CLOSET LAND 1991Ci sono due personaggi, l'interrogatore/torturatore (Alan) e la vittima (Madeleine Stowe, molto brava).
Alan è sempre in scena ed è assolutamente sublime, bravo oltre ogni immaginazione. Ad un certo punto interpreta tre diverse figure quasi in contemporanea: il torturatore “cattivo”, la vittima “finta” e l’interrogatore “civile”, modificando sostanzialmente la propria voce ed i movimenti del corpo, dando luogo ad una scena veramente grandiosa.
Questo film è il tripudio delle sue mani, belle e sensuali come non mai, con le quali sempre e solo sfiora, senza mai realmente toccare la donna/vittima.
Per non parlare poi del suo viso così dolce ed intenso che, improvvisamente, dopo un lampo negli occhi, si trasforma in una fredda e crudele maschera.
Alan… semplicemente, fa paura… eppure è dannatamente sensuale.
La prima volta che l’ho visto non sono riuscita ad arrivare fino alla fine e, nella scena in cui porta la prigioniera nello sgabuzzino, l’abbraccia da dietro e le fa scorrere le mani sul ventre, presa dal panico ho spento il PC col tasto invece di interrompere semplicemente la visione del DVD!
E' stato patrocinato da Amnesty International (di cui Alan è un sostenitore) ed è un film-denuncia contro la tortura, ambientato in un ambiente asettico, non legato ad alcun tempo o luogo realmente esistente e, proprio per questo, adattabile a qualsiasi luogo e tempo. Utilizzando poi la figura estremamente “civile” del torturatore, l’impatto psicologico sullo spettatore risulta notevole poiché non ci si può nascondere dietro alla fatidica giustificazione che “queste cose” accadono solo in paesi “incivili”, perché l’ambiente ed i personaggi sono calati in un contesto prettamente avanzato, ricco e tecnologico.
Credo che Alan abbia profondamente sofferto nel girare questo film/denuncia nel quale ha dovuto giocare quel terribile ruolo che gli è stato assegnato e, proprio per tale motivo, la sua bravura va ulteriormente sottolineata.
Ci sono un paio di scene in cui la vittima riesce quasi a ribaltare la situazione di forza con il suo torturatore ed in una di queste Alan si trova alla fine a ripetere le parole strenuamente reiterate in modo martellante dalla donna: “there are no justifications for cruelty of any kind!”. Giuro, quando ho percepito la profonda ed intensa emozione e partecipazione che c’era nella voce di Alan mentre pronunciava quelle parole, mi sono sentita morire…
Ma nel film c’è anche un secondo piano di lettura, di tipo interiore e psicologico, che riguarda il percorso che la donna/vittima deve seguire per recuperare la sua normale sessualità, che lei ha rifiutato dopo l’abuso subito da bambina. In tale accezione, Alan è il mezzo (crudele) che fa riemergere dall’inconscio i ricordi di lei bambina, tramite le torture di stampo prettamente sessuale che le applica.
Non è un film facile da guardare: è molto forte, anche se non ci sono mai scene di violenza esplicite.
Solo in inglese senza sottotitoli.
VOTO 5/5
Queste sono solo alcune mie annotazioni sparse ed oltremodo soggettive su questo film.
Sono considerazioni assolutamente non organiche, semplicemente cose che mi vengono in mente pensando a quel dato film, impressioni che mi sono rimaste dentro.
Sarebbe carino se anche altre persone volessero aggiungere il loro parere.
Oppure almeno il loro voto da 1 a 5 stelle.
1=non mi è piaciuto
2=scarso
3=così così
4=bello
5=stupendo
Edit: qui lo script del film.
Edited by Arwen68 - 31/7/2018, 23:04