Il sogno di una vita (aprile-maggio 2004)
Intorno a me solo il buio ed il silenzio.
Il buio del mio futuro, in questa lunga notte che sta per iniziare.
Il silenzio della mia paura.
Ho freddo, nonostante sia estate, e le ginocchia mi fanno male su quest’antica e ruvida pietra. Ma tutto ciò fa parte della cerimonia d’iniziazione. Sto aspettando da quasi tre ore.
Sto per diventare un Mangiamorte.
Un Mangiamorte… un Mangiamorte di Voldemort.
Solo per lei, lo faccio solo per lei. Non c’è altro motivo, se non rincorrere il potere e la ricchezza. Ed il sapere estremo, che solo Voldemort può darmi.
E quando stringerò tutto ciò tra le mani, allora tornerò da lei e sfiderò Lucius, ad armi pari.
Mi sono ripetuto queste parole mille volte, per farmi coraggio, eppure ora vorrei solo fuggire. Mio padre è orgoglioso di me, finalmente, ma io cerco nei ricordi gli occhi tristi di mia madre… e la vedo scrollare mestamente il capo.
Eppure non ho altre possibilità, non riesco a vedere una via alternativa. Voldemort è il mago più potente di tutti i tempi ed in pochi anni controllerà tutto il mondo della magia. Io sarò al suo fianco, ne conquisterò la fiducia e mi renderò indispensabile, con le mie pozioni, con le mie conoscenze, con la mia intelligenza e la mia dedizione.
Per Narcissa, solo per Narcissa.
Se tu l’avessi conosciuta, mamma, ora capiresti la mia decisione.
Devo farlo, devo farlo: è l’unico modo per averla, mamma, l’unico modo. Ed io la voglio, con tutte le mie forze, come non ho mai desiderato null’altro nella vita.
La notte si fa più scura e fredda mentre dei passi lenti risuonano sulla pietra.
E’ in piedi davanti a me, avvolto dalle tenebre, la maschera a coprire il suo volto. Tende una mano ed io mi sento tremare. Ma allungo il braccio verso di lui, con decisione. Intuisco la luce dei suoi occhi, forse un sorriso di compiacimento dietro alla maschera, forse una totale indifferenza. Mi afferra l’avambraccio nudo mentre con l’altra mano fa un lieve cenno: all’improvviso una luce rosseggiante rompe le tenebre e mi rendo conto di essere al centro di un anello di piccoli bracieri fiammeggianti, posti a terra ad intervalli regolari. Al loro esterno si allungano le ombre nere dei Mangiamorte che si stringono in cerchio per assistere alla mia marchiatura.
La mano sottile e cerea di Lord Voldemort mi sfiora appena la pelle, poi stende l’indice e lo preme a fondo nella mia carne.
Un dolore lancinante mi assale, stringo i denti e chiudo gli occhi, solo per un istante.
Li riapro e lo vedo togliersi la maschera: un ghigno crudele è sul suo volto, mentre continua a premere con forza l’indice, quasi a voler penetrare l’intero mio essere. Un bruciore intenso si diffonde sul mio braccio, come se il fuoco si fosse incuneato a fondo nella carne. Cerco di resistere al dolore e lo guardo negli occhi, in profondità. Solo un istante e la sua mente ha già invaso la mia e la sta percorrendo come se ne fosse l’incontrastato padrone.
Non riesco a distogliere gli occhi e rimango alla sua mercé: ora lui sa tutto di me. Ora sa perché sono qui: il ghigno sul suo viso si fa ancora più perfido.
Finalmente la sua mente si ritrae ed io guardo il braccio: il fuoco nero che lo divora ha inciso il teschio in profondità nella mia carne ed ora il serpente sta uscendo dalla bocca con un doloroso guizzo. Toglie il dito dal mio braccio ed io boccheggio per il dolore, mentre il serpente di fuoco si muove dentro la carne ed avvolge sinuosamente il teschio.
- Il tuo pugnale.
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo, mentre sento la lama fredda e tagliente sulla mia guancia. Distolgo l’attenzione dal braccio, che continua a bruciare in modo insopportabile, ed afferro il coltello. Poi un ordine secco squarcia improvviso i miei pensieri:
“Uccidilo!“
Spalanco gli occhi ed annaspo, senza più riuscire a respirare.
Un uomo incappucciato è in ginocchio davanti a me, sostenuto da due Mangiamorte. Trema ed implora pietà con voce flebile. Il mio cuore sembra essersi fermato e l’aria non riesce ad entrarmi nei polmoni.
Poi sento ancora la sua voce devastare i miei pensieri:
“E’ questo il potere: l’immenso potere della vita e della morte. La conoscenza del bene e del male. Io ti darò tutto il potere e la conoscenza che tu deciderai di volere. Solo tu potrai mettere limiti alla tua potenza ed al tuo sapere“
Sollevo il capo e guardo il suo impassibile viso.
Dipende tutto da me, solo da me.
Con uno sforzo immane occludo la mente.
Vorrei solo poter fuggire via. Vorrei gridare il mio orrore disperato.
Non è questo che volevo.
Ma ora so che è troppo tardi, per qualsiasi scelta che possa essere ancora degna di un uomo.
Ed io non sono più un uomo: io sono solo un Mangiamorte… un Mangiamorte…
Mangiamorte… Mangiamorte.
Questa parola rimbomba nella mia mente come gli inesorabili rintocchi di una campana che suona a morte.
Non posso fuggire, non posso gridare: posso solo decidere se vivere o morire.
Il potere della vita e della morte è nelle mie mani, il bene ed il male sono dentro di me. Tutto dipende solo da me. La mia vita e la vita di quest’uomo. Solo io posso scegliere. Solo io sono il giudice supremo. Solo io ho il potere, solo io: un potere che distrugge la vita.
Ho emesso la mia orribile sentenza.
La mia anima è ormai irrimediabilmente condannata.
Affondo il pugnale.
Il sangue caldo dell’uomo incappucciato mi schizza in faccia.
L’orrore dilaga dentro di me.
Ho ucciso la mia anima.
Una macabra risata echeggia nelle mie orecchie.
- Severus Piton ora sei mio! Ora sei un mio Mangiamorte!
Non dimenticherò mai queste parole: il gelo e le tenebre penetrano nella mia mente.
Narcissa… Narcissa, tu hai dannato il mio cuore… ed io ho dannato la mia anima!
Mi sono smaterializzato; ho corso disperato nella notte, nella campagna deserta.
Stavo cercando di fuggire da me stesso, da quel mostro che ero diventato.
Quando mi sono fermato, senza più fiato, senza più forze… ho vomitato, ho vomitato, ho vomitato.
Avevo ancora il pugnale stretto tra le dita e le mani sporche di sangue.
Quella notte ho conosciuto tutto il male che c’era in me ed ho pianto tutte le mie lacrime. Quella notte ho ucciso la mia innocenza ed ho capito il mio tremendo errore.
Ma volevo vivere Narcissa, ero solo un ragazzo e volevo vivere la mia vita con te: ho creduto che quello fosse l’unico modo.
Ho sbagliato amore mio, ho sbagliato, e Dio solo sa quanto a fondo ho pagato per quella colpa.