Il Calderone di Severus

Quali sono le vostre poesie preferite?

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Nemesis Snape
view post Posted on 26/11/2009, 19:23




A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.

Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII



Quanto belle sono le poesie?
E soprattutto: quanti significati riusciamo ad estrapolare da esse?
Se avete qualche poesia che vi è piaciuta molto e volete condivirla con gli altri, bene, questo è il posto giusto!

Postate pure, anche un solo verso, una canzone, ballata, sonetto ecc.
(certo, se vi è piaciuta tutta la Divina Commedia non inserite Inferno, Purgatorio, Paradiso! :blink: )

Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo di Guido Guinizzelli

Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo
che fate quando v'encontro, m'ancide:
Amor m'assale e già non ha reguardo
s'elli face peccato over merzede,

ché per mezzo lo cor me lanciò un dardo
ched oltre 'n parte lo taglia e divide;
parlar non posso, ché 'n pene io ardo
sì come quelli che sua morte vede.

Per li occhi passa come fa lo trono,
che fer' per la finestra de la torre
e ciò che dentro trova spezza e fende;

remagno como statüa d'ottono,
ove vita né spirto non ricorre,
se non che la figura d'omo rende.

***

Questa poesia, Stilnovista pura, m'è piaciuta, in quanto è lievemente diversa dalle solite poesie stilnoviste: v'è un effetto negativo e angoscioso dell'amore.
... e a me piacciono le poesie dolorose! ;)
 
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try-try
view post Posted on 1/3/2010, 22:14




La mia preferita è "A Silvia " di Giacomo Leopardi

Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

E' stupenda, un unione perfetta tra la malinconia, la nostalgia e la gioia. Ogni volta che la rileggo sento un brivido lungo la schiena.
E' stata scritta nel 1828, nel periodo definito del "pessimismo cosmico".
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 7/3/2010, 20:14




Una poesia che ho amato molto è stata l'Infinito di Leopardi. Un classico, ok, ma che rimane sempre la prima poesia che mi ha portato a pensare e a soffermarmi sul significato delle parole.


L'INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.





La parte che preferisco è "Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
"

L'infinito avrebbe potuto essere stato scritto da un recluso, perchè qui si ha a che fare con uno sconfitto dalle proprie paure. Ma è un recluso particolare, che non si rassegna del tutto alla propria condizione: vuole sognare una fuga, non col corpo, perché con questo non è riuscito, ma con la mente.
E la sensazione dell'infinito, o meglio dell'indefinito, è data non tanto dall'essere umano, ma dalla natura che lo circonda; ci sente partecipe di un movimento della natura, seguendone la portata con la mente.

Il percorso infinito che compie la natura, e il singolo essere umano in essa, è quello che parte da un essere indeterminato, anzi inadeguato alla realtà, che per questo si rifugia nella vastità (paradosso, perchè anche l'immaginazione può diventare una gabbia) e che arriva a un nulla ipotetico, in cui dal desiderio esistenziale della diversità e dell'infinito si passa all'immaginazione di viverla solo nel pensiero.

Edited by Ale85LeoSign - 25/9/2014, 20:53
 
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BeaT_GeNeraTioN
view post Posted on 7/3/2010, 20:57




oooh, che meravigliosa invenzione la poesia :wub:

Gli Stilnovisti mi hanno sempre un po' annoiato, Dante anche (ad eccezione dell'inferno e di alcuni canti del Paradiso).. @__@ troppo artefatti!

Leopardi invece :wub: "A Silvia" Non è tra le mie preferite, ma è molto bella.
"L'infinito" è un capolavoro :D

Sceglierne una è quasi doloroso. Ne metterò due :lol:

The Hollow Man di T. S. Eliot, è bellissima, angosciante, ma, soprattutto, terribilmente attuale.

I
Siamo gli uomini vuoti
Siamo gli uomini impagliati
Che appoggiano l'un l'altro
La testa piena di paglia. Ahimè!
Le nostre voci secche, quando noi
Insieme mormoriamo
Sono quiete e senza senso
Come vento nell'erba rinsecchita
O come zampe di topo sopra vetri infranti
Nella nostra arida cantina

Figura senza forma, ombra senza colore,
Forza paralizzata, gesto privo di moto;

Coloro che han traghettato
Con occhi diritti, all'altro regno della morte
Ci ricordano - se pure lo fanno - non come anime
Perdute e violente, ma solo
Come gli uomini vuoti
Gli uomini impagliati..

II
Occhi che in sogno non oso incontrare
Nel regno di sogno della morte
Questi occhi non appaiono:
Laggiù gli occhi sono
Luce di sole su una colonna infranta

Laggiù un albero ondeggia
E voci vi sono
Nel cantare del vento
Più distanti e più solenni
Di una stella che si spegne.

Non lasciate che sia più vicino
Nel regno di sogno della morte
Lasciate anche che porti
Travestimenti così deliberati
Pelliccia di topo, pelliccia di cornacchia, doghe incrociate
In un campo
Comportandomi come si comporta il vento
Non più vicino -

Non quel finale incontro
Nel regno del crepuscolo

III
Questa è la terra morta
Questa è la terra dei cactus
Qui le immagini di pietra
Sorgono, e qui ricevono
La supplica della mano di un morto
Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo.
E' proprio così
Nell'altro regno della morte
Svegliandoci soli
Nell'ora in cui tremiamo
Di tenerezza
Le labbra che vorrebbero baciare
Innalzano preghiere a quella pietra infranta.

IV
Gli occhi non sono qui
Qui non vi sono occhi
In questa valle di stelle morenti
In questa valle vuota
Questa mascella spezzata dei nostri regni perduti
In quest'ultimo dei luoghi d'incontro
Noi brancoliamo insieme
Evitiamo di parlare
Ammassati su questa riva del tumido fiume
Privati della vista, a meno che
Gli occhi non ricompaiano
Come la stella perpetua
Rosa di molte foglie
Del regno di tramonto della morte
La speranza soltanto
Degli uomini vuoti.

V
Qui noi giriamo attorno al fico d'India
Fico d'India fico d'India
Qui noi giriamo attorno al fico d'India
Alle cinque del mattino.

Fra l'idea
E la realtà
Fra il movimento
E l'atto
Cade l'Ombra

Perché Tuo è il Regno
Fra la concezione
E la creazione
Fra l'emozione
E la responsione Cade l'Ombra

La vita è molto lunga
Fra il desiderio
E lo spasmo
Fra la potenza
E l'esistenza
Fra l'essenza
E la discendenza
Cade l'Ombra

Perché Tuo è il Regno
Perché Tuo è
La vita è
Perché Tuo è il

E' questo il modo in cui finisce il mondo
E' questo il modo in cui finisce il mondo
E' questo il modo in cui finisce il mondo

Non già con uno schianto ma con un lamento.


La fine è bellissima :stupore: :stupore:

Poi, altra poesia che amo alla follia (anche se lo devo principalmente a De Andrè) è Fiddler Jones (tradotta come "Il suonatore Jones" o "Il violinista Jones"), dell'Antologia di Spoon River scritta da Edgar Lee Masters

La terra ti suscita
vibrazioni nel cuore: sei tu.
E se la gente sa che sai suonare,
suonare ti tocca, per tutta la vita.
Che cosa vedi, una messe di trifoglio?
O un largo prato tra te e il fiume?
Nella meliga è il vento; ti freghi le mani
perchè i buoi saran pronti al mercato;
o ti accade di udire un fruscio di gonnelle
come al Boschetto quando ballano le ragazze.
Per Cooney Potter una pila di polvere
o un vortice di foglie volevan dire siccità;
a me pareva fosse Sammy Testa-rossa
quando fa il passo sul motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare le mie terre,
-non parliamo di ignrandirle-
con la ridda di corni, fagotti e ottavini
che cornacchie e pettirossi mi muovevano in testa,
e il cigolio di un molino a vento - solo questo?
Mai una volta diedi mani all'aratro,
che qualcuno non si fermasse nella strada
e mi chiamasse per un ballo o una merenda.
Finii con le stesse terre,
finii con un violino spaccato -
con un ridere rauco e ricordi,
e nemmeno un rimpianto.


 
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La principessa mezzosangue
view post Posted on 30/3/2010, 21:07




Ce ne sono troppe che adoro :rolleyes: .

Or ti piaccia gradir la sua venuta
Libertà va cercando ch'è sì cara
come sa chi per lei vita rifiuta.

Virgilio a Catone, Purgatorio I.

Foscolo:

Perché taccia il rumor di mia catena
di lagrime, di speme, e di amor vivo,
e di silenzio; ché pietà mi affrena
se con lei parlo, o di lei penso e scrivo.

Tu sol mi ascolti, o solitario rivo,
ove ogni notte amor seco mi mena,
qui affido il pianto e i miei danni descrivo,
qui tutta verso del dolor la piena.

E narro come i grandi occhi ridenti
arsero d'immortal raggio il mio core,
come la rosea bocca, e i rilucenti

odorati capelli, ed il candore
delle divine membra, e i cari accenti
m'insegnarono alfin pianger d'amore.

Leopardi, L'infinito
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.


Da mi basia mille- Catullo
Viviamo, Lesbia mia, e amiamoci,
e le chiacchiere dei vecchi troppo rigidi
consideriamole tutte un soldo!
I giorni possono tramontare e risorgere,
a noi, come tramonta la breve luce,
è data dormire una sola eterna notte.
Dammi mille baci, poi cento,
poi altri mille, di nuovo cento,
poi senza soste mille, quindi cento.
Poi una volta che ne avremo totalizzate molte migliaia,
le scombineremo, per non sapere quante sono,
o affinché, chi possa scagliare il malocchio,
non conosca quale sia il numero dei baci.


Foscolo- Alla sera

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.



:)
 
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view post Posted on 30/3/2010, 22:00
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I ♥ Severus


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Oooh... scopro solo ora questa discussione... bella! :stupore:

Edited by Severus Ikari - 15/7/2015, 16:26
 
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view post Posted on 30/3/2010, 23:38
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Pozionista provetto

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Una delle mie poesie preferite è un sonetto di Pablo Neruda, tratto da "Cento sonetti d'amore", non mi ricordo il numero perché la so a memoria e dovrei andare a vedere :P :D

Comunque è difficile scegliere una poesia tra tante di Neruda, ma questa mi lega ad una particolare situazione e ad una particolare storia.
Per spiegare i motivi per cui sono particolarmente legata a questa poesia, ci vorrebbe troppo e vi annoierei, quindi leggetela solamente, perché merita, come merita Neruda tutto ;)


Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.


T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.


T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti


che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

 
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ELEMIAH
view post Posted on 6/4/2010, 17:13




Questa è una poesia di Yojce Lussu che mi ha colpita e fatto riflettere.

C'è un paio di scarpette rosse
numero 24
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco"

C'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
A Buchenwald

Servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas

C'è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald

Erano di un bimbo di tre anni e mezzo
chissà di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
Anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero 24
per l'eternità
perché i piedini dei bimbi morti non crescono

C'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i bambini morti
non consumano le suole.



CITAZIONE
Questa poesia ruota attorno ad un paio di scarpe rosse numero ventiquattro nelle cui suole interne si vede ancora la marca di fabbrica "Schulze Monaco". Un paio di scarpette normalmente utilizzate per i giorni di festa, ed ancora nuove, che un bambino di soli tre anni e mezzo calzava a Buchenwald, un campo di sterminio nazista, in Germania. Quelle scarpette erano in cima ad un mucchio di altre scarpette appartenenti a bambini che in quel luogo hanno trovato la morte. I nazisti facevano entrare genitori e bambini nelle camere a gas, con la scusa che li avrebbero sottoposti ad una doccia con successiva disinfestazione per farli entrare in un campo-gioco. Invitarono per altro i genitori a far avvicinare i bambini ai bocchettoni, per farli lavare meglio, ma da quelle aperture non usciva acqua, ma solo gas. Prima però, i bambini venivano fatti spogliare e rasare. La poetessa infatti scorge anche un mucchio di riccioli biondi, di ciocche nere e castane.
Joyce Lussu cita poi un altro sistema di morte usato dai nazisti: l'utilizzo dei forni crematori, infatti dice che probabilmente non riusciremo ad immaginare di che colore erano gli occhi di quel bambino bruciati dal forno, ma che riusciremo ad immaginare il suo pianto; un pianto che nessuno riuscirebbe a sopportare, che nessuno vorrebbe sentire e che io spero di cuore che nessuno in futuro dovrà sentire mai.
Questa poesia apparentemente dedicata ad un solo bambino è in realtà rivolta a tutti i bambini che furono uccisi. Di certo i nazisti usavano le persone come merce, utilizzando di loro qualsiasi parte del corpo, anche i capelli per farne coperte per i soldati.
Il tono con cui Joyce Lussu scrive la poesia è pacato, non c'è traccia di condanna nè di odio, ma questo paradossalmente ne fa aumentare il senso di orrore, se pensiamo che se solo uno di quei "burattini" manovrati da Hitler si fosse fermato a riflettere come ha fatto in questa poesia Joyce, probabilmente almeno uno di quei tanti bambini sarebbe ancora vivo.

 
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view post Posted on 7/4/2010, 08:21
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Tremendo...

Edited by Severus Ikari - 15/7/2015, 16:26
 
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ELEMIAH
view post Posted on 7/4/2010, 09:32




Già, questa poesia l'ho letta in un libro di antologia durante le medie. Mi colpì molto e mi è rimasta impressa nel tempo.

SPOILER (click to view)
Anch'io ho scritto una poesia per le vittime dell'Olocausto.
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 10/8/2010, 16:32




Visto che oggi è il 10 Agosto ne approfitto per segnalare l'omonima poesia di Pascoli.
Non è l'allegria fatta poesia, ma è comunque una delle mie preferite!


San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto :
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono ;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.


E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!



Edited by Ale85LeoSign - 25/9/2014, 20:53
 
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view post Posted on 25/9/2014, 15:28
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E' da poco più di un mese che frequento il forum e ogni tanto, nel mio girovagare qui dentro, scopro delle sezioni che sono delle vere perle!
Quant'è bella anche questa sezione dedicata alle poesie che più ci piacciono e/o colpiscono!
Vedo che è tanto che non si scrive più niente ma spero che si possa ancora postare qui.

Come per la musica anche per la poesia io vado a periodi e a mood. Attualmente per esempio ho ripreso in mano i sonetti di Shakespeare.
Oggi qui vorrei però postare una poesia di Tagore che trovo fortemente evocativa:

I miei sogni sono lucciole,
perle di un animo ardente.
Nelle tenebre calme della notte
lampeggiano in frammenti di luce.



Sarà poi per via del riferimento alle tenebre ma rileggendola non ho potuto fare a meno di pensare a Severus.
 
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view post Posted on 25/9/2014, 15:36
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Meraviglioso Tagore e meravigliosa la poesia che hai scelto (sì, è vero, ricorda Severus), fantastico, mi è sempre piaciuto, le sue poesie sono qualcosa di stupendo, ha sempre avuto il potere di incantarmi :wub:

Hai fatto bene a riprendere questa discussione, perché la poesia fa bene all'anima e allo spirito e una al giorno, almeno, andrebbe letta e vissuta.

 
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view post Posted on 25/9/2014, 16:17
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Bellissima, Manu, evocativa, nulla più delle lucciole fa pensare ai sogni...
 
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halfbloodprincess78
view post Posted on 25/9/2014, 17:18




Bellissima Manu, mi piace Tagore, sa evocare immagini potenti e, sì, ha fatto pensare anche a me a Severus.

Non avevo mai visto questa discussione o forse l'avevo solo dimenticata. Rilancio con D'annunzio, oh a me piace, e la Pioggia nel Pineto, una delle poesie più belle mai scritte a mio parere.

La Pioggia nel Pineto


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

 
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