Il Calderone di Severus

Il Severus di Ida, Ovvero, il Severus delle Maschere!

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Ida59
view post Posted on 26/11/2012, 11:12 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Severus bimbo, adolescente e giovane uomo




Un bimbo con un’infanzia triste e solitaria, rifiutato dal padre, forse anche con mancanza d’amore da parte della madre che doveva aver altri problemi più importanti che curarsi del suo taglio di capelli, della sua pulizia o dei suoi abiti.
Un adolescente in parte insicuro a causa delle carenze affettive della prima infanzia, con un carattere già di per sé chiuso e difficile; ha una sola amica, che ama da subito, ancora bambino, e si richiude ancor di più in se stesso, spinto dalla sua stessa stranezza e anche dal rifiuto dei compagni che lo umiliano. E anche l’amica lo lascia solo…
Un giovane che, con l’infanzia e l’adolescenza che ha alle spalle, carica di tante esperienze negative, non crede di poter essere amato e rispettato per quello che è; cerca quindi di diventare qualcun altro, cerca la rivalsa su chi l’ha sempre umiliato: si avvicina a Voldemort che gli promette sapere e potere e nasconde il cuore che ha sempre portato sul bavero e gli ha causato sofferenza e delusione. Ma è proprio con quel cuore negato, che sul bavero urla d’amore, che Severus compie la scelta che cambia e rovina la sua intera esistenza.




CITAZIONE

Trasparenza e purezza del Cristallo (novembre 2007 - aprile 2009)



Come bravi soldatini, votati al totale sacrificio, Severus scelse con cura i ricordi più adatti e li schierò a difesa di una preziosa verità che doveva essere protetta a tutti i costi: già una volta quelle memorie lo avevano salvato, quando Voldemort aveva ripreso possesso del proprio corpo e lui era tornato dal suo vecchio padrone attestando una fedeltà che non era mai realmente esistita. La forza con la quale l’Oscuro Signore quella notte aveva frugato nella sua mente era stata devastante, ma ora sarebbe stata ben più selvaggiamente distruttiva, al punto che quei ricordi rischiavano perfino di andare del tutto perduti.
Poteva anche essere l’ultima volta che li estraeva dal protettivo scrigno di nero cristallo che si nascondeva dietro al suo impenetrabile sguardo.
In gran parte si vergognava di quei ricordi, di quei suoi pensieri lontani, così sofferti allora e poi tanto odiati, quando aveva finalmente capito che era proprio a causa loro che si era rovinato l’esistenza. Ma facevano intimamente parte di lui, della sua infanzia infelice, della sua tormentata adolescenza e della sua folle giovinezza: lì c’erano gli affetti mancati e perduti, e l’innocenza che un tempo anche lui aveva avuto. C’erano le sue illusioni e le sue speranze, anche se erano state irrimediabilmente sbagliate. C’era la sua imperdonabile scelta che, in quel tempo lontano, invece, sembrava sfolgorare d’inebriante potere.
C’era la parte più oscura e pericolosa di lui, in quelle memorie, ma c’era anche la sua umana fragilità e insicurezza, l’insopprimibile bisogno di un bimbo che anela al calore di un abbraccio sempre negato.
Avrebbe potuto perdere tutto o parte di quel passato sbagliato, ma sapeva che lo stava solo sacrificando per il futuro.
Un futuro giusto.

CITAZIONE

Neve d’inverno (ottobre 2011)


Non aveva mai amato il suo compleanno.
Non l’aveva mai più festeggiato dal giorno in cui, felice per il dono inaspettato ricevuto dalla mamma, la magia era sfuggita alle sue mani eccitate di bimbo, rivelando al padre una verità che non poteva più rifiutarsi di vedere. Era stato l’inizio della fine, ed era così piccolo che non ricordava più com’era stata la vita prima che suo padre scoprisse di aver sposato una strega. Un tempo i suoi genitori dovevano essersi anche amati, ma Severus non riusciva a ricordarselo, per quanto si sforzasse. Ricordava solo urli e male parole, e gli occhi neri di sua madre che si riempivano di lacrime non piante. Era da lei che molto presto aveva imparato a ricacciarle indietro, a ingoiarle in silenziosi singulti che gli graffiavano la gola; per tanti anni non aveva mai pianto, fino a quella notte di disperazione, con Lily stretta tra le braccia, fredda di morte, la colpa a straziargli il cuore.
[…]
Era tornato a casa per scoprire ciò che già sapeva: la situazione tra i suoi genitori peggiorava sempre più ed era al punto di rottura. Per la prima volta si era accorto che suo padre, ormai sempre ubriaco e senza uno straccio di lavoro, non si limitava più agli insulti, ma aveva cominciato anche a picchiare la mamma: i lividi sul volto e sulle braccia raccontavano ciò che sua madre ostinatamente negava. Lei, che era una strega e avrebbe potuto mandarlo a ruzzolare contro il muro spaccandosi la testa con un semplice colpo di bacchetta, invece lo lasciava fare, senza difendersi, senza lamentarsi, racchiusa in se stessa, incapace di reagire alla perdita dell’amore per il quale aveva abbandonato la sua famiglia purosangue, che l’aveva rinnegata rifiutandosi perfino di conoscerne il figlio.
Il giovane Severus schiumava di rabbia impotente contro quel padre Babbano che lo aveva respinto quando la magia si era manifestata in lui: era così piccolo che non ricordava che suo padre l’avesse mai amato, anche se la mamma insisteva a dirgli che non era vero, che Tobias era stato così orgoglioso di quel primo figlio maschio…
Aveva finito per trascorrere quasi tutto il tempo con Lily, spesso a casa dell’amica per fare i compiti insieme e studiare, cosa impossibile nella vecchia casa sotto la ciminiera, tra il puzzo d’alcol da quattro soldi e gli urli di suo padre. E le lacrime della mamma. Sì, ora la mamma piangeva e aveva sempre gli occhi rossi e gonfi. La sentiva piangere, di là dalla parete, la notte, piccoli singhiozzi quasi coperti dal russare di suo padre. Avrebbe voluto consolarla, stringerla forte tra le braccia, ma, quando aveva provato, sua madre era stata così terrorizzata dalla reazione di Tobias, se si fosse svegliato, che tra le lacrime lo aveva implorato di andarsene. Si era reso amaramente conto di non poter fare nulla per lei, ma non riusciva a dormire, neppure tappandosi le orecchie. Così il mattino successivo scappava subito via, nel freddo della squallida via, prima che le urla di suo padre si levassero di nuovo nella casa.

CITAZIONE

Occhi verdi (giugno 2010 –dicembre 2011)


- Eri solo un ragazzino troppo sensibile, Severus, d’animo delicato nonostante l’onnipresente sarcasmo, tua sola difesa contro il mondo, – mormorò teneramente, - ma è stato proprio il mondo ad uccidere la tua dolcezza e a farti diventare velenoso e maligno! Ma io amo il mio fiero, nobile, indomabile, coraggioso, appassionato, tormentato, intelligente e ironico Principe Mezzosangue!
[…]
- Io stravedo per il tuo sottile e tagliente senso dell’umorismo. – gli disse sorridendo. - Amo perfino i tuoi difetti, la tua insolenza, la tua arroganza. Sai essere incantevolmente arrogante, Severus, deliziosamente perfido…
[…]
- E ti trovo anche bello, bellissimo, sebbene certo non di una bellezza convenzionale. – […] - Una bellezza profondamente elegante, sensuale ed ipnotica, tenebrosamente affascinante…
Isabel si ritrasse di scatto, come un serpente, la gelosia di nuovo sul volto:
- Ma Lily non ti amava, non ha neppure mai visto queste tue qualità; aveva solo paura della tua oscurità, così si è rifugiata tra le braccia del cavaliere dalla fulgida armatura.

Questo è un altro brano sull'infanzia di Severus e il suo rapporto col padre.

CITAZIONE

Forza e resistenza del Cristallo (giugno-novembre 2007)



Ci sono solo libri, a Spinner’s End, null’altro.
Salvo ricordi, ovviamente infelici.
Tutti questi libri li ho messi io, ho tappezzato tutte le pareti, li ho stipati stretti nelle librerie, affinché i ricordi della mia passata vita in questa casa svanissero. Ma loro sono ancora tutti là, intrappolati nella sottile intercapedine tra muro e libri, tenacemente e dolorosamente vivi, a ricordarmi il bambino che ero ed il giovane che sono diventato. I miei amati libri sono solo una lucente superficie che riflette chi sono io ora, ma non possono annullare il mio passato, non riescono a zittirlo, non sono in grado di modificarlo.
Mi chiedo se sono mai stato veramente felice, nella mia vita, oltre quei brevi istanti con Crystal.
Certo, in quella squallida casa, la felicità non è mai esistita: non per quanto io possa sforzarmi di rammentare.
Solo cupa tristezza, mischiata alle lacrime di mia madre, ed opprimente insoddisfazione, annegata nei liquori scadenti di mio padre.
Ne percepisco ancora il puzzo, insieme con quello della ciminiera, che portava con sé polvere nera che si appiccicava ovunque, sui miei vestiti scompagnati e sui capelli trascurati e sporchi che adombravano un viso troppo magro e pallido.
Così come odo ancora le loro voci stridule e irate, indifferenti alla mia presenza, il rumore secco di uno schiaffo e la bacchetta che rotolava per terra.
Avrebbe potuto fermarlo con un solo gesto, ridurlo all’impotenza con una parola.
Ma non lo ha mai fatto.
Lo amava, come amava me.
A modo suo.
Eppure, ricordo anche i suoi rari baci e le sue carezze affrettate. Ma, soprattutto, rammento l’orgoglio nei suoi occhi neri, proprio come i miei, ed il sorriso che le illuminava appena il volto pallido e arcigno, quando compivo un’involontaria magia.
Poi, le percosse di mio padre, piene di paura per le mie capacità, e quel breve sorriso svaniva dal suo volto, prima che lui se la prendesse anche con lei, accusandola di incoraggiarmi a fare stregonerie.
E gridava, inneggiando a roghi e torture, mentre cercava una nuova bottiglia sul fondo della madia.
Ma non era colpa sua, mi spiegava lei, quando eravamo da soli: non era così, prima di perdere il lavoro, prima che il mondo gli crollasse addosso, prima di scoprire che io ero diverso dagli altri bambini e che anche sua moglie era diversa dalle altre donne.
Non era colpa sua, continuava a ripetermi: Tobias aveva solo paura del nostro potere, perché non riusciva a capirlo.
Così, tanti anni fa, ho commesso la mia prima colpa, senza saperlo, semplicemente venendo al mondo col potere di mago nel sangue.
Perché è stato solo a causa mia che mio padre ha smesso di amare mia madre: quando ha scoperto che io ero un mago e lei una strega.
Aveva ben presto dovuto confessarglielo a seguito delle mie involontarie magie, troppo potere magico che sfuggiva alla mia incapacità di controllo di bimbo di pochi anni.
Non ho impiegato molto tempo a capire che ero io la causa di tutto, anche se mia madre negava: così ho cercato in ogni modo di controllare quel mio potere, di ingabbiarlo e trattenerlo, almeno quando mio padre era presente.
Ma era difficile, troppo difficile, e la magia sfuggiva dalle mie mani infantili, potente ed incontrollabile.
Lui urlava.
Lei piangeva.
Ed io mi rintanavo in un angolo, odiandomi sempre più.
Poi, però, ricordavo il guizzo d’orgoglio negli occhi di mia madre e la sensazione di potere che provavo nel sapere che ero io l’origine di quelle cose strabilianti; così ho incominciato ad esercitarmi, a sforzarmi di trovare dentro di me la chiave di quel potere.
E l’orgoglio balenava ancora negli occhi di mia madre, davanti alle mie crescenti capacità, rendendola bella e di nuovo viva, mentre mi parlava con entusiasmo del mondo dei maghi e del mio brillante futuro, e, violando regole che ancora non conoscevo, m’insegnava incantesimi e sortilegi; per implorarmi, poi, appena passato quell’attimo d’esaltazione, di non usarli mai davanti a Tobias. E, come avevo imparato a fare magie volontarie, usando la sua bacchetta, imparai presto a controllare i miei poteri, che, solo in casi eccezionali, sfuggivano ancora al mio controllo.
Fu tutto inutile: tra i miei genitori vi era ormai l’abisso scavato dalla magia, che mio padre non riusciva né ad accettare né a dimenticare.
Non fargliene una colpa, m’implorava lei, che non aveva mai smesso di amarlo: non è colpa sua, mi ripeteva sempre.
Ma io lo sapevo. No, non era colpa sua.
La colpa era solo mia.
Avevo svelato che esisteva la magia ad un essere troppo fragile per accettarla.
Per anni mi sono chiesto se odiassi mio padre e per anni non ho voluto rispondermi, temendo che la risposta fosse un sì.
Poi, molti anni dopo, ho capito ed ho trovato la risposta sulla sua tomba, prematuramente raggiunta a causa del fegato spappolato dall’alcol. L’ho detto a mia madre, che riposava accanto a lui: aveva voluto raggiungerlo dopo pochi mesi, ritenendosi colpevole della morte dell’uomo, manesco e brutale per paura e per debolezza, che non aveva mai smesso d’amare.
Le ho detto che, sì, l’ho odiato, quando ero ancora troppo bambino per capire che cosa fosse veramente l’odio, ma che dopo, quando ho cominciato a comprendere, mi aveva solo fatto pena, per la sua fragile inferiorità di Babbano in confronto a noi maghi.
Ma che non era colpa sua.
No, non era colpa sua.
Ma neppure mia.
Per quanto tempo, da bambino, mi sono portato dietro questa responsabilità: di aver rovinato il loro amore e le loro vite.
No, non era colpa mia.
No, non lo era.
Però ho impiegato troppo tempo per comprenderlo, ho dovuto compiere tanti errori, troppi, prima di capire la verità.
Me l’ha rivelata un uomo, in una notte nera come questa, piena di disperazione e di sangue.
Me l’ha rivelata il terrore dei suoi occhi, davanti alla mia bacchetta che si alzava su di lui, per ucciderlo, sfogando il mio odio represso.
Me l’hanno rivelata le sue implorazioni, poche parole tremanti mentre si preparava a morire:
- Perché? Perché vuoi uccidermi? Anche io sono un uomo, un uomo come te. Anche se voi mi chiamate Babbano.
Nei suoi occhi, enormi, c’era la stessa paura che albergava in quelli di mio padre, quando mi guardava, bambino, compiere una magia.
- Non è colpa mia, non è colpa mia se sono solo un Babbano.
Ho abbassato la bacchetta e ho chiuso gli occhi.
Erano le stesse parole che mio padre mormorava a mia madre, piangendo, una volta passata la sbornia, pentito di averle fatto del male, ancora una volta.
No, non era colpa tua, papà, non era colpa tua se eri un Babbano.
Perché non è una colpa, non possedere la magia.
La colpa è uccidere.
Ed io l’avevo già fatto troppe volte, fino a quel momento.
Ma non quella sera, non quel Babbano con la stessa paura di mio padre negli occhi.
Questo ho detto a mia madre, sulla loro tomba, ma avrei tanto voluto poterlo dire a lui, a mio padre, che aveva sempre e solo avuto paura d’amarmi.


Edited by Ida59 - 12/2/2013, 12:01
 
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