Probabilmente vedo Piton come la maggior parte di voi, e questo mio intervento probabilmente aggiungerà poco di nuovo alle analisi così accurate che ho letto finora, ma visto che Ida era curiosa di sapere anche la mia storia... vi avverto che è lunga.
La prima sensazione che provai quando per la prima volta incontrai Piton (perchè la Rowling è talmente brava che è come se lo incontrassi davvero anche tu, insieme ad Harry) fu quella di un personaggio estremamente ben caratterizzato. Con questo intendo dire che il suo aspetto e il suo modo di parlare, di incedere, perchè all'inizio è solo questo che si vede, mi indussero a "tenerlo d'occhio", poichè fin da allora immaginai che sarebbe stato uno dei personaggi chiave di tutta la storia. Ciò che ho amato di più in lui (e quindi, indirettamente, della Rowling) è la sua evoluzione. Sembra il più statico di tutti, sembra esser lì solo per affibbiare punizioni ai poveri studenti, ma in realtà è in continuo divenire, molto lento, certo, ma le persone non maturano così da un giorno all'altro, soprattutto quando la loro mente e il loro corpo sono stanchi di tutto, perfino della vita.
Inoltre fin dal primo momento si configura il suo rapporto particolare con Harry: mentre gli altri insegnanti interagiscono in maniera "normale" con il protagonista, Piton no, lui lo guarda disgustato, e tutto il suo gelo vacilla (seppure impercettibilmente, e seppure solo per lasciar trasparire il suo disprezzo) di fronte a lui. Questo loro rapporto mi ha da subito incuriosito. Perchè? mi chiedevo. Non poteva trattarsi solo dell'insofferenza di un serpeverde nei confronti di un grifondoro, e neppure dell'odio di un "cattivo" nei confronti di un "buono", si capiva benissimo che c'era qualcosa di più profondo.
Alla fine, dopo aver letto tutti e sette i libri ed aver saziato tutta la mia curiosità iniziale, mi sono ritrovata praticamente innamorata di quel personaggio. Se io fossi una scrittrice darei qualsiasi cosa per riuscire a crearne uno come lui...
Piton innamora perchè è un uomo. Prima è un professore, vale a dire una categoria di persone il cui unico ruolo su questa terra sembra essere quello di fare lezione e correggere compiti, e lo guardi proprio con gli stessi occhi con cui da bambina osservavi il tuo cinico, tremendo maestro di matematica.
Poi scende dalla cattedra, lentamente, e lo guardi negli occhi, e vedi che non li illumina più quasi niente.
Poi lo guardi nel cuore, e lì ti innamori perchè tutta la sua umanità, che avevi sempre sottovalutato, ritenuto inesistente, ti viene sbattuta in faccia dall'autrice che sa essere molto severa con i propri lettori.
E, come dice Ida (e sono perfettamente d'accordo con lei), ti accorgi che di fronte a te hai semplicemente un uomo che ha sbagliato.
Se prima ti aveva affascinato per i suoi modi autoritari,la sua forza, il suo sarcasmo così affilato, per la sua fredda lucidità e per la sua apparenza di infallibilità, sei inevitabilmente costretta a riconsiderare tutto da capo. Ti ritrovi di fronte un uomo che ha commesso un errore terribile, un uomo che ha, seppur indirettamente, ucciso la donna che amava e che, comprensibilmente, ha deciso di punirsi per il resto della sua vita.
Ma allo stesso modo vedi un uomo che, una volta, ha pianto. Non credevi che saresti mai riuscita ad immaginarti Piton che piange... che prova rancore magari sì, che cova in silenzio il suo odio verso i bulletti della scuola, che a quello stesso odio si lascia andare fino al punto di rinnegare perfino il suo amore di sempre... ma che piange no, proprio non l'avresti mai pensato.
E invece (e qui sta l'abilità dell'autrice) ci riesci.
Durante i 7 libri mi sono innamorata di 7 Piton diversi, sette pezzi di un puzzle che si è ricomposto solo alla fine, mostrando non più una roccia, non più quell'uomo machiavellico che sapeva esattamente tutto ciò che faceva, bensì un uomo stanco, consumato, ma col coraggio di chi non vuole morire nutrendo per sè stesso solo disprezzo. Un uomo che ha lasciato che qualcun altro gli dicesse cosa fare. Un uomo debole.
Non avresti mai pensato di riuscire ad immaginare Piton in questa veste, e ti sbagliavi perchè negli uomini il bianco e il nero non esistono, non esistono Grifondoro e Serpeverde ("A volte credo che lo smistamento avvenga troppo in fretta...") e non ci sono buoni o cattivi, ma soprattutto non lo si nasce né lo si diventa. Questo vale per Piton, vale per Silente e vale anche per Voi-sapete-chi, e il grande merito della Rowling sta proprio nell'aver saputo spiegare in maniera molto semplice questo concetto così difficile da accettare.
Con Piton ci è riuscita ancora meglio...