Trovare informazioni inerenti a questo spettacolo è vermante impossibile, per non parlare di immagini, quindi per darvi un idea di cosa si tratta, per chi non avesse mai letto quest'opera di Bertold Brecht, vi inserisco una bellissima disamina che descrive molto bene questo libro (e quindi in un certo senso lo spettacolo teatrale in cui recita Alan).Terrore e Miseria del XXI secolo
di VITTORIA DE PETRA
ROMA – NEL 1938 Bertold Brecht aveva terminato di scrivere il suo “Terrore e miseria del Terzo Reich”. La diffusione dell’opera venne ostacolata dall’invasione tedesca a Praga, città dove risiedeva la casa editrice che l’autore aveva scelto per la pubblicazione. Si tratta di XXIV scene, la maggior parte ambientate nelle case e nei luoghi della quotidianità. Ogni scena propone il dialogo tra numerosi opinioni e punti di vista espressi, o rappresentati, dai personaggi nei confronti del regime. In questo modo si vengono a configurare realtà talmente paradossali da farci addirittura dubitare, ad una prima lettura, della veridicità della stessa natura delle testimonianze.
Tutti conosciamo l’esito del grande conflitto. Non tutti, se non addirittura nessuno di noi, è ancora in grado di spiegarsi chiaramente come l’ascesa di una dittatura come quella nazista fosse stata supportata da un tale gran numero di consensi. Anche se, forse, è lo stesso Hitler a darcene una spiegazione nel suo “Mein Kampf”: “Le grandi masse non sono fatte di diplomatici o di giuristi, e nemmeno di gente ragionevole, ma sono come i bimbi: ondeggianti e dubbiose”. Max Weber (1864 – 1920), uno dei padri della sociologia moderna, non avrebbe nulla da dissentire rispetto a questa considerazione, anzi: la giustificazione del potere di Hitler potrebbe tranquillamente rientrare nella categoria di autorità carismatica ovvero “potere legittimato sulla base delle eccezionali qualità personali di un capo o la dimostrazione di straordinario acume e successo, che ispirano lealtà ed obbedienza tra i seguaci”. Dove “i seguaci” compongono quasi totalmente “la folla”; un altro fondamentale soggetto/oggetto di studio da parte di un altro storico dei primi anni del ‘900 quale Gustave Le Bon (1841 – 1931) che, nella sua opera “La psicologia delle folle”, aveva individuato il dominio del ruolo della massa, la stessa che diede il proprio consenso all’ascesa dei grandi dittatori del novecento.
Ed è forse osservando proprio l’ondeggiare di quella massa incerta, la sua psicologia e l’imporsi di quel capo carismatico che Brecht profetizza il sofferto declino della nazione tedesca. Nell’introduzione di “Terrore e miseria del Terzo Reich” si chiede: “Soltanto la miseria vincerà il terrore?”, evocando così i veri antagonisti impegnati nella lotta: la miseria ed il terrore, nonché le conseguenze dell’una e dell’altro.
Brecht definisce e delinea la propria opera quale “fondata su testimonianze oculari e su resoconti giornalistici”. Ne vengono fuori genitori che diffidano dei propri figli, amanti che si trovano costretti a separarsi per sempre, ideologie che allontanano amici e vicini di casa, indagini che finiscono per condannare uomini innocenti e la conseguente difficoltà di affermare e far valere la verità dei fatti di fronte a leggi ingiuste ed intimidazioni provenienti dall’alto. La totale disinformazione, il monopolio delle notizie della carta stampata e dei radiogiornali era così qualificata secondo la stessa opinione di Hitler espressa nel “Mein Kumpf”: “l’attività della cosiddetta “stampa liberale” è l’opera dei becchini del popolo. E non è il caso di parlare dei bugiardi fogli marxisti: per essi la bugia è una necessità vitale, come per il gatto i topi.”. Un olimpo di pochi in grado di fulminare anche menti libere dalle pericolose ed inumane convinzioni di superiorità genetica e politica. La rassegnazione e l’arrendersi dei più quale nefasta e surreale genesi/conseguenza del disastro.
Ma cosa c’è oltre il sipario? Cosa si trova oltre questa rappresentazione? In primo luogo oltre il sipario, forse nel backstage, si trova ancora la Voce. Se da un lato la Voce è l’espediente scenico fuori campo che introduce ogni scena, dall’altro si tratta della voce dello stesso Brecht. Entrambe recitano: “(…) Dovunque andammo spingemmo il padre contro il figlio, l’amico contro il proprio amico”.
In secondo luogo, aperto nuovamente il sipario, vediamo rappresentate tipologie di persone realmente esistite. Se dapprima, come precedentemente ho osservato, le scene possono sembrare talmente paradossali da apparire irreali, ad una seconda lettura ci persuadiamo che, forse, anche noi saremmo arrivati a diffidare di nostro figlio e ad accettare i compromessi imposti dal regime.
Di tempo ne è trascorso. Tuttavia, voltandoci indietro e prestando attenzione ad ogni epoca passata, ci rendiamo conto delle controversie e delle miserie sociali che percorrono la Storia. Allora viene naturale chiedersi se davvero l’Europa abbia scongiurato il “Terrore e miseria del Terzo Reich” oppure se possa essere scritto un “Terrore e miseria del XXI secolo”.
Mi chiedo cosa scriverebbe adesso Brecht di noi che siamo al centro della scena e quale rappresentazione ne darebbe accendendo la nostra televisione e leggendo i nostri giornali. In poche parole: come giudicherebbe la folla e la massa moderne? Non credo ne verrebbero fuori solo lustrini ed opulenza.
Dal momento che Brecht, ahimè, non c’è più – e non c’è neppure qualcuno che sia in grado di sostituirlo a dovere – è di fondamentale importanza che ad individuare e scrivere del terrore e della miseria del nostro tempo siamo proprio noi: autori e attori. Noi che, mentre ondeggiamo dubbiosi, apriamo gli occhi per scongiurare altro terrore e altra miseria.
Potende andare anche su youtube e ricercare Terrore e Miseria nel Terzo Reich, e trovere dei video interessanti per capire come si mette in scena, non c'è Alan, ma penso che conosciate la sua bravura, quindi non resta che conoscere l'opera in cui ha recitato Edited by Arwen68 - 28/1/2018, 15:33