| Dopo aver analizzato due opere di Wagner, incomincio la parte riguardante Verdi, un po’ perché mi piacerebbe andare più o meno in contemporaneità tra i due compositori, un po’ perché Verdi ha composto un numero decisamente maggiore d’opere. Naturalmente non credo di analizzare tutte le opere del compositore di Busseto, ma mi soffermerò su quelle più interessanti sia da un punto di vista tematico, sia da un punto di vista dell’evoluzione musicale. Prima di fornirvi l’elenco delle opere di Verdi con accanto la data e le diverse versioni (che portano il numero delle opere di Verdi a più delle tradizionali 27, considerando, per esempio, che tra la prima versione di Forza del destino e la seconda cambia, oltre al finale, anche la struttura di un intero atto, rendendo le due opere decisamente diverse a livello drammaturgico), vorrei porre la luce su alcuni aspetti dell’opera verdiana. In primo luogo, il mondo in cui Verdi si trova ad operare – ovvero quello della produzione operistica italiana – è decisamente diverso da quello in cui si trova ad operare, all’incirca negli stessi anni, Wagner. Il mondo produttivo italiano è dettato da ritmi decisamente sostenuti, da una produzione quasi seriale di opere, che contenevano al loro interno delle forme compositive ben precise, ovvero sia la divisione in numeri. Un’operazione di cambiamento radicale, come quella che opererà Wagner, in Italia sarebbe stata essenzialmente impossibile anche a livello puramente pratico (nessun compositore italiano si sarebbe mai potuto permettere anni per produrre un’opera). Di conseguenza, Verdi – dal punto di vista di certa critica musicologica, che io condivido – ha sempre lottato per poter superare, seppur con intenti decisamente diversi da quelli wagneriani, le forme dell’opera italiana, riuscendovi compiutamente unicamente con Otello e, ancora di più, Falstaff, dove i pezzi chiusi – pur in parte riconoscibili in Otello, soprattutto per quel che concerne la canzone del salice e la successiva Ave Maria di Desdemona – vanno scomparendo, per lasciare lo spazio ad un tutt’uno musicale, un tutt’uno musicale ricercato essenzialmente per ragioni teatrali, per rendere il dramma. Non c’è, quindi un programmaticità di carattere “filosofico” dietro alla ricerca verdiana di unità, quanto piuttosto un’idea più basata sul senso pratico dell’effetto drammatico compiuto. Verdi, d’altronde, per ragioni puramente contingenti, non ebbe mai la cultura letteraria del coetaneo tedesco. Se Wagner nasce in una famiglia borghese di una grande città come Lipsia, Verdi, seppur non povero (anzi con ogni probabilità, come figlio dell’oste di Roncole, era quasi un notabile del paese), nasce nella campagna emiliana, in un contesto meno stimolante a livello culturale. E’ per questo che non scrisse mai da sé i propri libretti, ma si affidò sempre ad un librettista, per quanto – e le sue lettere ne sono una testimonianza – intervenisse attivamente nella stesura del libretto stesso, chiedendo cambiamenti per rendere meglio il senso teatrale. Probabilmente, se fosse nato in un altro contesto, sarebbe stato anch’egli librettista di se stesso. Verdi è sicuramente uno spartiacque fondamentale nell’opera italiana, perché porta ad un cambiamento nel modus operandi. Ho detto, poco prima, che interveniva spesso attivamente nella stesura del libretto. È questa una quasi novità (anche Donizetti era in contatto con i propri librettisti, così come Bellini, ma il livello di intervento decisamente minore, considerando le diverse condizioni, potremmo definirle, contrattuali). Il modus di comporre antecedente a Verdi (e a partire dall’epoca post-barocca. Quindi più o meno da Rossini) si strutturava generalmente in questo modo: al compositore veniva dato un libretto, già precostituito (in epoca barocca il libretto può essere stato già musicato da altri compositori. Era il poeta il nome importante e non già il compositore. Quindi si andava a sentire il Tamerlano di Metastasio e non già di Haendel. Ancora ai primi dell’ottocento vi sono casi di libretti musicati da più compositori) da comporre per una determinata data (spesso non troppo distante), per quelle determinate voci (non a caso si parla di ruoli Rubini, ruoli Grisi, ruoli Colbran a seconda del primo interprete assoluto). È questo, essenzialmente, il mondo in cui si trova ad operare Verdi, appena giunge a Milano. Ed in questo modo comporrà le prime opere, poi, man mano che acquisisce celebrità (celebrità che raggiunge prestissimo con Nabuccodonosor, che è la sua terza opera) il suo intervento sarà sempre maggiore, a partire dalla scelta del soggetto da musicare. Un soggetto che Verdi generalmente sceglie per il suo effetto teatrale (e questo dimostra come Verdi fosse prima di tutto un uomo di teatro). Di qui gli interventi sulla stesura del libretto stesso. Ed in un ultimo momento il comporre indipendentemente dalle voci disponibili (il discorso è valido soprattutto per Otello e Falstaff). Detto questo, vi lascio all’elenco delle opere, che noterete si distanzieranno via via che avanza il tempo tra loro anche di anni, altro sintomo dell’autonomia ormai raggiunta dal compositore.
1. Oberto, conte di San Bonifacio, dramma in due atti di Temistocle Solera (Milano, Teatro alla Scala, 17 novembre 1839) 2. Un giorno di regno ossia il finto Stanislao, melodramma giocoso in due atti di Felice Romani (Milano, Teatro alla Scala, 5 settembre 1840) 3. Nabuccodonosor, dramma lirico in quattro atti di Temistocle Solera (Milano, Teatro alla Scala, 9 marzo 1842) 4. I lombardi alla prima crociata, dramma lirico in quattro atti di Temistocle Solera (Milano, Teatro alla Scala, 11 febbraio 1843) 5. Ernani, dramma lirico in quattro atti di Francesco Maria Piave (Venezia, Teatro la Fenice, 9 marzo 1844) 6. I due Foscari, tragedia lirica in tre atti di Francesco Maria Piave (Roma, Teatro Argentina, 3 novembre 1844) 7. Giovanna d’Arco, dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera (Milano, Teatro alla Scala, 15 febbraio 1845) 8. Alzira, tragedia lirica in un prologo e due atti di Salvatore Cammarano (Napoli, Teatro di San Carlo, 12 agosto 1845) 9. Attila, dramma lirico in un prologo e tre atti di Temistocle Solera (Venezia, Teatro la Fenice, 17 marzo 1846) 10. Macbeth, melodramma di quattro parti di Francesco Maria Piave (Firenze, Teatro della Pergola 14 marzo 1847) 11. I Masnadieri, melodramma tragico in quattro atti di Andrea Maffei (Londra, Herzeleide Majesty’s Theatre, 22 luglio 1847) 12. Jérusalem, opéra en quatre actes di Alphonse Royer e Gustave Vaez, rifacimento di I lombardi alla prima crociata (Parigi, Opéra, 26 novembre 1847) 13. Il Corsaro, melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave (Trieste, Teatro Grande 25 ottobre 1848) 14. La battaglia di Legnano, tragedia lirica in quattro atti di Salvatore Cammarano (Roma, Teatro Argentina, 27 gennaio 1849) 15. Luisa Miller, melodramma tragico in tre atti di Salvatore Cammarano (Napoli, Teatro di San Carlo, 8 dicembre 1849) 16. Stiffelio, dramma in tre atti di Francesco Maria Piave (Trieste, Teatro Grande, 16 novembre 1850) 17. Rigoletto, melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave (Venezia, Teatro la Fenice, 11 marzo 1851) 18. Il Trovatore, dramma in quattro parti di Salvatore Cammarano, con aggiunte di Leone Emmanuele Baduare (Roma, Teatro Apollo, 19 gennaio 1853) 19. La Traviata, melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave (Venezia, Teatro la Fenice, 6 marzo 1853, Venezia, Teatro S. Benedetto 6 maggio 1854) 20. Les vêpres siciliens, opéra en cinq actes di Eugène Scribe e Charles Duveyrier (Parigi Opéra, 13 giugno 1855) 21. Simon Boccanegra, melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave (Venezia, Teatro la Fenice, 12 marzo 1857) 22. Aroldo, melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave, rifacimento di Stiffelio (Rimini, Teatro Nuovo, 16 agosto 1857) 23. Un ballo in maschera, melodramma in tre atti di Antonio Somma (Roma, Teatro Apollo, 17 febbraio 1859) 24. La Forza del destino, opera in quattro atti di Francesco Maria Piave (Pietroburgo, Teatro Imperiale, 10 novembre 1862) 25. Macbeth, melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave, riveduta nella musica e nel libretto (Parigi, Parigi, Théâtre Lyrique, 19 aprile 1865) 26. Don Carlos, opéra en cinq actes di François-Joseph Méry e Camille Du Locle (Parigi, Opéra, 11 marzo 1867) 27. La Forza del destino, opera in quattro atti di Francesco Maria Piave, riveduta nella musica e nel libretto (Milano, Teatro alla Scala, 27 febbraio 1869) 28. Aida, opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni (Il Cairo, Teatro khediviale dell’Opera, 24 dicembre 1871, Milano, Teatro alla Scala, 8 febbraio 1872) 29. Simon Boccanegra, melodramma in un prologo e tre atti di Francesco Maria Piave, libretto riveduto e corretto da Arrigo Boito (Milano, Teatro alla Scala, 24 marzo 1881) 30. Don Carlo, opera in quatro atti di François-Joseph Méry e Camille Du Locle, traduzione di Achille de Lauzières (Milano, Teatro alla Scala, 10 gennaio 1884) 31. Don Carlo, opera in cinque atti di François-Joseph Méry e Camille Du Locle, traduzione di Achille de Lauzières (Modena, Teatro Comunale, 29 dicembre 1886) 32. Otello, dramma lirico in quattro atti di Arrigo Boito (Milano, Teatro alla Scala, 5 febbraio 1887) 33. Falstaff, commedia lirica in tre atti di Arrigo Boito (Milano, Teatro alla Scala, 9 febbraio 1893)
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