Il Calderone di Severus

Ele Snapey -Lacrima di Fenice, Long-fic; introspettivo-drammatico; AU; Severus/personaggio originale; personaggio originale, Albus Silente, Minerva McGranitt, Remus Lupin; 6° e 7° anno

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view post Posted on 30/4/2013, 08:38
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Che meraviglia questa storia. E che dolore, profondo, inconsolabile e amaro.
Amaro perchè viziato dalle bugie di Severus. Chi soffre di più tra i due?
Sapendo quello che accadrà a lui, che dovrà subire e che sta passando, io non ho alcun dubbio.
Lavinia è un personaggio molto ben articolato, inserito nella storia e ormai parte integrante del racconto. Questa è stata una delle tue magie, riuscire a creare un personaggio a tutto tondo all'interno della storia scritta da JKR.
A volte penso che rileggendo i libri potrei trovarla a spuntare fuori tra le righe.
Il dolore di Lavinia è la sensazione di vuoto che ciascuno di noi prova quando l'oggetto e il centro della propria vita svanisce, o peggio ci esclude e se ne va .
Brava nella descrizione alternata dei sentimenti di ciascuno. Bella e materna la tua dolce e statuaria Minerva.
Peccato per lo specchio...
Ma sono fiduciosa in Severus e in Lavinia, non si può perdere chi si ama veramente. Non si strappa dal cuore la vita stessa che lo fa battere: nemmeno la morte è capace di questo.
Ho fiducia in te Ele ;)
 
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view post Posted on 30/4/2013, 23:06
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CITAZIONE (chiara53 @ 30/4/2013, 09:38) 
...Ho fiducia in te Ele ;)

Grazie Chiara! Spero di riuscire a ripagare la fiducia di cui mi sento onorata ;) :wub:
 
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halfbloodprincess78
view post Posted on 23/5/2013, 15:42




Potrei prendere una penna e spuntare tutte le cose fatte da Lavinia e che nel corso della vita ho fatto anch'io.
Ogni tanto mentre leggo mi trovo a pensare ''Fatto, fatto, fatto anche questo'' XD e ricordo anche il tipo di dolore che si prova e tutto il peso che ti si avventa addosso in quei momenti e questo è il lato più drammatico della cosa.
Ho sentito mia la rabbia di Lavinia e tutta la sua volontà di distruggere e mi sono commossa quando decide di partire nel tentativo di allontanare un dolore che comunque si porterà dietro ovunque vada e mi ha commosso anche il dolore di Severus, ancora più terribile perché non può essere espresso... alla fine dei due quello che perde sempre qualcosa di più è lui. :cry:
Sei riuscita perfino a farmi provare tenerezza per quel bestione di Hagrid me lo immagino con il suo modo un po' sperso e infantile tutto dispiaciuto perché Lavinia se ne va.
Brava Ele, mi sta piacendo davvero tanto questa storia, è scritta veramente bene ed è coinvolgente e diretta.
Alla prossima...
P.S. Però io lo specchione col tesorone nostro non l'avrei mai lasciato!:best:
 
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view post Posted on 24/5/2013, 00:32
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CITAZIONE (halfbloodprincess78 @ 23/5/2013, 16:42) 
Potrei prendere una penna e spuntare tutte le cose fatte da Lavinia e che nel corso della vita ho fatto anch'io.
Ogni tanto mentre leggo mi trovo a pensare ''Fatto, fatto, fatto anche questo'' XD e ricordo anche il tipo di dolore che si prova e tutto il peso che ti si avventa addosso in quei momenti e questo è il lato più drammatico della cosa.
Ho sentito mia la rabbia di Lavinia e tutta la sua volontà di distruggere e mi sono commossa quando decide di partire nel tentativo di allontanare un dolore che comunque si porterà dietro ovunque vada e mi ha commosso anche il dolore di Severus, ancora più terribile perché non può essere espresso... alla fine dei due quello che perde sempre qualcosa di più è lui. :cry:
Sei riuscita perfino a farmi provare tenerezza per quel bestione di Hagrid me lo immagino con il suo modo un po' sperso e infantile tutto dispiaciuto perché Lavinia se ne va.
Brava Ele, mi sta piacendo davvero tanto questa storia, è scritta veramente bene ed è coinvolgente e diretta.
Alla prossima...
P.S. Però io lo specchione col tesorone nostro non l'avrei mai lasciato!:best:

Grazie mia cara, mi fa tanto piacere sapere che "senti" la storia, ma non poteva che essere così: non avevo dubbi che le tue esperienze di vita sentimentale, così come le mie, avessero lasciato un ricordo indelebile del dolore che si prova in certi momenti e della rabbia legata all'impotenza di non poter modificare certe cose, e che quindi avresti perfettamente capito! ;) E tranquilla che comunque lo specchio con il tesorone nostro tornerà a ripigliarselo, figurati se lo molla! :lol:
Io, invece, mi sono appena accorta che avevi postato qualche giorno fa il nuovo capitolo della tua opera omnia... ma sarò stordita? :huh: <_<
Domani vado subito a leggere che cosa mi combina Camille... me trooooppo curiosa! ;)
 
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view post Posted on 28/5/2013, 14:20
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7




Natale era passato piuttosto velocemente, per fortuna.
Era quello che stava pensando Severus, ricacciando i propri effetti personali nella borsa da viaggio di pelle nera appoggiata sul letto.
Controllò per l’ennesima volta di non aver dimenticato nulla delle cose che si era portato a Spinner’s End.
Stava preparandosi a rientrare a scuola, e l’umore non era dei migliori. Aveva passato le feste natalizie tappato in casa, quasi esclusivamente adagiato sulla vecchia poltrona smunta accanto al camino, con un libro sempre diverso in mano che abbandonava solo per raggiungere la cucina, all’ora dei pasti, o la camera da letto al piano superiore.
L’unico essere vivente con cui aveva avuto contatto in quel lasso di tempo era stato Peter Minus.
La presenza del sorcio repellente lo aveva infastidito oltre misura ma, quantomeno, gli era servita a mantenere un minimo di pulizia, il caminetto acceso, e pranzo e cena assicurati senza dover spremere energie proprie, fisiche e mentali.
Il dialogo fra loro si era sempre svolto a monosillabi. Severus, comunque, sapeva perfettamente per quale motivo fosse lì: di certo non per alleviare la sua solitudine.
Perciò non gli aveva mai dato alcun motivo per coltivare dubbi sulla propria condotta.
Le sue giornate erano state così monotone e uguali che la viscida spia del Signore Oscuro, sicuramente, non doveva aver avuto nulla di interessante da riportare al proprio padrone sul conto del professore.
Anche in quel preciso istante lo sentiva muovere al piano di sotto. Probabilmente stava cucinando la cena che avrebbero consumato prima del suo rientro a Hogwarts.
Gli venne il forte impulso di scendere a strangolarlo con le proprie mani, non prima però di avergli lasciato il tempo di preparare da mangiare.
Doveva ammettere che Peter Minus cucinava abbastanza bene. Il problema, semmai, sarebbe stato come giustificare all’Oscuro la sparizione del subdolo servo.
Terminò di riempire la borsa e la richiuse accuratamente. Aveva trascorso il giorno di Natale a pensare seduto nella solita poltrona, il libro aperto, di cui non ricordava nemmeno l’argomento, posato sulle gambe, osservando la neve che cadeva lenta al di là dei vetri.
Codaliscia era rimasto fuori per parte della mattinata e quasi tutto il pomeriggio; lui aveva atteso il calare della sera con lo sguardo fisso sulle strade imbiancate, privo di qualsiasi impulso o desiderio, privo perfino della voglia di alimentarsi o, più precisamente, della voglia di sopravvivere.
Aveva pensato a tante cose, ma si era soprattutto perso ad immaginare che cosa stesse facendo Lavinia in quel medesimo istante.
Da tre anni a quella parte avevano trascorso regolarmente le festività insieme.
Lavinia rinunciava a tornare dai suoi e passava il Natale al castello con lui, dal momento che Severus si era sempre rifiutato di accompagnarla a casa per evitare di doversi sciroppare i parenti di lei, e costretto quindi ad essere amabile e ciarliero.
Perciò, fino all’anno prima, dopo il pranzo a cui Silente teneva molto che partecipassero tutti, si erano sempre dedicati una lunga passeggiata per il parco silenzioso, coperto di neve, insolitamente deserto e gradevolmente immerso nella quiete, per poi chiudersi in camera e sparire dalla faccia della terra per due giorni interi.
Quell’anno invece era rimasto lì, abbandonato e preda dei ricordi, a rimpiangere la felicità perduta, lottando con la voglia prepotente di urlare tutta la rabbia chiusa in corpo e sbattere la testa contro il muro.
Solo quando anche le fiamme del camino si erano quasi del tutto spente e l’oscurità aveva avvolto completamente il piccolo salotto si era alzato, lentamente, per andare ad accendere le lampade a petrolio e ravvivare il fuoco.
Tutto sommato non gli era dispiaciuto troppo il Natale che aveva passato, isolato da qualsiasi forma di vita.
Anzi, avrebbe voluto trattenersi lì per sempre, ma purtroppo il dovere d’insegnante e la tutela delle apparenze lo obbligavano a rientrare per l’inizio delle lezioni.
E sia… Ma se non poteva permettersi di mandare al diavolo il proprio lavoro, voleva poterlo fare almeno con Albus e le sue strategie assurde. Per più di un mese ci aveva rimuginato sopra.
La scelta di seguirlo nei suoi piani deliranti lo aveva già costretto a un’enorme rinuncia; ora non se la sentiva più di andare oltre, e non tanto per il rischio altissimo che avrebbe corso di rimetterci la vita. Di quello, ormai, non gli importava più nulla: peggio sarebbe stato senz’altro continuare a vivere, dopo averlo ucciso. Un’agonia senza fine.
L’unica soluzione possibile sembrava, dunque, quella di rifiutarsi di farlo e morire per mano dell’antico padrone.
Ma se lui si fosse fatto ammazzare, chi avrebbe protetto Draco… E Potter…
Chi avrebbe potuto continuare a informare e sostenere l’Ordine nell’ombra?
Si riscosse dalle riflessioni, maledicendo ancora, forse per la centesima volta, il giorno in cui aveva pronunciato il Voto Infrangibile. Era diventata una triste consuetudine in quell’ultimo mese, così come la mania quasi ossessiva che gli era venuta negli ultimi tempi di controllare che tutto fosse al proprio posto.
Si accinse a raggiungere il piano di sotto. Il volto sudicio di Minus comparve in fondo alle scale ad annunciargli che la cena era pronta.
Il professor Piton sostò in cima, guardandolo per qualche secondo dall’alto in basso con un’ombra di disgusto sul viso impenetrabile.
Scese indolentemente i gradini e, quando giunse di fronte all’omuncolo, torreggiò ancora per un altro lungo istante su di lui.
Codaliscia istintivamente si ritrasse, impaurito, osservandolo con soggezione, e Severus passò oltre lanciandogli un’ultima occhiata tagliente.
L’unica nota positiva era che, almeno, fra poche ore sarebbe di nuovo stato a Hogwarts e non avrebbe dovuto più sopportare la presenza fastidiosa di quella sottospecie di essere umano.

§§§§§§§§§§§




Minerva McGranitt bussò leggermente all’uscio dello studio del preside, poi entrò. Silente alzò la testa e le sorrise.
- Albus, volevo dirti che Severus è appena tornato dal week end trascorso in missione a Londra.
- Ah perfetto, finalmente. Grazie Minerva, puoi avvertirlo che ho bisogno di parlargli, per cortesia?
La professoressa depositò sulla scrivania una pila di documenti su pergamena, che avrebbero dovuto essere visionati e firmati dal preside.
- Non ce n’è bisogno. E’ qui fuori che sta aspettando di entrare dopo di me. – annunciò, guardando il vecchio mago con aria vagamente inquisitoria, di cui lui si accorse subito.
- Che cosa succede, Minerva? - domandò Albus, in tono innocente.
- Che cosa succede dovrei chiederlo io a te, Albus. E’ più di due mesi che Severus ha un’aria terribilmente assente, per quanto si sforzi di apparire freddo e distaccato come al solito.
- Dopo quello che è successo tra i ragazzi prima di Natale, immagino sia normale. Lasciamogli il tempo di riprendersi.
- Albus, lo conosco da quando era alto così… - la donna simulò con la mano destra la statura di un ragazzino di undici anni, - So quando c’è qualcosa che non va in lui. E poi, onestamente, ancora non sono riuscita a capire fino in fondo quale sia stato il motivo reale per cui ha deciso di troncare una relazione assolutamente perfetta. Albus, dimmi la verità: c’entra il lavoro che sta svolgendo per te e per l’Ordine?
Silente fissò intensamente la strega, e per un folle attimo fu tentato di metterla al corrente di tutto. Poi scrollò il capo, ricambiando serenamente il suo sguardo.
- Ah, voi, benedette donne! Chissà perché dovete mettervi in testa le cose più assurde. La relazione tra lui e mia nipote è finita perché purtroppo… succede! Esattamente come è già successo a tante altre storie d’amore destinate ad un triste epilogo. Credimi, avrei voluto vederli anch’io felici, insieme per tutta la vita, ma non possiamo essere certo noi a decidere delle sorti di un rapporto sentimentale, ahimè: magari fosse possibile… E adesso dì pure a Severus di entrare, per favore, devo comunicargli un po’ di cose urgenti.
La McGranitt strinse le labbra e si avviò alla porta, rinunciando ad insistere. Due secondi dopo, il professor Piton aveva preso il suo posto.
Si avvicinò lentamente alla scrivania, mentre Silente iniziava a dare un’occhiata ai documenti lasciati dalla vicepreside.
- Bentornato, ragazzo mio! – esclamò il vecchio mago, dapprima senza staccare gli occhi dalle pergamene. – Novità importanti? – aggiunse poi, guardandolo diritto nelle iridi nere e cupe.
Lo sguardo tormentato di Severus sostenne quello cristallino del preside.
Da settimane, ormai, si era preparato ad aggredire verbalmente il vecchio pazzo con una splendida serie di validissimi argomenti riguardo al motivo per cui non si sarebbe reso complice del suo suicidio ma, improvvisamente, davanti agli occhi così simili a quelli di Lavinia, perse ogni riferimento.
- Devi dirmi qualcosa, vero, figliolo? – lo incoraggiò Silente.
Severus annuì e prese a camminare nervosamente per lo studio, soffermandosi davanti ai ritratti dei precedenti Presidi assopiti nelle loro poltrone.
- Sì, Albus. Ho avuto tutto il tempo per riflettere in questi ultimi mesi e…
- Vieni, Severus. Andiamo a prendere una boccata d’aria. Discuteremo meglio all’aperto. – lo interruppe Silente, alzandosi di scatto per dirigersi verso la porta. Gli fece cenno di precederlo fuori dallo studio.
- Il giovane professore ci ha ripensato… Non ha il fegato necessario per farlo.
Albus richiuse in fretta il battente proprio sulle parole che il preside Dippet stava borbottando al proprio vicino di ritratto, evitando così che Severus le potesse cogliere.
Raggiunsero i corridoi senza rivolgersi parola e, sempre senza parlare, li percorsero fino al cortile principale coperto ancora di qualche spruzzata di neve. Il silenzio di Severus era cupo e carico di pensieri spiacevoli, quello di Silente riflessivo.
La bella giornata di marzo, tersa e frizzante, stava volgendo al crepuscolo; le prime ombre malinconiche iniziavano a calare sul parco, immerso ancora nella più assoluta tranquillità della domenica.
Quando ebbero abbondantemente lasciato alle spalle il castello il preside ruppe la tregua indicando lo scorcio del campo da Quidditch che si intravedeva dalla loro posizione.
- Il prossimo week end sarà la volta della solita classica: Grifondoro contro Serpeverde! E sarà combattutissima: sembra che le squadre siano molto equilibrate, quest’anno… - dette una sbirciata a Severus, che pareva non ascoltarlo affatto, e riprese in tono pacato. - So di non averti chiesto un favore da poco. Ma so anche di poter contare su di te, e sul tuo enorme valore.
Severus scattò come morso da un serpente e lo fissò, gelido.
- Favore? E’ così che osi definirlo? Mi chiedi di ucciderti per preservare l’anima di Draco, e hai il coraggio di considerarlo semplicemente un favore? Beh, per me questo è molto più di un favore, Albus, questa è una pretesa puramente folle! Sì, hai capito perfettamente; ritengo che tutto ciò sia assurdo e io… io ci ho ripensato!
- Mi hai dato la tua parola, Severus, e tu sei un uomo che la mantiene. Sempre. – il vecchio mago continuò a camminare tranquillamente con le mani dietro alla schiena, come se non avesse inteso.
- Non lo farò, stavolta no. Ho mentito per te, ho fatto la spia, ho rischiato la vita e, in più, ho mandato al diavolo il mio futuro, rinunciando a Lavinia! Ma ciò che mi hai chiesto è troppo. Io non lo posso… non lo voglio più fare.
Il giovane raggiunse Silente e gli afferrò un braccio, obbligandolo a voltarsi e a guardarlo nelle sue pupille nere e disperate.
Ancora una volta gli occhi azzurri e sereni del vecchio lo destabilizzarono.
Fece un passo indietro, come se Albus lo avesse colpito con un manrovescio anche se si era limitato appena a liberarsi delicatamente dalla stretta.
Lo sguardo del preside era fermo e determinato. Alzò la propria mano annerita e gliela mise davanti agli occhi, con calma olimpica.
- Non è più possibile tornare indietro, Severus, e lo sai benissimo. Non te lo chiedo per me, ma anche, e soprattutto, per il giovane Malfoy.
Piton fissò la mano in cancrena. Sul volto pallido e consumato da quell’ultimo, lungo periodo di tortura psicologica, apparve lentamente un’ombra di rassegnazione.
Spostò lo sguardo inquieto sulle orme che avevano appena lasciato dietro di loro nella poca neve rimasta da cui emergevano chiazze sempre più larghe di terreno erboso, per evitare la vista di quell’arto ripugnante.
Il silenzio innaturale della Foresta Proibita, nella quale si erano addentrati per un breve tratto, fu interrotto dal richiamo altissimo di una poiana e, subito dopo, dal rumore di rami spezzati.
Severus puntò di scatto gli occhi verso il punto da cui aveva udito provenire lo scricchiolio. Albus gli fece cenno di tacere.
Una figura umana enorme, intabarrata in un pesante giaccone di pelo color topo, si stava muovendo nell’oscurità crescente, tra gli alberi, reggendo una notevole quantità di frasche secche.
- Buonasera, Rubeus! Stai raccogliendo la legna per la stufa?- esclamò Silente con cordialità.
- Ehm… Signorsì, professor Silente! – dietro di lui comparve anche la massiccia sagoma scodinzolante di Thor.
– Però adesso avevo finito e… ehm… me ne stavo tornando, scusate se vi ho spaventati. Buonasera anche a lei, professor Piton! - bofonchiò il mezzo gigante, evidentemente imbarazzato, e si riavviò, seguito dal grosso mastino, sul sentiero nascosto dalla neve che conduceva alla capanna.
- Che cosa avrà ascoltato dei nostri discorsi? – scattò nervosamente Severus.
- Oh, se anche avesse ascoltato più della metà di ciò che ci siamo detti Rubeus se lo terrà per sé, non ti preoccupare, Severus… – decretò Albus, tranquillo – E poi non credo fosse lì da molto, diversamente avremmo avvertito subito la sua presenza. – concluse. Poi osservò per un lungo istante la mano avvizzita.
- Vedi, ragazzo mio, sappiamo entrambi che io non ne avrò per molto e che tu sarai costretto ad adempiere al giuramento che hai fatto alla madre di Draco, o altrimenti morirai.
- Ed è quello che preferisco, piuttosto che…
- Basta con queste sciocchezze, Severus! – lo interruppe bruscamente il preside – Basta! Che risultato avremmo se seguissimo il frutto dei tuoi ripensamenti? Un vecchio ormai inutile in agonia e un valente, preziosissimo giovane mago morto? Oh no, ma che assurdità. No, no, no! Tu servi vivo, Severus. C’è assoluto bisogno di qualcuno che possa continuare a manovrare i fili della resistenza contro Voldemort, che Hogwarts e i ragazzi siano protetti quando io non ci sarò più, e che aiuti Harry a trovare tutti gli Horcrux per poter affrontare l’Oscuro ad armi pari; chi potrebbe fare tutto ciò, se non tu solo?
Il volto immobile di Severus era rivolto verso la sottile bruma che si alzava dal lago.
Non mostrava più emozione o turbamento. Gli occhi fondi e immoti erano tetre voragini, la bocca ridotta ad una linea sottile piegata all’ingiù.
Con le braccia serrate al petto aveva ascoltato senza battere ciglio la tirata del vecchio, perfettamente consapevole del fatto che ormai la giostra si era messa in moto, e non poteva più scendere.
- Servono il tuo coraggio, la tua astuzia, la tua intelligenza, serve la tua abilità straordinaria come mago, occlumante e spia! – aveva ripreso Silente, con più dolcezza.
- E a me serve di non essere adulato! – reagì l’altro, in preda ad una rabbia gelida.
- Non ti sto adulando per i miei scopi, benedetto figliolo, quello che dico è la pura e semplice verità. Non mi stancherò mai di ripetere di come io sia stato molto fortunato ad avere te, Severus!
- Ti servo. Ecco qual è la verità. Tu ti servi di me. Come del ragazzo, del resto. – mormorò cupo il giovane, scuotendo la testa.
- No figliolo, la questione non riguarda come o se io mi servo, o meno, delle persone che mi sono accanto. Siamo in guerra, ormai, non possiamo più ignorarlo; perciò, ora, c’è solo estremo bisogno che ognuno sostenga il proprio ruolo fino in fondo per poterla vincere. Io so che tu sarai perfettamente in grado di farlo anche a costo di grandi sacrifici. So anche con certezza di averti costretto ultimamente ad affrontarne uno enorme rinunciando a Lavinia, ma se il vostro è stato amore vero, di quelli con la A maiuscola, lei tornerà, ne sono convinto.
- Certo, tornerà... Soprattutto dopo che avrà saputo di aver perso il proprio, adorato zio per mano dell’uomo di cui era innamorata, e nel quale aveva riposto la più totale fiducia; fiducia che egli per altro aveva, già una volta, meschinamente tradito! – commentò Severus, con un sorrisetto amaro.
Silente considerò con intensità il volto del giovane professore notando come l’espressione impassibile, sostenuta fino a quel momento, stesse lentamente sgretolandosi. Gli mancò il coraggio di continuare, davanti al dolore che ne alterava i tratti.
Conosceva Severus da molti anni, e lo aveva visto in quelle condizioni solo una volta, cioè subito dopo la morte dei Potter per mano di Voldemort, quindici anni prima, a Godric’s Hollow, tragedia di cui si era sempre ritenuto in gran parte responsabile.
Albus ricordava perfettamente di come l’assassinio di Lily Evans, a cui all’epoca Severus era legato da un fortissimo sentimento di amicizia e che era stata certamente anche il suo primo, sofferto amore adolescenziale, lo avesse profondamente sconvolto, inducendolo a cambiare definitivamente vita per passare dalla parte del bene.
La sofferenza di Severus, in quell’istante, era la stessa. Così evidente e tangibile, ora come allora, da lasciare perfino il vecchio preside senza parole.
Trascorsero lunghi secondi di silenzio, colmato solo dal fruscio del vento che muoveva le fronde.
- Non è detto che sarai costretto a fare ciò che ti ho chiesto, Severus. - riprese Silente ad un certo punto, cercando di ponderare ogni singola parola.
- Anzi. Può darsi benissimo che non si renda necessario. Se tu riuscissi a convincere Draco a rinunciare a perseguire il suo intento, e ad accettare la nostra protezione.
Piton volse il capo con calma: una ciocca dei capelli corvini gli sfiorava il viso, mossa dal vento.
Con un breve, secco movimento della testa la ricacciò indietro e fissò a lungo il vecchio mago, poi chiuse gli occhi sullo sconforto evidente nelle iridi color dell’ebano.
- Hai detto bene, Albus: non sono un vigliacco e non ho bisogno di false illusioni per andare fino in fondo. Farò tutto quello che deve essere fatto, sperando ardentemente che ciò possa veramente servire a qualcosa. Lo farò per Hogwarts e per la sua gente, per la memoria di Lily, per suo figlio e per un mondo che non debba più vivere nella paura di finire stritolato tra le spire del Serpente. Ma lo farò anche e soprattutto per Lavinia. Per lei e per i figli che avrà, perché possano godere di un futuro fatto di pace e di sogni da realizzare. – dichiarò con voce ferma e profonda.
Era impressionante vederlo mentre pronunciava con estrema serietà le parole di quella promessa solenne.
Nero, granitico e maestoso, piantato saldamente nella neve a contrastarne il candore; sembrava un monolito alto, forte, impossibile da abbattere.
Riaprì gli occhi e tornò a guardare Silente. La disperazione era sparita, lasciando il posto ad un’espressione tenace di tranquilla risolutezza.
- Si sta facendo buio, è sceso il freddo e credo sia stato detto tutto. Penso proprio sia ora di tornare al castello, Albus…- mormorò brevemente.
Strinse il mantello a sè e ripercorse deciso la strada imbiancata, segnata dalle loro impronte.
Silente osservò per qualche secondo il suo incedere veloce e sicuro, reprimendo l’istinto di raggiungerlo per abbracciarlo. Sorridendo lievemente si accinse a seguirlo con qualche fatica.
– Aspettami, figliolo. Non ho più l’età per riuscire a sostenere il tuo passo. – commentò, ridacchiando bonario.
Severus si fermò per attenderlo e, quando il preside gli fu accanto e gli infilò la mano sotto il braccio, riprese a camminare più lentamente.
Rientrarono senza fretta, discutendo circa il programma scolastico che il professor Piton avrebbe seguito durante tutto il secondo quadrimestre.
Fu così che la professoressa McGranitt, affacciata per caso a una finestra, li vide varcare la soglia del castello: due figure imprecise, appena visibili nell’oscurità scesa ad avvolgere il parco, che procedevano piano mentre erano intente a dialogare.
 
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view post Posted on 28/5/2013, 15:08

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La sto leggendo, Ele, tutta, passo dopo passo. :wub:
Mi sto riservando di fare una recensione come si deve e a storia completata.
Però ci sono e ti seguo fedelmente. :)
 
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halfbloodprincess78
view post Posted on 28/5/2013, 15:18




Altro capitolo denso di sofferenza e interrogativi sul futuro.
Povero Severus, costretto a stare lontano dalla donna che ama e per di più consapevole di quello che deve fare, è terribile, hai descritto i suoi tormenti molto bene, come se li sentissi quasi tuoi.

CITAZIONE
Piton volse il capo con calma: una ciocca dei capelli corvini gli sfiorava il viso, mossa dal vento.
Con un breve, secco movimento della testa la ricacciò indietro e fissò a lungo il vecchio mago, poi chiuse gli occhi sullo sconforto evidente nelle iridi color dell’ebano.
- Hai detto bene, Albus: non sono un vigliacco e non ho bisogno di false illusioni per andare fino in fondo. Farò tutto quello che deve essere fatto, sperando ardentemente che ciò possa veramente servire a qualcosa. Lo farò per Hogwarts e per la sua gente, per la memoria di Lily, per suo figlio e per un mondo che non debba più vivere nella paura di finire stritolato tra le spire del Serpente. Ma lo farò anche e soprattutto per Lavinia. Per lei e per i figli che avrà, perché possano godere di un futuro fatto di pace e di sogni da realizzare. – dichiarò con voce ferma e profonda.

Qui mi sono commossa, Severus che si solleva dall'incertezza che reprime il tentennamento e si fa carico della sua promessa, per Silente ma anche per tutti gli altri che protegge da sempre. E' tremendo e doloroso da leggere pensando a quello che lo aspetta, a quei momenti sulla Torre che nessuno potrà mai cancellare.
Brava Ele, sempre più avvincente questa storia.
 
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view post Posted on 28/5/2013, 15:36
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CITAZIONE (pingui79 @ 28/5/2013, 16:08) 
La sto leggendo, Ele, tutta, passo dopo passo. :wub:
Mi sto riservando di fare una recensione come si deve e a storia completata.
Però ci sono e ti seguo fedelmente. :)

Grazie Kià, mi fa molto piacere. :wub: Mi spiace solo che chissà quanto dovrai aspettare ancora prima di arrivare alla fine! :P

CITAZIONE (halfbloodprincess78 @ 28/5/2013, 16:18) 
...Qui mi sono commossa, Severus che si solleva dall'incertezza che reprime il tentennamento e si fa carico della sua promessa, per Silente ma anche per tutti gli altri che protegge da sempre. E' tremendo e doloroso da leggere pensando a quello che lo aspetta, a quei momenti sulla Torre che nessuno potrà mai cancellare.
Brava Ele, sempre più avvincente questa storia.

Ed eccoti, mia fedele lettrice e compagna di "postaggio di opera omnia" :lol: Me felice di sapere che la storia ti sta ciapando! Purtroppo non ci saranno sorprese, come ben sappiamo, ma spero di essere riuscita anche nei prossimi capitoli a mantenere sempre alta la tensione di avvenimenti così dolorosi. Grazie per il tuo affetto e la tua costanza! :wub:
 
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halfbloodprincess78
view post Posted on 28/5/2013, 15:42




CITAZIONE (Ele Snapey @ 28/5/2013, 16:36) 
CITAZIONE (halfbloodprincess78 @ 28/5/2013, 16:18) 
...Qui mi sono commossa, Severus che si solleva dall'incertezza che reprime il tentennamento e si fa carico della sua promessa, per Silente ma anche per tutti gli altri che protegge da sempre. E' tremendo e doloroso da leggere pensando a quello che lo aspetta, a quei momenti sulla Torre che nessuno potrà mai cancellare.
Brava Ele, sempre più avvincente questa storia.

Ed eccoti, mia fedele lettrice e compagna di "postaggio di opera omnia" :lol: Me felice di sapere che la storia ti sta ciapando! Purtroppo non ci saranno sorprese, come ben sappiamo, ma spero di essere riuscita anche nei prossimi capitoli a mantenere sempre alta la tensione di avvenimenti così dolorosi. Grazie per il tuo affetto e la tua costanza! :wub:

Ahahahah, ultimamente non siamo più sincronizzate a postare! :P
So che non ci saranno sorprese ma sono curiosa di vedere come gestirai la morte di Silente e i sentimenti di Lavinia per Severus. Al momento immagino che si scaverà una sorta di baratro e mi inquieta parecchio. Grazie a te per questa bella Opera Omnia che seguo con piacere immenso. :wub:
 
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view post Posted on 28/5/2013, 18:24

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CITAZIONE (Ele Snapey @ 28/5/2013, 16:36) 
CITAZIONE (pingui79 @ 28/5/2013, 16:08) 
La sto leggendo, Ele, tutta, passo dopo passo. :wub:
Mi sto riservando di fare una recensione come si deve e a storia completata.
Però ci sono e ti seguo fedelmente. :)

Grazie Kià, mi fa molto piacere. :wub: Mi spiace solo che chissà quanto dovrai aspettare ancora prima di arrivare alla fine! :P

Tranquilla, io intanto leggo, prendo appunti e prendo nota. :)
 
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view post Posted on 18/6/2013, 12:51
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Dalla luna...

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Non é un commento, ma solo un appunto (però ho iniziato a leggere, ma devo riprendere in mano l'altra!).

CITAZIONE
- Lo so, lo so, ma lui è un modello più sofisticato e quando l’ho visto ho deciso di fare una piccola follia e di investire un po’ di soldini. Così ho potuto dargli capacità mnemoniche e logiche di livello superiore, e gli ho impostato la voce di Alan Rickman: non è una bomba? Pensa che mi aiuta anche nella scelta dei vestiti con un gusto davvero delizioso.

Oltre al portauovo di Kià, voglio assolutamente anche questo specchio!!!!!
 
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view post Posted on 19/6/2013, 15:17
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CITAZIONE (ellyson @ 18/6/2013, 13:51) 
Oltre al portauovo di Kià, voglio assolutamente anche questo specchio!!!!!

Eeeeeh, mi sa che siamo in tante a volerlo uno specchio così! ;) :lol:
 
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view post Posted on 26/6/2013, 16:26
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8




Il breve vialetto cosparso di ghiaia bianca che iniziava subito dopo la preziosa cancellata di ferro battuto, era affiancato da due file di eleganti cipressi.
Ogni giorno la custode, Mrs. Jackson, provvedeva a rastrellarlo con cura maniacale da qualsiasi impurità ne deturpasse il candore.
Ogni giorno Lavinia lo percorreva, quasi con deferenza, verso le cinque del pomeriggio, subito dopo il termine delle lezioni, per la sua passeggiata quotidiana lungo i sentieri che si perdevano tra le campagne circostanti.
Anche in quel luminoso pomeriggio di aprile Lavinia giunse al cancello della villa e lo varcò, salutando Mrs. Jackson intenta a raddrizzare una pianta di glicine vicino all’entrata della scuola.
Viveva al Collegio Privato di Magia e Stregoneria “Villa Belloncio” da qualche mese, ormai, ma non si era ancora abituata alla burbera scontrosità di Mrs. Jackson, che le veniva da considerare un po’ come la versione femminile di Gazza, appesantita da qualche chilo in più.
Sarebbe stata una magnifica vittima per Fred e George Weasley, se solo ne avessero avuta l’opportunità.
La custode rispose con il solito, scorbutico cenno di capo e Lavinia, che ormai non vi faceva più caso, si incamminò per il sentiero che si inoltrava verso i campi coltivati ad alberi da frutta e ulivi.
Davanti a lei, come ogni giorno, si apriva lo stupendo panorama delle colline maremmane dalle molteplici e smaglianti tonalità di verde, rese ancora più brillanti dalla luce del sole.
Quel paesaggio aveva il potere di allargarle il cuore. Colle Belloncio si ergeva dolcemente davanti alla scuola con i suoi prati rigogliosi, le rare cascine disseminate a regola d’arte e le macchie di cipressi alternate a quelle di pini marittimi.
La Toscana era meravigliosa e la sua bellezza spesso l’aveva aiutata a superare i momenti più difficili da che aveva lasciato Hogwarts… e Severus.
Ultimamente, poi, le giornate si erano allungate parecchio e la luce viva del sole era praticamente una garanzia in quel piccolo angolo di pace.
Tutto l’opposto rispetto alle Highlands, che però continuavano a mancarle tantissimo.
Si era abituata abbastanza bene ai ritmi lavorativi di Villa Belloncio, leggermente più impegnativi rispetto a quelli sostenuti a Hogwarts. Lì, infatti, le erano state assegnate alcune ore di insegnamento in più perché la preside, e direttrice della scuola, Delphine Valery Stevenson, adorava la materia di Levitazione con la Forza della Mente.
Il College era privato e ufficialmente riservato ai figli di cittadini inglesi residenti in Italia, per evitare che gli abitanti del luogo potessero nutrire sospetti sulla vera identità degli studenti che si iscrivevano e che erano, in realtà, giovani maghi.
A Lavinia quella sistemazione andava più che bene; aveva solo bisogno di piazzare un macigno grosso come un dolmen sul passato e, nel frattempo, di lavorare per mantenersi. Poi, avrebbe valutato il da farsi.
L’unico, enorme problema era che, a quattro mesi dalla maledetta sera in cui Severus l’aveva lasciata, si sentiva ancora paurosamente infelice, ora esattamente come allora.
Senza di lui nulla aveva più avuto significato. Non vederlo e non sentirlo più continuava a costituire un supplizio continuo a cui non era ancora riuscita a porre rimedio; l’allontanarsi dai luoghi che l’avevano vista felice non aveva ancora sortito alcun effetto positivo. Non ce l’aveva fatta nemmeno la bellezza riposante di Colle Belloncio, per i cui sentieri si costringeva a fare lunghe passeggiate, ogni pomeriggio, da sola, fino all’imbrunire.
La vita era ormai, a suo vedere, un susseguirsi di giornate senza senso, una sorta di tirare a campare sperando che ogni sorgere del sole portasse un pizzico di pace e il lento trascorrere del tempo lenisse un po’ il dolore che la tormentava.
Anche quel giorno, così uguale a tutti quelli che l’avevano preceduto, Lavinia aveva camminato per quasi due ore, respirando l’aria satura della primavera alle porte, ammirando lo spettacolo che le offriva la natura.
Come ogni giorno si era seduta sul ceppo situato al centro della vallata, sotto un maestoso, vecchio ulivo. Da lì aveva osservato a lungo l’azzurro intenso del cielo contro cui si stagliavano i rilievi morbidi delle colline; ne aveva studiato i colori che si alternavano e sfumavano, la verde spianata sottostante verso cui digradava il colle, i campi zeppi di papaveri rossi e quelli intensamente gialli di girasoli, gli animali al pascolo, il piccolo paese lontano arrampicato sui declivi da cui proveniva sempre, ad una certa ora, il rintocco attutito delle campane.
E, anche quel giorno, assaporando il silenzio che la circondava rotto solo da qualche breve ronzio d’ape, aveva pensato a come avrebbe voluto che Severus fosse lì, accanto a lei, a gustarne lo stesso incanto.
Gli occhi le si erano riempiti di lacrime: chissà perchè si sentiva più malinconica del solito.
Le mancava, terribilmente, infinitamente più delle Highlands. Niente e nessuno avrebbe potuto riempire il vuoto che aveva lasciato.
Era come se nel cuore si fosse aperto un buco nero e questa buia voragine senza fine avesse inghiottito tutto.
“Sindrome premestruale” pensò tra sé, sospirando rassegnata, e si accinse a tornare verso la villa.
Il Collegio era protetto da numerosi incantesimi di disillusione e respingi-babbani, e nascosto dagli alberi agli occhi dei rari passanti che percorrevano la strada principale, a un paio di chilometri da lì.
Quando Lavinia vi arrivò, le prime ombre della sera stavano già allungandosi sulla vallata.
Raggiunse i propri alloggi e iniziò a prepararsi per la cena.
La camera non aveva nulla da invidiare a quella che aveva lasciato a Hogwarts. Era ampia, calda, confortevole e Lavinia le aveva naturalmente conferito il proprio, caratteristico tocco personale, riducendola al solito campo di battaglia.
Mancava uno Specchio delle Brame ma in compenso quello che aveva a disposizione era molto ricercato, contornato da una preziosa cornice dorata in stile liberty. Era grande e perfetto, rifletteva l’intera persona e, soprattutto, non parlava.
Sul cassettone antico, alla destra del letto, tra i numerosi oggetti che vi aveva ammassato sopra, disordinatamente, campeggiava una foto.
Lavinia non ce l’aveva proprio fatta a strapparla: era troppo bella.
Ritraeva Severus a mezzo busto nell’atto di voltarsi, colto di sorpresa, a guardare verso l’obbiettivo con la solita aria truce che si stemperava in un seducente sorriso, dolce e affascinante insieme, per poi tradursi in una meravigliosa espressione canzonatoria e insolente.
Sapeva benissimo come tenerla lì fosse deleterio, perché continuare ad averlo davanti agli occhi non l’avrebbe certo aiutata a rimarginare la ferita, ma non aveva potuto farne a meno.
Uno sbatacchiare insistente di ali contro i vetri della finestra le annunciò che Andrew era tornato con la risposta alla lettera che aveva spedito qualche giorno prima.
Fece entrare il gufo e staccò la missiva appesa alla zampina.
Remus le aveva risposto subito. Sorrise lievemente, leggendo le prime righe in cui l’amico la informava sulle ultime novità fra lui e Tonks.
Pareva che si fosse finalmente deciso a dare qualche chance alla ragazza e la stesse frequentando un po’ di più rispetto al passato.
“ E brava la mia Testa di Licantropo.” commentò tra sé, soddisfatta, continuando a ridacchiare.
Aveva mantenuto con lui un regolare scambio epistolare; si sentivano via gufo almeno una volta alla settimana, così come con zia Minerva che le recava notizie dal castello, comprensive dello stato di salute di zio Albus.
In entrambi i casi, all’arrivo di posta proveniente dall’Inghilterra, Lavinia avvertiva sistematicamente un tuffo al cuore.
Ogni volta temeva, o forse sperava, di leggere qualcosa che riguardasse Severus.
Ma sia l’amico che la vice preside, avevano sempre accuratamente evitato di menzionarlo anche solo per sbaglio.
Stava proseguendo nella lettura, quando un breve tocco alla porta distolse la sua attenzione dal foglio.
- Avanti! – guardò verso il battente in legno che si apriva e vide spuntare la testa di un giovane, bruno e di corporatura media, munito di un eccezionale paio di occhi azzurri, trasparenti e brillanti.
Lavinia gli sorrise, invitandolo ad entrare con un cenno della mano.
- Ciao John, scusa se ti faccio aspettare. Stavo finendo di leggere la lettera del mio amico Remus Lupin.
- Non ti preoccupare, fai pure con comodo, sono in anticipo. – rispose il giovanotto, andando ad accomodarsi sull’unica sedia libera.
John Collins, uno dei due docenti di sesso maschile in forza a Villa Belloncio, era titolare della cattedra di Aritmanzia ed era pure, avendo l’altro insegnante, il professor Ebenezer Fitzpatrick, raggiunta la veneranda età di novantacinque anni, l’unico soggetto a beneficiare di attenzioni da parte del corpo studentesco di sesso femminile del college.
Lavinia ripose la missiva di Remus, decidendo di leggerla con calma dopo cena.
- Guarda che cosa ho rubato per te. - esordì il professor Collins, tendendole una magnifica rosa dai colori iridescenti.
- Oh John, ma è splendida, non dovevi! Spero che tu l’abbia fatto di nascosto dalla vecchia Flora. – esclamò Lavinia, afferrando delicatamente il fiore con aria rapita.
- Ma certo, che scoperta. Sai benissimo quanto sia morbosa quando si tratta delle sue creature. Se mi avesse scoperto a recidere una delle preziosissime Rose Meijerem custodite gelosamente in serra, mi avrebbe tagliato le mani!
Lavinia scoppiò a ridere, inspirando il profumo delicato del fiore.
Flora Birch era l’insegnante di Erbologia, la cui unica passione per tutta un’esistenza dovevano essere state le piante.
- Sono felice che questa rosa sia servita a farti tornare il buon umore… – azzardò il professor Collins, in tono serio.
- Oh, ma io ero già di buon umore… - ribattè la giovane donna cercando di assumere un’aria sorpresa. – Inoltre, ricevere la lettera di Remus mi ha fatto ancora più piacere.
- E’ inutile, con me non attacca. I tuoi occhi parlano chiaro: oggi sono particolarmente tristi.
Lavinia lo guardò imbarazzata senza sapere cosa ribattere. Il fatto che il suo malessere fosse così evidente la buttò ulteriormente a terra.
Con John Collins, che era più giovane rispetto a lei solo di qualche anno, aveva stabilito da subito un buon rapporto, anche se le dimostrava chiaramente un interesse che andava oltre la semplice amicizia.
Senza mai incoraggiarlo, aveva comunque trovato in lui una persona sensibile e comprensiva a cui non era stato possibile nascondere il motivo dei suoi frequenti momenti di depressione.
- Quando ti deciderai a far sparire quella foto? – la provocò in modo discreto, indicando con un cenno del capo il portaritratti da cui li occhieggiava Severus.
Lavinia abbassò gli occhi, senza parlare, e l’altro ne approfittò per continuare.
- Non è un buon metodo per curare le piaghe del proprio cuoricino sofferente, lo sai vero?
- Lo so John… Ma non posso…- rialzò lo sguardo velato di malinconia e lo diresse in quello intelligente e acuto dell’amico, scuotendo tristemente la testa. - Lui è in me, sempre. E’ nel mio cuore, nel mio cervello, nei miei occhi, nella mia pelle. E ci rimarrebbe, comunque… anche se rimuovessi quella foto.
John sospirò, si alzò e andò alla finestra, guardando pensierosamente il giardino sottostante per qualche secondo.
- Non siamo messi bene, a quanto sento, mia cara. – riconobbe, in un tono che sforzò di mantenere neutro. - Io non riesco a capire, scusa sai, ma non ce la faccio proprio. Quell’individuo ti ha lasciato in modo ignobile dopo averti illuso per tre anni, ti ha fatto soffrire oltre misura, ti ha distrutto l’esistenza e tu… Tu non riesci a dimenticarlo!? Ma è inconcepibile! Riesci a spiegarmi il motivo di tanta ostinazione nel volerti far del male? – mormorò, quasi più rassegnato che irritato.
Lavinia ancora una volta non rispose. Perfino lei non riusciva a comprenderne il perché: come avrebbe quindi potuto fornirgli una motivazione plausibile? Le capitava così, e basta. Magari avesse potuto schiacciare un pulsante in grado di azzerare all’istante ogni sentimento, ricordo o emozione.
Il giovane si voltò di nuovo a guardarla, e notò l’aria mortificata stampata sul suo volto.
Si affrettò quindi a cambiare tono e discorso.
- E allora sai dirmi, almeno, quando ti deciderai ad accettare il mio invito a cena? – buttò lì, allegramente.
- Beh, tra dieci minuti, mio cavaliere ardente. Il tempo di sistemarmi e di scendere in Sala Pranzo, dove potremo cenare insieme, come ogni sera d’altronde, di che ti lamenti? – rispose prontamente la ragazza, rianimandosi.
- Ok, ho capito. Mi toccherà aspettare ancora. Allora ti precedo, mia dolce pulzella, vado a conquistare i posti a tavola. A dopo. – ribattè il professore dedicandole un ultimo, lungo sguardo rassegnato e uscì dalla stanza con un sorriso.
“Forse dovrei provare veramente ad uscire con lui.” pensò Lavinia.
Aveva riflettuto spesso su questa opportunità, dicendosi che forse era venuto il momento di verificare l’attendibilità del famoso detto chiodo scaccia chiodo.
Sapeva anche, però, che non avrebbe mai più sopportato nessun’altra mano sul proprio corpo o nessun’altra bocca sulle labbra che non fossero quelle di Severus.
John aveva ragione. Era messa davvero malissimo.
Pensare al momento di ricostruirsi una vita sentimentale felice pareva un’utopia ma, altrettanto incredibile e inaccettabile, sarebbe stato continuare ad agonizzare sul ricordo di un uomo che l’aveva buttata via come un calzino usato.
La giovane donna si alzò stancamente dal letto. Era quasi ora di cena e doveva farsi ancora la doccia; avrebbe dovuto sbrigarsi anche se non aveva fame e di conseguenza nessuna voglia di raggiungere il refettorio.
Si fermò di fronte all’immagine nel portaritratti, proprio nel momento in cui lui si voltava a fissarla con quegli occhi neri e profondi come la notte, capaci ancora di farle provare forti brividi sulla pelle.
- Che dici… Forse è meglio accettare il consiglio del professorino e chiuderti nel cassetto? – sussurrò, allungando la mano a sfiorare il volto animato sulla foto. Dio, quant’era bello!
- Lo farò; non adesso, però, più avanti… Forse…

§§§§§§§§§§§



Inqualificabile!
Stavolta aveva passato il limite e non trovava nemmeno le parole per definire un tale, riprovevole comportamento.
Una rabbia incontenibile si agitava tumultuosamente nella sua testa mentre, a passo di carica, ripercorreva i corridoi affollati diretto verso l’ufficio di Silente, lasciando impronte bagnate sul pavimento.
Anche in quel frangente Potter si era rivelato ciò che aveva sempre pensato fosse: un ragazzino decerebrato, incosciente, bugiardo e impunito, tale e quale a quello sbruffone del padre.
C’era mancato poco che mandasse il giovane Malfoy all’altro mondo e, se lui non si fosse trovato per caso a passare nel corridoio accanto ai bagni fuori uso delle ragazze e non avesse sentito strillare Mirtilla, ora la scuola avrebbe dovuto rispondere della morte di uno studente per mano di uno scriteriato compagnuccio di scuola, privo del benché minimo senso di responsabilità.
Senza contare come, di conseguenza, se Draco fosse morto, egli stesso ne avrebbe fatto le spese, sempre a causa di quel maledetto Voto Infrangibile!
Aveva pure avuto il coraggio di prenderlo per i fondelli. Aveva osato mentire spudoratamente a lui in persona, riguardo il testo da cui aveva senz’altro attinto l’informazione che gli era servita per usare il Sectumsempra!
L’aveva sfidato ancora una volta, presentandogli con incredibile sfacciataggine il volume di Pozioni Avanzate appartenente a quell’altro cerebroleso del suo migliore amico Weasley, alias Roonil Wazlib, al posto del proprio, cioè di quello incriminato.
Severus si bloccò in mezzo al corridoio, folgorato da un pensiero improvviso, sotto gli occhi stupiti di un paio di studenti che lo avevano appena salutato rispettosamente.
Indirizzò lo sguardo, perso in ricordi lontani, verso l’apertura tra due colonne da cui si poteva osservare la fitta pioggerellina primaverile che scendeva imperterrita a bagnare il cortile di Trasfigurazione: come diavolo aveva fatto, Potter, ad entrare in possesso di quello che era stato il suo prezioso libro di Pozioni Avanzate? Il raro compendio di nozioni segrete su cui aveva vergato con minuzia miriadi di precise annotazioni e formule complicate, frutto di studio e di ricerca che avevano migliorato la qualità del proprio lavoro a tal punto, da permettergli di diventare lo studente migliore del corso di Lumacorno e, di conseguenza, di Hogwarts?
Di una cosa era certo: ora, finalmente, si era svelato l’arcano riguardo agli improvvisi, inspiegabili progressi di Potter in Pozioni, tanto sbandierati da Horace!
Il sangue gli ribollì, ripensando alle frecciatine che aveva dovuto subire durante l’ultimo Consiglio Insegnanti da parte di Minerva McGranitt: “Vedi, Severus, che non era il ragazzo ad essere poi così incapace, ma tu a pretendere troppo?”
Ragazzino sciocco e presuntuoso! Come aveva osato mettere le mani indegne su quel tesoro prezioso, appartenuto a lui e solo a lui, il Principe Mezzosangue?
E, soprattutto, dove diavolo poteva averlo nascosto, pur avendo a disposizione pochissimo tempo, così da riuscire a non consegnarglielo?
Doveva rientrare assolutamente in possesso dell’antico testo scolastico. Conteneva troppi segreti importanti che lo riguardavano e avrebbero potuto diventare un’arma pericolosissima nelle mani sbagliate, esattamente come era già accaduto pochi istanti prima.
Si rimise in marcia, ripercorrendo con la mente quello che era appena successo.
Pensò a come, di primo acchito, l’immagine di Draco riverso nell’acqua arrossata che allagava il pavimento del bagno gli avesse ghiacciato il sangue nelle vene.
La vista di Potter, lì accanto, paralizzato dall’orrore e tremante, con la bacchetta ancora alzata tra le mani gli aveva immediatamente chiarito l’accaduto, nonostante avesse stentato a crederlo.
Aveva reagito in una frazione di secondo. In casi del genere era indispensabile attivarsi immediatamente: il Sectumsempra era un sortilegio oscuro che non lasciava scampo, se non si interveniva con rapidità.
Sì passò una mano sul volto. Era stanco, da morire.
Gli ultimi mesi erano stati pesantissimi, vissuti sempre sotto una tensione costante e snervante. Voldemort stava giungendo ormai all’ultimazione del piano di conquista di Hogwarts: pretendeva da lui continue informazioni e che fosse presente sempre più spesso alle frequenti riunioni fra Mangiamorte che degeneravano, quasi regolarmente, in banchetti orgiastici o riti sacrificali.
Era a conoscenza di come Draco avesse ricevuto l’ordine di uccidere Silente, ma non era ancora riuscito a sapere in che termini e modalità pensasse di farlo.
Il ragazzo ormai non si fidava più di lui perché, molto probabilmente, lo riteneva responsabile di aver scalzato il padre dal posto privilegiato che aveva sempre occupato presso l’Oscuro Signore e, quindi, non gli aveva confidato mai nulla riguardo l’incarico affidatogli.
La sola certezza era costituita dal fatto che il giovane Malfoy ci stesse già provando, eccome, anche se con sistemi goffi, improvvisati e poco convinti.
L’ultimo tentativo era stato quello che aveva quasi ammazzato Ron Weasley, dopo che anche Katie Bell era rimasta vittima di un incantesimo oscuro.
Tutte dimostrazioni di come Draco non avesse ancora trovato un sistema veramente efficace per centrare l’obiettivo, e ciò preoccupava oltremodo Severus.
Non aveva idea di che cosa aspettarsi ma sentiva dentro di sé, con profondo sgomento, crescere la convinzione che alla fine sarebbe stato costretto a soddisfare la folle richiesta del preside, quella cioè di ucciderlo!
Un incubo che mai e poi mai avrebbe voluto affrontare.
Un’azione terribile che lo avrebbe consegnato definitivamente all’inferno, in barba ai vaneggiamenti di Silente, riguardo a come sarebbe stato in realtà da riconsiderare il suo risolutivo intervento omicida.
“Tu solo sai se evitare a un vecchio sofferenza e umiliazione sarà un danno per la tua anima…” *
Erano state le parole che gli aveva rivolto Silente, subito dopo avergli chiesto di sollevare il giovane Malfoy dalla terribile responsabilità di assassinarlo, per evitare che la sua anima ancora integra si “guastasse”.
Si sentiva sfinito.
La vista si appannò e fu costretto a sostenersi alla parete, assalito da un lieve capogiro.
- Si sente poco bene, professore?
Spalancò gli occhi in faccia ad una studentessa del quinto anno di Serpeverde, sbucata da chissà dove, che lo stava osservando un po’ preoccupata.
Per tutti i Gargoyle! Avrebbe giurato di essere solo in quel tratto di corridoio, perciò si era concesso quel fugace momento di debolezza.
Si raddrizzò prontamente, sovrastandola di un bel pezzo con la propria altezza.
- Affatto, signorina Greenwood, mi sento in perfetta forma… – rispose, ricorrendo all’inquietante tono di voce basso e modulato che utilizzava quando voleva mettere a disagio le persone. - E lei, a quest’ora, non dovrebbe trovarsi nell’aula di Rune Antiche per la lezione? – proseguì, freddandola con un’occhiata polare.
Abigail Greenwood incassò la testa nelle spalle e si affrettò a imboccare la direzione consigliata, senza azzardarsi ad aggiungere alcuna giustificazione al proprio Capocasa.
Severus riprese il cammino verso lo studio del preside, recuperando il filo delle riflessioni perso poco prima.
L’assenza di Lavinia era un’altra, pesante aggravante che si aggiungeva a quel periodo nefasto.
Non era trascorso giorno senza che l’avesse pensata un’infinità di volte, nonostante tutto quello che aveva per la testa.
Se solo fosse stata lì, accanto a lui, il carico di responsabilità che lo stava sfiancando sarebbe stato più sopportabile.
Si domandava spesso che cosa stesse facendo e quali persone fossero accanto a lei, da che se ne era andata.
Il castello poi, era un unico, grande altare alla memoria di ciò che era stato il loro amore e ogni angolo glielo ricordava impietosamente.
Si aspettava di vedersela sbucare all’improvviso da qualche aula, o in Sala Grande per cena e, passando davanti a quella che era stata la sua stanza, gli pareva addirittura di sentire aleggiare ancora la scia di profumo appena lasciata dal suo passaggio.
Una vera tortura che contribuiva a rendere tutto ancora più difficile.
Si accorse di essere giunto, nel frattempo, davanti al gargoyle che presidiava l’entrata dell’ufficio di Silente.
Era suo dovere riferire al preside riguardo al grave accaduto e informarlo del fatto che avrebbe preso volentieri a calci nel sedere il Prescelto ma, non potendolo fare, si sarebbe limitato a garantirgli una severa punizione in sostituzione di tutti gli allenamenti di Quidditch, a cui il ragazzo doveva presenziare in qualità di capitano della squadra di Grifondoro.
A quell’idea non poté fare a meno di sorridere malignamente poi, prima di entrare, cercò di recuperare la consueta maschera di impassibilità.
Nemmeno più ad Albus avrebbe concesso il privilegio di indovinare il suo reale stato d’animo.
Resistere. Ecco ciò che doveva fare ormai, resistere fino in fondo, nonostante si sentisse spossato.
Pronunciò la parola d’ordine necessaria a far spostare il gargoyle e imboccò le scale in movimento dietro al mostro di pietra, sparendo alla vista dell’ignaro Gazza che stava sopraggiungendo dalla parte opposta del corridoio, brandendo la consueta ramazza.


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* HP e i doni della Morte
 
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view post Posted on 27/6/2013, 18:07
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7




Un inizio veramente tragico. Ogni volta che penso alla forzata convivenza di Severus con Minus, il traditore colpevole della morte di Lily, rabbrividisco. Non riesco ad immaginare come possa aver fatto a non strozzarlo, povero.
Tu Ele ci sei riuscita, invece, e hai reso perfettamente l’atmosfera e la rabbia che prova Severus contro se stesso, contro Minus e contro il mondo intero.
Ho apprezzato la scelta delle parole che descrivono, per il lettore, il profondo dolore, la solitudine e il disagio di Severus e lo fanno sentire in sintonia con i suoi pensieri, con il suo cuore e con le emozioni che prova.
Giorni felici paragonati con il gelo di questo Natale: doloroso e straziante se ami Severus Piton!

La seconda parte del capitolo ha fatto arrabbiare me, davvero! Sei stata bravissima, e penso che questo era ciò che volevi ottenere.
La figura di Minerva ne esce stupenda e intatta, quella di Silente dal mio punto di vista assolutamente no. Silente qui è l’uomo che manovra a scapito dei sentimenti e della vita di Severus, sono forti le immagini con cui lo hai rappresentato una più di tutte l’ho letta e riletta più volte perché è lui, è lì, è il mio Severus:
CITAZIONE
Era impressionante vederlo mentre pronunciava con estrema serietà le parole di quella promessa solenne.
Nero, granitico e maestoso, piantato saldamente nella neve a contrastarne il candore; sembrava un monolito alto, forte, impossibile da abbattere.


Invece Severus è un uomo, è solo un uomo dentro il cuore, coraggioso, determinato, ma con l’anima spezzata: non può più volare alto nei sogni che per poco, solo per troppo poco, l’hanno accarezzato.
Poco conta l’inutile tentativo di Albus di consolarlo, anzi, l’ho trovato sciocco e deleterio per Severus.
Grande uomo che sottobraccio conduce e accompagna quel vecchio che egli avrebbe tanto voluto gli fosse padre e che nonostante tutto gli sta facendo tanto male.
Brava Ele, bravissima, la tua prosa scorrevole e densa di significati e immagini mi ha conquistato in questo capitolo più che in altri. :wub:

8



Che tu conosca bene ed ami la Toscana è un fatto indiscutibile! La descrizione del luogo in cui Lavinia si è rifugiata potrebbe assomigliare ad una fotografia fatta dal tuo punto di vista, per mostrare a chi ti legge dove si svolge l’azione. E’ una splendida foto con i colori caldi e perfetti tutti al loro posto. Non si perde nulla e tutto acquista significato illuminato – o meglio – oscurato dai sentimenti di Lavinia, dalla sua pena e dalla perdita incolmabile che sente dentro di sé.
Tu, sadica, piazzi una foto di Severus bella e dolce davanti ai suoi occhi. Poi arriva il professorino e personalmente ti ho odiata un po’.
Ci metti del tuo per rendermelo antipatico e lo sai! Questo John Collins già so che mi farà soffrire!

Nella seconda parte del capitolo l’azione torna dentro il libro e lo fa con disinvoltura, credo di averti già detto come sono inseriti nella trama con perfezione chirurgica i brani che scrivi paralleli ed intrecciati alla trama principale.
Alla fine ero in lacrime, - ma io sono una dalla lacrima facile e lo sai – perché me lo sono visto davanti straziato e orgoglioso, inflessibile e fragile, dignitoso e disperato.
Cito l’ultima frase che ha rotto gli argini della mia emozione:
CITAZIONE
Nemmeno più ad Albus avrebbe concesso il privilegio di indovinare il suo reale stato d’animo.
Resistere. Ecco ciò che doveva fare ormai, resistere fino in fondo, nonostante si sentisse spossato.


Sei un po’ sadica, ma tanto, tanto brava! :wub:

Edited by chiara53 - 28/6/2013, 17:49
 
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halfbloodprincess78
view post Posted on 8/7/2013, 16:02




Capitolo 8

Quanta fantasia nel creare questo nuovo rifugio per Lavinia, sembra uscire dalle parole scritte e manifestarsi come un immagini vivida e quasi conosciuta. Il Professorino mi fa quasi pena, penso che alla fine verrà messo in un angolino e credo che a lui Lavinia piaccia anche parecchio e anche se lei pensa solo a Severus potrebbe venirne fuori un triangolo interessante (è la mia passione per i manga che parla). Ho trovato immensamente triste il dolore di Severus che resta sempre e comunque forzatamente chiuso dentro di lui, Lavinia almeno ha la possibilità di esternare mentre Severus tutto quello che può fare è resistere. Complimenti Ele, per la prosa scorrevole e per la storia che si fa sempre più avvincente. Alla prossima.
 
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166 replies since 27/11/2012, 17:51   3270 views
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