Il Calderone di Severus


Lotta all'ultimo Inchiostro turno XIV
Poll choicesVotesStatistics
Un premio indispensabile4 [33.33%]
In tenebris vitae3 [25.00%]
Ventuno grammi2 [16.67%]
Tu non sei un eroe2 [16.67%]
Bianco1 [8.33%]
Il mio premio0 [0.00%]
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Lotta all'ultimo Inchiostro turno XIV, Severus vince un premio

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Ale85LeoSign
view post Posted on 27/4/2011, 19:12




CITAZIONE (Ida59 @ 27/4/2011, 20:08) 
CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 27/4/2011, 19:55) 
:stupore: :leoncino: :leoncino: :leoncino: :wub:

Quel che è giusto è giusto... lo sai! ;) [/color]

:blutta: :P ;)

CITAZIONE (misslegolas86 @ 27/4/2011, 20:10) 
Decisione giustissima!!! Condivido con gioia il podio n.1 con Ale!

A te la zampa Ale e complimenti :ola:

Ps sto per postare il nuovo bando per il XV turno

Grazie Arcady ;)

Perfetto miss! :woot: ;)
 
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view post Posted on 27/4/2011, 19:14
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (arcady @ 27/4/2011, 20:10) 
Io intanto festeggio il mio primo voto in assoluto! Eheheh :o: :wub:

Era una storia molto bella la tua, Sara, ho faticato un po' a scegliere e ad assegnarle solo il secondo posto.

Edited by Ida59 - 12/8/2015, 23:32
 
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misslegolas86
view post Posted on 27/4/2011, 19:17




Grazie arcady.
Complimenti per la tua storia che ho votato e che mi è piaciuta davvero tanto!
 
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arcady
view post Posted on 27/4/2011, 19:22





CITAZIONE (Ida59 @ 27/4/2011, 20:14) 
Era una storia molto bella la tua, Sara, ho faticato un po' a scegliere e ad assegnarle solo il secondo posto.[/color]

:wub: :D ^_^ Sara orgogliosa!




CITAZIONE (misslegolas86 @ 27/4/2011, 20:17) 
Grazie arcady.
Complimenti per la tua storia che ho votato e che mi è piaciuta davvero tanto!

Grazie mille mille! :woot: :wub:
 
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view post Posted on 27/4/2011, 21:13
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I ♥ Severus


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Ricordo a tutti gli autori di inviare la loro storia a MSStorie. Grazie.

Edited by Ida59 - 12/8/2015, 23:33
 
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view post Posted on 27/4/2011, 21:44
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Complimentoni alle vincitrici! :D :esulto:

Amicozza, non per dire nulla, ma le ultime parole famose...

CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 15/4/2011, 21:42) 
Folgoration!!!

Mi iscrivo! E vinceròòòò! (e ci crediamo tutti XD)

:lol: :lol: :lol: ;)
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 28/4/2011, 11:00




Infatti sono ancora incredula di non essermi autogufata... XD

Complimenti anche a te, Amicozza, la tua storia mi è piaciuta davvero tanto :D
 
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view post Posted on 29/4/2011, 21:24
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CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 28/4/2011, 12:00) 
Infatti sono ancora incredula di non essermi autogufata... XD

Per carità, di gufatori e iettatori ce ne sono già a bizzeffe :woot:
CITAZIONE
Complimenti anche a te, Amicozza, la tua storia mi è piaciuta davvero tanto :D

Thanks, Amicozza ;)
 
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view post Posted on 17/1/2017, 19:15
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Lotta all'ultimo Inchiostro - Turno XIV: Severus vince un premio



UN PREMIO INDISPENSABILE di misslegolas86

“A posto! A posto!”
Il professore Lumacorno, in uno splendido abito di velluto ben tirato sull’enorme pancione, veleggiava verso la cattedra:
“Oggi ho per voi una lezione speciale.”
L’intera classe, composta da Serpeverde e Grifondoro del 4 anno, aveva gli occhi puntati su di lui: era riuscito nel suo scopo teatrale di ottenere la massima attenzione.
“Oggi preparerete la pozione Invecchiante. Chi, alla fine delle due ore, mi darà un preparato migliore degli altri,” fece di proposito una pausa per dare enfasi e far crescere la suspense “otterrà come premio un permesso speciale per entrare nel reparto proibito della biblioteca.”
Sguardi entusiasti corsero tra i banchi.
Un ragazzo dai capelli arruffati bisbigliò al suo compagno in modo ben udibile:
“Mocciosus ucciderebbe per averlo. Almeno avrà un premio per essere un insopportabile so tutto io.”
“Potter e Black non cominciate a parlare o vi cambio di posto” cantilenò, senza minaccia, il professore.
Sirius sogghignò mentre Severus, in fondo all’aula, chino sul suo calderone divenne di uno sgradevole color mattone.
Che tentativo patetico era quello di interessare gli studenti con un premio, pensò infastidito. La speciale arte del preparare pozioni richiedeva disciplina e concentrazione; non si insegnava come un grande spettacolo favorendo gli alunni più popolari e concedendo stupidi premi.
Quel giorno avrebbe volentieri ceduto il suo posto di miglior pozionista della classe per farla vedere a Potter e al suo compare, ma non poteva. Quel premio gli serviva, ne aveva bisogno a tutti i costi.
Accese il fuoco e già aveva disposto sul tavolo gli ingredienti mentre gli altri ancora leggevano le istruzioni sul libro. Aveva già preparato quella pozione per conto suo ed era stata particolarmente complicata. Sul libro aveva anche annotato delle migliorie alle istruzioni ufficiali ma non era certo di riuscire a ripetersi in una classe piena e per lo più sotto pressione.
Ma non poteva fallire, quel premio gli serviva.
Sollevò per un attimo lo sguardo mentre sminuzzava le radici di quercia; anche Lily, due tavoli più in là, era a buon punto. Non era una novità, col calderone era incredibile, quasi brava quanto lui che però aveva armeggiato con infusi e intrugli già prima di arrivare ad Hogwarts. Lumacorno la adorava anche se era figlia di Babbani: come si faceva a non apprezzare Lily Evans? Lei era così speciale e comunque i suoi ottimi voti in pozioni erano totalmente meritati. Si riscosse da questi pensieri quando Lily, alzando lo sguardo, incrociò il suo e gli sorrise.
Ritornò alle sue radici ripetendo a se stesso che quel giorno non poteva fallire.
“Mi dispiace Lily, ma il vincitore è senza dubbio Severus.” Annunciò alla fine della lezione Lumacorno, in tono contrito per la sua studentessa preferita.
“Un pizzico di cacao peruviano per garantire un sapore più gradevole all’infuso è stato veramente un tocco di genio che va premiato. Bravo, Severus!” disse con entusiasmo teatrale mentre gli consegnava il permesso per il Reparto Proibito.
Uscì solo dall’aula, riponendo il prezioso premio nella tasca della divisa.
“Ehi, Sev!” Lily lo aveva raggiunto “Perché scappi sempre?”
“Non stavo scappando, non volevo disturbarti mentre eri con quelli della tua casa.” Disse camminando accanto a lei a testa bassa.
“Oh, Sev! Comunque sei stato proprio bravo con la pozione!”
Tutto rosso riuscì a dire:
“A proposito, Lily, buon compleanno.”
Lily fermandosi in mezzo al corridoio esclamò:
“Ti sei ricordato!”.
Cercò di trovare il coraggio per dirle che non avrebbe mai potuto dimenticarlo e darle il suo regalo ma restò muto, perso in quegli occhi verdi, senza riuscire a proferire parola.
“Lily, andiamo o arriveremo tardi a trasfigurazione!”
Mary aspettava l’amica ai piedi delle scale, decisamente contrariata dalla sua compagnia.
“Devo andare.” Disse Lily “Grazie, Sev” lo baciò sulla guancia e corse via lasciando un dolce odore di vaniglia alle sue spalle.
Non aveva più visto Lily per il resto della giornata avendo lezioni diverse e quella sera aveva anche dovuto saltare la cena per scontare una punizione con la McGranitt rimediata per aver reagito ad uno degli stupidi scherzi di quel maledetto Potter. Prima di tornare al dormitorio, però, si costrinse a fare una deviazione verso la guferia; doveva farlo.
Quando Lily entrò nel dormitorio un bel gufo fulvo la aspettava appollaiato sul letto. Lily slegò dalla zampa il rotolo di pergamena e lo aprì.

Io Horace E.F. Lumacorno autorizzo Lily Evans ad accedere al Reparto Proibito.


Horace Lumacorno
Il suo nome era scritto con una scrittura piccola e sottile.
Severus le aveva regalato la cosa più importante che aveva.






VENTUNO GRAMMI di Severia

Oh, come spesso gli uomini sul punto di morire provano un istante di gioia!
Un istante, che chi li veglia suole chiamare: il lampo che precede la morte.
“Romeo e Giulietta” di W. Shakespeare


Finalmente ottengo il premio ambito, desiderato, agognato. Eccola che viene di bianco vestita e luminosa, come non avrei osato immaginare.
Chiunque dica che è sempre possibile rimediare ai propri errori è uno stupido: ci sono sbagli ai quali non si può porre rimedio e non importa con quanta disperazione tu lo voglia. Ho pagato ogni sbaglio con gli interessi e ogni buona azione non mi ha procurato altro che sofferenza. Non sono mai stato felice: anche quei rari momenti che posso ricordare con serenità, sono sempre accompagnati da un’ombra cupa di dolore e tristezza. Ora, però, nutro la speranza di poter essere felice: ho bramato la morte a lungo e finalmente ottengo il premio che mi sono guadagnato. O forse no: non ne sono sicuro. Perché me ne preoccupo? Non ha importanza in questo momento: saranno altri a giudicare, a emettere la sentenza. Io non ho più tempo, nessuna carta ancora da giocare, nessun battito di cuore, nessun incantesimo o pozione da preparare e nemmeno più ordini a cui piegarmi.
Ricevo il premio da quelle stesse mani che tante volte hanno torturato la mia carne e aggredito la mia mente. Lo trovo ironico: se ne fossi ancora capace, forse, sorriderei.
L’Oscuro Signore ha detto di esserne dispiaciuto: da quando è in grado di provare una tale emozione nei confronti di un altro essere vivente? Comunque, se non fossi riuscito all’ultimo momento a passare i miei ricordi a Potter, lo sarei stato anch’io. Sarebbe stato alquanto complesso spiegargli certe cose a voce, non mi avrebbe nemmeno voluto ascoltare; quando vedrà ciò che gli ho dato, i ricordi di una vita, allora capirà e saprà cosa fare. Ora sono sereno, nonostante tutto. Qui fisso l’inizio del mio riposo eterno e sgravo dal corpo stanco del mondo l’oppressione di tutti i miei errori, di tutti i miei rimpianti e di tutti i miei rimorsi. Mi sento strano, leggero. Non ho più freddo adesso: la luce è calda. La luce mi chiama. La luce…

L’anima di Severus si stacca definitivamente dal corpo pallido e si solleva, leggera. Ventuno grammi: il peso dell’anima, di tre galeoni d’oro o di una bacchetta lunga dodici pollici; ventuno grammi, integri e indivisi, perché ricuciti con l’ago acuminato del pentimento; ventuno grammi che salgono verso la luce, verso quella pace che Severus non ha mai conosciuto, verso un mondo nuovo, dove ogni cosa è possibile. Il suo vero premio.






IL MIO PREMIO di Ida59

Neppure la Morte mi ha voluto, seppur abbia gradito, con ghigno beffardo, straziare a fondo il mio corpo.
Così sono ancora qui, condannato a ricordare e a soffrire, immobile in questo letto, la gola in fiamme, senza riuscire a parlare, senza poter insultare e scacciare lontano questo branco di pecoroni ipocriti che vengono a rendere onore al nuovo, misconosciuto "eroe", finora solo insultato e disprezzato con malcelata paura.
"Nessuno più di lui merita quel premio!"
È la voce stridula del vero eroe, di chi ha sconfitto l’Oscuro Signore, che da giorni persiste ostinato a farmi avere quel maledetto premio.
Ma io non voglio alcun premio.
Odio i premi: nella mia vita non hanno portato altro che dolore e disperazione.
No, nessun premio per Severus Piton, l’oscuro eroe di una guerra che ha portato solo morte.
Chiudo gli occhi e cerco di arginare i ricordi, ma ne sono sommerso e oppresso, come sempre.

*
"Hogwarts, Severus, Hogwarts!"
Mia madre sventola felice la lettera e il sorriso le illumina il volto. Ha un bellissimo sorriso, anche se l’ho visto troppo di rado per riuscire a ricordarlo bene.
"Il mio bravo maghetto merita proprio un bel premio..."
La porta sbatte alle spalle e il sorriso di mia madre svanisce di colpo mentre, tremante, cerca di nascondere la bacchetta e la lettera.
Mio padre si avvicina, stranamente lucido, l’odio e la paura negli occhi:
"Ecco il tuo premio, mostro!"
Il suo pugno mi spacca il naso.

*
Sono orgoglioso di me: ho ottenuto tutti i M.A.G.O. col massimo dei voti.
Silente si avvicina porgendomi una lettera ufficiale; è molto serio, quasi triste: certo non gli fa piacere che sia proprio un Serpeverde ad essere il migliore di tutti.
La apro eccitato. Sarà un sostanzioso premio in denaro? Un’esclusiva offerta di lavoro?
Le mani mi tremano e la pergamena cade a terra in un lento svolazzo.
No, non è un premio.
Mia madre è morta.


*
Lily si sposerà tra pochi giorni.
Ho deciso di precederla, di fare anch’io la mia scelta, di afferrare la mia sola opportunità di diventare potente e invincibile.
Questa notte riceverò il Marchio dell’Oscuro Signore: il mio ambito premio!


*
Troppo tardi compresi il mio tremendo errore; quello che mi sembrava il premio più ambito si rivelò presto per ciò che realmente era: una vita di inesorabile condanna alla solitudine, di atroce sofferenza e strazianti rimorsi.
No, non voglio premi, Potter, grazie: ne ho avuti fin troppi in vita mia.

Finalmente c’è silenzio, se ne sono andati via tutti.
Riapro gli occhi sospirando, l’amarezza incollata nella gola lacerata, ma mi blocco subito.
Lei è china su di me, ancora, con i suoi limpidi occhi, azzurri più del cielo, e il sorriso colmo d’amore.
Le sue parole mi tornano all’improvviso alla mente, dolce melodia notturna che ho cercato di dimenticare, senza riuscirci.
Tenere e sincere parole di chi, durante il mio lungo delirio, ha letto e compreso la mia anima e la mia sofferenza.
Parole d’amore dettate dal cuore, che sono riuscite a penetrare in un cuore che era diventato di ghiaccio, che credevo ormai incapace di provare ancora sentimenti.
Dolci lusinghe sussurrate tra le lacrime che calde scendevano sul mio viso a sciogliere il gelo di sempre.
Un sospirato perdono a lenire la disperazione della mia vita, a squarciare il velo oscuro che avvolge la mia esistenza come un sudario.
"Ti amo, Severus, ti amo," sussurra piano, le lacrime che tremolano tra le ciglia chiare, "anche se non puoi sentirmi..."
Ti sento, soave angelo che riporti la speranza; continua a parlare, ti prego, raccontami il tuo amore e il nostro futuro.
"Severus..."
La tua voce mi incanta e mi guarisce, dolce sirena, ed è il mio vero premio, l’unico della mia vita.




TU NON SEI UN EROE di Severus Ikari

Dicono che quando nessuno piange la tua morte, il cielo lo fa per esso.
Pioveva quel giorno, ma non c’era nessuna bara da bagnare, nessun fiore da inumidire con lacrime amare di dolore.
I lampi squarciavano il buio della notte, ormai era solamente un corpo freddo, lo era da tempo.
Il vento ululava tra il legno della stanza alzando appena la polvere che danzava intorno quel corpo ormai senza più un anelito di vita.
Disteso. Immobile. Freddo. Morto.
Nessun respiro tra la pozza di sangue che macchiava il pavimento, ormai denso lago di freddo liquido che non ti donava più la vita, non ti regalava più calore.
Il gelo era tutto intorno.
Il gelo era sulla tua pelle.
I tuoi occhi erano ormai spenti e non avrebbero visto più nulla su questa terra, il loro sguardo non avrebbe carezzato più nulla.

Ti osservi dall’alto e quasi ti viene da ridere, sai che quella è la fine che hai meritato, non avresti sperato in nulla di più.
I funerali sono per gli eroi, la gloria è per gli eroi, le lacrime sono per gli eroi.
Tu non sei un eroe.
Ma adesso sei libero, sei sereno, sei vivo.
Vivo?
Piuttosto ironica come cosa visto il luogo in cui ti trovi.
Ti chiedi dove sei, vero?
Paradiso?
Inferno?
Tu non sei un eroe, dove meriti di stare?
Sei una spia, un assassino, un traditore, che ci fai in questo luogo?
Sorridi.
Vedo il tuo volto finalmente disteso, nessun peso ormai grava più su di te.
In piedi con le braccia incrociate al petto osservi quel corpo, osservi il tuo corpo.
C’è silenzio intorno a te, una leggera brezza ti carezza i capelli corvini e ti inonda di fragranze provenienti non sai da dove.
Dei passi, un profumo, una voce.
- Grazie, Severus! Grazie per tutto quello che hai fatto per tutti noi, hai protetto mio figlio, lo hai salvato e io te ne sarò per sempre grata. Forse tra di noi sarebbe potuta andare diversamente, forse, Severus… tanti dubbi, nessuna certezza. Mi dispiace per come è andata, avrei dovuto rendermi conto di ciò che stava avvenendo in te, ti sarei dovuta stare più vicina invece di allontanarti per sempre da me. Ho dovuto capirlo quassù, mentre ti osservavo. L’ho capito troppo tardi, mi dispiace, Sev.
Sentirsi chiamare nuovamente in quel modo era il più bello dei doni.
- Lily… io…
Si avvicina a te, sfiora le tue labbra con l’indice, facendoti tacere.
- Non dire nulla, Sev, non hai bisogno di dire nulla, mi basta vedere i tuoi occhi, sei stato il nostro eroe, Sev.
Tu non sei un eroe.
Ti abbraccia.
Ne senti il calore anche se sei morto, senti qualcosa che non hai mai percepito.
Agli eroi spetta la gloria.
Non sei un eroe e ti spetta un abbraccio.
Il premio più importante che tu potessi vincere.
Hai combattuto la tua battaglia e hai avuto il riconoscimento più bello che potessi avere: il suo abbraccio, il suo calore, il suo profumo, la sua pelle, i suoi occhi di nuovo incatenati ai tuoi.
Non sei un eroe, ma il premio che hai ricevuto è degno di un eroe.
L’abbraccio della donna che ami.


La pioggia si era fatta più intensa e penetrava dal tetto della stanza bagnando quel corpo inerme che giaceva a terra tra la polvere e il sangue.
Il cielo piangeva e lavava via quel fluido ambrato dalla sua carne, voleva che fosse nuovamente candido agli occhi del mondo.
Voleva che fosse un eroe nella sua tomba.
Tu non sei un eroe.
E nessuno avrebbe pianto la morte dell’eroe Severus.
Nessun fiore sarebbe stato adagiato sulla sua bara.
Il vecchio Silente magari avrebbe adagiato una bianca ninfea, simbolo di un amore non corrisposto e mai vissuto: ironico anche nella morte sarebbe stato.
Ma Silente non c’era più, morto insieme a lui, ucciso dall’uomo che non era un eroe.
Una ninfea bianca che attendeva insieme a te l’alba di un nuovo sole.




IN TENEBRIS VITAE di Ale85LeoSign

Stava per morire… e alla fine di tutto aveva vinto.
Era incredibile, ma era così.
Mentre Nagini si scagliava contro di lui, il mantello scuro gli fluttuò attorno, sollevandosi un’ultima volta, come per coronare quella sofferta vittoria.
Il serpente colpì e lui cadde sul polveroso pavimento della Stamberga, ora macchiato del suo stesso sangue. Voldemort si era preso tutto. E ora aveva preso anche la sua vita.
Il tempo si dilatò e per pochi attimi visse quegli ultimi istanti al rallentatore, divisi tra realtà e immaginazione, l’ultimo delirio di un folle alla ricerca di una redenzione impossibile.
Attraverso il velo di sangue che gli appannava la vista, riuscì a scorgere le sembianze confuse di una donna. Sapeva perfettamente chi era, ma non riusciva a vedere i suoi occhi verdi, gli occhi della sua Lily.
E guardandola, mentre il suo cuore batteva sempre più piano, si rese conto di amarla come non sarebbe mai stato capace di amare: come un uomo ama follemente un sogno senza speranze. E pensare di perderla in quel momento era come pensare di cadere in uno sconfinato abisso.
L’avrebbe seguita, al di là dei fragili limiti della vita umana, col poco che restava di lui: l’anima dannata di un uomo, marchiata da un errore, imbevuta del suo sangue di reietto… di assassino.
Il sangue sgorgava copioso dalla ferita sul collo.
Stava morendo.
E mentre la morte sopraggiungeva, spalancando le sue fauci, sentì una stretta alla gola. Le lacrime stavano arrivando, lo sapeva, e le avrebbe piante come non si era mai potuto permettere di piangerle. Una ad una le avrebbe lasciate andare, cristalli purissimi pesanti come il piombo, liberandole per sempre e liberando se stesso dal tremendo fardello del dolore.
Ma l’illusione non era finita: le sentì scivolare lungo il viso ed esse caddero sull’imperdonabile simbolo di morte avvinghiato al braccio: il marchio nero. A contatto con quelle piccole gocce di dolore, esso cominciò a sbiadire: il serpente, sciogliendosi, sembrò scivolare via, il teschio scomparve, fino a quando non si dissolse completamente.
Era sparito per sempre dal suo braccio, ma non dalla sua anima, e ovunque stesse andando, in quell’ultimo viaggio verso l’oscurità, lo avrebbe comunque seguito.
Eterna colpa, eterno sacrificio.
E Il suo premio era l’eternità: il suo corpo si sarebbe spento ma l’anima leggendaria che risplendeva nei suoi occhi neri sarebbe sopravvissuta e si sarebbe tramandata negli anni a venire. Il figlio di Lily avrebbe saputo la verità e avrebbe capito.
Restava solo un’ultima cosa da fare, per incontrare un’ultima volta l’unico premio che avrebbe voluto veramente vincere.
“Guar... da... mi...”
E, alla fine, Severus ricevette il suo premio.




BIANCO di arcady


Entrò trafelato nella stanza, chiuse in fretta la porta dietro di sé e vi si appoggiò con la schiena, nell’illusione di assicurarsi un ostacolo in più tra la propria intimità e il mondo esterno.
Dopo qualche secondo, il respiro era tornato regolare, si mosse verso la poltrona e vi si lasciò cadere, spossato.
Osservò a lungo il soffitto, chiedendosi se mai si sarebbe abituato a dover avere a che fare con delle teste di legno di tale portata, quando, ruotando lo sguardo verso il basso, lo notò.
Era un semplice foglio di carta bianco, ripiegato solo una volta e trattenuto sulla scrivania da un piccolo sasso bianco, levigato e piuttosto lucido.

Fissandolo strinse gli occhi riducendoli a due fessure, si alzò lentamente e si avvicinò alla scrivania: osservò il sasso che, da vicino, gli parve ancora più candido e attraente. Lo sfiorò.
D’improvviso venne risucchiato in un gorgo violento che lo sputò fuori, dopo qualche secondo, completamente scosso e con gli organi interni in subbuglio.
Si ritrovò inginocchiato, il busto sbilanciato in avanti e le braccia tese verso il basso. La sensazione che ricevette dalle dita delle mani era strana: erano immerse in qualcosa di morbido, freddo e polveroso. Sabbia.
-Una dannatissima Passaporta!- ringhiò tra sé e sé.

Alzò la testa di scatto e i suoi occhi incontrarono la maestosità dell’oceano, più corretto sarebbe dire che si sciolsero in essa, e anche l’espressione del viso mutò improvvisamente: divenne dolce, in una maniera a lui estranea.
Pochi istanti dopo tornò in sé e trasalì, si guardò intorno: si trovava su una piccolissima spiaggia, deserta e candida, addossata ad una montagna che mostrava una parete di roccia, scoscesa e glabra.
Non c’era altro, in quel luogo, che non fosse sabbia, roccia o acqua a perdita d’occhio.
Severus si alzò in piedi e sbatté via la sabbia dalle mani in modo spiccio, poi raddrizzò la schiena ritrovando tutta la sua composta rigidità.
Desiderava soltanto sapere come tornare indietro.
In lontananza, sulla sabbia, notò uno scintillio e capì che si trattava di un sasso bianco e lucido.
Si mosse in fretta, lo toccò e, in pochi attimi, si ritrovò addossato al bracciolo della sua poltrona.
Nonostante lo stordimento, coprì a lunghi passi la distanza tra sé e la scrivania, e afferrò con ansia il foglio bianco.
Lo aprì nervosamente e riconobbe subito la grafia: alta e stretta ma non nervosa.
Il suo cuore perse un battito.
Lei.
Respirando piano appoggiò una mano sul piano della scrivania, continuando a fissare il foglio scritto, temendo fosse un’illusione, poi cominciò a leggere.

“ Caro Severus,
il posto che ti ha mostrato il sasso è il mio dono per te.
E’ il premio che meriti: un luogo di raccoglimento e solitudine, ma anche l’accesso ad una vita piena, quando la sceglierai.
Tua è quell’immensità che mi immagino perdersi nei tuoi occhi scuri: è lì per ricordarti che non è più tempo di chiedersi cosa sia giusto o sbagliato.
Se tornerai su quella riva potrai sperimentare la riconoscenza per il sacrificio che è stata la tua vita: essa echeggerà dalle onde dell’oceano, e allora ti renderai conto che il debito è estinto. Che le forze sono di nuovo equilibrate e che, dentro di te, l’oscurità è stata compensata dalla luce.
Ma il tuo sacrificio ora deve avere fine.
Fine che tu devi essere in grado di riconoscere e accettare.
Temo che rifiuterai di visitare questo luogo, perché non desideri redenzione, ma penitenza oltre ogni colpa: ne hai bisogno come dell’aria che respiri, perché il perdono che cerchi non è quello altrui.
Quando porrai fine a tutto questo, sappi che io mi trovo al di là di quelle onde.
Qui risiede la tua parte di felicità, ed io ti aspetto per dirti che meriti ancora di vivere, anche se non ci credi. Per questo lo meriti così tanto.
Quando sarai pronto a vivere, raggiungimi: io lo farò con te.”


Non c’era firma: sapevano entrambi che non ce n’era alcun bisogno.
Severus avvicinò il foglio alle labbra e socchiuse gli occhi.

Non me lo potrò mai permettere, “me stesso” non esiste più da molto tempo.
Ma il tuo amore mi donerà forza ogni giorno, dovunque io sia.
Questo è molto più di quanto potessi sperare.
Sarai sempre fiamma viva dentro di me.
Addio.



Con un sorriso lieve mormorò queste parole alla stanza vuota, poi uscì lentamente.
Si trovava in piedi, sulla riva del lago nero: davanti a lui un piccolo sassolino bianco scintillò, prima di affondare tra le acque scure.
 
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53 replies since 22/4/2011, 19:23   962 views
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