Il Calderone di Severus

Il Severus di Ida, Ovvero, il Severus delle Maschere!

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Ida59
view post Posted on 17/5/2013, 21:17 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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La maschera dell’odio e del disprezzo



Ed insieme alla maschera del bastardo insegnante, volontariamente Severus indossa la maschera dell’uomo gelido, senza emozioni, sgradevole e perfino disgustoso. Per tenere tutti lontano da sé, per farsi odiare e disprezzare dagli altri come Severus odia e disprezza se stesso per la sua giovanile scelta sbagliata, per i suoi errori, per le sue imperdonabili colpe.
Si richiude così nel suo sotterraneo, lontano dal calore dell’amicizia, e rinuncia a vivere.
Per punirsi.
Alla ricerca di un’impossibile redenzione, di un perdono che non osa chiedere perché non ritiene di meritarlo.
Per tutta la vita.
Quella vita che, nel dolore e nel silenzio, dedica a difendere il figlio della donna amata, dal quale fa di tutto per farsi odiare perché sa di non meritare che quegli occhi verdi gli sorridano ancora come un tempo; quella vita che alla fine sacrifica proprio per Harry, il figlio che non ha mai avuto. Quella vita che ha dedicato a salvare ogni persona che ha potuto, come risponde duramente a Silente. Quella vita in cui non si sente più in diritto di essere felice e che per lui non ha più significato senza amore.

Sì, anche qui è una sottolineatura unica; del resto, questa è la vera essenza del mio Severus, sotto la maschera dell'odio e del disprezzo.


CITAZIONE

Antica magia (Aprile-Agosto 2003) (Revisione Ottobre-Dicembre 2005) (Revisione per stampa ottobre 2011)


Si sedette di nuovo sulla poltrona, sconsolato, e ancora una volta si abbandonò ai tristi ricordi, agli errori ed alle scelte sbagliate.
Ricordò il tempo dei grandi ideali, quando era poco più di un ragazzo, e la sua grande sete di sapere; Voldemort sembrava essere proprio la risposta giusta: voleva cambiare il mondo, rinnovarlo e liberarlo dalle pastoie del passato. Voldemort era anche un pozzo infinito di conoscenza, così il giovane Severus aveva lentamente cominciato a scivolare nell’oscurità: non aveva ancora diciotto anni!
Era stato Voldemort ad ingannarlo? O era stato lui così ingenuo da non capirne le vere intenzioni? In ogni caso, mentre si abbeverava al pericoloso sapere di Voldemort, le sue mani avevano cominciato a macchiarsi di sangue. Per quasi due anni aveva fatto e visto fare cose che non avrebbe certo più potuto dimenticare, che non voleva dimenticare.
Poi non era più riuscito ad andare oltre: nulla poteva più giustificare tutto il male che stava facendo. Era tornato sui suoi passi, sconfitto, disilluso e terribilmente deluso di sé. L’unica cosa che poteva fare era aiutare gli altri a fermare Voldemort, combattendolo apertamente, sfruttando tutta la conoscenza che l’Oscuro Signore gli aveva dato. Silente, invece, aveva affermato che sarebbe stato molto più utile come spia, per scoprire e prevenire le mosse di Voldemort.
E così si era calato sul viso quell’assurda maschera; i primi tempi gli era stata assolutamente necessaria, poiché Silente non aveva voluto rivelare a nessuno il suo “cambiamento”: per non bruciare la copertura di spia, gli aveva spiegato.
Poi, dopo la caduta di Voldemort, la maschera gli era rimasta appiccicata addosso: a nessuno faceva piacere avere come amico un ex Mangiamorte, nemmeno ai suoi vecchi compagni, quelli che erano riusciti ad evitare Azkaban e che ora stavano cercando di ricostruirsi la “verginità”.
Gli anni erano inesorabilmente passati e si era trovato definitivamente prigioniero di quell’odioso e scomodo personaggio. Poco per volta, però, aveva finito per rassegnarsi e ad abituarsi. In fondo, rinunciare a vivere pienamente era la giusta punizione per tutti i crimini che aveva commesso.
Così, ora non gli rimaneva che l’insegnamento, i suoi preziosi libri, le amate pozioni… e togliere degli stupidi punti ai Grifondoro.
Piton odiava se stesso, con tutte le sue forze, quando la tristezza ed il rimpianto per ciò che non poteva più essere lo assalivano.

CITAZIONE

Luci e ombre del Cristallo (Luglio/Novembre 2004 - marzo/maggio 2006)


Così, Severus Piton aprì completamente il suo cuore, facendo emergere lentamente tutto l’agghiacciante orrore confinato nei suoi ricordi, le tremende colpe, i profondi rimorsi.
La sua voce fluiva in un lento e roco sussurro, mentre le immagini scorrevano dolorosamente nella sua mente, del tutto aperta agli occhi penetranti di Crystal.
Un tempo aveva creduto di poter dimenticare, ma poi aveva capito che non sarebbe mai stato realmente possibile: così aveva chiuso il suo intollerabile passato in un posto segreto del suo cuore, nell’attesa di poterlo un giorno accettare come parte integrante di sé.
Ma non ci era mai riuscito.
Non aveva mai raccontato a nessuno i crimini che aveva commesso, le atrocità alle quali aveva assistito. Solo Silente, in parte, conosceva il suo passato.
Non aveva mai ammesso, neppure con se stesso, l’infinita disperazione né l’allucinante terrore che in quei giorni tremendi lo avevano attanagliato senza mai lasciarlo, neppure per un breve istante. Erano trascorsi ormai oltre sedici anni, ma sentiva ancora l’odore acre del sangue sulle sue mani.
Parlava sommessamente, guardando fisso davanti a sé la parete nera della grotta, mentre il dolore si aggrovigliava in lui, saliva sempre più su per erompere infine nelle sue parole… tremende.
Mentre il suo passato colmava di tenebre l’oscurità della caverna, Severus chiuse gli occhi e strinse a sé Crystal in un abbraccio protettivo, quasi a difenderla dall’orrore che aveva di se stesso.
Raccontò che, alla fine, era tornato da Silente e si era sforzato di dimenticare, senza poterci mai riuscire. Aveva cercato in ogni modo di espiare le sue colpe, rischiando ogni giorno la vita e sperando solo di incontrare la morte.
Poi Voldemort era scomparso e lui aveva provato a tornare a vivere: aveva cercato di accettare i suoi errori, di perdonarsi. Aveva impiegato anni, senza mai realmente riuscirci, poi si era reso conto che il tempo era passato, inesorabile, cancellando le sue speranze: era troppo tardi per tornare a vivere ed essere felice.
Si era ritrovato imprigionato in un ruolo che altri gli avevano assegnato, il viso coperto da una maschera di pietra che altre mani avevano assurdamente scolpito.
Non era più riuscito a liberarsi: forse aveva avuto paura, forse non riteneva di meritarselo, ma non aveva voluto fuggire da quella comoda prigione che lo isolava dal mondo.
Ma, giorno dopo giorno, quella prigionia era diventata sempre più dura ed insostenibile e, al tempo stesso, sempre più difficile da sfuggire.
Quando poi, forse, aveva sentito in sé la forza per rompere quelle catene, la sua coscienza glielo aveva impedito e le parole di Silente, che ripeteva che Voldemort sarebbe un giorno tornato, avevano preso a risuonare ossessive nella sua mente. Così, l’attesa del ritorno dell’Oscuro Signore l’aveva di nuovo ricacciato nel suo gelido sotterraneo, privo di vita e di amore.
 
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