Il Calderone di Severus

Lady Memory - La Scommessa, long-fic; umoristico, con un tocco di romanticismo e una vena di follia; AU; Severus/Hermione; Hermione e i professori di Hogwarts; post 7° anno

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view post Posted on 29/3/2014, 22:50
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Buca-calderoni

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Buonasera.
Entro in punta di piedi in questa sezione e ringrazio Chiara che mi ha spinto a inserirvi la mia storia perchè, mi ha detto, “vuole sapere come va a finire.”

Che altro posso dire? Io spero che piaccia anche a chi avrà voglia di dare un’occhiata.

Solo un piccolo avviso: ultimamente evito di mandare in giro storie che non siano complete, perché molte volte mi accorgo in corso d’opera che alcuni dettagli mancano o devono essere corretti. Questo ovviamente non sarà possibile per questa storia, per cui mi scuso subito per le eventuali incongruenze. Se poi mi date una mano con i vostri commenti, sarà sicuramente perfetta al momento della pubblicazione finale (sempre ammesso che non mi tiriate pomodori da subito).

E’ una storia umoristica. Che ci crediate o no, a me piace moltissimo lo humour. Ma sto sempre molto attenta a rispettare i miei piccoli amici di carta, specialmente il tipo vestito di nero che mi guarda con le sopracciglia aggrottate.

Infine, questa storia è dedicata a Severus e Hermione.

E ora, signore e signori, andiamo a incominciare.

Titolo provvisorio: La Scommessa
Autore: Lady Memory
Tipologia: Long fic
Genere: umoristico, con un tocco di romanticismo e una vena di follia
Rating: Per tutti
Personaggi: Severus, Hermione, i professori di Hogwarts al gran completo (per ora)
Pairing: Severus/Hermione
Epoca: AU - Hogwarts dopo il settimo anno
Avvertimenti: AU

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.


LA SCOMMESSA

1. L’inizio della fine

Severus Snape sospirò. Era la quindicesima volta che sospirava in pochi minuti, ma non c’era altro che potesse fare. Sconfitto, si prese la testa tra le mani, sospirò per la sedicesima volta e considerò la sua situazione. Era seduto su un tavolo e dondolava ritmicamente i piedi nel vuoto, una posizione che non ricordava di aver più tenuto da quando, bambino di quattro anni, si era arrampicato sull’armadio della cucina per rubare i biscotti, scegliendo poi proprio il tavolo sottostante per sedersi a mangiarli allegramente.

La sculacciata che gli aveva dato suo padre aveva bruciato per giorni sia la parte lesa che il suo orgoglio. Ed essendo Severus Snape molto orgoglioso, sedersi sul tavolo era stato immediatamente cancellato dalla lista delle possibili attività dilettevoli. Lista che includeva anche i banchi di scuola.

Meccanicamente, si posò una mano sulla tasca dei calzoni neri che indossava e strofinò malinconicamente il punto ancora dolente nella sua memoria.

Sì, l’orgoglio era sempre stato il suo punto debole. Adesso, per esempio, era bloccato lì senza scampo e senza altro conforto che i suoi sospiri. Pensare che era tutto cominciato per una scommessa! Severus strinse i pugni con rabbia. Come aveva potuto farsi incastrare così… così subdolamente da quella sciagurata ragazza?

Per la duecentesima volta in quella mattinata, ripensò a tutto quello che era successo, chiedendosi ancora una volta perché, perché, perché si era lasciato coinvolgere.

**************
Per quanto potesse sembrare strano, quando la seconda guerra magica era finita, Severus si era trovato in una posizione ancora più difficile di quella in cui attualmente si trovava. Il suo ultimo ricordo era il morso bruciante di Nagini e una lunga successione di sogni angoscianti, memorie sparse, e dolore, dolore, dolore… tanto dolore! Ma infine gli occhi gli si erano aperti sul biancore di una camera al S. Mungo, accolto dalle esclamazioni festose di una donna particolarmente emotiva, (aveva pensato allora); era rimasto ancora più stupito quando la donna in questione si era rivelata una lacrimosa Poppy Pomfrey (notoriamente imperturbabile anche di fronte agli incidenti più allucinanti dei ragazzi del primo anno) che l’aveva abbracciato e baciato con immenso affetto.

La sensazione umidiccia era stata alquanto sgradevole, tuttavia era stato contento di sapere che, per quella volta, la signora in nero con la falce era andata via delusa. Il merito era tutto di Hermione Granger, a quanto pareva. La sunnominata Hermione Granger si era infatti affrettata a raccontare a Poppy la tragedia della Stamberga Strillante, tanto agitandosi e tanto affannandosi da riuscire a convincere la scettica guaritrice a recarvisi il prima possibile.

Da lì le prime cure, l’invio al S. Mungo e il piantonamento continuo di Poppy, investita della missione di salvatrice dell’ormai riconosciuto eroe di guerra. Il quale eroe di guerra aveva pensato che avrebbe apprezzato maggiormente se ad accoglierlo ci fosse stata Miss Granger, che ricordava come una ragazza tutto sommato passabile, per quanto non ci volesse molto ad essere più passabili di Poppy Pomfrey. Ma Miss Granger sembrava essersi cancellata dalla faccia della terra… o forse solo del S. Mungo.

Qualcuno infine gli aveva detto che si era fidanzata ufficialmente con Ronald Weasley e presto avrebbe contribuito all’invasione pacifica dei Weasley in Gran Bretagna. Ripensandoci, un po’ gli era spiaciuto. Hermione Granger meritava di meglio. Ma poi aveva riposto il pensiero in un cantuccio, dedicandosi ai suoi nuovi problemi di sopravvivenza, che incredibilmente non erano pochi, anche se la guerra ormai era finita.

Per qualche strano motivo infatti, sembrava che non ci fosse un posto per lui da nessuna parte. Aveva fatto il giro di negozi di pozioni e farmacopee per maghi, esplorato Nocturn Alley e fatto capolino persino in un laboratorio Babbano. Alla fine si era deciso ad esigere i suoi crediti da chi di dovere. In fin dei conti, era un eroe nazionale! E aveva chiamato il Ministro.

Purtroppo Kingsley Shackebolt, nuovo Ministro della Magia, aveva fatto sapere di essere fuori dal paese in quei giorni: un viaggio programmato addirittura da prima della guerra! Severus aveva storto la bocca e chiesto di parlare con qualcun altro. Se pensavano di liberarsi di lui così facilmente, be’, avevano sbagliato.

L’assistente del Ministro - un giovanottone alto e grosso che doveva aver giocato a Quidditch fino al giorno prima, a giudicare dalla stazza - aveva tossicchiato discretamente quando Severus si era offerto di far parte di qualcuna delle squadre speciali del Ministero; Indicibili, Auror, Spezzaincantesimi… aveva un bel curriculum alle spalle che non l’avrebbe fatto sfigurare in nessuna di queste categorie, aveva dichiarato fiducioso Severus.

Ma l’assistente l’aveva guardato con simpatia e aveva mormorato, “Non è stufo, Professore, di restare incollato a questa immagine un po’ decadente, via, diciamolo pure, del cupo combattente sempre e comunque? Io vedo per lei un bel posto sano, tanta aria fresca e tanta, tanta gioventù a farle compagnia!”

Severus aveva spalancato gli occhi. “P-posto fresco?” aveva balbettato. “Tanta gioventù?” Poi aveva violentemente picchiato un pugno sul tavolo (esattamente sulla modanatura in avorio antico, irta di intagli e di forme puntute; un dolore trapanante che gli era arrivato dritto al cervello).

“Mi sta dicendo che dovrei tornare a Hogwarts???” era infine riuscito ad articolare, incredulo.

Il giovanottone gli aveva afferrato proprio la mano offesa e gliela aveva stretta con una presa entusiastica (a quel punto, a Severus erano salite le lacrime agli occhi e aveva fatto uno sforzo terribile per controllare quella che poteva sembrare emozione).

“Sapevo che avrebbe accettato! Bravo, Professor Snape, la nazione ha bisogno di insegnanti come lei! Uomini che sono stati là, uomini che hanno visto! Forgiare il destino dei nostri ragazzi è un compito meritorio, e chi meglio di lei può assolverlo?”

“Ma… ma…” balbettava Snape, cercando di estirpare la sua mano da quella stretta, “ Ma io non…”

“Non mi ringrazi!” Aveva tuonato invece il giovane con un cordiale sorriso, poi, sempre stringendogli la mano in una morsa inesorabile, si era alzato e l’aveva praticamente buttato fuori dalla porta, salutandolo con un affettuoso, “E si rimetta! Si rimetta presto! So che non vede l’ora di iniziare!”

La porta si era richiusa con un tonfo assordante, lasciando Severus a bocca aperta a massaggiarsi la mano.

“Accidenti! Dannazione! Maledizione!” aveva gridato a più riprese, ma nessuno era apparso. Anzi, aveva avuto l’orrenda sensazione che stessero tutti a sentire dietro le porte chiuse degli altri uffici. Aveva sbuffato, si era agitato ancora qualche minuto e infine aveva deciso.

Hogwarts, aveva detto il giovanotto.

Bene, sarebbe tornato a Hogwarts.

E tanto peggio per loro!

*************

Tornare a Hogwarts non era stato poi così male, considerò Severus dondolandosi ritmicamente sul tavolo. Ricordare gli faceva dimenticare per un po’ la sua stramba situazione, ma bastava riaprire gli occhi per ritrovarsela davanti in tutto il suo orrore… Sospirò. Aveva perso il conto dei sospiri, ma a quel punto non aveva altra scelta, per cui si rituffò nelle sue memorie.

Al suo arrivo, era stato festeggiato da tutto lo staff in un modo così commovente e affettuoso che persino il suo carattere, solitamente spinoso se non solitario, ne era rimasto piacevolmente colpito. Per i primi giorni, aveva persino sorriso!

Poi aveva notato che tra tutti, lui era sempre il più giovane. Sì, Pomona parlava sempre di andare in pensione e di farsi sostituire prima o poi, ma era saldamente abbrancata alla sua cattedra e alle sue serre. Filius le faceva compagnia la sera dopo cena, e insieme mandavano giù una quantità di liquore che avrebbe fatto la fortuna di un pub, se fosse stato pagato. Invece no, era offerto dalla scuola, e tutte le sere Severus osservava con un sorriso sardonico il passo barcollante dei due colleghi notevolmente su di spirito. Sì, spirito, non c’era altra parola, dato che quello che bevevano era Whisky Incendiario della miglior qualità…

Inoltre, c’era una quantità di donne che gli giravano intorno da quando si erano scoperti i veri motivi del suo aver fatto il doppio gioco. Questo era più difficile da accettare. Maledizione a quel chiacchierone di Potter! C’era proprio bisogno di raccontare tutto a Voldemort davanti all’intera scuola? E soprattutto davanti a gente come Sibilla Cooman? Non passava sera che non se la ritrovasse da qualche parte, in corridoio, sulle scale, una volta davanti alla porta delle sue stanze, sempre in atteggiamento languido ed espressione meditativa. Chissà perché pensavano tutti che gli piacessero le donne malinconiche! Lui aveva amato Lily perché era bella, solare e felice! Tutto quello che lui non era mai stato…

Abbandonò di corsa il pensiero – il cuore aveva avuto solo una pulsazione sorda, ma faceva ancora male pensare a lei – e ritornò alla sua meditazione.

Insomma, era diventato il cocco delle donne. Il figliol prodigo, ritornato a casa magro e patito, era stato adottato come un gatto randagio che bisognava nutrire. C’era da ridere a vedere come se lo disputavano a cena!

Peccato che lui… be’, lui era rimasto sempre lo stesso. Il fatto di essere stato redento definitivamente dalla sua nomina di Mangiamorte non lo aveva addolcito. E la ferita sottile, che restava sul collo a imperitura memoria del suo coraggio e della sua dedizione, si infiammava spesso di sdegno e ancor più spesso di imbarazzo al vedersi trattare con tanta amorevole affezione.

Passi Minerva, che poteva essere sua madre, ma Hooch! Per la barba di Merlino, ricordava ancora con orrore come gli aveva scompigliato i capelli in un pomeriggio piovoso, guardandolo con quegli occhi giallastri e grifagni inumiditi dalle lacrime!

Severus si agitò ancora al ricordo, rischiando di precipitare dalla sua posizione precaria. Allora si appoggiò con le mani a palmi in basso sul tavolo e si raddrizzò, odiando ferocemente tutto e tutti. E con un altro sforzo, ripiombò nelle sue memorie.

Dunque, sì, a parte il coccolamento intensivo di una truppa di donne evidentemente frustrate in tutti i loro istinti, Hogwarts rimaneva un posto tranquillo e sicuro, un luogo di cui lui conosceva ogni angolo, e con un lavoro che non faceva molta fatica a portare avanti, adesso che si era liberato di tutta quella serie di travestimenti posticci e che poteva finalmente permettersi di strapazzare un Grifondoro senza per questo sentirsi dare del criminale da tutte le Case eccetto la sua.

Quindi, un annetto era trascorso così, pigro, lento, monotono… orrendamente monotono! Non l’avrebbe mai creduto, ma aveva finito per aver nostalgia delle riunioni segrete, dei complotti e dei messaggi criptati. Ogni tanto si faceva una chiacchierata con Albus e si scambiavano compitamente ingiurie. No, non avrebbe mai perdonato Albus per aver offerto lui e Potter a Voldemort come vittime sacrificali. Per fortuna, Harry aveva detto il fatto suo al vecchio bastardo. L’aveva saputo proprio da Albus, e il pensiero lo rallegrava ogni volta. Ma insomma, anche litigare con un ritratto ha i suoi limiti, e Severus cominciava a sentirsi molto stretto nell’amorevole tela che gli tessevano intorno nel castello.

E a questo punto, era arrivata la svolta, o meglio colei che avrebbe dovuto essere la svolta nelle intenzioni di quelle vecchie impiccione delle sue colleghe. Un bel mattino di ottobre era comparsa inopinatamente Miss Granger, con un diploma di primo grado e la richiesta di far pratica di Pozioni con lui per poter prendere il certificato professionale.

Minerva l’aveva accolta a braccia aperte, commossa e felice di vedere tornare a casa la sua allieva prediletta, la sua gioia e il suo orgoglio. In un batter d’occhio, l’astuta ragazza si era insediata. Dopo aver commosso tutti con la tragica storia del suo fidanzamento prima interrotto e poi definitivamente buttato alle ortiche – l’unica cosa che aveva provocato un applauso a scena aperta da parte di Severus e conseguenti occhiatacce da parte di tutte le altre gallin… colleghe – Hermione Granger aveva cominciato a mietere allori e incarichi. Alla fine era stata promossa assistente alle lezioni di Pozioni per le prime classi.

Severus si era stretto nelle spalle. In fondo, la ragazza gli stava facendo un piacere. Si prendeva lei la briga di sgrezzare quell’orda di mostriciattoli odiosi… e come sembrava piacerle l’incarico! Peccato che non aveva ancora la stoffa dell’insegnante di ruolo. Così, in pochi giorni, aveva collezionato una dose di scherzi, burle, facezie e pesci d’aprile di novembre che avrebbero stroncato una persona meno tenace. Ma lei resisteva splendidamente… a parte quelle sei o sette crisi di pianto iniziali. Severus aveva finito per provare una sorta di ammirazione riluttante.

E lì aveva commesso il primo terribile sbaglio. Le cornacc… gli altri colleghi avevano subito interpretato il suo atteggiamento come un segno di interesse. Di colpo, si era creata nel castello un’aura di aspettativa per i due “ragazzi”, i membri più giovani del gruppo professorale. Grazie al cielo, la Granger non era ancora entrata così in sintonia col gruppo dei vegliardi per rendersene conto. Ma lui, purtroppo, sì.

La cosa era peggiorata visibilmente quando lei aveva cominciato a chiamarlo Severus nelle riunioni di staff, anche se si rivolgeva sempre a lui con un correttissimo “professore” davanti agli studenti.

Non che gli dispiacesse più di tanto essere chiamato per nome, pensò rabbiosamente Severus; adesso che camminava senza la scorta dei suoi due fidi cavalieri, Miss Granger si era rivelata una persona sorprendentemente piacevole, quasi… quasi attraente. E ovviamente, Severus era stato felice di ricambiare il favore, chiamandola Hermione. Non era colpa sua, Severus si consolò malinconicamente. Qualunque maschio sano sarebbe caduto nella trappola, in quel consesso di vecchi e babbione.

Insomma, era andata così. Quella mattina…

2. L’altra metà del cielo

Quella mattina, Hermione Granger camminava col solito ingombro di libri, pergamene e fiale di pozioni, un insieme traballante e ingombrante che solo lei pareva in grado di maneggiare senza provocare incidenti nei corridoi. C’era da stupirsi che riuscisse anche solo a vedere da dietro alla pila di roba che reggeva in braccio! Gli studenti la guardavano con quell’aria di timore e commiserazione che solo i ragazzini sono capaci di assumere così espressivamente… quell’atteggiamento che fa subito capire agli interessati che si è passati ad un’altra generazione, che si è, insomma, “vecchi”. E questo, alla tenera età di ventun anni, era decisamente fastidioso per Hermione.

La ragazza sospirò, senza rischiare di far cadere nulla grazie alla complessa unione di magie con cui si aiutava: l’Incantesimo Collante di sua invenzione, che usava per portare in giro il suo armamentario, l’Incanto Telescopico per scrutare se la strada era libera e il Sortilegio Levapeso, che le consentiva di portare carichi che avrebbero stroncato un elefante, evitandole di stramazzare bocconi dopo pochi passi. Anche se a volte, forse sarebbe stato desiderabile… Almeno qualcuno l’avrebbe notata.

Hermione era parecchio delusa ultimamente. Tornare ad Hogwarts non si era rivelata poi un’idea così grandiosa, ma lei veniva da un anno difficile, in cui aveva dovuto studiare il triplo per mettersi in pari e per strappare il diploma di primo grado in pozioni con dodici mesi di anticipo. A questo si era aggiunto il deteriorarsi della sua relazione con Ron. Una volta fuori da Hogwarts e senza Voldemort a rallegrare le loro serate, sembrava che non avessero più nulla da dirsi. Ron era noiosamente ossessivo con le sue proposte di matrimonio, la sua gelosia insopportabile e la sua totale avversione per la scuola.

Brandelli di conversazione le fischiavano ancora nelle orecchie: Ma come, Hermione, studi la stessa materia di Snape? Non ti sei ancora stufata di far bollire calderoni? Almeno ci cuocessi la zuppa, potremmo mangiare qualcosa di meglio di toast dal mattino alla sera! Mia madre potrebbe insegnarti, sai… Lei sì che sa cucinare bene! Quando ci sposiamo, devi assolutamente imparare a fare l’arrosto come il suo!

Alla fine, litigata dopo litigata, incomprensione dopo incomprensione, e ultima ciliegina sulla torta, l’annuncio strombazzato ai quattro venti della candidatura di Ron ad una squadra di Quidditch di cui lei neanche si ricordava il nome, il castello di carte era crollato. Ormai erano mesi che non si parlavano più, e le notizie le arrivavano tramite Ginny e Harry, desolati tutti e due della fine di quella storia.

Scegliere Hogwarts per il tirocinio era venuto automatico. In fin dei conti, Hermione era stata benissimo tra le sue mura. Ammirata, coccolata, protetta. Era sicura che Minerva sarebbe stata felicissima di riaverla tra loro. Immaginava già le serate vicino al fuoco, parlando con i suoi colleghi, non più alunna saccente ma finalmente accolta in una cerchia selezionata di pari grado… e pari cervello.

La realtà era stata molto più deludente. I professori, che aveva così grandemente stimato da studentessa, si erano rivelati un mucchio di esseri umani perfettamente normali, con idiosincrasie, difetti, vizi e tic a bizzeffe. Una volta scesi dalla cattedra, potevano risultare tanto fastidiosi quanto il suo ex-fidanzato da avere accanto. E, cosa ancora più grave, le loro conversazioni, fuori dal loro campo di competenza, erano terribilmente noiose. Noiose, non c’era altra parola. E soprattutto, legate alle loro età venerande. Hermione si era sentita di nuovo bambina in un consesso di zii.

Unico raggio di luce - incredibile! – il professor Snape. Mai, mai e poi mai Hermione avrebbe creduto di sentire una simile affinità elettiva con quell’uomo cupo e sarcastico. E invece, nonostante tutto, le sue battute ironiche erano la cosa migliore che potesse capitarle in una delle tante serate piovose al castello. Una volta che si era dall’altro lato della barricata e si capivano i meccanismi del suo pensiero, non era difficile uniformarsi alle sue maniere. Ma lui la considerava solo con scetticismo e palese fastidio. Lei aveva raddoppiato in silenzio i suoi sforzi per far bella figura. Era una materia in cui andava forte, e aveva sperato di rabbonirlo, adesso che erano quasi colleghi. Invece no, più lei si sforzava, più lui le rideva in faccia, distruggendo sistematicamente tutto il suo lavoro.

Inoltre, anche Minerva aveva cambiato atteggiamento verso di lei. Ormai Hermione non era più una bambina prodigio, era un’adulta, e le sue capacità di studio si erano allineate a quelle di tanti della sua età. Quella sua determinazione diligente dava fastidio, risultava eccessiva, rendeva nervosi i colleghi più tranquilli (eufemismo per dire imbalsamati, aveva replicato lei alle accuse). Ma, incredibilmente, persino Minerva, la sua paladina, sembrava seccata per la mole di compiti e ricerche che Hermione svolgeva ogni giorno; aveva detto che non era necessario immolarsi per la causa, ed era arrivata a minacciare di mandarla una settimana in punizione da Madama Rosmerta, a bere idromele… in compagnia di Hagrid!

Insomma, non era stato facile trovare un equilibrio, eccetto che per i libri che si ostinava a portare in braccio.

E poi c’erano stati altri passaggi essenziali ma durissimi. Imparare a stare dall’altra parte. Passare da studente a tirocinante e poi ad aiuto professore aveva implicato un cambio di cervello. Non chiedere aiuto, ma offrirlo. Non essere lodata, ma lodare. Tutto molto difficile, soprattutto quando si è abituati ad essere riveriti come lo scrigno dello scibile.

Allora aveva tentato di interfacciarsi meglio con gli altri colleghi, ed aveva imparato tecniche di sopravvivenza avanzate per ognuno di loro. Per esempio, aveva cercato di parlare di più con Flitwick (che tendeva a farfugliare in modo fastidiosissimo fuori dalle lezioni), aveva provato di nuovo a volare sotto la guida di Hooch (e si era vomitata l’anima subito dopo essere scesa a terra, ma Hooch non se n’era accorta) e aveva tentato di vincere il suo riserbo (diciamo pure la sua apprensione) a scambiare due parole quando era in giro Snape. Di sicuro, qualcosa era riuscita a smuovere, a giudicare dalle occhiatine di intesa che si scambiavano tra loro le colleghe anziane quando pensavano che lei non vedesse. Chissà a che cosa alludevano con quei mezzi sorrisi… Ripensandoci, ecco, insomma, sì, forse c’era ancora qualche problema con Sibilla, dato che non si erano mai piaciute neanche prima, ma suvvia, Sibilla era un caso a parte.

E alla fine, era riuscita persino a dare del tu al Professor Snape!

Be’, in effetti, da sola non ce l’avrebbe mai fatta. Per lungo tempo c’era stato un imbarazzo discreto tra loro due. In fin dei conti, lei aveva assistito alla sua morte… o meglio, a quella che Voldemort aveva sperato fosse la scomparsa definitiva di Severus Snape. Hermione si rendeva conto di come questo fosse un boccone amarissimo da mandar giù per il suo ex insegnante: essere visto in una simile situazione, così vulnerabile, così indifeso, così sofferente… In verità, le si riempivano gli occhi di lacrime ogni volta che ci ripensava e immaginava il dolore terribile, l’angoscia, la disperazione che doveva aver provato in quei momenti. E allora il cuore le si ammorbidiva e inconsciamente, gli sorrideva, provocando reazioni di disgustata sorpresa da parte di lui, che non poteva ovviamente capire.

Ma un giorno Minerva, in una riunione dello staff, aveva detto bruscamente, “sarebbe ora che voi due vi chiamaste per nome, non vi sembra? Ormai siete colleghi!”.

Hermione aveva reagito con un sorriso esitante mentre Severus aveva prodotto un ghigno stirato e malevolo, guardandola senza dir niente. Certo, tirato in causa in quel modo, aveva dovuto permetterglielo. Addirittura, ogni tanto anche lui la chiamava per nome, invece di usare quel secco “Granger!” che faceva pensare che stesse addestrando un cane.

E così, erano andati avanti. I mesi erano passati, ed eccola ancora lì ad arrancare nei corridoi, con le lezioni per il primo e il secondo anno da preparare, otto classi di scavezzacolli insubordinati da coordinare, e il suo profilo insegnante da rimettere in sesto ogni giorno, insieme al suo orgoglio preso quotidianamente a calci da quelle piccole pesti. Gli scherzi che erano riusciti a farle erano incredibili! Ma lei cercava di convincersi che in fondo - molto in fondo - le volevano bene.

Sì, la vita non era proprio rose e fiori. Ma almeno non potevano più darle punizioni, anche se Severus Snape si rifaceva alla grande, costringendola a dosare e ridosare le pozioni che doveva eseguire per il suo apprendistato. In quelle lezioni riuniva il peggio di sé stesso. Era sarcastico, ironico, sprezzante, offensivo, beffardo, canzonatorio, decisamente perfido. Un intero dizionario di sinonimi della stessa parola e dello stato d’animo con cui l’accoglieva ad ogni lezione.

Era per questo che a volte Hermione si chiedeva chi – o cosa – glielo avesse fatto fare.

Perché scegliere Pozioni?

Perché andare proprio a Hogwarts quando il professor Slughorn, soffiandole paroline dolci come un tricheco, le aveva offerto un posticino comodo presso di lui, con ricca scelta di cibi prelibati?

E perché Severus Snape come insegnante?

Perché era il migliore, si era risposta. Ma ne era davvero sicura? Sicura sicura sicura che da qualche parte del Regno Unito non esistesse un altro pozionista dalla stessa bravura infernale ma senza lo stesso infernale carattere?

Ecco che allora, qualcosa si era ridestato in lei. Uno spirito puntiglioso e ostinato per quanto era puntiglioso e caparbio lui. Aveva deciso di rendergli pan per focaccia. O se preferite, artiglio di grifone per pelle di girilacco. E avrebbe cominciato quella mattina stessa.

***********

Per adesso mi fermo qui, e aspetto di sentire le vostre reazioni. Se ci saranno. :lol:

Edited by Ida59 - 8/1/2017, 23:40
 
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view post Posted on 30/3/2014, 07:38
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Fondi-calderoni

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La Scommessa (capitoli 1-2)


Leggere di Severus che narra le sue vicende passate con humor è raro quanto vederlo sorridere, perciò non posso che apprezzare l'inserimento e la condivisione di questa storia.
Me lo immagino Severus che ripensa a ciò che gli è successo seduto sulla sponda di un tavolo e magari con un sopracciglio ironicamente alzato.
Per non parlare poi del fatto che Hermione, durante il praticantato e i momenti di sconforto, ha ricevuto un raggio di luce proprio da Piton... proprio quel suo ex-professore tetro e cinico la sta aiutando, indirettamente, a sopportare i colleghi noiosi e gli studenti pestiferi.
Chissà poi a fare cosa si è lasciato convincere Severus...
Cara Mep, hai attirato la mia curiosità e voglio proprio sapere come va avanti ^_^

Edited by Ida59 - 4/10/2016, 15:35
 
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view post Posted on 30/3/2014, 08:05
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Buca-calderoni

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Be', grazie, sono contenta che ti sia piaciuto l'inizio. Ho altri due capitolini pronti, vedrò di inserirli appena ho un attimo, quindi non adesso. Ciao e grazie ancora!
 
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view post Posted on 30/3/2014, 11:16
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La Scommessa (capitoli 1-2)



Finalmente ti sei decisa!
La storia che stai scrivendo è un raggio di sole, nonostante i richiami al passato di Severus e di tutti i personaggi, hai mantenuto il canone.
Scritta con un filo di sarcarsmo e molto umorismo, le situazioni, viste da due punti di vista diversi, non mancano di comicità.
Hermione è la solita perfezionista, ma assume contorni testardamente femminili nel suo voler emergere, dentro di lei c'è un po' di tutte noi, spesso alle prese con contesti e personaggi un po' maschilisti.
Severus è da abbracciare: il dialogo al Ministero mi ha fatto ridere fino alle lacrime.
La frase
CITAZIONE
...quel secco “Granger!” che faceva pensare che stesse addestrando un cane.

è un piccolo gioiello.
Insomma mi sono divertita e credo sia questo il tuo scopo nemmeno tanto nascosto.
Aspettiamo il seguito! :D

Edited by Ida59 - 4/10/2016, 15:36
 
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view post Posted on 30/3/2014, 12:38
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Buca-calderoni

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Grazie, sai che sei la mia cavia preferita. :lol:
va bene, aggiungo un altro capitolo. Ciao

3. L’arte di peggiorare le cose

Tutto era cominciato così, riflettè Severus dall’alto della sua scomoda posizione. Aveva le gambe intorpidite, ma ormai non aveva più importanza, nulla aveva più importanza. Aveva sbagliato per orgoglio, e doveva essere punito. Solo… perché, perché, per Merlino, proprio “quella” punizione?

Sospirò e ripercorse ancora una volta i passi di quella mattina fatale.

Hermione Granger era apparsa in sala professori col consueto cargo di paccottiglia con cui andava in giro. Ultimamente era stata molto fredda nei suoi confronti. Chissà perché. Lui stava facendo il possibile per aiutarla, ma la signorina So-tutto-io evidentemente non se ne rendeva conto. Lui passava le lezioni a farle capire i suoi sbagli, a farle provare e riprovare le varie fasi di miscelamento, a spiegarle i metodi corretti… e lei niente! Sempre con quell’aria offesa! Tutto tempo sprecato! Le femmine! Più cerchi di aiutarle, più ti sputano nella pozione! Avrebbe dovuto saperlo… non si può essere amici con una donna.

Comunque, stava divagando… il fatto importante era che Herm… la signorin…. la professor… insomma, Granger era entrata in sala professori e aveva poggiato il suo immane carico di roba sul pavimento. Subito, i libri si erano disposti in pila uno sull’altro e avevano assunto una posizione che ricopiava in modo fedele l’umore e l’atteggiamento della loro proprietaria.

Questa era una magia creata da Herm… va bene, dannazione, Hermione! Ed era anche maledettamente buona. Lei l’aveva giustificata dicendo che c’era poco spazio in sala professori e quindi i libri avevano imparato (?) a impilarsi e a ritrarsi per lasciar passare gli astanti se era necessario. Ma in realtà, i libri si erano evidentemente evoluti da sé stessi (?), perché adesso non solo imitavano con risultati sconcertanti Hermione ma interagivano anche con chi parlava con lei. E come potevano risultare ostili, quando la pila alta fin quasi al soffitto si inclinava torva ad arco verso chi osava contraddire la sua padrona! Rispettavano solo Minerva, che se ne era accorta subito e sfruttava biecamente quel vantaggio. Ma lui no… lui invece aveva dovuto minacciarli con una Maledizione Ignifera, e non era proprio certo di esserci riuscito.

Comunque, il punto non era questo. Il punto era che Hermione era arrivata, ecco, e fino a lì, era arrivato anche lui coi suoi ricordi; ora, perché non riusciva ad andare avanti? Forse perché ricordare il resto faceva troppo male?

Si costrinse a rivedere la scena. C’erano poche persone in sala, tutta gente inutile nei suoi pensieri. Flitwick, Minerva, Hooch, Poppy di passaggio – perché diavolo quella là non se ne stava in infermeria? Era sempre lei a dare idee strambe a Hermione per le sue pozioni! – Sinistra, Vector, Sibilla… tutti insomma, accidenti a loro!

Hermione aveva sorriso angelica – pericolosissimo, aveva subito pensato lui, sentendo qualcosa di dolcissimo scioglierglisi in petto. Quelle labbra fresche e piene lo portavano ogni tanto a pensieri molto aggrovigliati, in cui lui… in cui lui… Ma allora, perché non aveva dato retta alla sua intuizione e non se n’era andato via subito? Perché?

In un silenzio trepidante d’attesa, Hermione aveva sventolato una pergamena verso di loro.

“Guardate, mi ha risposto Herbertus Malacorn!”

La cosa aveva fatto sensazione. Per forza! Herbertus Malacorn era uno dei pozionisti più famosi del regno. Persino Severus si era sentito invidioso e ammirato. Minerva aveva sorriso e Poppy aveva subito belato, “Ma è fantastico, Hermione! Che cosa dice?”

E poi tutti, chissà perché, avevano sbirciato verso di lui. Be’, che diamine volevano? Che si mettesse a danzare per la gioia? Quell’altro era… Era un concorrente, ecco! La Granger era affidata a lui, non a quel vecchio pallone gonfiato!

Hermione aveva sorriso di nuovo, con tanto malcelato orgoglio che lui aveva sentito esplodersi dentro ondate di tenerezza. Ovviamente, si era subito ricomposto, creandosi una facciata di severità come voleva il suo nome. La ragazzina non doveva pensare che lui approvasse i suoi futili tentativi.

“Mi ha scritto che la mia idea per la Pozione Oppositus è molto interessante, e mi ha chiesto di andare avanti con la prova e di fargli sapere come riesce.”

Ecco, lì era nato tutto l’equivoco! Lì si era messo in mezzo il suo orgoglio! Invece di capire, apprezzare freddamente quello che alla fine non era che un tenue complimento rivolto ad un’esordiente, un vago cenno di interesse da parte di un trombone ormai rimbambito dagli anni, lui, Severus, si era sentito sfidato. Messo in disparte. Ridicolizzato. E via crescendo.

Perciò – e arrossì di nuovo violentemente ripensando a quello che era successo – aveva fatto un passo avanti e aveva ringhiato, sì, ringhiato, “Forse Herbertus Malacorn dovrebbe partecipare alle nostre lezioni e vedere con i suoi occhi quello che sai fare davvero, Granger, prima di sperticarsi in elogi.”

Tutti si erano voltati di scatto a guardarlo, e tutti avevano un’espressione che andava dallo scioccato all’infastidito allo scandalizzato. Minerva era chiaramente sdegnata. Ma quello che era peggio, era come Hermione gli aveva risposto.

Punto.

E a capo.
 
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view post Posted on 31/3/2014, 08:43
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4. Il diabolico intreccio

Hermione Granger entrò in sala professori con un grande sorriso. Questa volta, avrebbe avuto la sua rivincita. Nessuno sapeva che, per tutto il mese passato, lei aveva tenuto una fitta corrispondenza con Herbertus Malacorn, il celeberrimo pozionista gallese ora indubbiamente a riposo, ma sempre e comunque un’autorità nel campo.

Non vedeva l’ora di sventolare in faccia a Severus la risposta che era appena arrivata al suo ultimo messaggio. Aveva osato molto, ma era stata ricompensata. Il vecchio era stato gentile, scriveva con uno stile fiorito decisamente fuori moda, ma sembrava anche sinceramente interessato.

Hermione scoppiava di gioia. Si fermò con aria sapientemente esitante davanti al tavolo della sala, e con un colpo d’occhio, vide che non avrebbe potuto trovare pubblico migliore per il suo coup de théâtre. Praticamente tutti i suoi colleghi erano lì, chi sorbendo pigramente il tè di mezza mattina come Minerva, chi semplicemente godendosi una pausa beata dalle lezioni, chi leggendo con aria vacua il Profeta. Nel mentre che aspettava di fare la sua rivelazione, entrò addirittura Sibilla, inciampando leggermente sull’inesistente gradino della soglia – dava sempre quella giustificazione – e spandendo odore di sherry attorno a sé come un’onda fragrante.

I libri si erano automaticamente disposti in forma di serpente di fianco a lei e adesso tendevano quella che avrebbe potuto essere definita una “testa” verso Minerva, strofinandole il gomito che teneva piegato mentre sorseggiava il tè. Sembravano un cucciolo che fa le feste al padrone, e Hermione si aspettava di sentirli persino uggiolare di tanto in tanto. Minerva ne era chiaramente compiaciuta e si era girata per dare una lieve pacca al libro più in alto che, per l’emozione, rischiò di squadernarsi a terra.

Seccata per essersi fatta rubare la scena dai suoi stessi libri, Hermione sfoderò il suo più bel sorriso ed esclamò, “Guardate, mi ha risposto Herbertus Malacorn!”

Come immaginava, si scatenò l’entusiasmo. Come erano teneri i suoi colleghi in quel momento, sembravano davvero un gruppo di anziani parenti in festa per l’adorata nipotina! Guardandoli, Hermione sentì di amarli tutti profondamente nonostante la loro noiosaggine. Poi vide il professor Snape fare un passo avanti. Aveva una strana luce negli occhi e per un momento, lei si emozionò. Persino lui veniva a congratularsi! Che successo! Che grandissimo successo!

Invece no.

Guardandola con sfida, lui le puntò contro un dito accusatore e ringhiò, “Forse Herbertus Malacorn dovrebbe partecipare alle nostre lezioni e vedere con i suoi occhi quello che sai fare davvero, Granger, prima di sperticarsi in elogi.”

Minerva si irrigidì. Poppy lasciò cadere la tazzina (vuota) sul tavolo con un secco plop. Filius spalancò la bocca in un’esclamazione silenziosa. Tutti trattennero il respiro per un lunghissimo attimo, poi Hermione mise le mani sui fianchi ed esplose.

“Invidioso, Snape?” lo apostrofò con freddezza, sfidandolo con l’inaudita impertinenza di chiamarlo per cognome. “Forse qualcuno qui dovrebbe ricredersi sulle sue capacità, prima di deridere quelle degli altri.”

Lui sembrò strozzarsi per la rabbia. Le parole non riuscivano ad uscirgli fuori ed Hermione ne fu compiaciuta. Aveva notato più volte che, nei momenti di maggior emotività, il professor Snape diventava stranamente inarticolato. Godette intensamente della sua collera muta e della sua confusione fino a che non vide arrossarsi il segno sottile della sua ferita sul collo.

Anche Snape sembrava essersene accorto, perché vi posò la mano con un gesto istintivo, come a nasconderla.

E a quel punto, Hermione si vergognò profondamente.

In quell’attimo, si pentì amaramente di quel che aveva detto e soprattutto del sentimento che c’era dietro alla sua frase. Guardandolo lì, ritto davanti a lei, Hermione non notava più il viso infuriato dell’uomo che l’aveva appena offesa e che lei aveva appena offeso, ma rivedeva il suo corpo a terra sussultare di sofferenza, risentiva le parole spezzate che aveva sussurrato, porgeva ancora ad Harry la fiala nella quale avevano raccolto le sue lacrime. Come aveva potuto ferirlo così?

Incapace di veder soffrire anche una mosca, alzò il viso per provare a scusarsi, ma non fece in tempo. Snape si era ripreso e ora la guardava torvo.

“La pozione Oppositus, Granger? Scommetto che non sai neanche di cosa parli! La pozione Oppositus! Figuriamoci! Creata da Elfric Ranulf nel sedicesimo secolo e mai più riprodotta nella sua interezza! Solo i più grandi pozionisti del mondo sono mai riusciti a distillare qualcosa che le assomiglia, seppure vagamente. E tu, tu che sei solo un’apprendista, e per di più alle prime armi, hai la sfrontatezza di proporti per una prova?”

I libri sibilarono e si piegarono ferocemente in avanti, come a sfidare il temerario che osava oltraggiare la loro padrona. Tutti i presenti invece fecero un passo indietro e si trovarono schiena al muro, ma nessuno si azzardò ad aprire bocca. Ormai la scena era concentrata sui due attori principali, che parevano essersi dimenticati di chi li circondava e brillavano di luce propria come se fossero illuminati da un riflettore.

“Non mi credi capace, vero, Snape?” replicò Hermione con voce bassa e dura. “Non ti sei mai fidato di me, non hai mai creduto che valessi davvero qualcosa, di’ la verità!” proseguì incrociando le braccia e fissandolo con rancore.

Allora era questo che lui pensava veramente! Era per questo che la trattava con tanto disprezzo in classe! Tutta la sua compassione, tutta la sua simpatia si volatilizzarono e si carbonizzarono in una fiammata nera nel suo cuore.

Severus era diventato pallido. Sembrava esitare. Ma poi aveva colpito di nuovo.

“Non puoi farcela, Granger! Accetta i tuoi limiti e non renderti ridicola più del necessario!”

“Davvero?” aveva soffiato lei come una gatta. “Allora sai cosa ti dico, Snape? Ti sfido! Ti sfido e scommetto che sarò in grado di preparare la pozione Oppositus che TU non sai fare!”

“Provaci, Granger!” aveva risposto lui quasi gridando. “Fammi vedere quella pozione e giuro che sarò il primo a provarla!”

Poi si era fermato, come spaventato dalle sue stesse parole. Il silenzio si era fatto palpabile. E lei aveva sorriso, un sorriso inquietante come solo una strega può sorridere.

Aveva paura. Severus Snape aveva paura.
 
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view post Posted on 31/3/2014, 18:41
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La Scommessa (capitoli 3-4)


PerdinciBacco... sfidare Severus sul suo terreno, coraggiosa, impulsiva e temeraria, da vera Grifondoro, oltre che molto intelligente...adoro Hermione :) Qualcosa mi dice che ne vedremo delle belle, perchè anche Severus non è uno che si tira indietro, no, no.
Complimento davvero anche per lo humor che inserisci in ogni capitolo e che rende il racconto frizzante.

Mi piace, mi piace, mi piace :woot:

Edited by Ida59 - 4/10/2016, 15:36
 
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view post Posted on 31/3/2014, 23:03
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Grazie, Patrizia :)
Sono contenta che ti piaccia. Spero che ti piaceranno anche i prossimi capitoli.
 
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view post Posted on 2/4/2014, 07:35
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Aggiungo un'altra briciola, ma sono pronta a fermarmi se la cosa non vi aggrada. In caso, fatemi sapere. Vi prego solo di non tirare oggetti contundenti troppo duri... Grazie.

5. Come rovinarsi con le proprie mani

Severus Snape chinò il capo e interruppe il dondolio dei suoi piedi. L’orgoglio, era sempre l’orgoglio a tradirlo, alla fine. Come quando quei bastardi dei Malandrini l’avevano appeso a testa in giù. La rabbia e l’umiliazione l’avevano accecato al punto che aveva offeso Lily e così si erano separati per sempre. Ma non aveva mai imparato a fondo la lezione. L’orgoglio l’aveva tradito altre volte, e ogni volta era stato costretto a soffrirne le conseguenze. Come accidenti faceva Albus a restare così calmo davanti alle provocazioni? Forse avere 150 anni era d’aiuto…

In ogni caso, si era reso conto subito di aver fatto un terribile passo falso quando Hermione l’aveva sfidato. La ragazza era in gamba, e forse aveva un asso nella manica. Chi poteva saperlo? A quel punto, poteva solo sperare che le andasse tutto storto. Lei avrebbe perso il suo carteggio con Herbertus Malacorn, ma lui avrebbe avuto di nuovo campo libero. E si sarebbe vendicato. Oh, se si sarebbe vendicato!

Intanto però era lì, prigioniero del suo sbaglio. Se chiudeva gli occhi, poteva rivedere tutto scorrergli davanti come un film.

Erano passate alcune settimane particolarmente infelici. Hermione Granger adesso aveva un’espressione altera e distaccata quando parlava con Severus. Aveva anche interrotto le lezioni con lui e si dedicava solo alla ricerca pura, come aveva spiegato con voce estatica ai colleghi riuniti. Minerva aveva approvato. Era ancora molto seccata con Severus per l’assurda litigata in sala professori e per essersi lasciato andare a quei commenti sarcastici.

“Mi meraviglio, Severus,” aveva commentato acidamente.

“Io invece no,” aveva risposto lui con amarezza. Finiva sempre così… Il suo piccolo paradiso così noioso ma così rassicurante aveva subito uno sconquasso notevole. Si erano create due fazioni, e tutte e due avevano la stessa finalità: la prima sperava che Hermione riuscisse a ricreare la pozione e guadagnasse fama e potenza da riversare anche sulla scuola, facendo fare una figuraccia a Severus Snape; la seconda dava per scontato che Hermione non ci sarebbe riuscita, ma avrebbe comunque fatto fare una figuraccia a Severus Snape.

Comunque andasse, era destinato ad una brutta fine, secondo i suoi colleghi. E il fatto di essersi offerto di provare la pozione confermava queste ipotesi, perché se la pozione era sbagliata, avrebbe potuto avvelenarlo, ma se la pozione funzionava…. eh!

La maggioranza dei suoi colleghi non aveva la più pallida idea di cosa fosse la pozione Oppositus e degli effetti che poteva produrre, e lui si guardava bene dall’illuminarli. Però doveva fronteggiare lo sguardo sereno di Minerva e l’espressione furba di Filius, gli unici due che sembravano saperlo e aspettavano con calma il momento che avrebbe visto la sua umiliazione, in un modo o nell’altro.

Non c’era da meravigliarsi se lo stomaco continuava a dargli fastidio; ma quando a cena in Sala Grande respingeva il piatto mezzo pieno, poteva vedere lo scintillìo soddisfatto degli occhi di Minerva e il sorriso quietamente perfido di Filius.

Come aveva fatto a cacciarsi in quel tranello, in quella trappola dalle doppie punte biforcute?

Chissà Granger come se la stava godendo…
 
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view post Posted on 2/4/2014, 21:00
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La Scommessa (capitoli 3-5)


Ora il problema è a cosa servirà questa pozione così difficile? :lol:
Sempre frizzante e gradevole questa storia, mi spiace non avere il seguito :rolleyes:
Ma sono certa che aggiornerai presto.

Edited by Ida59 - 4/10/2016, 15:37
 
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view post Posted on 3/4/2014, 08:24
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Grazie Chiara, sei confortante. Io invece mi sento sempre più perplessa sull'esperimento che ho voluto iniziare. Ormai sono anni che pubblico solo storie finite. E' anche vero che scrivere in inglese è più lungo e complicato.

Comunque, lo so che lo sai che sono già arrivata al capitolo ottavo ;) Però comincio a sentirmi un po' a disagio, proprio come la mia Hermione. Ho osato troppo anche io? Ai posteri l'ardua sentenza.

Intanto obbedisco al tuo invito e aggiungo:

6. I migliori amici di una strega non sono i diamanti

Hermione non si stava divertendo affatto. Le settimane successive alla litigata in sala professori erano state un vero inferno. Adesso che aveva sfidato pubblicamente Snape, non aveva più scampo. E anche se era soddisfatta del consenso che aveva raggranellato – praticamente tutti i colleghi le ammiccavano con aria da cospiratori ogni volta che la incontravano nei corridoi – sapeva che avrebbe dovuto fare i salti mortali per vincere la scommessa.

Sospirò. I suoi giorni erano pieni di sospiri ultimamente. Sospiri in classe quando i ragazzi la facevano diventare matta, sospiri sul calderone che rispondeva gorgogliando lieve, sospiri in Sala Grande quando guardava la faccia irritata di Severus e notava che non riusciva a finire il piatto. Era così magro, poverino! Poi si riprendeva e cercava di convincersi che era un bastardo e l’aveva offesa. Ma in realtà, la sua rabbia era sfumata molto presto. Il problema era che lei non aveva lo spessore mentale di un cucchiaino come Ron. Lei riusciva a mettersi nei panni degli altri. E questa volta il tentativo andava alla grande.

Così, stanchissima ma tristemente determinata, quella sera Hermione si mise all’opera davanti al suo calderone. Ormai era sola, sola davanti a un mucchio di libri che aveva raccattato nella sezione proibita. Irma Pince non aveva esitato un secondo a darle il permesso, anzi le aveva addirittura sussurrato, “Siamo tutti con te, Granger! Per l’onore della scuola!”

La cosa l’aveva fatta sentire ancora peggio. E quindi, ecco un’altra serata barcollante a leggersi libri di secoli prima, scritti in un astruso latino o in un gaelico demenziale. Aveva dovuto creare un incantesimo Traductor per capirci qualcosa…

Sospirò e girò la pagina con estrema cura. Poteva sbriciolarsi tra le sue mani, e ci sarebbe mancato solo quello! Era un manuale per pozionisti del 1650, a giudicare dalla data impressa in numeri latini. Ma in realtà, era un manuale per enigmisti. Ogni parola andava valutata accuratamente, ogni verbo nascondeva un’insidia, ogni aggettivo un possibile effetto letale. E l’ignoto compilatore sembrava divertirsi un mondo ad avvisare i suoi lettori delle tragiche conseguenze eventuali.

Hermione strinse i denti. I libri erano sempre stati suoi amici. Doveva solo trovare il modo di farsi amico anche questo. Esausta, la sua mente cominciò a ripetere quelle frasi in sottofondo come un ritornello.

I libri erano sempre stati suoi amici. Doveva solo trovare il modo di farsi amico anche questo. I libri erano sempre stati suoi amici. Doveva solo trovare il modo di farsi amico anche questo.

Ed ecco l’illuminazione! Con un sorriso astuto, Hermione si chinò a parlare con la pila di carte che si portava dietro ogni giorno. Poi si allontanò con aria indifferente, facendo finta di aver da fare all’altro lato della stanza. Con la coda dell’occhio, vide che tre dei tomi più grossi si erano sollevati ed avevano zampettato sulle loro rilegature fino a circondare l’antico manuale. Quindi, si erano inclinati verso di lui e adesso sembravano immersi in una fitta conversazione, fatta di pagine fruscianti e battiti di copertine.

Ma lei era troppo stanca. Con un ennesimo sospiro, un singulto di felice abbandono, poggiò per un attimo la testa sul ripiano dove erano raccolte le innumerevoli fialette dei suoi inutili tentativi e scomparve in un sonno profondo… giusto in tempo per sentirsi tirare la veste da qualcosa di molto insistente.

Si girò sonnacchiosa ed irritata, e spalancò gli occhi per la sorpresa. Un grosso volume aveva agganciato la punta della sua copertina al suo vestito e la stava strattonando gentilmente per svegliarla. Tutti gli altri libri si erano alzati in circolo e battevano ritmicamente le copertine, come per un applauso. In mezzo al cerchio, con aria bizzarramente vittoriosa – ma come potevano dei libri avere un’espressione? – c’erano gli altri due grossi tomi che sospingevano delicatamente avanti l’antico manuale, che sembrava molto timido. Poi Hermione capì: rischiava di disfarsi da un momento all’altro.

Intenerita, lo raccolse tra le braccia e cominciò a cullarlo. Il manuale era evidentemente beato. E lentamente, molto lentamente, aprì le sue pagine fino a rivelarle una nota scritta in un inchiostro nero reso violaceo dagli anni.
 
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view post Posted on 3/4/2014, 09:43
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La Scommessa (capitoli 1-6)


Io arrivo solo adesso, non perché non volevo commentare (e io sono un cane nei commenti ti avviso subito), ma perché la vedo solo ora questa storia!
Sì, sono stordita. Ormai l'avrai capito da tempo. ;)

E' bella, veramente bella. Piena di umorismo degno di Severus.
Con un Hermione matura nonostante la giovane età. Con Ron mandatoa alle ortiche per la mia somma gioia.
E questa scommessa che sollazza la mia curiosità.
Mi piacciono molto gli incantesimi di Hermione, specilamente quello sui libri, sono degni di lei e del suo cervello.
L'immagie inziale di Severus mi ha fatto sorridere e ridacchiare come una deficente in ufficio.

Il tuo esperimento, a mio avviso, va alla grande e non vedo l'ora di leggere i prossimi capitoli!

Edited by Ida59 - 4/10/2016, 15:37
 
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view post Posted on 3/4/2014, 10:38
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Cara Elly, tu sei una delle persone più pazze e più simpatiche che io abbia incontrato qui al calderone :) Sono quindi molto contenta che tu mi abbia letto e - incredibbbbbile, incredibbbbbile! - il pastrocchio ti sia piaciuto.
Grazie!
PS: E non ti preoccupare, qualunque cosa tu mi voglia scrivere, qualunque commento tu voglia inviare sotto qualsiasi forma, ti ringrazio in anticipo.
 
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view post Posted on 3/4/2014, 10:47
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CITAZIONE (Lady Memory @ 3/4/2014, 11:38) 
Cara Elly, tu sei una delle persone più pazze e più simpatiche che io abbia incontrato qui al calderone :)

Grazie, ma io non sono pazza.
Sono diversamente sana di mente. :D :D :D :D
 
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view post Posted on 3/4/2014, 11:39
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Allora lo vedi che la cosa è reciproca ? :shifty: :woot:
 
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