vitalità inconsueta, stuzzicando senza cattiveria il suo ex-compagno di scuola che, per quanto responsabile di tante cose, Severus non considera mai colpevole tanto quanto sé stesso. Severus lo sa: è Sirius che non lo capisce, che non capirà mai quanto poco, per davvero, Severus lo accusi di stare con le mani in mano e quanto valore invece, proprio il ragazzo che lui e James prendevano tanto in giro, sia pronto, nonostante tutte le sofferenze patite, a riconoscergli per il bene di Harry e della causa per cui combattono.
Ma questo mai nessuno potrà saperlo, nessuno potrà mai udire le parole non dette dietro quei dispetti sciocchi, mai con nessuno Severus potrà condividere alcuna complicità; non è accaduto a quindici anni e non accadrà mai più. Men che meno con persone che non possono capire chi lui sia e che, tutto sommato, non vogliono sforzarsi di farlo. Perché dovrebbero, in fondo?
Eppure sono i suoi alleati, sulla carta. Sono i suoi alleati e non possono comprendere, vengono allontanati perfino deliberatamente dalla comprensione; nessuno deve sapere, Silente. “Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te?” Proprio questo, sì. E quanto immenso dolore, quanta feroce sofferenza e sacrificio sono racchiusi nel supplizio di questa atroce richiesta a cui Severus, come con la sua promessa, non viene meno per tutta la vita? Quante lacrime mai versate scorrono nel pensiero di aver deciso di credere nell’amore e nell’aver deciso di amare fino alla fine, senza permettersi di riceverne mai?
Ecco allora quel pungolo così ingenuo, perfino tenero oserei dire, gettato lì quasi a smuovere di nuovo e sempre le antiche ostilità perché l’ostilità è il solo rapporto umano che Severus può permettersi di vivere con chi lo circonda, l’unico strumento, sebbene improprio, che possa rompere, come per incanto, quel clima di sospettosa, se non disgustata, indifferenza che lo avvolge e che, altrimenti, provocherebbe solo un imbarazzato silenzio.

CITAZIONE (chiara53 @ 23/1/2015, 16:12) 
CITAZIONE (Ida59 @ 22/1/2015, 20:33) 
CITAZIONE
Pag. 82 Piton se ne va da Grimmould Place

Voleva proprio sapere che cosa faceva Piton per l'Ordine della Fenice...

E io invece lo sapevo, l'avevo sempre saputo!!! Tiè, tiè e tiè! :esulto: :gaudio: :ola:

Forse perchè all'epoca non ero ancora forumizzata (che brutta parola :lol: ), mi facevo tutte le mie elucubrazioni da me medesima, interfacciandomi solo con una ragazza di Bologna, una mia amica che era pro Piton da sempre.
Forse perchè mi sembrava quasi ovvio che Severus non potesse essere altro che la spia di Silente, perchè l'ho apprezzato da subito, dai libri, quando non aveva ancora le fattezze di Alan.
Mi chiedo perchè ne fossi così sicura, ma era così,istintivamente, lui era il mio Piton e questo brano per me è scorso naturalmente ovvio.
Comprendo, tuttavia, la sofferenza di chi ha dovuto difendere Severus davanti al mondo e la gioia un po' sadica di scoprire di aver avuto ragione. :rolleyes:

Mi dispiace di non essere stata dei vostri all'epoca. Avrete stappato champagne alla faccia dei detrattori! :P

Hihihi!! Quoto Chiara, senza “se” e senza “ma”.
Quanto avrei voluto esserci anch’io a sbraitare e poi a godere del tripudio! Sarebbe stata una soddisfazione rigirarmi i detrattori di Severus come miseri pedalini quando era il tempo… ma io mi devo arrendere alla mia tempistica tartarugosa.
Eeeehhh, pazienza! :rolleyes: :lol:
Mi rifaccio adesso: se è vero che l'erba cattiva non muore mai, qualcuno ci sarà ancora da confutare e io mi devo tenere pronta! :truce:
 
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