Allora, ho finito di leggere
Ossessione e... no, non mi è piaciuto per niente.
Ero riuscita a trovare in libreria, usati, tutta la collana dei grandi tascabili della Bompiani di King (quelli col titolo in rilievo e colorato lucido) e, oltre a titoli che avevo già letto, ho beccato 2 novità. Una era
Ossessione e l'altro
Uscita per l'inferno, che sto leggendo ora.
L'inizio è già strano, e io l'ho letto senza aver sbirciato la trama, quindi la mia faccia è stata da subito O___O
Ho scoperto che questo è il primo dei libri che King ha pubblicato celandosi come Richard Bachman. La storia è molto diversa rispetto ai romanzi classici di King, a partire da elementi soprannaturali. Il romanzo rientra, infatti, a pieno titolo nel genere thriller. Infatti non ha proprio niente di horror!
Un ragazzo, Charlie Decker, entra a scuola armato, spara a due insegnanti e prende la classe in ostaggio.
Questo è il succo della trama, condita da tutti i pensieri strani, stranissimi del protagonista. Infatti, iniziando a leggere, mi sono detta "ma questa cosa è folle!".
Dal momento in cui prende in ostaggio la classe (con dentro in aula il cadavere di uno degli insegnanti freddati), comincia una lunga fase, fatta da flashback sulle precedenti esperienze di Charlie che fanno capire cosa ha passato nella scuola, e da momenti nei quali lui stesso obbliga i suoi ostaggi a rivelare segreti, anche imbarazzanti, e a “chiedere scusa” per i comportamenti poco corretti.
La prima cosa assurda è che nessuno dei compagni si ribella o cerca di fuggire (a parte uno). Stanno tutti lì imbambolati a parlare e a fare quello che dice Charlie, che, ok, è armato, ma molto spesso l'autore ci fa notare che punta la pistola verso se stesso, oppure dimentica di ricaricarla (spara qualche volta verso la polizia che tenta di farlo ragionare), cioè tutti episodi dove chiunque avrebbe potuto strappargliela di mano e neutralizzarlo.
Ma ciò non accade mai e, anzi, una ragazza chiede di andare in bagno, esce dalla classe e... poi torna in classe!!!
Dal momento in cui Charlie prende in ostaggio tutti comincia una folle "terapia di gruppo", dove tutti si mettono, a turno, a raccontare gli affari propri, il tutto con parecchi flash back del protagonista, rivolti alla sua infanzia o ai suoi anni precedenti.
Questo libro è fuori produzione per stesso volere di King per via dell'argomento trattato, quale pessimo esempio per qualunque ragazzino. Dopo alcune di queste stragi "scolastiche", all’autore fu chiesto di togliere il romanzo dalle librerie per paura di nuovi folli emuli. Lui accettò ma, come fece capire durante la prefazione di Blaze molti anni più tardi, non amava comunque questa storia e non gli dispiaceva che fosse ormai irreperibile.
Ho anche scoperto che il romanzo venne tolto dal commercio, perchè una copia del romanzo fu trovata in casa di un ragazzo che nel 1997 si rese protagonista di un episodio simile.
Indubbiamente eliminare un libro dagli scaffali non fa dimenticare a un ragazzo come usare una pistola, però questo libro di King, oggettivamente, in mani sbagliate, può portare a reputare giusto e corretto il comportamento di Charlie, completamente assecondato dai suoi compagni.
Ed è qui la maggiore assurdità della storia. Tutte le persone sequestrate da Charlie, ragazzi come lui, a parte uno che diventerà poi la "pecora nera" del gruppo giusto perchè continua a ricordare a tutti che Charlie ha "solo" ucciso 2 insegnanti e dato fuoco al suo armadietto (e mesi prima aveva picchiato quasi a morte un altro insegnante).
Folle, completamente folle. E per questo non mi è piaciuto, soprattutto perchè non sono MAI riuscita ad immedesimarmi nella mente distorta del protagonista.
Ma Charlie perchè è così? Perchè è impazzito? Semplice... perchè già da piccolo aveva seri problemi mentali, problemi che lui imputa a suo padre che, invece, appare ben altra cosa al lettore intelligente.
Sia chiaro il padre con lui non è il massimo come figura paterne e le sue reazioni sono troppo violente.
Però Charlie non viene aiutato nè dalla madre nè dal padre, questo è poco ma sicuro.
Vi cito un brano, un flash back di quando Charlie era piccolo:
CITAZIONE
In un giorno dell'autunno 1962 mi è venuto in mente di prendere a sassate le controfinestre che mio padre si accingeva a montare intorno alla casa. Erano i primi d'ottobre, un sabato, e mio padre si disponeva al suo lavoro come sempre, con quella precisione meticolosa che precludeva errori e sprechi.
[...]
Tutt'a un tratto pensai a come sarebbe stato bello fracassare tutte quelle controfinestre. Romperle a una a una, prima il vetro superiore e poi quello inferiore.
Penserete che fosse un attacco di sete di vendetta, cosciente o inconscio, un modo per punire il mio vecchio tutto sputo e olio di gomito, ciurma in coperta. Ma la verità è che non ricordo che mio padre c'entrasse in alcun modo nella mia ispirazione improvvisa. Era una giornata splendida. Io avevo quattro anni. Era una bellissima giornata d'ottobre, perfetta per rompere finestre.
Riattraversai il prato, estrassi un sasso dalla tasca e lo scagliai verso la controfinestra posata accanto alla finestra del soggiorno. Lo scagliai con tutte le forze. Mancai il bersaglio. Tirai fuori un altro sasso e questa volta andai a piazzarmi proprio sopra la finestra. Un alito gelido mi attraversò la mente, turbando i miei pensieri per un attimo infinitesimale. Non avrei potuto sbagliare. E non sbagliai.
Poi feci il giro di tutta la casa rompendo le finestre. Prima quella del soggiorno, poi quella della sala di musica.
Stavo contemplando l'ultima finestra rimasta, quella dello studio, quando una mano mi piombò sulla spalla e mi fece ruotare su me stesso. Era mio padre. Fuori di sé. Non l'avevo mai visto così furioso. I suoi occhi erano grandi e si morsicava la lingua fra i denti come se stesse per avere una sincope. Cacciai un grido, per la paura che mi mise addosso. Era come se vostra madre vi si fosse presentata all'improvviso a tavola con addosso una maschera di Halloween.
"Bastardo!"
Mi sollevò di peso, tenendomi per le caviglie con la destra e per un braccio con la sinistra, poi mi scaraventò per terra. Fu violento. Credo che ci mise tutta l'energia fisica che aveva a disposizione. Rimasi senza fiato a guardarlo da terra e vidi lo sgomento sbocciargli sul viso e dissolvere l'impeto d'ira. Non ero in grado né di piangere né di parlare e nemmeno di muovere il diaframma. Sentivo un dolore paralizzante al petto e all'inguine.
"Non volevo farlo," mi disse, inginocchiandosi accanto a me. "Stai bene? Tutto bene, Chuck?" Mi chiamava cosi quando giocavamo a lanciarci la palla dietro casa.
I miei polmoni tornarono a funzionare in un risucchio spasmodico. Spalancai la bocca e lasciai partire un raglio possente. Fu un verso che mi spaventò e mi fece gridare una seconda volta ancora più forte. Le lacrime mi sbriciolarono la visuale in una miriade di sfaccettature. La mamma smise di suonare.
"Non avresti dovuto rompere quelle finestre," mi disse mio padre. La collera si stava sostituendo allo sgomento. "E adesso piantala, sii uomo, Cristo."
Mi rimise bruscamente in piedi proprio nel momento in cui la mamma arrivava di corsa da dietro l'angolo della casa, ancora in sottoveste.
"Ha rotto tutte le controfinestre," le spiegò mio padre. "Vai a metterti qualcosa addosso."
"Che cos'è successo?" esclamò lei. "Oh, Charlie, ti sei tagliato? Dove? Fammi vedere!"
"Non si è tagliato," ribattè mio padre con aria disgustata. "Ha paura di buscarle. E, quant'è vero Iddio, le prenderà eccome!"
Io corsi da mia madre e le schiacciai la faccia contro la pancia, trovando il conforto della morbida seta della sua sottoveste e del suo dolce odore. Mi sentivo la testa gonfia e polposa come una melanzana. Dalla bocca mi uscivano ormai solo quei ragli gracchianti da asino. Chiusi gli occhi e li tenni stretti.
"Come sarebbe a dire, suonargliele? È livido! Se gli hai fatto male, Carl..."
"Si è messo a piangere quando mi ha visto arrivare!"
Le loro voci arrivavano a me dall'alto, come dichiarazioni amplificate dalla cuna delle montagne.
"Sta arrivando una macchina," disse mio padre. "Torna in casa, Rita."
"Vieni, tesoro," mormorò mia madre. "Fa' un sorriso alla mamma. Un bel sorrisone." Mi staccò da sé e mi asciugò le lacrime sotto gli occhi. A voi è mai successo che vostra madre vi asciugasse le lacrime? Su questo hanno ragione i poetucoli: è una delle più belle esperienze del mondo, che merita il primo posto insieme con la prima partita e il primo sogno sporco. "Su, tesorino, su, papà non voleva arrabbiarsi così."
"Quelli erano Sam Castinguay e sua moglie," dichiarò mio padre. "Così sei riuscita a dare a quella linguaccia qualcosa di cui chiacchierare per tutta la settimana. Spero..."
"Vieni, Charlie," mi disse la mamma prendendomi per mano. "Ci facciamo una cioccolata. Nella mia stanza del cucito."
"All'inferno," sbottò mio padre. Io mi girai a guardarlo. A pugni stretti, era fermo a gambe diva-ricate davanti all'unica finestra che aveva salvato. "La vomiterà tutta dopo la strigliata che ho in serbo per lui."
"Tu non striglierai nessuno," sentenziò mia madre. "L'hai già quasi spaventato a morte..."
Allora lui le saltò addosso, senza più pensare che era in sottoveste, senza più pensare a Sam e a sua moglie. L'afferrò per una spalla e le indicò la controfinestra della cucina con il vetro fracassato. "Guarda! Guarda! È stato lui! E adesso tu vuoi dargli in premio la cioccolata! Non è più un neonato, Rita, è ora che la pianti di imboccarlo!"
Io mi rimpicciolii contro il fianco di mia madre, che si liberò della sua mano con uno strattone. Per un attimo sulla spalla le rimasero le impronte bianche delle dita di mio padre; subito dopo il bianco diventò rosso.
"Entra in casa," gli disse con calma. "Ti stai comportando in modo irragionevole, Carl."
"Ho intenzione di..."
"Non voglio sapere che cosa hai intenzione di fare!" gli gridò improvvisamente lei, avanzando di un passo. Lui si ritrasse d'istinto. "Entra in casa! Hai già fatto abbastanza danno! Entra in casa! Vai da qualche amico a bere qualcosa! Vai dove ti pare! Ma... sparisci!"
"Punizione," ringhiò lui. "Nessuno ti ha insegnato questa parola all'università, o erano troppo occupati a riempirti la zucca delle loro stronzate progressiste? La prossima volta potrebbe rompere qualcosa di più prezioso di una finestra. E di qui a qualche tempo potrebbe spezzarti il cuore. Distruzione coatta..."
"Vattene!" strillò lei.
Io ricominciai a piangere, intimorito questa volta da tutti e due. Per un attimo mi trovai in mezzo, vacillante, poi mia madre mi raccolse prendendomi fra le braccia. Mi diceva che non era successo niente, mi esortava a stare tranquillo, ma io osservavo mio padre, che si era voltato e se ne andava a grandi passi pesanti come un ragazzino imbronciato. Solo allora, per la prima volta, dopo aver visto con quale esperta e micidiale facilità era stato scacciato, cominciai a permettermi di ricambiare il suo odio.
Mentre bevevo la cioccolata con mia madre nella sua stanza del cucito, le raccontai come mio padre mi avesse scaraventato per terra. Le dissi che papà aveva mentito.
Mi fece sentire invincibile.
La reazione del padre è esagerata, ok, ma l'atteggiamento della madre non è di certo d'aiuto.
In ogni caso, la morale della favola, qual'è?
Che alla fine l'evidente pazzo non è detto che sia l'unico? Alla fine tutti i compagni di Charlie nascondono delle stranezze, delle insicurezze o qualche piccola dose di follia, ma il lettore intelligente, nonostante questo messaggio di King, non riesce a giustificare Charlie.
La svolta della sua vita è stata svelare la follia dei compagni? E per questo ha dovuto prendere una classe in ostaggio e ammazzare due persone? Ma per favore!
Ma il top dell'assurdità la raggiungiamo verso il finale, quando il compagno "pecora nera" viene additato da tutti i compagni di Charlie come "quello strano", quello coi problemi che non ha permesso a loro di aiutarli, non parlando e non condividendo, come avevano fatto tutti, i suoi personali problemi.
Ripeto: folle. Educativo? No, ma non l'ho mai preteso da King, considerando il genere che tratta, ma qui andiamo nell'esatto opposto. Capisco perchè il libro, pur potendolo trovare nel vasto mondo dell'usato, in libreria, o anche su Ebay o altri siti, è stato ritirato e sono d'accordo, pur restando un libro da cui qualunque persona intelligente può prendere le distanze.
No, non lo consiglio a nessuno. E' una perdita di tempo che lascia ben poco, se non qualche rimpianto di non averlo speso meglio.
Sto leggendo
Uscita per l'Inferno, ora. Non è horror, ma rispetto a quest'orrore (per altri versi XD) è una boccata d'ossigeno e mi piace, anche se è un altro romanzo che non è un horror classico di King.
Appena l'avrò finito lo recensirò volentieri.
Edited by Ale85LeoSign - 24/7/2012, 12:41