Il Calderone di Severus

Romanzi Gotici

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Nemesis Snape
view post Posted on 28/1/2010, 22:18





Ecco la lista dei romanzi che aggiornerò man mano

  1. "Frankenstein" di Mary Shelley

  2. "Dracula" di Bram Stoker

  3. "Il gatto nero" di E. A. Poe

  4. "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" di R. L. Stevenson

  5. "La Metamorfosi" di Kafka

  6. "Il Monaco" di Lewis









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Fonte Goticomania
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Quando si parla di letteratura gotica è naturale domandarsi il perché di questa definizione. La parola “gotico” ha un’ampia varietà di significati ed è usata in diversi campi come termine artistico, storico e letterario. Più in generale “è gotica ogni fantastica e licenziosa maniera di costruire”.

Nel contesto letterario, il termine gotico viene più che altro applicato ad un gruppo di romanzi sorti in Inghilterra nel XVIII secolo legati ad una serie di caratteristiche: la descrizione del terrificante, ambientazioni arcaiche ed oniriche, il sovrannaturale, personaggi stereotipati e suspense. Detta in questi termini la narrativa gotica è la narrativa del castello infestato di spettri, di fanciulle in preda ad indescrivibili terrori, fantasmi, vampiri. Ma se fosse questo il solo significato letterario del “gotico”, il termine sarebbe abbastanza sempice da definire. Ma non lo è.

Già agli inizi del Settecento comincia ad entrare nell’opera di poeti e scrittori una certa sensibilità gotica. Ma questa data, al pari di tutte le altre nella storia del gusto, è arbitraria: la sensibilità gotica ha avuto in letteratura vita ininterrotta così come per lo stile gotico nell’architettura. Gotici sono gli orrori e le mostruosità del dramma elisabettiano. Vi sono sorprendenti rassomiglianze nei personaggi, nelle situazioni, e persino nel modo di narrare, tra il romanzo gotico e le opere di Shakespeare; ad esempio la tendenza ad indugiare su morbosi pensieri di morte e su fantasie sepolcrali. Poeti “gotici”, sui quali tra l’altro si fonda gran parte del revival gotico settecentesco, sono Spenser e Milton.

Pope, con il suo componimento, Eloisa to Abelard (1717) ci da un ulteriore prova che il nuovo gusto aveva contagiato anche lui, comunemente considerato il sommo sacerdote del classicismo. Alcuni suoi versi risultano essere la quintessenza della poesia gotica:

“Enorme dietro a me si leva un’immensa Mole,
solitaria su quest’arida brughiera, un luogo delle Tombe,
deserto, desolato, dove la Rovina triste grandeggia,
meditando su teschi senz’occhi con lo sguardo fisso,

la Colonna col Muschio, il busto che cade,
l’Arco devastato dal Tempo, la Pietra monumentale,

corrosa, cancellata, pronta a dissolversi in Polvere,
dimentiche del loro compito di lusingare la fama.
Tutto qui è pauroso Silenzio, non turbato

Se non da ciò che sibila il Vento e che il Gufo solitario
Grida stridulo alla triste Luna,
che col suo raggio occiduo illumina l’isola laggiù,
dove il triste Spirito con piede d’ombra compie
il suo giro consueto, o indugia su questa Tomba.”



Essenziale per la nascita della narrativa gotica l’importante trattato di Burke, “Origin of your Ideas of the Sublime and Beautiful”, perché è in esso che per la prima volta si parla della relazione tra sublime e terrore.

“ Tutto ciò che in qualche modo è adatto a stimolare idee di dolore e pericolo, vale dire tutto ciò che in qualche modo è terribile o ha a che fare con argomenti terribili oppure funziona in modo analogo al terrore, è una fonte del sublime; produce cioè la più forte emozione che la mente è capace di sentire."

Il trattato getta basi pseudo-scientifiche sull’irrazionalità del gotico, dove la paura determina un distacco dalla ragione e dal controllo dei sentimenti, scatenando l’immaginazione e profonde inquietudini legate al mistero e ai pericoli della natura: “il terrore riempie la mente di idee grandiose e fa ripiegare l’anima su se stessa”.

Nel suo trattato Burke fa una classifica di idee sublimi e ci da una spiegazione sulla sublimità. Esse sono l’oscurità, dove il buio e l’incertezza provocano paura, angoscia e terrore; il potere, quando la mente è portata a temere a causa di forze superiori; le privazioni, come l’oscurità, il vuoto, il silenzio, che sono grandi perché terribili; la vastità, sia in lunghezza, altezza o profondità, quest’ultima la più potente fonte del sublime; l’infinito ed ogni oggetto che a causa delle sue dimensioni appare tale; la difficoltà e la magnificenza.

Il contributo più rilevante Burke lo ha dato conferendo al terrore un ruolo letterario centrale e degno di nota. Così risvegliare la paura diviene uno degli intenti più significativi che uno scrittore possa porsi e inoltre la paura diventa il mezzo principale grazie al quale si possono aggirare i dettami della ragione.
Date le circostanze non deve stupire che elementi gotici cominciarono a manifestrasi già in seno al romanzo realistico di Fielding e Richardson.

Un’opera anticipatrice del romanzo gotico è “Ferdinand Count Fathom” (1753) di Smollett, un romanzo satirico piuttosto convenzionale incentrato sulle abominevoli imprese di un truffatore e con importanti elementi gotici: atmosfere cupe e persecuzioni. L’eroe di questo romanzo ospite in una casa solitaria nella foresta, trova il cadavere di un uomo appena ucciso nella stanza dove è stato mandato a dormire, e la cui porta è stata chiusa a chiave, imprigionandolo.

Ma è con “Il castello di Otranto” (1764), di Horace Walpole che inizia ufficialmente il filone dei romanzi gotici.

Edited by chiara53 - 10/6/2015, 12:16
 
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Nemesis Snape
view post Posted on 6/3/2010, 14:36




Fonte Wikipedia


Frankenstein
di Mary Shelley



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Frankenstein è un romanzo scritto da Mary Shelley tra il 1816 e 1817.E' rimasto uno dei miti della letteratura proprio perché affonda le sue radici nelle paure umane.


Trama

La storia si svolge a Ginevra, Svizzera nel XVIII secolo.
Il giovane Victor Frankenstein rimane sconvolto per la morte della madre e da questo fatto cade in un trauma psicologico, Frankenstein, che già da bambino era affascinato dalle scienze naturali e dalla medicina, studia con impegno i testi di Paracelso, Cornelio Agrippa e Alberto Magno, coltivando segretamente un sogno impossibile per chiunque: la creazione di un essere umano più intelligente, dotato di salute perfetta e lunga vita.
Si reca, in seguito, all'università di Ingolstadt, in Germania, assimilando conoscenze mediche insperate.
Frankenstein si reca nei cimiteri, dove apre le tombe e studia la decomposizione e il percorso degenerativo dei cadaveri, acquisendo così la conoscenza che gli permetterà di generare una creatura vivente (l'intenzione era di dare vita a un essere umano) da materia inanimata. La creatura, però, appena resuscitata, appare deforme e sgraziata alla vista, con una forza fisica smisurata, e sfugge nella notte con il diario personale del suo creatore, che l’ha abbandonata al suo destino, colmo di disgusto.
Terminati gli studi medici, Frankenstein torna a Ginevra, ma la creatura ritorna in segreto e uccide Guglielmo, il suo fratello minore, facendo ricadere i sospetti su Giustina Moritz, la governante della famiglia Frankenstein che, una volta rinchiusa in prigione, morirà in seguito alla rassegnazione della sua falsa colpevolezza.
Durante una breve vacanza distensiva lungo i passi sul confine con la Francia, il giovane scienziato incontra il mostro, che confessa il suo crimine, e gli racconta di averlo seguito grazie alle indicazioni del diario e di aver imparato la lingua francese osservando di nascosto la famiglia De Lacey, un ricco francese caduto in disgrazia, e ritiratosi a Ingolstald. Questa famiglia, composta dal cieco De Lacey, e dal figlio Felice e la sorella, si dedicava all’agricoltura e all’allevamento.
Il mostro li aiutava e li osservava in segreto, portando loro di notte legna per l'inverno e ortaggi nei periodi di magra. Quando però aveva deciso di mostrarsi a loro, essi lo avevano scacciato violentemente, disgustati dal suo aspetto esteriore, dandosi immediatamente alla fuga.
Esso fa al suo creatore una richiesta insolita: la creazione di una donna come lui, con la promessa di ritirarsi nelle terre sconosciute dell’America del Sud.
In un primo momento, Victor Frankenstein accetta, e decide di recarsi in Gran Bretagna con lo scopo di sviluppare le proprie conoscenze, sempre insieme a Enrico Clerval. La creatura, in segreto, continua a seguirlo.
Ritiratosi su di un'isola, il giovane cuce un altro mostro, di genere femminile, ma in seguito lo distrugge, ancora prima di dargli vita. Scoperto dal mostro, Frankenstein tenta la fuga, ma approdato in Irlanda a seguito di un burrascoso viaggio, viene arrestato con l'accusa dell'omicidio di Clerval, ucciso in realtà dal mostro.
Dopo essere stato rilasciato a seguito dell'intervento politico del padre, Frankenstein torna in Svizzera, dove acconsente di sposare Elisabetta.
Ma il mostro ancora colpisce uccidendo Elisabetta. Il padre di Victor, morirà poco dopo, nel suo letto. Victor decide di andare fino al Polo Nord, per vendicarsi del Mostro, poi rinuncia, a causa del freddo glaciale che non gli permette di andare avanti. Victor verrà recuperato dall'equipaggio del capitano Robert Walton, un uomo affascinato da sempre dall'ignoto, e che con mezzi di fortuna, e spendendo le eredità di famiglia, ha messo in piedi una ciurma di avventurieri con lo scopo di battere le ignote terre dei ghiacci settentrionali.
Lo scienziato fa appena in tempo a raccontare la sua storia, prima di morire per la troppa tensione emotiva e l'eccessiva fatica accumulate nella fuga.
La sua creatura appare un'ultima volta, e lanciando grida di agonia, dichiara di volersi dare la morte, provando ancora una volta un senso di colpa per tutte le persone che ha ucciso e per il dolore arrecato a suo “padre”.


Edited by chiara53 - 10/7/2015, 18:02
 
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Nemesis Snape
view post Posted on 6/3/2010, 15:03




Fonte Wikipedia


Dracula
di Bram Stoker



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(L'immagine è presa dal film "Dracula di Bram Stoker" di Coppola. Scusate, ma non sapevo cosa mettere.)



Trama

La vicenda è narrata sotto forma di una raccolta degli scritti di alcuni dei protagonisti del racconto, che inizia il 3 maggio 1890 con il giovane avvocato Jonathan Harker, inviato in Transilvania dal suo capo, Peter Hawkins, per curare l'acquisto di un'abitazione a Londra fatto da un nobile locale: il Conte Dracula.

L'inizio del viaggio del giovane, però, è all'insegna del contatto con il mondo superstizioso e pauroso della gente locale, che cerca di scoraggiarlo dall'andare dal Conte, ma nessuno degli sforzi dei civili riesce ad impedire il contatto con il signorotto, che si rivela essere un affabile anziano che ha deciso di trasferirsi in Inghilterra.

Con il passare dei giorni alcuni particolari diventano terrificanti, fino alla scoperta del terribile segreto del Conte: egli è in realtà un terribile mostro che si nutre del sangue dei viventi. In una parola è un vampiro che si accinge ad azzannare la vecchia Inghilterra per prolungare ancora la sua insana esistenza.

A questo punto, quando ormai sembra giunta l'ultima ora per Harker, l'azione si sposta in Inghilterra, dove da uno scambio di lettere tra Mina e Lucy iniziamo a conoscere gli altri protagonisti: John Seward, direttore di un manicomio, Mina Murray, fidanzata di Jonathan e la sua amica Lucy Westenra (corteggiata dal Dott. Seward, da Quincey P. Morris, texano avventuriero, e da Lord Arthur Holmwood col quale si fidanzerà).

Mina, quindi, in attesa del ritorno di Jonathan, va a soggiornare a Whitby con Lucy e la sua famiglia: è questo l'inizio di una serie di fatti strani. Sul diario di Mina, infatti, vengono registrati, oltre ad una serie di comportamenti anomali da parte dell'amica, anche il rocambolesco arrivo a Whitby, in un giorno di tempesta, di una nave il cui capitano è stato ritrovato morto e legato al timone.

Al diario, per meglio descrivere l'accaduto, è allegato il servizio di un anonimo giornalista che descrive l'arrivo nel porto della nave fantasma, da cui esce un cane impaurito e inferocito, e quindi un estratto dal diario di bordo, che sembra riecheggiare il romanzo di William Hodgson I pirati fantasma, in cui si narra di un terribile demone che infesta la nave naufragata. Dal suo arrivo in poi, contemporaneamente, Renfield, paziente del dr. Seward, inizia a peggiorare, delirando di un fantomatico Signore, mentre Lucy è evidentemente la vittima di un mortale vampiro (porta gli evidenti segni sul collo): tutti indizi dell'arrivo del Conte Dracula in Inghilterra.

Inaspettatamente Mina viene a sapere che Jonathan, riuscito a fuggire dal castello di Dracula, si trova ricoverato a Budapest e lo raggiunge per poi tornare in Inghilterra e sposarlo. Intanto la salute di Lucy, che iniziava a peggiorare, subisce un terribile attacco. Il dr. Seward, allora, non vede soluzione migliore se non quella di chiamare, da Amsterdam, il suo insegnante, l'esimio prof. Abraham Van Helsing. All'inizio provano a fermare il deperimento con una serie di trasfusioni di sangue - tutti i protagonisti maschili si prestano alla delicata operazione - ma l'attacco finale di Dracula - poiché era lui la causa del deperimento di Lucy - porta alla morte della ragazza e della madre, che in quella notte finale si trovava nella stanza della figlia e che era già gravemente malata.

La minaccia, però, è solo all'inizio: come Van Helsing sa, Lucy è ormai diventata un vampiro a sua volta e, infatti, inizia subito a "cacciare" bambini che giocano nei dintorni del cimitero dove il suo corpo è stato sepolto. La notizia sarebbe passata quasi anonima se non fosse che le vittime sono bambini, ma le poche informazioni che giungono dalla stampa fanno interessare i due studiosi (Seward e Van Helsing), che esaminano le ferite dell'ultimo bambino: questa prova basta all'olandese per convincersi che è ora di agire. Prima, però, deve convincere dell'esistenza di un tale orrore sia il suo allievo, sia Quincey Morris sia, cosa più importante, il buon Arthur, ormai Lord Godalming dopo la morte del padre. Fatto ciò, in una terribile notte, rinchiudono nella sua tomba il corpo di Lucy, per poi tornare il giorno dopo e distruggere definitivamente la non morta e la uccidono mediante un paletto di legno piantato sul cuore.

A questo punto, grazie al controllo sulle carte e la corrispondenza di Lucy, Van Helsing entra in contatto con Mina e ha la possibilità di leggere il diario del marito sul suo soggiorno in Transilvania. L'incontro con Mina non è fondamentale solo per capire finalmente chi è l'avversario che si deve affrontare, ma soprattutto per l'aiuto che lei e il marito daranno all'impresa: proprio grazie alla coraggiosa giovane, infatti, si inizieranno a mettere insieme tutti i piccoli segnali, i piccoli indizi che Stoker ha disseminato, primo fra tutti l'anomalo comportamento di Renfield, che in un ultimo momento di lucidità cercherà di avvisare i nostri eroi del pericolo imminente. I protagonisti penetrano della proprietà di Dracula a Carfax e benedicono le casse di terra che il vampiro aveva portato dalla Transilvania per riposarvi. Ma quella stessa notte il Conte penetra nel manicomio, uccide Renfield e contagia Mina con la sua terribile influenza, per farla sua sposa per l'eternità.

Così Van Helsing, Harker, Seward, Lord Godalming e Morris stringono i tempi e, utilizzando delle ostie consacrate, sterilizzano tutti gli altri nascondigli londinesi del Conte che si vede così costretto a fuggire con l'unica cassa di terra che aveva tenuto nascosta per sé.

Il gruppo decide di mettersi all'inseguimento del Conte, per distruggerlo definitivamente e salvare l'anima di Mina e si recano a Varna, in attesa della nave su cui viaggia la cassa. Dracula, però, riesce ad evitarli e risale lungo il fiume che costeggia da vicino il suo Castello: per prenderlo in trappola i cacciatori si dividono in tre gruppi: Jonathan e Lord Godalming, il dr. Seward e Quincey Morris, il dr. Van Helsing e Mina.

La sfida finale si svolge sulle montagne ove sorge il Castello, il 6 novembre 1890, ed è narrata dal diario di Mina Harker: dopo che Van Helsing lo ha sterilizzato e ha ucciso le spose di Dracula, il professore e Mina si ritrovano con il resto della compagnia ad assediare il gruppo di zingari che scorta la cassa del vampiro. Alla fine, dopo una strenua lotta, poco prima del tramonto, Jonathan e un Quincey morente sferrano i colpi letali al Non-Morto, che diventa polvere, non senza un sorriso di sollievo sulle sue stesse labbra. Quest'episodio si conclude con la morte di Quincey Morris.

L'intera vicenda si svolge sette anni prima di quando è raccontata (presumibilmente la data di uscita, 1897) e la chiusura è lasciata ad un messaggio di Jonathan, che esprime la sua gioia per la felice conclusione del fatto: sia Arthur Holmwood sia John Seward sono felicemente sposati, e Jonathan e Mina sono stati allietati dalla nascita di un figlio. Il bambino porta tutti i nomi di coloro che parteciparono alla distruzione di Dracula, ma viene chiamato dai genitori Quincey, poiché è nato proprio il 6 novembre, nell'anniversario della morte di Quincey Morris.


Edited by chiara53 - 10/7/2015, 18:03
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 22/3/2010, 21:55




Come non riconoscere il capolavoro di Stoker? Io credo che questo libro sia un grande esempio di horror. Per essere stato scritto alla fine dell'800 è un horror ben strutturato, lo stile rispecchia in genere le caratteristiche del romanzo di quel periodo, con una descrizione della borghesia/aristocrazia londinese accurata che a tratti ne appesantisce la forma.
Il diario in certi casi toglie scorrevolezza alla storia, ma in altri punti è una geniale trovata per esprimere in prima persona le contrastanti emozioni dei personaggi. A mio avviso la storia risulta più avvincente nella prima parte e nella vicenda di Lucy, per perdere leggermente di phatos nella ricerca del Conte a Londra e riprendersi nella caccia finale; secondo me Renfield e Van Helsing sono le figure più azzeccate e caratterizzate del libro, senza dimenticare che Mina risulta essere una figura importantantissima della storia, carica di una fede e di una morale tali da renderla l'unica degna antagonista di Dracula, al di sopra della forza bruta dell'uomo, della sua volontà di distruzione in contrapposizione alla ricerca di una vita eterna del vampiro.
Ed in effetti Mina è colei che ha il contatto più ravvicinato col vampiro e lo comprende fino in fondo, arrivando addirittura a provare pietà per la sua anima miserabile. Personalmente certi aspetti non mi hanno convinto: gli uomini che combattono il Conte sembrano poco caratterizzati (a parte Van Helsing) e sono tutti simili, a volte gli indizi sembrano passare loro sotto gli occhi senza che essi se ne accorgano ed è Mina che spesso ha colpi di genio; inoltre la caccia a Londra è in certi punti pittosto lenta come narrazione, per non dire estenuante. Per concludere: la storia affascina il lettore di tutti i tempi e anche chi non apprezzerà la pesantezza di alcuni tratti del testo, non potrà non riconoscere al libro il titolo di capostipite della letteratura fantastica. Il film di Coppola è altrettanto bello, secondo me, forse addirittura migliore, perchè più attuale rispetto al libro.
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 4/5/2010, 22:03




Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto."
Queste sono parole di uno dei più grandi e tormentati scrittori dell'Ottocento, Edgar Allan Poe, di cui nel 2009 il mondo celebrerà i duecento anni dalla nascita, avvenuta esattamente il 19 gennaio del 1809, a Baltimora. Ancora oggi, Poe viene considerato l'iniziatore del genere poliziesco.
Il racconto che ho scelto è particolarmente bello, anche se horror.


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Edgar Allan Poe: I racconti del terrore

Il gatto nero



“Il gatto nero”, fa parte dei cosiddetti “Racconti del Terrore” di Poe. La storia è raccontata in prima persona dal protagonista, un Io narrante non ben identificato, ma con diverse similitudini legate allo stesso Poe. Durante l'infanzia il protagonista è un bambino buono e gentile, spesso vittima per questo motivo degli scherzi dei coetanei. Ciò che lo contraddistingue è soprattutto un amore incondizionato per gli animali domestici, che possiederà in gran numero anche dopo essersi sposato con una donna mite e gentile al pari di lui.
Tra gli animali posseduti dalla coppia, balza all'occhio il gatto Pluto, un enorme felino completamente nero e molto intelligente, adorato dal padrone. Con il tempo l'uomo inizia a bere, facendosi sempre più irascibile e violento. Oltre alla moglie, anche gli animali fanno le spese di questo cambiamento: tutti, tranne Pluto, per il quale il narratore sembra serbare rispetto. Una sera, tornando a casa più ubriaco del solito, una “furia demoniaca” lo invade, afferra il gatto e gli cava un occhio.
L'animale con il tempo guarisce, ma ovviamente si tiene lontano dal suo padrone; la diffidenza del gatto sviluppa nell'uomo un risentimento profondo che lo porta ad odiare il felino.
Così, una mattina, a sangue freddo, lo impicca al ramo di un albero.
La notte stessa la casa dell'uomo viene dilaniata da un incendio: messosi in salvo insieme alla moglie, il giorno dopo l'uomo nota un capannello di persone intorno all'unico muro rimasto intatto, sulla parete è impressa con realismo incredibile la sagoma di un grosso gatto con un cappio al collo.
Liquidato lo strano fatto con una spiegazione razionale, il protagonista riprende la sua vita di sempre, finché in una bettola trova un gatto randagio, identico a Pluto, se non fosse per una macchia bianca sul petto.
Lo porta a casa, ma la somiglianza impressionante con Pluto provoca a poco a poco nell’uomo un odio indescrivibile, che esplode il giorno in cui il gatto rischia di farlo cadere dalle scale della cantina. L'uomo allora afferra un'accetta deciso a sopprimerlo, ma morirà invece la moglie, intervenuta per bloccare il colpo diretto al gatto. Con fredda lucidità, egli nasconde il cadavere della donna murandolo dietro una parete della cantina.
Viene aperta un'inchiesta sulla scomparsa della donna, ma le perquisizioni della polizia portano a nulla. Il quarto giorno dopo l'omicidio, però, una squadra di poliziotti si reca a casa del narratore per un ultimo controllo. Sicuro di non essere scoperto, l’uomo li conduce in cantina e, per somma arroganza, batte con la mazza un colpo proprio sulla parete dietro la quale aveva celato il corpo della moglie. Subito un grido inumano, demoniaco e quasi infantile, si leva da dietro il muro di mattoni, la parete viene demolita ed accucciato sul cranio del cadavere semidecomposto c'è il gatto: l'uomo aveva “murato il mostro entro la tomba”.
La follia è certamente la tematica principale del racconto: infatti, anche se il narratore la negherà per tutto il racconto (“pazzo sarei...”, “non sono pazzo”), tutto il testo è un resoconto allucinato di una discesa negli inferi. Non è un dramma dovuto all'alcool... o almeno non soltanto: ciò che lo stato alterato dell'ubriachezza fa è solamente svelare la parte più nera dell'animo umano, quella dove, secondo Poe, si annida il “demone della perversità”.
Come nel ritratto di Dorian Gray, il tema della doppia personalità è esplorato da Poe seguendo l'abbandonarsi del protagonista al suo lato più disumano. Ciò che rende il racconto veramente dell'orrore è proprio il fatto che le aberrazioni compiute dall'uomo nascano da lui stesso, dal suo intimo, non sono il prodotto di un qualche demone infernale; il che, secondo Poe, vorrebbe dire che tutti potremmo diventare come il protagonista del racconto, tutti possediamo il germe del male.
Il senso di crudeltà che il comportamento dell'uomo ispira è rafforzato dal fatto che il male è compiuto contro creature innocenti, che, anzi, mostrano all'uomo amore e devozione, ciò vale sia per il gatto che per la moglie del protagonista.
E infine si impadronì di me, per sommergermi in modo definitivo e irrevocabile, lo spirito della perversità. Di questo spirito la filosofia non si cura. Eppure sono sicuro, quanto sono sicuro che la mia anima vive, che la perversità è uno degli impulsi più primitivi del cuore umano, una di quelle facoltà o sentimenti primari non analizzabili che dirigono il carattere dell'Uomo. Chi non ha almeno cento volte commessa un’azione sciocca o vile, per nessun altro motivo se non perché sa che non dovrebbe commetterla? Non proviamo noi una tendenza perenne, a dispetto di ogni nostra migliore saggezza, a violare ciò che è la Legge, soltanto perché la riconosciamo tale?
Poe legge nella mente umana le debolezze che la fanno regredire a un livello bestiale. Coglie inoltre perfettamente il senso di colpa che nasce nell’uomo consapevole delle proprie bassezze: il gesto di accecare il gatto può leggersi proprio come il tentativo di chiudere per sempre l'occhio che smaschera la meschinità umana, che legge nell'intimo del protagonista e svela la sua doppia natura.
L'orrore dunque deriva dal quotidiano e dal familiare, i fatti stranianti avvengono in luoghi familiari, conosciuti, domestici appunto, e i delitti sono commessi da chi si crede di conoscere come persona buona e innocua.
La grande lezione di Poe è che il male, prima di venire dall'esterno, è una componente inscindibile di ciascuno e negarla è impossibile e deleterio. Solo accettandone l'esistenza è possibile dominarla e sconfiggerla.



Edited by chiara53 - 10/7/2015, 18:03
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 21/6/2010, 12:35




Altri seguiranno, altri mi supereranno lungo la stessa via: ed azzardo l'ipotesi che l'uomo infine svelerà se stesso come l'insieme di più elementi incongrui ed indipendenti".
E andiamo a parlare di un vero classico della letteratura gotica:

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Robert Louis Stevenson

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde



La trama è arcinota e molto semplice: nella Londra Vittoriana, nel fosco della cupa rigidità ottocentesca, il rispettabile dottor Jekyll, scienziato, sperimenta su di se una droga di sua invenzione che permette di separare fisicamente e nei sensi il lato buono dal lato malvagio della persona. L'essere che ne prende le forme è il signor Hyde, che si macchia di orrori e misfatti sempre più gravi finanche ad uccidere prima di prendere il sopravvento definitivo su Jekyll, cioè su se stesso, e infine morire. Indaga su questi casi, risolti solo dallo stesso Jeckyll in una confessione letteraria postuma, l'avvocato nonché suo personale amico Utterson, che cercherà di scoprire le cause delle azioni sempe più malvagie che si susseguono in città ad opera del "mostro". La verità, cioè che Jekyll e Hyde sono la stessa persona, verrà alla luce solo nel finale della storia, grazie alle lettere di Lanyon (dottore e amico di Jekyll) e Jekyll stesso.

L'idea per il romanzo, venne a Stevenson in seguito ad un sogno d'oppio, un uomo subiva mostruose trasformazioni fisiche; originariamente, nella prima stesura la storia doveva essere una lineare storia di orrore, senza accenni allegorici. Ma la prima stesura, redatta sotto la suggestione onirica, venne distrutta e rimpiazzata da una nuova che fu scritta in appena tre giorni, configurandosi così come la conosciamo oggi. Tuttavia la tradizione dei romanzi gotici, che avevano gran presa nel pubblico dell'ottocento, era ben presente nel retaggio culturale dell'autore. Sicuramente l'opera, non originale perciò nell'idea, è influenzata dai romanzi di E.T.A. Hoffman (The devil's elixiris, 1816), T.H. Hogg (The private memoirs…, 1824) e ancora di altri minori, nonché dagli studi e dalle scoperte scientifiche sulla scoperta della specializzazione emisferica cerebrale, sulle asimmetrie funzionali dei lobi del cervello umano. Il terreno fertile su cui il tema e i motivi dominanti del romanzo si dipanano, sono culturalmente sorretti dalla cultura vittoriana imperante (ipocrita, borghese e filistea), dal background culturale personale dell'autore e dal proprio vissuto, costretto sin dall'infanzia tra la propria incontinenza alle rigidità etico-morali, e le pressioni familiari ad un corretto approccio alla vita guidata dai cardini del pensiero calvinista. I protagonisti sono evidentemente degli agiati, appartengono alla classe "buona e borghese" della società; una società che vive tra le ristrettezze mentali dei chiusi orizzonti vittoriani e la fiducia di molti che vedevano nella scienza, una nuova religione che avrebbe portato la soluzione a tutti i problemi umani, non ultimi quelli della società e della convivenza. La scienza come progresso, gli studi sull'uomo, le energie, la chimica, dividono le aspettative umane come la droga che sperimenta Jekyll: i risultati sono senza dubbio lontani dalla panacea per i mali umani, gli effetti possono essere peggiori del male da curare. Non è un caso se la ricerca di una vita alleggerita dalla malattia, Stevenson la troverà non in una cura ma con il ritorno alla natura delle isole Samoa. Il romanzo è un racconto che unisce come detto elementi gotici in un contesto di romanzo poliziesco, in cui la voce narrante è frammentata nei personaggi Enfield, Utterson, Lanyon e Jekyll, oltre che sorretta dal narratore esterno. Il disvelamento degli eventi avviene soltanto dopo una lunga sospensione degli avvenimenti chiave, l'intreccio porterà a conoscere la vera identità di Hyde e la fine di Jekyll solo nel finale del libro, attraverso la ricapitolazione (sequenze ellittiche) e lo svolgimento dell'intreccio, nella confessione (la Fabula) di Jekyll.
Tuttavia credo che il vero mostro che Stevenson presenta sia soprattutto quello dell'ipocrisia sociale, del moralismo imperante allora (ed oggi) e dell'imperante volontà di censura sugli individui (oggi come allora). Chiaramente l'autore traccia uno spaccato allegorico delle forze presenti non solo nell'uomo come individuo ma anche come forze dell'intero corpo sociale. E l'obiettivo è proprio la parte più negativa di queste forze: l'ipocrisia e l'innata tensione umana verso il male, a dispetto della falsa formalità perbenista e filistea del vittorianesimo. Sono presenti vari temi e motivi in questo breve racconto, ma dalla forza allegorica marcatissima. Il tema principale, quello che emerge subito all'occhio, è la concezione dualistica della natura umana, idea che in quegli anni andava sviluppandosi in campo letterario e filosofico. Queste forze, che vengono esplicitate antiteticamente contrapposte, e in modo manierato, almeno nelle spiegazioni che danno i personaggi più tipicamente vittoriani, hanno come obiettivo quello di confutare questa visione duale, per fare emergere quella che è la tesi che si cela sotto il tessuto narrativo e metaforico di questa opera: l'unicità osmotica della naturale convivenza delle forze civili e primordiali, del cosiddetto bene e male, nell'uomo. In pratica scopriamo che Mr. Hyde altro non è che ES puro, ricettore del soddisfacimento immediato e non mediato dalla coscienza (individuale o collettiva) in cui l'upright twin (Super-Io) sarà liberato sia dalla censura che dal rimorso della coscienza stessa. Mentre Jekyll rappresenta quell'Io misurato e avviluppato dalle superimposizioni sociali dell'età vittoriana (ma ogni età ha il suo super io costringente). L'ipocrisia, è quel decoro imbalsamato, luccicante, che fa da sfondo alle azioni del lurido figuro che è Mr. Hyde, il moralismo che emerge, come nauseante odore dalle vie imbellettate di una Londra che vorrebbe essere solo e totalmente virtuosa, è quello che fa da comune denominatore dei personaggi. La presunta decorosità della società filistea del periodo vittoriano, è denunciata all'interno del racconto anche in alcuni descrizioni dell'ambiente della città: le vetrine dei negozi sono paragonate a delle prostitute, dei demoni per l'età vittoriana, ma che gli uomini oppressi dalla loro vita non potevano non frequentare. E' il tema del "doppio", della ragione e dell'inconscio, della razionalità e dell'irrazionalità, dell'io diviso e schizofrenico: il dr. Jekyll, colto, ricco, bene educato, secondo la rigida educazione vittoriana, stimato dalla società bene londinese, nasconde dentro di sé un orribile essere che segue solo i suoi istinti, che fa il male solo per il gusto di farlo. Lui è tutti, riassume l'intero ES del corpo sociale. Ed è per questo che fa orrore: la vicinanza totale e continuata al sé diviene paura di quella diversità disarmante e paralizzante. E come rileva acutamente Romana Rutelli, a cui questo modesto resoconto deve molto per la viva impressione che risiedono ancora in me, le sue profonde riflessioni nei seminari di alcuni anni fa, in quelle aule cupe ma vive di sapere e vita in via S. Maria […], "non appare certo gratuito che il principale crimine di Hyde sia costituito dall'uccisione di un giudice, rappresentativo della legge" attraverso il quale viene soppresso il simbolo per eccellenza del perbenismo vittoriano, dell'ordine costituito e della moralità censoria che s'abbatte sotto i colpi della straordinaria vitalità "negativa" che Hyde rappresenta. E' straordinario come Stevenson prima di Freud raffiguri attraverso questi personaggi quella che sarà l'enunciazione delle strutture fondamentali della psiche (Io-SuperIo-Es) ed altrettanto straordinario la convinzione che enuncia lo stesso autore nel romanzo: [Altri seguiranno, altri mi supereranno lungo la stessa via: ed azzardo l'ipotesi che l'uomo infine svelerà se stesso come l'insieme di più elementi incongrui ed indipendenti, mia trad.] La paura dell'altro in sé, è la paura che nel lettore post-freudiano è attenuata dalla conoscenza delle dinamiche psicologiche dell'Io e dell'Es, ma nel lettore ancora vergine a queste tematiche psicologiche formulate su basi sempre più scientifiche, erano orrorifiche, orrende, disarmanti, qualcosa da cui fuggire, da esorcizzare identificando dei portatori di questa diversità, di questa "malattia".Ma Hyde (to hide in inglese=nascondersi) è l'elemento democratizzante che unisce le classi sociali vittoriane, è l'elemento destabilizzante nell'individuo ma "pacificatore" a livello sociale, delle profonde ingiustizie che la società Vittoriana cullava e giustificava. Hyde è il mostro che si nasconde ma svela. Ed è vicino al sé a tal punto da essere questa la causa più incredibile (a tal punto che nel racconto ci sarà chi rifiuterà persino l'evidenza) e destabilizzante, ancor più della malvagità stessa che esso rappresenta: Frankenstein era un mostro-doppio del sé che però si manifestava nell'altro-da-sé (appunto nel mostro che lo scienziato Frankenstein realizza), così come nel doppio-doppio di Hogg (Vedi Confessions of a Justified Sinner). La valenza e la forza che esprime questo Es-Hyde è talmente forte e pura nella sua cristallina negatività che sarà proprio questa a morire per ultima: il povero Jekyll svanirà ben prima della morte fisica della creatura. La dissolvenza prima somatica e poi come spirito del bene nel male, del civile nell'essere abietto, abbruttito nel semplice e diretto esercizio di volontà di natura primordiale vince pur morendo, abbattendo e portando nel suo mostruoso inferno anche il civile borghese, il cittadino retto e dalla morale immacolata. Stevenson è sempre stato attratto da questo affascinante tema (anche per noi, basti raffrontare le altre recensioni pubblicate e quelle che verranno), e l'intero macrotesto che ha prodotto, lo evidenzia palesamente: esemplificanti sono i personaggi di Long John Silver, e i due fratelli de "Il signore di Ballantree". Nuovi doppi, nuovi mostri, verità nascoste che svelano e si svelano. La cecità dell'uomo nei confronti di se stesso, è base dell'imbrigliamento delle coscienze. Sta a noi gestire la nostra parte più vicina a "Jekyll" senza sopprimere quella più alla "Hyde".
Il racconto è quindi, soprattutto, un ammonimento.


Edited by chiara53 - 10/7/2015, 18:03
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 7/8/2010, 21:09




Altri seguiranno, altri mi supereranno lungo la stessa via: ed azzardo l'ipotesi che l'uomo infine svelerà se stesso come l'insieme di più elementi incongrui ed indipendenti".
E andiamo a parlare di un vero classico della letteratura gotica:



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Franz Kafka

La Metamorfosi



La Metamorfosi è il racconto più noto dello scrittore Franz Kafka. Il titolo originale dell’opera, in tedesco, è "Die Verwandlung" e venne pubblicata per la prima volta nel 1912.

L’opera è il racconto di un uomo comune, Gregor Samsa, un modesto impiegato che un mattino si sveglia e si accorge di essersi trasformato in un enorme scarafaggio. La prima reazione dell’uomo non è di sgomento, né di meraviglia per il suo nuovo stato, ed anzi si preoccupa più del modo in cui andare al lavoro (è commesso viaggiatore) in quelle condizioni, tenendo conto anche del fatto che era in mostruoso ritardo. Nonostante i suoi tentativi di tenere nascosta la sua situazione al resto della famiglia ed al procuratore suo superiore e datore di lavoro, questi ultimi riescono ad entrare nella stanza. Il terrore che colpisce i suoi famigliari ed il procuratore, tuttavia, li obbliga a richiudere immediatamente la porta, spingendo il povero Gregor dentro con un bastone. La vista di Gregor in quelle condizioni porta a reazioni di orrore in tutti loro (la madre sviene, il padre piange ed il procuratore ha un gesto d’orrore).

Il resto del racconto narra della nuova vita di Gregor Samsa, abbandonato da tutti tranne che dalla sorella Grete che si preoccupa di lui e gli procura il cibo. Le reazioni del padre e della madre sono tuttavia ancora ostili: una volta Gregor prova ad uscire dalla sua stanza, provocando lo svenimento della madre e l’attacco del padre con il lancio di alcune mele: una di queste lo colpisce e lo ferisce.

Dopo poco tempo, tuttavia, Gregor viene completamente abbandonato a sé stesso, anche dalla sorella che nel frattempo ha trovato un lavoro, ed il conseguente malessere lo porta in uno stato tale da rifiutare il cibo offertogli fino a giungere ad una morte lenta, causata dal rifiuto nei suoi confronti della sua famiglia. Agli occhi della famiglia, infatti, egli è divenuto un peso, visti anche i problemi economici che i famigliari devono affrontare a causa della perdita del lavoro di Gregor, unico componente della famiglia che lavorava. Il padre, con cui aveva avuto dei contrasti, arriva persino a pensare a come liberarsi del figlio, visto ormai solo come un mostro.

Il cadavere di Gregor viene infine gettato nella spazzatura, ed il suo nome completamente dimenticato dalla famiglia, che riesce a risollevarsi dai problemi economici che l’avevano afflitta.

Questo è sicuramente uno dei racconti più 'impressionanti', ed è anche quello che si presta alle più disparate interpretazioni.

Innanzi tutto racconta una storia, cosa che non accade nella maggior parte degli altri racconti dell'autore, ed una storia di tipo familiare, quindi immersa nella quotidianità che ci è consueta (il lavoro, la famiglia, l'interno di una abitazione) - se non fosse che in questa quotidianità si insinuano l'orrore e l'estraneità più assolute e inverosimili.

Questa frattura tra la realtà e l'assurdo... talmente assurdo da rendere il racconto 'interessante', 'attraente'.

In pratica tutto si incentra su un unico fatto: il giovane Gregor Samsa un mattino si risveglia senza 'essere più lui', perchè nel corso della notte si è trasformato, senza nemmeno rendersene conto, in un insetto.

Il processo di autoriconoscimento e autoaccettazione avviene con maggiore facilità di quanto ci si possa attendere, poichè Gregor non mostra eccessiva meraviglia per il suo nuovo stato.
E' come se lo desse per scontato: le difficoltà maggiori vengono dopo, quando cerca di muoversi 'usando' quel corpo cui non è abituato, e nei rapporti con la sua famiglia, cui suscita orrore e da cui si sente appena tollerato.

Va sottolineato che Kafka è molto bravo, all'interno dell'opera, ad evidenziare il suo stato di angoscia e disperazione.

Ciò che emerge prepotentemente alla fine della storia è che il mostro che emerge da questa storia, così subitaneamente associabile a quello scarafaggio ripugnante, è quell'ambiente famigliare che diventa estraneo e ostile, facendo uscire il peggio di ogni persona che circonda il povero insetto, fino a portarlo alla propria "autodistruzione".




Edited by chiara53 - 10/7/2015, 18:03
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 7/1/2011, 16:50




Sto leggendo "Il Monaco" di Lewis. Romanzo goticissimo che recensirò non appena terminata la lettura.
In pratica: il monaco spagnolo Ambrosio è il protagonista, una sorta di nuovo profeta incorruttibile che, indotto in tentazione da un incappucciato e misterioso confratello, abbraccia la via del male, trasformandosi in una sorta di satiro assetato di sesso, per il cui piacere è disposto persino ad uccidere. Oltre alla storia della caduta di Ambrosio con donna Antonia, nel romanzo si intreccia anche il disperato amore fra Don Raymond e Agnes, in lotta contro le suore del convento in cui è rinchiusa. Nel romanzo appaiono anche figure classiche della cristianità proibita, come L'Ebreo Errante e la Monaca Sanguinante.
Se nel frattempo qualcuno lo conosce e ne vuole parlare...
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 23/1/2011, 15:20




Lucifero: "Da tutti sei salvo... fuorché da me!"

monaco


M. Gregory Lewis

Il Monaco


Il monaco spagnolo Ambrosio è chiaramente il protagonista, una sorta di nuovo profeta incorruttibile che, indotto in tentazione da un incappucciato e misterioso confratello, abbraccia la via del male, trasformandosi in una sorta di satiro assetato di sesso, per il cui piacere è disposto persino ad uccidere. Oltre alla storia della caduta di Ambrosio con donna Antonia, nel romanzo si intreccia anche il disperato amore fra Don Raymond e Agnes, in lotta contro le suore del convento in cui è rinchiusa. Nel romanzo appaiono anche figure classiche della cristianità proibita, come L'Ebreo Errante e la Monaca Sanguinante.

Come nella migliore tradizione gotica, il tema principale è la critica verso il Cattolicesimo: le monache malvagie sono delle vere proprie arpie e vengono perciò punite; stesso dicasi di Ambrosio che, passato definitivamente al male, viene infine incontro al suo miserabile destino. Il messaggio che l'autore vuole comunicare è essenzialmente che preti, monaci, sacerdoti o suore, per quanto ammantati di un'aura di santità oppure oggetto di pia devozione, sono in fin dei conti dei comuni mortali come tutti noi, con le loro tentazioni e i loro vizi, con le loro cattiverie e le loro virtù. Per certi versi ciò è molto condivisibile, soprattutto ai giorni nostri.

Ciò che più colpisce di quest'opera è lo stile narrativo, non tanto per l'intreccio, quanto per il fatto che le descrizioni non risparmiano i dettagli più crudi. Il lato più scabroso del romanzo gotico è contenuto tutto in questo libro (mi sovviene ad esempio la macabra scena in cui si narra la putrefazione di un bambino in fasce nelle braccia della madre prigioniera). Una trasgressività a dir poco violenta, dunque, rappresentando un modello ben lontano dalla placida e oscura narrazione di Stoker o dal ragionato terrore della Shelley.

Le fortune del romanzo furono alterne: la critica letteraria del tempo lo bollò come "eticamente scorretto", quindi Lewis fu costretto a ritirarlo nel 1797 e a rimetterlo in commercio nel 1798 con meno particolari scabrosi. Il pubblico inglese, e successivamente quello europeo, andò in delirio per questo romanzo, non fosse altro che per il polverone scandaloso e scandalistico che suscitò. Il romanzo venne pian piano quasi dimenticato nel corso del XIX secolo, per poi essere riscoperto negli anni '30 del XX secolo ed oggi giustamente annoverato fra le opere principali del genere gotico, insieme "I Misteri di Udolpho", "Il Castello di Otranto" e "Frankenstein".

Indubbiamente un bel romanzo, con uno stile di scrittura a volte quasi "teatrale", caratteristica che emerge prepotentemente soprattutto nei dialoghi.


Edited by chiara53 - 10/7/2015, 18:04
 
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8 replies since 28/1/2010, 22:18   7169 views
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