| Le preferenze di Severus per il cibo?
No, non credo proprio che ne abbia. Mangia solo perché è necessario per le sue funzioni vitali: non riesco a percepire alcun suo piacere nel nutrirsi. Del resto, non sarebbe così magro se amasse mangiare! Inoltre la Rowling ce lo conferma: Piton riesce ad assentarsi ben due volte alla cena di inizio anno scolastico, nel 2° e nel 6° libro. Certo, deve prendersi cura di Harry, che risulta malauguratamente e pericolosamente assente in entrambe le occasioni, ma Piton non sembra particolarmente dispiaciuto d’essersi perso il banchetto iniziale! Credo che Silente e Minerva si prendano cura di lui e controllino che si presenti in Sala Grande ogni giorno all’ora dovuta.
Mi immagino Minerva che bussa discretamente alla pesante porta del suo studio e gli fa il solito, lieve cenno di richiamo: lui sbuffa appena, poi guarda con aria incerta il calderone. Il sorriso che Minerva gli rivolge cela un piccolo rimprovero: Severus solleva un poco il sopracciglio e lancia un’occhiata alla vecchia pendola; poi, con la bacchetta, obbediente e rassegnato, spegne il fuoco ed il bollore subito si calma. Un’ultima occhiata alla sua pozione, quasi di desiderio, poi segue in silenzio Minerva, nel frusciare discreto del suo lungo mantello nero.
Silente, invece, compare all’improvviso in mezzo alle fiamme, il volto impertinente a sorridergli dietro alle lenti a mezzaluna. Severus finge di non vederlo, finché il crepitio delle fiamme si fa fastidioso: il sorriso di Silente è troppo luminoso per continuare ad ignorarlo. Severus sospira profondamente, gli occhi fissi alla vecchia pergamena del pesante libro che tiene delicatamente tra le mani: quasi con amore accarezza con dita lievi la fragile pagina, con fatica si stacca da lei, solo per mormorare uno stizzito: - Va bene, Albus, va bene: ora arrivo! -
La prima colazione, invece, dopo la Cruciatus notturna cui Voldemort l’ha lungamente sottoposto, no, non riesce proprio a gradirla, ma l’affronta con orgoglio, il capo dolorosamente ritto in mezzo agli studenti. (Luci e ombre del cristallo: Cap. 8 – Natale a casa Malfoy) Scrollò il capo davanti al riflesso nello specchio: troppo pallido, troppe occhiaie, troppe rughe incise sul volto stanco e scavato. Dimostrava almeno dieci anni di più dei suoi quasi 36 anni. Troppe Cruciatus, negli ultimi mesi, per indispensabili informazioni non rivelate e per torture non praticate con la pretesa crudeltà. La Cruciatus di Voldemort ogni volta lasciava il segno dolorosamente più a lungo , la testa che scoppiava il mattino dopo in Sala Grande, mentre le grida degli studenti si sovrapponevano, in fin dei conti perfino gradite, sebbene gli trapassassero impietosamente il cranio, a ben altre urla che ancora gli inchiodavano l’anima. Così tornava lentamente a rivivere in quest’altra realtà diurna, così meravigliosamente insignificante e monotona, anche se così a lungo vituperata quando era ancora la sua unica realtà d’attesa. La rimpiangeva, ora che danzava su quel filo sottile, tra la vita e la morte, il bene ed il male, la luce e le tenebre. Era sempre più penoso camminare orgogliosamente ritto in mezzo ai tavoli vocianti, i muscoli ancora irrigiditi dal dolore, le ossa brucianti e la pelle tesa fino al punto di lacerarsi. Ma non avrebbe mai ceduto, mostrando loro il suo strazio. Anche sedersi era un tormento, quasi le giunture delle ginocchia non funzionassero più dopo tutto quel tempo passato alla impietosa mercé del suo odiato Signore d’un tempo. Di mangiare, neppure se ne parlava, nonostante la gentile insistenza di Minerva: lo stomaco si rifiutava recisamente, ancora orrendamente contorto, e poi l’intestino non sarebbe stato in grado di svolgere il necessario lavoro. No, si limitava a sorbire solo un po’ di tè caldo, giusto per ritrovare un po’ di tepore, riuscendo a fatica a dominare il lieve tremore alle mani che ancora non lo voleva abbandonare. Poi la nuova giornata di lezione, sempre tediosamente e gradevolmente uguale alla precedente, ancora e sempre a leggere il sospetto negli occhi degli allievi ed il forzato rispetto nello sguardo dei colleghi, imposto ed ottenuto solo grazie all’autorità di Silente. Quel mattino della vigilia di Natale avrebbe solo voluto dormire ancora un poco, ma con l’agognato sonno arrivava il consueto tormento degli incubi ed anche quella breve pace gli era negata. Erano sei mesi, ormai, che mangiava poco e dormiva meno. Maledizione, c’era un motivo più che valido se perdeva peso a vista d’occhio e diventava sempre più pallido!
Se il cibo non gli interessa, Severus mi pare invece più attratto dal bere. Non che pensi che lui sia un ubriacone, ma il 2° capitolo del 6° libro mi ha confermato un’idea che già avevo da tempo.
Me lo immaginavo così: nel freddo silenzio del suo sotterraneo Severus non si nega il conforto di una buona coppa di pregiato vino rosso, mentre annega lo sguardo nei riflessi di sangue del sottile cristallo e tormentosi ricordi lo assalgono. L’antico libro rimane aperto a lungo sulle sue gambe, i vecchi caratteri neri sembrano contorcersi e rincorrersi sulla pergamena sottile, la sua pallida mano abbandonata quasi senza vita tra di loro. Poi serra gli occhi di colpo e sospira: un nuovo sorso del sanguigno liquido scorre nella sua gola, a ricacciare indietro il dolore, nel fondo del suo cuore.
Oppure, altra immagine che spesso si dischiude davanti ai miei occhi (e ancora il 6° libro me lo ha confermato, con quel liquoroso regalo di Lumacorno a Silente: con chi volete che se lo beva?), vedo Silente avvicinarsi alla porta del suo sotterraneo, ma non fa tempo a bussare: il pesante portoncino si apre e l’ombra della stanza lo avvolge. Il vecchio Preside scuote il capo e tende la mano verso il camino che s’illumina all’improvviso del riverbero di fiamme rigogliose. Silente ammicca mostrando a Severus una polverosa bottiglia di pesante ed istoriato cristallo: un liquido scuro brilla con riflessi d’ambra. Severus solleva piano una mano e le fiamme si abbassano, mentre due bicchierini lievitano nell’aria fino a poggiarsi sul tavolino davanti a lui: - Non c’è bisogno di tutta quella luce, Albus: lo verso io nei bicchieri, questa sera! -
Ecco, ora i Dissennatori si allontanano: era da tempo che non scrivevo così, tanto per scrivere, per il piacere che mi da. Grazie Ranze!
Bene, ora mi sento meglio e vado a leggere quello che avete scritto voi.
Cioccolato... mmmm... che tentazione...
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