Nel difendere il professor Piton dall’accusa più infamante per un professore, l’accusa, cioè di aver abusato della sua autorità, di aver aggredito e percosso,nella sua veste di insegnante presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, in diverse occasioni e sotto l’apparenza di legittime punizioni scolastiche, con l’utilizzo di vari mezzi magici e/o materiali e/o psicologici, minori, verso i quali egli era,
in loco parentis, responsabile della loro incolumità fisica e psicologica, provocando rilevanti danni fisici e/o psicologici ai suddetti minori, vorrei iniziare da alcune domande, che all’apparenza potrebbero apparire retoriche.
Di cosa si occupa un educatore?Di pedagogia, ovviamente. Ma cos’è la pedagogia? Può essere definita, in senso lato, come la ricerca che mira a stabilire i fini e i metodi del processo educativo, attraverso il quale, in una società, avviene la trasmissione delle conoscenze e dei valori da una generazione all’altra; questo processo generalmente avviene all’interno di una relazione tra un membro più competente (l’educatore) e uno meno competente (l’allievo) all’interno dello stesso contesto socio-culturale (in un paese, in una comunità religiosa, in una comunità di maghi, etc.).
Fra i compiti di un educatore rientra, senza ombra di dubbio, una volta stabiliti i fini che si propone di raggiungere – cioè quali conoscenze intende trasmettere e sviluppare nell’allievo –, quello di decidere i mezzi più adatti allo scopo, individuando i modi per intervenire concretamente nella relazione con l’allievo. Una volta, cioè, stabilito cosa ritiene prioritario insegnare nell’ambito della materia di sua competenza, deve trovare il modo più idoneo di farlo affinché lo studente, correttamente stimolato, impari qualcosa in maniera critica, affinché lo recepisca concretamente e correttamente. Appurato ciò, sorge un’altra domanda
Quali sono le competenze dell’educatore?Nel corso della storia, dall’antichità sino al Medioevo, all’educatore veniva sostanzialmente richiesto solo ed esclusivamente di
conoscere le materie che insegna. Già in questa ampia fase storica però, alcuni pensatori manifestano la consapevolezza che le competenze di chi educa non dovrebbero fermarsi qui: ad esempio Socrate, paragonando l’insegnamento alla maieutica (nell’antichità, l’arte dell’ostetricia), afferma che il vero maestro non trasmette acriticamente le sue conoscenze all’allievo, ma deve aiutarlo, piuttosto, a trovare da sé e in sé le conoscenze di cui necessita.
In pratica, si è iniziato a pensare che un buon educatore deve essere non solo preparato nella materia che insegna, ma deve avere anche altre competenze specifiche.
Alcuni dei più importanti educatori del XIX secolo (Rousseau e Pestalozzi), che hanno maggiormente influenzato la
didattica del nostro secolo, avevano le idee ben chiare sulle metodologie da utilizzare. Secondo il loro pensiero, era necessario adattare i metodi didattici alla naturale crescita del bambino, attraverso lo sviluppo armonioso di tutte le sue facoltà (mente, cuore e mano). Pestalozzi sosteneva infatti la necessità per l’educatore di conoscere non solo l’allievo e le materie che gli si insegnano, ma anche i metodi più efficaci per trasmettere la conoscenza..
Un buon educatore deve avere infatti delle competenze anche in quella che viene definita come
“metodologia didattica”, intesa come "modo e arte di insegnare", come un agire intenzionale e ordinato per raggiungere risultati educativi prefissati. La metodologia didattica riguarda dunque l’organizzazione dell’insegnamento (strategie, tecniche, strumenti), che ha luogo soprattutto, ma non solo, nella scuola come luogo privilegiato di trasmissione culturale. Per questo motivo non si può considerare la didattica semplicemente come una teoria dell’istruzione ma, più in generale, come il sistema delle tecniche impiegate nel rapporto educativo per promuovere l’acquisizione di specifiche e particolari abilità.
La didattica ha a che fare in particolare con il modo di insegnare (il come), più che con i contenuti o gli obiettivi dell’insegnamento, ma è chiaro che non è possibile distinguere in maniera netta il "come insegnare" dal "che cosa si insegna" e dal "perché lo si insegna". Ad un buon educatore si richiede dunque l’individuazione e l’impiego di strategie, tecniche, strumenti di insegnamento idonei e specifici per raggiungere i suoi scopi. E’ necessario cioè considerare la lezione come modo per comunicare un certo argomento, suscitare negli allievi interesse e motivazione, trasmettere cultura e così via, il tutto in relazione all’allievo, alle sue capacità e alle risorse che egli mette in gioco nell’apprendere.
Per poter fare ciò, un buon educatore deve avere anche una buona conoscenza della
psicologia dell’età evolutiva, ovverosia di quella branca della psicologia che studia i processi di cambiamento che si verificano durante la crescita. E’ stato appurato, infatti, soprattutto grazie all’opera di Sigmund Freud e di altri studiosi come John Broadus Watson, che le variabili ambientali incidono in modo determinante sullo sviluppo e sul comportamento dei bambini. Attraverso l’opera di questi studiosi si è capito che gli adolescenti, dai 12 anni in poi, acquisiscono la capacità di formulare ipotesi a partire dall’osservazione della realtà e dedurre nuovi concetti sulla base di concetti già acquisiti. A partire da quest’età infatti, la formazione della personalità è considerata un processo attraverso il quale gli adolescenti imparano a evitare e a gestire i conflitti. In questo senso, è importante la reazione dell’ambiente in cui questi ultimi si trovano abitualmente.
Per poter far ciò, appare dunque necessario avere anche delle buone conoscenze di
sociologia. Oggi infatti, nell’ambito della pedagogia, si parla di educazione in riferimento alla maturazione dell’intera personalità, quindi anche degli aspetti affettivi e sociali oltre che intellettuali. Inoltre, la pedagogia ha concentrato la sua attenzione sull’individuo singolo, ha cioè perlopiù riflettuto sulla relazione che può svilupparsi tra un educatore e il singolo allievo, la classe scolastica ed il gruppo sociale a cui appartiene.
Studio principale della sociologia nell’ambito pedagogico è, dunque, la socializzazione intesa come processo con cui si impara la differenza tra comportamenti accettabili e non: ci si aspetta, ad esempio, che i bambini comprendano che l’aggressione fisica, così come il furto e l’inganno, sono comportamenti da biasimare, al contrario della cooperazione e dell’onestà. Alcuni studiosi affermano che la socializzazione si raggiunge attraverso l’imitazione o tramite un processo educativo che implichi lodi e punizioni. I teorici contemporanei, comunque, mettono in luce il ruolo fondamentale dei processi cognitivi, quali la percezione, il pensiero e la conoscenza: una socialità matura, infatti, implica che una persona, consciamente e inconsciamente, riesca a capire le regole del comportamento sociale che governano le varie situazioni.
Il processo di socializzazione include anche, ovviamente, l’acquisizione del concetto di moralità. Lo psicologo americano Lawrence Kohlberg ha dimostrato che il pensiero morale passa attraverso tre livelli: a quello più basso (preconvenzionale), l’individuo obbedisce alla regola per evitare la punizione (è il livello caratteristico dei bambini molto piccoli); a quello intermedio (convenzionale), ci si adegua alle regole per uniformarsi alle norme sociali; al livello più alto (postconvenzionale), la persona comprende i principi morali universali necessari per la sopravvivenza nella società, anche se spesso non si comporta di conseguenza.
Chi, dunque, meglio di un educatore può fare ciò, atteso il suo ruolo di formatore della personalità dei suoi studenti?
A questo punto dunque, analizzata in linee generali la teoria dell’educazione, per riassumere si può dire che all’educatore, per poter svolgere appieno le proprie funzioni, vengono richieste competenze in quattro ambiti principali:
- nei contenuti che insegna;
- nella psicologia;
- nella metodologia didattica;
- nella sociologia[1].
Il prof. Piton educatoreAppurato di cosa si occupa, in linea di massima, un educatore e quali devono essere le sue competenze, non ci resta che calarle nel caso pratico, ovverosia metterle in relazione al prof. Piton ed al particolare ambiente in cui opera.
Dunque, il prof. Piton deve analizzare una micro-società, la realtà con cui ha a che fare in qualità di educatore, conoscere approfonditamente i suoi allievi, i loro caratteri e punti deboli, in modo da scegliere, di volta in volta, i metodi più adatti per raggiungere i fini stabiliti, cioè per promuovere nell’allievo i cambiamenti che si ritengono auspicabili ed in modo da fargli apprendere ciò che
l’educatore insegna nella maniera migliore ed in base alle sue conoscenze, nonché ai valori ed alle convinzioni a cui il gruppo sociale di appartenenza fa riferimento. Deve far riferimento cioè agli studenti in quanto esseri sociali, interagenti cioè con altri individui, e quindi: le relazioni e le norme che stabiliscono (linguaggi, convenzioni, costumi, riti, leggi ecc.); gli aggregati e le strutture che creano (gruppi, famiglie, classi, istituzioni ecc.); i ruoli e i fenomeni che la relazione tra gli individui produce (status, poteri, conflitti ecc.). Nel caso specifico, appare opportuno sottolineare come la micro-società di riferimento non debba essere intesa
latu sensu, ovverosia come tutta la società, ma una porzione di essa, quella con cui un educatore viene a contatto per lo svolgimento del suo compito: gli studenti di Hogwarts. In questo processo formativo,
la metodologia didattica si occupa di definire nel dettaglio i contenuti da trasmettere all’allievo, i modi più adatti per comunicarli e anche i modi attraverso cui verificare se e in che misura questa comunicazione è stata efficace, cioè se e in che misura siano stati effettivamente prodotti nell’allievo i cambiamenti e gli apprendimenti che si intendeva promuovere.
Ciò richiede il ricorso alle discipline che hanno per oggetto l’uomo: dalla sociologia alla psicologia, per citare solo quelle più evidentemente coinvolte. Ora, non vi è dubbio che il professor Piton abbia una
preparazione universalmente riconosciuta e certamente superiore a quella di molti dei suoi colleghi non solo nella materia che insegna, Pozioni, ma di tutta la magia, universalmente intesa, nonché delle capacità che fanno di lui una persona eccezionale, superiore a molti grandi maghi. Vorrei portare a tal proposito alcuni esempi:
- Il prof. Lupin,che, alla luce dei suoi rapporti passati con il prof. Piton[2] certamente non può essere considerato come una persona molto propensa a fargli dei complimenti senza alcun motivo. Tuttavia, lo stesso Lupin riconosce le abilità del prof. Piton come pozionista ed occlumante[3].
- Lo stesso Hagrid ha una buona opinione del prof. Piton. All’accusa di Hermione di aver lanciato il malocchio sulla scopa di Harry durante la sua prima partita di Quiddich, sostiene incondizionatamente la sua innocenza[4].
- Sirius(Harry Potter e il calice di fuoco, cap. 27, pag. 452), dice del prof. Piton che “Quando è arrivato a scuola, conosceva più incantesimi di metà degli allievi del settimo anno”. Affermazione che inequivocabilmente ci fa supporre la sua indubbia preparazione già da studente, e non solo in Pozioni.
- Nel difendere la pietra filosofale, usa una sciarada. La stessa Hermione, certamente una delle studentesse più brillanti della scuola e che non prova certo una grande simpatia per il prof. Piton[5], dice di lui: "Geniale! Questa non è magia: è logica. Si tratta di una sciarada. Ci sono tanti grandi maghi che non hanno un briciolo di logica: loro sì che restebbero bloccati in eterno".(Harry Potter e la pietra filosofale, pagg. 270-271).
- Anche altri studenti sono consci delle capacità del prof. Piton. Percy, ad esempio, (Harry Potter e la pietra filosofale, cap. 7, pag. 122) nel presentare il prof. Piton ad Harry durante il banchetto iniziale del primo anno, dice: “Quello è il professor Piton. Insegna Pozioni, ma non gli piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure”.
- Infine, permettetemi un’opinione personale:il prof. Piton dev’essere stato un buon direttore, visto che Serpeverde, prima dell’arrivo di Harry Potter, ha vinto per sei anni consecutivi la Coppa delle Case.
Dunque, appurata la competenza del prof. Piton nelle arti magiche globalmente intese, dobbiamo necessariamente osservare attentamente l’ambiente in cui si trova ad operare come educatore. Passiamo ad analizzare alcune parti della prova n°5 dell’imputazione n° 3, ovverosia di aver abusato della sua autorità di insegnante. Qui si vede Harry Potter, assieme a molti altri studenti di Grifondoro,
mancare di rispetto al prof. Piton, prenderlo in giro in diverse occasione o addirittura accusarlo di azioni molto gravi, nonostante venisse ripetutamente difeso da altri professori. Per quale motivo? A causa di mere sensazioni, per errate supposizioni, per la pretesa di saperne più di lui, sempre e comunque. Analizziamo assieme alcuni brani dei libri:
- Accadde all’improvviso. L’insegnante dal naso adunco guardò dritto negli occhi di Harry, oltre il turbante di Raptor, ed un dolore acuto attraversò la cicatrice sulla fronte del ragazzo. “Ah!”, esclamò Harry, passandosi una mano sulla fronte. “Che cosa c’è?” chiese Percy. “N-niente”. Il dolore era svanito così come era venuto. Più difficile da scuotersi di dosso fu la sensazione che Harry aveva provato per via dello sguardo dell’insegnante …. la sensazione di non essergli affatto simpatico ( Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 122 - LETTERA E, prova 5, imputazione 3);
- (Harry, ndr) “Sapete che cosa significa questo? Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste! Ecco dove sta andando quando lo abbiamo visto … sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!”. Hermione lo ascoltava con gli occhi sbarrati” No … non lo farebbe mai” disse. “Lo so, non è molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto stretta sorveglianza”. “Ma senti un po’, Hermione, credi davvero che tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere?” rimbeccò Ron. “Io sono d’accordo con Harry. Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta cercando? E a che cosa fa la guardia quel cane?”( Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 175/176 - LETTERA F, prova 5, imputazione 3);
- “Lo sapevo!” ansimò Hermione. “Piton …guarda!”. Ron afferrò il binocolo. Piton Stava sulla gradinata dirimpetto alla loro. Teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava qualcosa sottovoce. “Sta combinandone qualcuna delle sue … sta facendo il malocchio alla scopa” disse Hermione. “Ed ora che facciamo?”. “Lascia fare a me.”.…..”Dai Hermione, sbrigati” mormorava Ron disperato. Hermione si era fatta largo tra gli spettatori per raggiungere il palco dove si trovava Piton ed ora stava correndo lungo la fila di sedili alle spalle di lui; non si fermò neanche per chiedere scusa al professor Raptor quando lo urtò facendolo cadere a faccia avanti. Una volta raggiunto Piton, si accucciò, tirò fuori la bacchetta magica e bisbigliò alcune parole scelte con cura. Dalla bacchetta sprizzarono delle fiamme blu che andarono a colpire l’orlo dell’abito di Piton. Ci vollero trenta secondi perché Piton si rendesse conto di aver preso fuoco (ammissione cap. 16, pag. 263, ndr).
…(nella capanna di Hagrid,ndr) “E’ stato Piton” spiegava Ron. “hermione ed io lo abbiamo visto; stava lanciando una maledizione sulla tua scopa, borbottava e non ti levava gli occhi di dosso”. “Stupidate”, disse Hagrid. “E perché mai Piton doveva fare una cosa del genere?”. Harry, Ron ed Hermione si guardarono l’un l’altro, chiedendogli che cosa dovessero dirgli. Harry decise per la verità. “Ho scoperto qualcosa sul suo conto” disse ad Hagrid. “Il giorno di Halloween, ha cercato di eludere la guardia del cane a tre teste. E quello lo ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che il cane sorveglia, qualunque cosa sia.…”Ma Piton sta cercando di rubarlo!” “Stupidate” tornò a ripetere Hagrid”. Piton è un insegnante di Hogworts, vuoi che faccia una cosa del genere?” E allora perché poco fa cercava di ammazzare Harry?” gridò Hermione. “Senti un po’ Hagrid, io lo capisco quando qualcuno sta facendo il malocchio; ho letto tutto sull’argomento! Bisogna mantenere il contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L’ho visto benissimo!”. “Ed io vi dico che prendete un granchio” disse Hagrid accalorandosi. Non so perché la scopa di Harry si è comportata in quella maniera, ma Piton non cercherebbe mai di ammazzare uno studente” Ed ora statemi bene a sentire tutti e tre: vi state immischiando in cose che non vi riguardano. E’ pericoloso”.( Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 182/183 - LETTERA G, prova 5, imputazione 3); - “Aspetta un po’...” mormorò Harry a Ron. ‘C’è una sedia vuota, al tavolo degli insegnanti... Dov’è Piton?’Il professor Severus Piton era l’insegnante meno simpatico a Harry. E si dava il caso che Harry fosse lo studente meno simpatico a Piton. Crudele, sarcastico e sgradito a tutti, tranne agli studenti della sua Casa (Serpeverde), Piton insegnava Pozioni.‘Forse è malato!’ disse Ron tutto speranzoso.‘Forse se n’è andato’ disse Harry, ‘perché ancora una volta non è stato nominato insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.‘O magari è stato licenziato!’ suggerì Ron con entusiasmo. ‘Voglio dire, tutti lo detestano...’‘O forse’ disse una voce glaciale alle loro spalle, ‘sta aspettando di sapere perché voi due non siete arrivati con il treno della scuola. (Harry Potter e la Camera dei Segreti, pag. 72/76 - LETTERA D, prova 5, imputazione 3);
- Era vero che da quando Hagrid se l’era fatto sfuggire di bocca, avevano sfogliato i libri in cerca di quel nome, perché in quale altro modo avrebbero potuto scoprire che cosa stava cercando di rubare Piton? ( Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 188 - LETTERA H, prova 5, imputazione 3);
- “Ma volete piantarla di fare confusione?” strillò. “Questo è precisamente il genere di sciocchezza che ci farà perdere la partita! Stavolta, l’arbitro è Piton, che certo non mancherà di trovare tutte le scuse per togliere punti al Grifondoro!”. A quelle parole, George Weasley cadde per davvero dalla scopa. “L’arbitro è Piton?” esclamò con la bocca ancora impastata di fango. “E da quando in qua fa l’arbitro per le partite di Quidditch? Se per caso superiamo il Serpeverde, sarà tutt’altro che imparziale”.(Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 206 - LETTERA I, prova 5, imputazione 3);
- (Ron, ndr) “Rilassati, Harry: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c’è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto strappare una gamba”.(Harry Potter e la Pietra Filosofale, pagg. 250/251 - LETTERA L, prova 5, imputazione 3).
- La vigilia della prima partita di Harry, si trovavano tutti e tre fuori dal cortile gelido, durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e tre la schiena, quando Piton attraversò il cortile. Harry notò immediatamente che zoppicava. I tre ragazzi si strinsero intorno al fuoco per impedirne la vista; erano sicuri che fosse proibito. Purtroppo, l’espressione colpevole che portavano dipinta in faccia attirò l’attenzione di Piton. Il professore venne avanti. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli. “Che cosa nascondi là dietro, Potter?” Era il volume Il Quidditch attraverso i secoli. Harry glielo mostrò. “E’ proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca” disse Piton. “Dammelo. Cinque punti in meno per i Grifondoro.”. Questa regola se l’è inventata” borbottò Harry risentito mentre Piton si allontanava zoppicando. “Mi chiedo cosa si è fatto alla gamba”. “Non lo so, ma spero che gli faccia molto male” commentò Ron amareggiato. (Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 174 - LETTERA E, prova 11, imputazione 3)
Orbene, è eclatante che, basandosi su mere supposizioni e sensazioni, molti Grifondoro, basandosi su un’immotivata antipatia per il prof. Piton, lo accusano di tentato furto, tentativo reiterato nel tempo, della Pietra filosofale, difesa da Albus Silente, nonostante Silente stesso abbia affidato la difesa della Pietra anche al prof. Piton (“Harry Potter e la Pietra Filosofale" – pagg. 270 - 271).
E con quale risultato? Questo:
- Dentro c’era già qualcuno …ma non era Piton. E non era neanche Voldemort. Era Raptor.“Lei” esclamò Harry col fiato mozzo.
Raptor sorrise. Non un solo muscolo gli si mosse sul volto. “Io” disse calmo. “Mi stavo proprio chiedendo se ti avrei incontrato qui, Potter”.
“Ma io pensavo … Piton…”. “Chi, Severus?” Raptor sorrise, e non fu la sua solita risatina tremula, bensì una risata fredda e tagliente. “Sì, Severus sembra proprio il tipo giusto, non è vero? E’ talmente utile averlo qui a svolazzare dappertutto, come un pipistrello gigante! Con lui in giro, chi sospetterebbe mai del po - povero ba - balbuziente p-professor Ra - Raptor?” Harry non credeva alle proprie orecchie. Non poteva essere vero! “Ma Piton ha tentato di uccidermi!”.
“No no no! Sono stato io. La tua amica Miss Granger mi ha urtato involontariamente quando è corsa ad appiccare fuoco a Piton, durante la partita di Quidditch. Con quello spintone ha interrotto il mio contatto visivo con te: ancora pochi secondi, e sarei riuscito a disarcionarti dalla scopa. Anzi, ci sarei riuscito anche prima, se Piton non avesse continuato a borbottare contro - incantesimi nel tentativo di salvarti’.‘Piton cercava di salvarmi?’‘Ma certo’ disse Raptor, sempre in tono gelido. ‘Perché credi che volesse arbitrare lui la tua seconda partita? Cercava di evitare che io ci riprovassi. Veramente buffo... Non c’era bisogno che si desse tanta pena. Non avrei potuto fare niente comunque, con Silente che assisteva alla partita. Tutti gli altri insegnanti pensavano che Piton stesse cercando di ostacolare la vittoria del Grifondoro, lui si è reso veramente impopolare... e che gran perdita di tempo, visto che nonostante tutto, stanotte ti ammazzo. Raptor schioccò le dita. Dal nulla apparvero delle funi che si avvolsero strette intorno a Harry. ‘Tu sei troppo ficcanaso per continuare a vivere, Potter. Andartene in giro a quel modo per tutta la scuola, il giorno di Halloween! Per quanto ne sapevo io, mi avevi visto benissimo mentre venivo a sincerarmi di che cosa ci fosse a guardia della Pietra. ‘Allora il mostro l’ha fatto entrare lei?’ ‘Ma certamente. Ho un talento speciale con i mostri, io... Avrai visto senz’altro che cosa ho fatto a quello della stanza qua accanto. Ma purtroppo, mentre tutti correvano dappertutto cercando di stanarlo, Piton, che già sospettava di me, è venuto dritto filato al terzo piano per intercettarmi, e non solo il mio mostro non ti ha fatto a pezzi, ma neanche il cane a tre teste è riuscito a staccare la gamba a morsi a Piton come si deve (Harry Potter e la Pietra Filosofale, pag. 273 – LETTERA M, prova 5, imputazione 3).
Credete, forse, che dopo questa dimostrazione dell’innocenza del prof. Piton si siano arresi?
Ebbene no! Al contrario, fanno di peggio, si macchiano di azioni ben peggiori, come ad esempio, infrangere le regole o rubare. Analizziamo assieme qualche altro esempio di disobbedienza nei confronti di professori, da parte di Harry e dei Grifondoro, tralasciando, ovviamente, tutte le malefatte poste in essere dai gemelli Weasley, per cui sarebbe necessario ricopiare gran parte dei sei libri sinora scritti da J.K. Rowling. Tale comportamento giustifica certamente il comportamento del prof. Piton, più rigido ed inflessibile nei confronti dei Grifondoro che nei confronti di studenti di altre Case, più ligi al dovere e rispettosi delle regole.
Sin dall’inizio, infatti, Harry se ne infischia dei divieti: ad esempio
[6], utilizzando un regalo di suo padre, consegnatogli dal Preside, si reca di nascosto nel
Reparto Proibito, dove sono custoditi libri di
magia nera. o in giro per il castello di notte
[7], nonostante sia proibito
[8]. Accetta un duello con Malfoy
di notte[9]. Tale comportamento, è
egoista, come gli ricorda Neville e potrebbe far perdere punti alla loro stessa Casa. Harry inoltre, così come i suoi amici Grifondoro, si comporta in maniera a dir poco irrispettosa verso i suoi professori. Ad esempio, disobbedisce a Madama Bumb
[10] e,
per uno dei primi atti di disobbedienza, invece di essere punito, viene fatto entrare nella squadra di Quidditch, diventando il più giovane cercatore degli ultimi anni
[11]. Probabilmente, da quest’avvenimento inizia a farsi l’idea di essere superiore alle regole, come osserva giustamente il prof. Piton[12]. Riflettete, inoltre, sul discorso fra Silente ed Harry
[13]. Tale comportamento denota sfiducia negli adulti, incapacità di dire la verità, di chiedere aiuto e di accettarlo dai suoi stessi amici
(prima di tutto Hermione[14]), nonché una certa forma di protagonismo. Se Harry avesse parlato prima del diario di Tom Riddle con Silente, che dimostra di aver capito la verità e che cerca di convincerlo a confidarsi con lui,
si sarebbero evitati molti guai, fra cui il rapimento di Ginny. Invece, nonostante tutto, continua a non accettare l’aiuto di nessuno.
Come se non bastassero le accuse infondate verso il prof. Piton, il comportamento irrispettoso e denigratorio nei suoi confronti, la disobbedienza verso altri professori e la continua infrazione delle regole, fanno anche di peggio: si recano nel Reparto Proibito, mentono ad un altro professore, Allock
[15], rubano nella dispensa del vituperato prof. Piton, ed il tutto per cosa? Creare una pozione illegale.
Si fanno infatti firmare un permesso dal prof. Allock con l’inganno
[16] per prendere un libro del Reparto Proibito, in cui è scritto come preparare la Pozione Polisucco in modo da prendere le sembianze di amici di Malfoy. Poiché non possono preparare quel tipo di pozioni
[17] e non hanno tutti gli ingredienti, cosa fanno? Li rubano dalla dispensa di Piton. Per poter fare ciò, approfittano di un momento in cui sanno con certezza che Piton non può trovarsi nel suo ufficio in quanto ha lezione, creano caos in aula durante la lezione e causano notevoli danni fisici ai loro compagni per distrarlo e si recano nella sua dispensa per rubare. Ciò denota un notevole disprezzo delle regole ed assoluta mancanza di rispetto verso tutti gli insegnanti, non solo il prof. Piton.
Questo comportamento dimostra chiaramente il disprezzo, da parte di Harry Potter e dei suoi amici (tutti appartenenti al Grifondoro), nei confronti delle più elementari regole della legalità. Rubano nella dispensa privata di un professore per realizzare una pozione che loro non dovrebbero realizzare, disturbano le sue lezioni, etc.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, che il prof. Piton sia più rigido nei loro confronti e li punisca più spesso. Infatti, i Grifondoro in generale ed Harry soprattutto mostrano un assoluto disprezzo per le regole ed un comportamento molto spesso denigratorio nei confronti di tutti i professori, ma soprattutto nei confronti del prof. Piton. Tale comportamento, a mio parere, giustifica il comportamento di quest’ultimo come insegnante, particolarmente ligio al dovere, che, per la particolare funzione che riveste, deve non solo trasmettere conoscenze ai suoi studenti, ma anche determinati valori da una generazione all’altra.
E’ pur vero che molte volte il comportamento del prof. Piton verso Harry è sgradevole; è comprensibile il fatto che Harry non lo sopporti (chi di noi non ha avuto un professore come Severus Piton?). Ma è anche vero che forse, per Piton, fare battutine e cosa simili è solo un modo per stabilire un "contatto" con i suoi studenti. Sicuramente è un modo non molto piacevole, ma è pur sempre un metodo per interagire. Viene spesso ricordato come Piton osservi Harry durante le lezioni (magari in modo acido)
[18], come spesso tolga punti, apparentemente senza motivo, soprattutto a Harry o ai Grifondoro. Tuttavia, dobbiamo innanzitutto tenere in considerazione il comportamento di questi ultimi nei confronti del prof. Piton, improntato non certo al rispetto delle regole e del buon senso. Inoltre, considerare che,
l’unica volta in cui il prof. Piton è davvero arrabbiato con Harry, cioè quando quest’ultimo ha sbirciato nel suo pensatoio, sappiamo che il suo atteggiamento cambia: lo ignora totalmente
[19],
evita ogni contatto con lui. Per Harry è un sollievo, perchè non è più tormentato dalle sue battutine, ma se questo modo di fare fosse stato un segno di odio, sarebbe aumentato, e non cessato. Il vero segno dell’odio è infatti l’indifferenza. Infine, vorrei sottolineare come il prof. Piton, ormai è chiaro, conosce esattamente la profezia che lega Lord Voldemort ad Harry
[20]. Sa che Harry è l’unico ad avere la possibilità di sconfiggere l’Oscuro Signore. Ma, per poter fare questo, deve essere pronto, deve imparare ad essere un buon mago. Ciò non significa solamente saper fare buone magie, ma anche rafforzare il proprio carattere, imparare a dominarsi, saper mascherare le proprie emozioni e mantenersi lucido anche nei momenti più difficili.
Soprattutto ora, che lo scontro finale con l’Oscuro Signore potrebbe verificarsi ogni momento. Soprattutto dopo il primo "round" con Lord Voldemort risorto al cimitero, in cui si è salvato miracolosamente grazie all’incantesimo "Prior Incantatio" (Harry Potter e il Calice di Fuoco, cap. 34
). Questo non si impara sui libri, si impara "sul campo", pian piano, imparando a dominarsi ed a mostrarsi indifferente alle punzecchiature. Piton, da ottimo professore qual’è, gli insegna. Ed i suoi insegnamenti iniziano a sortire gli effetti desiderati. Infatti, leggiamo interamente ed attentamente questo brano tratto da
Harry Potter e il Principe Mezzosangue, pagg. 152-153:
"Piton non parlò per qualche minuto. Harry sentiva l’odio emanare a ondate dal proprio corpo, ondate così potenti che gli sembrava impossibile che Piton non se ne sentisse avvolto;... ...“Cinquanta punti in meno per Grifondoro grazie al tuo ritardo, direi,” Cominciò Piton. “E, fammi pensare, altri venti per il tuo abbigliamento Babbano. Sai, non credo che nessuna Casa abbia mai avuto un punteggio tanto negativo, in così poco tempo: non siamo ancora arrivati al dolce. Forse hai stabilito un record, Potter.” La furia e l’odio che ribollivano dentro Harry diventarono incandescenti, ma avrebbe preferito restare paralizzato per tutto il viaggio di ritorno a Londra, che dire a Piton come mai era in ritardo.“Avevi in mente un entrata trionfale, suppongo” riprese Piton. “E senza auto volanti a disposizione hai deciso che irrompere nella Sala Grande a metà banchetto sarebbe stato un bell’effetto teatrale”. Harry rimase ancora in silenzio, anche se sentiva il petto scoppiargli. Sapeva che Piton era venuto a prenderlo per questo, per i pochi minuti in cui avrebbe potuto torturarlo e tormentarlo senza che nessun altro lo sentisse. ... ... Harry si voltò e marciò dritto oltre le porte aperta: qualunque cosa pur di allontanarsi da Piton.".
Come si può notare dalla sua reazione, Harry ha imparato ad avere maggiore consapevolezza dei suoi poteri, a controllare maggiormente le sue azioni, alla luce delle possibili conseguenze. Siamo ben lontani da quando, ad esempio, "gonfia" la zia Marge nel secondo capitolo de "Harry Potter ed il prigioniero di Azkaban", o, per restare in tema, ha delle reazioni eccessive ed inconsulte nei confronti dello stesso prof. Piton, comportandosi in maniera irrispettosa o prevenuta nei suoi confronti.
Lo stesso discorso deve ritenersi valido per tutte le volte in cui il prof. Piton viene accusato di mettere in difficoltà molti dei suoi studenti, fra cui soprattutto il trio Potter, Granger e Weasley in diverse occasioni (prova 11
[21]). Tutti gli studenti si dimostrano sempre e comunque irrispettosi nei suoi confronti. Il prof. Piton reagisce in una maniera più che corretta, punendoli, correggendoli e spronandoli come farebbe ogni professore. A tal proposito e per sottolineare maggiormente questo punto, vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo brano che giudico indicativo di quanto sostengo:
"Tutti i ragazzi del quarto anno avevano constatato un notevole aumento nella quantità di lavoro richiesta quel trimestre. La professoressa McGranitt spiegò il perché quando la classe reagì con un lamento particolarmente sonoro alla montagna di compiti di Trasfigurazione che aveva assegnato.«State per affrontare una fase fondamentale della vostra istruzione magica!» disse, con gli occhi che scintillavano pericolosamente dietro gli occhiali quadrati. «I vostri G.U.F.O. si avvicinano...»«Non abbiamo nessun G.U.F.O. fino al quinto anno!» esclamò Dean Thomas indignato.«Forse no, Thomas, ma credimi, avrete bisogno di tutta la preparazione che riuscite a mettere insieme! La signorina Granger resta l’unica della classe che sia riuscita a trasformare un porcospino in un puntaspilli soddisfacente. Devo ricordarti che il tuo puntaspilli, Thomas, si appallottola ancora quando qualcuno gli si avvicina con uno spillo!»Hermione, che era arrossita di nuovo, parve sforzarsi di non sembrare troppo compiaciuta. Harry e Ron si divertirono da pazzi quando alla lezione di Divinazione la professoressa Cooman annunciò a tutti e due che si erano meritati il massimo dei voti. L’insegnante lesse ampi passi delle loro predizioni, lodandoli per come accettavano senza batter ciglio gli orrori che li attendevano; ma si divertirono molto meno quando chiese di fare lo stesso per il mese successivo. Entrambi erano ormai a corto di catastrofi. Nel frattempo il professor Rüf, lo spettro che insegnava Storia della Magia, aveva assegnato un tema alla settimana sulle Rivolte dei Goblin del Diciottesimo secolo, mentre Piton li stava costringendo a scoprire antidoti. Era una cosa che tutti prendevano molto sul serio, perché Piton aveva accennato all’ipotesi di avvelenare uno di loro prima di Natale per vedere se i loro antidoti erano efficaci.
Invece, il professor Vitious aveva chiesto di leggere tre libri in più per prepararsi alla lezione sugli Incantesimi di Appello. Anche Hagrid aggiungeva carico a carico. Gli Schiopodi Sparacoda crescevano a ritmo notevole, considerato che nessuno aveva ancora scoperto che cosa mangiavano. Hagrid era estasiato e, come parte della loro ‘ricerca’, suggerì che gli studenti andassero da lui a sere alterne per osservare gli Schiopodi e prendere appunti sul loro straordinario comportamento." (HP4, cap. 15, pagg. 202-203). Inoltre, vorrei ulteriormente sottolineare il fatto che ogni professore ha il suo carattere, il suo modo di comportarsi e di spronare i propri studenti a fare di più e meglio. Il comportamento del prof. Piton potrebbe sembrare minaccioso ed intimidatorio, ma
non ha mai fatto del male a nessuno studente (anzi, è sempre stato uno dei più solerti a prendersi cura di loro, come in Harry Potter ed il prigioniero di Azkaban, in cui è impegnato a pattugliare il Castello di notte, o li salva dal prof. Lupin durante il suo attacco di licantropia) ed è sempre stato considerato un ottimo insegnante, con attestazioni di stima da chiunque. Lo stesso dicasi per Neville Paciock. L’accusa sostiene che, sin dalla prima lezione di pozioni, quando Neville sbaglia clamorosamente nell’eseguire una pozione, il prof. Piton lo insulta e degrada pubblicamente
[22]. Viene accusato inoltre di anteporre la riuscita di un esperimento al benessere di uno studente, di dilungarsi nel puntualizzare gli errori nella reazione di un ingrediente mentre avrebbe potuto prestare immediato soccorso ad un allievo che, evidentemente sta patendo una dolorosa reazione nociva. Sostiene, inoltre, che tale comportamento si è protratto per anni, ed aveva come scopo una mirata azione denigratoria nei confronti di Neville. Punta di diamante dell’accusa è la prova n° 7
[23].Piton ha spiegato perfettamente come si prepara una pozione, non è certo colpa sua se Neville, pur bravo in altre materie come Incantesimi ed Erbologia, è una frana più completa in Pozioni tanto da non riuscire a preparare nessuna Pozione. Vorrei sottolineare, a questo punto, che, nonostante i rospi non siano molto popolari fra gli studenti
[24], tutti sappiamo quanto Neville ci tenga al suo rospo (lo cerca quando lo smarrisce ed è felice di ritrovarlo
[25]. Sicuramente, anche Piton, Legilimante, lo sa. Per questo motivo,
il suo comportamento non è altro che un tentativo di spronare Neville ad impegnarsi di più, motivandolo adeguatamente, come, ad esempio, indurlo ad impegnarsi per salvare qualcosa a cui tiene molto. Infatti, nel prosieguo del capitolo si legge
“Tiger e Goyle scoppiarono a ridere alla vista di Neville che sudava mescolando febbrilmente la sua pozione. Hermione gli suggeriva cosa fare a mezza voce, cercando di non farsi vedere né sentire da Piton”. I tentativi di Neville vanno a buon fine senza conseguenze negative per nessuno[26]”). Il prof. Piton, infatti, pozionista abilissimo, prova la pozione di Neville su Oscar, ben conscio che non potrà avere effetti negativi sull’animale. Infatti, nonostante le numerose illazioni dell’accusa, non ci sono assolutamente prove che le minacce di Piton siano mai state poste in atto e/o abbiano avuto conseguenze negative per alcuno dei suoi studenti.
Analizzando, infatti, il comportamento dei Grifondoro, notiamo come il loro comportamento sia caratterizzato da quella componente che in Criminologia e in Psicologia viene definita come “devianza”, ovverosia come “atteggiamento o comportamento di uno o più individui, che differisce dai modelli comunemente accettati da una collettività. La devianza costituisce una violazione più o meno grave di norme sociali e spesso è testimonianza di un disagio o di un conflitto. Manifestazioni di devianza che hanno avuto una particolare risonanza in Occidente sono ad esempio quelle relative ai movimenti di protesta degli anni Sessanta: abbigliamento eccentrico, capelli lunghi, vita comunitaria, uso di sostanze stupefacenti etc. Alla fine del XX secolo la devianza è stata legata soprattutto al fenomeno della criminalità organizzata”
[27]. In particolare, la devianza viene considerata come quella condizione opposta alla conformità e ricomprendente quelle condotte che violino le norme sociali che conservano credibilità per buona parte delle persone e che vengono ritenute importanti
[28]”.
La devianza si può manifestare anche con azioni molto gravi, fino ad arrivare a veri e propri reati o crimini. Per il suo potenziale "eversivo" nei confronti della propria identità culturale e dell’organizzazione della vita sociale, una comunità si difende dalla devianza ricorrendo a forme di controllo sociale e a sanzioni più o meno severe. Si ricorre, cioè, a quell’insieme di meccanismi messi in atto da una collettività allo scopo di prevenire il manifestarsi e l’estendersi al suo interno di fenomeni devianti che possano rivelarsi nocivi alla convivenza sociale; si tratta in pratica di un complesso molto articolato di norme, valori, sanzioni, istituzioni specifiche (quali ad esempio la famiglia, la scuola, i mezzi di comunicazione di massa, la polizia, la magistratura, le carceri) atto a regolare il comportamento sociale. Il controllo può esercitarsi in due modi: internamente, da parte dello stesso individuo che ha interiorizzato le norme e i valori comuni alla società; esternamente, da parte della società stessa che applica sanzioni più o meno gravi (che possono andare dal rimprovero, all’ostracismo, alla detenzione, etc.).
Nel caso specifico, tutti gli studenti di Grifondoro hanno un comportamento che viene definito come deviato, nell’accezione sopra specificata. L’unico modo per correggere questo comportamento consiste nel cercare di esercitare una qualche forma di controllo sociale da parte delle autorità, nei limiti delle loro competenze e considerato, soprattutto, il campo in cui operano. Nell’ambito dell’ambiente scolastico, sicuramente possono considerarsi come autorità i professori come Severus Piton. Uno dei modi con cui può cercare di correggere questo comportamento che caratterizza i Grifondoro, contrario ad ogni più elementare norma sociale, è certamente utilizzando quello che viene comunemente chiamato
“ius corrigendi”. Altro non è che il diritto che qualunque ordinamento giuridico riconosce ai genitori, insegnanti ed educatori di utilizzare mezzi “correttivi” e di limitare in vario modo la libertà personale dei figli e dei minori a loro affidati, nell’interesse della loro educazione. Secondo l’opinione maggioritaria fra gli educatori, devono considerarsi validi ed applicabili quei mezzi correttivi o disciplinari, che, nel rispetto dell’incolumità fisica e della personalità psichica e morale, risultino necessari al raggiungimento del fine che il rapporto disciplinare si propone. Si ritiene pertanto lecito il castigo inflitto con il rimprovero forte, con la pratica di un energia minima, o che provochi la sensazione della perdita di qualche cosa, a condizione che questi gesti siano compresi come segni di amore e di attenzione, cioè perseguano una vera propria finalità educativa e non punitiva. E’, ad esempio, considerato uso lecito dei mezzi di correzione lasciare per breve tempo l’alunno che disturba fuori dalla classe. In parole povere,con riguardo ai bambini il termine "correzione" va assunto come sinonimo di educazione, con riferimento ai connotati intrinsecamente conformativi di ogni processo educativo.
Nel caso concreto dunque, si discute se il prof. Piton, alla luce del comportamento della maggior parte dei suoi studenti, abbia ecceduto nell’utilizzo del cosiddetto
“ius corrigendi”, se sia, in parole povere, un buon educatore.
ConclusioniA mio parere, ed alla luce, soprattutto, di quanto sottolineato in precedenza, il prof. Piton si è sempre comportato come un buon educatore, spronando i suoi studenti a migliorarsi sempre di più, e soprattutto preoccupandosi per la loro incolumità
[29], nonostante sia sempre stato sottoposto a continue azioni denigratorie non solo da parte dei suoi studenti, analizzate in precedenza, ma anche da parte di alcuni dei suoi stessi colleghi. Guardiamo, ad esempio, la prova n° 7
[30]. Ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di screditare il prof. Piton da parte del prof. Lupin, un membro del quartetto che molestava Piton da giovane [31], che lo scherniva, lo derideva, gli faceva fare figure meschine di fronte a tutta la scuola. Inoltre, è conscio dei pessimi rapporti esistenti fra il prof. Piton e Neville. Infine, Lupin, considerato il carattere di Neville, facilmente impressionabile da tutto e tutti, ha giustamente pensato che fosse terrorizzato da un simile comportamento, avente l’unico scopo di cercare di rafforzarlo, e quindi ha esattamente supposto che il molliccio di Neville si sarebbe tramutato in Piton. Suggerendogli di immaginarlo vestito con gli abiti della nonna,
Lupin non voleva far altro che umiliare nuovamente Piton, dinanzi alla sua stessa classe
[32].Appare del tutto logico, alla luce di ciò, che il prof. Piton, venuto a sapere di tutto questo, non ne sia propriamente felice e reagisca come un normale essere umano, ferito ed umiliato da tutti senza alcun motivo
[33]).
Nonostante tutto, però, Piton continua a comportarsi lealmente con tutti, soprattutto con Lupin stesso, causa di ulteriore derisione nei suoi confronti, preparandogli sempre la pozione necessaria a quest’ultimo per non causare danni quando si trasforma in lupo mannaro [34].
Vorrei innanzitutto portare all’attenzione di tutti il pensiero di Hagrid riguardo al prof. Piton (da
Harry potter e la Pietra filosofale, cap. 8, pag. 136):
“Harry raccontò a Hagrid della lezione di Piton. E Hagrid, al pari di Ron, gli disse di non prendersela, perché a Piton praticamente non andava a genio nessuno degli studenti”.Spesso, inoltre, il prof. Piton è l’unico ad essere accusato di abusare della propria autorità di insegnante, superando i limiti che la sua posizione gli pone, tranne che nei confronti degli studenti della casa di cui è Direttore, i Serpeverde, nei cui confronti viene accusato di favoritismo. In merito a quest’ultima accusa, vorrei solo brevemente sottolineare che molti Serpeverde sono figli di Mangiamorte. Si discute, in questo processo, se il prof. Piton sia una spia dell’Ordine della Fenice all’interno di quest’organizzazione criminale. Visto che in quest’ambito si discute esclusivamente riguardo all’accusa di abuso di mezzi di correzione e che per l’accusa di spionaggio scriverò un’arringa apposita, alla quale mi riporto integralmente, vorrei solamente sottolineare come appaia più che logico che il prof. Piton si comporti in maniera più "morbida" nei confronti dei Serpeverde, dovendo salvaguardare il suo ruolo di spia. Ora vorrei porvi, per concludere quest’arringa, una sola domanda:
Perchè si comporta duramente nei confronti dei suoi studenti? La risposta non può essere che questa:
perchè sono indisciplinati, irrispettosi nei confronti dell’autorità scolastica che un professore rappresenta, perché questo comportamento, che in psicologia viene chiamato deviato, può essere combattuto solo con opportuni metodi correttivi. Il comportamento del prof. Piton potrebbe sembrare minaccioso ed intimidatorio, ma non è il solo a "maltrattare", nel senso di spronare, i suoi studenti[35]. E’ bene infine sottolineare come, nonostante all’apparenza sia sempre stato particolarmente rigido e minaccioso nei confronti dei suoi studenti,
si è preoccupato sempre e comunque per la loro incolumità, al contrario di altri professori a lui preferiti. Consideriamo la prova 10 dell’imputazione 3
[36]. Nonostante i ripetuti atteggiamenti denigratori da parte dei suoi stessi colleghi e le perfide battute nei suoi confronti da parte degli studenti, (cfr., ad esempio,
lettera C),
il prof. Piton si preoccupa sempre e comunque della loro incolumità (lettera D), oppure
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, cap. 19, pagg. 347 – 348:
Piton era tornato in sè. Aveva fatto apparire delle barelle e vi sistemava i corpi inanimati di Harry ,Hermione e Black. Una quarta barella, senza dubbio di Ron, fluttuava già al suo fianco. Poi, con la bacchetta tesa davanti a se, la fece partire a mezz’aria in direzione del castello), al contrario di altri professori a lui preferiti, che, nonostante la loro apparenza di affabilità e simpatia, si dimostrano quantomeno incoscienti, per non dire di peggio.
Pensiamo, ad esempio, al prof. Allock, che non esita a rischiare la vita di Ginny Weasley o di tutti i suoi studenti, pur di salvare se stesso[37].
O magari il prof. Raptor (che, in Harry Potter e la Pietra Filosofale si scopre essere il “mezzo di trasporto” e servo di Lord Voldemort?). Inoltre, chi pattuglia tutte le notti i corridoi insieme a Gazza, il custode? Non altri che il professor Piton. Non credo che egli lo faccia per il gusto di pescare qualcuno fuori dalle proprie camere e metterlo in punizione -anche perché, comunque, a farci caso, è sempre e solo il signor Potter a trovarsi fuori dai dormitori oltre gli orari consentiti, quindi si può supporre che prima e dopo di lui, sia piuttosto raro trovare alunni che - oltretutto sapendo della legge scolastica che prevede l’espulsione per questa infrazione - decida deliberatamente e così spesso di contravvenire questa regola. Quindi è il professor Piton a passare le notti in bianco, o certo, probabilmente a fare dei turni, per sorvegliare Hogwarts per la sicurezza di chi nel frattempo dorme, studenti e insegnanti; nessun altro, nemmeno la vicedirettrice professoressa McGranitt di cui tutti conosciamo l’inflessibilità e i giudizi assolutamente imparziali nonché la sua correttezza di comportamento, si assumente questo faticoso compito. Inoltre notiamo come il professor Piton sia sempre e comunque presente in ogni frangente; era presente durante il primo anno per la protezione della pietra filosofale -fu lui a fermare il professor Raptor rimanendo anche ferito; era presente durante il secondo anno al fianco del professor Allock durante il duello evidentemente per tenere a bada la situazione, per prenderne le redini qualora fosse sfuggita di mano, cosa che avvenne quasi subito; era presente sempre durante il secondo anno, quando ci furono gli attacchi del basilisco. Fu presente durante il terzo anno quando Sirius Black -ritenuto un assassino- penetrò a Hogwarts; fu presente durante il terzo anno ancora quando i tre ragazzi (signori Potter, Weasley e Granger) si trovarono nella Stamberga Strillante in balia di Black - o così comunque si credeva fino a quel momento- e successivamente quando il professor Lupin si trasformò in lupo - non riconoscendo quindi più i suoi alunni e mettendoli in pericolo. Fu lui a preparare sempre al professor Lupin la pozione antilupo per proteggere sia Lupin stesso che gli alunni. Fu lui a proteggere in parte dalle angherie della professoressa Umbridge gli alunni, lui ancora a seguire Potter nella Foresta proibita. Possiamo ancora affermare che il professor Piton non si interessi della sicurezza dei suoi studenti? Direi piuttosto che è preoccupato della sicurezza di tutte le persone che si trovano dentro Hogwarts.
Voi, dunque, chi preferireste avere come insegnante?Le note sono inserite nel messaggio successivo perchè questo era troppo lungo.
Edited by Ida59 - 17/9/2015, 11:48