| Ale85LeoSign |
| | “Altri seguiranno, altri mi supereranno lungo la stessa via: ed azzardo l'ipotesi che l'uomo infine svelerà se stesso come l'insieme di più elementi incongrui ed indipendenti". E andiamo a parlare di un vero classico della letteratura gotica:
Robert Louis Stevenson
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde
La trama è arcinota e molto semplice: nella Londra Vittoriana, nel fosco della cupa rigidità ottocentesca, il rispettabile dottor Jekyll, scienziato, sperimenta su di se una droga di sua invenzione che permette di separare fisicamente e nei sensi il lato buono dal lato malvagio della persona. L'essere che ne prende le forme è il signor Hyde, che si macchia di orrori e misfatti sempre più gravi finanche ad uccidere prima di prendere il sopravvento definitivo su Jekyll, cioè su se stesso, e infine morire. Indaga su questi casi, risolti solo dallo stesso Jeckyll in una confessione letteraria postuma, l'avvocato nonché suo personale amico Utterson, che cercherà di scoprire le cause delle azioni sempe più malvagie che si susseguono in città ad opera del "mostro". La verità, cioè che Jekyll e Hyde sono la stessa persona, verrà alla luce solo nel finale della storia, grazie alle lettere di Lanyon (dottore e amico di Jekyll) e Jekyll stesso.
L'idea per il romanzo, venne a Stevenson in seguito ad un sogno d'oppio, un uomo subiva mostruose trasformazioni fisiche; originariamente, nella prima stesura la storia doveva essere una lineare storia di orrore, senza accenni allegorici. Ma la prima stesura, redatta sotto la suggestione onirica, venne distrutta e rimpiazzata da una nuova che fu scritta in appena tre giorni, configurandosi così come la conosciamo oggi. Tuttavia la tradizione dei romanzi gotici, che avevano gran presa nel pubblico dell'ottocento, era ben presente nel retaggio culturale dell'autore. Sicuramente l'opera, non originale perciò nell'idea, è influenzata dai romanzi di E.T.A. Hoffman (The devil's elixiris, 1816), T.H. Hogg (The private memoirs…, 1824) e ancora di altri minori, nonché dagli studi e dalle scoperte scientifiche sulla scoperta della specializzazione emisferica cerebrale, sulle asimmetrie funzionali dei lobi del cervello umano. Il terreno fertile su cui il tema e i motivi dominanti del romanzo si dipanano, sono culturalmente sorretti dalla cultura vittoriana imperante (ipocrita, borghese e filistea), dal background culturale personale dell'autore e dal proprio vissuto, costretto sin dall'infanzia tra la propria incontinenza alle rigidità etico-morali, e le pressioni familiari ad un corretto approccio alla vita guidata dai cardini del pensiero calvinista. I protagonisti sono evidentemente degli agiati, appartengono alla classe "buona e borghese" della società; una società che vive tra le ristrettezze mentali dei chiusi orizzonti vittoriani e la fiducia di molti che vedevano nella scienza, una nuova religione che avrebbe portato la soluzione a tutti i problemi umani, non ultimi quelli della società e della convivenza. La scienza come progresso, gli studi sull'uomo, le energie, la chimica, dividono le aspettative umane come la droga che sperimenta Jekyll: i risultati sono senza dubbio lontani dalla panacea per i mali umani, gli effetti possono essere peggiori del male da curare. Non è un caso se la ricerca di una vita alleggerita dalla malattia, Stevenson la troverà non in una cura ma con il ritorno alla natura delle isole Samoa. Il romanzo è un racconto che unisce come detto elementi gotici in un contesto di romanzo poliziesco, in cui la voce narrante è frammentata nei personaggi Enfield, Utterson, Lanyon e Jekyll, oltre che sorretta dal narratore esterno. Il disvelamento degli eventi avviene soltanto dopo una lunga sospensione degli avvenimenti chiave, l'intreccio porterà a conoscere la vera identità di Hyde e la fine di Jekyll solo nel finale del libro, attraverso la ricapitolazione (sequenze ellittiche) e lo svolgimento dell'intreccio, nella confessione (la Fabula) di Jekyll. Tuttavia credo che il vero mostro che Stevenson presenta sia soprattutto quello dell'ipocrisia sociale, del moralismo imperante allora (ed oggi) e dell'imperante volontà di censura sugli individui (oggi come allora). Chiaramente l'autore traccia uno spaccato allegorico delle forze presenti non solo nell'uomo come individuo ma anche come forze dell'intero corpo sociale. E l'obiettivo è proprio la parte più negativa di queste forze: l'ipocrisia e l'innata tensione umana verso il male, a dispetto della falsa formalità perbenista e filistea del vittorianesimo. Sono presenti vari temi e motivi in questo breve racconto, ma dalla forza allegorica marcatissima. Il tema principale, quello che emerge subito all'occhio, è la concezione dualistica della natura umana, idea che in quegli anni andava sviluppandosi in campo letterario e filosofico. Queste forze, che vengono esplicitate antiteticamente contrapposte, e in modo manierato, almeno nelle spiegazioni che danno i personaggi più tipicamente vittoriani, hanno come obiettivo quello di confutare questa visione duale, per fare emergere quella che è la tesi che si cela sotto il tessuto narrativo e metaforico di questa opera: l'unicità osmotica della naturale convivenza delle forze civili e primordiali, del cosiddetto bene e male, nell'uomo. In pratica scopriamo che Mr. Hyde altro non è che ES puro, ricettore del soddisfacimento immediato e non mediato dalla coscienza (individuale o collettiva) in cui l'upright twin (Super-Io) sarà liberato sia dalla censura che dal rimorso della coscienza stessa. Mentre Jekyll rappresenta quell'Io misurato e avviluppato dalle superimposizioni sociali dell'età vittoriana (ma ogni età ha il suo super io costringente). L'ipocrisia, è quel decoro imbalsamato, luccicante, che fa da sfondo alle azioni del lurido figuro che è Mr. Hyde, il moralismo che emerge, come nauseante odore dalle vie imbellettate di una Londra che vorrebbe essere solo e totalmente virtuosa, è quello che fa da comune denominatore dei personaggi. La presunta decorosità della società filistea del periodo vittoriano, è denunciata all'interno del racconto anche in alcuni descrizioni dell'ambiente della città: le vetrine dei negozi sono paragonate a delle prostitute, dei demoni per l'età vittoriana, ma che gli uomini oppressi dalla loro vita non potevano non frequentare. E' il tema del "doppio", della ragione e dell'inconscio, della razionalità e dell'irrazionalità, dell'io diviso e schizofrenico: il dr. Jekyll, colto, ricco, bene educato, secondo la rigida educazione vittoriana, stimato dalla società bene londinese, nasconde dentro di sé un orribile essere che segue solo i suoi istinti, che fa il male solo per il gusto di farlo. Lui è tutti, riassume l'intero ES del corpo sociale. Ed è per questo che fa orrore: la vicinanza totale e continuata al sé diviene paura di quella diversità disarmante e paralizzante. E come rileva acutamente Romana Rutelli, a cui questo modesto resoconto deve molto per la viva impressione che risiedono ancora in me, le sue profonde riflessioni nei seminari di alcuni anni fa, in quelle aule cupe ma vive di sapere e vita in via S. Maria […], "non appare certo gratuito che il principale crimine di Hyde sia costituito dall'uccisione di un giudice, rappresentativo della legge" attraverso il quale viene soppresso il simbolo per eccellenza del perbenismo vittoriano, dell'ordine costituito e della moralità censoria che s'abbatte sotto i colpi della straordinaria vitalità "negativa" che Hyde rappresenta. E' straordinario come Stevenson prima di Freud raffiguri attraverso questi personaggi quella che sarà l'enunciazione delle strutture fondamentali della psiche (Io-SuperIo-Es) ed altrettanto straordinario la convinzione che enuncia lo stesso autore nel romanzo: [Altri seguiranno, altri mi supereranno lungo la stessa via: ed azzardo l'ipotesi che l'uomo infine svelerà se stesso come l'insieme di più elementi incongrui ed indipendenti, mia trad.] La paura dell'altro in sé, è la paura che nel lettore post-freudiano è attenuata dalla conoscenza delle dinamiche psicologiche dell'Io e dell'Es, ma nel lettore ancora vergine a queste tematiche psicologiche formulate su basi sempre più scientifiche, erano orrorifiche, orrende, disarmanti, qualcosa da cui fuggire, da esorcizzare identificando dei portatori di questa diversità, di questa "malattia".Ma Hyde (to hide in inglese=nascondersi) è l'elemento democratizzante che unisce le classi sociali vittoriane, è l'elemento destabilizzante nell'individuo ma "pacificatore" a livello sociale, delle profonde ingiustizie che la società Vittoriana cullava e giustificava. Hyde è il mostro che si nasconde ma svela. Ed è vicino al sé a tal punto da essere questa la causa più incredibile (a tal punto che nel racconto ci sarà chi rifiuterà persino l'evidenza) e destabilizzante, ancor più della malvagità stessa che esso rappresenta: Frankenstein era un mostro-doppio del sé che però si manifestava nell'altro-da-sé (appunto nel mostro che lo scienziato Frankenstein realizza), così come nel doppio-doppio di Hogg (Vedi Confessions of a Justified Sinner). La valenza e la forza che esprime questo Es-Hyde è talmente forte e pura nella sua cristallina negatività che sarà proprio questa a morire per ultima: il povero Jekyll svanirà ben prima della morte fisica della creatura. La dissolvenza prima somatica e poi come spirito del bene nel male, del civile nell'essere abietto, abbruttito nel semplice e diretto esercizio di volontà di natura primordiale vince pur morendo, abbattendo e portando nel suo mostruoso inferno anche il civile borghese, il cittadino retto e dalla morale immacolata. Stevenson è sempre stato attratto da questo affascinante tema (anche per noi, basti raffrontare le altre recensioni pubblicate e quelle che verranno), e l'intero macrotesto che ha prodotto, lo evidenzia palesamente: esemplificanti sono i personaggi di Long John Silver, e i due fratelli de "Il signore di Ballantree". Nuovi doppi, nuovi mostri, verità nascoste che svelano e si svelano. La cecità dell'uomo nei confronti di se stesso, è base dell'imbrigliamento delle coscienze. Sta a noi gestire la nostra parte più vicina a "Jekyll" senza sopprimere quella più alla "Hyde". Il racconto è quindi, soprattutto, un ammonimento. Edited by chiara53 - 10/7/2015, 18:03
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