Il Calderone di Severus

1.1. Terminologia musicale generale. Dimamica, agogica, tonalità.

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view post Posted on 8/3/2010, 21:56
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Prima lezione puramente tecnica, che si limiterà a dare una breve carrellata di definizioni, in modo da rendere comprensibili le prossime lezioni.
Per scelta (anche perché altrimenti il discorso diventerebbe lunghissimo) ho deciso di escludere la musica pretonale, quindi la musica medievale e rinascimentale, e le estreme avanguardie del XX secolo. Non escludo di poter, in futuro, andar a prendere in considerazione anche questi momenti della storia della musica, ma per il momento ritengo più saggio non mettere troppa carne al fuoco.
E dopo questa lunga premessa, ecco una breve terminologia, nella quale il discorso sulla tonalità è soltanto abbozzato, dal momento che rischia di diventare troppo complesso ed "incontrollabile".

Tonalità è il modo in cui le note sono organizzate nella partitura ed è l'organizzazione che prende il sopravvendo nel XVII secolo sulla più antica modalità, che organizzava la musica medievale e rinascimentale. Si tratta di un sistema basato sul rapporto tra tono (per fare un esempio DO-RE) e semitono (per fare un esempio SI-DO), che varia a seconda della tonalità scelta.
Per esempio
Do Maggiore
DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, dove vi è rapporto di un semitono tra MI-FA e SI-DO.
Re Maggiore
RE, MI, FA Diesis, SOL, LA, SI, DO diesis, dove vi è un semitono tra FA diesis - SOL e DO diesis-RE.
Il modo con cui si fanno interagire le varie note e le varie distanze tra loro (che si chiamano intervalli. Per esempio tra DO e MI c'è un intervallo di terza, tra FA e SI di quarta, tra DO e DO di ottava), determina la costruzione base del brano.
Un brano, solitamente, presenta una tonalità di base. (Se prendete in mano un qualsiasi programma di concerto, leggerete cose come Sinfonia in mi maggiore o Sonata in sol minore) La tonalità non viene mantenuta sempre uguale per tutta la durata del brano, ma varia, tramite processi tecnici che vengono chiamati modulazioni. La modulazione è quindi il momento in cui si passa in maniera netta da una tonalità ad un'altra. Per esempio da Do maggiore a Re maggiore. Vi sono anche dei piccoli passaggi, magari per la durata di qualche battuta, che non sono delle vere e proprie modulazioni, ma soltanto un breve alludere ad un'altra tonalità.

Dinamica è il nome con cui si definiscono tutti i passaggi dal piano al forte, attraverso tutte le sfumature possibili, che siano un mezzoforte, un crescendo (quindi un andare lentamente dal piano al forte), un decrescendo (quindi un andare lentamente dal forte al piano), un pianissimo, un fortissimo. O, come esagera qualche compositore, un pianissimo con 18 p, per dire agli esecutori "zucconi, suonatelo piano, ma proprio piano". I segni dinamici vengono abbreviati nelle partiture e negli spartiti in questo modo:
pp pianissimo
p piano
mf mezzoforte
f forte
ff fortissimo
cresc crescendo (ma questo può anche essere esemplificato da una forcella del genere < che prende tutte le note che portano dal piano al forte)
decresc, decr decrescendo (ma questo può anche essere esemplificato da una forcella del genere > che prende tutte le note che portano dal forte al piano)

Agogica è il nome con cui si raccolgono tutte le "definizioni" della velocità di un brano, quindi, per fare qualche esempio "Allegro", "Moderato", "Lento", "Adagio" ecc..., ma anche "accellerando", "rallentando" (che può essere anche detto "allargando"), "ritardando", "rubato", "stringendo".

Una parentesi importante da fare sulla dinamica e l'agogica è che quest'ultime non sono dei dati oggettivi. Per quanto in partitura vi possa essere scritto "Allegro", quindi aver un tempo veloce, starà all'esecutore decidere quanto veloce fare quest'allegro, se in partitura c'è scritto p sarà all'esecutore decidere quanto piano fare il segno di dinamica, come ben dimostrano le due esecuzioni dello stesso brano che vi propongo appena sotto.
Si tratta del notturno Op. 9 n°2 in Mi bemolle Maggiore di Chopin, che recita come agogica Andante (quindi un tempo lento). Basta che guardiate il minutaggio per rendervi conto che uno dei due pianisti suona più lentamente dell'altro. Il primo esecutore è Maurizio Pollini, il secondo Arthur Rubinstein:





Se avete qualche dubbio chiedete pure, soprattutto sulla tonalità che è discorso complesso e che temo di non aver spiegato con sufficiente chiarezza.
Vi invito anche, se volete, a commentare le due esecuzioni che propongo, anche solo per dire quale sia la vostra preferita.

Edited by Alaide - 6/11/2021, 14:52
 
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view post Posted on 9/3/2010, 15:00
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Confesso che della Tonalità ho capito pochissimo (ma forse sono senza speranza perchè non so nemmeno cos'è un tono e un semitono...). :o:
L'unica cosa che credo di aver compreso (logica matematica) è la numerazione dell'intrevallo: basta contare da una nota all'altra, estremi compresi, giusto?

Sulla Dinamica avrei fatto una domanda idiotissima, ma l'Agogica è venuta in mio soccorso facendomi comprendere che per piano (o forte) non si intende la velocità bensì il volume... ;)

I brani li sentirò questa sera a casa, perchè in studio non è proprio il caso... <_<
 
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BeaT_GeNeraTioN
view post Posted on 9/3/2010, 17:34




Dunque... ho capito teoricamente il discorso della tonalità, ma non riesco a capire come funziona poi nella pratica o.O come si mette in atto, insomma.
Per il resto è tutto chiaro ^__^

Per quanto riguarda i due brani, forse per dare un giudizio un po' più oggettivo dovrei seguire lo spartito anche per l'esecuzione di Pollini... comunque così a orecchio, mi piace molto l'esecuzione di Rubinstein (anche se forse quella di Pollini è un po' inficiata dalla qualità audio del video :( )
 
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*Peeves*
view post Posted on 9/3/2010, 18:22




Concordo sulla qualita' dell'audio dell'esecuzione di Pollini.

Per me, le preferenze vanno chiaramente all'esecuzione di Rubinstein, che é quello che suona leggermente piu' "lentamente". Ma non è la velocita' ad essere rilevante, piu' che altro mi piace il tocco titubante (sforzato) delle sue note, tipico secondo me per un innamorato che in una notte di luna piena pensa sospirando e pieno di passione alla sua amata.
Chopin, se non sbaglio, ha scritto questo Notturno giovanissimo, quando era innamorato di una cantante: Rubinstein, secondo me, ha reso molto bene i sentimenti del compositore.
 
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v4l3nz4
view post Posted on 9/3/2010, 19:13




Senz'altro anche io preferisco l'esecuzione di Rubinstein. E' più sentita, meno fredda, secondo me.

Comunque Alaide, il mio giudizio non è oggettivo perchè le cose che hai spiegato le conoscevo e le applico ogni giorno quando suono.
Certo forse l'argomento Tonalità necessita di un discorso più ampio, e magari uno strumento davanti (un bel pianoforte, ad esempio :D ) per comprendere tutto alla perfezione.
Però sei comunque stata molto chiara nelle varie spiegazioni. ;)

Aspetto la prossima lezione! :D
 
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view post Posted on 9/3/2010, 21:43
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Prima di rispondere alle vostre domande, faccio una premessa, o meglio un'aggiunta alla lezione.
La Tonalità non viaggia da sola nell'"organizzazione" di un brano, ma è accompagnata da qualcosa di ancora più complesso ed instabile (qui i compositori si comportano in maniera ancora più libera rispetto al discorso tonale) che sono delle vere e proprie strutture fraseologiche che reggono il discorso musicale. Su queste non mi dilungo troppo, anche perché per comprenderle dovrei aver a disposizione degli spartiti, un pianoforte e la possibilità di parlare direttamente per spiegare bene ogni passaggio.
L'importante è che risulti chiaro che le composizioni hanno sotto una struttura ben precisa e meditata (questo vale anche per le epoche della storia della musica che non prendo in considerazione, ovviamente) che poi ogni autore interpreta a modo suo (e alcuni lo fanno veramente in maniera molto, ma molto personale).

CITAZIONE (Ida59 @ 9/3/2010, 15:00)
Confesso che della Tonalità ho capito pochissimo (ma forse sono senza speranza perchè non so nemmeno cos'è un tono e un semitono...). :o:
L'unica cosa che credo di aver compreso (logica matematica) è la numerazione dell'intrevallo: basta contare da una nota all'altra, estremi compresi, giusto?

Giusto! L'intervallo si conta da una nota all'altra comprendendo gli estremi, poi, ad un certo punto le cose si complicano, ma non sono così sadica da parlare di quarte diminuite, per esempio.
La Tonalità è argomento vasto e difficile da spiegare senza una tastiera accanto per fare esempi (dovrei fare una lezione in videoconferenza :P ) o uno spartito.
La cosa fondamentale è sottolineare che non si componeva a caso (e non lo si fa tuttora, anche se vengono usate altre tecniche compositive ancora più complesse), ma seguendo delle "leggi" ben precise che stanno in parte sotto il nome di tonalità, in parte sotto il nome di costrutti fraseologici, di cui ho parlato poco sopra. E spero di non averti confusa ancora di più.



CITAZIONE (BeaT_GeNeraTioN @ 9/3/2010, 17:34)
Dunque... ho capito teoricamente il discorso della tonalità, ma non riesco a capire come funziona poi nella pratica o.O come si mette in atto, insomma.
Per il resto è tutto chiaro ^__^

Questa è una domanda difficile, perché aprirebbe un discorso vastissimo di tecnica compositiva che diventerebbe temo incomprensibile.
Cercando di essere chiara, le note di una scala (prendiamo quella di DO), si "assemblano" in rapporti, generalmente, di terza, in quelli che si chiamano accordi.
Quindi abbiamo per esempio l'accordo costruito sulla quinta nota della scala che si chiama Dominante che sarà SOL-SI-RE-FA. Essenzialmente la struttura di base di un brano musicale tonale è basata sulla successione degli accordi e sul modo in cui interagiscono tra di loro o come sono giostrati gli intervalli di terza all'interno dell'accordo stesso, mettendo in risalto l'una o l'altra nota, creando effetti di dissonanza o consonanza, restando dentro o andando fuori dalle regole (i grandi compositori le regole non le rispettano praticamente mai :P . Ti assicuro, per esperienza, che analizzare a livello tonale un brano di Beethoven è un inferno).[


CITAZIONE (*Peeves* @ 9/3/2010, 18:22)
Concordo sulla qualita' dell'audio dell'esecuzione di Pollini.

Per me, le preferenze vanno chiaramente all'esecuzione di Rubinstein, che é quello che suona leggermente piu' "lentamente". Ma non è la velocita' ad essere rilevante, piu' che altro mi piace il tocco titubante (sforzato) delle sue note, tipico secondo me per un innamorato che in una notte di luna piena pensa sospirando e pieno di passione alla sua amata.
Chopin, se non sbaglio, ha scritto questo Notturno giovanissimo, quando era innamorato di una cantante: Rubinstein, secondo me, ha reso molto bene i sentimenti del compositore.

Anch'io ricordo qualcosa del genere, ma appena posso andrò ad informarmi con maggiore certezza, considerando anche che quest'anno cade il bicentenario della nascita di Chopin, dovrebbero uscire nuove interessanti pubblicazioni sulle sue opere.


CITAZIONE (v4l3nz4 @ 9/3/2010, 19:13)
Senz'altro anche io preferisco l'esecuzione di Rubinstein. E' più sentita, meno fredda, secondo me.

Comunque Alaide, il mio giudizio non è oggettivo perchè le cose che hai spiegato le conoscevo e le applico ogni giorno quando suono.
Certo forse l'argomento Tonalità necessita di un discorso più ampio, e magari uno strumento davanti (un bel pianoforte, ad esempio :D ) per comprendere tutto alla perfezione.
Però sei comunque stata molto chiara nelle varie spiegazioni. ;)

Aspetto la prossima lezione! :D

Infatti dovrei fare una lezione sulla Tonalità nel salotto di casa mia, davanti al pianoforte! Altrimenti rimane a livello teorico e molte cose sfuggono, ancora di più, quando si va maggiormente nello specifico!

Quanto alle due interpretazioni, io andrò un po' controcorrente, preferendo Pollini, nonostante la qualità audio, proprio perché è un'esecuzione più "fredda", anzi direi concettuale. Lo so, sono strana, ma l'interpretazione di Rubinstein (grandissima anch'essa ovviamente), mi sembra troppo portata all'"effetto" sentimentale, mentre quella di Pollini pone, secondo me, più in luce le modernità insite nella scrittura di Chopin, allontanando il Notturno dalla biografia personale del compositore. Lo so, è un ragionamento contorto, ma io sono un'ascoltatrice contorta (faccio tanto la concettuale, poi mi piaciono il più delle volte esecutori temperamentosi).
Ma credo che alla mia preferenza, si aggiunga un tratto, come dire "affettivo". Pollini è il primo pianista che ho sentito dal vivo eseguire Chopin ed il suo Chopin mi ha accompagnata durante la crescita. Quindi, diciamo che sono un po' di parte :P
 
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view post Posted on 9/3/2010, 22:15
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CITAZIONE (Alaide @ 9/3/2010, 21:43)
La Tonalità è argomento vasto e difficile da spiegare senza una tastiera accanto per fare esempi (dovrei fare una lezione in videoconferenza :P ) o uno spartito.
La cosa fondamentale è sottolineare che non si componeva a caso (e non lo si fa tuttora, anche se vengono usate altre tecniche compositive ancora più complesse), ma seguendo delle "leggi" ben precise che stanno in parte sotto il nome di tonalità, in parte sotto il nome di costrutti fraseologici, di cui ho parlato poco sopra. E spero di non averti confusa ancora di più.

No, detto in questo modo, senz’altro più vago e meno tecnico, ho però compreso il discorso di base del modo di comporre seguendo determinate regole, anche se le regole temo che continuerebbero a sfuggirmi anche se la tua spiegazione avvenisse con l’ausilio del pianoforte a casa tua.
Riguardo ai due brani, salvo dire che l’audio del secondo è meglio del primo, più chiaro e pulito, e che il secondo è più lungo di mezzo minuto, che sul totale di 4 minuti del primo brano fa una bella differenza, temo di non essere in grado di percepire una sostanziale differenza che possa orientare la mia preferenza.
 
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BeaT_GeNeraTioN
view post Posted on 10/3/2010, 20:02




CITAZIONE (Alaide @ 9/3/2010, 21:43)
Questa è una domanda difficile, perché aprirebbe un discorso vastissimo di tecnica compositiva che diventerebbe temo incomprensibile.
Cercando di essere chiara, le note di una scala (prendiamo quella di DO), si "assemblano" in rapporti, generalmente, di terza, in quelli che si chiamano accordi.
Quindi abbiamo per esempio l'accordo costruito sulla quinta nota della scala che si chiama Dominante che sarà SOL-SI-RE-FA. Essenzialmente la struttura di base di un brano musicale tonale è basata sulla successione degli accordi e sul modo in cui interagiscono tra di loro o come sono giostrati gli intervalli di terza all'interno dell'accordo stesso, mettendo in risalto l'una o l'altra nota, creando effetti di dissonanza o consonanza, restando dentro o andando fuori dalle regole (i grandi compositori le regole non le rispettano praticamente mai :P . Ti assicuro, per esperienza, che analizzare a livello tonale un brano di Beethoven è un inferno).

Quindi, vediamo se ho capito - potrei anche dire una boiata bestiale :P in caso, chiedo venia

L'accordo che hai scritto tu, SOL-SI-RE-FA, espresso nella tonalità RE maggiore diventerebbe, almeno teoricamente, SOL-SI-RE-FAdiesis? Oppure cambia proprio del tutto?
 
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view post Posted on 10/3/2010, 21:04
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CITAZIONE (BeaT_GeNeraTioN @ 10/3/2010, 20:02)
Quindi, vediamo se ho capito - potrei anche dire una boiata bestiale :P in caso, chiedo venia

L'accordo che hai scritto tu, SOL-SI-RE-FA, espresso nella tonalità RE maggiore diventerebbe, almeno teoricamente, SOL-SI-RE-FAdiesis? Oppure cambia proprio del tutto?

Esattamente l'accordo sul sol, in Re maggiore diventa SOL-SI-RE-FAdiesis. Quello che cambia è la sua funzione all'interno della tonalità.
In pratica in ogni tonalità esistono degli accordi "più importanti", che sono quello sulla prima nota (Tonica: DO in caso di Do maggiore e RE in caso di RE maggiore) e quello sulla quinta nota (Dominante: SOL nel caso di Do maggiore e La nel caso di Re maggiore).
Quindi l'unico cambiamento nel caso dell'accordo sul SOL è che in Do maggiore è sulla Dominante (quindi in situazione di "forza"), mentre in Re maggiore sulla Sottodominante (o quarto grado), quindi in situazione di minor forza.
L'importanza dei gradi (si chiamano così le varie note della scala) è poi ovviamente molto relativa e varia da brano a brano. Uno dei pochi punti fissi che rimane, quasi sempre, è che il brano si conclude sulla Tonica. Quindi in caso di un brano in Do maggiore con conclusione DO-MI-SOL.
Spero di essere stata chiara.
 
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BeaT_GeNeraTioN
view post Posted on 10/3/2010, 21:47




Cristallina! :stupore: :esulto: :esulto:
 
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