Il Calderone di Severus

Scrivere emozioni

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Eli d'E
view post Posted on 16/11/2010, 08:24




CITAZIONE (Ida59 @ 15/11/2010, 22:59) 
No, io il massimo delle emozioni lo provo scrivendo... e forse è proprio per questo che mi piace scrivere.
Quando rileggo, ormai, qualcosa è già perduto, purtroppo...

Perché lo ritieni perduto, Ida? Intendi che hai perduto l'attimo in cui hai creato quel passaggio? Non vorrei fraintendere.
E' vero che mentre scrivo provo anche io qualcosa, mi sento partecipe degli eventi di cui parlo, ma avendo il compito di "concretizzarli", un briciolo di distacco devo mantenerlo. Minimo, appena accennato, ma devo tenerlo. Altrimenti mi rittrovo a fantasticare per ore con le dita immobili... addio scrittura! E' rileggendo che mi rendo pienamente conto di cosa sono riuscita a trasmettere di quel che immaginavo.
Non so dirti se è un'emozione più o meno intensa: quando scrivo sono talmente presa che non mi curo dell'entità del mio sentimento. Voglio solo provarlo e basta. Per cui, non so fare un paragone tra l'atto creativo e la fase successiva.
Spesso, utilizzando il metodo delle pause tra stesura e revisione, o anche rileggendo cose già pubblicate da un po', ho come l'impressione di scorgerci sensazioni che non pensavo d'aver provato in un primo momento. Un po' come quando leggo un libro "vero".
Credo che, dopo tutto, siano emozioni differenti.

EDIT: tolto colore alla citazione

Edited by Ida59 - 14/6/2015, 21:28
 
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view post Posted on 16/11/2010, 10:20
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (Eli d'E @ 16/11/2010, 08:24) 
CITAZIONE (Ida59 @ 15/11/2010, 22:59) 
No, io il massimo delle emozioni lo provo scrivendo... e forse è proprio per questo che mi piace scrivere.
Quando rileggo, ormai, qualcosa è già perduto, purtroppo...

Perché lo ritieni perduto, Ida? Intendi che hai perduto l'attimo in cui hai creato quel passaggio? Non vorrei fraintendere.

Non so spiegare meglio di quanto già ho scritto sopra.
Quando leggo/rileggo io mi immedesimo nei personaggi e quindi soffro e gioisco con loro.
Ma quando scrivo io sono il personaggio, quindi sono io in prima persona a soffrire/gioire, di conseguenza le emozioni che provo sono molto più forti e non mediate dal personaggio.
Ecco perchè ho detto che quando rileggo ho già perduto qualcosa...


CITAZIONE (Eli d'E @ 16/11/2010, 08:24) 
E' vero che mentre scrivo provo anche io qualcosa, mi sento partecipe degli eventi di cui parlo, ma avendo il compito di "concretizzarli", un briciolo di distacco devo mantenerlo. Minimo, appena accennato, ma devo tenerlo.

Forse è questa la differenza, che io di distacco non ne tengo affatto o, meglio, forse sono io che mi sdoppio e una parte di me diventa il personaggio, mentre l'altra è la fanwriter che scrive... Diciamo che Ida1 vive le emozioni del personaggio e Ida2 le trascrive al meglio sulla carta.
CITAZIONE (Eli d'E @ 16/11/2010, 08:24) 
E' rileggendo che mi rendo pienamente conto di cosa sono riuscita a trasmettere di quel che immaginavo.

No, quando rileggo solo controllo di essere riuscita a trasmettere quello che ho provato, ma Ida1 non è mai pienamnete soddisfatta di ciò che Ida2 ha scritto, perchè le emozioni, nella rilettura, non sono più quelle originali che Ida1 ha provato su se stessa, ma solo quelle che ora prova tramite l'immedesimazione nel personaggio.

CITAZIONE (Eli d'E @ 16/11/2010, 08:24) 
Spesso, utilizzando il metodo delle pause tra stesura e revisione, o anche rileggendo cose già pubblicate da un po', ho come l'impressione di scorgerci sensazioni che non pensavo d'aver provato in un primo momento. Un po' come quando leggo un libro "vero".

No,m questo non mi capita, direttamente, però mi è accaduto che qualche lettore, commentando, mi comunichi di aver provato emozioni/sensazioni che io non sapevo di avere scritto, perchè effettivamnete io non le avevo provate.


Edited by Ida59 - 14/6/2015, 21:29
 
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Eli d'E
view post Posted on 16/11/2010, 10:24




CITAZIONE (Ida59 @ 16/11/2010, 10:14) 
Non so spiegare meglio di quanto già ho scritto sopra.
Quando leggo/rileggo io mi immedesimo nei personaggi e quindi soffro e gioisco con loro.
Ma quando scrivo io sono il personaggio, quindi sono io in prima persona a soffrire/gioire, di conseguenza le emozioni che provo sono molto più forti e non mediate dal personaggio.
Ecco perchè ho detto che quando rileggo ho già perduto qualcosa...

Ah! Beh, in questo senso direi che la tua idea è più che condivisibile. Credevo parlassi di un altro tipo di sensazioni, più legate all'atto dello scrivere, che non al personaggio ed al momento che vive. Pensavo che col termine "perdere" ti riferissi alla perdita della sensazione che dà l'atto creativo in sé, perché quando rileggi ti trovi in un'altra condizione mentale.
Adesso ho capito bene a cosa ti riferivi.

EDIT: tolto colore alla citazione

Edited by Ida59 - 16/11/2010, 10:27
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 16/11/2010, 10:37




CITAZIONE (Fri Rapace @ 15/11/2010, 18:19) 
Beh, io quando scrivo uso sempre il POV di uno dei personaggi protagonisti e mi immedesimo tantissimo. Neanche vedo più penna e foglio, divento la persona di cui sto scrivendo... è come fare l'attore ^^
E se in quel momento sono Andromeda che ha appena saputo della morte del marito, sentirò la sua disperazione... cioé, la devo per forza sentire, non posso essere contenta perché (esempio) domani è domenica e non lavoro, io non esisto mentre scrivo, sono Andromeda, stop. Non so se riesco a spiegarmi...

Esatto! Non avresti potuto dirlo meglio! :woot:


CITAZIONE (Ida59 @ 15/11/2010, 22:59) 
No, io il massimo delle emozioni lo provo scrivendo... e forse è proprio per questo che mi piace scrivere.
Quando rileggo, ormai, qualcosa è già perduto, purtroppo...[/color]

Hehehe, per una volta ho capito al volo cosa intendevi. Comprensione che poi ha trovato conferma nelle successive spiegazioni. ;)

Legato a ciò che avete detto fin'ora, c'è anche un altro discorso, parallelo, da fare, ma ora non ho proprio la testa.
Prossimamente butterò giù """due righe""". :rolleyes:
 
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Eli d'E
view post Posted on 16/11/2010, 11:01




CITAZIONE (Ida59 @ 16/11/2010, 10:20) 
Forse è questa la differenza, che io di distacco non ne tengo affatto o, meglio, forse sono io che mi sdoppio e una parte di me diventa il personaggio, mentre l'altra è la fanwriter che scrive... Diciamo che Ida1 vive le emozioni del personaggio e Ida2 le trascrive al meglio sulla carta.
CITAZIONE (Eli d'E @ 16/11/2010, 08:24) 
E' rileggendo che mi rendo pienamente conto di cosa sono riuscita a trasmettere di quel che immaginavo.

No, quando rileggo solo controllo di essere riuscita a trasmettere quello che ho provato, ma Ida1 non è mai pienamnete soddisfatta di ciò che Ida2 ha scritto, perchè le emozioni, nella rilettura, non sono più quelle originali che Ida1 ha provato su se stessa, ma solo quelle che ora prova tramite l'immedesimazione nel personaggio.

Devo ammettere, Ida, che mi stai dando degli interessanti spunti di riflessione (non dovrei riflettere ora che sono in ufficio, ma fa niente! ;) ). Quest'idea dello sdoppiamento forse non è proprio così distante da quello che dicevo. C'è una me che fantastica, che fa viaggiare le idee e le vive, e l'altra che le rimette su file o su carta. Ho qualche perplessità sulla seconda parte, quella che concerne la rilettura.
Devo meditarci un po' davanti allo specchio.
 
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*Paperetta*
view post Posted on 9/6/2011, 22:20




CITAZIONE
Ma qui vi porto a fare un passo in più, vi porto a domandarvi se, come scrittori (quali siete per la maggior parte) quando avete uno stato particolarmente emotivo di qualsiasi natura (gioia, sconforto, furia selvaggia, ecc...) non vi viene voglia di lasciarne una testimonianza scritta.

Credo ci sia stata qualche particolare forza magnetica che mi ha attratta verso questa discussione, perché è esattamente quello che mi stava succedendo poco fa!
Per me è un fatto normale e anche abbastanza frequente. Di solito, avviene quando sono molto triste o ansiosa e, per varie ragioni, non posso sfogarmi con qualcuno.
Poco fa, per esempio, mi è nuovamente successo di vedere alcune foto scattate da una mia amica ad altre sue amiche con cui lavora; purtroppo non riesco a vederla molto spesso, perché io studio, lei lavora e non abbiamo molto tempo, pertanto ogni volta che guardo queste foto mi viene molta tristezza... invidio queste persone che possono vederla più spesso e mi sento triste. Poiché non posso andare a sfogarmi da qualcun altro, visto che ho già alloriato abbastanza con questa storia e non voglio che pensino che tengo di più a lei che alle altre mie amiche, ogni volta sento un bisogno fortissimo di scrivere qualcosa proprio per potermi sfogare.
Anche venti minuti fa è successo esattamente questo, anche se oggi nello specifico mi sono distratta e il malumore mi è un po' passato, però normalmente in questi casi mi metto a scrivere.
Le mie storie che sono piaciute di più sono proprio quelle che ho scritto trasportata da questi sentimenti, a quanto pare, quindi evidentemente per me è fattore che risulta alla fine molto positivo.

CITAZIONE
Ma affinchè le emozioni possano uscire potenti dalle mie parole, io devo essere assolutamente TRANQUILLA e libera da qualsiasi personale emozione, negativa o positiva che sia, per vivere fino in fondo le emozioni dei miei personaggi: se io avessi mie personali emozioni, che mi sovrastano, le stesse in un certo senso oscurerebbero quelle dei personaggi, e la storia non potrebbe andare avanti come deve, con la potenza di emozioni che, in fondo, non sono le mie ma quelle, sebbene da me mediate, dei miei personaggi

Ed è giusto anche questo!
Io credo che dipenda sia dalla persona, sia dall'argomento che si sta trattando.
Alcune delle storie che ho scritto in queste situazioni, ad esempio, trattano del senso di solitudine di Severus e una, in particolare, della sua paura di perdere Lily; erano sentimenti che, bene o male, ricordavano un po' quelli che provavo io nel momento in cui scrivevo (non solo quello che ho detto sulla mia amica, ma anche la paura che altre mie amiche vadano a vivere fuori... insomma, in un certo senso la paura di perdere qualcuno), per questo sono riuscita ad immedesimarmi meglio del solito.
Naturalmente, se la storia che avessi voluto scrivere, o il personaggio, fossero stati altri, o se le mie emozioni in quel momento non fossero state compatibili, allora sono certa che non sarei riuscita a rendere bene, proprio perché avrei espresso più le mie sensazioni che quelle del personaggio.
Quindi, è una cosa che può essere sia positiva che negativa per quello che si vuole scrivere; può portarci da tutt'altra parte, ma può aiutarci anche ad immedesimarci meglio o a recuperare un'ispirazione che avevamo perso.
Ma, come ho detto, dipende dalla persona e da ciò che deve scrivere!

CITAZIONE
E' un "deve" in senso molto generico, ma, a mio avviso, un buono scrittore ha questo dovere per mantenere una storia realistica. Per far sì che il lettore legga e sia preso anch'egli da quel particolare stato d'animo.

Concordo pienamente. Senza bisogno di finire in lutto per rappresentare al meglio un personaggio a cui è morta la moglie, però credo che il modo migliore per descrivere i sentimenti di una persona sia cercare di farli propri, almeno un po', perché altrimenti è più difficile riuscire a farlo; non impossibile, per carità, ma più difficile.

CITAZIONE
Il paragone che mi viene è quello di un fiume in piena.
Certo, si potrebbe prevenire, ma non tutto è prevedibile e gli imprevisti sono sempre lì dietro l'angolo.
Mettiamo che straripi e inizi a scendere verso valle. Difficilmente puoi fermarlo, ma puoi cercare di incanalarlo, deviare il suo corso quanto basta perchè non faccia danni rilevanti. E questo non sempre si riesce a fare, proprio perchè è un evento naturale talmente potente da risultare estremamente difficile da gestire.
Ma il segno del suo passaggio ci sarà e resterà, in molti casi, indelebile, esattamente come farebbe un'emozione profonda dopo essersi scatenata.
L'immagine che mi viene è questa, poi potrebbero essercene a migliaia, naturalmente.

Lasciati dire che hai descritto un'immagine bellissima e che rende perfettamente il concetto! :wub:

Edited by *Paperetta* - 9/6/2011, 23:36
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 9/6/2011, 23:08




CITAZIONE (*Paperetta* @ 9/6/2011, 23:20) 
purtroppo non riesco a vederla molto spesso, perché io studio, lei lavora e non abbiamo molto tempo, pertanto ogni volta che guardo queste foto mi viene molta tristezza... invidio queste persone che possono vederla più spesso e mi sento triste. Poiché non posso andare a sfogarmi da qualcun altro, visto che ho già alloriato abbastanza con questa storia e non voglio che pensino che tengo di più a lei che alle altre mie amiche, ogni volta sento un bisogno fortissimo di scrivere qualcosa proprio per potermi sfogare.
Anche venti minuti fa è successo esattamente questo, anche se oggi nello specifico mi sono distratta e il malumore mi è un po' passato, però normalmente in questi casi mi metto a scrivere.
Le mie storie che sono piaciute di più sono proprio quelle che ho scritto trasportata da questi sentimenti, a quanto pare, quindi evidentemente per me è fattore che risulta alla fine molto positivo.

Interessante come esperienza... e molto vera. Sono i sentimenti, molto spesso, a creare le parole, a renderle più vere di quanto non sia vero l'inchiostro di bit di cui sono fatte. La consistenza solida dei sentimenti, a volte, è qualcosa che va al di là dei simboli che li rappresentano (le parole) e che rimane imprigionata in essi solo in parte. Così come noi siamo un po' imprigionati dai nostri sentimenti...
Scrivere, emozionarsi, relazionarsi... penso che alla fine una grossa parte del tutto si riconduca alle nostre personali scelte/impulsi/sensazioni, così come i legami che si stabiliscono tra di noi.
Vivo una situazione similare alla tua (e per questo la tua risposta mi ha particolarmente stupito) ma penso che ogni persona debba avere i suoi spazi, la sua vita, e i suoi margini (arrampicata sui vetri per stare in argomento scrittura, Massì, usiamo le metafore!) anche quella che è l'unica che oggettivamente ti conosce, ti prevede e ti sa fermare quando necessario, facendoti sentire un po' meno arrabbiata col mondo; ed è quella con cui vorresti passare più tempo, anche se non è possibile per nessuna delle due.
Ma a volte le distanze, paradossalmente, possono servire ad avvicinare, anche solo creando qualcosa di scritto da leggere, su cui sfogare il proprio malessere.
Questo non sempre, (in certi casi si creano degli abissi e col tempo capisci che non potranno che allargarsi) ma con le persone giuste, che ci sono anche quando materialmente non ci sono... sì. :)
Trasformare i propri sentimenti in creatività (parole, immagini, storie) trovo che sia un ottimo strumento. Utile, soprattutto. Spesso, per evitare di impazzire (o di dare i numeri ;) )


CITAZIONE
CITAZIONE
Il paragone che mi viene è quello di un fiume in piena.
Certo, si potrebbe prevenire, ma non tutto è prevedibile e gli imprevisti sono sempre lì dietro l'angolo.
Mettiamo che straripi e inizi a scendere verso valle. Difficilmente puoi fermarlo, ma puoi cercare di incanalarlo, deviare il suo corso quanto basta perchè non faccia danni rilevanti. E questo non sempre si riesce a fare, proprio perchè è un evento naturale talmente potente da risultare estremamente difficile da gestire.
Ma il segno del suo passaggio ci sarà e resterà, in molti casi, indelebile, esattamente come farebbe un'emozione profonda dopo essersi scatenata.
L'immagine che mi viene è questa, poi potrebbero essercene a migliaia, naturalmente.

Lasciati dire che hai descritto un'immagine bellissima e che rende perfettamente il concetto! :wub:

Grazie ;)

Edited by Ale85LeoSign - 10/6/2011, 00:24
 
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*Paperetta*
view post Posted on 9/6/2011, 23:41




CITAZIONE
Interessante come esperienza... e molto vera. Sono i sentimenti, molto spesso, a creare le parole, a renderle più vere di quanto non sia vero l'inchiostro di bit di cui sono fatte. La consistenza solida dei sentimenti, a volte, è qualcosa che va al di là dei simboli che li rappresentano (le parole) e che rimane imprigionata in essi solo in parte. Così come noi siamo un po' imprigionati dai nostri sentimenti...
Scrivere, emozionarsi, relazionarsi... penso che alla fine una grossa parte del tutto si riconduca alle nostre personali scelte/impulsi/sensazioni, così come i legami che si stabiliscono tra di noi.

Non posso che quotare tutto!
Sai cosa ho fatto una volta, addirittura? Ero già molto giù di mio e mi sono messa a scrivere, proprio come detto sopra; poiché però mi sono dovuta allontanare e, per un motivo o per l'altro, mi sono un po' distratta, e poiché quello che stavo scrivendo mi stava piacendo molto, mi sono rimessa a pensare ancora un attimo a quella cosa affinché potessi concludere la storia con le stesse emozioni.
So che sembrerò pazza e anche un po' masochista (in effetti... :P), però ero talmente presa che dovevo continuare a scriverla in quel modo, perché ancora non avevo finito di sfogare tutto.

CITAZIONE
Vivo una situazione similare alla tua (e per questo la tua risposta mi ha particolarmente stupito) ma penso che ogni persona debba avere i suoi spazi, la sua vita, e i suoi margini (arrampicata sui vetri per stare in argomento scrittura. Massì, usiamo le metafore!). E a volte le distanze, paradossalmente, possono servire ad avvicinare. Non sempre, (in certi casi si creano degli abissi e col tempo capisci che non potranno che allargarsi) ma con le persone giuste, che ci sono anche quando materialmente non ci sono, sì.

Concordo. Ad esempio, la distanza ti fa capire quanto davvero ci tieni ad una persona o quanto lei tiene a te, quindi a volte è anche necessaria per capire meglio ;)
Metto in atto un piccolo escamotage, in modo che queste frasi non diventino OT e ne approfitto per citare un altro episodio.
Proprio a riguardo di una mia amica (che questo settembre parte sei mesi a studiare e spesso mi dice che vorrebbe andare a vivere da un'altra parte, giusto per farvi capire a cosa mi riferisco), avevo scritto una storia per un contest. O meglio, l'avevo cominciata.
La storia aveva parecchi spunti autobiografici e trattava di una ragazza che, insieme ad un'amica, andava in Spagna in vacanza e lì incontrava anche un'altra sua amica, diciamo la sua amica storica, che vi si era trasferita stabilmente anni prima. La protagonista, tuttavia, non voleva incontrarla, perché temeva di riaprire la vecchia ferita e di stare di nuovo male una volta che fosse ripartita.
Quando ho cominciato a scrivere, ero molto presa dalla trama perché in quel periodo sentivo molto questo fatto e ci stavo molto male; per questo motivo, riuscivo ad esprimere meglio ciò che pensava e provava la protagonista.
Poi, però, questo momento è passato, perché dell'argomento non si è più parlato e per altri motivi mi è tornato il buonumore; questo ha inciso molto sulla storia, perché, benché avessi provato quelle sensazioni, non riuscivo più a renderle bene come prima e la storia era "calata a picco", diciamo, in quanto a rappresentazione. Infatti l'ho mollata lì, nemmeno a metà.
E lo stesso mi è successo un'altra volta con un'altro racconto, che in quel caso avevo terminato ma che chiaramente, almeno per me, aveva un finale molto più piatto del resto della storia.
Questo per confermare come possano essere importanti certi "flussi" di sentimenti quando si scrive e che spesso sia meglio lasciarli scorrere, piuttosto che bloccarli.
Ripeto, a seconda della persona, dei personaggi e della trama ;)
 
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view post Posted on 11/6/2011, 13:48
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (*Paperetta* @ 10/6/2011, 00:41) 
Sai cosa ho fatto una volta, addirittura? Ero già molto giù di mio e mi sono messa a scrivere, proprio come detto sopra; poiché però mi sono dovuta allontanare e, per un motivo o per l'altro, mi sono un po' distratta, e poiché quello che stavo scrivendo mi stava piacendo molto, mi sono rimessa a pensare ancora un attimo a quella cosa affinché potessi concludere la storia con le stesse emozioni.
So che sembrerò pazza e anche un po' masochista (in effetti... :P), però ero talmente presa che dovevo continuare a scriverla in quel modo, perché ancora non avevo finito di sfogare tutto.

Non sai quanto ti capisco... ma questo mi accadeva solo all'inizio, quando ho cominciato a scrivere e avevo un particolare, grosso problema personale da "superare"... e Severus mi ha aiutato moltissimo!

Edited by Ida59 - 14/6/2015, 21:29
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 17/6/2011, 09:17




CITAZIONE (*Paperetta* @ 10/6/2011, 00:41) 
Non posso che quotare tutto!
Sai cosa ho fatto una volta, addirittura? Ero già molto giù di mio e mi sono messa a scrivere, proprio come detto sopra; poiché però mi sono dovuta allontanare e, per un motivo o per l'altro, mi sono un po' distratta, e poiché quello che stavo scrivendo mi stava piacendo molto, mi sono rimessa a pensare ancora un attimo a quella cosa affinché potessi concludere la storia con le stesse emozioni.
So che sembrerò pazza e anche un po' masochista (in effetti... :P), però ero talmente presa che dovevo continuare a scriverla in quel modo, perché ancora non avevo finito di sfogare tutto.

Sì, c'è anche da dire che le storie che scriviamo a volte "continuano" e si evolvono nella nostra testa, prima ancora di scriverle effettivamente.


CITAZIONE
Poi, però, questo momento è passato, perché dell'argomento non si è più parlato e per altri motivi mi è tornato il buonumore; questo ha inciso molto sulla storia, perché, benché avessi provato quelle sensazioni, non riuscivo più a renderle bene come prima e la storia era "calata a picco", diciamo, in quanto a rappresentazione. Infatti l'ho mollata lì, nemmeno a metà.
E lo stesso mi è successo un'altra volta con un'altro racconto, che in quel caso avevo terminato ma che chiaramente, almeno per me, aveva un finale molto più piatto del resto della storia.
Questo per confermare come possano essere importanti certi "flussi" di sentimenti quando si scrive e che spesso sia meglio lasciarli scorrere, piuttosto che bloccarli.
Ripeto, a seconda della persona, dei personaggi e della trama ;)

Torno a dire che i sentimenti reali influenzano le fantasticherie che mettiamo all'interno delle ff o degli originali che scriviamo.
L'immedesimazione emotiva nei personaggi e nella storia credo che sia il miglior mezzo per scrivere bene.
 
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Fri Rapace
view post Posted on 17/6/2011, 15:30




CITAZIONE (Ida59 @ 11/6/2011, 14:48) 
Non sai quanto ti capisco... ma questo mi accadeva solo all'inizio, quando ho cominciato a scrivere e avevo un particolare, grosso problema personale da "superare"... e Severus mi ha aiutato moltissimo!

invece io ho scoperto che quando sto davvero male non riesco a scrivere... riesco solo a (argh!) fare i mestieri in casa: cose che odio e che mi evitano di pensarci.
 
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view post Posted on 17/6/2011, 16:20
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CITAZIONE (Fri Rapace @ 17/6/2011, 16:30) 
invece io ho scoperto che quando sto davvero male non riesco a scrivere... riesco solo a (argh!) fare i mestieri in casa: cose che odio e che mi evitano di pensarci.

Io, come devo aver già scritto sopra da qualche parte, per scrivere devo essere assolutamente serena e scevra da ogni mia personale emozione, proprio per poter vivere le emozioni dei personaggi al fine di trasmetterle al meglio.

Edited by Ida59 - 14/6/2015, 21:29
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 31/3/2012, 21:19




Una delle tante domande che mi sono posta è perchè un'autore, almeno, alcuni autori, si legano così tanto a una storia che scrivono. Solo perchè ci sono dentro loro e i loro sentimenti? Forse la stesura di una storia va al di là di ciò che crediamo di vedere. Questa riflessione arriva dalla rilettura di tratti del mio primo e unico originale. Sono passati anni, ma mi sono rivista a scriverlo, a crearlo, a fantasticarlo. Ho rivissuto per pochi attimi le stesse emozioni di quei tempi, come se le lancette dell'orologio fossero tornate indietro, per poi cristallizzarsi su un attimo di perplessità e riprendere la loro rapida avanzata con la presa di coscienza che il tempo è trascorso e sono successe tante cose.
Il tempo per le emozioni e per la scrittura si era fermato quando ho smesso di scriverlo. Da allora non ho più scritto nulla. Poi, così, una sera, ho rivisto un film di HP e lì è nata l'idea di provare a "riscriverlo" e da qui la prima fic e il mio ingresso in questo vasto universo, pur non accettandolo del tutto.
Legando questo aneddotto al discorso emozioni, penso che aver ripreso a scrivere e, da allora, non aver più smesso sia stato indotto non solo dal voler "scrivere emozioni", calandomi nei panni di vari personaggi e quant'altro ho già scritto in questa discussione, ma anche cercare altre emozioni.

In fondo scrivere, per me, è stato anche scavare dentro me stessa, indietreggiare e avanzare nel tempo, vedere il mio riflesso e il riflesso di persone che mi circondano, che sono venute e andate, cercare risposte a troppe domande.
Scritto di getto, e con poco sonno alle spalle non so quanto tutto questo abbia senso.
A volte penso che qualcosa sia rinchiuso dentro di me e voglia uscire. Ne ha usati tanti di mezzi per farlo, a cominciare dalla scrittura, qualche Martini di troppo e facili arrabbiature.
Forse è una parte migliore che, nel tempo, non ha mai accettato di essere sepolta del tutto. Scrivere mi aiuta a mantenerla viva, riuscendo a far trasparire, appunto, emozioni dalle parole.
Quindi, perchè un autore si lega così tanto a una sua storia? Siamo legati a una pagina del nostro diario?
A qualcosa imprigionato nella carta dove, oltre alle emozioni, ci sono i nostri sogni, forse sbiaditi dal tempo, ma che, una volta riletti, tornano per un attimo a rivivere.
 
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view post Posted on 31/3/2012, 21:38
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CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 31/3/2012, 22:19) 
A qualcosa imprigionato nella carta dove, oltre alle emozioni, ci sono i nostri sogni, forse sbiaditi dal tempo, ma che, una volta riletti, tornano per un attimo a rivivere.

Nelle parole scritte non ci sono solo emozioni, ma anche sogni, piccole, indimenticabili scintille di vita.
Sono affezionata ad ogni storia che ho scritto, dalla più breve alla più lunga, perché in ogni storia c'è sempre una piccola parte di me. Ovvio, più la storia è lunga e i personaggi delineati a fondo, più il rapporto con loro si fa stretto e l'affetto cresce; più a lungo ho scritto di un dato personaggio, più l'ho fatto "mio" e più sono entrata in lui (o in lei); rileggere una storia scritta tanti anni fa mi riporta in un istante in quel determinato sogno, in quelle emozioni, e rivedo i luoghi, sento gli odori e i rumori... insomma, apro la porta e torno dentro in quel sogno partorito tempo prima dalla mia immaginazione. Un sogno che, in senso lato, è diventato "vero".
Ed è questa la vera magia dello scrivere, per me...


Edited by Ida59 - 14/6/2015, 21:30
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 31/3/2012, 22:23




CITAZIONE (Ida59 @ 31/3/2012, 22:38) 
Nelle parole scritte non ci sono solo emozioni, ma anche sogni, piccole, indimenticabili scintille di vita.
Sono affezionata ad ogni storia che ho scritto, dalla più breve alla più lunga, perché in ogni storia c'è sempre una piccola parte di me. Ovvio, più la storia è lunga e i personaggi delineati a fondo, più il rapporto con loro si fa stretto e l'affetto cresce; più a lungo ho scritto di un dato personaggio, più l'ho fatto "mio" e più sono entrata in lui (o in lei); rileggere una storia scritta tanti anni fa mi riporta in un istante in quel determinato sogno, in quelle emozioni, e rivedo i luoghi, sento gli odori e i rumori... insomma, apro la porta e torno dentro in quel sogno partorito tempo prima dalla mia immaginazione. Un sogno che, in senso lato, è diventato "vero".
Ed è questa la vera magia dello scrivere, per me...

:)
 
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