Il Calderone di Severus

Il Severus di Ida, Ovvero, il Severus delle Maschere!

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Ida59
view post Posted on 14/2/2013, 15:12 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Seconda parte di estratti per "Severus Mangiamorte"


CITAZIONE

Specchio dell’anima (20/1/08 – 28/1/08)


Atto 1° - Anima perduta - Scena 1 - Errore


Nebbia, solo nebbia.
E’ ovunque, anche intorno a me.
Mi guardo allo specchio e per un attimo stento a riconoscere il mio viso.
Da quanto tempo ho quello sguardo? Non lo ricordo. Forse da quando ho deciso di seguire il Signore Oscuro o forse ancora prima.


Occhi neri, profondi, scintillanti, in un volto pallido e magro, incorniciato da lunghi capelli corvini.
Uno sguardo traboccante di odio.
Forse l’ho sempre avuto, da quando le Arti Oscure hanno cominciato ad affascinarmi e ho cominciato a studiarle approfonditamente, anche sui misteriosi libri della Biblioteca di Hogwarts: ottenere il permesso da Lumacorno per accedere al Reparto Proibito, per il suo più brillante alunno in Pozioni, è sempre stato un banale gioco da ragazzi.
Ho cominciato a sperimentare e ad inventare incantesimi, sempre più pericolosi, che annotavo con minuziosa cura sul libro del Principe Mezzosangue: sortilegi da utilizzare contro i miei nemici, per vendicarmi, per fare del male, per dare uno sfogo a tutta la mia aggressività repressa.
Stringo i pugni, pieno di rancore verso tutti quelli che non hanno mai riconosciuto il mio valore e hanno sempre cercato di umiliarmi: ora è arrivato anche il mio momento.
Dietro l’argentea maschera dei Mangiamorte, io sono finalmente uguale a tutti gli altri miei compagni e loro mi rispettano perché la mia magia è potente, anche più della loro, pur se sono ancora così giovane.
Sorrido orgoglioso.
Anche l’Oscuro Signore mi apprezza, per le mie capacità di pozionista: me lo ha detto Lestrange.
La nebbia è scura, intorno a me, e lo specchio, ingresso stregato al covo del mio Signore, sembra essere fatto solo di luce nera, quasi riflettesse l’oscurità della mia anima.
C’è solo un punto, là in fondo, lontano, dove qualcosa forse brilla, ma la nebbia che mi avvolge mi impedisce di vedere bene e di capire.
Ma non mi importa: il potere è dentro di me, circola vorticoso nel mio sangue e lo porto inciso sul mio braccio, prezioso dono del mio Signore.
Ho dovuto uccidere, per dimostrare d’essere degno di riceverlo.
Era solo uno sporco Babbano, ha gridato Bellatrix ridendo, quando lui è caduto ai miei piedi, rantolando, ed io ho guardato sconvolto le mie mani piene di sangue.
Quel piccolo puntino di luce, là in fondo, dentro lo specchio, sembra scomparso.
Solo un Babbano.
Mi accorgo che il mio riflesso sta stringendo i denti e ha abbassato lo sguardo.
Anche mio padre è un Babbano.
Il mio odio è grande e brucia la mia anima.
Non volevo uccidere un innocente.
Ma l’ho ucciso ugualmente.
Il puntino di luce è tornato, è ancora là, lontanissimo e debole, quasi invisibile.
Muovo un passo verso lo specchio, mostrando spavaldo il marchio che mi permette di entrare: ancora un altro passo attraverso l’impalpabile superficie di luce nera e sono all’interno, tra chi mi rispetta, tra i miei amici.
La mia vera famiglia, come dice sempre il mio Signore.


Atto 1° - Anima perduta - Scena 2 - Terrore


La nebbia è scomparsa, spazzata via dal vento gelido che soffia intorno a me.
Ora ho capito.
Il fascino perverso delle Arti Oscure ha avvelenato il mio sangue e nutrito la mia ambizione, facendomi credere che il potere fosse nelle mie mani.
Tra le mie dita, invece, c’era solo il filo della vita di innocenti esseri umani, che io ho impietosamente reciso, troppe volte.
La nebbia scura che mi aleggiava intorno era l’odio di cui mi nutrivo, era il desiderio di vendetta che mi accecava e mi impediva di capire.
Ora, il gelido vento del terrore ha reso tutto fin troppo nitido.
Sono ancora davanti allo specchio della mia anima, infernale ingresso all’antro dell’Oscuro Signore.
Guardo il mio riflesso: vedo un ragazzo di vent’anni, pallido e magro, dai lunghi capelli corvini e occhi profondi, pieni di paura.
Vedo un assassino.
Nei miei occhi neri c’è solo il terrore della morte.
Se non uccido, sarò ucciso; se non obbedisco agli ordini del mio Signore, ugualmente verrò ucciso; se la mia mano tremerà, loro capiranno e mi uccideranno.
Io non voglio morire!
Così stringo i denti, premo la maschera sul viso per nascondere le mie lacrime ed eseguo i tremendi ordini dell’Oscuro Signore: sono costretto ad uccidere e, lentamente, giorno per giorno, muoio anche io, la mia anima sempre più lacerata e ormai perduta.
Verrà il giorno in cui non ce la farò più a vedere il terrore della morte negli occhi delle mie vittime, le loro bocche spalancate nella muta implorazione di una pietà che non ho potuto avere, né per loro né per me.
E quel giorno avrò pietà, di loro, se non di me.
Pregherò di morire, al loro posto, espiando le mie colpe nell’interminabile sofferenza che mi verrà inflitta.
Ma non oggi, non ancora: ho visto morire troppe persone per non essere terrorizzato dalla morte.
Odio la mia vita e gli errori che ho commesso, ma non ho ancora il coraggio e la forza di morire.
Lo specchio è cambiato: è oscurità nera e profonda al centro, un baratro infinito popolato dalle mie colpe, ma sui margini c’è un tenue bagliore, come se fosse una porta che immette in una stanza illuminata e la luce filtrasse appena dagli infissi lievemente allentati.
Ma dietro c’è solo l’Inferno, ora lo so.
L’Inferno che io ho volontariamente scelto, attratto da un sapere troppo pericoloso, da un potere che credevo mi avrebbe reso finalmente superiore ai miei nemici, pienamente soddisfatto della vendetta ottenuta su di loro.
L’Inferno di questo marchio di morte che brucia sulla mia pelle e mi ha reso schiavo, rubando la mia umanità.
Guardo il ragazzo, di là dallo specchio: lui sta piangendo, ma io non posso.
Mi premo l’argentea maschera sul volto, impassibile finzione d’uguaglianza fra esseri che si credono superiori.
Vorrei solo poter ammettere che non ho mai odiato i Babbani, anche se c’è stato un tempo in cui sono perfino arrivato a cercare di convincermene, la mente assurdamente attratta dalle folli teorie del Signore Oscuro.
Fino a quando non ho visto il loro sangue Babbano gocciolare sulle mie mani, uguale al mio sangue di mago.
Sospiro, poi muovo un passo verso lo specchio e mostro sottomesso il marchio che mi incatena al Signore dell’Oscurità, al mio implacabile Padrone.
Mentre attraverso l’impalpabile superficie di luce nera, un conato di vomito scuote il mio corpo.
Vorrei tornare indietro, ma non posso: la mia anima è ormai perduta.

Atto 2° - Anima coraggiosa - Scena 1 - Rimorso


Sono sempre qui, davanti a questo maledetto specchio, porta dell’Inferno e impietoso ritratto della mia anima, sempre più contorta e disperata.
Il vento gelido del terrore è cessato: ora vi è la soffocante ed opprimente afa del rimorso che mi schiaccia a terra e imperla di sudore la mia fronte.
Il volto riflesso è pallido e teso come non mai, occhiaie bluastre a cerchiare occhi neri di pentimento.
Poche parole rubate, diligentemente riferite al mio padrone, e ho condannato a morte un bambino e la sua famiglia.
Persone che conosco, anche fin troppo bene: l’odiato nemico, che per anni a scuola mi ha tormentato, e lei, la ragazza che amavo, la donna che ancora amo.
E il loro bambino appena nato.
Quando ho capito come l’Oscuro Signore ha interpretato quella profezia e ho realizzato le sue intenzioni, ho sentito l’urlo disperato del mio cuore: Lily sarebbe morta, e solo per colpa mia.
Perché sono un Mangiamorte e un assassino.
In quel preciso istante la mia paura di morire è svanita e la morte è diventata il mio sogno, se poteva servire a far vivere Lily.
Mi sono precipitato dall’unica persona che poteva aiutarmi, incurante di essere scoperto, senza neppure rendermi conto che stavo clamorosamente tradendo un padrone che si sarebbe deliziato a torturarmi fino alla morte.
Ho implorato Albus Silente di proteggere la donna che amo, ho promesso tutto quello che voleva e gli ho fornito ogni informazione utile per fermare l’Oscuro.
Ho promesso di diventare la sua spia, a patto che lui la salvasse.
Poi sono tornato dal mio rinnegato padrone e ho implorato anche lui affinché risparmiasse la mia Lily: gli ho chiesto di mantenerla viva per me, perché la volevo, per me solo, una volta che la sua famiglia fosse stata distrutta.
L’ho chiesta come premio per aver rivelato la profezia che gli avrebbe permesso di liberarsi per sempre del suo rivale.
Mentre lo imploravo ero terrorizzato: sapevo che sarei morto perché gli stavo mentendo e lui lo avrebbe subito scoperto. Ma dovevo tentare di salvare Lily.
Invece, non si è accorto delle mie palesi menzogne.
E’ stato allora che ho scoperto che ero in grado di mentirgli.
Non so come sia stato possibile, ma sono riuscito ad ingannarlo.
Forse è stata la forza della mia disperazione, o l’atroce rimorso che provavo, ma sono riuscito a mostrargli solo una parte dei miei pensieri, solo il mio desiderio per Lily, e non anche il mio amore per lei.
Troppo bello e puro, il mio amore, per lasciare che lui lo insozzasse con i suoi pensieri: non glielo ho permesso.
Ho protetto i miei pensieri d’amore, li ho nascosti nel profondo del mio cuore e a lui ho mostrato solo quello che voleva vedere, ma che non esisteva ed era solo falsità e menzogna appositamente creata per lui: egoistico e lascivo desiderio per il possesso del corpo di una donna.
Ora so che sono in grado di mentirgli e questo fa di me una insostituibile spia per Silente.
E’ l’unica protezione che posso dare a Lily, anche se lei non lo saprà mai: ho fatto giurare a Silente che non dirà mai a nessuno che sono stato io a riferire la profezia all’Oscuro Signore, né mai rivelerà il mio amore per Lily.
Io non la merito.
Di là dallo specchio, il giovane sospira amaramente, soverchiato dai rimorsi, gli occhi neri colmi di dolore e si stringe l’avambraccio come se volesse strapparsi via quel marchio d’infamia.
Sono solo un assassino.
Questa notte, oltre lo specchio, so che ucciderò ancora: ma questa volta sarà solo per pietà, affinché le sofferenze di quei poveri esseri innocenti cessino presto.
Nella notte nera della mia anima indosserò ancora la maschera d’argento, ma solo per nascondere la mia sofferenza.
Bellatrix mi squadra sempre attentamente e credo che sospetti di me.
So mentire al Signore Oscuro, riuscirò ad ingannare anche lei.
La mia anima si lacererà ancora, sempre più dolorosamente, ora che odio quello che sono diventato, ora che ho capito a fondo i miei errori, ora che i volti delle mie vittime ogni notte vengono ad affollare i miei incubi ricordandomi i crimini che ho commesso, torturandomi con atroci rimorsi.
Al centro, la superficie ovale dello specchio è sempre composta di impalpabile luce nera.
Ma, lungo tutti i bordi, c’è un sottile anello di luce che si fa lentamente più consistente e, qua e là, sembrano aprirsi, a tratti, crepe luminose nell’oscurità centrale.
Muovo un passo e mostro l’emblema della mia schiavitù, l’insopportabile rimorso che brucia sulla mia pelle.
Attraverso la superficie oscura e nascondo il mio meraviglioso amore in fondo al cuore.

CITAZIONE

Luci e ombre del Cristallo (Luglio/Novembre 2004 - marzo/maggio 2006)


Ma non erano più quelle le mie aspirazioni, non dovevano più essere quelle: io dovevo diventare un Mangiamorte dell’Oscuro Signore e non c’era più posto per te nella mia vita!
[…]
Infine, sono diventato un Mangiamorte, non appena terminata la scuola, in quell’estate senza aria, trascinato da Bellatrix e dagli altri, travolto dalla mia irragionevole ambizione e dallo smodato desiderio di conoscenza.
Sono diventato un assassino.
Un crescendo di emozioni e passioni, in quei primi mesi, un vortice incredibile che mi trascinava sempre più profondamente nell’oscurità.
Ed anche il sesso con Bellatrix, passione carnale appagante oltre ogni mia immaginazione, senza alcun limite, ove nulla era proibito o lesinato.
Ma ho ben presto scoperto che, se a letto ero indubbiamente il preferito della bella e ardente Mangiamorte, erano altri che l’attraevano, soprattutto dopo il mio immediato ed inaccettabile rifiuto di partecipare attivamente alle Cerimonie di Tortura e di Morte, quel mio restare silenzioso al margine del Cerchio ad osservare Rodolphus, l’astro che brillava di raffinata crudeltà in quelle notti di orrore.
Era logico che Bellatrix, più prima che poi, finisse avvinta tra le braccia di Rodolphus. In un certo senso, fui perfino felice di liberarmi di lei. Finalmente potevo tirare il fiato e seguire fino in fondo i miei ideali, svolgendo la mia missione di Mangiamorte con serietà e dedizione, impiegando tutta la mia energia ed intelligenza per apprendere infine tutta la conoscenza e la potenza dell’Oscuro.
E, nel frattempo, continuavo ad essere un assassino.
[…]
Ora che Bellatrix non affollava più le mie notti e non confondeva più i miei pensieri, ora che, soprattutto, l’entusiastico fanatismo iniziale non ottenebrava più la mia ragione, lentamente le cose stavano cambiando o, meglio, progressivamente mutava la mia percezione dei fatti. Ormai irrimediabilmente Mangiamorte, seppur da pochi mesi, cominciavo a capire, con crescente repulsione, che cosa stava accadendo intorno a me, che cosa stavo realmente facendo.
All’inizio è stata una percezione lenta, poi, sempre più velocemente, ho compreso l’orrore che mi circondava ed infine ho scoperto il vero e tremendo scopo di Voldemort: ogni mio assurdo ideale è miseramente crollato, annegato nel sangue innocente in cui già troppe volte le mie mani si erano immerse.
Allora, sono stato attanagliato dal terrore: come avrei mai potuto sottrarmi a quell’incubo nel quale, volontariamente, ero voluto entrare?
Giorni, settimane e poi mesi di infinito terrore, temendo che i miei compagni si accorgessero del mio cambiamento: per fortuna ero sempre stato un tipo solitario e taciturno, ma in quel tempo terribile era diventato veramente muto!
Avevo paura, un’immensa paura di Voldemort e dei miei amici.
Ed intanto, ancora e sempre, continuavo ad essere un assassino, anche se le mie mani tremavano ogni volta sempre di più e la nausea mi assaliva potente quando sentivo di nuovo l’odore del sangue.
Allora serravo forte gli occhi e maledicevo me stesso.
[…]
Alla fine, dopo mesi di incertezza e paura, sono riuscito a trovare la forza ed il coraggio di uscire dal baratro, maturando infine la decisione di abbandonare Voldemort, costasse quel che costasse, anche la mia vita: male che mi fosse andata, ci sarebbe stato un assassino in meno sulla faccia della terra e nessuno avrebbe sentito la mia mancanza
[…]
Io, invece, ero pronto a pagare con la morte il mio gesto di ribellione, la mia unica vera scelta: quella giusta, finalmente.

CITAZIONE

Trasparenza e purezza del Cristallo (novembre 2007 - aprile 2009)


- Vidi tutto il suo passato: l’infanzia infelice, il padre che l’aveva rifiutato facendolo sentire un mostro, l’adolescenza solitaria ed umiliata e la folle gioventù in cui, per l’irresistibile brama d’un oscuro sapere che sempre lo aveva attratto, aggrappato alle ali furiose della vendetta, traboccante d’odio contro il mondo intero, irrimediabilmente Severus bruciò la sua innocenza e si lacerò l’anima. Fui in lui mentre compiva il tragico errore che gli rovinò la vita, quando scelse Voldemort e il pericoloso ma potente sapere delle Arti Oscure.
Crystal guardò ancora verso il mago che non aveva mai staccato lo sguardo da lei, gli occhi che avvampavano nel pallore del suo volto come nere fiamme, rovente e impetuoso rogo sul quale Severus avrebbe voluto gettare quell’irreparabile scelta sbagliata.
- Fui in lui mentre, solo pochi istanti dopo, tremava guardandosi le mani sporche del sangue di un innocente, vittima sacrificale di un macabro rito d’iniziazione, mentre aveva orrore di se stesso, del mostro che infine era realmente diventato, e comprendeva che nessun tipo di sapere, o il potere che ne poteva derivare, poteva mai valere la vita di un uomo, anche di un semplice Babbano.
Fui in lui mentre si odiava con violento impeto, disgustato dalla propria codardia, mentre si dibatteva impotente, incapace di rinnegare Voldemort perché, a vent’anni, voleva ancora disperatamente vivere, scelta non concessa a chi osava abbandonare l’Oscuro Signore.
Trascorsi mesi di terrore con lui, incatenato in un incubo infernale, sprofondato in un baratro senza fondo, costretto a uccidere per poter continuare a vivere, l’umanità che lo abbandonava sempre più ogni volta che le sue mani, ancora, si macchiavano di sangue innocente al malvagio richiamo di quel marchio maledetto che lo aveva ridotto in schiavitù.
Crystal s’interruppe, la pesante sofferenza di quei ricordi che l’opprimeva, togliendole il fiato.
Vide il mago arretrare, abbassare di nuovo il capo e coprirsi il viso con le mani: la maschera si era definitivamente infranta.
- Infine, l’orrore che provava per se stesso e per i suoi imperdonabili crimini fu più forte di ogni paura e dell’attaccamento alla vita. Cominciò a invidiare le vittime alle quali, correndo sempre più il rischio d’essere scoperto, aveva imparato a regalare una morta pietosa, se non poteva in altro modo salvarle: affondava rapido e con chirurgica precisione l’odiato pugnale, mentre schizzi di sangue macchiavano indelebilmente la sua anima ancor più dell’argentea e inespressiva maschera da Mangiamorte, dietro la quale nascondeva la sua lacerante disperazione.
Ero al suo fianco quando infine rinnegò Voldemort e si rivolse a Silente, pienamente pentito e torturato da lancinanti rimorsi, disposto a tutto pur di uscire dal baratro in cui la sua folle scelta sbagliata l’aveva sprofondato, pronto a pagare con la sua vita per colpe che ancora oggi Severus ritiene imperdonabili, - Crystal sospirò cercando lo sguardo che il mago aveva orgogliosamente rialzato, sapendo che ancora vi avrebbe trovato lo stesso nero tormento di allora, - e che sempre riterrà tali, indipendentemente da ogni possibile verdetto d’assoluzione che questo o altri Tribunali potranno mai emettere, crimini del tutto ingiustificabili e, quindi, in alcun modo riscattabili.
Crystal socchiuse gli occhi per un istante chiedendosi se, in un giorno lontano, Severus sarebbe mai riuscito a perdonarsi, magari pensando alla notte in cui, senza le miracolose lacrime di Fanny, la sua vita sarebbe veramente finita, coraggiosamente immolata per la distruzione di Voldemort.
- Albus Silente lo accolse a braccia aperte, come un padre addolorato, pronto ad aiutare il figlio pentito che tornava a lui, disposto a credere fino in fondo ai suoi atroci rimorsi. In tutti questi anni, solo Albus credette veramente in lui, alla sincerità del suo pentimento ed alla totale fedeltà, fino alla morte, della preziosa spia che, subito, il Preside sfruttò contro Voldemort.
Tornare nell’Inferno dell’Oscuro Signore fu un sacrificio tremendo per Severus, ma sapeva che quello era il prezzo che doveva pagare per le colpe commesse: non si ribellò e mise la sua vita al servizio dell’Ordine, senza fiatare, anche se tremava al pensiero di affrontare quegli occhi di rubino che avrebbero spietatamente spazzato la sua mente alla ricerca di un possibile tradimento.
Così Severus cominciò la sua carriera di spia, la vita pericolosamente in bilico sul filo sottile della menzogna, messa in gioco ogni giorno per proteggere altre vite, la sua pronta ad essere gettata via, ormai senza alcun valore per lui se non per le informazioni che poteva fornire. Silente era riuscito a dargli di nuovo uno scopo: combattere contro Voldemort per salvare quante più esistenze possibili, in cambio di quelle che un tempo aveva spezzato

CITAZIONE

Occhi verdi (21/6/10 – 6/12/11)


- L’atteggiamento di rifiuto di Lily e dei Malandrini ha concorso a determinare la tua scelta, insieme alla violenza Babbana di tuo padre e alla colpevole cecità di Silente e degli altri professori che hanno consentito la sistematica persecuzione di un ragazzino povero e poco amato, “solo perché esiste”! – esclamò Isabel, il viso di Lily distorto dall’ira e le fiamme dei suoi capelli che frustavano l’aria. – È loro la vera responsabilità della tua scelta, Severus, non tua! Loro ti hanno spinto su quella strada, senza lasciarti altra scelta, perché ti hanno discriminato, umiliato, sottovalutato e rifiutato, tu, giovane mago brillante dalle grandi capacità. Cos’altro potevi fare se non rivolgerti all’Oscuro Signore, l’unico che avrebbe apprezzato le tue qualità?
Severus sospirò profondamente: sì, era caduto in quell’inganno, si era lasciato ammaliare dalle promesse del serpente finendo tra le sue spire, permettendo di avvelenargli l’anima.
- Cercavi solo vendetta e rivalsa, Severus: il tuo orgoglio ti ha spinto a cercare la giusta affermazione del tuo valore, là dove pensavi di poterla trovare.
Invece, aveva solo bruciato la propria anima e trovato la perdizione.
Anche se Isabel stava in tutti i modi cercando di giustificarlo, Severus sapeva che, in realtà, la responsabilità di quella scelta sbagliata era sua, solo sua, e nulla poteva realmente discolparlo. Lo sapeva da sempre, anche prima che Lily morisse, per questo si era atrocemente punito rinunciando a vivere, alla disperata ricerca di un’impossibile redenzione e di un perdono che nessuno poteva dargli.
Scosse il capo e mormorò piano, con cupa e composta amarezza:
- No, solo io sono responsabile della mia scelta, solo io sono colpevole.
 
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15 replies since 13/12/2006, 18:43   845 views
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