Il Calderone di Severus

Sfida n. 3 FF Una festa in Sala Comune

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Beatrice G.
view post Posted on 9/2/2007, 21:48 by: Beatrice G.




Titolo: Festa in sala comune

Autore: Beatrice

Tipologia:One shot

Rating: per tutti

Personaggi: I Grifondoro, McGranitt, Percy Weasley, Lyt Hellison.

Pairing:Nessuno

Epoca: Primo o Secondo anno di Harry Potter a Hogwarts

UNA FESTA IN SALA COMUNE

Chi bussava a mezzanotte passata alla porta dell’ufficio di Lyt era Percy.
Lyt si alzò dalla scrivania e andò ad aprire. Infatti era Percy, non si era sbagliata. Si trovò davanti la sua faccia lentigginosa e raggrinzita.
Sorrise lievemente massaggiandosi il naso sotto l’appoggio degli occhiali. “Dimmi Percy, c’è qualche problema?”
Percy arricciò il naso. “Infatti c’è un problema professoressa.” Sembrava seccato e insieme vergognato.
“Sono subito da te.” Rispose Lyt dolcemente. “Sistemo l’ufficio.”.
Si avvicinò alla scrivania e spense le candele soffiandoci sopra, quindi chiuse i quaderni che aveva davanti e infine chiuse la porta con un giro di chiave. Percy la guardava con un’aria di disapprovazione.
Percorsero in silenzio il corridoio e la scala, quindi Percy sembrò trovare il coraggio di fare la domanda che da tempo gli bruciava sulle labbra. Lyt sorrise, aspettando, mentre la stessa domanda la sentiva formularsi nella sua testa. Quindi Percy si decise: “Perché fa tutto a mano?”
“A mano?” chiese Lyt con dolcezza.
“Senza la magia. Perché anche prima non ha usato la magia?”
Lyt sentiva anche un “Non ne è capace?” che non arrivò mai. “Oh!” disse lei sorridendo “Si trattava solo di spegnere due candele. Piuttosto dimmi, Percy, come mai sei venuto da me? Qual è il problema?”
Il suo accento straniero suonava sempre spiacevole alle orecchie di Percy che mal sopportava quella voce. Restò un attimo in silenzio, poi drizzando le spalle assunse un’aria pomposa: “Credo che nella sala comune della mia casa c’è qualcosa che dovrebbe vedere.”
Lyt sentì di nuovo la risposta formarsi nella sua testa. “Una festa?” chiese divertita.
Percy la guardò di scatto, con aria quasi offesa. “Come fa a saperlo? Chi ha fatto la spia stavolta?”
Lyt lo rassicurò con un sorriso, che tuttavia, lo sapeva, non avrebbe sortito l’effetto nemmeno troppo voluto. “Nessuna spia, Percy, semplicemente, di solito gli studenti a scuola qualche volta organizzano feste non autorizzate di notte. Se fosse stato qualcosa di grave saresti stato più preoccupato che arrabbiato.”
“È oltraggioso.” Rispose Percy dopo una pausa ricomponendosi. “Domani questa storiella avrà fatto il giro della scuola.”
“Capisco.” Rispose Lyt che man mano si era portata lievemente dietro di Percy e lo seguiva facendosi guidare docilmente verso la torre del Grifondoro.
Arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa che questa volta vestiva interamente di bianco, strati su strati di veli, e stava leggendo qualcosa con aria assai assonnata.
“Sei tornato Percy?” Gli chiese.
“Ovviamente.” Rispose lui dando la parola d’ordine. Il ritratto si aprì scoprendo il buco rotondo. Percy e Lyt vi scivolarono dentro senza far rumore come chiesto da Percy.
Nella sala comune i Grifondoro erano tutti svegli, allegramente chiassosi, e sui tavoli campeggiavano dolci, panini e succo di zucca che i gemelli avevano rubato dalle cucine.
D’un tratto piombò il silenzio e più di una cinquantina di visi si voltarono verso i due nuovi arrivati che ora stazionavano davanti all’entrata.
George Weasley si trovava giusto a fianco dei nuovi indesiderati ospiti. Li guardò un attimo perplesso, poi guardò Lyt dal sopra in giù per via che la superava di una spanna abbondante in altezza e ne indicò i capelli lisci e malamente rossi: “Ehi prof, ha la ricrescita scura”.
Lyt lo guardò seriosa. “Ah, sì, lo so. Non voglio più rifare il colore.” Gli confidò poi con voce fintamente bassa.
Fu la risata generale. E fu anche la goccia che fece traboccare il vaso già stracolmo di Percy.
Indignato se ne uscì dal buco rotondo.
“Dove va?” Chiese Seamus.
“A chiamare la McGranitt. - Credo.” Aggiunse in fretta Lyt dopo che tutti la guardarono stupiti chiedendosi come faceva a saperlo.
“Allora sarà un guaio per tutti.” Disse Ron. “Senza contare quello che dirà Percy a mamma.” Si sedette su una poltrona.
Per tutti proprio tutti no, pensò Lyt guardandosi attorno e vedendo che mancava qualcuno all’appello, per esempio Hermione. Non avrebbe mai partecipato ad una festa di quel genere, anche se Lyt sapeva che in quel momento era seduta in cima alle scale del dormitorio femminile con le orecchie tese.
Non passarono che pochi minuti che Percy rientrò con la McGranitt al seguito la cui espressione fu assai diversa da quella di Lyt. Le labbra si strinsero in una riga sottile, quindi si guardò attorno soppesando ognuno. Infine guardò i tavoli e il rialzo del caminetto. “Non voglio sapere chi è stato in cucina a rubare.” Disse rigida facendo intendere di avere comunque le idee molto chiare.
Quindi il suo sguardo indagatore raggiunse Lyt che si trovava ancora nell’angolino vicino all’entrata e che rimanendo piuttosto dietro la McGranitt era adesso l’ultima della sua ispezione a trecentosessanta gradi. In piedi sorrideva con il viso appoggiato al palmo di una mano leggermente reclinato in avanti. La McGranitt non disse nulla. Tuttavia comprese perfettamente l’espressione degli occhi scuri di Lyt, divertiti dietro le lenti degli occhiali, che la guardavano da sopra la montatura, semicoperti dalla lunga frangia.
La McGranitt pensò che la collega era proprio brutta, quindi si irrigidì nella posizione più severa che poté trovare. Infine però riuscì solo a dire: “Mi aspetto ora che torniate immediatamente ai vostri letti. Mi vedo costretta a togliere cinque punti al Grifondoro. E spero che non succeda più. Anche se non siete nei corridoi ma nella vostra sala comune è comunque un’infrazione alle regole organizzare una festa non autorizzata perché, come potete ben capire, se non fosse contro le regole si chiamerebbe festa autorizzata.”
“Beh, non fa una grinza.” Sussurrò George alle orecchie di Lyt.
La McGranitt lanciò un’ultima occhiata indagatoria alla sala, quindi si fermò su Harry che in piedi accanto al muro teneva le mani dietro la schiena.
“Che cosa ha lì signor Potter?” gli chiese.
Harry scosse la testa. “Ah, niente, io, torno di sopra…”
”Le mani signor Potter.”
Harry guardò Ron sconsolato, quindi facendo qualche passo avanti rovesciò sul tavolo davanti alla McGranitt una grossa quantità di dolcetti alla vaniglia.
“Molto bene, ora puoi tornare a letto signor Potter.”
Uno ad uno i Grifondoro si dileguarono dal salone e tornarono ai dormitori. Restò un penetrante profumo di dolci e zucchero fruttato.
Quindi la McGranitt si voltò e sparì in uno svolazzamento di mantello; Lyt la seguì fuori dalla porta tonda. Senza parlare si diressero verso la Sala Grande.
“Credo che tu possa tornare a letto Lyt, non c’è nulla da fare qui per te.” Disse la McGranitt.
Lyt sorrise e la salutò, prendendo la direzione opposta.
“Non è stata una risposta molto educata devo dire.” Affermò una voce tranquilla alle sue spalle e Lyt si rallegrò nel riconoscerla. “Ehi Remus. Che fai in giro a quest’ora?”
“Oh, perlustro. Praticamente sto cacciando gente fuori nei corridoi. Anche se” sorrise “quelli del Grifondoro saranno tutti alla festa.”
Lyt era assai divertita. “Le buone nuove volano anche di notte. È passata qualche spia o cosa?”
“È passato Percy infuriato. È la terza volta che succede quest’anno. Tu non eri ancora arrivata.”
“Fantastico. Quindi non è nuova la McGranitt a tutto questo.”
“Non è nuova ma non ci riesce a fare l’abitudine. Tuttavia non è mai troppo severa. È Percy che non vorrei avere mai come professore.”
”Ah, sì, capisco.”
Lupin fece una pausa e la guardò di traverso. “A te non piace Percy vero?”
“No.” Confessò Lyt. “E nemmeno a te si direbbe.”
Lupin scrollò le spalle. “Non mi fa una bella impressione. Ma è un ragazzo molto serio. The?”
Presero la strada che portava all’ufficio di Lupin. “Un the volentieri, grazie. Serio? Forse. Seria è una persona che ha una sola parola, che parla e dice cose vere e oneste, che fa ciò che dice… e non sempre dice ciò che fa.” Aggiunse con un sorrisetto da gatta che Lupin colse divertito. “Non è serio solo chi non ride mai.”
“Beh, è indubbiamente un ragazzo molto preparato. Comunque, non hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto: perché non hai risposto a Minerva quando ti ha trattata male?”
“Non me l’hai fatta la domanda.” Lyt arricciò il naso. “Niente domanda niente risposta.”
“D’accodo. Perché?”
“È stanca e preoccupata, ha molto da fare. E sono anche le due di notte.”
“È la una e un quarto. E sai benissimo che quello che hai detto non è vero.”
Lupin si chiuse alle spalle la porta. L’aula di Arti Oscure era calmissima a quell’ora di notte, con un poco di chiarore lunare che entrava dalle alte finestre; non faceva per nulla paura. Lyt prese un profondo respiro pregno di odore caldo di vecchi e caldi libri.
“Beh, è la vicepreside; dopo Silente è lei che fa tutto. E poi ha la responsabilità dei Grifondoro, deve mantenere la disciplina nella sua casa.”
“Come gli altri tre capicasa devono mantenere la disciplina nella loro.” Disse Lupin sorpassandola e salendo la breve scala che portava all’ufficio, dietro la cattedra. “E visto che Silente si occupa di tutto, direi che come vicepreside ha ben poco da fare. Oltre preoccuparsi per le partite di Quidditch intendo.” Terminò ammiccante. Con un colpo di bacchetta accese il fuoco e cominciò a farvi scaldare l’acqua mentre Lyt si sedeva dall’altro lato della scrivania spostando un plico di fogli e due libri sulla copertina di uno dei quali lampeggiava un gigantesco girasole.
“Anche tu sei stata allieva qui. Lo sai come funzionano le cose. E sai anche che l’insegnante di babbanologia non è tenuta in grande considerazione.” Lupin si fermò, ma Lyt poté sentire tutto il resto del ragionamento.
“Sì, lo so. Figlia di babbani, insengnate di babbanologia, beh, sono figlia d’arte, che pretendi di più?” Sollevò divertita la tazzina blu opaco e sorseggiò il the bollente.
Lupin sorrise e non disse nulla.
“Lo sai che gira voce che hai scarse capacità pratiche? In fatto di magia intendo. Ma io non ci credo, sono stupide superstizioni verso i figli di babbani e…”
“No no, ci devi credere invece perché è perfettamente vero. Ho scarsissime capacità pratiche io.”
Lupin la guardava stupefatto, ma Lyt sorrideva e beveva il the perfettamente tranquilla come se avesse detto che intendeva solo andare a dormire. “Sì, infine la uso abbastanza poco la magia.”
Lupin fissava pensieroso il suo the senza sapere cosa dire e cercando nella sua testa un’idea per cambiare discorso.
“Guarda che non mi offendo. Non c’è bisogno che tenti di cambiare argomento. Dico davvero, non mi offendo!” Lyt sorrideva divertita dall’imbarazzo del collega.
Era uno dei pochi che riusciva a considerare collega e a cui riusciva a rivolgersi chiamandolo per nome. Non essendo mai stata sua allieva, come era invece stato per la maggior parte degli altri insegnanti, riusciva a considerarlo suo pari. A tutti gli altri si rivolgeva ancora chiamandoli ‘professore’. E sapeva anche che questo poteva creare un certo disorientamento in loro.
E ciò la divertiva molto.
Lupin sembrò sollevato.
“Cos’hai dimenticato oggi?” Chiese Lyt quando la sua attenzione fu attirata da una ricordella spenta che giaceva sulla scrivania insieme ad altre mille cianfrusaglie.
“Ah, non è mia. È di un ragazzo di Serpeverde. Ci stava giocando oggi in classe.”
“A volte a me servirebbero, ma non c’è mai nessuno che me le spedisce, e io non ho tempo di andarle a comprare. Ora vado a dormire Remus, o domani non riuscirò a reggere quelli del quarto anno per due ore intere, poi quelli del sesto per altri due, e poi un consiglio di classe, e poi, ah sì. Grazie del the allora, di tutto.”
“Ti accompagno.”
“Non ti preoccupare, so la strada, anche se come è sempre stato continuo a sbagliare piano.”
Lupin sorrise. “A domani allora.”
“Ci conto.” Gli fece un accenno di saluto militare e si avviò per i corridoi.
Dietro l’angolo vide un ombra che riconobbe essere quella di Piton, e la evitò. Quindi voltò per tornare nel suo ufficio.
Fu quando giunse all’altezza dell’aula di storia della magia che udì un vociare sonoro e si fermò per vedere cosa stesse accadendo. Era Percy che litigava con i gemelli. Nessuno dei tre aveva una bella espressione. Percy era più arrabbiato che mai, e i due gemelli sembravano tanto stupiti da non riuscire quasi a parlare.
“Ah! Giusto lei professoressa.” Disse Percy quando la vide entrare dalla porta. Sul tavolo a cui era appoggiato Fred c’era un bellissimo scarabeo azzurro egizio che Lyt non aveva mai visto.
Lyt si riscosse un attimo e riportò l’attenzione al litigio. Ormai le pareva davvero eccessivo. “Ora basta.” Disse dolcemente. “Tutti quanti. Non è caduto il mondo. Questa volta siete fuori dalla torre del Grifondoro, ed è notte, ciò non è permesso a nessuno. Tornate immediatamente al dormitorio, mancano solo cinque ore alla mattina. Coraggio. Marciare. Un! Due!”
I due gemelli si avviarono ma Percy rimase indietro.
“Mi aspettavo che la McGranitt prendesse provvedimenti più severi.” Disse dopo una pausa. “Certo ha tolto solo cinque punti per salvare l’orgoglio; è vergognoso. Se ne avesse tolti di più la notizia sarebbe circolata subito, sarebbe stata una vera vergogna.”
Percy prese il passo e si avviò verso il dormitorio seguito da Lyt che non parlava.
“Non avrei voluto scomodarla!” Esclamò infine secco.
“E perché lo hai fatto?” Chiese Lyt.
Percy si fermò di botto e la guardò disgustato. “Credevo che Lei meritasse più fiducia. Credevo fosse in grado di far rispettare una certa disciplina.”
Lyt sorrise lievemente.
“Anche se poi ne sono stato costretto, non ho chiamato subito la McGranitt perché mi vergognavo troppo a dirle che nella sua casa stava succedendo… quello che è successo. Quindi! Ho chiamato Lei.”
Percy si fermò in attesa di una risposta o di una difesa che non arrivò. Allora raddrizzò le spalle e raccolse la veste. “Credo che la prossima volta chiamerò qualcuno di più competente. Anche il professor Piton per esempio.”
Lyt sorrise e alzò un sopracciglio. “Io te lo sconsiglio Percy.” Disse.
E lo sorpassò.

Riletta, corretta e stampata il 9 febbraio 2007

Edited by Beatrice G. - 6/3/2007, 15:11
 
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