Il Calderone di Severus

J.R.R. TOLKIEN, lo scrittore...

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view post Posted on 15/4/2010, 10:16
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Un po' di tempo fa, in un altro topic, vi avevo già segnalato l'uscita di questo libro di Tolkien, curato dal figlio e che attinge direttamente all'Edda poetica, coprendo alcuni buchi del racconto mitologico norreno.
E' un misto tra il racconto e il saggio, con vari riferimenti, appunti, citazioni e per questo, destinato ad un lettore adulto e appassionato di mitologia, la storia di Sigurd e Gudrun è raccontata in versi, rispettando la metrica antica.

Io l'ho trovato affascinante, ma non faccio testo, perchè sono nota per leggere e trovare splendide letture che per gli altri sono pallosissime, ma lo consiglio vivamente a tutti coloro che adorano i racconti mitologici!!


La recensione è di FantasyMagazine.

La leggenda di Sigurd e Gudrún


J.R.R. Tolkien, La leggenda di Sigurd e Gudrún (The Legend of Sigurd and Gudrún, 2009)
- MITOLOGIA
- Bompiani - I libri di Tolkien - 2009
- traduttore: Riccardo Valla
- pagine 436
- prezzo 25,00 euro
- giudizio: *****



La produzione letteraria di J.R.R. Tolkien si potrebbe considerare alla stregua di una favolosa miniera di preziosi, ancora non del tutto esplorata che abbia dato di sé solo alcune, preziosissime, gemme. È infatti generalmente ignorato che Tolkien, instancabile, si dedicò alacremente allo studio delle opere in antico inglese e in norreno, ricostruendo l'antica mitologia. In questo spazio culturale si situa l'opera La Leggenda di Sigurd e Gudrún, curata dal figlio dell'autore Christopher Tolkien. Il volume raccoglie due opere poetiche strettamente legate tra loro, ripercorrendo le leggende sul tesoro dei Nibelunghi: testi composti in inglese moderno che ricalcano la metrica del norreno.



Le due opere, dal titolo Völsungakviða en nýja (Il nuovo lai dei Volsunghi) e Gudrúnarkviða en nýja (Il nuovo lai di Gudrún), hanno una lunghezza che supera le 500 stanze, e attingono alla profonda conoscenza dell'Edda poetica e della lingua norrena dell'autore.

Il rapporto tra queste due composizioni e il retroterra culturale che le origina è comunque particolare: non sono infatti esse mere traduzioni, ma si inseriscono mirabilmente nei “buchi” che la tradizione letteraria nordica non riesce a sopperire; le fonti stesse sono spesso ambigue e presentano diversi punti oscuri. Si può affermare che Tolkien abbia quindi presentato la sua personale interpretazione delle fonti — interpretazione che deriva da una conoscenza profondissima ed esaustiva — in un modo chiaro senza che sia d'obbligo per il lettore lo studio delle discussioni e dei dibattiti degli studiosi sulle opere antiche.



Dopo l'introduzione sul leggendario Tesoro dei Nibelunghi, il primo lai segue la storia dei Volsunghi (i Nibelunghi stessi) nelle persone di Sigmund e Sigurd. La parte principale è occupata dalla tragedia di Sigurd e della Valchiria Brynhild e della parte svolta in essa dal malvagio Loki, le cui azioni porteranno alla maledizione che scatenerà la morte dell'eroe.

La malvagità è connessa anche al personaggio di Grímhild, madre di Gudrún, “fanciulla semplice, incapace di ordire grandi piani per il profitto o la vendetta”, la cui unica ambizione è l'amore di Sigurd. Il suo fatale litigio con Brynhild porterà alla morte di Sigurd per mano della stessa Valchiria, che si toglierà poi la vita e sarà bruciata sulla stessa pira dell'amato



Il lai di Gudrún riprende le fila della storia laddove la donna, preda della disperazione per la morte di Sigurd, vaga nei boschi come impazzita. Il ricordo dell'uomo amato sarà intessuto nella grandiosa tela che racconta la storia del Tesoro del Drago e di Sigurd.

Ritrovata dalla madre Grímhild, la donna viene costretta a sposare Atli, l'Attila storico; il matrimonio si concluderà con l'assassinio di Atli da parte di Gudrún. L'uomo viene rappresentato come diviso tra l'amore per la sposa e il desiderio bruciante per l'oro dei Nibelunghi.



L'intera vicenda è corredata dalle introduzioni e dai commenti dell'autore e del curatore, nonché dalle appendici che danno una visione d'insieme dei lai come parte integrante del tessuto mitologico e letterario della storia dei Nibelunghi. L'aggiunta di un saggio qual è l'introduzione di Tolkien all'Edda aggiunge valore filologico e letterario all'intera opera.



Diversamente da opere più largamente conosciute, come Il Signore degli Anelli, o Lo Hobbit, o ancora Il Silmarillion, La Leggenda di Sigurd e Gudrún si rivolge ad un pubblico più intellettualmente maturo e un poco più specializzato; la lettura richiede una certa conoscenza del contesto culturale in cui le saghe nordiche citate si sono sviluppate. Tuttavia, non è un testo riservato agli studiosi, anzi appare come una pregiata eppur piacevole lettura, in cui l'eco delle leggende epiche e delle saghe degli eroi riecheggia in ogni verso.

Autore: Giorgia Sallusti - Data: 15 aprile 2010
 
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frc_coazze
view post Posted on 5/1/2013, 18:46




JRR Tolkien. Dire che è il mio scrittore preferito è dire poco, perchè è grazie a lui che ho scoperto la mia passione per la scrittura ed è grazie a lui che ho imparato a scrivere ed i suoi libri per me saranno sempre delle muse ispiratrici. Diciamo che ho cominicato per spirito di imitazione :D

Allora, cominciamo con una breve biografia.

John Ronald Ruel Tolkien nacque in Sud Africa, a Bloemfontein, il 3 gennaio 1892. Tuttavia, trascorse lì pochi anni della sua infanzia insieme al padre; anni di cui serbò pochi ricordi se non quello di un enorme ragno peloso che avrebbe poi gettato le basi per personaggi come Ungoliant e sua figlia Shelob. Quando Tolkien aveva quattro anni, infatti, il padre morì e John tornò in Inghilterra con la madre, madre che perse otto anni dopo. Rimasto orfano a dodici anni, venne affidato ad una zia e della sua educazione si occupò un prete, in quanto la madre aveva rotto la tradizione anglicana di famiglia convertendosi al cattolicesimo.

A diciotto anni si innamorò di Edith Bratt, di tre anni più grande, e orfana anch’ella. Il suo tutore, tuttavia, gli impedì di vederla o di scriverle fino a che non avesse compiuto ventuno anni e lui obbedì. Le chiese di sposarlo alla mezzanotte esatta del suo ventunesimo compleanno, e la sposò quindi nel 1913.

Nel 1915 Tolkien partì per il fronte francese arruolato tra i fucilieri. Prese parte alla battaglia della Somme come sottotenente e vide morire in guerra i suoi tre migliori amici. Suo incarico era quello di occuparsi dei cavalli, animali con i quali serbò un forte legame che Tolkien espresse nel Signore degli Anelli trasformando i cavalli in veri e propri personaggi (pensiamo ad Ombromanto, Brego, Nevecrino). Durante la Guerra si ammalò di tifo e venne ricoverato in ospedale. Dopo che si fu rimesso, gli fu concesso di tornare in patria.

Nel 1917 iniziò a scrivere The Book of Lost Tales (Il libro dei Racconti Perduti) che diverrà poi Il Silmarillion. É il libro della sua vita. Non riuscirà mai a pubblicarlo né gli basteranno sessant’anni. Toccherà al figlio, Christopher, pubblicarlo postumo nel 1977 insieme, successivamente, a gran parte dei suoi scritti e appunti. Sempre nel 1917 nacque il suo primo figlio, John, e Tolkien iniziò la collaborazione alla stesura dell’Oxford English Dictionary, cosa che lo occupò per due anni. L'anno dopo nacque il secondo figlio, Michael.

Nel 1921 diventò docente di Lettere all'università di Leeds senza smettere di ampliare e perfezionare i suoi Racconti Perduti ed il linguaggio da lui inventato. Tre anni dopo nacque il suo terzo figlio, Christopher, e subito dopo la figlia, Priscilla.

Nel 1925 gli venne affidata la cattedra di Filologia Anglosassone all'Università di Oxford. Sempre in quegli anni conobbe C. S. Lewis, futuro autore delle Cronache di Narnia, col quale iniziò una profonda amicizia e, nel 1945, divenne professore di Lingua Inglese e Letteratura Medievale al Merton College, dove insegnò fino al suo ritiro nel 1959.

Tolkien tradusse e commentò molti testi antichi scritti nell’inglese medievale di cui era specializzato, ma al di là di questo, il suo lavoro nella creazione e nel perfezionamento del suo mondo proseguiva. Soprattutto tra il 1920 e il 1930. Eppure c’era qualcosa che non andava, un tassello mancante per legare le fiabe che raccontava ai suoi figli e l’epica storia del suo mondo. Un tassello che arrivò un giorno, alla fine degli anni Venti. Quel giorno, sul compito di uno dei suoi studenti, scrisse per caso la frase: “in un buco sottoterra viveva uno hobbit”.

Hobbit. Quel nome lo colpì; tanto che si sentì spinto a scrivere una storia di cui quello hobbit sarebbe stato il protagonista e in cui avrebbe potuto spiegare meglio che cosa fosse quella strana creatura con quello strano nome.

Così, nel 1937, quella stessa storia venne infine pubblicata sotto il titolo di Lo Hobbit, un libro scritto per i ragazzi, per i più piccoli; una fiaba che racchiude però in sé temi e fondamenta molto, molto più vaste e intricate.

Fu intorno al successo dello Hobbit che Tolkien, spinto dal suo editore, creò quello che sarebbe poi divenuto il suo capolavoro. Egli organizzò tutti i suoi appunti e le sue idee sulla “Terra di Mezzo”, la terra fantastica che aveva inventato, e diede loro forma ne Il Signore degli Anelli. Un’opera di tono ben superiore al fiabesco Lo Hobbit, scritta in un linguaggio molto ricercato che ammicca alla semplicità e all’austerità dell'inglese medievale. Un libro troppo lungo per l’editore, che riuscì a convincere Tolkien (che lo considererà sempre un’opera unica) a spezzarlo in tre libri: La Compagnia dell’Anello, pubblicato nel 1954; Le due Torri, del 1955; ed infine Il Ritorno del Re, su cui l’editore ebbe un forte contrasto con Tolkien per la scelta del titolo, che il professore diceva rivelasse il finale, del 1955.

Nel 1971 morì la moglie Edith sulla cui tomba Tolkien fece incidere il nome Luthien, la ragazza elfo la cui storia viene narrata ne Il Silmarillion.
Quando Tolkien morì, il 2 settembre 1973, venne sepolto nella medesima tomba ed al suo nome venne aggiunto quello di Beren, l’uomo mortale innamoratosi di Luthien e per il quale ella rinunciò alla sua vita immortale.

Sarà il figlio Christopher a riprendere in mano ed a pubblicare postume le opere e gli scritti del padre sulla Terra di Mezzo. A partire dal Silmarillion, quei Racconti Perduti sull’origine e la storia di quella terra fantastica che avevano segnato tutta la vita del padre, che viene pubblicato nel 1977.
Hanno fatto seguito Racconti Incompiuti di Nùmenor e della Terra di Mezzo pubblicato nel 1980 e la serie History of Middle-Earth (Storia della Terra di Mezzo) composta da dodici volumi di cui solo i primi due, Racconti Ritrovati e Racconti Perduti sono stati tradotti in italiano.


Vorrei ora soffermarmi sulle, diciamo, principali opere di Tolkien, anche se è sicuramente difficile e sacrilego fare una classifica. Le descrizioni delle opere e le citazioni sono tratte principalmente dalle edizioni italiane. Non mi dilungo nelle mie personali impressioni perché questa vorrebbe essere soltanto un’introduzione. Premetto che le edizioni italiane sono tutte della Bompiami, che attualmente detiene i diritti delle opere di Tolkien in Italia.

Lo Hobbit o La Riconquista del Tesoro (The Hobbit or There and Back Again)

“In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida,
piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con
dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.”


Se vi piacciono i viaggi fuori dal confortevole e accogliente mondo occidentale, oltre il Confine delle Terre Selvagge, e poi tornare a casa, e pensate di poter provare un certo interesse per un umile eroe, ecco la storia di questo viaggio e di questo viaggiatore. Il periodo è il tempo antico fra l'Età Fatata e il dominio degli Uomini, quando la famosa foresta di Bosco Atro esisteva ancora e le montagne erano piene di pericoli. Nel percorso verrete a imparare molte cose (come è capitato a lui) su Uomini Neri, Orchi, Nani ed Elfi e potrete dare uno sguardo alla storia e alla politica di un'epoca trascurata ma molto importante. Infatti il signor Bilbo Baggins andò in visita a vari personaggi di rilievo; ebbe una conversazione con il drago Smog; fu presente alla Battaglia dei Cinque Eserciti. Tutto ciò è tanto più singolare in quanto egli era uno Hobbit. «Finora gli Hobbit sono stati trascurati nella storia e nella leggenda, forse perché - in genere - preferivano le comodità alle emozioni. Questo resoconto, fondato sui ricordi di un anno elettrizzante nella vita solitamente tranquilla del signor Baggins, vi darà un'idea abbastanza chiara di questo rispettabile popolo che adesso (a quanto si dice) sta diventando piuttosto raro. Non amano il rumore.» (JRR Tolkien)

Il Signore degli Anelli (The Lord of the Rings)

"Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende."


Il Signore degli Anelli
è un romanzo d'eccezione, al di fuori del tempo: chiarissimo ed enigmatico, semplice e sublime. Esso dona alla felicità del lettore ciò che la narrativa del nostro secolo sembrava incapace di offrire: avventure in luoghi remoti e terribili, episodi d’inesauribile allegria, segreti paurosi che si svelano poco a poco, draghi crudeli e alberi che camminano, città d’argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano solo al nominarli, urti giganteschi di eserciti luminosi ed oscuri; e tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro ai suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, tra il bene e il male. Leggenda e fiaba, tragedia e poema cavalleresco, il romanzo di Tolkien è in realtà un’allegoria della condizione umana che ripropone in chiave moderna i miti antichi. Tolkien scrisse la trilogia nell’arco di quattordici anni, nel periodo in cui era professore ad Oxford. Il romanzo è venuto crescendo tra le dita allo studioso innamorato dei suoi studi severi, delle sue rune, delle sue leggende, di cui si sentono qui le molte suggestioni e risonanze: lo splendore azzurro e dorato dei paesaggi, l’orrore «celtico» di certe creature, il suono bronzeo o argenteo dei nomi di persone e di luoghi. Come scrive Elemire Zolla nell’introduzione, «Tolkien riparla, in una lingua che ha la semplicità dell’anglosassone o del Middle English, di paesaggi che pare di avere già amato leggendo Beowulf o Sir Gawain o La Mort d’Artur, di creature campate tra il mondo sublunare o il terzo cielo, di archetipi divenuti figure». C.S. Lewis ha scritto a sua volta: «Non è immaginario il mondo che Tolkien ha proiettato, così molteplice, vero e completo nella sua intima coerenza. Nessun altro mondo è così palesemente oggettivo, purificato da ogni psicologismo individuale legato all’autore».

Il Silmarillion (The Silmarillion)

"Pure, il cristallo era, per i Silmaril, null'altro che ciò che il corpo è per i Figli d'Ilúvatar: la dimora del suo fuoco interiore, che è in esso e insieme in ogni parte di esso, e che ne costituisce la vita."

Il Silmarillion fu iniziato nel 1917, ma la sua elaborazione venne proseguita da Tolkien fino alla morte. «Opera prima» - ma anche «ultima», e di tono assai diverso, ben più elevato delle altre -, esso costituisce il repertorio mitico dell'Autore, quello da cui è derivata, direttamente o indirettamente, la filiazione delle sue favole, da Lo Hobbit a Il Signore degli Anelli, da Il cacciatore di draghi ai racconti di Albero e Foglia. Nella vasta produzione tolkieniana occupa quindi una posizione di primato temporale, ma anche e soprattutto tematica e formale. Vi si narrano gli eventi della Prima Età; nucleo simbolico della narrazione sono i tre Silmaril, gemme tenute in altissimo conto dagli Elfi, ma concupite anche da Melkor-Morgoth, primo Signore delle Tenebre, perché contengono la Luce dei Due Alberi di Valinor distrutti dall'Avversario. La loro perdita e tentata riconquista costituisce lo schema della vicenda, che si articola in cinque racconti legati come i capitoli di un'antica «storia sacra», e narra la parabola di una caduta: dalla «musica degli inizi», il momento cosmogonico, alla guerra, eroica quanto disperata, di Elfi e Uomini contro l'avversario. L'ultimo dei racconti è l'antecedente immediato del Signore degli Anelli, sorta di prefazione elaborata nei toni che caratterizzano tutto quel grande «pentateuco», che è Il Simarillion. Il quale non è un romanzo né una favola, ma forse l'unico tentativo coerente, compiuto in tempi recenti, di costruire un vero e proprio edificio mitico imperniato sulla fondamentale antitesi tra brama di possesso e poteri creativi, tra amore per la bellezza suprema e volontà di dominio, insomma tra «essere» e «avere»: un'antitesi cantata nel linguaggio, sublime e semplice insieme, proprio dell'antico epos. Mai pubblicato da Tolkien per i suoi costanti ampliamenti e rimaneggiamenti, Il Simarillion vede la luce grazie all'opera paziente del figlio Christopher, il quale ha compiuto un attento lavoro di ricerca e collazione sui manoscritti lasciati dal padre.

I Figli di Hurin (The Son’s of Hurin)

"Addio, due volte amato! A Túrin Turambar turún' ambartanen: Padrone del Destino e dal Destino dominato. Ah, felice tu che sei morto!"

La vicenda qui narrata è smisuratamente anteriore agli anni intorno al 1420 della Terza Era della Terra di Mezzo in cui si colloca la vicenda del Signore degli Anelli: una catena di generazioni e di ere, migliaia d'anni. Si sprofonda a ritroso nella preistoria, e se la vicenda di Bilbo, di Frodo e di Aragorn è un mito, qui approdiamo al mito del mito. Qui si narra della genealogia di Hador, da cui discendono gli eroi di Dor-lómin, della tragica Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, delle nozze di Húrin e Morwen e del destino di Túrin loro figlio. Lasciata l'ultima pagina dei Figli di Húrin il lettore potrà ritornare alla rilettura del Signore degli Anelli scoprendo nuove e prima inavvertite vie d'accesso. (Quirino Principe)

Albero e foglia (Tree and Leaf)

“La mente che pensò 'leggero', 'pesante', 'grigio', 'giallo','immobile', 'veloce', concepì anche la magia atta a rendere cose pesanti leggere e atte a volare, a trasformare il grigio piombo in giallo oro, l'immobile roccia in acqua veloce”.

Un libro di fiabe, dedicato alla fiaba. Nel suo bel saggio sulle fiabe, che precede la raccolta di racconti fantastici qui proposta, Tolkien, da esploratore casuale (o forse da intruso) nel paese di Feeria, tenta di rispondere a domande quali: che cosa sono le fiabe? Qual è la loro origine? A che cosa servono? Egli sostiene che «la Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione, né smussa l'appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà», e sottolinea la funzione di ristoro, evasione, consolazione che è una prerogativa delle fiabe: solo il gusto per esse può renderci o mantenerci fanciulli. Con la sua acuta analisi Tolkien fornisce una nuova chiave di lettura e di interpretazione delle sue stesse creazioni letterarie, aiutando a comprendere tutte le molteplici valenze del suo straordinario mondo immaginario e fantastico. Il Tolkien saggista si accosta dunque al Tolkien narratore, ma non c'è giustapposizione dei due settori di attività. Fra l'uno e l'altro la continuità è assoluta: insieme mostrano i due diversi profili dello stesso magnifico scrittore.

Il Cacciatore di Draghi ovvero Giles l'Agricoltore di Ham (Farmer Giles of Ham)

"Aegidius De Hammo era un uomo che viveva nel bel mezzo dell'isola della Britannia. Il suo nome completo era Aegidius Ahenobarbus Julius Agricola de Hammo, perché in quell'epoca, molto tempo fa, quando quest'isola era ancora felicemente divisa in molti regni, le persone erano dotate di nomi altisonanti. Allora c'era più tempo, e c'era meno gente..."

Inizia così la storia ironica e divertente che narra la vicenda d'un contadino abitudinario e un po' fanfarone, costretto dalle circostanze a dar la caccia a un drago, di cui riesce ad aver la meglio, diventando ricco e rispettato tanto da essere eletto re. La fonte sarebbe un'antica cronaca in latino contenente il resoconto delle origini del Piccolo Regno, dove il racconto è ambientato. Ma si tratta soltanto di un espediente. Tolkien vi ricorre non già per dare credibilità storica al suo narrare, ma per creare un mondo metastorico, senza precise coordinate spazio-temporali, un'atmosfera da fiaba, un universo immaginario popolato di draghi e di giganti in cui però possiamo ritrovare qualcosa che incontriamo nella realtà di tutti i giorni. Fiabesco e concretezza di particolari si mescolano dunque con somma maestria nelle mani dell'autore per conquistare i lettori, grandi e piccoli.

Le Avventure di Tom Bombadil (The Adventures of Tom Bombadil and Other Verses from the Red Book)

Il paese fatato di Feeria è il Reame Periglioso, popolato da gnomi, streghe, troll, giganti, draghi, uccelli, uomini, alberi, acque e cibo che sono soggetti a incantesimi e magie. I luoghi e i personaggi resi famosi dal romanzo Il Signore degli Anelli: Tom Bombadil (picaresco abitatore dei boschi), Baccadoro (leggiadra fanciulla acquatica), lo Spettro dei Tumuli, il fattore Piedimelma, la principessa Me, il Troll pasticciere, Fastitocalone il preistorico, lo sfortunato Uomo di Luna; e viaggiatori e animali che vivono avventure misteriose e impreviste. Ecco lo straordinario mondo fiabesco riproposto da J.R.R. Tolkien in sedici racconti in versi che reinquadrano, in un affascinante atlante animato, il suo fantastico Medioevo. Si passa da filastrocche scioglilingua a delle vere e proprie ballate romantiche, in un'accurata versione italiana che, evitando una piatta trascrizione letterale dei testi, si sforza di rispettarne la struttura, di riprodurne tutta la musicalità, di ricostruirne la ricchezza di significati allegorici e rituali. Con la prefazione dell'autore.

Le lettere a Babbo Natale (The Father Christmas Letters)

"Quest'anno sono più tremolante del solito. Tutta colpa dell'Orso Polare! È stato il più grosso scoppio che mai si sia visto al mondo, e il più pazzesco fuoco d'artificio. Adesso il Polo Nord è nero, le stelle sono finite tutte fuori posto, la Luna è stata spaccata in quattro, l'Uomo della Luna è piombato nel giardino sul retro di casa mia..."

Il 25 dicembre 1920 J.R.R. Tolkien cominciò ad inviare ai propri figli (John, Michael, Christopher, Priscilla) lettere firmate Babbo Natale. Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni, affrancate con francobolli delle Poste Polari e contenenti narrazioni illustrate e poesie, esse continuarono ad arrivare in casa Tolkien per oltre trent'anni, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori. Una scelta di questi messaggi annuali, trascritti a volte in forma di colorati logogrifi, formano questa fiaba intitolata Le Lettere di Babbo Natale, scritta a puntate da un Tolkien non tanto in vena di paterna e didattica allegria, quanto in groppa all'ippogrifo della sua fantasia filologica e ironica. Babbo Natale vive al Polo Nord, nella rande Casa di Roccia. Ha millenovecentoventianni nel 1920, millenovecentotrenta nel 1930 e così via: ha, in altre parole, l'età dell'era cristiana di cui testimonia, con humour, creatività e contraddizioni. Con lui vivono l'Orso Polare e i Cuccioli suoi nipoti, tra cui Pasku e Valkotukka ('Grasso' e 'Pelobianco'); gli Uomini-di-neve e i loro bambini, gli Gnomi Rossi e gli Elfi (uno dei quali, Ilbereth, diventerà segretario di Babbo Natale). L'Orso Polare (detto, in lingua artica, anche Karthu) lo aiuta a confezionare i pacchi coi doni; Pasku e Valkotukka gli scombinano l'organizzazione della casa; le renne lo accompagnano nei viaggi; gli Elfi difendono tutti contro i Folletti; e Babbo Natale, tra un fuoco d'artificio dell'Aurora Boreale e una visita dell'Uomo della Luna (impegnato a mettere ordine tra le stelle), passa il tempo, oltre che a consegnare doni, a descrivere (a disegnare) con ordinato disordine il disordinato ordine del (suo?) Mondo.

Racconti Incompiuti (Unfinished Tales of Númenor and Middle-earth)

Impegnato a lungo nella progettazione e stesura della sua grande favola, Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien continuò per decenni a sviluppare temi e filoni, per poi riporre questi suoi testi nel cassetto perché gli sembravano non immediatamente integrabili nel disegno generale. Sono racconti che in ordine di tempo vanno dai Primi Giorni della Terra-di-mezzo alla fine della Guerra dell'Anello; e vi si legge, tra l'altro, come Gandalf riuscì a spedire i Nani a Hobbiville, quel che accadde allorché il dio del mare, Ulmo, si rivelò a Tuor sorgendo dalle acque sulla costa del Beleriand, qual era l'organizzazione militare dei Cavalieri di Rohan, com'era fatta l'Isola di Númenor, come si svolse la Battaglia dei Campi Iridati, e ancora tutto quello che le « antiche cronache » narrano dei Cinque Stregoni, delle Palantíri, della leggenda di Amroth... Per gli innumerevoli fedeli di J.R.R. Tolkien, è questo il necessario completamento, e insieme la chiave ai molti enigmi lasciativi insoluti, del Signore degli Anelli e del Silmarillion, con i quali forma in realtà una trilogia: un libro destinato a coloro che non s'accontentano delle vicende, dei « fatti », ma vogliono esplorare fino in fondo la Terra-di-mezzo con i suoi linguaggi, le sue leggende, i suoi sviluppi politici, le sue genealogie, come pure a chi apprezza soprattutto il succedersi, qui continuo, incalzante, di episodi, personaggi, eventi tragici, grotteschi, patetici. Dove i racconti sono rimasti allo stato frammentario, le lacune sono state colmate dal figlio dello scrittore con spiegazioni, chiarimenti e rimandi alle opere già note.

Racconti ritrovati (The Book of Lost Tales Part I, Volume I Middle Earth Series)

Universo fantastico di immagini e di personale mitologia, i Racconti Ritrovati segnano l'inizio della creazione fiabesca di J.R.R. Tolkien. Vi si trovano, in forma germinale e perciò misteriosa e allusiva, i grandi temi narrativi del cosmo tolkieniano, che accompagneranno poi per decenni la sua straordinaria produzione: la musica degli Ainur con la quale il dio supremo dà forma al mondo; i grandi Dèi - gli Ainur appunto - che si innamorano della loro stessa creazione e vi si rifugiano, edificando le dimore leggendarie; la lotta mai conclusa contro Melkor, il dio enigmatico e maligno che ha insinuato nell'armonia degli elementi la dissonanza dell'estremo gelo e del fuoco implacabile; l'avvento nel mondo degli Elfi, creature di Ilúvatar, il Padre celeste», destinate a tornare nella patria originaria dopo un viaggio denso di sofferenze indicibili... Nella magica Casetta del Gioco Perduto proprio gli Elfi inscenano dinanzi agli occhi di Eriol, il marinaio assetato di avventura e di antiche conoscenze, queste storie del mondo che precedono la nascita del genere umano. E che rivivono nel suo cuore come sogno di una terra fatata, ma sempre reinventata - o ritrovata grazie alla fiaba. Iniziati tra il 1916 e il 1917, quando l'Autore aveva solo venticinque anni, i Racconti Ritrovati, primo volume di una trilogia che racchiude il nucleo fondamentale della mitologia di Tolkien, appaiono qui per la prima volta in italiano, opportunamente accompagnati dal puntuale commento di Cristopher Tolkien, il figlio del grande scrittore scomparso, commento che offre la chiave di lettura e l'ideale raccordo con gli altri celebri testi del «Ciclo» tolkieniano, e in particolare con Il Silmarillion.

Racconti Perduti (The Book of Lost Tales Part II, Volume II Middle Earth Series)

Il ciclo dei racconti di J.R.R. Tolkien, ormai noto in tutto il mondo per l'accesa fantasia e l'eccezionale potenza narrativa, rappresenta la prima opera di grande respiro dello scrittore inglese. Questa serie di storie brevi, iniziata nel 1916, si affianca alla famosa «trilogia» de Il Signore degli Anelli, una sorta di romanzo cavalleresco dove la lotta tra il Bene e il Male si riveste di simboli riferiti alla realtà del presente in una complessa simbologia sulla cui interpretazione si sono sbizzarriti critici di ogni paese, e che gode di grande fortuna presso i lettori, gli appassionati e gli studiosi di narrativa mitologico-fiabesca. Racconti perduti, ordinato secondo le medesime direttive e intenzioni del libro dei Racconti ritrovati, al quale fa seguito, è il secondo volume che Cristopher Tolkien ha ricavato da vecchi quaderni appartenuti a suo padre. Alcune di queste storie si richiamano direttamente a opere come Il Silmarillion, mentre altre esistono solo come schema o appunto, che Cristopher ha raccolto e analizzato per ricostruirne poi la forma definitiva, arricchendola di note e commenti.

Roverandom Le Avventure di un Cane Alato (Roverandom)

Se un bambino perde il cagnolino di stagno, il suo giocattolo preferito, diventa tanto triste: e allora il suo papà gli racconta una storia per consolarlo. Se il bambino si chiama Michael Tolkien e il suo papà è J.R.R. Tolkien, la storia che inventa sarà una storia bellissima, piena di poesia. Se il piccolo cane-giocattolo ha le ali e sa volare e parlare, se i suoi amici sono l’uomo-sulla-Luna e il mago Psamathos, allora questa storia diventerà un piccolo delizioso libro: Roverandom.

History of Middle-Earth Series

The Book of Lost Tales, Part I. Ed. Christopher Tolkien. George Allen and Unwin, London, 1983.
The Book of Lost Tales, Part II. Ed. Christopher Tolkien. George Allen and Unwin, London, 1984.
The Lays of Beleriand. Ed. Christopher Tolkien. George Allen and Unwin, London, 1985.
The Shaping of Middle-earth. Ed. Christopher Tolkien. George Allen and Unwin, London, 1986.
The Lost Road and Other Writings. Ed. Christopher Tolkien. Unwin Hyman, London, 1987.
The Return of the Shadow. Christopher Tolkien. Unwin Hyman, London, 1988.
The Treason of Isengard. Christopher Tolkien. Unwin Hyman, London, 1989.
The War of the Ring. Christopher Tolkien. Unwin Hyman, London, 1990.
Sauron Defeated. Ed. Christopher Tolkien. HarperCollins, London, 1992.
Morgoth's Ring. Ed. Christopher Tolkien. HarperCollins, London, 1993.
The War of the Jewels. Ed. Christopher Tolkien. HarperCollins, London, 1994.
The Peoples of Middle-earth. Ed. Christopher Tolkien. HarperCollins, London, 1996.

The History of Middle-earth è una serie di dodici volumi (più uno di indici), che contengono ed analizzano molti scritti di Tolkien su Valinor e sulla Terra di Mezzo.
Essa si compone di scritti inediti di Tolkien raccolti e commentati da Christopher Tolkien. Gran parte del materiale contenuto consiste in versioni più antiche di storie e personaggi già presenti nelle opere dello scrittore, ma sono presenti anche scritti del tutto nuovi, come saggi o poemi. Questi volumi, per la maggior parte editi soltanto in lingua inglese (i primi due sono stati tradotti in Italia come Racconti ritrovati e Racconti perduti) tra il 1983 ed il 1996, sono estremamente dettagliati, si soffermano spesso sull'evoluzione di trame anche marginali, e sono stati rimaneggiati da Christopher, ai quali ha spesso aggiunto commenti e puntualizzazioni, per permettere una migliore leggibilità.
I primi cinque libri della History contengono versioni primitive della storia de Il Silmarillion. I libri dal sesto al nono contengono scritti relativi allo sviluppo de Il Signore degli Anelli, e precisamente il nono tratta della storia di Númenor. Nei libri decimo ed undicesimo si torna a parlare del Silmarillion, e vi sono inclusi gli Annali del Beleriand e gli Annali di Aman. Il dodicesimo libro, infine, tratta dello sviluppo delle Appendici al Signore degli Anelli, e contiene gli scritti degli ultimi anni di vita di Tolkien.


Concludo col dire che il mio libro preferito è senz'alcun dubbio Il Silmarillion. Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli vengono a braccetto subito dopo.
Purtroppo, non sono mai riuscita a trovare Roverandom, che dev’essere davvero una bella storia, e Le Lettere di Babbo Natale, che avevo letto preso in prestito dalla biblioteca. E ovviamente History of Middle-Earth dietro a cui sbavo da anni, ma su cui, per ovvi motivi non ha mai potuto metterci le mani, visto che in Italia si sono dimostrati tanto incapaci nella traduzione da farsi impedire la pubblicazione da Christopher Tolkien, che l’italiano lo sa e bene anche :bonk: .
Tutti gli altri, però, li ho letti e adorati. In inglese ho letto Lo Hobbit e dovrei leggere Il Signore degli Anelli, perché l’avevo cominciato quando avevo dodici anni e, ovviamente, non ci aveva capito una cippa :D. E mi piacerebbe tanto leggere Il Silmarillion in inglese... ma qui dove lo trovo? Scema io che non l’ho preso quando ero in Irlanda.
Quindi se qualcuno ha curiosità o altro sugli originali in inglese, io ho le edizioni inglesi dello Hobbit e del Signore degli Anelli quindi posso sfatare eventuali dubbi o curiosità ^_^.


Fonti: Tolkien Society, Società Tolkieniana Italiana, sito della Bompiani, edizioni italiane delle opere.
 
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1 replies since 15/4/2010, 10:16   132 views
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