| Swindle |
| | Ho visto ora quest'interessante articolo sulla Virgola prima della E. Ricordo (anche se non precisamente dove) che Ida mi ha ripreso ad un certo punto proprio su questo mio "vizio". Sarò proprio un'italiana doc, ma mi sento in linea con il pensiero di Severgnini, piuttosto che con quello di inglesi e francesi. Certo, un testo deve essere chiaro, ma un autore deve, prima di tutto, avere uno stile. E lo stile non si fonda solo sul registro usato, sulle parole scelte, sulla quantità e la qualità di aggettivi e avverbi! Insomma, il modo di scrivere non è dato solo dalle parole ma anche da altre piccole cose: ad esempio l'uso dell' "a capo", o di frasi e periodi più o meno brevi o al contrario complessi, o, appunto, l'uso della punteggiatura. E se punti interrogativi ed esclamativi sono importanti, la virgola la fa da padrone. A volte è necessaria, appunto per rendere più chiaro e leggibile un testo (non è che per avere stile bisogna scrivere una schifezza nebulosa!), a volte è semplicemente un vezzo, un qualcosa che l'autore mette lì perchè gli piace. Siamo tutti diversi, no? E allora dov'è la soggettività (e lo stile!) se non in queste piccole cose?! Chissà cosa avrebbero detto in proposito i Grandi Autori della nostra amata Italia... Quello che posso dire io è... viva il "suona bene?"!!! XD
Ok, ora provo a fare anch'io i compiti! (wow, mi sembrano tanto quelli che ci obbligava a fare la maestra delle elementari! ^.^) testo 1
La mamma, così festosa, aveva fatto diventare serio papà. Lui sapeva, disse, quando moriva e, si aprì con noi in quel modo nuovo leggero e tragico insieme, sapeva che io potevo sfuggirgli.
(N.d.me: Quest'ultima frase è un pò ambigua. Potrebbe essere così, oppure anche: "Lui sapeva, disse quando moriva, e si aprì con noi in quel modo nuovo leggero e tragico insieme, sapeva che io potevo sfuggirgli." Ma cambia totalmente di significato. Non so. E' sempre difficile con un testo non di tua mano.)
Noi, della loro storia, non avevamo mai immaginato nulla. Per anni la mamma ci sembrò solo bella e gaia, papà era, secondo noi, più interessante. Lei, certo, diventò più allegra, quando noi fummo cresciute, anche se lo era sempre al suo modo improvviso, rapido. La gioia della mamma nell'accoglierci quando tornavamo da scuola, il suo correre incontro a papà che rincasava, noi lo giudicavamo ingenuo; mentre papà, che vedevamo ora più grave, quasi taciturno, rispetto al tempo di Ponte Stura, era considerato da noi più profondo della mamma. Questo fu nella nostra fanciullezza. Dopo, il nostro giudizio fu rovesciato: papà ci sembrò troppo semplice. Incominciammo a intravvedere una gravità nei silenzi della mamma, ad avvertire qualcosa di intenso, di misterioso, nella sua bellezza, fin che la nostra stessa giovinezza ci rese ottuse, indifferenti a quello che "loro" potevano essere o non essere. Accettammo con naturalezza, quasi con noncuranza, che essi fossero buoni, con una specie di compatimento, che fossero felici. Quando papà si ammalò non ci rendemmo conto che la mamma era ancora quasi giovane, sapevamo soltanto che lui era vecchio. Ma quando lei è morta abbiamo avvertito quella perdita con una lucidità crudele, come un'operazione chirurgica subita senza anestesia.
Ora non ho tempo, ma tornerò a fare il secondo! (Anche se c'è De Sanctis... detesto quell'uomo. )
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