| Splendido racconto, perfettamente scritto e capace di un'introspezione nient'affatto comune.
L'immagine di noi stessi riflessa allo specchio è uno dei peggiori nemici che potremmo affrontare nella vita. Guardarsi a nudo, senza barriere, senza illusioni e senza idealismi, lasciando emergere la vera essenza che il male ha forse inquinato ma non del tutto compromesso. Guardarsi, e non trovare altro che il vuoto dentro, senza possibilità di risalita, un vuoto baratro che inghiotte e che hai dipinto molto molto bene in chiusa, con l'immagine dello specchio infranto e i vari Severus riflessi: un finale a sorpresa, nel senso che rende perfettamente l'idea di un'anima scissa, incapace di recuperare la propria integrità e soprattutto di vedere una possibilità di riscatto. E questo è indice di una bella capacità riflessiva dell'autore, che scandaglia appronditamente le pieghe di uno spirito dannato, piegato dal rimorso e dai ricordi, ma non per questo debole. Occorre una gran forza per guardarsi allo specchio e vedere solo la propria immagine riflessa, come può capitare all'uomo più felice del mondo... o a quello più forte. Il coraggio che nasce dalle scelte si misura nella volontà con cui le portiamo innanzi, coerentemente ed anche nella sofferente consapevolezza che non si torna più indietro. Un personaggio forte quello che emerge dalle tue parole, Alessandro, e che ho sinceramente apprezzato.
L'atmosfera contribuisce a delineare un quadro oscuro, amaro. L'upupa, il passato che riemerge dai ricordi, la felicità altrui e il contorcimento interiore, il buio e una quiete che non riesce a raggiungerci: senza possibilità di redenzione, e anche nella distanza che ormai separa Severus dal suo vecchio amico, coronamento del male che ha dovuto perpretare, l'anima che vaga desolate si distrugge, disperdendosi in mille frammenti che hanno un che di lirico. Quindi risulta particolarmente pregnante il contrasto uomo/mondo, così ben descritto, in uno stile martellante, impietoso nel raggirarsi nella piega, senza veli e realistico. Non può esserci abbellimento per una colpa sentita come irreparabile, e per un'esistenza che si allontana dall'umanità.
|