| Ale85LeoSign |
| | In mezzo a nubi di polvere rispolvero scritti e ne proseguo altri!
Estratto da una mia storia inedita che devo ancora revisionare e pubblicare.
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Alex si aggrappò alla ringhiera, mentre la scala su cui si era fermata si muoveva, e chiuse gli occhi. Severus sogghignò: “Cobalto, qualche problema?” la schernì ben sapendo che era in evidente difficoltà. “NO!” ruggì in risposta spalancando gli occhi; ma quando lo fece, afferrò ancora più saldamente la ringhiera, quasi a lasciarci un solco con le unghie “Nessun problema!” “Alcuni dicono che il segreto sia non guardare giù” continuò imperterrito, avvicinandosi con passo sicuro al bordo senza temere il vuoto sottostante, mentre la struttura sotto di lei ancora si muoveva. “Ma dubito che possa funzionare, se focalizzi l’attenzione unicamente sull’altezza a cui ti trovi.” “Ho detto che… non ho problemi!” rispose con voce flebile, sobbalzando quando lo vide arrivare di fronte a lei, dopo essere salito, senza alcuna esitazione, sulla scala proprio mentre passava di fianco al punto in cui era fermo un attimo prima. “Tu…” disse impaurita fissandolo con rabbia, come se si fosse presentato davanti a lei un nuovo pericolo che non poteva affrontare in quelle condizioni di terrore incontrollabile “Tu fingi di non sapere cosa sia la paura.” Severus alzò una mano, schioccando le dita e le scale si fermarono a metà, bloccate, senza che nessuno dei due se ne potesse andare. “Io conosco perfettamente la paura, Alex.” Disse sostandole di fronte mentre si appoggiava con una mano alla ringhiera, accostandosi al corpo di lei, frantumando quasi la sottile linea d’aria che ancora separava i loro corpi “Ma la differenza tra noi è che io so controllarla…” si sospinse contro di lei, facendo in modo che la sua schiena premesse contro la ringhiera di pietra “disciplinarla…” Così come stava disciplinando le proprie emozioni per raggiungere l’obiettivo che si era prefissato. Alex non tentò di opporsi, paralizzata dalla sua incontenibile paura per le altezze e forse stregata dal magnetismo di quella voce e di quello sguardo. Fu rapido e silenzioso: prima che Alex capisse le sue intenzioni, vedendo che la paura non scompariva da quegli occhi verdi e prima che in essi comparisse la scintilla dorata della rabbia, le mise la mano libera sul fianco, e, in un istante, la baciò. Sentì il fremito delle gambe e, temendo che gli arrivasse una ginocchiata, abbassò la mano con cui le teneva il fianco, come per intimarle dolcemente di non reagire. Con un sensuale movimento delle labbra in pochi istanti fece propria la sua volontà. Era rigida come un palo, ma sotto le dita, Severus, la sentì rabbrividire e poi emettere solo qualche lieve fremito. La paura stava passando… lo percepì chiaramente. Aveva un profumo inebriante: lo inspirò a fondo togliendole quasi il fiato, scostandosi un momento di lato per posare le labbra sul collo della giovane donna, lasciandosi sfiorare il volto dai suoi capelli. Inspirò a fondo il suo odore, il suo sapore e la sensazione calda della sua pelle, riempiendosene i polmoni come se volesse affogarvi. Erano sensazioni impagabili, di cui non si sarebbe mai voluto privare. Ma sapeva perfettamente che quel fuggevole momento sarebbe costato un prezzo più salato di qualunque lacrima. Quando la sentì muoversi, l'improvviso contatto delle sue mani alla base della schiena, sotto il mantello, credette di impazzire. In un gesto istintivo le mise le mani sul lato del collo e le baciò la fronte, quasi a volerla tranquillizzare. Poi percorse la parte superiore delle guance e posò le labbra sulle palpebre abbassate mentre le mani scivolavano verso il basso, le dita a sfiorare il collo, le spalle e le braccia, in una lenta carezza. Accostò il viso al suo e per un istante rimasero entrambi immobili in quella posizione, parlando soltanto attraverso il ritmo accelerato dei loro respiri. Ma doveva uscire da quel sogno, resistere a se stesso e concentrarsi sull’oggetto che aveva in tasca. Prima di riprendere a baciarla i loro occhi si scontrarono e per un momento, anche se non lo lasciò minimamente vedere, la sua intenzione vacillò. Quegli occhi erano tristi, impauriti, stupiti, furiosi… in quella foresta erano malcelati così tanti sentimenti che Severus fece fatica a non inseguirli per darvi un senso, ma riprese a baciarla, sentendo la sua opposizione sempre più debole e vacillante. Alex mosse le mani, ma Severus le bloccò sulla ringhiera, posandovi rapidamente sopra le sue e stringendo intensamente. Proseguì a baciarla, inarcando le sopracciglia verso l’alto in reazione, mentre il suo corpo veniva attraversato da piccole onde di piacere: mosse furtivamente la mano destra, scostandola dalla sua, posandola nuovamente sul fianco, seguendo la linea dei jeans, sotto la camicia, cercando il punto in cui aveva nascosto quell’oggetto. Si fermò, dando intensità a un altro bacio, mantenendo, al contempo, la concentrazione sulla mano destra. L’aveva trovato. Era piccolo e freddo, metallico, e in un attimo capì che si trattava di una chiave. Delicatamente la prese con due dita e cominciò a sfilarla mentre il loro bacio diventava sempre più intimo e i loro respiri più corti e affannosi. Allontanò la mano, ma in quello stesso istante Alex vi premette sopra la sua, mentre interrompeva il bacio, per bisbigliargli all’orecchio “Sei dannatamente furbo.” Stava di nuovo tremando. Ma di rabbia. Si scostò bruscamente da lui e alzò la bacchetta per far sì che le scale tornassero a posto. Quando queste si fermarono, Alex retrocedette, verso la prima porta, come un animale impaurito, che si difende attaccando. “Hai… hai perso la testa!?” gli gridò arrabbiata e ferita, passandosi la mano libera sulla fronte, sulle guance, sulle labbra, ovunque lui l’avesse baciata come se volesse cancellare qualcosa che non era sulla pelle, ma dentro di lei, mentre con l’altra stringeva la chiave. “Come…” ansimò “come ti sei… certo.” Si soffermò sulla mano chiusa a pugno e sorrise amaramente “Volevi solo questa… e… c’è sempre uno scopo…” “Alexandra…” mormorò cercando di controllare il battito del proprio cuore, l’unica cosa che, nella compostezza del suo corpo, lo stava tradendo. Ma Alex alzò una mano e riconoscendo di non essere in grado di affrontarlo, scagliò a terra la chiave, in un gesto rabbioso, si voltò e se ne andò.Edited by Ale85LeoSign - 4/5/2011, 14:11
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